venerdì 10 ottobre 2025

Fritjof Capra “La rivoluzione della fisica è ancora nel Tao”

 Quando nel 1975 apparve Il Tao della fisica, Fritjof Capra aprì una breccia inattesa tra il pensiero scientifico europeo e le filosofie asiatiche. A mezzo secolo di distanza, quel capolavoro ritorna come la bussola critica in un’epoca dominata dalla logica degli algoritmi e dei server, nella nuova incarnazione di un razionalismo che ha imprigionato la realtà in schemi geometrici e meccanicistici. La fisica quantistica ci invita invece a pensare in termini fluidi, relazionali, non riducibili a formule rigide: un’apertura che le tradizioni asiatiche coltivano da millenni. Il prof. Capra è un fisico, teorico dei sistemi e cofondatore del Center for ecoliteracy a Berkeley, in California, dov’è seduto nel suo studio con, alle spalle, una stampa della danza cosmica di Shiva Nataraja, che gli fa da aureola attorno ai capelli grigi ricci. A 86 anni, è vibrante e acuto come la prosa del libro che lo rese una celebrità della controrivoluzione culturale mezzo secolo fa.


Quale considera l’eredità più duratura de “Il Tao della fisica” nel dialogo tra scienza occidentale e filosofie asiatiche?
«Sono rimasto stupito dalle potenti reazioni emotive che il libro ha scatenato. Poi ho compreso: il cambiamento di paradigma avvenuto in fisica, da una visione meccanicista a una olistica ed ecologica, è un processo che sta investendo oggi tutte le scienze e la società. Non saprei dire quante persone, a volte scoppiando a piangere, mi hanno detto che il libro ha cambiato loro la vita, aiutandole a sentirsi parte di una comunità più ampia che abbraccia una visione sistemica della vita».

Se il misticismo non può essere appreso dai libri, come lei suggerisce, spiegare la filosofia asiatica con categorie scientifiche non rischia di ridurne l’essenza, rendendola più difficile invece che meno difficile da apprendere?
«Se la spiegazione fosse puramente intellettuale e analitica, sarei d’accordo. Ma quando ho scritto Il Tao della fisica, ero coinvolto non solo intellettualmente ma anche emotivamente ed esperienzialmente, e penso che questo traspaia. Ho discusso i paralleli tra fisica e misticismo asiatico vivendo questi paralleli a un livello profondo: molto più di un’analisi teorica. Oggi il mondo è cambiato anche grazie a questo. Negli anni ’70, se dicevi che non potevi partecipare a una riunione per seguire una classe di yoga, meditazione o Qigong, i superiori ti avrebbero licenziato e schernito. Oggi è scontato poter seguire queste vie».

Sì, ma oggi, in Europa e in America tanti si dedicano a pratiche come yoga e meditazione per guadagni materialistici—manager che meditano per essere più efficienti, o chi fa yoga per rimanere competitivo. Molti hanno interpretato “Il Tao della fisica” in chiave pop-culturale. Quali incomprensioni la sorprendono ancora?
«È vero che alcuni gruppi di destra hanno distorto le idee New Age. Ma gli enormi movimenti giovanili sorti con il cambiamento climatico come Sunrise, Fridays for Future, l’impegno del senatore Bernie Sanders, gli effetti del movimento Occupy, vedono il mondo come una rete interconnessa. Oggi quei movimenti alternativi sono tornati underground a causa della tragica ascesa della frammentazione, del nazionalismo, della violenza e della guerra. È una fase transitoria. Sono cicli. Ne usciremo. Un movimento evolutivo come questo cambiamento di paradigma è più grande e più forte delle azioni politiche a breve termine».

La fisica quantistica oggi è più studiata e diffusa di prima. Tuttavia, la società ragiona ancora in termini newtoniani. Perché il salto culturale non è ancora avvenuto nell’integrare la fisica quantistica nella società?
«In medicina, molti dottori, ospedali e l’industria farmaceutica vedono ancora il corpo umano come una macchina da riparare con la chimica, sostituendone un pezzo con la chirurgia. C’è anche un forte movimento di salute olistica che ha visioni diverse, ma l’approccio meccanicista è persistente. Nel management, i dirigenti gestiscono le aziende come meccanismi da mettere a punto per massimizzare il profitto. C’è stato un investimento intellettuale ed economico enorme sul modello meccanicista. Abbiamo una situazione grottesca in cui le corporazioni dell’energia fossile hanno la distruzione del pianeta come modello di business per non perdere gli investimenti. Il passaggio dalla visione meccanicista a quella ecologica sta definendo la nostra era, ma la strada è molto accidentata».

Tornando a “Il Tao della fisica” e all’opposizione tra Parmenide ed Eraclito, l’Essere in alternativa al Divenire: pensa che le filosofie asiatiche propongano un’integrazione?
«Nel Tao della fisica ho definito Eraclito “il taoista greco” per la sua visione dinamica. Sotto ogni struttura, cioè l’Essere, c’è un processo, o insiemi di processi, e la struttura emerge da processi sottostanti. La visione dinamica è qualcosa che possiamo imparare. I due grandi temi che accomunano la fisica moderna e il misticismo asiatico sono l’interconnessione di tutte le cose, e la natura dinamica dell’universo. Questi principi si riflettono nella visione sistemica della vita, che è un processo e una rete. Ecco, questa è un’idea interessante che mi è venuta adesso, quando ha menzionato Parmenide ed Eraclito, Essere e Divenire… pensandoci, nella visione sistemica della vita, la caratteristica di un sistema vivente è il metabolismo. Come diceva la microbiologa Lynn Margulis: “Se metabolizza, è vivo. Se non metabolizza, non è vivo”.
Il metabolismo è il flusso continuo di energia e materia attraverso una rete di reazioni chimiche, con un doppio aspetto: la rete come struttura, il flusso come processo. Questo unifica l’antica dicotomia tra Essere e Divenire... Ora che ci penso, dovrei scrivere qualcosa su questo...».

C’è chi pensa che l’Intelligenza artificiale potrebbe diventare una sorta di metabolismo globale. Infatti, dopo i modelli meccanicisti della Rivoluzione industriale, siamo entrati in una nuova dinamica tecnologica modellata da algoritmi, server e ora Intelligenza artificiale. Pensa che l’Ia sia una nuova prigione concettuale, o un’opportunità di trasformazione nella società?
«Entrambe. Potrebbe trasformarsi in una prigione. Ma dipende per quale scopo viene usata. La maggior parte delle applicazioni attuali punta solo a fare più soldi, a razionalizzare i processi produttivi, aumentando l’efficienza. Quest’attenzione per il profitto è letale. L’Ia è diversa dall’intelligenza naturale, che è inerente a tutta la vita. L’intelligenza che è parte di tutti i sistemi viventi, è sempre organicamente e biologicamente integrata. La sua qualità principale è la capacità di essere nel mondo, sopravvivere ed evolvere. Quando aumentiamo le applicazioni dell’Ia, c’è il rischio che interferiscano con la nostra intelligenza vivente. Viviamo in una società dove la ricchezza è considerata più importante della salute. Nel fare soldi spesso distruggiamo l’ambiente naturale da cui dipende la nostra sopravvivenza. Una civiltà che valuta il guadagno più del benessere umano e della natura non può essere definita intelligente».     Articolo di Carlo Pizzati 

“Nell’era dell’AI stiamo trascurando l’intelligenza umana”,  “Con lo sviluppo dell'intelligenza artificiale abbiamo sopravvalutato algoritmi e altre astrazioni e abbiamo trascurato la nostra intelligenza tacita, incarnata e vivente”.  

Nel suo nuovo libro,   pubblicato nel 2024, I principi sistemici della vita. Idee sulla natura e sull'ecologia umana,  Fritjof Capra asserisce che per comprendere e affrontare alcune delle principali problematiche vissute dal mondo di oggi, occorre assumere una diversa prospettiva, una prospettiva sistemica. Occorre cioè guardare al mondo non più come a una macchina composta da elementi singoli, ma come una rete di combinazioni inseparabili di relazioni.

Quando guardiamo allo stato del mondo di oggi, alla nostra crisi globale su diversi livelli, ciò che è più evidente è che nessuno dei nostri principali problemi – energia, ambiente, cambiamento climatico, disuguaglianza economica, violenze e guerre – può essere compreso separatamente. Sono questioni sistemiche, sono cioè tutte interconnesse e interdipendenti. E per capirle e risolverle, dobbiamo cambiare la nostra prospettiva: non considerando più il mondo come una macchina composta da elementi singoli, ma come una rete di combinazioni inseparabili di relazioni.
Nel corso degli ultimi decenni, Fritjof Capra ha sviluppato una teoria originale di questa nuova comprensione della vita, un orizzonte concettuale che integra quattro dimensioni: biologica, cognitiva, sociale, ed ecologica. Questa visione è raccolta nel volume di culto Vita e natura, scritto insieme a Pier Luigi Luisi, e pubblicato nel 2014.
I principi sistemici della vita raccoglie, ora, i concetti fondamentali di Vita e natura proponendoli con un linguaggio non tecnico ma suggestivo, una summa del pensiero di Capra, che dal Tao della fisica in poi si è distinto come uno dei pensatori più creativi e innovativi del nostro tempo.
Capra ci mostra che il pensiero sistemico avanzato sarà cruciale per risolvere i principali problemi del nostro tempo e ci esorta con urgenza a mettere la vita al centro delle nostre imprese, dell’economia, delle tecnologie, e delle istituzioni sociali, ricordandoci le parole dell’attivista e scrittore David Korten (1937-): “Prospereremo nella ricerca della vita, oppure periremo nella ricerca del denaro: la scelta sta a noi”.

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