“I workshop di Suzuki sul Buddhismo Zen sono tra i migliori contributi alla conoscenza del Buddhismo vivente.” — Carl Gustav Jung
“Proprio qui, adesso, c’è qualcosa che dovremmo fare. Se lo perdi in questo istante, un fiore che sboccia tra mille anni non ci sarà.” — Dialogo con Okamura Mihoko (l'assistente di D.T. Suzuki).
Il museo di D.T. Suzuki a Kanazawa in Giappone, presenta la vita e il pensiero del filosofo buddhista Daisetz Teitaro Suzuki (1870–1966), che per tutta la sua esistenza tenne conferenze e presentazioni in Giappone e all’estero con l’intento di trasmettere la cultura e il pensiero orientale — in particolare quello giapponese. La sua attività esercitò una profonda influenza su molte persone, attraverso un dialogo diretto e immediato.
Nel trasmettere il suo pensiero, D.T. Suzuki ricorreva spesso a poesie di ogni epoca e provenienza. Tradusse anche antichi poemi giapponesi, come waka e haiku, rendendoli accessibili al pubblico inglese.
Suzuki spiegava che "una persona capace di vedere un oggetto così com’è lo ha già trasceso”. Quando qualcuno soffre, o prova caldo o freddo, e osserva quella condizione esattamente per ciò che è, senza aggiungere nulla, allora ha già superato quell’esperienza. Gli esseri umani, a differenza degli animali, possiedono questa capacità di consapevolezza.
Suzuki insisteva anche sulla necessità di conservare il senso dell’infinito e dell’eternità. Per farlo, diceva, abbiamo bisogno di un’immaginazione creativa capace di cogliere ciò che non è immediatamente visibile. A questa immaginazione egli dava il nome di “poesia”. Senza poesia, affermava, sarebbe impossibile vivere pienamente come esseri umani, in un mondo dove spesso i sentimenti e l’interesse vengono perduti. La poesia non è soltanto una combinazione di lettere: ciascuno può custodirla nel proprio cuore, anche senza conoscere la scrittura. Nel regno della poesia è semplice viaggiare intorno al globo, abbracciare l’immenso universo buddhista, o immaginare lo spazio infinito colmo delle galassie di cui parlano gli astronauti, e spingerle sempre più lontano.
"Chi non può vedere l’essenza delle cose, non può comprendere la realtà della poesia". — D.T. Suzuki, vedi The Realm of Poetry
Questa visione ricorda i celebri versi di William Blake:
“Vedere il mondo in un granello di sabbia e il cielo in un fiore selvatico;
tenere l’infinito nel palmo della tua mano e l’eternità in un’ora.”
Opere e approfondimenti:
- The Essence of Buddhism
- Lo zen e la cultura giapponese
- Essays in Zen Buddhism
- Buddha of Infinite Light: the teaching of Shin Buddhism, the Japanese way of wisdom and compassion
- Buddhismo Shin
Il Buddhismo Shin si fonda sugli insegnamenti e sui testi di Shinran, maestro religioso giapponese del XIII secolo. Il suo obiettivo è guidare l’essere umano — visto nella sua fragilità e imperfezione — verso la salvezza attraverso la fede nel Buddha Amida, un aspetto del Buddha cosmico. Amida, secondo la tradizione, avrebbe rimandato la propria illuminazione fino a quando tutti gli esseri non saranno salvati grazie alla forza del suo voto e alla sua compassione.
Il Buddhismo Shin insegna che la via di Amida opera nel cuore di ogni uomo e che la liberazione non proviene dallo sforzo personale, ma dall’affidarsi profondamente alla sua presenza illuminante.

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