mercoledì 19 novembre 2025

Lo Zen: una via di meditazione e risveglio

Il Buddhismo Zen è una delle principali correnti del Buddhismo Mahāyāna. Nasce in Cina, dove viene chiamato Chan, e da lì si diffonde in Giappone, Corea e Vietnam, assumendo i nomi di Zen, Seon e Thien. La parola “Zen” è la traslitterazione giapponese del cinese Chan, che a sua volta deriva dal sanscrito Dhyāna, ovvero “meditazione”. Non a caso, l’intera tradizione Zen pone al centro proprio l’esperienza meditativa: la pratica del zazen, l’esperienza diretta dell’illuminazione (satori) e la trasmissione “da mente a mente”, un insegnamento che va oltre il linguaggio e oltre lo studio dei testi.   

Uno degli slogan più noti della tradizione Zen sintetizza bene questo approccio: si parla infatti di “una trasmissione al di fuori delle scritture, non fondata sulle parole e sulle lettere, che punta direttamente al cuore dell’uomo, per vedere la propria natura e diventare Buddha”.


Origini e sviluppo in Asia. La storia dello Zen comincia in Cina, dove la tradizione Chan viene attribuita, in modo leggendario, al monaco indiano Bodhidharma, vissuto tra il V e il VI secolo. In Cina, il Chan si integra profondamente con il taoismo, dando vita a un Buddhismo improntato alla semplicità, alla spontaneità e all’esperienza diretta. Nel tempo si formano diverse scuole, tra cui la Caodong, da cui deriverà lo Sōtō Zen giapponese, e la Linji, che darà origine alla scuola Rinzai.

Lo Zen arriva in Giappone tra il XII e il XIII secolo. Qui si sviluppano due grandi tradizioni: il Zen Sōtō , fondato da Dōgen Zenji, e lo Zen Rinzai, introdotto da Eisai e in seguito riformato in profondità dal maestro Hakuin Ekaku. Accanto a queste figure, nella storia più recente dello Zen internazionale si riconoscono anche maestri come Thich Nhat Hanh, appartenente alla scuola Rinzai della tradizione vietnamita.

Testi e insegnamenti.  
Sebbene lo Zen enfatizzi la pratica più dello studio dottrinale, possiede comunque una ricca tradizione di testi, soprattutto raccolte di discorsi, dialoghi e koan—enigmi o paradossi spirituali utili a disinnescare la logica ordinaria.  Tra le opere cinesi più importanti troviamo il Sutra della piattaforma attribuito al sesto patriarca Huineng, i Dialoghi di Linji, il Mumonkan (o “La porta senza porta”) e lo Shōyōroku, una raccolta di casi illuminanti. La tradizione giapponese ha dato a sua volta testi fondamentali come lo Shōbōgenzō di Dōgen, il Zazengi con le istruzioni per la meditazione seduta, e I discorsi di Hakuin.

Maestri e figure di riferimento. 
La genealogia Zen è popolata da figure che hanno segnato profondamente questa via spirituale. Bodhidharma è ricordato come il padre del Chan, un maestro rigoroso e silenzioso. Huineng, vissuto nel VII secolo, è il grande innovatore dell’idea che l’illuminazione sia immediata e che la natura di Buddha sia già presente in ogni persona. In Giappone, Dōgen Zenji fonda la scuola Sōtō e sviluppa la pratica dello shikantaza, il “solo sedersi”, insegnando che pratica e illuminazione coincidono. Eisai introduce il Chan in Giappone, mentre Hakuin, secoli dopo, rinnova profondamente la scuola Rinzai e rende sistematico l’uso dei koan.

Pratiche fondamentali dello Zen.  Al cuore dello Zen troviamo lo zazen, la meditazione seduta. Questa può assumere la forma dello shikantaza, tipico della scuola Sōtō, in cui ci si siede senza oggetto di meditazione, semplicemente presenti a ciò che accade; oppure la forma del lavoro sui koan, più diffusa nella tradizione Rinzai, che utilizza paradossi come “Qual è il suono di una sola mano che applaude?” per spingere la mente oltre ogni logica discorsiva. Un’altra pratica importante sono i sesshin, intensivi di meditazione di diversi giorni che includono zazen, lavoro quotidiano (samu), pasti rituali, silenzio e incontri con il maestro. L’obiettivo non è accumulare concetti, ma aprirsi a un’esperienza di chiarezza immediata.

Il cuore dell’esperienza: il Satori.  Il satori rappresenta un lampo di intuizione, un risveglio improvviso alla realtà così com’è. Non è considerato l’illuminazione definitiva, ma un primo passo decisivo. Lo Zen insiste sul fatto che non si debba cercare un traguardo lontano: la pratica stessa, qui e ora, è già la via del risveglio.

La vita e l’estetica Zen. La vita Zen tradizionale è semplice e disciplinata, fondata sul lavoro manuale vissuto come meditazione e sull'armonia dei gesti quotidiani. Da questa dimensione contemplativa nascono numerose arti: la calligrafia, la poesia haiku, i giardini Zen, la cerimonia del tè e perfino alcune arti marziali, che incorporano principi di presenza e non-dualità.

Lo Zen nel mondo contemporaneo.  Dal XX secolo lo Zen si è diffuso in tutta Europa e Nord America. Molti praticanti occidentali lo vivono anche in versione laica, come forma di consapevolezza e meditazione. Tra i maestri che hanno portato lo Zen in Occidente ricordiamo Shunryu Suzuki, Philip Kapleau e Thich Nhat Hanh.

I simboli nello Zen.  I simboli zen più comuni includono l'Enso, un cerchio disegnato a mano che rappresenta l'illuminazione, la forza e l'universo, e la svastica (卍), che nel buddismo Zen simboleggia il "sigillo della mente-cuore del Buddha". Un altro simbolo importante è Mu (無), che significa "nulla" o "non-esistenza" e rappresenta l'opposto dell'esistenza (有).  L' Enso (円相)  viene disegnato con un unico gesto e la sua imperfezione riflette l'equilibrio tra controllo e mancanza di esso. 
È un simbolo sacro nella calligrafia giapponese (Shodo) e spesso usato dai maestri zen come firma, rivelando lo stato d'animo al momento della creazione. 

Per chi desidera avvicinarsi allo Zen, alcuni testi accessibili e profondi sono:

  •  Zen, mente di principiante di Shunryu Suzuki, 
  • I tre pilastri dello Zen di Kapleau  
  • Opere di commento come Il Libro del Nulla di Osho. 
  • Letture più filosofiche, come Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta di Pirsig, offrono spunti ispirati alla visione Zen.

 

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