venerdì 12 dicembre 2025

Alla ricerca della gioia - Mario Thanavaro

Mario Thanavaro (1955 - ) è Maestro di meditazione Vipassana e insegna vari temi riguardanti la spiritualità.  Il suo nome è Mario Giuseppe Proscia ed è nato in Friuli.   Insieme alla Dott.ssa Enzina Luce Franzese è il fondatore dell’Associazione Amita Luce Infinita e ne è il presidente. Ha scritto oltre quindici libri riguardanti il buddhismo, la meditazione e la consapevolezza dell’esistenza umana. Conduce ritiri e incontri di meditazione online e in varie città d’Italia.      -
Il suo sito è il seguente: https://www.mariothanavaro.it/     https://percorsi.meditiamo.it/
Mario Thanavaro è uno dei pionieri della meditazione in Italia. Per 18 anni ha vissuto un’intensa esperienza  monastica nell’ambito del Buddhismo Theravada. Ha ricoperto per tre anni la carica di presidente dell’Unione Buddhista Italiana (U.B.I.) e poi Vice Presidente della Fondazione Maitreya.           

Nel suo libro Dalla sofferenza alla gioia, Come guarire dal dolore del mondo (pubblicato nel 2013 a 58 anni), Mario Thanavaro racconta come si è avvicinato alla spiritualità e cosa lo ha portato a diventare monaco nel 1979.   Il suo maestro, Achaan Sumedho, gli diede il nome Thanavaro che significa "Fondazione eccellente", per ricordargli che il Dhamma, l'insegnamento spirituale gli avrebbe assicurato la stabilità  in un mondo soggetto a terremoti e sofferenze di ogni tipo.  Su indicazione del suo maestro  ritornò in Italia (dopo 12 anni in Thailandia, Sri Lanka, USA), e fondò, nel 1990  il monastero "Santacittarama, Il giardino del cuore sereno ".  Un monastero buddista italiano Theravada nel lignaggio Thai Forest Tradition di Ajahn Chah situato a Rieti, vicino a Roma. Indirizzo: Località, Via Brulla, 02030 Poggio Nativo ( Rieti)  Telefono: 0765 872528.  

Per sei anni fu l'abate del  monastero Santacittarama, poi abbandonò la carica, privo di energia ed entusiasmo.  Thanavaro scoprì che anche il mondo religioso è pieno di pregiudizi e settarismi. Alla fine decise di ritornare alla condizione laicale e diffondere gli insegnamenti e la pratica della meditazione al di là dell'appartenenza ad una religione. 

Nel suo libro racconta con umiltà che ritornare nel mondo a quarant'anni, senza un appoggio economico e morale, non è stato un cammino facile. La strada che porta alla conoscenza di sé, spesso non è lineare e bisogna confrontarsi con le proprie paure e mettersi in discussione. Infine, assumere la responsabilità di essere liberi, capire che la vita è breve e deve essere vissuta al meglio e con coraggio per portare a termine il proprio compito.

Il filosofo cinese Zhuang sintetizza così la tipica condizione umana: “La felicità è più leggera di una piuma, nessuno sa afferrarla. L'infelicità è più pesante della terra, nessuno sa lasciarla”.  Siamo spesso affetti da un disagio esistenziale la cui origine è dentro di noi. Finché ci sposteremo da un luogo ad un altro, da una relazione ad un'altra difficilmente individueremo la causa della nostra agitazione. Talvolta attribuiamo questo disagio all’ambiente esterno e incolpiamo gli altri, ma se non ci assumiamo le nostre responsabilità non riusciremo a risolvere quelle problematiche esteriori che hanno inciso sul nostro cuore, sulla nostra mente e sul nostro corpo, diventando col tempo problematiche sempre più complesse e creando sempre più malessere.

Con la pratica meditativa seduta,  rimanendo immobili, possiamo riuscire a riconoscere le radici del nostro disagio, del male e della sofferenza, al fine di operare una pulizia profonda.   Un rapporto sano ed equilibrato con il corpo, che si esprime attraverso la piena accettazione di sé, è un passo fondamentale per vivere bene e per iniziare il nostro percorso evolutivo senza questo carico che appesantisce tanti di noi che non si riconoscono e non si piacciono forse da tantissimo tempo. La pratica meditativa richiede una conoscenza profonda di sé e una precisa cognizione della realtà attraverso l'osservazione, la concentrazione, la visualizzazione, l'introspezione.  [...]
La pratica meditativa equivale quindi a una cura personale rivolta a farci sentire puliti dentro, più belli fuori e più sani, più sereni e più felici; richiede una profonda conoscenza di sé, di come funziona la nostra mente.

L’appartenenza a  un credo religioso, induista, buddhista, ebraico, cristiano, islamico o altro, non protegge automaticamente dalla rigidità e dalla chiusura verso il prossimo, ma diventa spesso una semplice compensazione delle nostre mancanze interiori. 

Lungo il cammino della vita fate in modo di non privare gli altri della felicità. Evitate di dare dispiaceri ai vostri simili; anzi, cercate di dare loro gioia ogni volta che potete. […]  Siamo esseri sensibili e preziosi, a prescindere dal giudizio degli altri, dall'apprezzamento e dalla stima altrui. La ricchezza interiore, lo spirito di servizio e l'altruismo, sono beni inestimabili. La condivisione dei nostri talenti, del nostro lavoro e dell'energia che mettiamo nel vivere bene la nostra vita, è l'unica forza che può veramente salvare l'umanità.
Nel mondo attuale caratterizzato dal liberismo senza regole, dal consumismo insaziabile, dal depauperamento del pianeta, dalla crescita selvaggia a discapito dei diritti umani e dell'ambiente, dalla crescente disparità sociale sono incoraggiati l'avidità, l'attaccamento, la competizione e il conflitto. Bisogna riscoprire il piacere di una vita semplice, in armonia con se stessi e con gli altri esseri senzienti, con il pianeta. 

La pratica spirituale non ci allontana dai problemi del mondo, ma intende risolverli promuovendo la semplificazione dei bisogni, il consumo consapevole, l’ecosistema, l’uguaglianza sociale e una decrescita felice. Tutto ciò richiede una sempre maggiore consapevolezza, la spogliazione continua dell'avere per poter finalmente essere. 
L'obiettivo è vivere semplicemente la propria vita facendo quello che deve essere fatto senza cercare riconoscimenti e successo, superando la paura di fallire.

La cultura è disgiunta dalla vera conoscenza e spesso ostacola il cammino spirituale.  Nel film provocatorio Cento Chiodi di Ermanno Olmi, il protagonista, un affermato professore di filosofia e religione,  preso da un moto di ribellione della coscienza mette in discussione le radici stesse della sua cultura e, dice: "Quanta verità è stata scritta in questi testi … A che cosa sono serviti? A ingannarci l'un l'altro. C'è più verità in una carezza che in tutti i libri". E così lascia la biblioteca in cui lavorava e studiava, che era tutto il suo mondo, dopo aver trafitto le pagine degli antichi e preziosi libri di studi cristologici come atto finale di liberazione.

Spesso rimaniamo vittima di un approccio sbagliato ai paradigmi sociali e spirituali, ci sentiamo inferioria chi consideravo più dotto, più intelligente, più perfetto e illuminato di me. Siamo alla continua ricerca di una guida spirituale, di un leader idealizzato, di qualcuno che risolva tutti i problemi e che sia in grado di dirci cosa è il bene e cos'è il male, quale è la cosa giusta da fare, ecc. Ciò non aiuta alla nostra evoluzione interiore. Come dice Jiddu Krishnamurti "Voi credete nei salvatori, ma è proprio da loro che dovete salvarvi. Vi dovete redimere dall'idea che qualcuno possa venire a redimervi".

In altre parole, si tratta di essere umili, fiduciosi e onesti con se stessi, di vivere semplicemente la propria vita facendo quello che deve essere fatto senza cercare riconoscimenti e successo, e superando la paura di fallire. 

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