sabato 11 febbraio 2023

La sintesi dello Yoga, la conoscenza integrale - Sri Aurobindo

 Dal testo La sintesi dello Yoga - Sri Aurobindo, II - Lo yoga della conoscenza integrale.

Tutte le ricerche spirituali muovono verso qualcuno o qualcosa di eterno, d'infinito, di assoluto che non è la realtà a cui siamo sensibili. Mirano a uno stato di conoscenza e ad una coscienza diversa e più elevata. Si deve abbandonare tutto ciò che è individuale e mondano per arrivare alla Verità assoluta e il solo oggetto di conoscenza spirituale è il supremo Sè o l'assoluto Nulla.  

Per giungere alla conoscenza del Sè è indispensabile una completa passività intellettuale, il potere di allontanare ogni pensiero; bisogna che la mente abbia il potere di non pensare, come descritto nella Gita. Solo quando la mente si fa immobile come un'acqua chiara e senza increspature scendendo nella purità di una perfetta pace, e l'anima trascende il pensiero, il Sè affiora nella pura essenza del nostro essere, sorgente e superamento di tutto il divenire. Solo nel silenzio completo si ode il Silenzio; solo in una pace assoluta si svela l'Essere.

In India la concentrazione implica il ritirarsi del pensiero da tutte le attività obbligandolo a concentrarsi sull'idea dell'Uno, per cui l'anima può elevarsi ed uscire dal mondo dei fenomeni per entrare nell'unica Realtà. Un valido aiuto alla concentrazione, secondo le Upanishad, è rappresentato dalla sillaba mistica AUM, le cui tre lettere rappresentano il Brahman nei tre gradi del suo stato (L'anima di veglia, di sogno e di sonno).  Colui che pratica il Raja yoga, la via regale, il metodo di disciplina spirituale che si serve del dominio della respirazione e dell'attività mentale, deve avere un grado elevato di purezza morale e spirituale. La concentrazione è il mezzo mediante il quale, l'anima individuale s'immedesima col Sè e questa unificazione col Divino è la condizione per raggiungere la conoscenza divina ed è il principio dello yoga della conoscenza. Il samadhi non è uno stato che ci permette di ritirarci dal mondo esteriore, ma una condizione che deve persistere anche quando siamo in stato di veglia.

Se la disciplina delle diverse parti del nostro essere, mediante la purificazione e la concentrazione, è il braccio destro dello yoga, la rinuncia ne è il braccio sinistro. La rinuncia è uno degli strumenti indispensabili per la nostra perfezione. L'attaccamento e il desiderio devono essere quindi interamente rifiutati. Non bisogno però rifiutare l'amore, tenderemo quindi ad un amore universale sereno ed intenso, oltre la passione. Uno dei più grossi ostacoli o resistenze è l'Ego. Dobbiamo scovarlo e portarlo alla luce per distruggerlo. L'altruismo e l'indifferenza sono i suoi travestimenti preferiti.

Lo scopo della Conoscenza è il ritrovamento del Sè, nostra vera esistenza. Il Sè è la realtà e l'universo una realtà del Sè, una realtà della coscienza del Sè e non solamente una formazione materiale, che tuttavia è reale.   Lo yoga della conoscenza per arrivare alla conoscenza del Sè ha messo a punto due metodi (pag. 55): il metodo negativo consiste nel ripetere continuamente "io non sono il corpo, la vita, la mente, i movimenti, i sensi e il pensiero". E il metodo positivo che consiste nel ripetersi "Io sono Quello, il puro , l'Eterno, il beato". Concentrandosi su questo saremo in grado di rinunciare all'esistenza individuale e al cosmo.

Per arrivare ad una vera relazione col Sè, il mezzo più semplice è separare Purusha e Prakriti. Il Purusha o anima deve ricordarsidella sua natura ed essere consapevole che il corpo non è che un'operazione di Prakriti e la mente, una volta disciplinata, imparerà ad avere un'attitudine corretta con il corpo fino ad arrivare a percepire il corpo come qualcosa di esterno e  separabile. La mente assume un sereno distacco. Nella sua ascesa l'anima deve non solamnete separarsi dalla vita nel corpo, ma anche dall'azione dell'energia vitale sulla mente. (Pag 69) Il Purusha dopo essersi servito della mente pensante per liberarsi dalla identificazione con la vita, col corpo e con la mente di desiderio, di sensazioni ed emozioni, chiuderà il circolo e affronterà la mente pensante dicendo "Non sono nemmeno questo". In questo modo si crea una divisione tra la mente che pensa e vuole, e la mente che osserva. Il Purusha diventa il semplice testimone.  Ma è necessario il silenzio, è nel silenzio e non nel pensiero che si scopre il Sè e per ottenere questa ascesa è necessario liberarsi del senso dell'ego nella mente.

Il pensiero umano è diviso in due estremi opposti: uno mondano e prammatico che considera la soddisfazione del senso dell'ego mentale, vitale e fisico dell'individuo o della collettività, come lo scopo della vita e non riesce ad andare oltre. L'altro spirituale, filosofico o religioso,ha come obiettivo la conquista dell'ego da parte dell'anima. Nel primo caso ci sono due posizioni: 1- l'ego è una creazione della mente e si dissolverà al momento della morte: 2- l'ego è il supremo compimento della natura, anche se transitorio, cercando di nobilitarlo convinti che la sua soddisfazione sia lo scopo della nostra esistenza.

(Pag. 71) Nei percorsi spirituali si ritrovano delle divergenze: il buddhismo che nega l'esistenza di un ego e nemmeno ammette quella di un essere universale e trascendente. L'Advaita Vedanta dichiara che l'anima individuale in apparenza, non è altro che il Sè supremo o Brahman; la sua individualità è un'illusione e sbarazzarsi dell'esistenza individuale è la sola e vera liberazione. Altri sistemi, affermano che la durata eterna dell'anima umana, in cui vedono una base di multipla coscienza dell'Unico o un ente dipendente anche se separato dall'Unico, attribuendogli, in ogni caso, una realtà costante e imperitura. Il ricercatore deve scegliere il percorso, ma se lo scopo è la liberazione, è indispensabile superare la ristretta cerchia dell'Ego. Una purificazione dall'egoismo è necessaria, non fosse altro che per il progresso e l'elevazione morale, o per il bene sociale, la perfezione sociale; ma ancora più indispensabile per la pace, la purezza e le gioie interiori.

(pag. 72) Dobbiamo uscire fuori dal mondo dell'ego, l'ego deve fondersi in un più grande Io, nell'immensità dell'Io cosmico che contiene tutti questi piccoli sè o nel Trascendente di cui anche il Sè cosmico non è che un'immagine ridotta. Trovare, conoscere e possedere l'esistenza divina, la coscienza e la natura divina e vivere per il Divino, è il nostro vero scopo e la sola perfezione a cui dobbiamo aspirare.  Bisogna sbarazzarsi di ogni senso dell'ego e ritornare al Purusha su cui si appoggia, e di cui è l'ombra; L'ombra deve sparire e si rivelerà la limpida sostanza dello Spirito che il pensiero europeo chiama monade e la filosofia indiana Jiva o Jivatman, l'ente vivente, il sè della creatura vivente. Questo Spirito è lo stesso Sè del nostro sé, l'Unico, l'Altissimo, il Supremo che dobbiamo realizzare, l'Esistenza infinita in cui dobbiamo entrare.  Il Java deve liberarsi del senso dell'ego che proviene dalla natura inferiore o Maya.

(pag. 75) Il ricercatore monista si immergerà nel Supremo, il dualista punterà alla sparizione dei molteplici nell'Uno, il devoto avrà come scopo l'essere assorto nell'amore e nella gioia del Supremo. Ma il percorso sarà veramente completo quando il ricercatore vive la sua unità essenziale ed integrale col Supremo.   Tutto sarà l'Uno e ogni Persona o ogni Purusha sarà per il ricercatore, l'Uno sotto una delle sue innumerevoli forme, o piuttosto sotto uno dei suoi innumerevoli aspetti. Il Java rimane uno col Signore, e non c'è più legame nè illusione. E' in possesso del Sè e liberato dell'ego.  Dobbiamo accogliere tutti gli esseri e tutte le cose nella nostra nuova coscienza cosmica, una col tutto e non più separata da una egoista individualità. Dobbiamo accettare di essere la coscienza cosmica, dobbiamo identificare il nostro essere con l'Infinito, base e sostanza dei mondi, dimorante in tutte le esistenze. Il nostro Sè non è l'essere mentale dell'individuo, che è solo immagine, apparenza, il nostro vero Sè è cosmico, infinito, uno con tutta l'esistenza e dimorante in tutte le esistenze. Dobbiamo aiutare la mente, attraverso la concentrazione e la meditazione, a desistere di pensare che le cose e gli esseri esistano separati gli uni dagli altri e considerare sempre l'Uno in tutto e tutto nell'Uno.   Non vivremo nella vera Verità finche non vivremo nella vera Unità.

(Pag. 82) La realizzazione che tutto è Dio o Brahman, presenta vari aspetti. In primo luogo il Sè in cui tutti gli esseri esistono. Lo Spirito, il Divino che si manifesta come Essere infinito esistente in sè, puro e libero da tempo e spazio che sono immagini della sua coscienza. Rifiutando le nostre resistenze dell'intelletto dobbiamo sapere (tramite la nostra conoscenza completa e integrale) che il Divino abita tutte queste forme in divenire e ne è il vero Sè, lo Spirito cosciente e questo bisogna sentirlo per esperienza personale. La nostra mente, corpo e vita sono espressioni del divenire del Sè.

La scienza e l'arte dello yoga (pag. 85) tentano di conoscere l'Altissimo e di unirsi a lui, vivere nel Sè, unirsi col Divino ed esprimere questa Verità in tutto ciò che siamo e facciamo.  La Gita asserisce che lo yoga il samkhya sono necessari alla conoscenza integrale. Ogni essere individuale è il Sè, il Divino, malgrado le limitazioni esteriori  in cui si presenta nel mondo.  Esiste un vero e stabile potere del nostro essere che dobbiamo conoscere e preservare affinché attraverso di esso, l'Infinito possa manifestarsi.  

Tutto è purusha e Brahman, ma il purusha è mutevole, un fenomeno dell'Eterno, non la sua stabile realtà. La Gita distingue tre Purusha, che costituiscono la totalità del Divino nella sua immobilità e nel suo movimento: il mutevole, l'immutabile, e il supremo al di là dell'uno e dell'altro e che li comprende entrambi. Il Supremo è il Signore in cui viviamo, il Sè supremo nostro e di tutti. L'immutabile è il Sè silenzioso, uguale, inattivo, senza cambiamenti, che raggiungiamo quando passiamo dall'attività alla passività. Il mutevole è la sostanza e il motivo immediato del flusso continuo della personalità. 

La filosofia indiana, a proposito di questo triplice modo dell'Essere, distingue fra il Brahman con attributi e senza attributi, come il pensiero europeo fra il Dio Personale e Impersonale. Il Nirguna senza attributi ma non incapace di attributi, si manifesta nel saguna e nell'anantaguna dagli infiniti attributi. Esistono tre gradi di avvicinamento al Dio personale: il primo è concepito con forma e attributi particolari, che sono il nome e la forma della Divinità, il secondo in cui Egli è la vera persona, la personalità totale, l'ananta-guna; il terzo è quello che ci riporta alla radice di ogni idea e di ogni realtà personale, ed è ciò che l'upanishad deisigna Lui senza attributi.

(Pag. 93) Il Samkhya è l'aspetto della conoscenza che si occupa della realizzazione astratta e analitica della verità, mentre lo yoga è l'aspetto della conoscenza quale realizzazione concreta e sintetica. Lo yoga della conoscenza porta ad una perfetta ed efficace conoscenza di cui la pace è l'eterno fondamento. Tutto è Chit perchè tutto è Sat; tutto è un vario moto della Coscienza originaria, perchè tutto è un moto variato dell'Essere originario. Se scopriamo, vediamo o conosciamo Chit, scopriamo che la sua essenza è Ananda o gioia in sè dell'esistenza. Il Divino, che si manifesta nella totalità degli attributi o senza attributi è sempre SatChitAnanda.

Esistono due specie di realizzazioni del Sè o SatChitAnanda: quella che è indifferente al fenomeno infinito dell'universo e lo osserva senza parteciparvi  e quella che sostiene la manifestazione, governandola liberamente senza esserne legata. E' il Trascendente nella sua essenza e questo è l'oggetto della realizzazione del sadhaka dello yoga integrale. Questa rapporto tra statico e dinamico è la base della filosofia Samkhya, che insegnava che il Purusha  o Anima Cosciente è un'entità passiva, inattiva, immutabile, e che la Prakriti o Anima della Natura (in cui sono comprese la mente e l'intendimento) è attiva, mutevole e si riflette nel Purusha, che si immedesima con ciò che in esso si riflette prestandogli la luce della propria coscienza. Quando il Purusha impara a non più identificarsi, la Prakriti incomincia a perdere impulso e ritorna all'equilibrio e al riposo. Anche nella filosofia Vedantica c'è la concezione del Sè inattivo o sola realtà il Brahman, mentre le altre cose vengono considerate con nomi e forme che cadono su di Lui e gli si sovrappongono in virtù di un'illusione mentale. (pag. 110).  Da qui emergono due attitudini: o rimanere inattivi testimoni del gioco cosmico (lo yoga ascetico), oppure agirvi meccanicamente, senza la partecipazione del sè cosciente ( in modo passivo, indifferenza, assenza di emozioni).     Oppure si può raggiungere il simultaneo stato di libertà completa: di passività interiore ed attività esteriore. Lo yogi, come dice la Gita agisce senza agire, non è lui che agisce ma la Natura universale guidata dal Signore della Natura. Egli non è legato al risultato delle sue opere che non lasciano in lui traccia alcuna.

L'essere divino si fonda sull'unità e la trascendenza, sulla totalità; l'essere umano si fonda sulla molteplicità separata delle cose di cui si fa suddito. Fra i due piani esiste un velo che impedice all'umano di conoscere il Divino. Mediante un processo d'allargamento del sè e di trasformazione si può passare dall'uomo materiale all'uomo divino o spirituale. Il sadhaka che ha seguito la discipla necessaria a ritirare il sè dalla sua identificazione con l'ego, la mente, la vita e il corpo, arriva mediante la conoscenza, alla realizzazione di una pura, immobile Esistenza autocosciente, senza divisioni, tranquilla, inattiva, non turbata dall'azione del mondo. (Pag. 109) - Lo yoga integrale esige, invece un ritorno divino all'esistenza nel mondo e il suo primo passo deve essere la realizzazione del Sè come Tutto, sarvam brahma, Tutto ciò che esiste per la mente e i sensi è l'immagine di un mondo che esiste nel puro Sè che, per la nostra coscienza, siamo divenuti.

Vivere il Brahman attivo ed unirsi a Lui, significa passare dalla coscienza individuale a quella cosmica , più o meno perfettamente a seconda che l'unione sia totale o solo parziale. La realizzazione sulla via della conoscenza è nella dissoluzione della personalità nel Sè universale e il fondersi nella coscienza cosmica è fondersi in SatChitAnanda e in questa dimensione l'esperienza e la valutazione delle cose dell'Universo risulta radicalmente cambiata. Mediante la conoscenza integrale perveniamo al nostro vero essere, eterno, immutabile, all'Esistente in sé, che ogni "io" nell'universo rappresenta oscuramente, e che annulla ogni differenza nella grande certezza: "So aham", "io sono Lui"; e ci conduce nello stesso tempo alla nostra identità con tutti gli esseri umani. Le nostre opere saranno equanimi, non legate nè alla azione nè ai risultati.

(Pag. 142) Una salvazione individuale non è il nostro obiettivo, anche la liberazione degli altri è cosa che ci concerne intimamente, altrimente la nostra unione con gli altri non avrebbe senso. Scoprire l'illusione dell'egoismo è la prima vittoria, scoprire l'illusione della felicità dei cieli, è la seconda vittoria, scoprire la grande illusione dell'evasione dalla vita è l'altra grande vittoria. Elevare gli uomini verso il Divino è il solo mezzo efficace per aiutare l'umanità.

Psychothèrapie de Dieu. Le sexe et les dieux - Boris Cyrulnik

"L'attività più regolamentata nelle religioni è la sessualità. Si tratta di codificare un atto fisiologico,  in modo tale da conferirgli un'importanza metafisica". Così Boris Cyrulnik inizia la sua riflessione sulla sessualità nella sua nuova Psicoterapia di Dio.

 Boris Cyrulnik (1937- ), ex responsabile del gruppo di ricerca di etologia clinica dell'ospedale di Tolone e docente di etologia umana presso l'Università del Sud di Tolone-Var, è noto per aver sviluppato il concetto di "resilienza" (rinascita dalla sofferenza).  Da bambino ebreo durante la seconda guerra mondiale, fu affidato a una famiglia affidataria e nel 1943 fu catturato dai nazisti a Bordeaux.

Regole/Proibizioni.  In effetti, fin dall'inizio, le religioni hanno inquadrato la sessualità con norme e divieti, la cui ragione principale è la necessaria regolazione degli impulsi per il buon equilibrio della società. I divieti erano terribili, spesso conditi da condanne a morte; anche il quadro normativo era molto forte, con una regolamentazione estremamente codificata degli atti intimi: il più delle volte organizzati intorno al dominio maschile, con l'obbligo del coito coniugale e il divieto di accoppiarsi in periodi ben precisi, come le mestruazioni femminili, certe cerimonie o eventi sociali...

Cyrulnik ci ricorda le fasi della socializzazione che portano agli eccessi: "Per stare bene insieme, dobbiamo sviluppare l'empatia. I divieti necessari per strutturare le nostre relazioni e incanalare i nostri impulsi spesso diventano abusivi. E poiché l'eccesso diventa disgustoso, l'atto sessuale diventa disgustoso, agli occhi degli iper-credenti.   La giustificazione di questi regolamenti e divieti è sempre data dalla parola divina, o dai suoi commentatori, ovviamente indiscutibile. "Un piacere vergognoso contamina lo sguardo di chi prova questo sporco desiderio: "chi guarda una donna (...) ha già commesso adulterio con lei" (Vangelo di Matteo), poiché il semplice fatto di desiderarla è una contaminazione". Il famoso Manuale del Confessore, all'inizio del secolo scorso, non diceva nulla di diverso quando condannava "l'adulterio nel pensiero".

Desiderio.  "Più si è innamorati di Dio, meno partner sessuali si hanno, il che non impedisce di provare un sentimento di fiducia, di piacevole intimità sessuale e di benessere con il partner con cui si hanno pochi incontri sessuali". Sembra quindi importante che i partner siano in sintonia tra loro nella coppia: "Le coppie religiose sono tanto più armoniose quanto più la loro religiosità è in sintonia. Se uno va in chiesa e l'altro se ne frega, il legame di attaccamento è intessuto in modo imperfetto, perché non permette la condivisione di un'esperienza affettiva importante. Cyrulnik sottolinea l'importanza della coesione del credo religioso per l'equilibrio coniugale.

Concezione e piacere.  Il cristianesimo insiste sulla scissione fondamentale tra fertilità e sessualità, il che significa che il concepimento di un bambino è accettabile solo in assenza di desiderio e, naturalmente, di piacere. La rottura tra sessualità e piacere è quindi evidente: "L'odio per il piacere sessuale si ritrova in molte religioni (...) Il godimento coniugale, osteggiato dalla Chiesa, veniva chiamato "fornicazione" per significare la dissolutezza di un incontro sessuale senza frutto. Solo i rapporti coniugali sono moralmente accettabili.

Astinenza.    Infine, Boris Cyrulnik ci ricorda che i modelli dell'amore cristiano sono tutti asessuati (la Vergine Maria, Giuseppe e Cristo...), così come l'induismo e il buddismo che, per ragioni diverse, sono oggi "campioni dell'astinenza" "mentre in origine il sesso era considerato un semplice elemento naturale della condizione umana" (vedi paragrafo sotto)". Il sesso sublimato permette quindi di accedere alla condizione spirituale. Questa diffidenza nei confronti del desiderio (pericoloso quando non è controllato perché lascia agire i nostri impulsi animali) è una costante dei grandi monoteismi.

Questa ricca interrogazione di Boris Cyrulnik sui legami tra sessualità, rapporto coniugale, modernità e religione è solo una delle sfaccettature del suo nuovo libro - Psicoterapia di Dio - sul rapporto tra gli uomini e gli dei che hanno creato; il rapporto del bambino con il Dio che gli viene presentato; i legami tra affettività, empatia e religiosità; la costruzione della perdita e del lutto; la costruzione della Fede; l'attaccamento a divinità "punitive"; il legame amoroso con una divinità; la costruzione della spiritualità; credenze e false credenze...

Dal paragrafo Le sexe et les dieux del libro Psychothèrapie de Dieu.  Nell’induismo e nel buddhismo il sesso era considerato come un semplice elemento naturale della condizione umana. Il sesso è celeste poichè dona la vita, espressione della danza divina, il Kamasutra ne è l’illustrazione, L’omosessualità non era ripugnante e i partners multipli non erano immorali. L’atto sessuale senza seme, dovuto all’energia femminile, apre i centri psichici dei chakras. Questa sessualità tranquilla è stata poi modificata dal puritanesimo.

Anche il buddhismo, derivato dall’induismo, considerava la sessualità come una semplice attività umana. La sola costrizione morale era il rispetto, dell’altro e di sé. Si potevano dunque avere delle avventure extra coniugali a condizione di non “tradire” il congiunto. L’atto sessuale con un altro non era un tradimento, ma mentirgli, nascondergli la relazione lo era.

 Helena Blavatsky, la viaggiatrice in cerca delle fonti della sapienza millenaria

La biografia di  Helena Blavatsky presa dal sito https://www.teosofica.org/it/societa-teosofica/origine-e-storia/biografia-di-helena-petrovna-blavatsky/,28

H. P. Blavatsky (1831-1891), è stata una delle figure più straordinarie del XIX secolo. L’influenza della sua vita, dei suoi scritti ed insegnamenti è stata importante ed ha sicuramente influito sullo ”spirito” del nostro tempo.  Le tre citazioni che seguono, tratte da opere di studiosi accademici non iscritti alla Società Teosofica, possono senz’altro fornire un’idea della vastità dell’influenza di Madame Blavatsky al pensiero spirituale del tempo.
“…M.me Blavatsky… si eleva come la sorgente del pensiero occulto moderno; essa fu sia l’iniziatore che il divulgatore della maggioranza dei termini e delle idee che si sono riunite un secolo dopo nel movimento New Age. La Società Teosofica, di cui fu la cofondatrice, è stata la maggiore sostenitrice della filosofia occulta in occidente e la sola più importante strada dell’insegnamento orientale all’occidente”. (J. Gordon Melton, New Age Almanac, Detroit, Michigan, Gale Research Inc. 1991, pag. 16).
“La teosofia occupa un posto centrale nella storia dei nuovi movimenti spirituali. Attraverso le opere della Blavatsky ed alcuni dei suoi seguaci ha avuto una grande influenza al di fuori della sua organizzazione… L’importanza della Teosofia nella storia moderna non dovrebbe essere sottostimata. Le opere della Blavatsky ed altri non solo hanno ispirato parecchie generazioni di occultisti ma il movimento ha avuto un ruolo rimarchevole nella restituzione ai popoli delle colonie in Asia del 19° secolo, della loro eredità spirituale” (Robert S. Ellvood, “Religions and Spiritual Groups in modern America”, ’89 p. 63).
“Helena Petrovna Blavatsky… è sicuramente fra le menti più originali e percettive del suo tempo. Sepolte nella massa disordinata delle sue due maggiori opere giacciono in forma rudimentale la prima filosofia dell’evoluzione psichica e spirituale apparse nel mondo moderno. Con tutta la critica scagliatasi contro di lei, H.P.B. emerge come un talento riproduttivo del nostro tempo… Dopo tutto essa è fra gli ardenti trascinatori moderni dell’idea irreale (visionaria). Nello stesso momento storico in cui Freud, Pavlov e James hanno iniziato a formulare la secolarizzata e materialista teoria della mente, che ha così velocemente dominato il pensiero moderno occidentale, H.P.B. ed i suoi compagni Teosofi liberavano dalle tradizioni occulte delle religioni esotiche una dimenticata psicologia del superconscio e dell’extrasensoriale. Madame Blavatsky potrebbe essere accreditata per aver posto le basi dello stile di una moderna letteratura occulta”. (Theodore Roszak, “The Unfinished Animal: The Aquarian Frontier and The Evolution of Consciousness, N.Y. Harper and Row, 1975, pag. 118 e seg.).

La vita di H.P.B., come essa preferiva chiamarsi, fu molto avventurosa. Finora sono state pubblicate varie sue biografie. Fra tutte merita una citazione quella di Sylvia Cranston, dal titolo di: “Helena Blavatsky – La straordinaria vita ed il pensiero della fondatrice del movimento teosofico moderno”, pubblicata in Italia da Armenia. Questa biografia brilla per il suo approccio di tipo scientifico e per la neutralità, che finiscono per dare il giusto risalto all’eccezionalità della figura di H.P.B..
Negli archivi della Società Teosofica ad Adyar esiste il passaporto di H.P.B. che documenta, anche se parzialmente, le date ed i paesi da lei visitati; inoltre sono state raccolte varie testimonianze di persone che ebbero l’opportunità di incontrarla nei vari periodi della sua esistenza. Da tutti questi elementi si può ricostruire la biografia della "sfinge del XIX secolo”, come fu definita a suo tempo da un giornalista americano.
Helena Petrovna von Hahn, nacque di sette mesi in Ukraina nel sud della Russia, ad Jekaterinoslav (attuale Dniepropetrovsk), importante porto fluviale sulle rive del Dniepr, il 12 agosto 1831 alle ore 1 e 42 minuti o, secondo il calendario ortodosso allora in uso, nella notte tra il 30 e il 31 luglio.
Era la primogenita del colonnello comandante dell’artiglieria imperiale russa Peter Hahn von Rottenstern, discendente di antica nobiltà prussiana di Meclemburgo emigrata in Russia. La madre, Helena Andreevna, nata Fadeeva, celebre romanziera soprannominata “la George Sand russa” era a sua volta discendente dalla nobile famiglia ugonotta Bandre du Plessy, emigrata dalla Francia a causa delle persecuzioni religiose. Ai suoi otto anni la famiglia di Helena si trasferì a Saratov sul Volga dove il nonno Fadeev era Governatore della Provincia. Il 6 luglio 1842, a 28 anni, la madre di Helena morì di tubercolosi, lasciando tre orfani: Helena, Vera e Leonida. Da allora la loro educazione fu affidata alla nonna materna, Principessa Helena Paulovna Dolgorukova Fadeeva, discendente della più antica nobiltà russa. Helena Fadeeva era nota per la sua grande erudizione e per le sue diverse pubblicazioni sulle scienze naturali, botanica, archeologia, numismatica; era, inoltre, socia corrispondente della Società Geografica Britannica.
A sua volta il nonno era un noto cultore di discipline occulte e possedeva una vasta biblioteca di opere rare su magia, alchimia e scienze occulte in generale. A tal proposito H.P.B. scrisse: “Prima dei miei 15 anni lessi tutti questi libri con il più intenso interesse e tutte le diavolerie medievali trovarono rifugio nella mia testa”.
Helena era una bambina eccezionale e già in tenera età era consapevole d’essere diversa da coloro che la circondavano. Il suo possesso di certi poteri psichici sconcertava la sua famiglia ed i suoi amici. Allo stesso tempo insofferente verso qualunque autorità e profondamente sensibile, essa era dotata in molti campi: in quello linguistico, in quello musicale (era infatti una pianista di talento), in quello artistico; essa era, inoltre, un’impavida cavallerizza e fu sempre in stretto contatto con la natura. In età giovanile Helena sentì che era in qualche modo destinata ad una vita di servizio ed era consapevole di possedere una guida ed una protezione speciale.
Quasi diciottenne sposò un uomo di mezz’età, Nikifor von Blavatsky, Vice Governatore della Provincia di Yerivan, con uno stato d’animo ribelle di indipendenza e, forse, con un piano per liberarsi del suo ambiente.
Il matrimonio siffatto non significò nulla per lei e non fu mai consumato. Dopo pochi mesi essa fuggì e viaggiò in lungo e in largo, in Turchia, Egitto e Grecia, con il denaro fornitole da suo padre.
Nel suo ventesimo compleanno, nel 1851, trovandosi a Londra, incontrò l’individuo che essa aveva conosciuto nelle sue visioni psico-spirituali di bambina. Un Iniziato orientale originario di Rajput, il Mahatma Morya o “M”, come esso fu conosciuto negli anni seguenti tra i teosofi.
Questi le indicò una parte del compito che ad essa era riservato e da quel momento Helena accettò pienamente la sua Guida.
Più tardi, lo stesso anno, Helena s’imbarcò per il Canada e, dopo avventurosi viaggi in varie parti degli Stati Uniti, Messico, Sud America e Indie occidentali, giunse via Città del Capo e Ceylon in India, nel 1852. Il suo primo tentativo di entrare in Tibet fallì. Essa, quindi, ritornò in Inghilterra via Java nel 1853.
Nell’estate del 1854, si recò nuovamente in America, attraversando le Montagne Rocciose.
Alla fine del 1855 partì per l’India via Giappone e gli stretti. In questo viaggio, riuscì ad entrare in Tibet attraverso il Kashmir e il Laddak.
Nel 1858 Helena fu in Francia e in Germania, quindi ritornò in Russia nel tardo autunno dello stesso anno, dove restò per un breve soggiorno presso sua sorella Vera a Pskov.
Dal 1860 al 1865 visse e viaggiò attraverso il Caucaso; nel mentre soffrì di una grave crisi psico-fisica che le consentì di prendere piena coscienza del proprio psichismo.
Lasciò nuovamente la Russia nell’autunno del 1865 e viaggiò ampiamente attraverso i Balcani, la Grecia, la Siria, l’Egitto e l’Italia.
Nel 1868 raggiunse il Tibet via India. In questo viaggio Helena Petrovna Blavatsky incontrò il Maestro Koot Hoomi “K.H.” e per la prima volta soggiornò nella sua casa nel Piccolo Tibet.
Alla fine del 1870 tornò a Cipro ed in Grecia. Imbarcatasi per l’Egitto, naufragò vicino l’isola di Spetsai il 4 Luglio 1871. Salvata dall’annegamento andò al Cairo dove cercò di formare una Società dello Spirito che però presto fallì. Dopo ulteriori viaggi attraverso il Medio Oriente, tornò per un breve periodo dai suoi parenti a Odessa, in Russia, nel Luglio del 1872. Nella primavera del 1873 ad Helena venne indicato di andare a Parigi prima ed a New York dopo; sbarcò il 7 Luglio 1873.
H.P. Blavatsky aveva 42 anni.
Ad avviso dei Mahatma essa era il migliore strumento disponibile per il lavoro che essi avevano in mente, vale a dire offrire al mondo una nuova rappresentazione, sebbene solo in un breve profilo, dell’antica Theosophia “La saggezza accumulata nel corso delle Ere, provata e verificata da generazioni di profeti”, quel corpo di verità del quale religioni grandi e piccole sono nient’altro che rami di un unico albero. Il suo obiettivo era sfidare da una parte le fortificate credenze ed il dogmatismo tipico di alcuni ambienti religiosi occidentali e, dall’altra, le vedute, ugualmente dogmatiche, della scienza dei suoi giorni. Una spaccatura, tuttavia, era apparsa recentemente nella duplice struttura di quelle “fortificazioni” mentali. Fu causata dallo spiritualismo a quel tempo in auge in America.
Per citare le parole di H.P.B.: “Io sono stata mandata per fornire la prova dei fenomeni e della loro realtà e per mostrare la fallacia della teoria spiritualistica dello spirito”.

Nell'ottobre del 1874 H.P.B. fu messa in contatto con il colonnello Henry Steel Olcott, un uomo di genuino valore che aveva acquistato considerevole fama durante la guerra civile; aveva servito il Governo U.S.A. con distinzione ed era, allo stesso tempo, praticante avvocato a New York. Incontrò anche William Quan Judge, un giovane avvocato irlandese che avrebbe pure giocato un ruolo nel futuro lavoro teosofico. Il 7 settembre 1875, insieme con alcune altre eminenti figure, fondò una società che essi scelsero di chiamare "La Società Teosofica", istituita per diffondere gli antichi insegnamenti della Teosofia, ovvero la saggezza concernente il Divino, che è stata la base spirituale di altri grandi movimenti del passato quali il Neo-Platonismo, lo Gnosticismo e le scuole Misteriche del mondo classico. Il discorso inaugurale del Presidente-fondatore Colonnello Olcott, fu pronunciato il 17 Novembre 1875, una data che viene considerata quella ufficiale della fondazione della Società. Partendo da una generalizzata esposizione degli obiettivi, vale a dire Riordinare e diffondere lo scibile delle leggi che governano "l'Universo", i fondatori presto li espressero più specificatamente, dopo alcuni cambiamenti di second'ordine, nella formulazione di quegli obiettivi base da perseguire: 1) Formare un nucleo di fratellanza universale dell'Umanità, senza distinzione di razza, credo, sesso, casta o colore. 2) Incoraggiare lo studio comparato di religioni, filosofie e scienze. 3) Investigare le leggi inesplicate della natura e i poteri latenti nellメuomo. 

La Società Teosofica ha per motto: “Non vi è religione superiore alla Verità”. Ogni religione, ogni filosofia, ogni scienza, ogni attività trae quanto possiede di bellezza e di verità dalla Divina Sapienza, ma nessuna può dichiararsene esclusiva proprietaria contro tutte le altre.
La Teosofia non appartiene alla Società Teosofica, bensì la Società Teosofica alla Teosofia.  

Nel settembre 1877 si ebbe un potente impatto sui lettori e sull'opinione pubblica per la pubblicazione della prima opera monumentale di H.P. Blavatsky: "Iside svelata" che venne distribuita da J.W. Bouton nella città di New York. Le mille copie della prima edizione furono vendute in 10 giorni. Il New York Herald Tribune considerò l'opera come una delle più "rimarchevoli produzioni del secolo". Molti altri giornali e riviste si espressero in termini simili. "Iside svelata" descrive a grandi linee la storia, lo scopo e lo sviluppo delle scienze occulte; la natura e le origini della magia, le radici della cristianità, gli errori del dogmatismo cristiano e le errate credenze della enunciata scienza ortodossa, contro lo sfondo dei segreti insegnamenti che scorrono, come un filo d'oro attraverso i secoli passati emergendo, di quando in quando, nei vari movimenti mistici degli ultimi 2000 anni. L'8 luglio 1878, H.P. Blavatsky venne naturalizzata cittadino statunitense; un evento che fu pubblicato su vari quotidiani. Nel dicembre dello stesso anno H.P.B. e il Colonnello Olcott partirono per l'India via Inghilterra. Arrivati a Bombay nel febbraio 1879, stabilirono il loro Quartier Generale Teosofico in quella città. Subito dopo il loro sbarco furono contattati da Alfred Percy Sinnett, successivamente Editore del giornale governativo "The Pioneer" di Allahabad. Questo contatto presto si dimostrò di estrema importanza. Dopo un viaggio nell'India nord-occidentale, i fondatori ritornarono a Bombay dove diedero vita, nell'ottobre del 1879, ad una rivista strettamente teosofica,denominata "The Theosophist" (ancor oggi pubblicato), con H.P.B. come editore. La Società Teosofica ebbe poi un rapido sviluppo ed attrasse alcune persone straordinarie sia in India che altrove.

Nel 1880 i fondatori soggiornarono a Ceylon (Sri Lanka) dove il Colonnello Olcott pose le fondamenta del suo successivo compito: stimolare la rinascita del Buddhismo. I due fondatori divennero, nel contempo, ufficialmente buddisti. Nel settembre ed ottobre 1880 H.P.B. ed il Colonnello Olcott fecero visita ad A.P. Sinnett ed a sua moglie Patience a Simla nel nord dell'India. Il serio interesse di Sinnett per gli insegnamenti e per il lavoro svolto dalla Società Teosofica indussero H.P. Blavatsky a stabilire un contatto epistolare fra Sinnett ed i due Adepti che avevano patrocinato la Società, i Mahatma K.H. ed "M". Sulla base di questa corrispondenza Sinnett scrisse "Il Mondo Occulto" (1881) e "Buddismo Esoterico" (1883) che ebbero entrambi un'enorme influenza, contribuendo notevolmente a generare un pubblico interesse nei riguardi della teosofia. Le repliche e le spiegazioni fornite dai Mahatma sulle domande poste da Sinnett vennero incorporate nelle loro lettere scritte nel periodo tra il 1880 e il 1885. Queste furono pubblicate nel 1923 con il titolo "Lettere dei Mahatma ad A.P. Sinnett". Le lettere originali dei due Maestri sono conservate a Londra nella British Library, dove possono essere vedute previa concessione di un permesso speciale rilasciato dal Dipartimento dei Manoscritti Rari. Nel maggio 1882 fu acquistato un vasto podere ad Adyar (nel sud dell'India vicino a Madras) dove, alla fine dell'anno, fu trasferita la Sede Centrale della Società Teosofica. Questo centro divenne presto il punto irradiante di un'attività teosofica di ampiezza mondiale. Madame Blavatsky ed il Colonnello Olcott si impegnarono in viaggi verso lontane regioni, fondarono sedi e gruppi, ricevettero visitatori, mantennero un'enorme corrispondenza con tutti coloro che richiedevano informazioni ed arricchirono il loro giornale con argomenti estremamente eruditi, il cui scopo principale fu di rivitalizzare gli interessi sopiti di una parte dell'India nei confronti del valore spirituale delle proprie antiche scritture. Il Colonnello Olcott nel febbraio 1884 partì per Londra per presentare una petizione al governo britannico in favore del Buddismo di Ceylon. H.P.B. che allora non godeva di buona salute andò con lui in Europa.

Dopo un soggiorno di quasi 5 mesi a Parigi ed a Londra, H.P.B. andò a far visita alla famiglia Gebhard ad Elberfeld, in Germania, durante la fine dell'estate e l'inizio dell'autunno del 1884 e fu attivamente impegnata a scrivere la sua seconda opera "La Dottrina Segreta". Nel frattempo le fu lanciato un attacco diffamatorio da parte di Alexis ed Emma Coulomb (due membri del suo staff ad Adyar). La Blavatsky rientrò ad Adyar il 21 dicembre 1884, per conoscere i dettagli della situazione. Essa voleva citare in giudizio la coppia, già cacciata da Adyar per le sue rozze diffamazioni su di lei concernenti la supposta fraudolenta produzione di fenomeni psichici. H.P.B., a seguito anche di alcune incomprensioni con alcuni dirigenti della Società Teosofica, rassegnò le dimissioni da Segretario incaricato della corrispondenza della Società. Il 31 marzo 1885 partì per l'Europa per non far più ritorno sul suolo indiano. L'attacco dei Coulomb, come è stato successivamente ed ufficialmente provato, non aveva il benché minimo solido fondamento. Nel frattempo, la S.P.R. (Società di Ricerche Psichiche) di Londra aveva designato una speciale commissione per indagare in merito ai reclami di Madame Blavatsky. Successivamente, nel dicembre 1884, Richard Hodgson, un membro della Commissione di inchiesta della Società di Ricerca dei fenomeni psichici, si recò in India per indagare sul caso e riferire riguardo alle affermazione dei Coulomb. Basandosi sulle conclusioni di Hodgson la Commissione S.P.R., nel suo rapporto finale del dicembre 1885, bollò Madame Blavatsky come "uno dei più istruiti, ingegnosi ed interessanti impostori della storia". Tale rapporto è stato la base della maggior parte dei successivi attacchi contro Helena Petrovna Blavatsky. Va altresì rilevato che recentemente la stessa Società di Ricerche Psichiche ha stabilito l'inattendibilità di tale rapporto, rivalutando quindi pienamente H.P.B. che certo non ne aveva bisogno ma che comunque, seppure ex post, vede riconosciuta la sua forza ed il suo valore. Del resto, già nel 1963, Adlai Waterman (pseudonimo di Walter A. Carrithers Jr.), nel suo lavoro definitivo intitolato "Necrologio: Il rapporto Hodgson su M.me Blavatsky", analizzò e confutò gli assunti di Hodgson contro Madame Blavatsky. Una più recente confutazione dei capi d'accusa rivolti contro H.P.B. è offerta dal libro di Vernon Harrison intitolato H.P. Blavatsky e l'S.P.R.: un esame del rapporto Hodgson del 1885. H.P.B., dopo aver lasciato l'India per l'Europa soggiornò inizialmente in Italia e poi, nell'agosto 1885, a Wurzburg in Germania, dove lavorò su "La Dottrina Segreta". Nel luglio 1886 si trasferì ad Ostenda in Belgio e nel maggio 1887, in seguito all'invito dei teosofi inglesi, si trasferì in una piccola casa ad Upper Norwood, Londra. Dopo il suo arrivo in Inghilterra le attività teosofiche si misero rapidamente in moto. La Loggia Blavatsky aveva formulato ed avviato le idee teosofiche rendendole pubbliche. H.P.B. fondò nel settembre 1887 "Lucifer", una rivista mensile progettata, come affermato sul suo frontespizio, "per illuminare le cose misteriose celate dalle tenebre". Nello stesso mese H.P.B. si trasferì al 17 di Lonsdowne Road, Holland Park, Londra.

H.P.B. continuò a scrivere la sua grande opera, che aveva finalmente completata e pubblicata in due grossi volumi nell' ottobre/dicembre 1888. Fra i suoi infaticabili collaboratori per la trascrizione e pubblicazione dei manoscritti furono Bertram e Archibal Keightly il cui sostegno finanziario fu anche di grande aiuto. "La Dottrina Segreta" fu il coronamento dell'opera letteraria di H.P. Blavatsky. Il primo volume riguarda principalmente l'evoluzione dell'Universo. L'ossatura di questo volume è costituita da sette stanze, tradotte dal libro di Dzyan, con commentario e spiegazione di H.P.B. In questo volume vi è pure un'estesa delucidazione dei simboli fondamentali contenuti nelle grandi religioni e mitologie del mondo. Il secondo volume contiene una ulteriore serie di stanze da "Il libro di Dzyan" che descrive l'evoluzione dell'Umanità. Nell'ottobre del 1888, Madame Blavatsky costituì la Sezione Esoterica (o scuola) della Società Teosofica per un più profondo studio della Teosofia affrontato da studenti consacrati e scrisse per loro "Tre E.S. istruzioni". Nel 1889 H.P.B. pubblicò "La chiave della Teosofia", una chiara esposizione sotto forma di domande e risposte riguardo l'etica, la scienza, la filosofia e sullo studio del fine per cui la Società Teosofica è stata fondata; nonché la gemma mistico-devozionale chiamata "La Voce del Silenzio" contenente brani estratti e tradotti da un testo sacro orientale: "Il libro dei precetti d'oro" che essa aveva imparato a memoria durante il suo addestramento in Oriente. Nel luglio 1890, H.P.B. stabilì il Quartier Generale Europeo della Società Teosofica al n° 19 di Avenue Road, St. John's Wood, London dove morì l'8 maggio 1891 a causa di una violenta influenza epidemica scoppiata in Inghilterra. I suoi resti furono cremati nel Surrey. Per il bagaglio culturale dei suoi scritti ed insegnamenti, la sua vita ed il forte carattere, la sua missione e lo straordinario psichismo, H.P. Blavatsky è destinata ad essere riconosciuta nel tempo in tutto il suo valore e originalità, come una sincera e grande divulgatrice dei principi e del sapere della Fratellanza degli Adepti Trans-Himalaiana. Potremmo concludere dicendo di H.P.B.: "una persona autentica e sincera e totalmente al Servizio dell'Unità della Vita e della Fratellanza Universale senza distinzioni".

 

Altro articolo su  Helena Blavatsky, la viaggiatrice in cerca delle fonti della sapienza millenaria che non ha mai smesso di fermarsi.   https://www.elle.com/it/magazine/storie-di-donne/a28361500/helena-blavatsky-viaggi-libri/

Ciò che interessava a Helena Blavatsky era la libertà di esplorare le fonti del mistero per raggiungere la verità. E per farlo ha percorso il mondo intero. Da molti fu considerata una illuminata, da altrettanti una ciarlatana. Ma nel corso della sua vita Helena Blavatsky andò avanti nelle sue ricerche delle fonti sapienziali incurante dei giudizi degli altri, pronta a mettersi in discussione, aperta a tutte le credenze, contraria a ogni dogmatismo. Le sue ricerche hanno influenzato profondamente le dottrine esoteriche occidentali, fino a influire sulla nascita del movimento New Age del XX secolo. Come diceva, “la conoscenza aumenta in proporzione all’uso che ne viene fatto, il che vuol dire che più si insegna, più si impara.”.

venerdì 3 febbraio 2023

Il fenomeno BookTok - letture e recensioni di libri in diretta

BookTok è un hashtag, nato spontaneamente su TikTok (un social network nato nel 2016 con un miliardo di utilizzatori) nel corso del primo lockdown, a marzo 2020. È quello che si definisce un trend, che prevede il suggerimento di nuovi libri da leggere all'interno della piattaforma, sfruttando i linguaggi, come suoni virali o effetti video, messi a disposizione in quello spazio.  Su TikTok molte ragazze si lanciano nelle critiche di romanzi in meno di tre minuti e fanno esplodere le vendite. Una boccata d'aria per le case editrici. 

Durante il primo confinamento (nel 2020) in Francia e negli Stati Uniti i video raggruppati sotto l'hastag #BookTok - contrazione di Book e di TikTok esplodono, sotto questo hashtag sono pubblicati 13 milioni di video con 88 miliardi di viste nel mondo (In Francia 1,6 miliardi di viste). E' impossibile, ad oggi, determinare il numero di produttori di video. Quasi tutti i produttori di video sono delle giovani donne, di cui molte con più di 10.000 abbonati al canale. Reinventano la critica letteraria (non molto amata dalla generazione Z) attraverso dei video corti e tematici.  Molte case editrici come Gallimard e Pocket, così come molte librerie non esitano più ad utilizzare TikTok come vetrina promozionale di qualche nuovo romanzo.   Ci sono esempi molto significativi del potere di questi video, ad esempio un video sul libro il Canto di Achille di Madeline Miller uscito nel 2015, fa passare le ventite del libro da 15000 copie a 180000 copie in poco tempo.  E' stato un passaparola via TiTok che ha fatto decollare le vendite. 

I librai che non erano ancora preparati e presenti su questo social, si sono stupiti nel vedere i risultati. Adesso le case editrici seguono la tendenza andando là dove si trovano i lettori, soprattutto quelli che di solito non entrano in una libreria. Per presentare, quindi le loro novità letterarie utilizzano le influencer più conosciute. Alcune di queste influencer guadagnano tra i 400 e i 5000 euro al mese in funzione del  numero di abbonati al canale e della casa editrice.

TikTok essendo un social network permette di creare dei legami tra gli influencer e i loro coetanei "I consigli tra pari sono i più apprezzati e quindi i più efficaci" dice Victoire Ducluzeaud, la second influencer su BookTok in Francia per numero di abbonati al canale (160000 abbonati dopo Galliane Goural con 186000 abbonati).   Molti di queste influencer propongono ai loro abbonati autori classici come Roland Barthes, Raimond Radiguet ed altri, ridando un po' di spinta a questo tipo di letteratura classica che era stata accantonata dai giovani.

Secondo un rapporto del 2022 del Centro national du livre (CNL) in Francia, l'11% di giovani tra 7-25 anni sceglie le letture dopo averne sentito parlare sui Social o su YouTube. Su TikTok  l'8% dei giovani dichiara di aver scelto il libro sulla base della presentazione e la raccomandazione di un'influencer.  TikTok diventa in questo modo una nuova forma di pubblicità per la letteratura dell'infanzia e dei ragazzi che finora era poco presente nei vari media. Il paradosso che si effettuerà una selezione di questi libri in funzione del numero di Like.  L'altro paradosso, di un fenomeno che  spinge alla lettura del libro, è che il tempo libero dei giovani è catturato dallo schermo: gli adolescenti scrollano sul web per 3,5 ore al giorno e consacrano solo 3,15 alla lettura a settimana.

Il Maestro arriva quando il discepolo è pronto - Osho.

 Osho Rajneesh (1931-1990), o semplicemente Osho, è stato un mistico e un controverso maestro spirituale indiano.  Dal testo la Creazione del Presente.     

Un uomo decise di cercare il maestro perfetto. Lesse molti libri, fece visita a un'infinità di saggi, li ascoltò, discusse con loro e si esercitò, ma finiva sempre per ritrovarsi pieno di dubbi e insicurezze.  

Dopo vent'anni incontrò un uomo le cui parole e le cui azioni corrispondevano perfettamente alla sua idea di persona totalmente realizzata. Il pellegrino non perse tempo e disse: "Tu mi sembri proprio un maestro perfetto: se e' cosi', il mio viaggio e' giunto al termine!".

"In effetti" rispose il maestro "puoi chiamarmi in quel modo". 

"Allora, di prego, accettami come tuo discepolo"!" Implorò l'uomo.

"Questo non posso farlo" rispose il saggio "perche', per quanto tu desideri un maestro perfetto, lui, dal canto suo, puo' accettare solo un discepolo perfetto".

Il maestro arriva solo quando il discepolo è pronto, e mai prima: non puo' essere diversamente e non puo' accadere in nessun altro momento della vita. Solo quando il discepolo sarà pronto e maturo gli apparirà il maestro: prima deve imparare a vedere e ad ascoltare, e deve creare nel suo cuore la capacità di sentire. Se sei cieco, come puo' apparirti il sole? Anche se lo facesse, non te ne accorgeresti!

Se non sei capace di vedere, al mondo non esisterà alcuna bellezza; i fiori sbocceranno, ma non per te, le stelle riempiranno il cielo di uno splendore immenso, ma tu non le vedrai... Al mondo non esiste nessuna bellezza se non puoi vederla! Se nel tuo cuore non c'è amore, non troverai mai la persona amata: bisogna soddisfare il prerequisito di fondo, perchè solo l'amore può trovare l'amato, solo gli occhi possono cogliere la bellezza, e solo le orecchie sanno ascoltare musiche e melodie...

Purtroppo ci sono davvero tante persone - e sono la maggioranza - che si ostinano a cercare qualcosa che sta fuori da loro, senza aver creato una ricettività corrispondente dentro di sè. Ho incontrato molti ricercatori che cercavano un maestro, ma erano totalmente inconsapevoli del fatto che il discepolo fosse del tutto assente: e se il discepolo non esiste, come puo' trovare un maestro?

Il maestro non e' un semplice fenomeno oggettivo che si trova fuori da te: prima di tutto deve essere una realtà presente nel tuo cuore! Essere un discepolo richiede una preparazione, implica una sete, un desiderio ardente e una grande passione per la verità. Ma nonostante l'assenza di tutte queste cose, le persone si mettono alla ricerca di un maestro - e non stupisce certo che non lo trovino! Non lo troveranno mai, e anche se ne incontreranno parecchi, continueranno a non accorgersene.

Come puoi vedere il maestro se non ti rendi vulnerabile? Come puoi incontrarne uno se non sai nemmeno cosa voglia dire essere un discepolo? Il punto di partenza della ricerca consiste nell'essere un discepolo! Il vero ricercatore non si preoccupa del maestro, non si chiede dove sia; l'unica cosa che gli interessa è creare il discepolo dentro di se', come diventare un allievo, come essere aperto alla realta', e come agire partendo da uno stato di innocenza e non in base a un qualche sapere.

Se vivi basandoti sul sapere, incontrerai molti insegnanti, ma non troverai mai nessun maestro. Se sai gia' una cosa o pensi di saperla, ti imbatterai solo in altri eruditi, in altra gente che sostiene di saperne piu' di te: incontrerai soltanto le persone che puoi incontrare, ossia altri individui come te. Un uomo che si muove basandosi sui saperi che ha accumulato incontrera' molti insegnanti e imparera' molte cose, ma non trovera' mai un maestro.

Per incontrare un maestro, devi essere un bambino, devi essere del tutto innocente e non possedere alcun sapere; la tua mente deve essere vuota e colma di passione per la verita', ma non deve contenere alcuna convinzione in proposito: questa e' la condizione adatta al vero apprendimento - e a quel punto non e' necessario andare da nessuna parte, perche' sara' il maestro a venire da te!

Qui con me ci sono molti sannyasin - molti ricercatori del Vero - che non sono arrivati in seguito alle loro ricerche, ma che ho trovato io; sono giunti grazie a me e non grazie a se stessi, e questo è il vero modo per arrivare qui. Se vieni da me di tua iniziativa, significa che non sei arrivato affatto: continui a restare dove sei, ostinato, gonfio di ego - sei così pieno di te che non resta alcuno spazio perchè io possa entrare nel tuo cuore!

Essere capace di imparare è uno dei requisiti di fondo di un ricercatore, e quando dico "imparare" intendo che si dovrebbe sempre agire partendo da uno stato di innocenza. Non dovresti portarti dietro convinzioni preesistenti, perchè ti impediranno di apprendere: se infatti incontri qualcuno che le contraddice, sarai costretto a rifiutarlo, e se nulla le mette in crisi, non imparerai niente, ma rafforzerai semplicemente il tuo vecchio pregiudizio.

Se una cosa si accorda alle tue convinzioni, non provoca alcun apprendimento, ma si limita a rafforzare la tua vecchia mente, e il maestro non puo' fare questo: al contrario, deve distruggere tutto ciò che è vecchio per far posto al nuovo, deve portarti via tutto ciò che hai sempre tenuto con te - deve far spazio dentro di te! Se ti aggrappi a convinzioni, pregiudizi, idee e filosofie, non riuscirai mai a incontrare un maestro, perche' il suo compito consiste nel distruggere ogni genere di filosofia: è interessato solo alla realtà, non alla speculazione.

Se sei pieno di convinzioni, e' impossibile che tu arrivi davvero al maestro, perchè le tue idee si frapporranno fra te e lui come una barriera. Bisogna arrivare a lui completamente aperti, disponibili, senza sapere nulla...Tutto questo dovrebbe essere scontato, perchè se possiedi già un sapere, vuol dire che non sei disponibile: sono le tue stesse idee a sbarrarti la strada.

Diventa un discepolo e non preoccuparti del maestro: quando sarai pronto arriverà. A volte si manifesta in forme strane, ma accade sempre! Quando una persona è matura, il divino la raggiunge in molti modi, e il maestro è l'ultima incarnazione con cui il divino si manifesta al discepolo: dopo di lui non esiste più alcuna forma. E' l'ultima esperienza dotata di un corpo: poi c'è l'etereo - il divino privo di forma. Il maestro è l'ultima manifestazione del divino simile a te, che vive come te, che puoi toccare e con cui puoi dialogare, perche' parla la tua stessa lingua: al di la' di lui c'é l'incorporeo, c'é il silenzio - completo, assoluto, vergine...

Il maestro sta esattamente fra il mondo e il divino. Se sei davvero stanco del mondo, della sua routine e del suo tran tran, non iniziare a cercare un maestro, trova piuttosto il modo di diventere un discepolo: comincia a liberarti dal peso dei pregiudizi e dei dogmi, e dimentica tutto quello che sai...

La vera ricerca consiste nel diventare un discepolo, nell'imparare a svuotare la coppa del tuo io, in modo che, se incontri un essere straripante di divinita', possa riempirti e colmare il tuo cuore fino all'orlo. La gente invece tenta di trovare un maestro senza cercare la condizione del discepolo, ed è così che si perde.

In questo caso ti imbatterai in moltissime persone, continuando a sentirti insoddisfatto, e la radice di questa insoddisfazione non è esterna a te; proviene dalla tua mente, perchè continui a portarti appresso le tue convinzioni.

Nell'accogliere un discepolo, Ramana Maharshi era solito dirgli: "Se vuoi stare con me, devi disimparare; se non lo fai, io non ho nulla da darti: sei già fin troppo pieno!".

Pattabhi Jois e l'Asthanga Yoga

Gli insegnamenti e la presenza di K. Pattabhi Jois’s (fondatore dell'Ashtanga Yoga Research Institute, a Mysore, South India) hanno avuto un profondo effetto sul mondo dello yoga. Vista da lontano la pratica dell'Ashtanga yoga sembra essere semplicemente una sequenza di posizioni di  yoga, ma, il vero yoga è ciò che non può essere visto. Gli elementi che, combinati insieme, costituiscono la pratica sono: 

  •     bandhas (le "valvole" interne dell'energia),
  •     respirazione ujjayi (la respirazione con la laringe socchiusa),
  •     asana (seuqenze di posizioni),
  •     drishti (un punto in cui si focalizza lo sguardo)
  •     e vinyasa (il preciso coordinamento del respiro con i movimenti fluidi)

 Attraverso l'applicazione di questi principi Pattabhi Jois ha costruito un approccio olistico allo yoga ed alla vita stessa. Lui era uno studioso e un professore di sanscrito e aveva una conoscenza molto profonda dei testi yogici della tradizione. Possedeva inoltre un grande entusiasmo, una gioia e una energia positiva contagiosi e di grande ispirazione. I suoi insegnamenti permettevano agli allievi di crescere fornendo loro gli strumenti per un'auto esplorazione e un progresso individuale.

Yama, niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana, e samadhi questi otto rami sono le basi della struttura dell'insegnamento di Patanjali, che compongono l'albero dello yoga. Non possono essere isolati. La profonda bellezza e l'integrità dell'albero dipendono dall'effetto bilanciato di tutti i suoi rami. Pattabhi Jois insegnava che il miglior modo per alimentare l'albero era attraverso l'applicazione di tutti i principi della pratica.
Pattabhi Jois era solito dire "99% pratica e 1% teoria.” Praticare non significa soltanto eseguire le asana sul tappetino, ma utilizzare gli aspetti benefici della pratica delle asana all'interno della parte rimanente della nostra giornata. Il risultato finale è aumentare il prana mentre pratichiamo sul tappetino e poi portarci dietro l'energia positiva nella vita di tutti i giorni per rendere il mondo un posto migliore. Il tappetino può diventare un microcosmo per la vita di tutti i giorni. Il respiro, l'attenzione e la pazienza sono la chiave. Quando ci confrontiamo con l'esistenza quotidiana possiamo contare sulla forza che abbiamo acquisito dalla pratica sul tappetino.
Pattabhi Jois dava molta importanza al respiro. Il respiro è vita! Entriamo in questo mondo inspirando e lo lasciamo esalando. La consapevolezza del respiro è il centro dello yoga, attorno al quale tutto il resto ruota. Nell'Ashtanga emettiamo un suono quando respiriamo (la respirazione ujjayi), questo suono agisce come un mantra sul quale meditiamo e ci focalizziamo durante la pratica. Questa meditazione ci porta alla verità. Sia che siamo immobili, sia che siamo nel movimento del vinyasa, continueremo a sentire il suono del nostro respiro; se la mente vaga altrove la riportiamo indietro a quell'esatto momento.
Essere uno yogi nel mondo moderno, significa contribuire un pochino a migliorare l'ambiente nel quale si vive e a migliorare le relazioni umane.
Pattabhi Jois ci ha lasciato una immensa eredità, la sua scomparsa è stata una grande perdita, ma la luce che ci ha lasciato continua a splendere. L'Ashtanga è un viaggio che dura per tutta la vita e ognuno cercherà di mettere a punto una propria pratica personale. Muoversi verso il prossimo livello significa muoversi con profonda consapevolezza nella quotidianità e non significa acquisire scioltezza o forza.

--- In una celebre lettera alla testata giornalistica americana Yoga Journal, Pattabhi Jois, criticava alcune nuove tendenze dell'insegnamento. David Swenson,  considerato una delle massime autorità dell'Ashtanga Yoga, riassume così il suo intervento:
"Sono contrariato nel verificare che molti studenti neofiti abbiano preso l'Ashtanga Yoga e lo abbiano trasformato in un circo ad uso e consumo della propria notorietà e del proprio profitto. Ad esempio il nuovo 'Power Yoga' degrada la profondità, lo scopo e il metodo del sistema di insegnamento dello yoga così come io lo ricevetti dal mio guru Sri. T. Krishnamacharya. Lo stesso appellativo 'Power', è una caratteristica propria di Dio, non è qualcosa che possa essere raccolta dall'ego di nessuno. Metodi yoga incompleti, contravvenendo con i loro stessi propositi, possono alimentare nel cuore 'i sei nemici' (il desiderio, la rabbia, l'avidità, l'illusione, l'infatuazione e l'invidia). L'intero sistema dell'Ashtanga Yoga, praticato con devozione, conduce alla liberazione del proprio cuore, del proprio spirito. Il verso II.28 degli Yoga Sutra conferma questo aspetto: 'praticare tutti gli aspetti dello yoga distrugge le impurità affinché risplenda la luce della conoscenza e della consapevolezza'.
Si tratta di un caso sfortunato la circostanza in cui alcuni studenti che non sono ancora maturati nella propria pratica abbiano modificato il metodo originale ed abbiano tagliato fuori l'essenza di un antico lignaggio di insegnamento per assecondare i propri limiti.
Il sistema dell' Ashtanga yoga non dovrà mai essere confuso con il presunto 'power yoga' o qualsiasi altra capricciosa creazione che vada contro la tradizione delle originali scritture dello yoga. Sarebbe davvero un peccato perdere il prezioso gioiello della liberazione, nel fango di uno stolto body building."

Bhante Henepola Gunaratana

Il venerabile Bhante Henepola Gunaratana (1927- ) è monaco dall'età di 12 anni e ha preso l'ordinazione completa all'età di 20 anni nel 1947 nello Sri Lanka. Nel 1954 lascia l'isola per lavorare con gli Intoccabili in India. Giunto negli Stati Uniti nel 1968, divenne Segretario Generale Onorario della Buddhist Vihara Society, un monastero di Washington, mentre conseguiva un dottorato in filosofia all'American University, dove in seguito prestò servizio come cappellano buddista.  Nel 1988, il venerabile Gunaratana è diventato presidente della Bhavana Society di High View, in West Virginia, un centro in cui si incoraggiano la meditazione e la vita monastica.  "Bhante G" (come viene affettuosamente chiamato dai suoi studenti) per oltre quarant'anni ha insegnato buddismo e guidato ritiri di meditazione nel Sud-Est asiatico, in Nord America, Europa, Messico e Australia. Conduce regolarmente ritiri su vipassana, mindfulness, metta (Loving-friendliness), concentrazione e altri argomenti sia alla Bhavana Society che altrove.

Ha scritto numerosi libri tra cui:

  • Meditare nella vita quotidiana, 2019 (in francese: Méditation au quotidien - Une veritable pratique du bouddhisme. 
  • Introduzione alla meditazione profonda, 2021 (in francese: Introduction à la méditation profonde).  In questo testoHénépola Gunaratana accompagna i meditanti in una nuova fase, quella della meditazione profonda, oltre la mindfulness.

Riassunto del testo Meditare nella vita quotidiana.  Siamo costantemente a caccia di esperienze e cose, per affrontare questo senso di tensione pervasivo che avvertiamo. Ed è strano perché più le persone perseguono obiettivi materiali, più la felicità delle persone è in calo. Il problema è che viviamo in un mondo non reale, in un'illusione autocreata. La causa del 99% dei problemi è il fatto che viviamo in questo mondo autocreato e non siamo nel qui ed ora. La soluzione è  praticare la meditazione Vipassana, che è la meditazione di consapevolezza.
È la capacità di scavare più a fondo nella realtà con consapevolezza, per essere in grado di vedere le cose come sono realmente.  Meditando si comincerà ad avere delle rivelazioni. Per alcune ci vorrà una settimana. Alcune potrebbero richiedere sei mesi. Alcune potrebbero richiedere anni. Ma piano piano vengono smontati tutti questi concetti e valori che la società propone attraverso i genitori, gli amici, i media. Srotola tutte queste cose e guardale una per una. Prendi ognuna di esse e la guardi per quello che è. E dopo un po' di tempo, alla fine, dopo anni e anni di pratica, arriverai al punto in cui anche te stesso, la tua identità, quello che chiamiamo l'ego, questo concetto di sé si dissolverà perché alla fine anche il  concetto del sé è una creazione.
La meditazione è solo un modo più sano per decostruire gli elementi negativi della tua personalità che non ti servono, che non ti aiutano, che causano la tua sofferenza, che ti hanno portato ad avere pensieri insidiosi e tornare alla verità, al vero Sé. Allora comincerai a vivere la tua vita con intenzione, con controllo, facendo quello che vuoi fare perché lo vuoi fare, non perché soddisfa questo ego autocreato.
Con la meditazione Vipassana, ci concentriamo sul respiro. Questo è il punto focale di tutta la pratica meditativa perché la mente ha bisogno di qualcosa su cui concentrarsi. Altrimenti, verrà semplicemente tirata in diverse direzioni. Più meditate, più vi impegnate, più avrete il controllo della vostra mente.  La tua concentrazione aumenterà e ancora più importante, la tua consapevolezza aumenterà. La concentrazione ti aiuterà a concentrarti su una cosa, un compito, a portarlo a termine e a porre la tua attenzione su quello. La consapevolezza ti permetterà di cogliere la natura transitoria della vita. Allora noterete che le cose sono sempre in movimento. I pensieri vanno e vengono. I suoni vanno e vengono. Le sensazioni nel tuo corpo vanno e vengono. La vita è praticamente un flusso di cose diverse che accadono. Quando sei veramente attento, niente sarà mai noioso perché c'è sempre qualcosa che accade e sempre diverso. C'è sempre qualcosa da imparare. Piano piano si penetrerà sempre più a fondo nella realtà stessa guadagnando in consapevolezza. 

Occorre strutturare la pratica di meditazione e meditare con costanza in un posto tranquillo per cominciare. Mantenendo lo stesso posto il cervello lo identificherà come luogo di meditazione.
La meditazione è un processo lento. Tutto ciò che vale nella vita richiede tempo. La meditazione è una pratica e se vuoi ottenere dei veri cambiamenti duraturi, occorre iniziare a incorporare la consapevolezza anche nella vita quotidiana.
Mindfulness è letteralmente prestare attenzione a che cosa stai vivendo senza giudizio. Semplicemente accettandolo al 100%.  Così la vera arena è il mondo reale; Prendere ogni momento per quello che è e vederlo per quello che è. Si dovrà cercare di essere consapevoli di tutto ciò che si sta facendo e vivendo; e solo così si vedranno delle vere differenze in termini di relazioni con le altre persone e il mondo esterno.     Citazioni di Henepola Gunaratana:

  • "L'ironia della cosa è che la vera pace arriva solo quando si smette di inseguirla".
  •  "La pazienza è la chiave. Se non imparate altro dalla meditazione, imparerete la pazienza. La pazienza è essenziale per qualsiasi cambiamento profondo".
  • "Se sei infelice sei infelice; questa è la realtà, questo è ciò che succede, quindi affrontalo. Guardalo dritto negli occhi senza tirarti indietro. Quando stai passando un brutto momento, esamina quell'esperienza, osservala con attenzione, studia il fenomeno e impara i suoi meccanismi. Il modo per uscire da una trappola è studiare la trappola stessa, imparare come è costruita. Lo fai smontando la cosa pezzo per pezzo. La trappola non può intrappolarvi se è stata fatta a pezzi. Il risultato è la libertà"
  •  "Il dolore è inevitabile, la sofferenza no".
  • "Non ponetevi obiettivi troppo alti da raggiungere". 
  • "Sii gentile con te stesso". 
  • "Cerca di seguire il tuo respiro continuamente e senza pause. Questo ti aiuterà ad essere scrupoloso ed esigente. 
  •  "La cosa fondamentale è essere consapevoli di ciò che sta accadendo, e non cercare di controllare ciò che sta accadendo".

Meenakshi Devi Bhavanani

Yogamani Kalaimamani Yogacharini Meenakshi Devi Bhavanani è direttore e Acharya  (guida religiosa) residente del famoso Centro Internazionale per l'Educazione e la Ricerca sullo Yoga (ICYER / Ananda Ashram) di Pondicherry.  È guru ed ex artista di Bharata Natyam una forma di danza classica del Tamil Nadu. È inoltre, la discepola più anziana del maestro di Yoga di fama internazionale, Yogamaharishi Dr. Swami Gitananda Giri Guru Maharaj e ha dedicato la sua vita ai suoi insegnamenti e alle istituzioni da lui fondate.

Ammaji, come è popolarmente conosciuta, è considerata uno dei maggiori leader internazionali del moderno movimento Yoga e fa parte di vari comitati nazionali del governo indiano per la diffusione dello Yoga.  I suoi libri più importanti, "La storia dello Yoga dai tempi antichi a quelli moderni" (Vol. I e Vol. II), sono un'opera di rottura e sono stati acclamati come le "pubblicazioni che definiscono la storia dello Yoga fino ad oggi".
Dopo aver formato migliaia di studenti in tutto il mondo negli ultimi cinquant'anni, è considerata una pioniera nel portare le Belle Arti Carnatiche classiche e lo Yoga alla gente comune di Pondicherry. 
 
https://www.academia.edu/39101111/Yogacharini_Meenakshi_Devi_Bhavanani_Il_suono_dello_yoga_demistificando_le_basi_dello_yoga
 
Al link sopra riportato puoi trovare dei testi importanti sullo yoga.

Kamlesh Patel

 Kamlesh Patel (nato nel 1956) è conosciuto da molti come Daaji. I suoi insegnamenti pratici nascono dalla sua esperienza personale sul sentiero della Heartfulness, ma riflettono anche il suo profondo spirito di ricerca e il suo rispetto per le grandi tradizioni spirituali e i progressi scientifici del mondo. Avendo iniziato la pratica spirituale molto giovane, Daaji è anche un uomo di famiglia e ha costruito un'attività di farmacia a New York per oltre tre decenni prima di essere nominato nel 2014 quarto di un lignaggio secolare di maestri spirituali.

Questa tradizione è il sistema Sahaj Marg di Raja Yoga, offerto dalla Shri Ram Chandra Mission, un'organizzazione no-profit. Essendo un sistema di meditazione universale basato sul cuore, Sahaj Marg è anche conosciuto come la Via della Cuoriosità, e oggi Daaji estende il suo sostegno a milioni di ricercatori spirituali in oltre 130 Paesi. Studente autoproclamato della spiritualità, dedica molto tempo ed energia alla ricerca nel campo della coscienza e della spiritualità, affrontando l'argomento con una metodologia scientifica - un approccio pratico che deriva dalla sua esperienza e dalla sua maestria sul campo.

sabato 28 gennaio 2023

Nuovi modelli per studiare la plasticità della coscienza e i suoi effetti

Ipnosi, meditazione, trance, prodotti psichedelici: molte pratiche mirano a "disturbare" la coscienza nella speranza di liberarsi da stati mentali dannosi che mantengono la nostra sofferenza, ad esempio nel caso di disturbi d'ansia, stress post-traumatico o depressione. Considerate a lungo esoteriche, queste pratiche, come l'ipnosi per il dolore, la meditazione per ridurre l'ansia, l'EMDR per ridurre i ricordi traumatici, ecc. vengono ora incorporate in un contesto laico; in particolare, nelle psicoterapie: partecipano alla cura di disturbi per i quali non esistono o esistono pochi trattamenti farmacologici efficaci.  Gli scienziati lo considerano anche un buon modello per studiare la plasticità della coscienza e i suoi effetti, positivi o negativi, sulla salute fisica e mentale. Alcune di queste sono ben documentate, altre sono al centro di ricerche interessanti. Si stanno studiando approcci innovativi, come la stimolazione cerebrale profonda o gli psichedelici.

Cosa sappiamo davvero della coscienza? Possiamo davvero "manipolarla"?  Ma cos'è esattamente questa facoltà mentale? Da cosa nasce e come emerge nel cervello? Quali approcci possono essere utilizzati per modularla? Per quali indicazioni? Cosa dice la scienza sulla loro efficacia?
E' importante fare il punto sui recenti progressi in questo campo e di esplorare le implicazioni di queste pratiche per la salute pubblica e le strategie educative. La ricerca scientifica sta facendo passi da giganti e sta beneficiando del crescente interesse dei cittadini, alcuni dei quali sono disposti a partecipare a studi interventistici come il Silver Santé Study.
Per secoli, la coscienza è sfuggita all'analisi delle scienze naturali a causa della sua natura altamente soggettiva ed è rimasta il campo di studio privilegiato dei filosofi. I filosofi lo concepiscono come un'emanazione dell'anima o dello spirito e lo considerano un'entità immateriale, persino immortale, distinta dal corpo. È stata la dottrina del dualismo, sviluppata nel XVII secolo dal filosofo francese René Descartes, ad assimilare l'anima e la coscienza, fonte degli stati mentali, e a differenziarle radicalmente dalla sostanza corporea che è il cervello.
All'inizio degli anni '90, con l'avvento delle tecniche di imaging cerebrale, i neuroscienziati hanno iniziato ad analizzare la coscienza. Le Neuroscienze la considerano "un prodotto del cervello, che deriva dal funzionamento dei neuroni", afferma Stanislas Dehaene, vincitore del premio Inserm per il suo lavoro su questo argomento.
I ricercatori distinguono tre aspetti essenziali della coscienza: la consapevolezza o risveglio, la consapevolezza dell'ambiente e l'autoconsapevolezza o metacognizione. E per esplorare le basi neurali di questo fenomeno, hanno concordato un criterio sperimentale essenziale: la "riferibilità soggettiva", che permette di decidere se un soggetto è cosciente o meno, evento possibile anche quando non può essere comunicata ad altri. Pertanto, non è necessariamente verbale. 

Dal 1998, ad esempio, Stanislas Dehaene, Lionel Naccache e i loro colleghi hanno scoperto che il nostro cervello elabora continuamente un'enorme quantità di informazioni in modo non cosciente. Solo una minima parte è selezionata dalla coscienza.  In relazione a questo lavoro, i due neuroscienziati e il neurobiologo Jean-Pierre Changeux hanno proposto un importante modello teorico che spiega come potrebbe emergere la coscienza: la teoria dello "spazio di lavoro neurale globale". Secondo questa ipotesi, le informazioni provenienti dai nostri sensi che raggiungono il cervello vengono prima elaborate in modo non cosciente. Poi, la loro integrazione cosciente avviene grazie al loro ingresso in una rete neurale specifica che rende disponibili queste informazioni a tutte le nostre facoltà mentali (attenzione, memoria, ecc.) e le utilizza per compiere azioni. Esiste una comunicazione neuronale coerente e complessa tra la parte anteriore e posteriore del cervello. "Se questa conversazione è alterata a causa di un danno cerebrale, ad esempio, l'individuo non è cosciente, anche se la sua formazione reticolare funziona. Questo è ciò che accade, ad esempio, nello stato vegetativo. Al contrario, se questa conversazione è eccessiva, come in alcune crisi epilettiche, il paziente perde anche conoscenza pur rimanendo sveglio con gli occhi aperti.

Ad oggi, coesistono una mezza dozzina di altri modelli di coscienza, tra cui la "teoria dell'informazione integrata" proposta nel 2004 da Giulio Tononi, psichiatra dell'Università del Wisconsin negli Stati Uniti. Tononi ipotizza che la coscienza nasca nella parte posteriore del cervello, dove i neuroni si collegano in una struttura a griglia. Maggiore è il numero di neuroni che interagiscono, più alto è il livello di coscienza dell'organismo interessato, anche in assenza di input sensoriali immediati.
Oggi, quando la vittima di una grave lesione cerebrale dovuta a un trauma cranico, ha un arresto cardiaco o a un ictus non risponde più agli stimoli provenienti dall'ambiente, è difficile per i neurologi stabilire, sulla base del solo esame clinico, se la persona ha ancora una coscienza conservata e non è in grado di esprimerla (sindrome locked-in) o se la sua coscienza è stata completamente abolita.

Esistono molte tecniche che permettono di manipolare la coscienza nella speranza di trattare diversi disturbi mentali: ansia, stress, depressione, dipendenze, ecc. che negli ultimi decenni hanno conosciuto una rinascita di interesse. Antoine Bioy, professore di psicologia clinica e psicopatologia all'Università di Parigi e ipnoterapeuta asserisce che queste tecniche mirano ad alleviare i disturbi inducendo uno specifico "stato modificato di coscienza".  La coscienza è, infatti, uno stato molto instabile, in continuo movimento, che non consiste in un unico stato perfettamente uniforme, ma in centinaia di possibili variazioni: veglia, iperconcentrazione, sonnolenza, contemplazione, sogno ad occhi aperti, ecc.   Secondo Charlotte Martial, neuropsicologa e ricercatrice dell'Università di Liegi, "in un normale stato di attenzione, le tre componenti essenziali della coscienza - veglia, consapevolezza di sé e dell'ambiente - sono associate e pienamente attive. Negli stati alterati di coscienza non è così: una o più di queste componenti si estingue, diminuisce o si dissocia dalle altre.
Come ad esempio, nella fantasticheria, nel coma, nello stato vegetativo, nelle allucinazioni, che si manifestano, a volte,nella schizofrenia. Alcuni stati di coscienza possono essere modificati o indotti attraverso tecniche, rituali o sostanze specifiche come l'ayahuasca, un decotto allucinogeno dell'Amazzonia a base di liane (abbandonato dal campo medico all'inizio del XX secolo perché proibito). 

L'ipnosi è oggi una delle pratiche non convenzionali più utilizzate. In pratica, questo approccio mira a indurre uno stato di coscienza intermedio tra la veglia e il sonno, grazie a suggestioni ipnotiche create da un operatore (ipnoterapeuta) o dal paziente stesso, dopo un certo addestramento (autoipnosi). All'inizio degli anni '90, l'ipnosi ha cominciato a essere reintegrata nella ricerca accademica e medica, in particolare sotto l'impulso di Marie-Elisabeth Faymonville, presso l'Ospedale Universitario di Liegi. Pioniere in questo campo, questo anestesista-rianimatore ha sviluppato l'ipnosedazione, che combina l'ipnosi, la somministrazione di un sedativo e l'anestesia locale; questa tecnica mira ad aumentare il comfort del paziente durante un intervento chirurgico o endoscopico, riducendo l'ansia e il dolore associati all'operazione. In questo modo si evita l'anestesia generale e i suoi possibili effetti collaterali (perdita di memoria, nausea, vertigini, ecc.). Un punto di svolta è stata la scoperta, a metà degli anni '90, dell'azione specifica di questa tecnica sul cervello: una riduzione dell'attività delle regioni cerebrali coinvolte nella percezione soggettiva del dolore, tra cui la corteccia cingolata anteriore (nella parte anteriore e centrale del cervello). .

Negli ultimi decenni un'altra pratica antica è entrata nelle grazie della medicina contemporanea: la meditazione. "Questo approccio viene ora insegnato ai futuri medici e utilizzato nel settore sanitario come approccio complementare ai metodi terapeutici più convenzionali", afferma Antoine Lutz, direttore della ricerca Inserm, che studia l'efficacia e i meccanismi neurofisiologici di questo approccio presso il Centro di Ricerca sulle Neuroscienze di Lione. Secondo lui, "il rinnovato interesse per questo metodo, che incoraggia la coltivazione di certe disposizioni mentali che possono prevenire o favorire la guarigione di alcuni disturbi, potrebbe portare a una medicina più umanistica e preventiva". La globalizzazione ha contribuito all'accesso a queste tecnchiche tradizionali. Le tecniche meditative consistono, principalmente, nel focalizzare l'attenzione su un oggetto: il respiro, i suoni circostanti, l'amore per se stessi e per gli altri, il mantra (suono o parola senza significato). Ciò induce gradualmente uno specifico stato alterato di coscienza in cui aumenta la consapevolezza di sé, del proprio corpo e dell'ambiente. In termini di ricerca, la tecnica più studiata è senza dubbio la meditazione mindfulness, un programma di meditazione laico e standardizzato ideato negli anni Settanta dal biologo americano Jon Kabat Zinn sulla base delle pratiche dei monaci buddisti. Gestione dello stress, ansia, depressione, dipendenze... negli ultimi trent'anni, numerosi studi hanno testato l'efficacia di questo approccio per diversi disturbi. Nel 2019, i ricercatori dell'Università del Wisconsin-Madison, negli Stati Uniti, hanno analizzato i risultati di ben 167 lavori pubblicati su questo argomento dal 1992. Hanno concluso che c'è "una forte evidenza che gli interventi basati sulla meditazione di consapevolezza, adeguatamente progettati e realizzati, possono essere paragonabili in termini di efficacia ai trattamenti standard per la depressione, l'ansia, il dolore e le dipendenze". La mindfulness potrebbe essere utilizzata anche per combattere i disturbi alimentari, il disturbo da stress post-traumatico e le malattie mentali gravi [disturbi psicotici, disturbi bipolari...]. Ma questi ultimi usi citati, devono essere confermati. 

Parallelamente, gli studi di brain imaging hanno permesso di misurare l'impatto delle pratiche di meditazione sul cervello. Per esempio, circa dieci anni fa, Antoine Lutz e il suo team hanno utilizzato la risonanza magnetica funzionale (che mostra quali aree cerebrali sono attive durante un determinato compito) per confrontare i cervelli di 14 praticanti di lunga data della meditazione mindfulness - che avevano accumulato più di 10.000 ore di pratica - e di 14 novizi. Questo è stato fatto mentre i partecipanti meditavano e ricevevano uno stimolo doloroso - una temperatura elevata sull'avambraccio. "I nostri risultati hanno dimostrato che la meditazione non modifica effettivamente l'intensità del dolore provato, ma piuttosto il nostro rapporto con il dolore, rendendolo meno intrusivo". Più pronunciata negli esperti, questa regolazione dei sentimenti e delle emozioni e sensazioni è stata associata a una modulazione dell'attività di una regione cerebrale, l'insula.
L'uso della meditazione potrebbe essere esteso a un nuovo casmpo, che rappresenta un'importante questione sanitaria e sociale nelle società occidentali, alle prese con l'invecchiamento della popolazione: aiutare le persone a invecchiare. "Se utilizzata nelle persone anziane, riteniamo che la meditazione possa ridurre lo stress, la depressione e l'ansia, che notoriamente influenzano il sonno, la cognizione e la salute mentale e aumentano il rischio di sviluppare il morbo di Alzheimer. Così facendo, questa tecnica potrebbe preservare il benessere e ritardare, almeno di qualche anno, l'insorgenza di questa patologia", spiega Gaël Chételat, direttore di ricerca Inserm presso il gruppo di interesse pubblico Cyceron di Caen, la cui équipe sta lavorando a questo settore in collaborazione con quella di Antoine Lutz

Nel corso di uno studio pilota pubblicato nel 2017, i due ricercatori hanno esaminato il cervello di sei appassionati meditanti (tra le 15.000 e le 30.000 ore di pratica) e di sei non meditanti (gruppo di controllo), tutti di età media di 65 anni, utilizzando il neuroimaging. Bingo!   Hanno scoperto che, rispetto ai non meditanti, i meditanti avevano un volume di materia grigia e/o un metabolismo maggiore in due regioni cerebrali note per il loro significativo declino con l'età: la corteccia frontale cingolata e l'insula. Questo suggerisce che la pratica della meditazione può aiutare a preservare la struttura e la funzione del cervello dal declino legato all'età. Dopo questo lavoro esplorativo, i neuroscienziati hanno ricevuto un finanziamento di 6 milioni di euro dalla Commissione europea per cercare di confermare questi risultati iniziali in un numero maggiore di persone. Si tratta del progetto Silver Santé Study, coordinato da Gaël Chételat e comprendente dieci gruppi di ricerca di sei Paesi europei (Francia, Svizzera, Inghilterra, Germania, Belgio e Spagna). "Avviato nel 2016, il nostro studio si propone di valutare i benefici di programmi di meditazione, apprendimento dell'inglese o educazione alla salute, seguiti per 2 e 18 mesi, sul benessere e sulla salute mentale. Questo è stato fatto su 316 anziani, tra cui 30 meditatori esperti e 286 novizi, esaminando vari parametri: qualità del sonno, livelli di alcuni ormoni nel sangue, attività cerebrale, ecc. I risultati principali sono attesi per l'autunno 2022.

Tecniche fantastiche?  Tra le tecniche più recenti c'è l'EMDR (per desensibilizzazione e rielaborazione attraverso i movimenti oculari), sviluppato nel 1987 dalla psicologa americana Francine Shapiro. Un approccio utilizzato in particolare nel disturbo post-traumatico da stress (PTSD), l'EMDR mira a indurre uno stato di coscienza simile all'ipnosi, al fine di trasformare il ricordo traumatico per renderlo meno doloroso. "Si tratta di movimenti oculari indotti chiedendo al paziente di seguire un oggetto spostato davanti a lui da sinistra a destra (penna, dito, ecc.), oppure di suoni o colpetti, attivati alternativamente a destra e a sinistra, rispettivamente a livello delle orecchie e delle ginocchia. Queste stimolazioni vengono applicate per 20-30 secondi", "Una singola sessione di EMDR ha avuto successo nel desensibilizzare i ricordi traumatici dei pazienti".  Lo studio Everest ha testato questo approccio su 80 persone affette da PTSD, i cui risultati potrebbero essere pubblicati all'inizio del 2023.
Secondo il lavoro di neuroimaging, questi stimoli attivano e sincronizzano grandi reti di neuroni situati in strutture cerebrali coinvolte nell'elaborazione emotiva e nella memoria, come il precuneo, l'insula e il talamo. Ciò favorirebbe la trasformazione della rete neurale alla base del ricordo traumatico, attraverso l'integrazione di nuove informazioni. 

Un'altra pratica ancora più recente sta incuriosendo ricercatori e pazienti: la trance cognitiva autoindotta, ereditata dalle pratiche sciamaniche tradizionali della Mongolia. La sua storia inizia nel 2001 quando, durante un reportage in Mongolia, la scrittrice e musicista Corine Sombrun entra improvvisamente in trance ascoltando i suoni dei tamburi, al punto da non riuscire più a controllare i propri movimenti. In seguito a questa esperienza, si è convinta che questo stato alterato di coscienza è accessibile a tutti, non solo agli sciamani. Si è quindi rivolta a Élie Le Quemener, un ricercatore dell'INRAE, e ha lavorato con lui per modellare sequenze di tamburi in grado di indurre uno stato di trance. Ha poi testato questi "loop sonori" con studenti avventurosi a Nantes. Sorpresi, la maggior parte di loro è entrata in trance... Sulla base di questo risultato, Corine Sombrun ha poi creato un protocollo standardizzato che permette alle persone di entrare in trance di propria volontà, senza alcun rituale o sciamano. Esaminando l'attività cerebrale di Corine Sombrun in trance, con la tecnica dell'elettroencefalogramma, è stato rilevato un chiaro cambiamento nell'attività cerebrale. Si rileva un cambiamento molto chiaro nell'attività cerebrale, con uno spostamento della dominanza dall'emisfero sinistro, coinvolto nella logica e nell'analisi, all'emisfero destro, legato all'immaginazione, all'intuizione e ai sogni; ciò indica che questa tecnica ha un'azione specifica sul cervello.
La trance cognitiva autoindotta produce uno stato di coscienza alterato e potrebbe portare benefici simili a quelli di altre tecniche come l'ipnosi o la meditazione: riduzione del dolore, della depressione, ecc.
 La neuropsicologa Audrey Vanhaudenhuyse ha lanciato un importante progetto nel 2021: un ampio studio previsto per 160 pazienti oncologici, che mira a valutare i possibili benefici di un anno di pratica regolare di trance cognitiva autoindotta, ipnosi o meditazione.  I primi risultati sono attesi per il 2024. 

La gamma di terapie che agiscono sulla coscienza potrebbe essere ancora più ampia. Una delle idee più audaci attualmente esplorate è quella di stimolare il cervello... per "risvegliare" la coscienza dei pazienti in stato vegetativo o di minima coscienza. A tal fine, il team guidato da Béchir Jarraya, neurologo a marzo 2022, ha dimostrato per la prima volta, in una scimmia, che questa tecnica può ripristinare efficacemente la coscienza alterata. In pratica, hanno posto l'animale in coma artificiale somministrando un anestetico generale profondo. Poi hanno stimolato una struttura situata nel cuore del cervello, il talamo, che è noto per integrare le informazioni provenienti da diverse altre regioni cerebrali. La speranza era di ristabilire le comunicazioni che potevano essere state alterate tra il talamo e la corteccia, lo strato di materia grigia sulla superficie del cervello responsabile delle funzioni più elevate (cognizione, memoria, ecc.). Si è verificato un fenomeno sorprendente: il macaco, pur essendo incosciente, ha aperto gli occhi, ha ripreso a respirare spontaneamente e ha persino mosso spontaneamente braccia e gambe!
Il risveglio di alcune sue facoltà è stato confermato da due tecniche di analisi dell'attività cerebrale (fMRI ed EEG). Una volta tolta la corrente, l'animale è caduto immediatamente in uno stato di sedazione profonda. Il team di Lionel Naccache si sta concentrando su un altro approccio: la stimolazione transcranica a corrente diretta (tDCS), in cui gli elettrodi di stimolazione cerebrale sono posizionati sul cuoio capelluto - e non all'interno del cervello. Già nel 2014, diversi studi hanno dimostrato che questa tecnica può migliorare la coscienza alterata. Il problema è che non è efficace in tutti i pazienti, né in tutti i tentativi. Dobbiamo selezionare meglio i pazienti che ne possono beneficiare", sottolinea Bertrand Hermann, variando il numero di elettrodi, il loro posizionamento e/o l'intensità della corrente somministrata. "Nel corso di un lavoro pubblicato online nel maggio 2022 e condotto su volontari che stavano facendo un pisolino, il team di Delphine Oudiette ha rilevato l'esistenza di "piccole finestre di reattività all'ambiente" durante il sonno. "Se riuscissimo a identificare queste piccole finestre nelle persone in coma o in stato vegetativo, potremmo immaginare di aumentare la durata di questi fenomeni e potenzialmente ripristinare la coscienza più rapidamente", spiega la ricercatrice.

La famiglia degli psicofarmaci - molecole in grado di agire sul cervello (queste sostanze sono state vietate nel 1971) - comprende vari composti naturali o sintetici, tra cui la psilocibina ricavata dai funghi allucinogeni del genere Psilocybe, la DMT estratta dalla pianta sudamericana chacruna e l'LSD, un composto sintetico. Noti per indurre "esperienze psichedeliche" caratterizzate da distorsioni percettive, che possono arrivare fino alle allucinazioni, "modulano il modo in cui ci rappresentiamo il mondo esterno e il nostro mondo interno, e quindi la nostra consapevolezza di noi stessi e dell'ambiente". Secondo un'ipotesi ancora dibattuta, potrebbero addirittura aumentare la capacità di percepire informazioni e quindi la coscienza.
Come per l'ipnosi, la meditazione e altre terapie incentrate sulla coscienza, l'uso degli psichedelici non è nuovo: alcuni di essi (psilocibina, ayahuasca, ecc.) sono stati utilizzati per migliaia di anni in riti religiosi o mistici in alcune società del Sud America e dell'Africa.
Oggi, le norme relative al loro utilizzo nella ricerca stanno gradualmente cambiando e il campo sta vivendo una rinascita di interesse senza precedenti. Negli ultimi vent'anni, diversi studi hanno indicato che gli psichedelici potrebbero alleviare vari disturbi resistenti al trattamento. Nel 2021, Lucie Berkovitch e i suoi colleghi hanno esaminato i risultati di 25 studi pubblicati tra il 1990 e il 2020, che hanno valutato diversi psichedelici rispetto a diversi disturbi psichiatrici: ansia, depressione, dipendenze, sindromi ansioso-depressive legate alla fine della vita...* Secondo i ricercatori, queste sostanze sono "promettenti, rapidamente efficaci terapeutici". Queste sostanze modulano l'attività e la connettività cerebrale, in particolare nei neuroni piramidali coinvolti nella coscienza. Alla fine del 2021, Luc Mallet e i suoi colleghi hanno iniziato uno studio chiamato Adely LSD, che dovrebbe durare 2 anni e includere almeno 210 pazienti che saranno seguiti per 6 mesi in 8 servizi per le dipendenze della regione dell'Île-de-France. Coordinato da Florence Vorspan, tossicologa di Parigi, questo studio valuterà i possibili benefici dell'LSD contro la dipendenza da alcol.  

Il rapporto Inserm sulla valutazione dell'efficacia della pratica dell'ipnosi, pubblicato nel 2015, sottolinea che dobbiamo essere vigili sulle derive etiche che le tecniche di suggestione possono causare. Nel campo della medicina alternativa, il rischio di aberrazioni settarie è maggiore e questi approcci non sono né regolamentati né standardizzati. Di conseguenza, chiunque può affermare di essere un terapeuta e applicare idee o protocolli di trattamento più o meno fantasiosi. Per ridurre questi pericoli, una soluzione consiste in una rigorosa dimostrazione preventiva della loro efficacia per problemi specifici. L'intensificazione della ricerca sulla coscienza e sulle tecniche per modularla sarà fondamentale, non solo per sollevare il velo sul potenziale - a volte ignorato, a volte sopravvalutato - di questi approcci, ma anche per garantire la sicurezza delle persone in situazioni di vulnerabilità.

Ulteriori ricerche,

Un allucinogeno nella tundra siberiana.  Durante l'estate 2019, nell'ambito della sua tesi di laurea presso il Laboratoire d'anthropologie sociale del Collège de France di Parigi, Amélie Barbier si è recata nell'estremo oriente russo, nel villaggio di Tymlat, per studiare l'uso di un fungo allucinogeno non ancora valutato dalla ricerca, ma utilizzato da secoli in questa regione per curare la mente: il v'apaq, o agarico mosca. "Lì, questo allucinogeno viene ingerito per aumentare le immagini mentali, le esperienze sensoriali, per entrare in relazione con il defunto e per ispirare melodie. Può quindi avere effetti benefici sulle emozioni", osserva l'antropologo. Questo può alleviare l'ansia e migliorare il benessere. Il problema è che in certe dosi questo fungo è neurotossico...   

Ipnosi per il trattamento dei disturbi neurofunzionali?  Alcuni disturbi neurologici, detti funzionali, corrispondono a deficit neurologici (paralisi di un arto, disturbi del linguaggio, della memoria) in assenza di lesioni neuronali osservabili. Ad oggi, non esistono trattamenti efficaci per queste malattie. Questo potrebbe cambiare, grazie al lavoro pubblicato nel marzo 2022 da Esteban MunozMusat e dai suoi colleghi! Dopo aver indotto una sordità transitoria in una donna sana tramite suggestione ipnotica, il team ha analizzato l'attività elettrica del suo cervello utilizzando la tecnica dell'elettroencefalogramma (EEG) ad alta densità. I risultati indicano che la sordità ipnotica è legata a un meccanismo inibitorio innescato consapevolmente dall'individuo, che accetta di seguire le istruzioni dell'induzione ipnotica, e che mobilita una regione cerebrale nota come "corteccia cingolata anteriore". Da qui l'ipotesi che i disturbi neurologici funzionali siano legati a un processo di inibizione autosuggestionato dal paziente; la rimozione di questa inibizione attraverso l'ipnosi potrebbe porre fine al disturbo. Per verificare questa ipotesi, il team si sta preparando a lanciare uno studio su circa 30 pazienti. I risultati saranno disponibili a partire dalla seconda metà del 2023.

Dall'articolo di Kheira Bettayeb Inserm  "La coscienza: modulare per una migliore assistenza".

 _______Libri.
J. Jaynes. La nascita della coscienza nel crollo della mente bicamerale, nuova edizione francese, Éditions Fage, coll. "Particulière", 2021
Stanislas Dehaene. Le Code de la conscience, Odile Jacob, 2014
L. Naccache. Il nuovo inconscio. Freud, il Christophe Colomb delle neuroscienze, Odile Jacob, 2006
F. Shapiro. Trauma Stress, aprile 1989

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...