Fin dalla prima lezione di yoga ho sentito pronunciare dal mio Maestro queste parole a conclusione della lezione: "Hari Om Tat Sat" accompagnate dall’anjali-mudra, il gesto dei palmi delle mani uniti davanti al cuore. Poi seguite da "Namaste". Apparentemente semplici suoni, in realtà sono sillabe sacre dal significato profondo e vasto, intraducibile da parole umane.
"Hari" è uno dei nomi di Vishnu ed è la realtà manifesta. “Om tat sat” sono le tre parole che designano il Brahman, l'assoluto. Sono pronunciate da Krishna e si trovano nella ventitreesima strofa del diciassettesimo capitolo della Bhagavad Gita. "Dall'inizio della creazione, le tre parole Om Tat Sat furono usate per indicare l'assoluta verità suprema. Queste tre rappresentazioni simboliche furono usate dai brahmani mentre cantavano gli inni dei Veda e durante i sacrifici per la soddisfazione del Supremo".
La Bhagavad Gita (Il canto del glorioso Signore), corrisponde al sesto libro del più esteso poema epico al mondo, il Mahabharata, un itihasa enciclopedico che racconta la guerra tra le due dinastie cugine, i Kaurava e i Pandava.
Om è la sillaba sacra per eccellenza, espressione del supremo Brahman; la Mandukya Upanishad inizia proprio così: “La sillaba Om è tutto l’universo”, il passato, il presente, il futuro: tutto ciò è compreso nella sillaba Om e anche ciò che è al di là del tempo. Ogni cosa è il Brahman e l’atman (il sé individuale) è il Brahman (il Sé universale).
Tat è il pronome dimostrativo “quello” ed esprime la realtà suprema.
Sat è il participio presente del verbo essere, “ciò che è”, “l’essere”; spesso indica ciò che è buono, degno di lode, e quindi la realtà, la verità. Lo ricordiamo anche in un'altra definizione del Brahman che è sat-cit-ananda (essere-coscienza-beatitudine).
In questo mantra vengono raccolte quindi tutte le caratteristiche dell’assoluto. Hari rappresenta la realtà manifesta, visibile, mentre Om è la realtà trascendente, invisibile e nel mantra sono entrambe Tat, ovvero il Brahman, che è Sat, la verità e l’unica realtà. Tradotto in altre parole significa “Tutto è uno ed esiste solo l’uno”.
Il mantra “Namaste” ha come significato letterale “Onore a te” ed é accompagnato all’anjali-mudra che è anche il gesto del saluto indiano quando si incontra un’altra persona, dove una mano incontra l’altra, come io incontro l’altro.
Mi inchino al luogo dentro di te in cui dimora l’intero Universo. Onoro il luogo dentro di te che è Amore, Verità, Luce e Pace. Quando dimori in quel luogo dentro di te e anch’io dimoro in quel luogo dentro di me, siamo Una cosa sola.
Spesso durante le lezioni di yoga viene ripetuto l'altro mantra upanishadico “Tat tvam asi” (Tu sei quello) per indicare l’identità dell'atman (il sé individuale) con il Brahman (il Sè universale) ed è uno degli aforismi più importanti delle Upanishad.
Le Upanishad sono degli importanti testi indiani che contengono la base e la struttura filosofica dell'intero sistema vedico.
L’essenza delle Upanishad ( che sono 108) è espressa in questi quattro brevi e grandi aforismi che riassumono l'intera conoscenza vedica e si trovano in alcune delle Upanishad principali:
- Aham Brahmasmi - Io sono il Brahman;
- Tat Tvam Asi - Tu sei quello;
- Ayam atma Brahma - L’atman (l’essenza di ogni essere vivente) è il Brahman;
- Prajnanam Brahman - La coscienza - conoscenza è il Brahman.
Tra le altre frasi che troviamo nelle Upanishad possiamo citare anche queste:
Sarvam hi etat Brahma - sicuramente tutto questo è il Brahman;
Sarvam Khalvidam Brahma - l'universo è il Brahman, ogni cosa viene dal Brahman, ogni cosa ritorna al Brahman;
So'ham - Io sono Lui o Io sono quello, ossia l'intero universo.
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