domenica 11 aprile 2021

La spiritualità, la meditazione e l'istante presente secondo Christophe André

Christophe André (1956 - ) è uno dei miei principali autori di riferimento.  Psichiatra e psicoterapeuta si occupa del trattamento e della prevenzione dei disturbi emotivi, d'ansia e depressivi. Christophe André è uno dei leader delle terapie comportamentali e cognitive in Francia, ed è stato uno dei primi a introdurre l'uso della meditazione nella psicoterapia. È docente all'Università di Parigi X, e i suoi libri di psicologia per il grande pubblico hanno avuto un grande successo in Francia e all'estero. 

Libri consigliati:  Méditer, jour après jour, L'iconoclaste, 2011,  L'Estime de soi, Odile Jacob, 1999

Link: https://www.franceinter.fr/emissions/le-temps-de-mediter/le-temps-de-mediter-24-aout-2019

Avere una vita spirituale vuol dire sentirsi toccati dalla natura, dalla vita, dalla morte, ed è  qualcosa più grande di noi, che va oltre i nostri limiti.  La spiritualità si può vivere in maniera solitaria, contemplativa, spontanea ed esiste anche una spiritualità laica che è un cammino per osservare la mente e coltivare l'attenzione al momento presente. 

La religione si appoggia sulla spiritualità, cerca di organizzarla, di inquadrarla in dogmi, strutturandola con ritualità e indicazioni di vita quotidiana e norme più codificate. Per vivere la religione occorre appartenere ad una comunità.

La spiritualità è più naturale, la religione più culturale. Sua Santità il Dalai Lama per distinguere le due cose propone queste belle immagini: la spiritualità corrisponde all’acqua, la religione ad un thè, che è una maniera specifica ed elaborata di bere acqua, ma entrambe rispondono allo stesso bisogno.

La spiritualità è accessibile alla maggior parte delle persone.  E' una dimensione che non si spiega, in cui si cerca di fare a meno delle parole e semplicemente si vive.

La spiritualità è necessaria alla vita umana, altrimenti saremo presi da una sensazione di vuoto e di mancanza ad un certo momento della nostra vita soprattutto in quei momenti di avversità, di lutto, di malattia in cui cè uno shock esperienziale.

Nell’esistenza umana ci sono due sole certezze: morirò un giorno, per il momento sono vivo.

La meditazione in piena coscienza ci aiuta a guardare queste due certezze senza paura. e ci permette di scoprire la fortuna di vivere, e farci percepire cosa significa essere vivi collegandoci al nostro respiro e al nostro corpo.

La meditazione è una pratica, liberata dalla fede, dai dogmi della religione che ci porta alla tranquillità, promuove sentimenti di pace che ci mettono in comunione con noi stessi e con la natura circostante.

Queste pratiche, partendo dalla concentrazione sul respiro, permettono il cambiamento della nostra attenzione, e settimana dopo settimana, cominciano a far emergere in noi uno stato di attenzione particolare, simile ad una presenza, ad uno stato contemplativo che ci porta ad essere totalmente  immersi nel presente. Come se, dopo una sorte di risveglio,  entrassimo in una seconda innocenza”,  ossia in una fase in cui la coscienza si accontenta semplicemente di essere ciò che è.

Tra la meditazione e la preghiera ci sono delle grandi differenze, la preghiera è costituita da parole che si indirizzano a qualcuno, una specie di domanda.

Quando ho incontrato Maestri yoga e grandi meditatori, ho chiesto loro quale era l'obiettivo principale della pratica yoga e della meditazione, e tutti mi hanno risposto "arrivare preparati di fronte alla morte".

Le pratiche meditative permettono di ridurre la nostra paura della morte. Occorre accettare la prossimità della morte e della vita.  Possiamo arrivare ad accettare che moriremo un giorno, che i nostri cari moriranno, possiamo avvicinarci all’idea della morte senza cercare spiegazioni, né giustificazioni, in uno spazio di coscienza neutra ed aperta. L’idea della morte non fa male, una volte accettata l’idea, è più facile vivere.

La morte è al nostro fianco, come una candela vicino ad un mucchio di paglia” - Christian Bobin.

Ho la fortuna di esistere piuttosto che di non esistere” - Albert Camus.

La meditazione è un allenamento della mente, che ci permette di adottare il metodo che i psicoterapeutici definiscono "Abituazione", ossia rimanere volontariamente e in maniera prolungata e ripetuta a contatto della paura della morte per ridurne il potere e l’impatto su di noi.

Più siamo aperti e legati al mondo, meno abbiamo paura della morte. Quando mi separo dal mondo, ho paura della morte “ Albert Camus.

Chi ha meditato per lungo tempo nella natura, ha fatto l’esperienza di questo sentimento di pace e legame intenso ed di unione con l’ambiente circostante, della dissoluzione del sé e dell'ego, senza apprensione e senza paura.

L’unione con il mondo circostante prende il sopravvento da quello che ci separa da esso, la nostra esperienza, la nostra personalità, E’ un sentimento di pace e sicurezza che supera la paura della nostra dissoluzione.

L’esperienza meditativa ci riporta al quotidiano con una dolcezza e un sapore ancora più forte, ci permette di  riguardare la vita in faccia ed accogliere i momenti di felicità e dolore. La meditazione è una forma di saggezza, sana e senza parole, in piena coscienza che permette di accogliere tutto, i momenti piacevoli e le avversità.

Non auspico di essere felice, ma di essere cosciente” - Albert Camus.

L’eternità è là, solo quando vivremo il presente con tutte le nostre forze, saremo completamente soddisfatti.   La meditazione ci aiuta a comprendere e ad abitare la vita con saggezza, lucidità e gioia immensa di essere là, viventi e presenti. Ogni istante merita la nostra attenzione.

Ogni minuto che noi dedichiamo all’attenzione nel presente ci permette di cambiare dimensione, di abbandonare il nulla ed entrare nella vita.

Ogni istante che ci rimane è molto più importante dell’intero passato” - Lev Tolstoj.

Un mondo alla volta, un istante dopo l’altro” -  Henry David Thoreau sul suo letto di morte.


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