domenica 27 giugno 2021

Spiritualità e saggezze orientali

Uno dei Paesi in cui la spiritualità è sentita ed espressa in tutte le sue forme è l'India. In India si registra una religiosità senza religione,  e qui coabitano un grande numero di movimenti e filosofie, dal XII è presente anche l’Islam. Dalla competizione costante tra le varie religioni, per dimostrare la validità dei loro dogmi, è nata la filosofia Indiana.

Per Isabel Ratié (professore alla Sorbona, lingua e letteratura sanscrita) gli indù aspirano a liberarsi dal  samsara (ciclo delle rinascite) e l’esistenza umana è fondamentalmente una sofferenza, un'illusione. Dell’idea di liberazione, non se ne trova traccia nei Veda (1500 a.c.), comincia ad apparire nelle più antiche upanishad ( VI, V secolo a.c.). 
Per gli indù noi siamo atman, una sostanza immutabile che è in noi, la parte cosciente e immortale; per liberarsi occorre scoprire questo atman in noi. 
 I buddisti sono in disaccordo totale ed asseriscono che soffriamo perché pensiamo che ci sia qualcosa di permanente, mentre niente dura e tutto è impermanente. Buddha significa risvegliato, ha cercato di spiegare che non c’è neanche l’atman, ma solo vacuità. ( discussioni tra il V e XII secolo).  Nel XII secolo il buddhismo, su pressione della religione Vedica, sparisce dall'India.
Tutti i sei sistemi filosofici indiani (darshana) che sono: yoga, vedanta, sankhya, nyaya, mimamsa, vaisheshika, concordano sulla realtà dell’atman. 
Il sankhya e lo yoga mettono in discussione l’efficacità dei riti dei Veda, e pensano che l’universo è costituito da materia (prakiti) sempre attiva e dalla coscienza inattiva (purusha) ed immutabile. 
Per il vedanta l’universo è uno, la materia è solo illusione. 
Le filosofia nyaya e vaisheshika credono in un Dio organizzatore. L’intelletto (buddhi) non è vicino alla coscienza, ma è più vicino al corpo e alla materia. Il pensiero discorsivo tende ad allontanarci dalla vera realtà. 
La corrente shivaita Pratyabhijñā ("riconoscimento"), è una scuola filosofico-religiosa dello Shivaismo kashmiro fiorita intorno al IX secolo che propone una via di liberazione tendenzialmente facile: porre una semplice attenzione al reale e ai nostri stati di coscienza senza disdegnare il piacere dei sensi. 
Il buddhismo si colloca a metà strada tra i due estremi dell’ascetismo e del piacere dei sensi ed asserisce che praticando certe discipline si cambia il modo di essere nel mondo. 
 
Lo yoga utilizza tecniche di respirazione, esercizi fisici e tecniche di purificazione per discendere negli stati di coscienza sempre più profondi. 
Bisogna precisare che non c’è un solo tipo di yoga, all’inizio si praticava un'ascesi rigorosa che si fondava sul testo Gli Yoga sutra di Patanjali (III secolo a.c.  -  V secolo d.c) che definiva tecniche mentali e corporali per imparare a non più agire ed arrivare al Kaivalya, l'obiettivo finale del Raja yoga e significa "solitudine", "distacco" o "isolamento".   Vedi link
Kaivalya sta per isolamento di purusha da prakṛti; uno stato della coscienza in cui non c'è più confusione con il mentale, l'ignoranza sulla nostra vera natura è caduta, la liberazione dalla rinascita, cioè moksha. Questo yoga però non era accessibile a tutti. 
A poco a poco i fondamenti filosofici e metafisici sono stati accantonati, e a partire dall' XI secolo è stato lasciato il posto all’hatha yoga. Lo scopo dell’hatha yoga è quello di risvegliare la kundalini (energia latente alla base della colonna vertebrale) e farla salire attraverso una serie di chakra fino alla testa e congiungersi con Shiva o con l’energia cosmica.    La Bhagavad Gita  che data V e VI secolo a.c. introduce il concetto di yoga dell'azione.
Purtroppo lo yoga oggi praticato in Occidente e dalle classi agiate in India ha il solo scopo di ottenere una sorta di benessere. 
Nel testo Lo yoga, la via del corpo, Ysé Tardan-Masquelier storica delle religioni, presidente della federazione francese di yoga fa un'indagine chiara e rigorosa sulle origini indiane dello yoga e sui suoi rapporti con la tradizione e la modernità. L'autrice analizza la pratica dello yoga in Europa, le sue radici autentiche e gli apporti successivi. Sviluppa e analizza i concetti chiave della disciplina nel corso della storia e indaga sul progresso spirituale che lo yoga ha avuto durante il suo percorso, ponendo una domanda fondamentale: "Un cristiano, un ebreo, un musulmano o un ateo possono praticare yoga? E questa disciplina in cosa può aiutare tutti?". 
L'Hatha yoga è una filosofia che va a servire di fondamento ad una esperienza, ed è vissuto prima di tutto come un'esperienza basata sul lavoro del corpo e della respirazione. Gli occidentali si avvicinano allo yoga per problemi di schiena, cattiva digestione e per gestire lo stress, ma dopo un certo tempo di pratica subentra l’aspetto spirituale. 
Patanjali, l'autore degli Yoga Sutra, asserisce che l’essere umano porta l’assoluto in lui, l'atman, la pratica permetterà di entrare in contatto con questo assoluto. 
A partire dal X secolo le sette tantriche si concentrano sull’aspetto energetico, il risveglio attraverso la pratica di kundalini. Coloro che praticano il tantrismo spiegano che nell’attuale era del kali yuga occorre abbandonare l'ascetismo e concentrarsi soprattutto sulle pratiche corporee. 
Ramakrishna  (186-1886) familiarizzo con l’islam e il cristianesimo, per lui tutti i cammini portano a Dio.  L’uomo alla nascita ha due tendenze: una vidya che lo porta verso Dio, l’altra avidya che lo porta verso la via terrestre., alla nascita queste due tendenze sono in equilibrio,  lo stesso è per l’anima che cade nelle trappole di maya (mondo illusorio),  esiste l'io personale ed l'io superiore, Noi siamo tutti collegati all’io superiore.   L’anima individuale (javatman) che resiede nel cuore dell’uomo, deve ricongiungersi con l'anima universale ( paramatman).  Ramakrishna fa l'esempio della bambola di sale che vuole misuarare gli abissi dell’oceano,  appena mette piede nell’acqua, diventa un tutto uno con l’oceano,  il differenziato diventa un tutt'uno con l’indifferenziato.  "In verità ve lo dico, fino a quando non hai realizzato Dio, bisogna ritornare entro le mani del ceramista, rinascere a varie riprese nel ciclo delle rinascite,  come il ceramista che raccoglie la creta del vaso rotto e la rimodella.   Dio è un grande oceano le cui bolle sono le anime, in lui nascono, in lui esistono, in lui ritornano". 
Vivekananda (1863-1902) allievo di Ramakrishna porta lo yoga in Occidente, e raggruppa le scuole yogiche in quattro categorie: jnana yoga, bhakti yoga, karma yoga, esiste una quarta via, più modesta ma indispensabile alle altre, il punto di partenza verso le altre vie che è l’hatha yoga.
Swami Sivananda (1887-1963) convinto che lo yoga sia uno strumento di pace individuale e collettiva, incaricò un suo allievo swami Vishnudevananda (1927-1993) di esportare lo yoga in Occidente. Vishnudevananda  creò il primo ashram in Quebec nel 1962, poi incominciò ad aprire vari centri in tutta Europa.
 
Per evitare un’interpretazione troppo libera dello yoga,  negli anni '70 in Europa si iniziano a formare degli insegnanti e dar loro un quadro deontologico.  In molte nazioni europee erano state create varie strutture federative e nel 1973 a Zinal in Svizzera, si era svolto il primo convegno internazionale di yoga organizzato dall’Unione Europea Yoga sulla spinta del belga André Van Lysebeth. Con il contributo di molti insegnanti della Federazione Italiana Yoga nel 1977 iniziò il primo corso di formazione triennale per insegnanti yoga in Italia. 
Oggi in India lo yoga è stato trasformato in tecnica di benessere e si pratica nelle palestre, si sviluppano tecniche particolari come lo yoga brikam che si pratica in sale riscaldate fino a 40 gradi e che hanno poco a vedere con il nucleo tradizionale dello yoga. Il nazionalista primo ministro dell’India Narendra Modi, creando la giornata internazionale dello yoga, ha promosso lo yoga come ambasciatore della cultura indiana.

Buddhismo.  Per Philippe Cornu (tibetologo, professore di scienze e religioni e del buddhismo) gli occidentali riducono il buddhismo ad una forma di sviluppo personale. Il buddhismo ha lasciato l’India per introdursi in Tibet nel VII secolo.   Le tre correnti del buddismo sono: Hinayana letteralmente «piccolo veicolo (per la salvezza) ,  Mahayana (grande veicolo), Vajrayana (veicolo del diamante) , in quest’ultimo, presente in Tibet e Buthan, si applicano delle pratiche esoteriche sofisticate per raggiungere più facilmente il risveglio ed è essenziale in questo cammino l'iniziazione del discepolo. Queste tecniche devono essere comunque al servizio della saggezza e della compassione. 
Le scuole principali nel buddhismo tibetano sono: Guelougpa, Sakyapa, Bonpo che hanno un profilo più filosofico, mentre le scuole Kagyupa e Nyingmapa privilegiano di più l'aspetto pratico e il rituale.

Lo Dzogchen, che significa Grande perfezione, secondo alcune scuole del buddhismo tibetano e della tradizione religiosa Bön, è lo stato naturale e primordiale, ovvero una condizione spontanea della mente, e, allo stesso tempo il corpus di insegnamenti volti a condurci alla nostra natura fondamentale. Nel buddhismo è fondamentale il ruolo del maestro e la cerimonia d'iniziazione che è l'incontro di due spiriti: il maestro e l'allievo ed ognuno di questi incontri è unico nel suo genere.  Nel vajrayana i tantra sono dei testi spirituali destinati a facilitare il risveglio e in alcuni casi particolari si accenna che la sessualità può contribuire al risveglio. Alcuni lama sono laici e possono avere delle relazioni sessuali e sposarsi. Altri sono dei gelong, dei monaci con voto di castità.
 
Il tonglen è un tipo di meditazione che porta allo sviluppo della compassione verso tutti gli esseri. Nel buddhismo sono usati molto i mantra e i tantra. Il mantra è una formula sacra che si ripete e che è considerata come un suono della realtà assoluta al di là delle apparenze e dei condizionamenti. I mandala sono delle rappresentazioni grafiche o mentali dell’universo e la quintessenza di tutte le cose. Il ngondro è costituito da un insieme di pratiche preparatorie e dalla contemplazione dei quattro pensieri fondamentali per il buddhismo:  Impermanenza, karma, sofferenza delle rinascite nel samsara.   Per i buddhisti "La conoscenza deve essere bruciata, martellata e battuta come dell’oro puro, non la si accetta senza averla esaminata a fondo e discussa".   Chogyam Trungpa (1939-1987) scappato dal Tibet ha introdotto il buddhismo tibetano in USA e Gran Bretagna.  

La meditazione è un esercizio di attenzione a quello che passa qui e ora, ed una esperienza di presenza pura. Questo non implica nessun dogma. 
A partire dal XIV secolo la meditazione ha cessato di essere un pilastro del buddhismo, in Oriente i buddhisti che praticano la meditazione sono rari. 
Il buddhismo si rivolge a qualsiasi persona, in quanto filosofia permette di analizzare la nostra esistenza con una finezza stupefacente. Il buddhismo ha per oggetto la mente umana che intende chiarificare e liberare dalle sue reazioni negative. 
In Occidente è stato introdotto un buddhismo laico alla carta, togliendo il corpo spirituale della tradizione tibetana. e negli Usa c'è un approccio che non fa appello a nessun principio religioso. 
La meditazione buddhista appassiona numerosi psicoterapeuti ed apre un’altra via, oltre quella della psicologia occidentale, per la comprensione e la tranquillità della mente umana invitando a non fuggire il dolore, ma incontrarlo e permettergli di trasformarsi. Meditare è tutta un’altra cosa che di seguire una qualunque tradizione di pensiero, qualunque dogma o rito, è imparare che esiste un benessere dell’essere che non si manifesta finché non smetto di tormentarmi, torturarmi, non giudicarmi, non compararmi.   Per Matthieu Ricard, il monaco buddhista francese più conosciuto in Occidente, la meditazione benevolente potrà cambiare il mondo. Apprendere la meditazione passa necessariamente per una trasmissione vivente, un incontro. I maestri di Matthieu Ricard sono stati Kanjur Rimpoche, a Darjeeling (India)  e Dilgo Khyentse Rinpoche presso il  monastero Schechen (Nepal).
La pratica spirituale comporta la recitazione di preghiere, di mantra, visualizzazioni. La pratica  costante per trenta minuti al giorno, per un mese, è sufficiente a generare dei cambiamenti funzionali e strutturali nel cervello, ma anche a rinforzare il sistema immunitario. 
Non si può ridurre la meditazione a un semplice metodo di sviluppo personale; se si vede in essa solo un modo per rilassarsi e vuotare la mente bloccando i pensieri (cosa impossibile) si perde il senso profondo della meditazione.
Meditazione in sanscrito bhavana che significa coltivare e in tibetano gom che significa familiarizzare. Meditando si familiarizza con il funzionamento della nostra mente, si sviluppano le qualità che spesso sono trascurate, come l’attenzione, l’amore altruista, la libertà interiore per diventare un miglior essere umano, per trasformarsi interiormente e mettersi al servizio degli altri. 
La meditazione è un mezzo accessibile a tutti e l'obiettivo è quello di promuovere i valori umani. La meditazione di piena coscienza sviluppata dal psichiatra  Jon Kabat-Zinn produce eccellenti risultati nel ridurre l’ansietà, del dolore ma non favorisce lo sviluppo da parte del meditante dell’amore altruista. Per questo, penso che è necessario sviluppare la piena coscienza benevolente, caring mindfulness, che è una forma di compassione e la capacità di accogliere le sofferenze dell’altro in maniera costruttiva, diverso dall'empatia che può portare ad una forma di angoscia. 
La compassione riafferma la nostra forza d’animo, il nostro equilibrio interiore e la nostra determinazione coraggiosa ad aiutare quelli che soffrono.
La meditazione benevolente associa compassione ad amore altruista. Trenta minuti di meditazione sull’amore altruista fanno aumentare comportamenti pro sociali, ed una diminuzione dell’attivazione della amigdala, l'area neuronale del cervello associata all’aggressività e paura. La meditazione benevolente può servire a medici e infermieri a rafforzare e reagire in maniera più positiva alla sofferenza. Lo sviluppo dell’altruismo può far bene alla società tutta intera. 
Man (manas) è la mente, Tra significa proteggere: proteggere dalla sofferenza e l’ignoranza. I differenti livelli della mente corrispondono ai diversi livelli del corpo. Dal corpo grossolano al corpo di energia, al livello più sottile. E’ a questo piano che si manifesta il potere di guarigione dei suoni. I punti energetici sono identificati con suoni particolari. Quando la vibrazione di un organo malato entra in fase con la vibrazione di un mantra curativo appropriato l’organo può guarire. Il famoso mantra buddhista "OM Mani Padme Hum" riporta in equilibrio i bioritmi del corpo (respirazione, cuore, tensione arteriosa) grazie alla ripetizione di questo mantra. 
La visione olistica della fisica quantistica odierna conferma che tutto è energia e vibrazione. La stessa materia è energia condensata.

Cina. Le tre filosofie presenti in Cina sono: 
Confucianesimo (Vi e V secolo a.c.) che è l'insegnamento dei letterati, si afferma l'importanza della virtù personale e il rispetto dei genitori, propugna un ordine sociale gerarchizzato. 
Taoismo (VI e V secolo a.c) o la dottrina del Tao, la Via fondata sugli scritti di Lao Tseu e Tchouang-tseu, in cui si esalta l'armonia del tao e la comunione con la natura, 
Buddhismo Mahayana, solo nel III e IV secolo è stato accettato dalle elite cinesi. La più importante scuola buddhista in Cina è il Chan che esportata in Giappone diventerà zen.  Nel buddhismo cinese la meditazione occupa un posto centrale. 
--- Questi tre insegnamenti si sono opposti e influenzati reciprocamente. Per esempio è in reazione al monachesimo buddhista che il taoismo si è dotato di un clero e di monasteri. Il buddhismo in Cina invece si è laicizzato. In ogni città cinese esistono due tipi di templi: il tempio dedicato alla famiglia e gli antenati e quello consacrato alle divinità locali.  Il confucianesimo, invece, sarà seguito essenzialmente dai dirigenti cinesi.
Nella medicina cinese è tutta questione di Qi (energia vitale): ogni individuo riceve alla nascita una certa quantità di Qi e quando è esaurita muore. L’uomo può interagire con l’energia cosmica e nutrirsene prolungando la vita. 
La malattia è una perturbazione del Qi interno. Per riequilibrare il Qi si usano diverse tecniche come l'agopuntura o esercizi energetici che sono confluiti nel Tai chi chuan (arte marziale di derivazione taoista, che lavora sul Qi) e il Qigong (esercizi sul Qi o lavoro sull’energia vitale, una specie di yoga cinese). Le 5 branche della medicina tradizionale cinese sono: farmacopea, dietetica, massaggi, esercizi energetici, agopuntura.  Attraverso massaggi (Wushu), l'agopuntura ed esercizi energetici, si  cerca di armonizzare il Qi nei meridiani e farlo circolare meglio.
Il Qi è il soffio vitale circolante all’interno del corpo umano, come attraverso tutto quello che compone l’universo. Lo scopo è quello di apprendere a controllare e a sviluppare l’energia presente in noi.
Uno dei gruppi più famosi, che propone delle tecniche di controllo del Qi è il Falun Gong. Un gruppo non troppo ben visto dal regime cinese. Il guru dei Falun Gong, Li Hongzhi declama che la fine del nostro mondo decadente è vicina e solo chi praticherà assiduamente il Qi-gong sopravviverà.
L'I Ching o libro dei mutamenti, conosciuto anche come yi jing, o i king  costituisce uno dei fondamenti della cultura cinese e su di esso si sono cimentati eserciti di studiosi anche occidentali. L'Yiking viene utilizzato come guida di decisione di natura morale, ed  è uno strumento per comprendere meglio il mondo e fare la buona scelta.  La sola cosa che non cambierà mai è che tutto è in cambiamento. Il caso per i cinesi è quello che collega insieme tutti gli elementi costitutivi di una situazione in  un dato istante. Gli esagramma  sono costituiti  di sei tratti sovrapposti, discontinui (yin), continui (yan). 

Giappone.  Per Jean Noel Robert il buddhismo mahayana è apparso in Giappone nel 55 d.c. ed è nell'85 d.c. che un monaco giapponese Saicho, fondatore della scuola Tendai, porta lo zen in Giappone.
Zen in giapponese, Chan in cinese, Dhyana in sanscrito significano meditazione, l'atto di pensare, in tranquillità. Lo zen è nato in Cina e si è sviluppato in Giappone, Corea e Vietnam.
I maestri zen giapponesi più importanti sono: Eisai della scuola Rinzai, che usa i koan e Dogen della scuola Soto, in cui si pratica lo zazen. Nel XIX e XX secolo c'è stata una riscoperta di queste scuole.
Lo zen, una pratica meditativa che permette di arrivare al risveglio (satori), non è stato molto importante nella cultura giapponese. L’importanza che gli occidentali hanno dato allo zen ha fatto si che recentemente fosse rivalorizzato agli occhi degli stessi giapponesi. 
Lo zen, a partire dal medioevo coesiste con altre correnti come esoterismo, la terra pura, la scuola di Nichiren che cercano di accelerare il risveglio. 
Lo zen trascende la concettualizzazione, si esprime nella forma più impossibile e irrazionale, intrattenendo una intima relazione con la Via. Cerca di partire dalla riflessione sulle piccole cose che ci sono di fronte per poi operare una riflessione sull'intera realtà.
In Giappone i pochi monasteri sono quasi esclusivamente maschili, osservano regole di vita millenarie, oggi i monaci zen si sposano e trasmettono la tradizione di padre in figlio, celebrano riti, funerali,  ecc, e di questi monaci solo il 5% medita regolarmente. Il tempio giapponese è un santuario dove si può assistere a dei riti magici-esoterici effettuati dai bonzi. 
Lo zen, così come compare in Occidente si è sviluppato in Giappone dopo il 1945, alcuni monaci hanno tentato di rivivificare la tradizione, introdotto la meditazione come strumento di risveglio, e si sono indirizzati ai laici.
In Germania lo zen è insegnato da cristiani, uno di questi è stato il monaco benedettino Willigis Jager. 
I cattolici tedeschi spesso leggono il mistico Maestro Eckhart. 
Negli Stati Uniti fu Shunryu Suzuki ad introdurre lo zen Soto negli anni ’60 dove ha due dimensioni: uno zen pastorale, che ha adottato il modello di comunità, gli insegnati sono preti che celebrano i passaggi della vita,    ed uno zen impegnato, come movimento di lotta per i diritti civili. 
In Francia il monaco giapponese Taisen Deshimaru, negli ultimi 50 anni ha introdotto lo zen, depurato dai riti, introducendo lo zazen (la meditazione seduta).  
Attualmente in Francia lo zen è in competizione con la meditazione in piena coscienza che è una forma di meditazione laica, sviluppata nel 1990 negli Stati Uniti, e che cerca di rispondere al malessere del nostro tempo. I Maestri zen per identificarsi rispetto alla piena coscienza adottano un approccio più identitario e più religioso.
Tecniche e pratiche presenti in Giappone:
Budo: la pratica delle arti marziali, la via della guerra, il combattente entra in una dimensione spirituale ed agisce in armonia con l’universo. Nel X secolo si trovano le prime menzioni dei samurai. Questa casta di guerrieri rappresentava il 5% della popolazione e creò una vera e propria cultura: dal teatro No alle arti marziali. Le arti marziali sono passate da tecniche di combattimento a vie di sviluppo personale. Il Budo termina nel 1600. All’inizio del XX secolo si trasformò in kendo, judo, karatè e Ueshiba Morihei lo trasformò in aikido. Poi queste arti marziali furono vietate dalle forze di occupazione americane. Dopo furono trasformate in discipline sportive e di sviluppo personale o autodifesa. Durante queste pratiche occorre sviluppare un silenzio mentale e una coscienza interiore, apprendere ad agire senza opposizione, ad armonizzarsi alle situazioni. Giocando al samurai si può arrivare a dei risultati simili a tecniche austere. Per questo è detto lo zen in movimento.
Chado: la cerimonia del tè, una forma di meditazione sociale. La cultura del tè si sviluppò grazie agli sforzi di Elisai Myoan il fondatore della scuola Rinzai, che fondò i primi monasteri Jufuku-ji a Kamakura e il Kennin-ji a Kyoto. Lo zen conferisce alla cerimonia un aspetto spirituale ed estetico. E' una forma di amicizia e di  socializzazione.
Haiku: una forma poetica che usa massimo 17 sillabe; evoca una percezione fugace, per portare il lettore nello spazio infinito. Questo nano poema è nato in Giappone più di tre secoli fa. Un haiku è un istante, è il cogliere l’istante nell’immediatezza pura. La certezza che nella semplicità e brevità si può trovare l’immenso e che nell’effimero si nasconde l’eterno. Esprime anche l’impermanenza di tutte le cose. E’ il versante poetico dello Zen. Alan watts e Kerouac lo hanno fatto conoscere in Occidente. Grazie a Twitter l’haiku conosce una formidabile diffusione.
Ikebana: l’arte di far vivere i fiori creando un’armonia lineare. Le composizioni simbolizzano la terra, il cielo e l’uomo, l'unione cosmica. 
Koan: è un enunciato paradossale o un racconto usato dal maestro per aiutare il discepolo alla meditazione e quindi a "risvegliare" in lui una profonda consapevolezza e rivelare la natura ultima della realtà.
Karesansui: è un paesaggio secco, un giardino zen, spoglio, senza colori, che invita alla pratica della meditazione. Nella composizione di questi giardini, soprattutto a Kyoto, le rocce e le pietre, simboli di immutabilità, eternità, occupano un posto privilegiato. I giapponesi venerano gli elementi naturali come rocce, cascate, alberi che rappresentano i kami, le divinità. Nel taosimo i kami sono considerati esseri immortali. 
Kyudo: la via dell’arco. Lo scopo del tiro con l’arco non è quello di arrivare al bersaglio, ma di avanzare nella vita interiore. Allenarsi ad una performance esteriore serve al divenire dell’essere interiore. Durante questa pratica non si pensa al bersaglio, ma solo al gesto, si cerca di essere totalmente nel momento presente.  Si pratica per il solo spirito della ripetizione. 
Shodo: la via della scrittura. Attraverso la scrittura occorre vuotare lo spirito e rivelare il kokoro, lo spirito cuore, la vera natura, che va oltre l’essere. 
Zazen: è un raccoglimento meditativo da seduti per liberare la mente dall’ossessione delle immagini e idee, ed entrare in uno stato di lucidità perfetta.  Per Andrè Comte-Sponville, la migliore definizione dello zazen è la seguente “Non fare niente, ma a fondo”.   Lo zazen e la meditazione di piena coscienza non sono molto differenti, si tratta sempre di una filosofia seduta, silenziosa, e senza oggetto. 

Saggezza e meditazione sono in parte legati. Sono duemila anni che si medita, ma il primo profondo cambiamento avvenne negli anni ’60 e fu dovuto a diversi fattori.
Primo fattore: Il contatto con maestri autentici fu possibile grazie alla maggiore presenza in America e Europa di insegnanti asiatici, dovuto alle congiunture storiche particolari, diaspora di maestri zen dal Giappone dopo la seconda guerra mondiale, o quella di lama e tulku tibetani a seguito dell’annessione del Tibet alla Cina o dall’esilio per motivi politici come nel caso celebre di Thich Nhat Hahn. 
Anche grazie alla maggiore facilità con cui, a partire da questi anni era possibile recarsi in Oriente, India e Giappone. 
Secondo fattore: che ha permesso lo svilupparsi di un interesse più maturo nei riguardi delle pratiche contemplative buddhiste è stato il fiorire di una generazione di praticanti "ricettori", un gruppo di persone nate tra 1930 e 1950 di lingua inglese o conoscitori dell’inglese, iniziatori di una nuova fase del buddhismo, dei suoi adattamenti e sviluppi. Joseph Goldestein, Cristina Feldman, Jack Kornfield, Larry Rosenberg, Sharon Salzberg e Corrado Pensa hanno fatto un’opera di metabolizzazione. Dopo aver ricevuto gli insegnamenti, ne hanno saputo cogliere gli aspetti vitali per riformularli e trasmetterli agli occidentali nel rispetto dello spirito originario. Riformulazione e integrazione però non significa necessariamente sincretismo. Sebbene il linguaggio possa risultare lontano da quello tradizionale, allo stesso tempo, vi resta fedele nel profondo. L’insegnamento richiede un carisma particolare che alle volte non hanno neppure le persone progredite nel cammino interiore. Si usa il termine Pratyekabuddha, per indicare una persona realizzata ma non in grado di mostrare agli altri il cammino. Corrado Pensa fece la prima esperienza meditativa nel 1970 presso lo zen center di san Francisco sotto la guida di Suzuki Rosho. Il contatto con la vipassana avvenne nel 1975 con Jack Kornfield in California.
Negli anni ’60 entra in voga la meditazione trascendentale insegnata da Maharishi Mahesh Yogi, tinta di una spiritualità new-age con colpi di gong e incenso.  I suoi discepoli più famosi furono i Beatles.
Un altro importante cambiamento si ha negli anni ’80 quando Jon Kabat-Zinn che capisce che gli enormi benefici delle pratiche meditative potranno essere accessibili al grande pubblico, solo se queste pratiche sono laicizzate e semplificate. Jon Kabat-Zinn si inspirò alla pratica vipassana, per elaborare la mindfulnesspratica della piena coscienza, l’iniziazione a questa disciplina comporta otto sedute per otto settimane con un insegnamento progressivo e adattato agli occidentali. 
Questo triplo movimento (laicizzazione, semplificazione, codificazione) permetterà l’entrata della meditazione negli ospedali, faciliterà gli studi di validazione scientifica della meditazione.
I risultati favorevoli aiutano alla diffusione di questa pratica nel mondo delle cure mediche (Vedi l'ospedale Parpan a Toulouse), nel campo dell’educazione e dell’imprese.
La meditazione è un cammino nel quale si porta l’attenzione verso un certo numero di variabili (corporee, sensoriali e mentali) e questo movimento della mente è volontario. Per far si che si parli di meditazione questi esercizi devono essere deliberati, prolungati e ripetuti. Spesso meditare è percepito come un’attività intellettuale (riflettere su un soggetto) mentre la maggior parte delle pratiche meditative passano per il corpo. 
Ci sono una moltitudine di pratiche: alcune richiedono l’immobilità altre, a volte, il movimento. Spesso si associa la meditazione ad un quadro di convinzioni religiose mentre si può perfettamente praticare in un quadro laico. I punti comuni ad ogni pratica sono: 
1- non agire, 
2- concedere un tempo di ritiro, di silenzio, di lentezza, di continuità, durante il quale l’attenzione del praticante si stabilizza, 
3- non reagire alle stimolazioni esterne od interne  (rumori o pensieri ed emozioni), ma osservarli in maniera attenta e distaccata. 
Meditare deriva da meditari in latino, da mederi dare delle cure.  Le persone in salute che praticano regolarmente riescono a ridurre lo stress.  Sul piano psicologico meditare significa prendere del distacco dagli eventi e essere presente alla vita, riuscire ad aumentare il sentimento di benessere. 
Una pratica meditativa regolare permette di migliorare le difese immunitarie e si è constatato scientificamente che il fattore genetico può essere migliorato dalle nostre emozioni. Uno studio condotto ad Harward ha concluso che la meditazione regolare ed intensiva potrebbe compensare le nostre fragilità ereditarie. Nei nostri cromosomi ci sono dei cappucci protettori chiamati telomeri che ne frenano l’usura e che possono essere riparati da un enzima chiamato telomerase. 
Un altro studio importante sotto il nome di progetto Shamatha in California (Vedi link) ha dimostrato che la meditazione stimolava l’attività della telomerase e poteva frenare l’invecchiamento cellulare ed aumentare la longevità.
Per andré Compte Sponville "La saggezza è una forma di ricerca che tenta di non negare il reale. Il sapere guarda verso l’esterno, la saggezza all’interno".
Per un saggio zen "La saggezza non può fare a meno della conoscenza di sé, una conoscenza umile e esigente". 
La saggezza è un sistema esperto per la gestione delle conoscenze, come acquisirle e come utilizzarle. 
I criteri che possono essere utili  alla saggezza sono: contestualizzazione, relativismo dei valori, la tolleranza all’incertezza, saper ascoltare anche quello che ci dà fastidio. 
Saggezza e meditazione sono molto vicine, in Occidente per molto tempo abbiamo messo l’accento sul solo aspetto intellettuale mentre le saggezze orientali sono più attente all’equilibrio emozionale e corporeo. Cristophe Andrè, scherzando durante un'intervista, dice: "E' difficile proclamare la nostra saggezza nella quotidianità di fronte a persone che dividono la nostra intimità e che ci hanno visto tante volte “non saggio” ma si può sempre farlo credere davanti ad un pubblico anonimo". 
Gli insegnamenti buddhisti precisano che ci sono due vie: quella del rilassamento shamata (calma mentale) ma è importante che a questa sia associato il discernimento, vipassana (visione penetrante) e questa è molto vicina alla saggezza come è stata definita sopra. 
La meditazione apprende a non fissarsi sui pensieri preoccupanti ed emozioni negative ma a tollerare la loro presenza senza aderirvi mantenendo le distanze da esse. Molte forme di meditazione sono indirizzate sulla benevolenza e la compassione e gli studi mostrano che queste tecniche funzionano anche sui debuttanti modificando effettivamente il comportamento di aiuto e di apertura verso gli altri. 
Quando si pensa non si percepisce, quando si percepisce non si pensa” dicono i testi zen. 
La spiritualità è la vita dello spirito nel suo rapporto con l’infinito, l’eternità, l’assoluto, e  gli atei non hanno meno spiritualità che gli altri. 
L’occidente privilegia il logos (il discorso e la ragione), il soggetto (l’anima, l’ego, il cogito) e l’immutabile e la trascendenza. L’oriente privilegia il silenzio, l’immanenza, l’impermanenza, il buddhismo arriva anche a negare l’esistenza del sé, sia assoluto (Brahman) che relativo (atman).

Riferimenti:

Tara Michael,  Les voies du yoga,
Arnaud Desjardins,  Le lac des yogis - VHS ,
Matthieu Ricard e Tania Singer,  Verso una società altruista,
Sofia Stril-Rever, Phakyab Rinpoche, la meditazione salvò la mia vita,
Phakyab Rinpochè, I suoni tibetani che guariscono, https://www.phakyabrinpoche.org/index.php/it/ 
Tenzin Wangyal Rinpochè. MantraTerapia,  https://ligmincha.it/
Nida Chenagtsang, Programma per vivere la pace e la guarigione interiore,  
Catherine Despeux. La Cina bagna nel Qi, 
Cyrille J.D. Javary.  Le Yi Jing: le grand livre du yin et du yang, 
Taitaro Suzuki Daisetz, Lo zen e la cultura giapponese. Suzuki Daisetsu ha riscoperto lo zen negli Stati uniti e poi lo ha fatto conoscere nel mondo intero.  
Francois Lachaud, per la cerimonia del té, conosciuta anche come Chadō o Sadō,
Nicolas Fieve, La pace dei giardini, 
Pascale Senk, L'effet haïku: Lire et écrire des poèmes courts agrandit notre vie,
Leo Tamaki, L’Aikido. Lo zen e il movimento,
Jacques Castermane, Il Kyudo, dimenticare il bersaglio, Comment peut-on être zen ? http://www.centre-durckheim.com/
Anne Cheng. La storia del pensiero cinese,
Isabel Ratié, professore alla Sorbona, lingua e letteratura sanscrita,
Swami Kailasananda direttrice dell’ashram di Neuville-aux-bois vicino Orleans, 
Chogyam Trungpa scappato dal Tibet, ha introdotto il buddhismo tibetano in USA e Gran Bretagna. 
Fabrice Midal, filosofo e specialista del buddhismo, professa un buddhismo laico, 
Il Tai-chi nel 2008 è stato presentato come disciplina olimpica, 
Ursula Gauthier, giornalista, sinologa francese,
Simposio di Ricerca Scientifica sul Qigong per la salute all'ospedale “de la Pitié – Salpêtrière”.

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