giovedì 11 novembre 2021

Il Sé esiste o non esiste?

 L'argomento del sè o di chi sono io è un argomento molto dibattuto in filosofia, i grandi mistici indiani come Nisargadatta Maharaj e Ramana Maharshi i cui libri  "Chi sono io?" , e "Io sono quello"  minano qualsiasi certezza. Anche il buddhismo con il secondo insegnamento di Buddha, il primo è stato quello sulle quattro  nobili verità, tratta l'argomento del  Non-sè.

Per il buddhismo al centro di questo mondo c'è l'illusione dell'esistenza di un 'sé', l'illusione che ci fa credere di esistere come qualcosa di individuato e separato dal tutto. É un po' come se un'onda credesse di esistere separatamente dal mare. Le onde si raccolgono, si infrangono, si rimescolano nel mare e l’acqua stessa che le forma non è mai la stessa.  
Alla base di questa illusione primaria c'è l'ignoranza: uno stato di offuscamento in cui non siamo in grado di percepire la vera realtà delle cose.  Perduti in questo ciclo del samsara, dell'esistenza illusoria, gli esseri si trascinano di vita in vita.   Tutto ciò che esiste è privo di sé, è vacuità (la vacuità ultima dei fenomeni intrinsechi),
Quindi l'unico modo che abbiamo per annullare tutto ciò, è quello di ottenere la comprensione dell'impermanenza e vacuità o 'Emptiness", che è la realtà ultima. Nāgārjuna, asserisce che, poiché nessun fenomeno possiede una natura indipendente, si può dire che tutto ciò che esiste è vuoto. L'esperienza della vacuità è la via che porta al "Risveglio". Perciò, bisogna capire bene l'origine dipendente. 
L'obiettivo del buddhismo è quindi arrivare al  risveglio, alla bodhi, all'illuminazione o liberazione. 'Risveglio' significa superare lo stato della nostra coscienza ordinaria.  La nostra ordinaria percezione del  mondo è  fondamentalmente 'illusione' come è  illusione l'esistenza di un 'sé', come qualcosa di individuato e separato dal tutto.
Il Dhammapada, il 'Cammino del Dharma', uno dei testi fondamentali del buddhismo conferma ciò ai seguenti versi:
 277.  Ogni cosa esistente è impermanente. Comprendendo ciò, vai al di là della sofferenza. Questo è il cammino della purezza.
278. L’esistenza è sofferenza. Comprendendo ciò, vai al di là della sofferenza. Questo è il cammino della purezza.
279. Nessun essere è dotato di un sé.

Bisogna fare un'importante distinzione tra due modi diversi di cercare di capire l'idea del Non-Sé.      Uno è il modo che potremmo chiamare intellettuale, cercando di arrivare ad un'idea sul sè attraverso la ragione.  L'altro è una comprensione esperienziale. Cioè, sedersi e meditare, e alla fine, forse arrivare a percepire la verità della dottrina, vedere la verità del non sé, convincersi che non c'è nessun sé in noi. 

Il buddhismo considera l'essere umano composto di cinque aggregati (skandha): forma, sensazioni, percezioni, formazioni mentali e coscienza. Il termine Anatman (sanscrito) o Anatta (pali) è usato come aggettivo, specificando l'assenza di un sé permanente e immutabile o di un'anima in ciascuno dei costituenti dell'esistenza empirica: i cinque aggregati (skandha)

Il Buddha dice che il sé non è costituito da nessuno dei 5 aggregati.  Il sè non è né coscienza (vijnana), né forma (o immagine materiale, impressione) (rupa), né le nostre sensazioni o sentimenti (vedana), né le nostre percezioni (samina), né la nostra attività mentale, formazioni mentali o emozioni (sankhara) perché tutti i cinque aggregati sono impermanenti.   Se eliminiamo tutti gli aggregati, cosa rimane in un individuo?
E quindi possiamo dedurne che, il Buddha deve aver pensato che il sé abbia una proprietà all'incirca opposta all'impermanenza. Quando noi pensiamo al sé, in un modo comune, sensitivo, pensiamo a qualcosa di solido, una specie di essenza che dura nel tempo. Ma non è quello che i buddhisti  asseriscono.  Il sé potrebbe riguardare il controllo, essere in un certo senso, una sorta di nucleo solido che persiste nel tempo. E ciò manca in tutti gli aggregati. Questo potrebbe significare che c'è anche un controllore all'interno del sé. Ciò che Buddha dice nel sermone, non lo esclude.
La mia posizione è che esiste qualcosa che va al di là dei cinque aggregati, ma non lo chiamerei Sé individuale, è una parte del tutto, un'onda del mare, o l'atman che è la scintilla del Brahman indiano.  Come direbbe Ramana Maharshi "La mente proietta il mondo fuori di sé e lo risolve di nuovo nel Sé. Quando la mente esce dal Sé, appare il mondo. Pertanto, quando il mondo appare, il Sé non appare; e quando il Sé appare, il mondo non appare."   ...      Per arrivare a sperimentare la felicità, il Sè superiore, si dovrebbe conoscere se stessi. Per raggiungere questo obiettivo, il mezzo principale è il sentiero della conoscenza, la ricerca, l'indagine nella forma di "Chi sono io?".     "Non sono il corpo, non sono i cinque organi di senso, non sono i cinque organi di azione, non sono le cinque energie vitali. Non sono nemmeno la mente che pensa, né la memoria. Dopo aver negato tutto questo, rimane solo quella Consapevolezza: Quello sono io. Immortale coscienza".

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