𝘋𝘢𝘪 𝘥𝘪𝘴𝘤𝘰𝘳𝘴𝘪 𝘥𝘪 𝗧𝗵𝗶𝗰𝗵 𝗡𝗵𝗮𝘁 𝗛𝗮𝗻𝗵
Il vero Amore contiene l'elemento della gentilezza amorevole, che e' la capacità di offrire felicità. Per rendere felice una persona bisogna esserci. Si dovrebbe imparare a guardarla, a parlarle. Rendere un'altra persona felice e' un'arte che si impara.
Un secondo elemento che costituisce il vero Amore e' la compassione, la capacità di togliere il dolore, di trasformarlo nella persona che amiamo. Anche in questo caso bisogna praticare il guardare in profondità, per riuscire a vedere che tipo di sofferenza ha in sé quella persona. Spesso avviene che l'altra persona, compresa e sostenuta, sarà in grado di affrontare più facilmente le difficoltà della sua vita, perché sentirà che siete dalla sua parte.
Il terzo elemento e' la gioia. Il vero Amore vi deve portare gioia e felicità, non sofferenza giorno dopo giorno.
Il quarto e ultimo elemento e' la libertà. Se amando sentite di perdere la vostra libertà, di non avere più spazio per muovervi, quello non e' vero amore.
Gli esseri umani hanno tempo di maturazione diversi, ed è difficile essere consapevoli, ed è difficile agire con leggerezza. Mettere in pratica le bellissime parole sopra riportate, senza togliere energia e bellezza all'amore non è semplicissimo e bisogna credere prima di tutto in sé stessi e poi nell' altro. Se non si è in pace con se stessi, è difficile amare e prendersi cura dell'altra/o.
L'amore è un mistero,
che accade, come le alte maree, come lo sbocciare di un fiore. Non nasce
da una aspettativa... Accade... E quando accade e si assapora il
miracolo, solo allora si possono mettere in pratica gli insegnamenti di Thich Nhat Hanh.
Le quattro verità dell’esistenza: la sofferenza - 𝗧𝗵𝗶𝗰𝗵 𝗡𝗵𝗮𝘁 𝗛𝗮𝗻𝗵
Il dolore può anche essere inevitabile, ma il fatto di soffrire o meno dipende da te. Soffrire è una scelta, tu scegli se soffrire o meno. Nascita, vecchiaia e malattia sono naturali. È possibile non soffrire a causa loro, quando hai scelto di accettarle come parte della vita.
Puoi scegliere di non soffrire benché vi siano dolore o malattia. Come vedi la vita e la tua particolare situazione dipende dal tuo modo di guardare.
Se osserviamo a fondo la nostra sofferenza possiamo chiederci cosa abbiamo fatto, o stiamo tuttora facendo, per contribuirvi. Questo non significa che la nostra sofferenza non sia reale, solo che possiamo attenuarla invece di accentuarla e possiamo persino trasformarla.
Il Buddha ha detto che non dovremmo amplificare il nostro dolore esagerando la situazione. Ha usato l’immagine di qualcuno che viene colpito da una freccia. Quando arriva anche la seconda freccia, il dolore non solo raddoppia ma può essere dieci volte più intenso. Dunque, quando siamo in preda alla sofferenza, fisica o mentale che sia, possiamo riconoscerla come tale ma non abbiamo bisogno di esasperarla. Possiamo respirare insieme con essa. Inspirando so che sto soffrendo. Espirando sorrido alla mia sofferenza.
Possiamo benissimo fare amicizia con la nostra sofferenza, nell’ambito del nostro sforzo per trasformarla. Se riusciamo a riconoscerla e a chiamarla con il suo vero nome possiamo fare pace con essa e smettere di soffrire così tanto.
Quando vediamo il dolore nel mondo causato da tutta la sofferenza che c’è, proviamo il desiderio di aiutare il mondo a soffrire meno. Ma cominciamo con noi stessi. Prima dobbiamo creare pace in noi stessi e alleviare la sofferenza dentro di noi, perché rappresentiamo il mondo. Pace, amore e felicità cominciano con noi.
La sofferenza che vediamo fuori, nel mondo, si riflette nella sofferenza, paura e rabbia all’interno. Perciò quando ci prendiamo cura di noi stessi stiamo facendo il primo passo verso il prendersi cura del mondo.
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