Tiziano Terzani (1938 -2004) in questo testo Un altro giro di giostra, viaggio nel male e nel bene del nostro tempo, racconta gli ultimi anni della sua vita, dopo che gli era stato diagnosticato un tumore allo stomaco. Vedi link http://www.tizianoterzani.com
Terzani in questo testo si pone anche domande sulla nostra civilizzazione, e sul modo di vivere all'occidentale.
Uno
studio della London School of economics sulla felicità asseriva che gli
americani erano al 46 posto. Quando vivevo a New York, a volte avevo
l’impressione che a goderci la bellezza della città eravamo in pochi,
gli altri mi parevano impegnati solo a sopravvivere. La maggior parte
della gente parlava di soldi, conflitti e di problemi. La vita diventava
un continuo proteggersi da qualcuno o da qualcosa. Vedevo intorno una
grande infelicità. Da un po’ di tempo si è sviluppata la perversa idea
di eliminare le differenze, più le donne sviluppavano muscoli ed
arroganza, più gli uomini si facevano impauriti e titubanti. Mi venivano
spesso in mente le donne indiane, ancora oggi così femminili, così
diversamente sicure di sé, così più donne a quaranta o cinquant’anni che
a venti. Mai sole, sempre parte di un contesto familiare, parte di un
gruppo, mai abbandonate a se stesse.
Nel Ladakh molte malattie non
esistono, le persone vivono all’aria aperta, fanno esercizi fisici
camminando e lavorando tutto il giorno, ed hanno una grande pace
d’animo. Questa società è descritta da Helena Norberg Hodge nel suo bel
libro Futuro arcaico.
Invece la società americana, nonostante
le pretese di democraticità, è ancora una società divisa ed ineguale. E’
il prezzo che dobbiamo pagare al progresso, per andare avanti, ma dove?
Una società, fatta di gente più mutata di me, e che stava
progressivamente impazzendo.
Trovare una cura per il cancro è più facile che trovarne la causa.
Così si continua a respirare, a mangiare, a lavorare, a vivere nelle
stesse condizioni che, indubbiamente provocano il cancro, ma non si fa
nulla per cambiare queste condizioni. Con la scoperta della malattia, io
e mia moglie appartenevamo a due mondi completamente diversi, io a
quello dei malati.
Il solo pensiero di una persona, la cui esistenza
giustifica la propria, è di per sé una medicina che prolunga la vita. La
distanza che si crea tra i sani e i malati mette alla prova i rapporti
tra le persone, la malattia rompe un ordine. Tra le storie di
malattie, Terzani presenta l'autografia dello scrittore Paul Zweig, che quando si ammala di tumore, la moglie lo abbandona e gli presenta la richiesta di divorzio.
L’Occidente
è al momento, il miglior punto di partenza per raggiungere
l’illuminazione. Mai, in nessuna parte del mondo, l’uomo è stato così
vicino al Nirvana come lo è oggi in America: qui si capisce bene il significato del vuoto,
del nulla; siamo nulla, le nostre relazioni umane sono nulla e
prendiamo chiunque altro per nulla. Salutiamo chiunque incontriamo: Hei
John, Hei Jim. Si certo, siamo calorosissimi nel salutarci, ma in verità
non ci importa nulla dell’altro.
La società in cui viviamo è demenziale
perché il nocciolo è fatto di puro materialismo, nega quello che noi
siamo: i resti di tante vite. C’era una fronda di persone che non
accettava la banale materialità del vivere quotidiano, che aspirava ad
altro, che, anche assurdamente, cercava altre vie, gente che a suo modo
resisteva. Questa ricerca è sfociata nella new age. Il New York center
era diventato il supermercato dell’alternativo, proponeva vari corsi,
meditazione, ecc.
I sufi, i mistici mussulmani influenzati dal
buddhismo e dall’induismo, nei balli dervisci, grazie alle vertigini
provocate dal continuo roteare e volteggiare, creerebbero uno stato
d’estasi e metterebbero l’uomo in diretto contatto con il divino. Il
ruotare è la condizione fondamentale dell’esistenza, intorno all’atomo
ruotano protoni e neutroni, nel cosmo ruotano gli astri, i pianeti e le
stelle, noi ruotiamo sulla terra.
Il divino mancava anche a me che, fino ad allora, non ne avevo sentito un gran bisogno.
A New York vedevo nelle palestre decine di uomini e donne che correvano,
correvano restando però li dove erano, giovani che correvano a smaltire
frustrazioni e grasso, questa immagine sembrava riassumere tutto il
senso di quella civiltà: correre, correre, andare per non arrivare da
nessuna parte.
Mi ricorda la storia che mi raccontò il
fratello del Dalai Lama: nel 1950 una delegazione di tibetani che
stavano visitando Londra, con i loro accompagnatori si ritrovarono nella
metropolitana, e videro uomini vestiti di nero, una folla accalcata nei
corridoi, e nessuno sorrideva: Il capo della delegazione tibetana pieno di compassione chiese: Cosa possiamo fare per voi?
Adesso
forse quei tibetani non esistono più e forse sognano solo di vivere a
Londra ma la domanda di fondo resta, “Chi è più primitivo? Noi o loro?
Tutto
quel che vedevo a New York mi pareva perverso: una società in cui non
si rispetta niente e nessuno, ma in cui tutti credono di essere liberi e
di avere diritto a tutto, per finire soli e tristi.
Una vita
normale? Era l’ultima cosa che volevo fare, ero convinto che il cancro
era legato alla vita che avevo fatto prima. Adesso pensavo diversamente,
sentivo diversamente. Il mio rapporto col resto del mondo era ormai
diverso.
Quando Terrzani fu ospite di Kofi Annan il segretario delle
nazioni unite e di sua moglie, gli chiese di rimettere la moralità
avanti alla politica e all’economia. Bisognava che qualcuno parlasse di
istanze più alte della propria famiglia, della propria azienda o del
proprio paese. Lui era in una posizione unica per farlo. Avevano
entrambi 60 anni, e questo è il momento della vita in cui ci si può togliere dalla mischia e si possono guardare le cose dall’alto. Questo è il momento in cui, qualunque sia il suo ruolo, un uomo deve fare quel che è giusto e non quello che gli conviene.
Il senso del viaggiare, l’andare continuamente fuori in cerca di
qualcosa era semplice, io non avevo niente dentro di me, ero vuoto. Non
avessi viaggiato, non avrei avuto niente da raccontare, niente su cui
riflettere. Viaggiare mi esaltava, mi ricaricava, mi dava da pensare, mi
faceva vivere.
Il viaggio è considerato anche un mezzo di crescita
spirituale, i sadhu, i santi mendicanti, debbono essere come l’acqua e
muoversi in continuazione.
Secondo la Terapia regressiva del dottor
Brian Weiss, un malanno come il mio di oggi ha le sue radici in qualche
trauma subito anni fa.
Forse ero solo stanco, ma il pensiero che fosse venuto anche per me il momento di fermarsi non era più così ripugnante.
L’America ci avvelena con la sua cultura globalizzata dell’ultra
materialismo, e l’America ci offre come antidoto la sua controcultura
spirituale della new age. A noi tocca consumare o l’uno o l’altro.
L’irrazionale, come soluzione allo strapotere della ragione, elimina le
ultime tracce di buon senso: E la fine del buon senso è la fine della
libertà.
L’unico modo per non farsi consumare dal consumismo, è
quello di digiunare, digiunare da qualsiasi cosa che non sia
assolutamente indispensabile, digiunare dal comprare il superfluo.
L’idea degli economisti che solo consumando si progredisce è pura
follia. Gandhi diceva “La terra ha abbastanza per il bisogno di tutti,
ma non per l’ingordigia di tutti”.
Basta rinunciare a una cosa oggi,
un’altra domani. Basta ridurre i cosiddetti bisogni di cui presto ci si
accorge di non averne affatto bisogno. Questo sarebbe il solo modo di
salvarsi. Questa è la vera libertà: non la libertà di scegliere, ma la libertà di essere. Quello di cui abbiamo bisogno oggi è la fantasia per ripensare la nostra vita. Occorre l’ardire di inventare qualcosa di nuovo.
In
India nel cinquantesimo anniversario di Gandhi, fu chiesto ai bambini
delle scuole elementari Cosa faresti se tu avessi il potere assoluto nel
paese?
Le risposte più frequenti furono: “darei casa ai poveri,
farei pulire le strade, eliminerei i politici corrotti, pianterei più
alberi, ridurrei la popolazione”.
L’Oriente diventava sempre di più
una brutta copia di casa nostra e quel tesoro di diversità che ci aveva
attratto, stava rapidamente scomparendo soffocato dal progresso.
Solo
in India le forze dello spirito sembravano ancora fare quadrato contro
quelle della materia. Oriente e Occidente erano state due diverse
visioni della vita: una basata sull’esplorazione del mondo interiore,
l’altra tutta diretta al dominio del mondo esterno. La speranza era di
quella di creare una sinergia tra i due mondi.
Invece la forza materiale della visione occidentale ha travolto quella orientale e l’Asia.
Quale è la situazione del mondo attuale? Il
marxismo è stato il Titanic che si è scontrato con un iceberg ed è in
poco tempo affondato, i sopravvissuti, nel buio della notte hanno visto
le luci scintillanti di un altro transatlantico che passava, hanno
nuotato verso quello e si sono salvati. Ora tutti ballano insieme nel
salone delle feste al ritmo della stessa orchestra. Ma anche quel
transatlantico, il capitalismo, è un Titanic che navigando nello stesso
mare, finirà presto per schiantarsi contro un altro iceberg.
Io spero nell’affermarsi di una nuova coscienza. Il grande pericolo del momento è la rinuncia alla speranza.
L’incubo
di Confucio si è realizzato: Anche in Cina i mercanti sono al potere ed
ora non c’è più alcun rispetto per i sapienti o i sacerdoti. Dalla Cina
tradizionale ho preso quello che ho potuto, l’arte del tè, il qi gong,
la medicina, l’erboristeria, il taoismo.
Negli Stati Uniti, il
centro Commonweal è un centro per malati di cancro. Qui ho partecipato
ad un corso avente come fine il ridurre l’angoscia provocata dalla
malattia. Ed ho scoperto la differenza tra la cura e la guarigione; la
cura è soprattutto fisica e viene da fattori esterni, la guarigione è il
processo con cui si ristabilisce l’equilibrio della persona ammalata.
Tutti
i partecipanti erano in situazioni personali instabili e segnate da
grandi delusioni e conflitti. Con quale metro si misura la ricchezza di
avere nella propria vita una persona su cui poter contare, e con cui
sarebbe bello invecchiare?
Nella meditazione si cerca di trovare nel
silenzio, quello spazio di pace nel quale poterci rifugiare. Un luogo
sacro dove infinito e finito si incontrano.
In tutta la vita ho
sempre avuto un problema con il Noi, con quel naturale tentativo che
l’uomo è solito fare per sentirsi parte di una comunità. Quel Noi mi ha
sempre messo in disagio. Provavo la stessa cosa con i partecipanti al
ritiro, ma non per arroganza. Non riuscivo a sentirmi parte di quella
che Albert Schweitzer, chiamava la comunità di quelli segnati dalla
sofferenza. Non
avevo mai pensato seriamente alla morte. Per spiegare la morte Terzani fa
ricorso ad un Episodio del Mahabharata. I cinque fratelli Pandava
stavano andando a caccia, si fermano esausti, il primo va allo stagno e
non ritorna, così il secondo, il terzo, il quarto. Il quinto va allo
stagno e trova una cicogna che gli dice, "Se bevi morirai come i tuoi
fratelli. Rispondi alla mia domanda. Dimmi quale è l’aspetto più sorprendente della vita?"
Il giovane Pandava rispose: "Che l’uomo vede la morte mietere innumerevoli vite intorno a sé, ma non
pensa mai che la morte verrà anche per lui". Rispose toccando i
cadaveri dei suoi fratelli. La risposta è esatta, l’incantesimo è rotto e
i suoi fratelli ritornano in vita.
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