sabato 11 dicembre 2021

Un viaggio nel XX secolo - Tiziano Terzani

Tiziano Terzani (1938-2004) nel libro La fine è il mio inizio, come padre racconta al figlio il grande viaggio della vita. Questo testo è anche un viaggio nel XX secolo, nelle "società moderne che disumanizzano l’uomo". Terzani si rese conto che "il Progresso è un andare avanti distruggendo e creando sempre qualcosa di nuovo".

Tiziano Terzani, sapendo di essere arrivato alla fine del suo percorso, parla al figlio Folco di cos’è stata la sua vita e di cos’è la vita: «Se hai capito qualcosa lo vuoi lasciare lì in un pacchetto», dice. Così, all’Orsigna, sotto un albero a due passi dalla gompa, la sua casetta in stile tibetano, in uno stato d’animo meraviglioso, racconta di tutta una vita trascorsa a viaggiare per il mondo, alla ricerca della verità. E cercando il senso delle tante cose che ha fatto e delle tante persone che è stato, delinea un affresco delle grandi passioni del proprio tempo. Ai giovani in particolare ricorda l’importanza della fantasia, della curiosità per il diverso e il coraggio di una vita libera, vera, in cui riconoscersi.  Questo libro è un testo unico, che racchiude tutti i suoi libri precedenti, ma anche li precede e li supera. «Se mi chiedi alla fine cosa lascio, lascio un libro che forse potrà aiutare qualcuno a vedere il mondo in modo migliore, a godere di più della propria vita, a vederla in un contesto più grande, come quello che io sento così forte.» 

Terzani affronta la morte (questo momento lui lo chiama lasciare il corpo) con la serenità di chi non lotta più, felice di un’esistenza fortunata, ricca di avventura e amore. Riconosce che a volte i desideri sono una forma di schiavitù.
Terzani racconta: "Il potere mi è sempre stato alieno, La famiglia mi ha trasmesso valori molto forti come l’onestà e la dignità. Si studiava perché ci si sentiva incaricati di una missione, agire sulla società malata, distrutta, ingiusta e provare a cambiarla".

In quel periodo il terzo mondo veniva decolonizzato e c’erano solo due alternative ideologiche: Mao o Gandhi.  Nel 1965 al XX congresso del PCUS Krusciov rivela i crimini di Stalin. Nello stesso periodo c'è la guerra del Vietnam e la liberazione di Cuba da parte di Fidel Castro e Che Guevara.
Terzani inizia a lavorare all’Olivetti, conosce Pasolini, e nel 1967 a New York inizia a studiare cinese. Viene ucciso Che Guevara  e scoppia il maggio francese nel 1968 a Parigi.
Ottiene il tesserino da giornalista professionista ed inizia a lavorare con il giornale tedesco Der Spiegel.
Nel 1971 a 33 anni parte per Singapore, per seguire la guerra in Vietnam e Indocina. Nel 1972 si stabilì a Singapore come base per i suoi servizi giornalistici. Alla fine del 1975 si trasferì con tutta la famiglia a Hong Kong.
Nel 1975 avviene la presa di Saigon, e la riunificazione del Vietnam da parte di Ho Chi Minh.

La forza del giornalismo era la sua indipendenza e Terzani voleva viaggiare per il mondo alla ricerca della verità, che solo dopo molti anni, si rese conto che non esiste.
Sempre nel 1975 i khmer rossi conquistano Phnom Pen in Cambogia.
Il colpo di stato contro Gorbaciov pone fine all'Unione Sovietica e al sogno del comunismo. Il marxismo leninismo è stata l’arma del momento di molti movimenti nazionalisti e indipendentisti dell’Asia, un’arma ideologica che dava disciplina e una struttura di riferimento.  Oggi il riferimento al comunismo è stato sotituito con  l’Islam fondamentalista  di AL Qaeda.  Terzani riconosce nella follia di Mao, Stalin, Pol Pot, una grande ed abberrante logica che manca totalmente al fondamentalismo islamico.
Nel 1978 i vietnamiti entrano in Cambogia e rovesciano i khmer rossi e occupano il Paese.
Terzani, dopo questa disamina storica, conclude che il XX secolo è’ stato un secolo di spaventose delusioni, anche per questo oggi, c’è questo grande disorientamento perchè non c’è più niente a cui attaccarsi minimamente.

Poi Terzani parla della sua esperienza in questi Paesi del Sud-Est asiatico dove ha svolto le funzioni di giornalista. In Cambogia racconta l'uso massiccio dell’oppio che è stata un’esperienza che ha segnato molte persone. In Cina, è  stato tra i primi giornalisti ad intervistare Hua Guofeng il successore di Mao.  Nel libro mette il evidenza il razzismo dei cinesi nei confronti di quelli che non sono della razza Han.  Racconta anche della sua visita del Potala a Lhasa in Tibet.
I viaggiatori, fonte di ispirazione per Terzani sono stati: Harry Franck, Karkgren, Scidmore, Sven Hedin che erano esploratori e gente di grande cultura. Alla base del viaggio c'è il motto : "Bisogna conoscere per trovare".

Terzani parla anche dei libri: "I libri erano i miei migliori compagni di viaggio, Stavano zitti quando volevo che stessero zitti, mi parlavano quando avevo bisogno che mi parlassero. Un compagno di viaggio invece è difficile perché impone la sua presenza, un libro no, tace. Ma è pieno di belle cose".  Tra i libri citati da Terzani troviamo:

  • The Quiet american, l’unico grande romanzo che è stato scritto sulla prima guerra di Indocina.
  • Peking, the city of lingering splendour.
  • My life as explorer - Swen Heidin.

Dopo un viaggio preliminare per Der Spiegel tra fine del 1979 ed i primi giorni del 1980, Terzani riuscì a stabilirsi definitivamente a Pechino come primo corrispondente di un magazine occidentale. Terzani ha fatto studiare i figli nella scuola cinese  per conoscere realmente la Cina, ha imposto loro la Cina. In Cina esisteva la delazione, e si viveva con la paura di essere ascoltati e spiati. L’immagine della Cina eroica, lavoratrice faceva acqua da tutte le parti. Scoprì che la vita dei cinesi in quel periodo è stata un incubo. Mao prende il potere nel 1949 e nel 1966 comincia la rivoluzione culturale.
C’è una natura umana che è individualista, che è egoista e non accetta la limitazione dei propri diritti. Così quelli che credono nel sistema  arrivano alla violenza per reprimere quelli che lo minano. Per questo ci sono stati i massacri di Pol Pot, i gulag sovietici, i campi di lavoro cinesi.
Poi in Cina, nel 1978,  prende il potere Deng Xiaoping che dice Essere ricchi è glorioso e Terzani osserva questi avvenimenti e pone la seguente domanda: "Cinquanta anni di storia e di morti per nullaDeng Xiaoping dopo avere ricoperto ruoli direttivi nel Partito Comunista Cinese a più riprese nell'era di Mao Zedong, divenne leader de facto della Cina dal 1978 al 1992. Era conosciuto come il "capo architetto" della riforma economica cinese.   A partire da Deng Xiaoping  la Cina diventa una brutta imitazione di Hong Kong dove tutti corrono a fare soldi. Saigon  diventerà una città occidentale. Allora a che servono tutte queste rivoluzioni?
La guerra di Mao, forse era più che giusta, ma per arrivare a cosa?
Terzani arriva a dire: "Per me queste rivoluzioni non servono e da qui il passo verso l’unica rivoluzione che serve, quella dentro di te". 
Vedi che le rivoluzioni si alternano e si ripetono in maniera costante, perché al fondo c’è la natura dell’uomo. Se l’uomo non cambia, se l’uomo non fa questo salto di qualità, se l’uomo non rinuncia alla violenza, al dominio della materia, al profitto, tutto si ripete, si ripete, si ripete.
Poi viene arrestato dalla polizia cinese, e poi espulso e si trasferisce in Giappone.
Il Giappone  era molto diverso dalla Cina, il Giappone rappresentava l’aspetto positivo di questo continente, rappresentava l’Asia che ce l’aveva fatta ad uscire dal sottosviluppo e a diventare moderna. Terzani dice: "Venivo dalla civiltà della grandezza della Cina alla cultura del piccolo e del dettaglio in Giappone, dove tutto è raffinato; questa cultura mi angosciava, solo nella morte sentivi la grandezza".
In Giappone si  entra in contatto non con delle persone, ma con il ruolo che svolgevano nella società.
Rendendosi conto che con le loro forze e con le loro tradizioni non sarebbero mai riusciti a resistere all’Occidente, i giapponesi decisero che l’unico modo di sopravvivere era di occidentalizzarsi.
L’imperatore Meiji (1867-1912) persegui con tenacia l’occidentalizzazione, venivano invitati stranieri chiamati yatoi, perché insegnassero a fare le cose all’occidentale, fino a diventare una grande potenza economica e militare.
Si assiste all'allegro suicidio dell’Asia in favore di un modello di sviluppo occidentale per il quale questi Paesi rinunciano al proprio. Abbiamo fatto credere loro che la modernità, può essere solo di tipo occidentale.
Il  Giappone oggi è diventato una società disumanizzata, dove c’è un modo di vivere spaventoso, orari di lavoro inconcepibili nelle fabbriche e nelle aziende.
Le società, le civiltà si valutano non solo per la loro struttura economica, ma soprattutto dal tipo di uomo che producono e dal tipo di vita che gli fanno fare. I piccoli negozi devono lasciare il posto a fabbriche o supermercati, e così sta succedendo anche in Italia.
Terzani racconta: "Lì è cominciata la storia della mia depressione, l’angoscia davanti alla società moderna che disumanizza l’uomo".  La famiglia di Terzani viveva in una piccola casa nella foresta Daigo ai piedi del monte Fuji.
Nel 1990 per Der spiegel si trasferisce a Bangkok per creare un nuovo ufficio da dove seguire le vicende dell’Asia, la situazione in Birmania, la guerra delle tigri Tamil in Sri Lanka. La famiglia Terzani viveva in una piccola casa, dove nel giardino risiedeva una tartaruga gigante, l’ultimo grido di un’Asia che stava scomparendo.
Racconta che ha continuato a viaggiare in Asia nel 1993 con mezzi pubblici, dormire in alberghi che costavano meno di cinque dollari, perché un indovino aveva previsto che sarebbe morto se avesse preso un aereo.  In quel periodo si mise di nuovo a scrivere articoli  e  a raccontare quell’Asia che mi aveva affascinato, quella delle superstizioni, delle storie fantastiche, della tradizione. In questo periodo ha fatto un corso di meditazione con John Coleman, in un ashram dove si mangiava vegetariano,  e si partecipava alle sedute in totale silenzio. Racconta questa esperienza in questo modo: "Nella meditazione il problema, non è stare seduto, ma entrare in una dimensione interiore in cui senti che le cose non sono come appaiono, che c’è un altro livello.  Concentrandoti e lasciando fuori tutto quello che è fuori,  piano piano rimane ed emerge questo nucleo vuoto, che sei tu. Quel tu,  che è parte di questa cosa, che non è nemmeno l’umanità, è il cosmo. E quando cominci a vederle così, le cose cambiano".
Nel 1994 con la scrittura del libro Un indovino mi disse Terzani comincia a staccarsi dal giornalismo.
Ancora Terzani racconta: "Non ho mai avuto un grande amico nel senso dell’amicizia come sponda e rifugio, ho avuto molti compagni di gioco e di viaggio, ma non delle vere presenze che avevano un grande valore nell’economia della mia esistenza".
"Tua madre era il contrario di tutto quello che erano le altre. Eravamo orgogliosi, perché sapevamo di avere qualcosa che i soldi non comprano ed era la cultura. Tua madre è stata quella che il grande poeta bengalese descrive come il palo al quale l’elefante si fa legare con un filo di seta. E’ stata il grande punto fermo della mia vita. Non l’ho mai messa in dubbio. E’ stata una grande compagna, compagna di viaggio, una grande amica, consigliera, partner di tutto".
"Ci sono tre cose importanti nella mia vita: l’Orsigna, Der Spiegel e la mamma"
.
Terzani in questo periodo è stato anche nel Nepal, nella regione del Mustang, che era una isolata regione, alle pendici dell'Himalaya, dove è andato a cavallo fino a Lomantang la capitale.
Durante questi anni si rese conto che "il Progresso è un andare avanti distruggendo e creando sempre qualcosa di nuovo".   La testa di ponte per lo sbarco della modernità è spesso la medicina. Anche lo stesso giornalista, mette in moto quel processo di modernizzazione di quei posti semplicemente andandoci, con giacca a vento ed  occhiali da sole, che diventano un'aspirazione per le persone.
In Asia oggi resta solo la Birmania attaccata alle tradizioni, se Aung Suu Kyi prenderà il potere, con la democrazia, la Birmania diventerà come la Thailandia, piena di bordelli, grattacieli, coca cola e jeans.
In Cina adesso hanno tutti la cintura di Pierre Cardin, i cinesi che avevano scoperto  che, secondo il Taoismo, non bisognava mai legarsi niente attorno alla pancia perché ferma il Qi, l’energia vitale.
Con il progresso eliminiamo la diversità che è il fondamento della vita. Adesso i tedeschi vengono in elicottero per visitare il Mustang.
Come dicono i sadhu, "se non vai a piedi dove vuoi andare, non vedrai quello che vuoi trovare".
Se guardiamo oggi la nostra vita, ci accorgiamo che non è più felice di quella degli uomini del Mustang.
Dov’è la via di mezzo allora?
Oggi la società contemporanea è caratterizzata dalla mancanza di eroi, la mancanza di grandi uomini. Non ci sono più figure come Madre Teresa, Albert Schweitzer,  pianista e filosofo, a 40 anni si mette a studiare medicina per andare ad aprire un’ospedale in Africa, o Bernard Russel.
Restano pochi esempi di una vita misteriosa.  Come quel vecchio che Terzani ha incontrato in cima all’Himalaya, che con un tocco magico ti permetteva di intravedere per un attimo quello che non hai mai visto. E una volta che l’hai visto non puoi più vivere normalmente.

Oggi qualsiasi idea, se si istituzionalizza si incancrenisce. L’idea del socialismo era semplice: creare una società in cui non ci fossero padroni che controllano i mezzi di produzione con i quali impongono la schiavitù alla gente.  Il comunismo ha invece tentato di istituzionalizzare l’aspirazione socialista creando istituzioni e controlli.
Speriamo che l’idea del socialismo sopravviverà a questo periodo egoista e capitalista.
Poi Terzani parla della sua Himalaya, dell'Orsigna in Toscana, l’abetone dei poveri, dove passava le vacanze quando era bambino e dove ha deciso di finire i suoi giorni.  Tutti i posti all’Orsigna hanno una storia magica, come in India o Tibet dove ogni sasso è un dio, e su ogni pietra trovi un’iscrizione.
Racconta: "trovo bello finire il mio viaggio in questo posto dove a suo modo con la magia ha qualcosa a che vedere".  "Questo mondo è una meraviglia. E se riesci a sentirti parte di questa meraviglia, cosa vuoi di più.
Io ho sempre cercato un altro punto di vista, Viviamo delle vite troppo di corsa, troppo piene di stimoli, continuamente distratti dal lavoro, dal telefono, televisione, giornali, da quelli che ci vengono a trovare.
Sei tu che devi decidere se andare a mangiare la pizza o portare il bambino a vedere le lucciole
".

Ha festeggiato il  40 compleanno in India dove era andato a mettere i semi della sua vita futura in quel mistico Paese.  E in questa parte del libro comincia a parlare dell'India.
Il vecchio con cui ho vissuto alle pendici dell'Himalaya diceva: "voi i rishi li avete dimenticati e ne avete fatto dei libri, noi li viviamo". In Occidente non trovi più persone con quell’ampiezza di vedute sull’universo e il tempo. Un giorno a Delhi, davanti al Sai Baba mandir usciva un bell’indiano con i baffi, forse avvocato o ingegnere, con una grande collana di fiori arancioni appesa al collo, e mi passò accanto, mormorando qualche mantra. Ma con un sorriso così sereno, così beato che pensai: "quello sa qualcosa che noi non sappiamo". "Ecco il senso di stare in India, e i miei anni seguenti li ho dedicati a scoprire cosa sapeva quel tale".
Charan Das il sadhu americano, mi ha portato nella piana di Kurukshetra ad assistere al Kumba Mela, in questo posto c’erano migliaia di sadhu ed ognuno con il suo tridente segnava il proprio territorio, migliaia di pazzi scatenati che mi sono sembrati una sorta di garanzia che l’India non diventerà mai un Paese come gli altri. Una società che si inchina ai loro piedi non diventerà mai completamente materialista.
Nel suo libro Terzani parla del grande scrittore francese Romain Rolland che si mette a fare il biografo di Vivekananda e del giovane Gandhi, che mangiava una ciotola di riso al giorno, e quando si ammalava invece di prendere medicine faceva il digiuno.

Ppi Terzani comincia a fare una serie di riflessioni personali profonde sulla società contemporanea, che ho veramente apprezzato.  Qui di seguito riporto le sue riflessioni.
Cos’è la vera civiltà? La civiltà nasce da un tipo di comportamento che indica all’uomo il sentiero del dovere e l’osservanza della moralità. Raggiungere la moralità significa raggiungere la padronanza della nostra mente e delle nostre passioni.
Gandhi non voleva il progresso di tipo occidentale che è misurato dal numero di abiti, e quanto velocemente ci si sposa, ma basava tutto sul villaggio e la comunità, dove c’è condivisione. L’educazione dovrebbe iniziare con l’insegnare il valore della non violenza. Occorre un grande ripensamento, un grande risveglio in Occidente.   
L’uomo è una strana creatura, la più distruttiva che sia mai comparsa sulla faccia della terra. É arrivato sulla luna, ha allungato la sua vita, ma non ha fatto nessun progresso dal punto di vista spirituale. Come dice Aurobindo l’uomo deve fare un altro passo.
Krishnamurti amava ripetere: "la conoscenza è il nostro più grande limite, bisogna liberarsi della conoscenza".    L’inizio del processo spirituale è il silenzio, dobbiamo gioire del silenzio, oggi il silenzio non esiste più. L’uomo ha perso la sua connessione cosmica. La Bhagavad Gita, il vangelo degli indiani, incita a fare il proprio dovere, il destino del mondo non è nelle nostre mani.

Terzani dice "Vedo un grande caos e una de-civilizzazione dell’umanità irreversibile. L’uomo ha una natura assassina, Come fallì la Lega delle Nazioni ora falliscono le Nazioni Unite".  Solo l’uomo a contatto con la natura è un vero uomo.  "Oggi gli uomini sono distratti dalle distrazioni che li distraggono" (T.S. Elliot). Gli uomini non si chiedono chi sono, Gli pare di essere il vestito di Armani o la motocicletta.  Un sadhu mi diceva che 98 pensieri dei 100 che una persona occidentale ha, li ha già avuti.  Poi parla della sua malattia e del  percorso spirituale che aveva intrapreso quando aveva capito che non avreeeb superato la malattia.   

Anche qui le riflessioni di Terzani mi hanno veramente toccato. 
Ho avuto due grandi regali: la pensione e il cancro, mi sono arrivati nello stesso momento. E’ allora che ho mollato il mondo e sono andato a vivere in un ashram con uno swami, anche se non potevo essere uno dei  suoi seguaci che gli toccavano i piedi al mattino, per ricaricarsi delle sue energie. Nel mio percorso spirituale ero sempre in mezzo al guado, non capace di tornare indietro, facevo qualche passo avanti, ma non riuscivo ad arrivare all’altra sponda e dire: "Ecco adesso sono uno di voi".
Ho chiesto al vecchio swami presso il quale ero in ritiro: Come fa  a dedicare tanto del suo tempo alle persone? Il vecchio saggio mi rispose:  "Il mio tempo è tempo degli altri, il tempo per me non ha più valore". Anche lui sapeva qualcosa, come l'ingegnere con la collana di fiori arancioni incontrato fuori dal tempio.
L’identità fisica e psicologica è limitativa, non puoi essere nient’altro. Tutte queste maschere che metti alla fine ti soffocano. Hai la sensazione che non ti tocca più nulla, perché non sei più una di quelle  maschere. Poi lentamente ti allontani dal percorso ordinario per diventare Anam, il senzanome. Senza storia, senza passato.  Anam era il nome dato a Terzani dal vecchio saggio,  presso il quale stava facendo un ritiro spirituale.
La verità che i saggi hanno capito, è che non c’è permanenza; Tutto è impermanente.
Però non posso fare quell’ultimo passo, di scomparire nelle montagne, perché non sono illuminato, e sono uno sempre in mezzo al guado. Non potrei mai fare il guru, il profeta, io sono uno semplice, uno di Monticelli.
Riporta una scena di un film con Charlie Chaplin: quando cade da un camion una bandiera rossa, lui corre dietro al camion per restituirla e dietro di lui corre la folla; questa è l’unica possibilità che ho di guidare una folla.
L’India è il posto dove uno può imparare a morire. L’illuminazione è un illusione, che però ti tiene in riga, ti dà una speranza; è quel viaggio, quell’aspirare a una visione diversa del mondo.
La folgorazione d’immenso tocca a molti, in quell’attimo pensi di aver capito tutto. Forse vedevo la realtà per la prima volta, come un vuoto di luce.
Cosa può esserci di più interiore dell’accettare la morte? Ancora più completo è l’integrare il male con il bene, la morte con la vita. Se lo hai capito non soltanto con la testa, se davvero riesci a integrarli, allora hai sentito col cuore, con l’intuizione, la quintessenza dell’universo.
Forse l’illuminazione è proprio guardare il mondo così com’è e vederlo come perfetto.
Anche nella mia aspirazione a un uomo migliore, più spirituale, c’è desiderio, c’è divenire.

Nel 2000 sono  arrivato a quell'eremo sul crinale sull’Himalaya ed dopo tre mesi ero un altro. Mi stavo distaccando da tutto, non volevo vedere nessuno, avevo questo immenso oceano di pace davanti a me. La natura dell’Himalaya ha agito in parallelo con il vecchio. Quei tre mesi in ritiro in una casetta in Himalaya con il vecchio saggio furono magici, mi rovesciarono come un guanto. Tutto mi apparve in un’altra luce, tutto cominciò ad avere un altro significato. Il vecchio è stato anche crudele a volte, e mi diceva: Il giorno che riuscirò a rompere il tuo ego, il puzzo arriverà fino al cielo. 
Abbandona tutto, abbandona tutto quello che conosci, abbandona, abbandona, abbandona, E non aver paura di rimanere senza niente, perché alla fine quel niente è quello che ti sostiene.  Contemplando la natura mi sentivo pieno d’immenso, su quel crinale mi ha colpito un maggiolino, da un filo d’erba quel piccolo insetto ha aperto le sue piccole ali verso l’infinito. E allora ho sentito che la mia vita era parte del tutto. 

Il mio ruolo di padre era quello di uno che seminava bei ricordi, che seminava esperienze. Ai figli va lasciata la liberà, libertà e felicità non vanno di pari passo, bisogna studiare per la cultura, non per cercare un lavoro. E' importante essere quello che vuoi, fare una vera vita in cui ti riconosci. E' importante far conoscere ai figli le diversità, ho proposto loro dei viaggi in Asia, li ho portati a conoscere Medici senza Frontiere, C’è tanto volontariato nel mondo, il volontariato toglieva molti giovani occidentali dalla banalità delle loro routine e li coinvolgeva per un certo periodo in un’operazione che cambiava la loro vita.  La cosa più bella che un giovane possa fare è inventarsi un lavoro che corrisponda ai suoi talenti, alle sue aspirazioni, alla sua gioia e senza quella arrendevolezza che sembra così necessaria per sopravvivere. 

Un saggio  mi ha detto: "Cammina e trovi, Se rimani nel conosciuto non scoprirai niente di nuovo. Se hai delle garanzie non sei libero, perché ogni garanzia è una limitazione".  Khrisnamurti diceva "La verità è una terra senza confini".   I sadhu sono l'esempio vivente che è possibile vivere senza attaccamento e senza niente. Ma come si fa a resistere alla trappola di ricerca delle garanzie? Con la rinuncia ai troppi desideri.
Abbiamo paura della morte perché dobbiamo abbandonare tutto quello che conosciamo. Ma se impari prima a rinunciare ai desideri, impari a distaccarti da tutto, non perderai niente quando morirai, perché l’hai già perso.
La sofferenza viene dall’essere attaccato alle cose e alle persone. Il Buddha ha detto:  "se hai una cosa, hai paura di perderla, se non ce l’hai, la vuoi avere".  I Lama tibetani quando sentono arrivare la morte rimangono da soli.
Ho deciso di non rinunciare all’ultimo desiderio che è quello di rimanere con la famiglia. Una decisione che ho preso col disprezzo del vecchio che mi diceva: "Che non ero uno forte se cedevo a questo richiamo". Penso che gli estremisti totali sono sbagliati, la giusta via è quella di mezzo, tra edonismo e ascetismo,  non puoi vivere nell’ascetismo più totale.
Il Buddha quando intraprese la via dell’ascetismo si reso conto che il suo corpo, ridotto in quel modo era diventato un ostacolo alla liberazione.  

Il rapporto con il Divino oggi è scomparso, ed è difficilissimo abbandonare questa cosa così pesante che è l’identità, e vivere qui ed ora, considerando il passato come un semplice  ricordo. Il Dio Krishna dice: "Tutto quello che nasce muore, tutto quello che muore nasce". Sento la fine come un inizio, L’inizio è la mia fine e la fine il mio inizio.
L’immagine che mi viene in mente nell’abbandonare il mio corpo è quella di un monaco zen, che traccia su una carta di riso, con un pennello intriso nella china, un cerchio che si chiude.
I tre mesi da eremita in Himalaya, mi hanno messo in contatto con il senso dell’incredibile impermanenza di tutto, mi hanno fatto accettare quello che l’Asia ha capito da tempo, che non c’è gioia senza dolore, che non c’è piacere senza dispiacere.  Allora ti stacchi, ti allontani, non con indifferenza nei confronti degli altri, che puoi anche amare, ma senza esserne schiavo, perché anche la vita di quelli che ami passa.   Sono stato tante cose, ma alla fine non sono nessuno.
Guardi la bellezza della terra e vedi l’unità di questa, senza più conflitto.

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