venerdì 21 gennaio 2022

Buddhismo - i quattro sigilli

 Insegnamenti buddhisti del venerabile Ghesce Dorji Damdul  sito:  https://bodhiwisdom.org/

Ghesce Dorji Damdul è stato il  il traduttore di SS Dalai Lama ed oggi è il direttore di Tibet House a New Delhi (centro culturale di SS Dalai Lama) e gira il mondo a dare insegnamenti buddhisti. Ho avuto la fortuna di assistere ad un suo insegnamento a Roma.    Vi consiglio di leggere uno dei suo testi "La Saggezza e la Psicologia dei 4 Sigilli per Affrontare le Emozioni di Tutti i Giorni" che è stato tradotto da Fabrizio Pallotti, il traduttore ufficiale di SS Dalai Lama per quanto riguarda la lingua italiana.

Nel primo giorno che veniamo al mondo siamo tutti uguali senza preconcetti, poi istintivamente cominciamo a costruire il senso dell'io e creare la nostra identità. Volere essere sempre più felici e non soffrire è il motore della nostra vita. Spesso però è difficile ottenere questa felicità, così come è difficile sradicare paure, stati emotivi, sofferenza  che come la felicità sono stati mentali. Attraverso il buddhismo è possibile arrivare ad una felicità irreversibile e liberi da paure. 

Secondo il buddhismo la vera natura della mente è chiara luce, non è macchiata da paure o avversioni. Siamo nati con una mente coperta da contaminanti, ciò è dovuto al karma e alle esperienze precedenti. Siamo sempre pronti a condannare l’esterno, a proteggerci dall’esterno erigendo grandi muraglie. In questo modo non ci sarà pace, i fattori esterni a cui fare attenzione sono infiniti e sarà difficile proteggerci da tutti.  La sofferenza è procurata da infiniti fattori esterni, quindi se vogliamo uscire dalla sofferenza dobbiamo lavorare sui fattori interni. Il saggio Shantideva esprimeva con una metafora questo concetto: "Per camminare a piedi nudi nelle strade non devi coprirle di cuoio, basta mettere dei sandali".     Il Buddha per questo ha introdotto i quattro sigilli:

  • tutti i fenomeni composti sono impermanenti,
  • tutto ciò che è contaminato, è sofferenza,
  • tutto ciò che esiste è privo di sé, è vacuità (la vacuità ultima dei fenomeni),
  • trascendere la sofferenza è irreversibile; Ciò porta alla felicità e allo stato di illuminazione, al nirvana, alla pace.

Il Buddha non ha inventato niente, ha semplicemente scoperto un nuovo aspetto della realtà. Ci sono due maestri: il maestro interno e il maestro esterno, che deve aiutarti a farti scoprire il maestro interno. Dobbiamo eliminare i fattori disturbanti interni; noi siamo come un diamante a cui dobbiamo togliere la sporcizia che lo copre e che sono le afflizioni e le oscurazioni mentali  e  cognitive che ci bloccano per raggiungere la stato di Buddha. Ci sono tre tipi di afflizioni mentali:

  • il samsara,  il karma contaminato attivato dalle emozioni negative che sono odio, attaccamento, paura, mente egoista; e queste afflizioni della mente ci trascinano nella sofferenza attraverso delle azioni;
  • l'inappropriata attenzione;
  • l'ignoranza.

Il samsara è l'assenza di libertà, ed è opposto al nirvana in cui c’è totale libertà. Tutti gli sbagli vengono dalla percezione soggettiva. Il Buddha è il risvegliato dall’ignoranza mentre noi viviamo nella prigione della nostra mente e nell’ignoranza.  Solo con la pratica si può arrivare alla saggezza della vacuità ottenuta con l’insegnamento dell’impermanenza.  Lo spazio è un fenomeno NON composto. Fenomeno NON composto o permanente sono sinonimi. In tutti i fenomeni impermanenti c’è la presenza del continuum che può essere di due tipi:

  • Impermanenza grossolana, ad esempio il tempo che ha un continuum visibile (anno, giorni, ore ),
  • Impermanenza sottile ad esempio il tempo come un continuum non visibile, oppure il Sé.

Spesso la nostra mente è sotto il controllo dell’ignoranza e dell’egoismo e la conseguenza è che  inevitabilmente andremo verso la sofferenza, emozioni negative, azioni contaminate. Un attimo di sofferenza annulla spesso anni di felicità. Occorre coltivare la saggezza ed una mente libera dagli stati emotivi che possa percepire la realtà correttamente.  Attraverso la meditazione dobbiamo svegliarci dal sonno dell’ignoranza.

Il Buddha ha detto che tutti possono essere felici e liberi dalla sofferenza; Esplorando la nostra mente ha scoperto che dentro di noi c’è il senso della perfezione (la natura di Buddha), dobbiamo semplicemente liberarci dai contaminanti temporanei. Invece di continuare a focalizzarci sulle cose esterne, dobbiamo cambiare le condizioni interne. Lo stato di Nirvana è coperto da oscurazioni afflittive e cognitive. Il samsara si manifesta quando una persona è debole e facilmente influenzabile dagli eventi esterni, ed ogni cosa diventa un problema. Il Nirvana è uno stato in cui si resta completamente imperturbabile agli eventi esterni.  La natura di Buddha è offuscata dalle cinque oscurazioni: samsara, desideri, azioni contaminate, afflizioni, ignoranza. 

Per avere un'esperienza di vacuità dobbiamo fermare le onde, le afflizioni. Per diminuire le afflizioni si medita sull’interdipendenza, ecc. sulla relatività della realtà, e ci si deve risvegliare dal sonno dell’ignoranza. Meditare sull’impermanenza contribuisce ad uscire dal samsara, coltivando la saggezza la mente acquista la capacità di discriminare, di capire che la realtà di tutto ciò che esiste è la vacuità.

Il modo in cui guardi l'oggetto è soggettivo. Ad esempio l'acqua la puoi vedere come una bevanda o come un insieme di elettroni, protoni, neutroni, gli oggetti presenti nella realtà, ad esempio una sedia la puoi vedere semplicemente come una sedia o la puoi vedere come energia condensata secondo le ultime scoperte scientifiche, ecc.

C’è la realtà convenzionale (in cui la vacuità è forma) e la realtà ultima ( in cui la forma è vacuità). La forma è vuota di forma dall’analisi ultima. La vacuità non è niente altro che la forma, la forma non è niente altro che la vacuità. Forma e vacuità sono due aspetti dello stesso oggetto. Dire che nella vacuità non esiste niente è un'affermazione totalmente errata, in questo sarebbe nichilismo.  Nella vacuità la causa ed effetto sono eliminati.  Occorre sapere che i fenomeni esistono, io esisto, gli altri esistono. Questi fenomeni però NON esistono intrinsecamente. La vacuità è l'abbreviazione di esistenza indipendente; Niente esiste indipendentemente; Tutto ciò che esiste, esiste in dipendenza; Tutto esiste in quanto ha origine dipendente.  Applicare la via di mezzo significa negare i due estremi e rimanere nel mezzo, tra dipendente (cioè negare l'indipendenza assoluta) e  l'origine (cioè qualcosa che viene in esistenza, che rifiuta l’estremo del non esistere che è il nichilismo). 

Tutto quanto appare soggettivamente, come ad esempio il sogno di cui la mente ha la capacità di creare innumerevoli dettagli. La mente è come un proiettore nel sogno, ci svegliamo dal sogno convenzionale ogni giorno, viviamo nel sonno non convenzionale che è la vita, ed è quello che sperimentiamo quando sono sveglio. Il cuore non si riposa mai, la mente proietta senza mai fermarsi, qualche volta si riposa quando trova la vacuità. Quando capisci che le cose che appaiono non sono vere e quello che percepisco è un prodotto della mente, inizia la comprensione della vacuità.  Ci sono quattro punti per stabilire la vacuità:

  • Identificare l’oggetto di negazione,
  • Comprendere la vacuità dell’oggetto, come essere un tutt’uno con le sue parti
  • La vacuità dell’oggetto, essere diverso dalle sue parti
  • La pervasione, ossia l’oggetto è vuoto di esistenza oggettiva.

Sul monte Kailasha ci sono due gruppi di persone con due tipi di occhiali, un gruppo vede la neve bianchissima, l’altro, con gli occhiali appannati vede la neve sporca. Noi guardiamo il mondo con le lenti sporche, perciò vediamo un mondo imperfetto (il samsara) mentre se usassimo le giuste lenti vedremo il Nirvana. Il samsara è visto da una persona normale, il Nirvana è visto da un essere illuminato.

Quando vi sedete per meditare, la prima cosa che notate è che la mente ha una vita propria. Se cercaste di sopprimere i vostri pensieri, vi ritrovereste solo con un gigantesco mal di testa. È come cercare di impedire all'oceano di ondeggiare. Ma se scendeste sotto la superficie, non trovereste alcuna turbolenza. I pensieri sono solo onde sulla sua superficie, invece la mente è per sua natura profonda, vasta, ferma e tranquilla come le profondità dell'oceano. I tibetani descrivono i pensieri come una scrittura sull'acqua.  La meditazione non riguarda il fare, ma l'essere umano. Si tratta  semplicemente di frequentare se stessi.  La tradizione buddhista ci ricorda che "Non c'è nessun posto dove andare, niente da fare, niente da raggiungere. Puoi essere solo te stesso".

Il buddhismo asserisce che ci sono infiniti modi in cui le persone soffrono. Ci sono quindi un numero infinito di modi in cui il Dharma (l'insegnamento del Buddha) è messo a disposizione delle persone per dare loro la  possibilità di liberazione dalla sofferenza. Il dolore di tutti i tipi, fisico, emotivo, sociale, esistenziale, spirituale è una parte della condizione umana e quindi, a volte, inevitabile. Il dolore è inevitabile ma la sofferenza che lo accompagna può essere evitata e questo dipende dal modo  in cui scegliamo di essere in relazione al dolore. Il corpo è una prescrizione per la sofferenza, una mente che non conosce se stessa è una prescrizione per la sofferenza. 

La meditazione è una pratica che ci offre un nuovo modo di essere in relazione con il pensiero, ci dà la libertà di scegliere come rispondere interiormente alle circostanze, anche se sono fuori dal nostro controllo. Tutto può essere tolto a un essere umano tranne una cosa: l'ultima delle libertà umane - scegliere il proprio atteggiamento di fronte alle circostanze, scegliere la propria strada. Meditare è  l'accogliere con consapevolezza, senza remore, qualsiasi cosa si presenti. 

Sedersi in meditazione è un momento speciale. E' l'invito ad essere presente con un atteggiamento di apertura, generosità e gentilezza. In modo non-giudicante (ossia non criticare se stessi ogni volta). 

Tu hai solo questo momento. Tutto il resto è memoria e anticipazione. Come siamo in relazione a questo momento influenza la qualità e il carattere del momento successivo. Non puoi essere una persona migliore perché sei già perfetto così come sei, comprese tutte le tue imperfezioni. .

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