sabato 5 febbraio 2022

La meditazione benevolente

 Meditazione  in sanscrito corrisponde a "bhavana" coltivare e in tibetano "gom " familiarizzare.  Si familiarizza con il funzionamento della nostra mente,  e si cerca di sviluppare qualità  come l’attenzione, l’amore altruista, la libertà interiore per diventare un miglior essere umano, per trasformarsi interiormente e mettersi al servizio degli altri. La meditazione è un mezzo accessibile a tutti, tutti possono coltivare l’amore altruista. L'apprendere la meditazione, passa necessariamente per una trasmissione vivente, un incontro con un Maestro. La piena coscienza sviluppata da Jon Kabat Zinn produce eccellenti risultati nel ridurre l’ansietà, il dolore ma non favorisce lo sviluppo da parte del meditante dell’amore altruista.  Per questo è utile sviluppare  la piena coscienza benevolente,  o caring mindfulness.  Sviluppare una capacità di accogliere le sofferenze dell’altro in maniera costruttiva,  che è diverso dall' empatia che può portare ad una forma di angoscia o burnout.  La compassione riafferma la nostra forza d’animo, il nostro equilibrio interiore e la nostra determinazione coraggiosa ad aiutare quelli che soffrono..

La meditazione benevolente associa compassione ad amore altruista. Trenta minuti di meditazione sull’amore altruista fanno aumentare comportamenti  pro sociali, la voglia di assistere e riconfortare gli altri. Si assiste, a livello morfologico del cervello, ad una diminuzione dell’attivazione della amygdale, l'area neuronale del cervello associata all’aggressività e  alla paura.  La meditazione benevolente può servire a medici e infermieri a rafforzare e reagire in maniera più positiva alla sofferenza. Lo sviluppo dell’altruismo può far bene alla società tutta intera e può servire a promuovere i valori umani, che sono ancora più fondamentali che le religioni.  La meditazione, inoltre, favorisce l’attenzione e l'equilibrio emozionale.  Differenti livelli della mente corrispondono a diversi  livelli del corpo.  Dal corpo grossolano al corpo di energia, a livello più sottile.  E’ su questo piano che si manifesta il potere di guarigione dei suoni e dei mantra. I mantra sono dei suoni e delle vibrazioni che percorrono il corpo e l’universo.  I punti energetici del corpo sono identificati con suoni particolari.  Quando la vibrazione di un organo malato entra in fase con la vibrazione di un mantra curativo appropriato l’organo può guarire. "Man"  (manas) è la mente,  "Tra" significa  proteggere:  proteggere la mente dalla sofferenza e l’ignoranza.  La ripetizione del mantra tibetano OM Mani Padme Hum mette in armonia i bioritmi del corpo (respirazione, cuore, tensione arteriosa).  Anche per  la visione olistica della fisica quantistica, tutto è energia e vibrazione. L’essenza d’ambrosia, conosciuto in Tibet come Gyushi  è un testo composto nel VII – XII secolo, che parla della terapia con l'uso di mantra, presentando più di 100.000 formule. 

Per Cristophe Andrè, saggezza e meditazione sono in parte legati.  Sono duemila anni che si medita, il primo vero cambiamento avviene negli anni ’60.  Il primo fattore fu il contatto con maestri, grazie alla maggiore presenza in America e Europa di insegnanti asiatici, dovuto alle congiunture storiche particolari, diaspora di maestri zen dal Giappone dopo la seconda guerra mondiale, o quella di lama e tulku tibetani (un tulku è una persona che è stata riconosciuta essere la reincarnazione di qualche importante maestro) a seguito dell’annessione del Tibet alla Cina o dall’esilio per motivi politici come nel caso del celebre monaco vietnamita Thich Nhat Hahn.  Anche grazie alla maggiore facilità con cui, a partire da questi anni, era possibile recarsi in Oriente, India e Giappone.  Il secondo fattore che ha permesso lo svilupparsi di un interesse più maturo nei riguardi delle pratiche contemplative buddhiste e orientali è stato il fiorire di una generazione di praticanti "Ricettori", un gruppo di persone nate tra 1930 e il 1950 di lingua inglese o conoscitori dell’inglese, iniziatori di una nuova fase del buddhismo, dei suoi adattamenti e sviluppi. Come Joseph Goldestein, Cristina Feldman, Jack Kornfield, Larry Rosenberg, Sharon Salzberg e Corrado Pensa.  Corrado Pensa fece  la prima esperienza meditativa nel 1970 presso lo zen center di san Francisco sotto la guida di Suzuki Roshi. Il contatto con la vipassana avvenne nel 1975 con Jack Kornfield in California. Queste persone hanno fatto un’opera di metabolizzazione degli insegnamenti ricevuti, ne hanno saputo cogliere gli aspetti vitali, per poi riformularli e trasmetterli ad occidentali nel rispetto dello spirito originario. Riformulazione e integrazione però non vogliono dire sincretismo. Sebbene il linguaggio possa risultare lontano da quello tradizionale, allo stesso tempo, vi resta fedele nel profondo.  L’insegnamento richiede un carisma particolare che alle volte non hannno neppure le persone progredite nel cammino interiore.  Ad esempio il Pratyekabuddha o Buddha solitario o Buddha per sé, è  una persona realizzata, ma non in grado di mostrare agli altri il cammino. 

Negli anni ’60 entra in voga la meditazione trascendentale  (Maharishi  Mahesh Yogi) cui aderiscono i Beatles,  tinta di una spiritualità new-age con colpi di gong e incenso.  Un altro cambiamento si ha negli anni ’80 quando Jon Kabat-Zinn intuisce che gli enormi benefici delle pratiche meditative potranno essere accessibili al grande pubblico, solo se, queste pratiche saranno laicizzate e semplificate. Si inspirerà alla pratica Vipassana buddhista, per elaborare la pratica della piena coscienza, una forma di meditazione laica. L’iniziazione a questa disciplina comporta otto sedute per otto settimane con un insegnamento progressivo e adatto agli occidentali. Questo triplo movimento (laicizzazione, semplificazione, codificazione)  permette l’entrata della meditazione negli ospedali , facilita gli studi di validazione scientifica, i risultati favorevoli aiutano alla diffusione di questa pratica nel mondo delle cure mediche (ad esempio all'ospedale Parpan, di Toulouse). Il consenso medico facilità in seguito l’adozione di questa pratica nel campo dell’educazione, dell’imprese.

La meditazione è un cammino nel quale si porta l’attenzione verso un certo numero di variabili (corporee, sensoriali e mentali).  Per far si che si parli di meditazione, questi esercizi devono essere deliberati,  prolungati e ripetuti.  Spesso meditare è percepito come un’attività intellettuale (riflettere su un soggetto) mentre la maggior parte delle pratiche meditative passano per il corpo.  Ci sono una moltitudine di pratiche, alcune richiedono l’immobilità, altre a volte il movimento. Spesso si associa la meditazione ad un quadro di convinzioni religiose mentre si può perfettamente vivere in un quadro laico.  

I punti comuni ad ogni pratica sono: 1-  Non agire,   2-  concedendosi un tempo di ritiro, di silenzio, di lentezza, di continuità,   3- durante il quale l’attenzione si stabilizza  4- senza reagire alle stimolazioni esterne come rumori o interne come pensieri ed emozioni,  5- ma osservandoli in maniera attenta e distaccata.  Meditare deriva da meditari in latino, da mederi  dare delle cure a.                                           Le persone in salute che praticano riducono lo stress. Sul piano psicologico prendere del distacco e essere presente alla vita aumenta il sentimento di  benessere.  Una pratica meditativa regolare permette di migliorare le difese immunitarie (modifica il modo in cui i nostri geni reagiscono ai fattori esterni). Il fattore genetico può essere migliorato dalle nostre emozioni.  Uno studio condotto ad Harward,  ha concluso che se la meditazione è regolare ed intensiva, potrebbe compensare le nostre fragilità ereditarie.  Uno studio importante sotto il nome di progetto Shamatha in California ha dimostrato che la meditazione stimolava l’attività del telomerase e poteva frenare l’invecchiamento cellulare ed aumentare la longevità.  Nei nostri cromosomi ci sono dei cappucci protettori chiamati telomeri che ne frenano l’usura e che possono essere riparati da un enzima chiamato telomerase.

"La saggezza è una forma di ricerca che tenta di non negare il reale." Compte Sponville.                        "Il  sapere guarda verso l’esterno, la saggezza all’interno".    Un saggio zen.       

La saggezza non può fare a meno della conoscenza di sé, una conoscenza umile ed esigente. Non si può proclamare la nostra saggezza nella quotidianità di fronte a persone che dividono la nostra intimità e che ci hanno visto tante volte “non saggio” ma si può sempre farlo credere ad un pubblico anonimo. Il sapere accresce le nostre conoscenze su di sè.  La saggezza è un sistema esperto per la gestione delle conoscenze. I criteri utili alla saggezza sono la contestualizzazione, il relativismo dei valori, la tolleranza all’incertezza.   

Gli insegnamenti buddhisti precisano che ci sono due vie: 1- quella del rilassamento, Shamata (calma mentale) ma è importante che a questa sia associato il discernimento,  2 - quella della visione penetrante, Vipassana che è molto vicina alla saggezza come è stata definita sopra.        La meditazione apprende a non fissarsi sui pensieri preoccupanti ed emozioni negative, ma a tollerare la loro presenza senza aderirvi e mantenendo le distanze da esse.  

Molte forme di meditazione sono indirizzate sulla benevolenza e la compassione e gli studi mostrano che queste tecniche funzionano anche sui debuttanti, modificando effettivamente il comportamento di aiuto e di apertura verso gli altri.  Saggezza e meditazione sono molto vicine. In Occidente  per molto tempo abbiamo messo l’accento sul solo aspetto intellettuale,  mentre le saggezze orientali sono più attente all’equilibrio emozionale e corporeo. La meditazione potrebbe arricchire le nostre riflessioni filosofiche e rivalorizzare le emozioni, il corpo, l’intuizione e la contemplazione.

Secondo il filosofo ateo, Andrè Comte-Sponville,  “Non fare niente, ma a fondo” è  la migliore definizione per lo zazen.  Lo zazen e la meditazione di piena coscienza non sono molto differenti, si tratta, in entrambi i casi,  di una pratica  seduta, silenziosa, e senza oggetto.  La meditazione consiste in 10, 15 minuti di silenzio, d’immobilità e di serenità. E qualche volta… si tratta semplicemente di vivere. Il mentale e l’ego ci separano da questa semplicità. Siamo sopraffatti da mille preoccupazioni di lavoro, di famiglia, o d’amor proprio.  Meditare è immobilità, attenzione pura, senza scopo, senza dottrina, senza giudizio, un'attenzione al corpo, alla postura, alla respirazione, alle sensazioni.   

Quando si pensa non si percepisce, quando si percepisce non si pensa” dicono i testi zen. La spiritualità è la vita dello spirito (della mente), nel suo rapporto con l’infinito, l’eternità, l’assoluto. La mente non è altro che lo stesso corpo, dotato di coscienza e di sensibilità. L’Occidente privilegia il logos (il discorso e la ragione), il soggetto (l’anima, l’ego, il cogito) e l’immutabile e la trascendenza.  L’Oriente privilegia il silenzio, l’immanenza, l’impermanenza, il vuoto.  Il buddhismo arriva a negare l’esistenza del sé, sia assoluto (il brahman indù) che relativo (l'atman indù).  L’interesse per la spiritualità orientale ha delle basi solide quali la mondializzazione e il bisogno di spiritualità dopo la crisi del cristianesimo.

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