giovedì 31 marzo 2022

Mettiamo l'altruismo al centro del dibattito!

Meno di un mese prima delle elezioni presidenziali francesi, l'associazione Karuna-Shechen propone di mettere l'altruismo al centro del dibattito! Nelle prossime settimane, affronteremo argomenti che ci sembrano essenziali, ma che sono spesso lasciati fuori dai dibattiti e dai media.
L'idea non è quella di prendere le parti di un candidato o di un altro, ma piuttosto di riflettere insieme su come possiamo impegnarci, individualmente e collettivamente, come società, contro la sofferenza degli animali, la povertà estrema e la crisi climatica.  Il principio?
Matthieu Ricard parla con esperti in ciascuna delle aree elencate sopra, per ispirarci a impegnarci, sia individualmente che collettivamente.

Per scambiare e discutere su questo argomento, visitate il nostro evento Facebook: https://www.facebook.com/events/5197039697026987/?ref=newsfeed
Per saperne di più sui prossimi eventi del movimento "l'altruismo al centro del dibattito", vai qui: https://karuna-shechen.org/fr/actualite/laltruisme-au-coeur-du-debat/

Questo evento su Facebook è uno spazio di scambio e di dibattito. Il programma include 3 tavole rotonde online:
Giovedì 24 marzo - Impegno contro la sofferenza animale, con Matthieu Ricard, Hugo Clément e Brigitte Gothière, fondatrice dell'associazione L214. https://www.youtube.com/watch?v=wofnoW-fTxk
Giovedì 31 marzo - Impegnarsi contro la povertà estrema, con Matthieu Ricard e Xavier Emmanuelli, il fondatore di SamuSocial de Paris. Vedi:   https://www.youtube.com/watch?v=wTGcMRJNmhE 
Giovedì 7 aprile - Impegnarsi nella crisi climatica, con Matthieu Ricard e Catherine Le bris, specialista in diritto ambientale.  https://www.youtube.com/watch?v=q2dYZy4CWpI                                                     https://www.matthieuricard.org/blog/posts/s-engager-face-a-la-crise-climatique-de-l-indifference-a-l-altruisme-authentique

Come suggerisce Matthieu Ricard, "senza saggezza, la compassione è cieca, senza azione la compassione è sterile". Tutti possono impegnarsi con la sofferenza degli animali, la povertà estrema e la crisi climatica. Che si tratti di un vicino, di un membro della famiglia o di un estraneo, dobbiamo agire per costruire un mondo più giusto per noi stessi, per gli altri, per il pianeta.

RISORSE. 

Fondata nel 2000 da Matthieu Ricard, Karuna-Shechen realizza progetti umanitari per le popolazioni svantaggiate in India, Nepal e Tibet. Ogni anno, più di 380.000 persone nelle regioni himalayane beneficiano dei progetti dell'associazione.

mercoledì 30 marzo 2022

Simposium sullo yoga organizzato dall'European Yoga Federation

Carissimi, nei giorni 8-9-10 Aprile si terrà il secondo Simposio della European Yoga Federation.

 La pertecipazione è gratuita. 22 paesi partecipanti,14 Workshops, 32 conferenzieri e Special Guests con momenti Musicali e di danza indiana. Per assicurarvi il posto potete iscrivervi seguendo questo link: https://beyogabeyond.weebly.com  e premere sul tasto Register Today

 

Emergenza Ucraina - Gruppo India

Riporto l'appello della ONLUS Gruppo India, per l'Emergenza Ucraina - Aiutiamo i profughi ucraini.


Rinnoviamo il nostro appello a sostenere l’accoglienza di tante persone, specie donne e bambini, che hanno dovuto abbandonare il proprio Paese sotto la minaccia delle bombe e della devastazione.

Il Gruppo India, in questo frangente, si è subito attivato per dare il proprio aiuto a realtà ben conosciute, prima in Romania e subito dopo anche in Polonia, che si stanno prodigando per accogliere i profughi ucraini dando loro ospitalità e generi di prima necessità. Stiamo inviando gli aiuti ricevuti in Romania a Sighet (meno di 3 km dal confine con l’Ucraina) e in Polonia a Goslawice. Abbiamo ricevuto, negli ultimi giorni, prime testimonianze da padre Nevola e da suor Paula di cui, con piacere, condividiamo alcuni stralci.

I profughi dall’Ucraina transitano attraverso il varco di frontiera di Sighet, città rumena della Transilvania, nella quale il Gruppo India sostiene da circa vent’anni case-famiglia dell’Associazione italo-rumena “Il Quadrifoglio”, per minori orfani o con gravi realtà familiari. Attraverso quest’associazione, sono stati accolti nelle strutture delle case-famiglia, circa un centinaio di profughi… Nelle case-famiglia l’accoglienza è cordiale. Sono state allestiti i servizi essenziali per far stare a proprio agio ogni giorno una quarantina di persone. È un minimo di sollievo, a fronte di disagi inimmaginabili, che non hanno risparmiato nemmeno i neonati. Quanto durerà l’emergenza? Dipende dagli sviluppi della guerra e non solo, saranno determinanti i tempi dalle ricostruzioni e delle reali riprese economiche, al di là delle promesse che si ascoltano in questi giorni. La sensazione che si respira, stando lì in frontiera, è che l’emergenza durerà ancora a lungo.  Padre Nevola.

Suor Paula è la direttrice di un’altra casa famiglia di Cluj Napoca (Romania) che sosteniamo da tempo. Lei si è fatta portavoce dell’opera di assistenza che stanno vivendo le sue consorelle della congregazione “Maica Domnului” (Madre di Dio) sempre a Sighet. Tramite suor Paula, abbiamo fatto arrivare il vostro dono anche a questa realtà…   I rifugiati dalla Ucraina, più di 400.000 fino ad oggi, sono passati in Romania e poi verso altri paesi occidentali. Si trovano ancora da noi più di 80.000, tra quali, 30.000 sono bambini. Li abbiamo ricevuti con braccia aperte … alloggio, cibo, medicine, cure mediche e tutte le cose necessarie per loro, anche aiuto psicologico e spirituale. La nostra Comunità della “Madre Addolorata” ha ricevuto rifugiati ucraini sin dal primo giorno, specialmente mamme con bambini (molti piccoli): come si liberano posti, vengono altri a occuparli, specialmente durante la notte o alla mattina presto. Sono sfiniti di fatica e di fame, sono gelati perché qui fa ancora molto freddo. Le nostre suore di Sighet hanno ricevuto aiuto dalla nostra Comunità di Cluj e da molti volontari giovani, tra i quali i nostri seminaristi di Cluj e di Blaj… con la grazia di Dio e nella fede, viviamo la fraternità e la condivisione dei beni materiali e spirituali, implorando tutti insieme, il dono della pace, che adesso desideriamo di più.   Suor Paula

Proprio in Ucraina il Gruppo India sostiene anche una comunità di Suore Canossiane a Vinnitsa, nelle loro attività di supporto alle famiglie più povere e con adozioni-borse di studio. Allo scoppio della guerra la Madre Generale, preoccupata per l’incolumità delle sue suore, le aveva sollecitate a lasciare il paese: suor Monica a rientrare in India, suor Wieslawa, cittadina polacca e suor Elizabeth, indiana ma in possesso di regolare visto per quel Paese, a raggiungere le sorelle in Polonia. Ma queste coraggiose donne consacrate hanno chiesto di poter rimanere a Vinnitsa, per aiutare il parroco nell’accoglienza dei primi profughi che arrivavano. Ora il flusso si sta spostando verso altre zone e a Vinnitsa la situazione profughi non è più così critica. Probabilmente nel prossimo periodo (dopo la consacrazione alla Madonna di Fatima di Russia e Ucraina il 25 marzo) suor Wieslawa e suor Elizabeth raggiungeranno le  consorelle a Goslawice (in Polonia, sulla strada che da Leopoli si dirige fuori dall’Ucraina); proprio qui a Goslawice sta arrivando la terza parte del dono della grande famiglia del Gruppo India per l’assistenza ai profughi.
Facciamo nostro l’invito di suor Paula ed invochiamo, con fede e con determinazione, la pace con le parole di papa Francesco: Mai la guerra! Pensate soprattutto ai bambini, ai quali si toglie la speranza di una vita degna: bambini morti, feriti, orfani; bambini che hanno come giocattoli residui bellici… In nome di Dio, fermatevi!     Continuiamo a pregare per la pace e manteniamo vivo questo flusso di carità fraterna verso il popolo ucraino.

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Il Gruppo India è stato fondato da Padre Pesce nel 1980.  Istruzione e scolarizzazione, accesso all’acqua potabile, cura della lebbra e della malaria, alimentazione per i bambini denutriti, valorizzazione e organizzazione delle donne e costruzione di comunità intertribali solidali, sono alcuni degli obiettivi del Gruppo India. Il Gruppo India è un ponte d'amore costruito attraverso la solidarietà e la condivisione di quanti credono che un nuovo mondo è possibile.

sabato 26 marzo 2022

Jung e il sacro

Carl Gustav Jung (1875-1961) è stato uno psichiatra, psicoanalista, antropologo, filosofo e accademico svizzero, una delle principali figure intellettuali del pensiero psicologico e psicoanalitico.

Che cosa è il sacro? Per Jung è lo strato superficiale dell’abyssos, il senza fondo della profondità psichica. E’ l’indefinibile senso che l’uomo può vivere solo con il categoriale. È una totalità di senso che sfugge ad ogni tentativo di definizione.  Questa totalità di senso rappresenta l’indefinibile aldilà, dove le opposizioni vengono meno. Il sacro è qualcosa che nasce dal profondo della psiche (coscienza) ponendo l’individuo in contatto con questa totalità transpersonale (Sé) e con il mondo archetipico. Oggi il sacro perde il carattere di potenza numinosa e mantiene quello di lontananza inaccessibile ed inesauribile della totalità di senso. La forza afferrante è una caratteristica del sacro..

Il profano, invece, è qualcosa di cui si conosce l’origine, comprensibile a livello discorsivo. L’atteggiamento religioso costituisce la schermatura del sacro ed i riti rendono il rapporto con il numinoso sopportabile.  Oggi  molti di questi riti sono diventati un puro formalismo.

Quale è lo scopo della vita? E’ il cercare di entrare in contatto con il numinoso, cogliendo il significato profondo della vita che fa parte di una cosmicità, di una cultura, di una civiltà. L'individuo deve cercare di scoprire il più possibile di questo inconscio e renderlo conscio, favorire il processo di individuazione  scoprendo la parte più autentica di se stessi ( il Sé) attraverso il raggiungimento della personalità ( che spesso si esprime, ma non la si conosce abbastanza).

L’Io rappresenta l'aspetto razionale della persona e la coscienza, la partecipazione della persona al cosmico,  il Sé è il nucleo più profondo del nostro essere, dell’energia creatrice, è identificato con l’essenza della persona caratterizzata da qualcosa che pulsa dentro. Il Sé è l’imago dei ma non può essere messo al posto di Dio.  È l’unica rappresentazione possibile per la psiche di quella entità inconscia e sconosciuta che chiamiamo Dio.  Il senso dell’infinito è un drammatico vissuto psichico, non un astratto concetto metafisico.

La psicologia analitica cerca di recuperare la totalità di senso profondo (che trascende il singolo individuo), è un cammino religioso e un confronto con il sacro. Recuperare il senso religioso dell’esistenza significa  mettere l’anima in grado di percepire la totalità di senso. Il cammino di maturazione e individuazione diventa una risposta agli enigmi della vita.

La vita è una pianta che vive del suo rizoma, la vera vita è invisibile, qualcosa che vive e dura oltre questo eterno fluire. Per Jung la vita è una realizzazione dell’inconscio, che è qualcosa di oggettivo e che contiene l’Io. L'Inconscio è la sorgente profonda di eventi psichici e la trascendentale totalità di senso che è dietro e entro l’individualità. Jung divide l'inconscio in individuale e collettivo (dove sono memorizzate le qualità ereditate e gli istinti). L'archetipo, invece,  è una struttura, il solco formatosi nei millenni, contenente immagini trasmesse ereditariamente nella struttura del cervello, contenuto nell’inconscio collettivo. Immagini primordiali nate dalla sintesi tra psiche e mondo. Non sono io che vivo, ma è la vita che è in me, la coscienza mi fa dire che vivo (e questa è l'illusione dell’Io). Le immagini nascono dal rapporto tra esperienza psichica e fisica, la vita immaginale della psiche nasce dal rapporto di adattamento al mondo e dall'assimilazione.

Noi non possiamo parlare dell’oggetto in sé, ma della sua immagine e viviamo solo nel mondo delle immagini, le immagini si concretizzano secondo il rapporto di adattamento psiche - mondo, e l’esperienza è un fatto psichico filtrato.  La coscienza è l’assimilazione di ogni contenuto mentale attraverso i sensi. L’energia che sta alla base della vita psichica cosciente è preesistente ad essa e man mano che ci avviciniamo alla coscienza prende forma di mana, dei demoni. Se asseriamo che Dio è un archetipo diciamo che non può essere una invenzione della coscienza.

Dobbiamo constatare l’invarianza di immagini (mitemi) che provengono dal profondo, e l'invarianza di strutture archetipiche costituenti i simboli. Il simbolo unisce conscio e inconscio, immagine e struttura archetipica, e questo rimando dall’immagine alla struttura archetipica è un rimando infinito. Il simbolo va oltre il linguaggio e non può quindi essere espresso in concetti. Se c’è cambiamento nella vita psichica vuol dire che l’inconscio ha lungamente agito nell’inconscio.

sabato 19 marzo 2022

Il gusto di essere altruisti - Matthieu Ricard

Il gusto di essere altruisti, il testo scritto da Matthieu Ricard è diviso in tre parti:

  •  La definizione generale di empatia, 
  •  L’empatia secondo Matthieu Ricard, 
  •  Il collegamento tra empatia, altruismo e felicità.

Parte 1- Definizione di empatia.  L’empatia è la capacità di comprendere a pieno lo stato d'animo altrui, sia che si tratti di gioia, che di dolore. Il significato etimologico del termine è "sentire dentro", ad esempio "mettersi nei panni dell'altro", ed è una capacità che fa parte dell'esperienza umana ed animale. La capacità di immedesimarsi nella situazione di un’altra persona o, più esattamente, di comprendere immediatamente i processi psichici dell’altro.  

L’empatia è una risorsa fondamentale per rinforzare i legami sociali che, a loro volta, sono fondamentali per il benessere psicofisico. Provare empatia aiuta a migliorare le nostre relazioni, rendendole più sincere e profonde, e ad instaurare un senso di intimità con l’altro. L’empatia è la capacità di comunicare efficacemente con chi sta soffrendo. Non sono abilità scontate, tuttavia, secondo ricerche recenti, possono essere apprese e sviluppate. Secondo il manuale diagnostico dei disturbi mentali (DSM-5), bassi livelli di empatia o una mancanza totale di questa possono essere sintomi di narcisismo o antisocialità. Comunque, essere poco empatici non significa in automatico avere un disturbo di personalità. Per una diagnosi di questo tipo è necessario, infatti, mostrare una serie di pensieri e comportamenti peculiari e pervasivi, di cui l’assenza di empatia è solo un aspetto.

Come si fa a mostrare empatia?  Il punto principale da tenere in considerazione quando, chi sta soffrendo, si confida con noi è non banalizzare. Glen Gabbard, noto psichiatra americano, ha sostenuto che in una psicoterapia con persone depresse, cercare di incoraggiare il paziente focalizzandosi sugli aspetti positivi è controproducente. Dire, per esempio “lei non ha motivo per essere depresso, ha molte qualità” sortirebbe l’effetto di far sentire l’altro ancora più solo e incompreso. Al contrario, un buon modo di stare vicino a una persona depressa consiste nel trasmettere l’idea che esistano molti buoni motivi per essere tristi e che quella sofferenza ha senso di esistere.

Si può imparare a essere più empatici?   La risposta è sì (anche se non è semplice). Alcuni studi hanno dimostrato che perfino persone con autismo – un disturbo che include deficit nell’interazione e comunicazione sociale, ridotta condivisione di interessi, emozioni e sentimenti – possono imparare a mostrare più empatia nelle relazioni sociali attraverso un allenamento specifico.  L’idea è immedesimarsi nell’altro e assumere la sua prospettiva, tenendo conto del suo contesto e della sua storia di vita. Il ricercatore scozzese David Jeffrey sostiene che professionisti in ambito medico dovrebbero fare un uso maggiore dell’empatia nella relazione con i pazienti.

Le attività in grado di aumentare le capacità empatiche sono: meditazione, scrittura creativa, ‘role playing’.  In particolare, il ‘role playing’ consiste nel giocare a recitare la parte della persona che sta soffrendo, in modo da assumere la sua prospettiva e comprenderla a fondo. È possibile aumentare le capacità empatiche anche costruendo una storia su un personaggio immaginario. Seguire in prima persona le vicende del protagonista del racconto che inventiamo induce a immedesimarsi in un punto di vista diverso dal proprio e a “esercitarsi” nel provare empatia per le vicende che affronta. Infine, la meditazione e i corsi di mindfulness sembrano essere utili per entrare più a contatto con le proprie e altrui emozioni in modo non giudicante. Per concludere, l’empatia è una capacità innata, legata a specifici circuiti cerebrali, che tuttavia può essere allenata e migliorata nel tempo, al fine di connetterci in maggior misura agli altri e favorire l’intimità.

Le esperienze della tenera età, i modelli educativi e il contesto sociale debilitano questa meravigliosa capacità a favore di un egocentrismo sociale molto marcato. Una ricerca realizzata presso l’Università del Michigan ci dice che gli universitari di oggi sono un 40% meno empatici degli studenti degli anni ’80 e ’90.   Al giorno d’oggi la vita ha così tanti stimoli e distrazioni per i giovani e i meno giovani che è diventato difficile essere pienamente consapevoli del momento presente e persino della persona che abbiamo davanti a noi. La gente è più attenta ai suoi dispositivi elettronici che ai sentimenti altrui, e questo è un  problema su cui dobbiamo riflettere. Il tempo passato sui social misura l’inadeguatezza di noi stessi, l’incapacità di affrontare la vita reale. Il tempo passato sui social network è un parametro spesso associato alla depressione.

Parte 2 - L’empatia secondo Matthieu Ricard.   Monaco buddista da quasi quarant'anni, Matthieu Ricard utilizza la sua duplice formazione in discipline scientifiche e filosofiche occidentali e in quelle contemplative e meditative orientali per dimostrarci che, nell'era della globalizzazione, l'altruismo non è un pensiero utopico, ma una necessità, e che una vera attitudine altruista può avere un dirompente effetto positivo sulle nostre vite a livello individuale e, di conseguenza, sull'intera società. L'appello di Matthieu Ricard, ripreso dai principali economisti e pensatori, tra cui Amartya Sen e Joseph Stiglitz, è il frutto di anni di ricerche, esperienza, osservazione e riflessione. 

L'empatia è un termine che è stato sempre più utilizzato dagli scienziati e nel linguaggio comune ed è generalmente confuso con l'altruismo e la compassione. La parola empatia comprende in realtà diversi stati mentali diversi. La parola empatia è una traduzione della parola tedesca Einfühlung che si riferisce alla capacità di "sentire gli altri dall'interno". E 'stato utilizzato in primo luogo dal psicologo tedesco Robert Vischer nel 1873 per designare un oggetto esterno a cui si era soggettivamente identificati, poi il filosofo Theodor Lipps ha ampliato questo concetto per descrivere la sensazione di un artista che attraverso la sua immaginazione si proietta non solo su un oggetto inanimato, ma anche sull'esperienza di qualcun altro.  L'empatia può essere innescata da una percezione affettiva dei sentimenti degli altri o dall'immaginazione cognitiva di ciò che hanno vissuto. In entrambi i casi la persona fa una chiara distinzione tra ciò che sente e ciò che sente l'altro, che è diverso dal contagio emotivo durante il quale detta differenziazione è imprecisa. L’empatia affettiva appare dunque spontaneamente quando entriamo in risonanza con la situazione dei sentimenti di un'altra persona, con le emozioni che si manifestano attraverso le espressioni facciali, lo sguardo, il tono della voce e del comportamento.

La dimensione cognitiva dell'empatia è nata evocando mentalmente un'esperienza vissuta da qualcun altro, immaginando ciò che quella persona prova e come è influenzata dall'esperienza o immaginando ciò che sentiremmo al suo posto. Empatia potrebbe portare ad una motivazione altruistica, ma anche, quando ci si confronta con la sofferenza degli altri, generare una sensazione di impotenza e il desiderio di evitare la situazione.  L'empatia cognitiva senza altruismo può anche portare alla strumentalizzazione dell'altra persona sfruttando le informazioni che fornisce sul suo stato mentale e sulla situazione. Portato all'estremo è una delle caratteristiche degli psicopatici. I significati attribuiti da diversi pensatori e ricercatori alla parola "empatia" così come ad altri concetti simili come la compassione sono molto vari e possono quindi essere fuorvianti. Tuttavia, la ricerca scientifica condotta da 70-80 anni, soprattutto da psicologi come Daniel Batson, Jack Dovidio e Nancy Eisenberg, e più recentemente da neuro-scienziati come Jean Decety e Tania Singer, hanno contribuito a chiarire le sottigliezze del concetto e analizzare i suoi collegamenti con l'altruismo. 

Lo psicologo Daniel Batson (psicologo sociale americano) ha mostrato che i diversi significati della parola "empatia" alla fine portano a due domande: "come posso sapere che cosa pensa e sente un altro essere?" e "quali sono i fattori che portano a preoccuparsi di qualcosa che capita e rispondere con gentilezza e sensibilità? ".  Batson ha elencato otto diverse forme della nozione di "empatia" che sono correlate, ma senza costituire diversi aspetti dello stesso fenomeno. Analizzandoli, ha concluso che solo una di queste manifestazioni che chiama "gentilezza empatica" è necessaria e sufficiente per generare una motivazione altruistica.

L'empatia affettiva consiste, quindi, nel risuonare con i sentimenti dell'altra persona, sia di gioia che di sofferenza. Tuttavia, questo processo è distorto dalle nostre stesse emozioni e dai nostri pregiudizi che agiscono come filtri.

Parte 3 - Collegamento tra empatia, altruismo e felicità. Nel mondo che celebra la competizione, Matthieu Ricard ci propone la sua lettura dell'altruismo: non virtù individuale bensì come comportamento utile alla nostra vita e a quella di tutta la società.   «In un'epoca di sfide come la nostra, una delle maggiori difficoltà sta nel riuscire a conciliare gli imperativi di economia, ricerca della felicità e rispetto dell'ambiente. Imperativi che corrispondono rispettivamente al breve, medio e lungo periodo e cui si sovrappongono tre diversi tipi di interessi: i nostri, quelli di chi ci è vicino e quelli di tutti gli esseri viventi

Quando si prova benevolenza, la mente tutta intera finisce per essere impregnata in questo sentimento, la disponibilità verso gli altri sarà rafforzata e sarete capaci di accogliere le sofferenze degli altri in maniera costruttiva, questo non è il caso dell’empatia, che può portare la persona che la prova ad una forma di angoscia. 

L'amore altruistico può essere definito come "il desiderio che tutti gli esseri trovino la felicità".  Questo desiderio altruistico è accompagnato da una disponibilità costante per gli altri e dalla determinazione di fare tutto ciò che è in nostro potere per aiutare ciascuna persona ad ottenere la loro autentica felicità.

La compassione è la forma che l'amore altruistico assume di fronte alla sofferenza degli altri. Il buddhismo lo definisce come "il desiderio che tutti gli esseri siano liberi dalla sofferenza e dalle sue cause". Questa aspirazione deve essere accompagnata dall'applicazione di tutti i mezzi possibili per porre rimedio a tali tormenti. L'empatia è la capacità di entrare in risonanza affettiva con i sentimenti degli altri e di prendere cognizione della loro situazione. L'empatia ci avvisa soprattutto della natura e dell'intensità della sofferenza che altri sperimentano. È possibile affermare che ciò catalizza la trasformazione dell'amore altruistico in compassione.

L'altruismo salverà l'umanità anche dal punto di vista economico. E adesso, per fare in modo che le cose cambino in fretta, bisogna osare l'altruismo:

  • Osar dire che il vero altruismo esiste,  che può essere coltivato da ciascuno di noi.
  • Osare anche insegnarlo nelle scuole come strumento per realizzare il nostro innato potenziale di benevolenza.
  • Osare affermare che l'economia non può accontentarsi della voce della ragione e dello stretto interesse personale.
  • Osar prendere seriamente in considerazione il futuro delle generazioni a venire.
  • Osare, infine, proclamare che l'altruismo non è un lusso ma una necessità.

Lo zen (1) - Alan W. Watts

 In questo testo  Lo zen. Un modo di vita, lavoro e arte in estremo Oriente, Alan Watts illustra che cosa è lo zen, un cammino spirituale che non richiede teorizzazione, dottrina o formalità, ma si basa sulla pratica personale e sull'esperienza diretta della realtà. 

 La concentrazione, l'economia di forza, la mente controllata nell'affrontare gli eventi della vita, sono i punti fondamentali dello zen. Questa filosofia orientale contiene al suo interno la quiete del culto del tè, la vita semplice a contatto con la natura, ma anche la forza quando si esprime nelle arti marziali come lo Ju-Jutsu o il Kenjutsu, che pure hanno una loro calma di fondo. Quest'opera di Alan Watts è stata una delle prime ad introdurre al vero spirito del buddhismo zen, ormai molto diffuso in Occidente e che si è rivelato stimolante non solo per rivivificare il nostro mondo culturale, ma anche per proporre all'individuo un itinerario di trasformazione dei rapporti umani.

 Ci sono poche testi che cercano di esporre in maniera organica gli insegnamenti dello zen. I maestri zen si caratterizzano per esprimere saggezza nel completo disdegno della logica ed i loro insegnamenti sono costellati da storie completemente paradossali. Cercano di andare al di là delle parole per penetrare la vera realtà. Del resto anche il Buddha non descrisse mai l'illuminazione, ma si limitò semplicemente a descrivere la via e purtroppo molti dei suoi fedeli si sono limitati ad osservare il dito, piuttosto che andare verso il luogo che indicava. 

La parola zen in giapponese, deriva dal cinese ch'an, che è la traduzione di dhyana in sanscito che vuol dire meditazione. Ciò vuol dire arrivare ad elevati stati di coscienza, che nello yoga si raggiunge in isolamento, mentre nello zen attraverso un lavoro quotidiano. Quindi la parola zen significa illuminazione, ed include anche la via per raggiungerla. Lo zen fu portato in Cina da Boddhidarma e fu trasmesso in modo diretto, da maestro a discepolo e bisogna precisare che nessun insegnamento del Buddha fu riportato per iscritto fino a 150 anni dopo la sua morte. Il buddhismo Theravada o Hinayama (la via degli antichi) accetta solo la versione Pali conosciuta come Tipitaka (i tre canestri). Mentre il buddhismo Mahayana accetta la versione in sanscrito che è stata più volte elaborata e modificata. Il Mahayana si diversifica in vari modi che vanno dal ritualismo tibetano alla semplicità dello zen giapponese. L'insegnamento buddhista propone all'essere umano il percorso che porta dal dolore al Nirvana, all'estinzione dell'egocentrismo e del dolore, passando per il riconoscimento dell'illusione dell'io, e l'applicazione della compassione (karuna).  L'Hinayana nega l'esistenza di un io, tutti gli esseri umani sono anatta (senza io) e anicca (senza continuità) mentre il Mahayana trova l'io nell'interrelazione delle cose e disegna il concetto di vuoto (sunyata) che è completamente diverso dal nulla.  Nel Mahayana una volta arrivati all'illuminazione ci si trasforma in bodhisattva e si cerca di aiutare gli altri esseri umani ad uscire dal ciclo del samsara (rinascite). Lo zen proclamò che nirvana e samsara sono la stessa cosa, il nirvana è qui e ora in mezzo al samsara.

Bodhidarma, questo vecchio scontroso che portò lo zen in Giappone, era portatore di una saggezza non esprimibile a parole, ed influenzò la cultura giapponese più di qualsiasi altro fattore, C'è una grande affinità tra il taoismo e lo zen in quanto entrambi, non prendono troppo sul serio il mondo oggettivo, e si fanno beffe dell'intelletto e del convenzionalismo. Lao Tzu, il supposto fondatore del taoismo, sembra sia stato contemporaneo del Buddha. Nello zen c'è molta ironia e spesso anche i maestri zen sono ritratti come piccoli uomini, grassi, calvi e piegati su un bastone. E in quelle piccole creature si manifesta la sublime natura-Buddha. I maestri zen non volevano saperne di concetti, perchè pensavano che il concetto creava una barriera con le cose stesse, e pensare alle cose che sono in continuo movimento, è un modo per perderle. Anche in questo si avvicinano al taoismo, il cui motto è "Il Tao che si può definire a parole non è il vero Tao". Dopo la morte di Bodhidarma, segui una serie di cinque patriarchi, l'ultimo dei quali fu Hui Neng, e fu lui a pronunciare Il sutra del sesto patriarca. L'unico sutra pronunciato da un cinese (gli altri sono stati tutti attribuiti al Buddha) in cui viene spiegato, tramite un racconto, di come Hui Neng arrivò a comprendere lo zen. Il metodo proposto fu quello della comprensione improvvisa, anzichè graduale. L'insegnamento dello zen espresso in questi versi:            "Il corpo è simile all'albero del bodhi, e la mente a un limpido specchio; Con cura lo ripuliamo di ora in ora, per timore che sopra vi cada la polvere"  

fu trasformato in questo modo:  "Non c'è nè albero del bodhi, nè un limpido specchio, poichè in realtà tutto è vuoto, su che cosa può cadere la polvere?"

Con il sesto patriarca lo zen raggiunse l'apice della popolarità, e fondeva l'imperturbabile serenità ed austerità del buddhismo con la fluidità, il gusto per l'imperfetto e l'incompleto del taoismo. Intorno al 1270 cominciò a prendere vita in Cina un'altra forma di buddhsimo, il culto di Amitabha (infinita luce), il Buddha che aveva promesso di guidare gli esseri umani al Nirvana. Oggi è la forma più diffusa di buddhismo Mahayana in Cina e Giappone. Nell'estremo Oriente abbiamo due scuole principali chiamate in giapponese Jiriki (potere proprio)  e Tariki  (potere altrui). I seguaci per raggiungere la saggezza contavano rispettivamente sui propri mezzi (lo zen) o sulla misericordia del bodhisattva.

Quando lo zen comincio a perdere consensi in Cina a favore del culto di Amitabha si trasferi in Giappone con Ei-sai nel 1911 e divenne la religione dei samurai (la classe guerriera) ed ebbe un profondo impatto sulla cultura giapponese.

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L'inglese Alan W. Watts (1915-1973), è stato uno dei massimi esperti di teologia e  filosofia orientale, in particolare dello zen buddhista, e di religioni comparate. Ha insegnato alle università di Cambridge, Cornell, e delle Hawaii. Ha scritto diversi libri di filosofia e psicologia della religione.

Tre grandi maestri: Jois, Iyengar, Desikachar rispondono alla domanda "Che cosa è lo yoga?"

Dal sito  Yoga Magazine  Periodico di Pratica Yoga.   Ottobre 2019 tratto da uno studio di Alexander Medin.       

Cosa è lo yoga: Tre grandi maestri Jois, Iyengar, Desikachar rispondono a questa domanda.   


Introduzione.   Non passa giorno senza il quale un praticante occidentale si alzi e decida di arricchire il mondo con la propria definizione di cosa sia o non sia lo yoga.  Sapendo che il presente articolo non fermerà questo flusso di coscienza, ci auguriamo almeno possa offrire un riferimento meno superficiale sull'argomento per chi abbia voglia di approfondire: una lunga chiacchierata sullo yoga con tre tra i più illustri maestri indiani contemporanei. Sicuramente sfatano molti dei luoghi comuni che imperversano ormai non più solo in ambiente new age o tra i social, ma anche in pubblicazioni accademiche. Il suggerimento è di prendersi il tempo necessario ed arrivare sino in fondo, difficilmente resteremo delusi.
La fonte. Queste interviste sono state originariamente condotte diversi anni fa a Mysore, patria di Jois, Pune, per Iyengar e Madras, per Desikachar, nell'ambito di una tesi di master. La versione pubblicata è una rielaborazione e sintesi di Deirdre Summerbell. Per motivi di chiarezza, le risposte sono state raggruppate in base alle domande poste, piuttosto che al loro ordine nei colloqui originali. Non tutti gli intervistati hanno risposto a tutte le domande, preferendo occasionalmente saltarne o approfondirne una in particolare.
Chi sono gli intervistati.  Tutti gli intervistati sono allievi del padre del moderno yoga: Tirumalai Krishnamacharya. Esistono sicuramente altri rami e altri stili di yoga, anche ugualmente importanti, ma lo yoga del maestro Krishnamacharya è probabilmente quello che ha maggiormente inciso sulla diffusione di questa arte in Occidente e sulla forma che ha oggi assunto. A loro volta i tre intervistati sono tra i maestri più noti e con la maggiore autorevolezza in tutto il panorama moderno. Non si vuole qui ripercorrerne le gesta o scriverne una biografia, basti ricordare che:
-  BKS Iyengar è stato nominato dal Times tra le 100 persone più influenti al mondo e le sue tre opere: Luce sullo Yoga, Luce sul Pranayama e Luce sui Sutra di Patanjali, sono pietre miliari irrinunciabili per il moderno insegnamento dello yoga e per i suoi riferimenti con quanto di antico.
-  Pattabhi Jois è il fondatore di uno degli stili con il maggior numero di dediti e devoti praticanti sulla via dello yoga, oggi in Occidente: l'Ashtanga. E' famoso per essere uomo di poche, semplici parole, ma di grande saggezza.
-  TKV Desikachar, infine, è il figlio dello stesso Krishnamacharya, ha fondato il Krishnamacharya Yoga Mandiram, luogo di ricerca sullo yoga e fondazione caritatevole riconosciuta e premiata dallo stesso governo indiano.
Tutte e tre queste illustri personalità dedicarono la propria vita alla pratica, allo studio ed alla trasmissione dello yoga. Hanno in comune il fatto di considerarsi dei tradizionalisti. Molto interessanti anche le diverse sfumature assunte dal loro insegnamento, come interessanti sono le differenze nelle risposte fornite. Teniamo presente che sono personalità molto eterogenee che hanno idee spesso distanti. A tratti, soprattutto in alcune risposte dei maestri Iyengar e Desikachar, traspare anche una piccola rivalità. Ma Lasciamo loro la parola.   [Tra parentesi quadre sono riportate alcune annotazioni di redazione, che traducono o spiegano alcuni passaggi del testo, oppure, molto raramente, riflettono alcune considerazioni]

Qual è la sua teoria sulle origini dello Yoga?
TKV Desikachar: lo yoga viene dai Veda. [La nascita e lo sviluppo dello yoga sono indissolubilmente legati alla tradizione induista e alle sue sacre scritture: i Veda, la conoscenza]

K. Pattabhi Jois: non possiamo sapere con certezza le origini dello yoga, ma secondo la tradizione, Shiva prima lo insegnò a Parvati, poi lei lo insegnò a Shannmuka [nome utilizzato nei Veda per Kartikeya, dio indù della guerra] e quest'ultimo lo trasmise a Narada [saggio dell'antichità presente nei Veda, nel Mahabharata e nel Ramayana. Molte opere classiche sullo yoga si aprono descrivendo il lignaggio della discendenza da Shiva in poi, maestro per maestro]. Le prime tracce dello yoga le troviamo prima dei sutra di Patanjali quando Adinatha [divinità induista: adi=primo, natha=signore] si incarnò in questo mondo per offrire lo yoga come un modo per liberare l'uomo dalla sofferenza terrena. Lo yoga si trova anche negli shastra (scritture), nella Bhagavad Gita e in varie Upanishad.

E come si riflette lo yoga nelle Scritture e nella tradizione vivente?
Desikachar: Ci sono molti riferimenti nei Veda sulla natura dello yoga. Viene indicato non solo come pratyahara [il ritiro dei sensi], ma in alcuni passaggi, in sanscrito, è inteso come la disciplina esercitata sui sensi, dalla mente. Nelle Upanishad, lo yoga è visto come la disciplina per controllare la mente, e anche Patanjali si concentra sulla mente, proprio come i Vedanta [ovvero le Upanishad, cioè i testi che commentano i Veda] si concentrano su Dio.

Pattabhi Jois: in India, la tradizione trova le sue basi nella fede. Senza fede, tutta la nostra tradizione crollerebbe. Ed è la grandezza e la saggezza dei nostri antenati che ci guida nel nostro cammino verso la perfezione. Per iniziare a realizzare la profondità della loro conoscenza e saggezza, dobbiamo avere esperienza diretta di ciò che hanno testimoniato. Questo può essere molto difficile nel periodo in cui viviamo, ma per ottenere quell'esperienza, dobbiamo avere fiducia in ciò che hanno insegnato e la volontà di seguire i loro metodi con disciplina costante e molto lavoro. Questo non è facile, ma per ogni Sadhaka [praticante] ardente cercatore, c'è una profonda saggezza spirituale da riscoprire nella nostra tradizione. L'India ha una lunga storia di ricerca della comprensione della mente umana e le sue teorie sulla Moksa [liberazione, liberazione dell'anima dal ciclo delle reincarnazioni] sono un contributo che altre tradizioni religiose non possono ignorare. Alcuni degli insegnanti che vivono oggi sono buoni rappresentanti della nostra grande eredità, mentre altri sono meno interessati alla tradizione e fanno come vogliono, stabilendo regole e osservanze proprie.

In che modo lo Yoga tradizionale di Patajali si posiziona in relazione con l' Hatha Yoga?
Desikachar: L' Hatha Yoga non è incluso nei yoga sutra di Patanjali. Il termine Hatha Yoga si trova nell'Hatha Yoga Pradipika di Yogi Swatmarama. È presente anche in alcuni passaggi delle Upanishad, ma, per quanto riguarda gli Yoga Sutra di Patanjali, l'autore utilizza solo una parola. E questa parola non è  Mantra yoga [yoga dei sacri canti], né Raja yoga [yoga regale, a volte coincidente con quello di Patanjali], Laya yoga [yoga della dissoluzione nel cosmo] o Jnana yoga [yoga della conoscenza, il maestro D. sta enumerando alcune famose scuole indiane di yoga], ma è solamente "yoga", puro e semplice! Tutte le altre parole provengono dal Kriya Yoga [yoga dell'azione] e sono per una mente irrequieta che non può praticare lo yoga. Una mente irrequieta non è libera di percepire la natura dello yoga. Per questo ha bisogno di supporto mentale o stimoli fisici, che l'Hatha Yoga fornisce come preparazione del campo per allenarsi a questa consapevolezza.

Pattabhi Jois: Hatha yoga significa l'unione delle energie opposte del corpo e la loro canalizzazione nel passaggio centrale Sushumna [canale o nadi centrale per il trasporto dell'energia o prana]. E questo si verifica quando Surya nadi, canale destro [che trasporta l'energia Surya, solare], e Chandra nadi, canale sinistro [che strasporta l'energia Chandra, lunare], sono controllati e l'energia vitale di questi due canali si fonde nel passaggio centrale del midollo spinale. Quando il prana [energia vitale e spirituale] è finalmente a riposo e non è più soggetto al movimento degli organi di senso, allora realizziamo Dio dentro di noi. Questo è il nostro Sé, la nostra vera identità. Quindi, Hatha Yoga è sperimentare Dio in se stessi.

Chi furono i fondatori dello Yoga?
Desikachar: Non sappiamo se Shiva abbia scritto i Veda o se sia un'altra persona. In India, molti ricercatori compongono testi che vengono poi attribuiti a fonti antiche, ma nessuno sa con certezza chi li abbia effettivamente scritti. In India c'è la tendenza a trasformare gli insegnamenti in fatti mitologici e attribuirli ai fondatori, per renderli più autentici. Anche mio padre, Krishnamacharya, ha inventato alcuni dei suoi insegnamenti e li ha cambiati nel corso della vita. Che ci sia stato un intervento divino o meno (risate), alcuni studiosi hanno sempre proclamato che i testi provenivano da esseri sovrumani piuttosto che da loro stessi. Quindi, naturalmente, dissero che i testi provenivano da Shiva, perché è un essere sovrumano, piuttosto che una persona normale. E hanno parlato di energie sottili e di poteri sovrumani, ma non sappiamo come lo abbiano percepito. Dobbiamo fare affidamento su fonti testuali e possiamo solo supporre che ci sia stato un insegnamento esoterico parallelo a questi testi. Sottigliezze come le Nadi, i percorsi intrapresi dai nervi, e i vari canali energetici, sono menzionati nelle Upanishad ed è ovvio che queste persone possedevano una grande capacità di intuizione al loro interno, ma non è facile per noi capire da dove hanno ottenuto la loro conoscenza. Come Shankaracharya [o Adi Shankare, uno dei fondatori dell'Induismo], per esempio, che ha detto di aver imparato tutto ciò che sapeva su Gaudapada [filosofo tra i primi commentatori dei Veda]. Ma chi era Gaudapada? Ecco perché si dice: Gurubhyo param apnoti, che significa che la chiarezza di una persona dovrebbe illuminare il suo insegnante, non se stessa. Non dovresti dire a nessuno dove hai ricevuto un mantra. Invece, dovresti solo parlare del Guru dal quale lo hai ricevuto, mai del mantra. Questa è per noi una legge universale. [In poche parole D. afferma che è abitudine in India imputare sempre gli insegnamenti e le teorie al proprio maestro e al maestro del maestro e così via]

Pattabhi Jois: Non lo so per certo. So solo cosa mi ha insegnato il mio Guru. Ma molti testi menzionano Rishi Matsyendranath [capostipite del tantrismo e della confraternita dei monaci Nath], Goraknath [altro santo uomo del lignaggio Nath], Vamana [quinta reinvcarnazione del dio Vishnù] e prima di loro c'erano altri Maharishi [grandi saggi]. Lo yoga ha da due a tremila anni di anzianità, se non di più.

Cosa distingue l'Hatha Yoga dagli altri esercizi di fitness o fitness?
Desikachar: Secondo diversi testi, "ha" si riferisce a surya nadi [il canale dell'energia di tipo solare] e "tha" a nadi chandra [il canale energetico dell'energia di tipo lunare]. Quando questi due canali di energia, ah e tha, si fondono nel sushumna, la nadi della spina dorsale, una comprensione completa dell'Hatha yoga avviene internamente. Hatha significa anche potere o forza, ma qualunque sia la sua interpretazione, credo che l'unione di queste due grandi nadi produca un'influenza armonizzante sul corpo e ci permetta di sperimentare cos'è lo yoga.

Pattabhi Jois: [ride] Lo yoga non è fisico, questa associazione è assolutamente sbagliata! L'hatha yoga può, ovviamente, essere utilizzato anche solo come esercizio esterno, ma questo non è il suo vero vantaggio. Lo yoga può andare molto in profondità e toccare l'anima di un uomo. Se praticato adeguatamente, per un lungo periodo di tempo, il sistema nervoso viene purificato e quindi lo è la mente. Come ci dice la Bhagavad Gita nei seguenti termini:
Yatato hyapi Kaunteyapurshasya vipashcitah
indriyani pramathini haranti prasabham manah
Tani sarvani samyamya yukta asita matparah
Vaso hi yasyendriyani tasya prajna pratishtita BG 2: 60-61
Controllando tutti i sensi, colui che pratica questo autocontrollo dovrebbe sedersi e meditare su di Me [E' Krishna a parlare]. In realtà, la saggezza è forte in chi ha i sensi sotto controllo. I sensi ondeggianti, o figlio di Kunti [K. si rivolge al guerriero Arjuna], distolgono con forza anche la mente di chi è saggio.
L'intero scopo dell'Hatha Yoga è purificare e controllare i nostri sensi. Questa è la scienza definitiva per aiutarci a scoprire cosa c'è dietro l'apparente realtà del corpo e della mente. Ma guarda il mondo oggi! Ci sono così tante diverse pratiche yoga. Tutti pensano e dicono di praticarlo nel modo giusto, ma qual è il modo giusto se non produce un qualche cambiamento nelle persone, se non risveglia una qualche energia nei praticanti?
Come Swatmarama ci dice nell'ultimo verso di Hatha Yoga Pradipika:
Yavan naiva pravishati caran maruto madhyamarge
Yavad bindur na bhavati drdaprana vata prabandhat |
Yavad dhyane sahajasadrsham jaayate nanva tattvam
Tavaj jnanam vadati tadidam dambhamithyapralapah ||
Fino a quando il prana entra e sfocia nel canale centrale e il respiro diventa fermo dal controllo dei movimenti del prana; e fino a quando la mente assume la forma di Brahma senza alcuno sforzo di contemplazione; fino ad allora qualsiasi discussione sulla conoscenza e sulla saggezza è solo un balbettio senza capo nè coda di un pazzo.
Quindi, dobbiamo seguire il metodo corretto e praticare lo yoga per un lungo periodo di tempo: kala nairantarya satkara sevito dridhabhumih, una pratica per un lungo periodo di tempo, coerente, umile, con la migliore intenzione, diventa la base sicura per coltivare la cessazione delle fluttuazioni della mente. Può richiedere molte vite, anche 100.000 anni!

Krishnamacharya, il padre dello yoga moderno.  Puoi descrivere Krishnamacharya in tre parole?
Desikachar: una sola parola: Acharya, insegnante spirituale. È abbastanza!

BKS Iyengar: Era un uomo molto versatile, un uomo straordinario, non un tipo normale. L'ho riverito. Aveva una perfetta padronanza di molte materie. Oggi è difficile trovare persone con tali conoscenze. E come possono gli uomini comuni, con il loro piccolo intelletto parlare di un essere come lui, non lo so!

Pattabhi Jois: un uomo molto valido, una persona forte. Un uomo pericoloso [P.J. ribadirà spesso, anche in altre sedi, che il suo maestro era "un uomo pericoloso"].

Che cosa sa del lignaggio Krishnamacharya e dei suoi insegnanti?
Desikachar: puoi fare riferimento a questo nel libro sulla vita di Krishnamacharya pubblicato dal nostro istituto. [l'argomento è spinoso, D. non vuole liquidarlo con poche parole, in quegli anni alcuni occidentali, in cattiva fede, avevano messo in discussione l'esistenza dei maestri di K. e il tradizionalismo del suo insegnamento]

Iyengar: Per quanto ne so, il suo maestro era Ramamohan Brahmachari del Nepal, ma non abbiamo parlato molto del suo Guru, in dettaglio. Conoscevo Krishnamacharya perché aveva sposato mia sorella negli anni '30. Quello che ha fatto prima non lo conosco molto bene. Ma è certo che, poiché era un grande studioso di sanscrito, incontrò molti altri studiosi in India che lo presentarono a Ramamohan Brahmachari. Secondo la leggenda, Krishnamacharya studiò con lui per sette anni. Ma non voglio creare false idee su ciò che è accaduto. L'ho conosciuto solo quando ha sposato mia sorella al momento del suo matrimonio, e in quel momento era uno yogi straordinario.

Pattabhi Jois: Il suo insegnante era Ramamohan Brahmachari, un uomo molto giusto, un uomo forte, che ha insegnato molte cose a Krishnamacharya. Tutte le mie informazioni provengono dal mio guru. Egli ha detto che aveva studiato da vicino con quest'uomo per quasi sette anni. Quando ha terminato gli studi, il suo insegnante lo ha incoraggiato ad andare via e insegnare yoga. Così lo lasciò e iniziò a insegnare yoga. Se ne andò e iniziò a dimostrare e insegnare in vari posti in India. È così che l'ho incontrato per la prima volta ad Hassan nel 1927.

Quanto ha studiato con Krishnamacharya?
Desikachar: per 29 anni. Quando vedo i miei appunti di allora, penso tra me e me: "Wow! Che uomo straordinario!"

Iyengar: Ho studiato con lui due anni quando avevo 14, 15 anni. Quando avevo 17 anni, partii per Pune, e ogni anno che seguiva andavo a trovarlo e gli offrivo i miei rispetti e i miei saluti. Durante questo periodo di due anni, mi ha insegnato solo dai 10 ai 15 giorni, ma questi pochi giorni hanno determinato ciò che sono diventato fino ad oggi!

Pattabhi Jois: ho studiato con lui dal 1927 al 1953. La prima volta che l'ho visto è stato nel novembre del 1927. Fu nella Sala del Giubileo di Hassan e il giorno dopo ho scoperto dove abitava e mi sono diretto a casa sua. Mi ha fatto molte domande, poi alla fine mi ha accettato e mi ha detto di tornare a vederlo la mattina dopo. Quindi, dopo la mia cerimonia di voto del cordone di Brahmano nel 1930 [La cerimonia cui si sottopongono i giovani della casta dei bramini e sancisce l'ingresso nell'età adulta e, dopo la quale, porteranno sempre un cordone, di cotone intrecciato, al collo], andai a Mysore per imparare il sanscrito e fui accettato al Collegio sanscrito del Maharaja. Lì, ho ritrovato Krishnamacharya nel 1931, quando venne a fare una dimostrazione. Era molto felice di trovarmi a studiare al college.

Cosa le ha insegnato Krishnamacharya?
Desikachar: Non so da dove cominciare per dirti quanto ho imparato da mio padre. Era un uomo così elevato! L'Hatha Yoga, il pranayama [il controllo dell'energia], la Baghavad Gita, i Yoga Sutra di Patanjali, le Upanishad, varie opere sui Vedanta, il Samkhya Yoga Karika, tutti libri fondamentali per comprendere lo yoga. E non ho fatto con lui solo qualche riferimento! Me li ha insegnati tutti, per molte volte. E poi c'erano l'Ayurveda e le canzoni vediche o gli inni, e come eseguire correttamente i rituali, come fare le puja [riti per rendere omaggio e adorare una divinità, la casta dei bramini, cui appartengono tutti i maestri citati in questo articolo, è quella sacerdotale], come procedere con le cremazioni, come unire i futuri sposi, come procedere a tutti i tipi di riti di passaggio. Mi ha anche insegnato a praticare i riti mortuari. Mio padre mi ha semplicemente insegnato tutto sugli antichi rituali dell'India! E tutto ciò che mi ha insegnato era in sanscrito, ovviamente. Nel 1984, quando aveva 96 anni, gli chiesi "Qual è la tua esperienza dello yoga?" E mi disse: "Oggi la fiducia in Dio è per me la cosa più importante dello yoga. "La fede in Dio è il modo più veloce per raggiungere Dio."

Iyengar: Mi ha insegnato solo alcune asana, e quindi la mia evoluzione è venuta dalla mia pratica.

Pattabhi Jois: Quello che il mio maestro mi ha insegnato è esattamente il metodo che insegno oggi. Era una disamina delle asana di base, intermedie e avanzate. Mi ha anche insegnato la filosofia. Per cinque anni abbiamo studiato i grandi testi. Ci chiamava a casa sua e stavamo in piedi e aspettavamo di essere invitati all'interno. A volte aspettavamo tutto il giorno. Ci insegnava da una a due ore al giorno: asana al mattino presto e, verso mezzogiorno, facevamo una classe di filosofia. Ci ha insegnato anche: il pranayama, il pratyahara [ritiro dei sensi], dharana [concentrazione] e dhyana [meditazione]. E, oltre agli Yoga Sutra e alla Bhagavad Gita, ci ha trasmesso lo Yoga Vasishta, lo Yoga Yajnavalkya e la Samhita. E tutto questo in sanscrito.

Puoi descrivere i metodi di insegnamento usati da Krishanamacharya?
Desikachar: Ciò che è stato molto impressionante di mio padre è che ha insegnato in modo diverso quando era giovane, quando era a Mysore e stava preparando mio zio [Iyengar] e Pattabhi Jois. Poi ha insegnato in uno stile, e poi è cambiato e ha iniziato a insegnare in modo diverso a seconda delle persone. Si impegnò a prendersi cura dei bisogni degli individui, piuttosto che insegnare a tutti allo stesso modo. È anche diventato un guaritore per gli anziani. Quando insegnava ai musulmani, citava brani del Corano e chiedeva loro di affrontare il pellegrinaggio alla Mecca, e quando arrivarono i bengalesi [abitanti del distretto di Calcutta e dell'attuale Bangladesh], insegnava nella loro lingua [Bengali]. Anche la sua metodologia di insegnamento si è evoluta, il che significa che ha ridotto e adattato il contenuto in base alle esigenze degli individui, alla loro cultura e mentalità. Non c'era una standardizzazione dello stile, il sistema non era: "tutti devono fare questo asana". In primo luogo, prendeva contatto con una persona, cercava di conoscere i suoi antecedenti, la sua religione, la sua cultura; insegnava alle donne e agli uomini in modo diverso. Ma anche se insegnava in modo diverso da un individuo all'altro, era sempre in grado di farsi capire da chiunque, giovane o vecchio. Era un bramino ortodosso e, allo stesso tempo, invitava le persone a casa sua per il caffè e la colazione [essendo la casta più elevata, generalmente, i bramini hanno un atteggiamento distaccato con le caste inferiori o con chi è fuori dal sistema delle caste; una simile familiarità con le persone comuni è considerata da Desikachar straordinaria]. Si prendeva sempre cura e realmente nutriva le persone a cui insegnava. Quindi, non era solo il suo modo di insegnare, ma il suo modo di essere: era un uomo che si prendeva cura degli altri esseri umani.

Iyengar: Nei primi anni, era come un militare. Si presentava come un uomo fiero e aspro. Finché l'ho conosciuto, è sempre stato molto duro e severo. Potrebbe essere stato gentile con gli altri e queste persone possono parlare di lui come una persona garbata e premurosa, ma io non l'ho mai sperimentato in questo modo, io ho conosciuto una personalità molto, molto forte ed esigente.

Pattabhi Jois: molto severo. Se arrivavi un minuto prima o dopo, non ti permetteva di seguire il corso. Ha richiesto una disciplina totale ed è stato molto, molto duro. La gente aveva paura di lui, ma aveva un cuore molto giusto.
[Tutti e tre i guru intervistati testimoniano come i maestri severi, esigenti, duri, sono quelli che insegnano l'intensità della pratica e inducono le più grandi trasformazioni negli allievi. Questo modo di procedere è ampiamente affermato anche nei testi classici dello yoga. L'accondiscendenza, lo scarso impegno, non sono la via dello yoga tradizionale. Ma forse questo metodo non è abbastanza new age ed è difficile da vendere come prodotto di ginnastica dolce?]

Ha mai cambiato il suo metodo di insegnamento?
Desikachar : l'insegnamento di mio padre è cambiato quando ha attraversato i diversi periodi della sua vita. Prima che l'India ottenesse l'indipendenza, era diverso. Nel 1930, mio ​​padre scrisse un libro sul canto vedico in cui affermava che le donne non erano adatte alle pratiche vediche e che dovevano sposarsi prima di raggiungere la pubertà. Nel 1986, disse che le donne dovevano imparare il canto vedico e che erano le sostenitrici e le protettrici del dharma [la legge universale, il dovere; l' etica]. Questo quando aveva raggiunto la venerabile età di 97 anni , anche se era un bramino severo e versato nella scuola di Purva Mimamsa. [La prima delle sei scuole ortodosse, o darshana, della filosofia indiana, scuola fondata da Jaimini. In merito vedi l'articolo: Lo yoga e le altre 5 darsana indiane ]

Iyengar: Dirò probabilmente di no, ecco perché si è sviluppata una certa confusione su ciò che penso del suo metodo, che potrebbe essere diverso da quello che altri hanno in mente. Ma ciò che insegno è venuto dal mio guru, anche se l'ho sviluppato ulteriormente da solo. Quello che insegno è il metodo di Krishnamacharya. Tutti, ovviamente, vogliono dimostrare la propria autenticità rispetto al maestro Krishnamacharya. Quando Desikachar divenne suo studente, non imparò nemmeno lo yoga. Lavorava in un'azienda e avrebbe dovuto recarsi nel nord dell'India, ma all'improvviso si interessò molto a suo padre, che allora aveva 70 anni. Naturalmente, la differenza tra la pratica di una persona quando ha 70 anni e quando è giovane è piuttosto notevole. E, naturalmente, anche gli insegnamenti che ha potuto trasmettere sono abbastanza distinti. Ma il mio stile deriva dal seme che ha piantato K. a Mysore. Sono anche le sfide emerse dalla mia pratica e la necessità di adattarmi alle persone e ai loro bisogni. Ho dovuto chiedermi il perché dei salti [tipici della pratica di K. come osservabile nei video dimostrativi e nelle opere letterearie] e dei vinyasa [movimenti sincronizzati con il respiro] e vedere cosa fossero. Sai, Pune [dove risiedeva Iyengar] è nota per i suoi lottatori. Non esiste un centro spirituale e culturale in India, nel Maharashtra [la regione di Pune e Bombay, il noto centro di Osho a Pune è stato fondato solo nella metà degli anni '70], e persino Pune era solo la Cambridge intellettuale dell'India. Ora, se mescoli questo con i famosi lottatori che erano lì, puoi capire perché ho dovuto mettere in discussione la mia tradizione yoga e scoprire cosa ci fosse di precipuo. Qual era la differenza tra la pratica fisica che stavo facendo io e quella dei lottatori? A quale livello la mia era diversa dal normale esercizio fisico? All'inizio sembravano identiche. Quindi ho aperto gli occhi per scoprire davvero ciò che lo yoga aveva di unico, soprattutto in relazione alla sua influenza sul corpo e, in particolare, al suo impatto sulla mente. Quindi l'ho coltivato, ma la ragione della mia crescita è stata il mio guru, sebbene il mio ulteriore sviluppo sia venuto dal mio lavoro tenace. E l'evoluzione è evoluzione, grazie a Dio! Ciò che Pattabhi Jois ha imparato nel 1934, insegna ancora adesso. Non sto dicendo che è male, l'ho insegnato anche io, ma le persone con cui parlavo dicevano che era solo un movimento fisico, sullo stile della ginnastica callistenica. Ma ora, oggi, questo stesso metodo è diventato spirituale, secondo le stesse persone. Non capisco la mentalità degli uomini [non è chiaro verso chi sia la polemica, difficilmente crediamo sia direttamente con P.Jois con il quale aveva ottimi rapporti]. Ma ciò che è importante è come possiamo sviluppare la coscienza dormiente all'interno del corpo, come possiamo entrare in quella visione da lì. Come ho detto, come fai a comprendere trikonasana [la posizione del triangolo, vera fissazione del maestro Iyengar] sulla gamba destra? Allungandoti verso il basso con la gamba sinistra. Allo stesso modo, ho dovuto scoprire quanto è profonda ogni asana e come lavora in opposizione. Sai come allungarti? L'energia sulla gamba destra è equivalente a quella sulla gamba sinistra? L'energia è direttamente sul lato della gamba esterna? Quindi, sono state tutte cose che ho dovuto scoprire. Con ciò, l'intelligenza ha dovuto letteralmente penetrare nelle posture per trovare il loro significato. Non è solo un stile di ginnastica, non è quello il significato del vinyasa. Il vinyasa può essere diverso dalla ginnastica, ma per fare questo devi svilupparlo intellettualmente [intelletto nel significato originario di intus lectus: lettura interiore]. Ed è quello che ho fatto. Ho portato questa evoluzione, ma la parte fondamentale è venuta dal mio guru, che mi ha offerto la base da cui sono cresciuto.

Pattabhi Jois: Non lo so. Finché ero con lui, mi ha sempre insegnato allo stesso modo.

Cosa aveva Krishnamacharya di così speciale?   Desikachar: Non era solo un insegnante di yoga. Tra chiunque sia vissuto in India, che si tratti di Ayurveda, yoga, filosofia Mimamsa o le diverse scuole del Vedanta, non ho mai visto nessuno, non un singolo individuo, che avesse una tale conoscenza. Quando aveva novantasette anni, poteva parlare di tutto. Vedi, non riguarda solo le Asana. Lo Yoga incarnato da mio padre era multiplo. L'ho sempre considerato come un cerchio, come una persona totalmente stabile, e come qualcuno per cui lo yoga era semplicemente secondario. Ha consigliato le persone riguardo molti argomenti: l'agricoltura - sapeva coltivare - come scegliere una casa, problemi di salute, affari di cuore. Era anche un ottimo cuoco, ha persino insegnato a mia madre a cucinare.

Iyengar: Era un grande guaritore. Aveva il mantra jaya [il potere del mantra] e non era solo un grande studioso, ma possedeva la grazia divina che operava attraverso di lui [il mantra di invocazione a Patanjali che viene recitato all'inizio della pratica dell'ashtanga, il mantra prima della pratica nello Iyengar yoga, e quello che alle volte precede il canto degli Yoga Sutra, furono composti tutti da K.]. E questa grazia divina è qualcosa che né tu né io possiamo immaginare. No, era più di questo: l'ho visto fare il dottore e aiutare le persone in affari incredibili. Era un guaritore divino. Penso persino che i mantra con cui ha aiutato alcune persone abbiano avuto più effetto dello Yoga. Aveva il potere del mantra - non so come, ma certamente lo aveva - e aveva i siddhi [i poteri sovrumani], ma non lo rendevano superbo. Era anche un buon lettore della psicologia umana. Poteva guardare un uomo e dire il carattere esatto della sua personalità. Poteva vedere oltre l'apparenza delle cose.

Pattabhi Jois: Non era solo un grande insegnante di yoga, ma anche un grande studioso di sanscrito. Aveva studiato e completato il suo esame nelle sei darshana. Era conosciuto come Mimamsa Tirtha [guado sul fiume della miseria umana], Vedanta Vagisa [signore della parola], Sankhya Yoga Shikhamani [gioiello tra i Brahmini].

Perché pensi che Krishnamacharya sia diventato una leggenda?
Desikachar: Non sapevo che fosse una leggenda, ma grazie per averlo detto [Annotazione ironica NdR]. Mio padre non ha mai prestato attenzione al nome e alla gloria. E qui in India, molte persone non lo conoscono. Se chiedi alla maggior parte delle persone chi è la fonte dello yoga, ti diranno Iyengar. Nessuno conosce Krishnamacharya, il grande iniziatore dello yoga moderno! È vergognoso. Ma sono molto, molto orgoglioso di mio padre.

Iyengar: Fu il fondatore della moderna evoluzione dello yoga. È per sua grazia che sono avvenuti i più recenti progressi nello yoga. È stato colui che ha aperto la strada, ma ogni uomo deve anche conoscere l'argomento da solo, non appena ha intrapreso il percorso. Nel 1960, nessuno conosceva il mio guru. Quando ho scritto il mio libro e mostrato il rispetto che avevo per lui, tutti hanno iniziato a dire "Oh, c'è questo Krishnamacharya!" Fa parte della mentalità umana che cerca sempre un maestro più grande, per pensare che qualcun'altro abbia una migliore conoscenza del metodo. Ma non è importante. Ciò che conta è che le cose cambiano. 'Desikachar? Pattabhi Jois? "Dicono. "Forse sono loro i più colti?" Ma abbiamo studiato tutti con Krishnamacharya. [esiste una polemica, piuttosto inutile, secondo la quale K. non era ufficilamente il maestro di Iyengar e che egli non lo avesse accettato come allievo, ma gli avesse insegnato qualche asana solamente perchè era suo cognato] Tutti abbiamo ricevuto da lui i semi che ci hanno consentito di evolvere ulteriormente nello yoga. Non possiamo parlare di un'autorità più grande. Abbiamo studiato tutti con lui in momenti diversi della nostra vita. E ciò che ha incarnato nei primi tempi era qualcuno rigorosamente disciplinato. Le persone non possono nemmeno immaginare quanto lo fosse! Non potevi dire una parola con lui, non potevi aprire bocca. Quello che diceva era la legge e tutti la dovevano eseguire. Se ti diceva di finire in un momento preciso, dovevi finire proprio in questo momento. Se ti diceva di fare qualcosa, dovevi farlo esattamente. Nessuno poteva fare domande. Il carattere del mio guru era simile a quello del saggio adepto pazzo tibetano Milarepa, il mio guru era esattamente come lui. E gli incontri tra Marpa e Milarepa erano probabilmente come gli incontri tra Krishnamacharya e i suoi studenti! [Milarepa, secondo la tradizione buddista, era un uomo dedito alla magia oscura, che divenne poi seguace del saggio traduttore Marpa per contrastare il karma negativo che aveva accumulato, ma, per farlo, fu da questi trattato per i primi anni alla stregua di un servo, infliggendo vessazioni fisiche di ogni sorta, divenute proverbiali. Qui Iyengar sembra confondere chi fosse il guru e chi l'allievo tra Marpa e Milarepa.]

Pattabhi Jois: Grazie alla sua conoscenza e saggezza.

Qual è la cosa più importante che Krishnamacharya le ha insegnato? Desikachar: La cosa più importante che mio padre mi ha insegnato è l'umiltà. Vidya dadhatu vinaya [insegnare la conoscenza con umiltà, proverbio sanscrito].

Iyengar: Mi ha insegnato solo alcuni Asana. Quello che mi ha dato è stato questo seme e io l'ho sviluppato nel miglior modo possibile. Il seme era molto buono, quindi sono stato in grado di crescere. E qualunque cosa mi abbia dato, l'ho semplicemente raffinato e sviluppato, e tutto ciò che mi ha insegnato è stato anche quello che ho sviluppato. L'evoluzione è arrivata dopo: come progredire, come migliorare le posture, come procedere in modo corretto. Non mi ha mai spiegato molto sull'insegnamento, ma mi ha visto insegnare. Nel 1961, venne a Pune e insegnò a mia figlia e mio figlio. Insegnò loro per molte ore, ma sfortunatamente non riuscirono a capire cosa volesse mostrare loro. Quando sono arrivato e ho chiesto cosa non andava, mia figlia mi ha detto cosa non capiva nelle posture. Quindi, gli ho spiegato, "Devi allungarti da quella parte a questa parte". E immediatamente, quando Krishnamacharya ha visto questo,  mi ha dato una medaglia d'oro conosciuta come Yoga Shikshaka Chakravarti, che significa "Imperatore tra gli insegnanti di yoga, insegnante degli insegnanti " [esiste una famosa fotografia di questo momento riportata tra gli altri in: Sparks of Divinity - Teachings of B.k.s. Iyengar di Noëlle Perez-Christiaens]. Mi disse che dovevo insegnare in questo modo, non solo privatamente, ma in pubblico. Mi ha detto che dovevo diventare un insegnante di yoga e sicuramente mi ha spinto in quella direzione. Aveva anche notevoli capacità di comprensione della psiche umana, e questa è probabilmente la cosa più grande che mi abbia mai insegnato.

Pattabhi Jois: Quando è partito per Madras, mi ha detto "Rendi questo metodo di yoga il lavoro della tua vita".

Sa qualcosa della sua pratica personale?
Desikachar: Si alzava alle 3 del mattino, leggeva i suoi libri, poi si esercitava.

Iyengar: Faceva moltissimo pranayama e un poco di asana. Io sono diventato il maestro degli asana mentre lui era il maestro del pranayama. L'ho visto fare shirshasana, padmasana, sarvangasana, ma mi è diventato chiaro che gli asana non erano più così importanti per lui. Faceva quello che chiamiamo aradhana, che significa preghiera. Per più di tre ore ogni mattina, si sedeva di fronte a un idolo ed eseguiva vari riti, parayana [recitare il nome di Dio] e preghiere. All'epoca era un uomo libero, con il patrocinio del Maharaja, e dedicava molto tempo alla pratica spirituale.

Pattabhi Jois: No, solo che era un maestro nell'arte di ciò che stava facendo.

Come descriverebbe la sua relazione personale con Krishnamacharya?    Desikachar: ho considerato mio padre come mio padre. Era un uomo molto disciplinato, amorevole. Premuroso, ma allo stesso tempo con una rigida disciplina.

Iyengar: Te l'ho detto, l'ho adorato. Anche se era il mio guru, era anche mio cognato. Non l'ho mai chiamato "guruji", ma l'ho chiamato nella nostra lingua, tambi [fratello]. Nel mio cuore era il mio guru. Fisicamente, era mio cognato, ma mentalmente era il mio guru.

Pattabhi Jois: una normale relazione di guru-sisya [maestro-discepolo].

L'ha mai incontrato personalmente? Che tipo di persona era?

Desikachar: abbiamo vissuto insieme fino alla sua morte, quindi ovviamente lo conoscevo personalmente.

Iyengar: Certo, l'ho conosciuto personalmente. Ho vissuto con lui a casa, quindi, naturalmente, lo conoscevo. L'ho conosciuto mentre era un terribile dittatore a Mysore. Non so come mai la gente in seguito venne a parlare di lui come un uomo gentile e mite che vive a Madras. Ma probabilmente divenne più dolce dopo che dovette rinunciare al patrocinio del Maharaja, quando l'India divenne indipendente. Quando il Maharaja non aveva più soldi, disse a Krishnamacharya: "Ora spetta al governo prendersi cura di te e della shala yoga [scuola di yoga]. Ma il governo ovviamente non aveva soldi per le shala yoga, quindi Krishnamacharya probabilmente si rese conto che il temperamento che aveva sotto il Maharaja non avrebbe funzionato. Vero o no, non lo so. Dopo il suo arrivo a Madras, il suo insegnamento è cambiato per sempre. Era un maestro a Mysore, ma doveva diventare un servitore a Madras. Ora doveva occuparsi improvvisamente delle persone, ed è probabilmente per questo che alcuni dei suoi metodi di insegnamento sono cambiati.

Pattabhi Jois: pericoloso, ma gentile. Orgoglioso, ma molto ben informato.
 

Gli occidentali potranno mai rendere giustizia alla grande eredità dello yoga?
Desikachar: Penso che ci siano alcune perdite, ma sono molto ispirato dalla dedizione alla pratica degli occidentali e anche dalla cura e dal coinvolgimento di alcune persone. Questo mi rende molto fiducioso, anche se, allo stesso tempo, so che lo yoga è diventato un "business", una fonte di denaro, ecc. Succede anche in India. Nonostante ciò, ci sono veri maestri nel mondo. E per me, come indiano, l'Occidente è un modello che avrà un ruolo in cui ho una grande fiducia. Finora i venti soffiano da ovest e ne sono molto contento perché alcune delle persone più straordinarie che ho incontrato provengono dall'ovest. E la mia speranza è che i maestri di yoga dell'est e dell'ovest, qualunque forma di yoga insegnino, possano trasformare lo yoga. Non dovrebbe essere solo per gli uomini dell'India. Ma lo spirito dello yoga parla da solo. Possiamo vederlo ora nel campo della guarigione. Ciò che è così fantastico, così significativo, è che le persone stanno iniziando ad aprirsi ai benefici curativi dello yoga. Anche i dottori, in campo medico, vengono oggi nei nostri centri. Ma lo yoga è anche una relazione, non un movimento di massa. È una relazione uno a uno tra due persone e non un rapporto commerciale. Ciò che sta accadendo in Occidente è un'ampia generalizzazione e trasmissione dell'insegnamento e, purtroppo, i contatti personali sono scarsi. E gli studenti dovrebbero davvero conoscere quale sia il valore delle relazioni personali.

Iyengar: è interessante vedere che non c'era rispetto o consapevolezza dello yoga quando venni per la prima volta in Occidente nel 1960. E poi gradualmente, mentre iniziavo a fare alcune dimostrazioni, la coscienza cominciò a crescere . E ho tenuto più di 10.000 dimostrazioni, per tre ore: puoi chiedere a chiunque! Questo stile di presentazione diretta, che ho sviluppato, ha suscitato un interesse popolare. E non erano le cose spirituali, il che non vuol dire che facendo questo e quello, non avrebbero ottenuto dei risultati spirituali, ma erano queste mie dimostrazioni fisiche che hanno attratto il mondo. E ora, 50 anni di yoga in Occidente, hanno permesso allo yoga di crescere ed evolversi. Ma io l'ho portato alle masse popolari. Io non l'ho mai tenuto segreto. Sì, ho insegnato a personaggi famosi come Yehudi Menuhin e Krishnamurti, ma dopo avere insegnato loro, mi sono reso conto che tutti avevano bisogno dello yoga, indipendentemente dal loro background o livello sociale. Ci sono qualità in ogni uomo ordinario e non devi essere un filosofo o qualcuno di speciale per far emergere il tuo potenziale umano. Quindi, ho portato lo yoga tra la folla e ora i germi che ho piantato stanno dando frutti. Lo yoga vive. Può continuare per secoli. Ma non penso che il tema dello yoga sia qualcosa che mi appartiene. È un fenomeno che continua a vivere e crescere dentro le persone. Sì, ci sono stati molti Maharishi [grandi saggi] e grandi persone nel passato, ma lo yoga che conosciamo oggi è ciò che abbiamo e ciò che vive attraverso e dentro di noi.

Pattabhi Jois: lo yoga è molto buono se insegnato con il metodo corretto. Purtroppo molti occidentali pensano più in termini di denaro che come insegnare secondo questo metodo corretto. E non so come ciò possa giovare al benessere delle persone. Quando lo yoga viene insegnato solo per fare affari, non serve a niente. Le persone offrono corsi di 15 giorni, anche una settimana, per diventare insegnanti di yoga. [Ride] Quanto può essere buono per lo yoga, non lo so.

Qual è il contributo del mondo occidentale allo yoga?

Desikachar: Sono molto grato all'Occidente. Ci hanno ricordato, a noi Indù, la nostra grande eredità.

Iyengar: Qualsiasi insegnante di yoga occidentale che lo trasmette sinceramente ed è stato addestrato da un professionista certificato, contribuisce a qualcosa di buono nel mondo dello yoga.

Pattabhi Jois : nessuno può contribuire in alcun modo allo yoga, ma lo yoga può contribuire in qualche modo alla vita di tutti.

In che modo la mentalità occidentale è diversa da quella indiana?

Desikachar: Quello che mi piace degli occidentali sono le loro menti che fanno domande. In India, le persone non si chiedono mai perché dovrebbero o non dovrebbero fare qualcosa, lo fanno solo sotto l'impulso della fede. Non mettono in discussione nulla: "perché me lo dici? perché dovrei farlo? " non fanno mai questo tipo di domande. Ero solito interrogare mio padre ed era felice quando l'ho fatto. L'arte di porre domande è importante perché è la chiave per scoprire e conoscere te stessi. Sincerità e amore, ovviamente, devono essere presenti. I giovani sono più propensi a mettere in discussione al giorno d'oggi, ma prima era tabù. La gente proferisce " lo dice guruji" [lo dice il mio caro maestro], che è come uno slogan che abbiamo coniato. Ma penso che la gente abbia letteralmente massacrato la parola "guruji" con false pretese.

Iyengar: Mentalmente, ci sono poche differenze tra occidentali e indiani. Gli occidentali cercano di risolvere i loro problemi emotivi intellettualmente, ma i problemi emotivi devono essere risolti emotivamente, non logicamente. Gli occidentali hanno sviluppato il loro sistema di logica e gli indiani il loro. Quando la logica indiana e quella occidentale si mescolano, allora l'umanità può crescere. In Occidente, possiamo vedere una forma di crescita verticale, e in India vediamo una crescita orizzontale, ma quando queste due forme di intelligenza sono in grado di lavorare insieme, credo che stiamo raggiungendo il pieno potenziale dello sviluppo umano.

Pattabhi Jois:Le persone in India sono abituate a seguire la tradizione, ad avere fiducia nel sistema e a credere nella moksha o nella liberazione dall'illusione. Ma per gli occidentali, la moksha non è molto importante. Praticano yoga principalmente per la loro salute, il che è concepibile. Ma per comprendere veramente l'eredità dell'India, devi anche immergerti nelle tradizioni ancestrali che hanno portato alla rinascita della nostra tradizione spirituale. Alcuni occidentali trascurano questa grande eredità e non hanno idea delle vere radici dello yoga.

Esiste il pericolo che la tradizione yoga possa essere diluita?

Desikachar: Lo sta già facendo. Mio padre ha studiato sotto Ramamohan Brahmachari per otto anni e mezzo. Si dedicava e lavorava a stretto contatto con il suo insegnante ogni giorno. Ho visitato Muktinath in Nepal [un tempio di Vishnu molto famoso, in altissima quota] e ho visto i sacrifici che devono fare le persone lì, solo per alzarsi presto, quando fa freddo, e arrivarci, sono sacrifici enormi. Per una persona normale, ovviamente, è difficile alzarsi presto per la pratica regolare dello yoga, ma tutto dipende dall'impegno e dalle intenzioni della mente. Ma l'aspetto fisico non è il culmine dello yoga. È solo un aspetto. Lo yoga non dovrebbe essere appreso eseguendo posture. Se stai cercando una performance posturale, allora diluisci lo yoga, ma se lo persegui cercando la motivazione del controllo della mente, allora non è diluito.

Iyengar: La diluizione è un pericolo, ovviamente. Ma la diluizione di qualsiasi soggetto ne è la morte, ma non è la morte dell'umanità. Ti prego di notare la differenza. Se un'arte sta morendo, cosa porta di buono all'umanità? Lo yoga vive attraverso l'umanità. Finché ci sono ardenti ricercatori e praticanti, rimango sicuro che la bellezza dello yoga sopravviverà.

Pattabhi Jois: Sì, se le persone non apprezzano e non si prendono cura dei grandi insegnamenti che ci sono stati trasmessi.

Alcune persone parlano di yoga fisico, yoga mentale, yoga spirituale. C'è una differenza?

Desikachar: lo yoga crea tra questi aspetti una relazione speciale. Non è che il corpo non sia importante, è molto importante; è il tempio, ma una trasformazione nel corpo non può avvenire senza una buona relazione con la mente. Qualunque cosa accada nel corpo influenza la mente e ciò che accade ad essa influisce a sua volta sul corpo, in relazione. E tutto ciò che accade al corpo emotivo influisce anche sulla mente. Ma l'essenza dello yoga non viene spesso insegnata attraverso il corpo. Ciò che è essenziale e deve essere insegnato è lo spirito dello yoga, e le persone non lo capiscono.

Iyengar: Ti prego di fare riferimento ai miei libri. Gli asana non sono solo per l'allenamento del corpo, ma per conquistare gli elementi, per l'energia e tanto altro. Quindi, come possiamo bilanciare l'energia nel corpo, controllare i cinque elementi, riportare in armonia i vari aspetti della mente senza mescolarli tutti insieme e come essere in grado di percepire la differenza tra i guna [qualità ultime della materia], e sperimentare che c'è qualcosa dietro di loro che opera nel mondo degli uomini? Ecco perché si fanno le asana. Il processo è lento e doloroso, ma una ricerca regolare consente una maggiore consapevolezza.

Pattabhi Jois: Lo yoga è uno. Dio è uno. Yoga significa sambandaha, connessione, relazione, unione [si noti come il maestro Jois utilizzi il nominativo della parola sanscrita la cui radice è sambanda, forma più comunemente utilizzata] ed è atma manah samyogah, o conoscenza di Dio dentro di te. Ma usarlo solo per una pratica fisica non è utile, è inutile, è solo un sacco di sudore, fatica e respiri potenti, per niente. L'aspetto spirituale, che è al di là del fisico, è l'obiettivo dello yoga. Quando il sistema nervoso viene purificato, quando la tua mente rimane in Atman [lo spirito individuale dentro di noi], allora puoi sperimentare la vera grandezza dello yoga.

In che modo lo yoga è così benefico per l'umanità?
 Desikachar: Ho iniziato lo yoga quando mio padre ha aiutato una donna indiana che non dormiva molto da trent'anni e ho visto l'effetto. Dopodiché, ho pensato di dover imparare tutto da lui ed è stato allora che ho iniziato a vedere come lo yoga aiuti davvero le persone. Lo yoga non è per tutti, ma per coloro che l'hanno sperimentato e ne sono toccati, trasforma la loro vita. Possono entrare in contatto con lo spirito che è al di là di loro, quello che li solleva al di sopra di molte difficoltà. Non ti dirò che ogni asana salverà le persone. Né che stare a testa in giù faccia bene a tutti, ma lo spirito interiore che lo yoga risveglia è benefico. Ecco a cosa si riferisce Patanjali. Molte persone hanno perso la loro fiducia in se stesse, la loro forza e lo yoga fa emergere questi aspetti, li rende nuovamente forti. Il risveglio di questa fiducia interiore nella propria forza è la ragione per cui si caratterizza come benefico nei confronti dell'umanità. È la nostra forza interiore che ci aiuta con le nostre difficoltà e ci risolleva attraverso le nostre tribolazioni ed i vari problemi. Ed è la stessa forza che ci aiuta ad abbracciare la vita in un modo migliore. Questa è la forza che Patanjali chiama chiti-shakti [la forza della consapevolezza, l'energia del comprendere]

Iyengar: Lo yoga è un'occasione di autocritica. Solo uno yogi può criticare se stesso. Un musicista, un medico o altri scienziati criticano le loro rispettive materie, ma solo un praticante può entrare in contatto con il Sé attraverso la propria pratica. Attraverso lo studio di sé e l'autocritica, lo yogi sviluppa la propria intelligenza e impara a discernere tra ciò che è reale e ciò che non lo è. Man mano che il Sé cresce in lui, capisce. Il Sé brilla da solo e traspare in tutte le attività. Questo è il motivo per cui lo yoga è benefico per l'umanità perché i suoi praticanti arrivano a comprendere il Sé. È uno sviluppo dal grossolano al sottile, ma dobbiamo sempre iniziare con il grossolano, è il nostro punto di partenza. Quale migliore cosa puoi fare in questa vita che imparare a conoscere il Sé?

Pattabhi Jois: lo yoga fa bene all'uomo perché migliora il corpo fisico, così come il sistema nervoso, la mente e l'intelletto - quindi come può lo yoga non essere buono?

Quali sono le sue opinioni personali sulle moderne scuole di yoga in Occidente in questi giorni?
Desikachar: Il mio punto di vista è che se le persone possono beneficiare di qualcosa, allora va bene!

Iyengar: Sono uno yogi. Non dirò nulla sulle altre scuole. Posso solo fare riferimento alla Mahabharata, che racconta la storia di Dharmaraja e Duryodhana. Dharmaraja era un uomo giusto e Duryodhana un uomo crudele, ma entrambi erano al mondo. Quindi, se coesistono sia il bene che il male, come posso risponderti? Come posso dire cosa è buono e cattivo? Le persone scopriranno ciò che stanno cercando.

Pattabhi Jois: Lasciamo che le altre forme di yoga siano lì, io insegno solo Ashtanga Yoga, che è autentico. So che è autentico e chiunque lo pratichi correttamente saprà anche che è autentico. L'essenza dello yoga è raggiungere l'unità con Dio. L'ego deve essere compreso, contemplato e rilasciato. Se provi solo ad aumentare l'ego, perderai il più grande frutto dello yoga.

È giusto fare soldi con lo yoga? è un'attività accettabile?
Desikachar: Beh, succede con tutto. Siamo esseri umani e abbiamo alcuni difetti. Dobbiamo accettarli.

Iyengar: Fare i soldi con lo yoga significa uno yoga commerciale e non è buono. Ma è la mentalità umana. Il mondo è così: "Come posso diventare famoso?" "Come posso diventare ricco?" E, sfortunatamente, alcune persone si avvantaggeranno su altre. Prendi ad esempio gli strumenti che ho sviluppato. Quanti centri in tutto il mondo li stanno vendendo? Tutti li usano, anche se non percepisco nulla in cambio. Ma per me non importa molto. Vedi, sono felice perché milioni di persone hanno beneficiato dei benefici dello yoga. Senza questi strumenti, alcune persone non sarebbero state in grado di esercitarsi affatto, quindi questi le hanno aiutate nel loro cammino. [Il riferimento è agli attrezzi per la pratica, tipo blocchetti, mattoncini, cinghie, etc. oggi utilizzati in tutti i centri e introdotti per la prima volta dal maestro Iyengar]

Pattabhi Jois: Questo è il modo di comportarsi degli occidentali. Pensano sempre come fare più soldi. Sfortunatamente, questo non è positivo quando l'obiettivo dello yoga diventa fare soldi piuttosto che cercare Dio. Il vero yoga non riguarda i soldi. Se lo yoga viene da te, sii felice. La gente mi fa molte domande: "Guruji, cosa dovrei fare al riguardo? Come dovrei fare yoga? "Rispondo loro," Non portare la tua mente in altri luoghi. Pensa solo a Dio, poi fai il tuo yoga. " Consenti alle cose di accadere. Se vuoi trarne beneficio, pensa solo a Dio, dedica tutte le tue azioni a Dio e qualunque cosa ti verrà alla mente sarà un dono, il Suo dono per te.

Quali sono le qualità di un buon yogi?

Desikachar: Il mio modello è mio padre.

Iyengar: Come puoi fare una domanda come questa? Ti risponderò con una citazione: Il lunatico parla ad alta voce, tu ed io parliamo internamente, il saggio yogi non parla affatto. Il saggio Yogi tace.

Pattabhi Jois: si dedica allo yoga e ha costante fiducia nello yoga. E ha la volontà di fare un duro lavoro e pensa continuamente a concentrarsi sullo yoga.

Come si comporta un buon insegnante di yoga?

Desikachar: un buon insegnante di yoga deve essere un esempio, non solo un intrattenitore. Vedi, non è la forza o la bellezza nella pratica di un'asana che rende grande l'insegnante di yoga. Lo rende tale come è come individuo.

Iyengar: Un buon insegnante è colui che arriva al livello delle persone e costruisce da lì. Capisce dove sono, qual è la loro posizione. Questo è il giusto approccio da prendere per un buon insegnante. Io non chiedo il rispetto, ma lo guadagno.

Pattabhi Jois: In primo luogo, devi imparare la pratica correttamente, devi conoscere correttamente lo yoga, prima che tu possa iniziare a insegnare. Se pensi: "Voglio diventa un insegnante ", prima che tu abbia una buona comprensione, non va bene. Devi essere uno studente per molti, molti anni. È importante avere un buon insegnante per guidarti e poi, quando il tuo insegnante pensa che tu sia pronto, puoi iniziare a insegnare.

Qual è il criterio per diventare un buon insegnante di yoga?
Desikachar: la fede in Dio. Lascia che ti racconti la storia di Sri Dharan, un mio ​​collega. Ha lavorato come direttore di banca. Non aveva il desiderio di progredire gerarchicamente nel suo lavoro e, quando si ritirò, si avvicinò a me e mi offrì i suoi servizi qui. È poi entrato a far parte della nostra organizzazione come executive chief, ma non voleva alcun compenso. Avrebbe potuto fare fortuna come amministratore di una banca, ma ha scelto di lavorare qui per servire lo yoga. Questa è dedizione e penso che sia ciò che rende grande un insegnante.

Iyengar: In realtà devi lavorare molto duramente e dimostrare qualità di sincerità, onestà e virtù. È responsabilità degli esseri umani muoversi e agire in modo veramente onorevole e, come diceva Patanjali, sviluppare le qualità di gentilezza, compassione, gioia e amore infinito. Quando incarniamo queste quattro qualità, iniziamo ad avvicinarci sulla strada per diventare un buon insegnante.

Pattabhi Jois: Come ti ho detto, sii uno studente diligente per molti anni prima ancora di iniziare a pensare all'insegnamento.

C'è qualcosa nello yoga che non può essere insegnato?
Desikachar: Sì. Ecco perché gli Yoga Sutra affermano che un insegnante di yoga è come un contadino. Non è il seme, il suolo o l'acqua, ma l'agricoltore che coltiva la terra per la crescita che vi trasporta. Un agricoltore può rompere il terreno duro per far scorrere l'acqua, ma ciò che accade dopo non dipende esclusivamente dal seme. È un mix tra la coltivazione della terra, l'irrigazione del campo e la preparazione del terreno. Allo stesso modo, qualcuno può lottare per insegnare correttamente i vari aspetti dello yoga, ma il destino del praticante è nelle mani di Dio. Può solo facilitare il processo.

Iyengar: Una volta raggiunti i risultati, l'insegnamento termina. Quando il ricercatore diventa il veggente, l'insegnamento si ferma. Questo è il più alto insegnamento. Finché c'è una differenza tra il guru e lo studente, è richiesto l'insegnamento. Ma quando la differenza tra i due scompare, allora diventano una cosa sola. Quindi, il più grande insegnante, insegna allo studente come raggiungere il livello di successo che lui stesso ha raggiunto.

Pattabhi Jois: Solo il tuo guru può davvero guidarti, solo qualcuno che ha studiato il percorso prima di te ed è consapevole di tutti i pericoli può effettivamente condurti lungo questo percorso. E anche la benedizione del guru è molto importante. Senza questa benedizione, non puoi davvero progredire come studente. E questa benedizione viene dall'ascolto del guru, questo è il metodo corretto; bisogna aver fede in lui: seguirlo e lasciarlo guidare. Questa benedizione non può essere spiegata. Può essere sperimentato solo con l'energia e la forza che fluiranno dal tuo essere interiore. Questa forza che viene dall'interno ti renderà più solido, più sicuro e più forte.

Cosa rende unico il suo stile yoga?

Desikachar: non è uno stile. Non è un metodo. Questo non è Vini Yoga [lo yoga insegnato da Desikachar viene spesso chiamato, anche da lui stesso, vinyoga o vini yoga]. Non usiamo mai Vini Yoga. Chi lo fa, lo fa solo per scopi commerciali. Ho detto alla gente che se promuovono il Vini Yoga, non dovrebbero usare il mio nome. Pertanto, quelli che vengono qui, non vengono a praticare lo stile yoga Vinyoga, vengono per vedere me.

Iyengar: Lascia che siano i miei studenti a rispondere. Loro mi vedono.

Pattabhi Jois: Ciò che è specifico della pratica dell'Ashtanga yoga è ciò che chiamiamo vinyasa, che mette in relazione la respirazione e i movimenti fisici.
Ogni postura è collegata a una certa sequenza respiratoria, che viene prima e dopo. Ciò mantiene aperti i flussi di energia nella colonna vertebrale. Protegge anche da lesioni e previene il ristagno di energia nel corpo. Il Vinyasa purifica il corpo, il sistema nervoso e coltiva nel corpo un campo energetico positivo.
Crediamo che sia essenziale per lo yoga e che dia alle persone un'esperienza interiore diretta del loro potenziale. L'effetto del Vinyasa è quello di sentire l'energia che scorre continuamente nella colonna vertebrale. Ma non succede nulla all'istante. È necessario praticare questo sistema per molti anni -
un minimo di cinque-dieci anni per iniziare a sentire questi profondi e sottili cambiamenti nel corpo.

I suoi metodi di insegnamento sono cambiati nel corso degli anni? Si sta concentrando su cose diverse da quando ha iniziato?

Desikachar: Quello che ho imparato da mio padre era stare seduto sul pavimento e recitare le preghiere, questo è ciò che insegno alle persone. Il mio paese sta cambiando rapidamente, come sapete. Dobbiamo adattarci al contesto e alle circostanze in cui viviamo e dobbiamo essere consapevoli di ciò che sta accadendo. L'importanza dello yoga è viveka, o discernimento nell'azione. Non è la performance. Per sapere cosa è adesso, cosa era ieri, non puoi fare affidamento sulla memoria o sul karma. Devi sviluppare il discernimento di ciò che è.

Pattabhi Jois: No, non sono cambiati. Sono sempre rimasti gli stessi. Il nostro metodo fin dall'inizio è stato quello di perfezionare una posizione prima di passare a una più difficile. Ogni postura lavora gradualmente per aumentare il livello di energia e l'apertura del corpo.

Qual è la migliore medicina per aiutare le persone?
Desikachar: Se qualcuno me lo chiede, lo aiuto. Ma se non lo permette, come posso aiutarlo? Come posso riempire un bicchiere d'acqua che è già pieno?

Pattabhi Jois: Praticando! E rendendo le persone consapevoli dei yama [il primo ramo dell'Ashtanga yoga comprendente: Nonviolenza (ahimsa), Verità (satya), Onestà (asteya), Continenza (brahmacharya), Non attaccamento (aparigraha)] e dei niyama [il secondo ramo dell'Ashtanga yoga: Purezza (saucha), Appagamento (santosha), Disciplina (tapas), Studio e conoscenza di sé (svadhyaya),  Abbandono alla volontà divina (ishvarapranidhana)], e di padroneggiare il loro corpo, questi sono i migliori rimedi. Quando ne sono consapevoli, il controllo dei sensi diventa più facile. Ma soprattutto, yama e niyama sono i migliori rimedi per chiunque abbia interesse nella pratica.

Qual è l'aspetto più gratificante del suo lavoro?

Desikachar: sono un ingegnere di professione. Quando lavoravo, ho incontrato molte persone in un ambiente professionale. Ma nel mio ruolo di insegnante di yoga, incontro persone come esseri umani. Incontro tutti i tipi di persone - poveri, persone importanti, malati - e ho sviluppato intimità, relazioni amichevoli con loro. Questo è l'aspetto più gratificante del mio lavoro.

Pattabhi Jois: Si tratta di vedere la crescita e lo sviluppo degli studenti e sperimentare l'amore e la gratitudine che hanno quando vengono qui a Mysore, nel corso degli anni. Vediamo tanti studenti provenienti da tutto il mondo che studiano con noi. Alcuni di loro hanno un lavoro a tempo pieno e hanno solo quattro settimane di vacanza all'anno, ma scelgono di trascorrere quel tempo venendo qui per esercitarsi con noi. Vedere questa dedizione e vedere la felicità di queste persone è davvero gratificante.

Com'è la tua pratica yoga personale in questo momento?
Desikachar: domanda successiva, per favore.

Iyengar: Non mi vanterò. Tutti ti diranno che mi alleno ancora. Faccio la mia sadhana [qui pratica meditativa] e pratico sempre posture. Faccio tutte le posture che vedi in Light on Yoga e le faccio ogni giorno [l'opera citata presenta più di 200 posture].

Pattabhi Jois: continuo a praticare il pranayama e recito i Veda per un'ora e mezza o due ore al giorno. [Alcune testimonianze dicono che il maestro Jois smise di praticare le asana a circa 50 anni, quando perse il figlio primogenito.]         Quale è per te il significato di spiritualità?

Desikachar : La spiritualità non è religione. Si tratta di prendersi cura della propria famiglia, curare la società e prendersi cura degli interessi e del benessere delle persone. Dedicarsi, porsi al servizio dell'umanità, genera la più grande spiritualità nell'uomo. Tutti i dogmi vengono trascesi seguendo questo principio, ecco cosa ho imparato da mio padre. Vedi, alla mia età, mio ​​padre viveva in una casetta, tre metri per tre metri quadrati, divisa da una tenda al centro. Ha insegnato nella parte anteriore della casa e mia madre stava a cucinare nella parte posteriore. Non potevi immaginare le condizioni in cui viveva, ma lo adorava. E penso sempre alla generosità che ha mostrato. Era così povero, e aveva cinque figli, ma il suo maestro gli aveva detto di andarsene e di diventare un insegnante di yoga. Avrebbe potuto essere un insegnante di sanscrito in qualsiasi università in India, ma poiché rispettava il suo maestro, si dedicava a trasmettere gli insegnamenti dello yoga, semplicemente vivendo e diffondendo la grandezza dello yoga attraverso il suo umile modo. Il re cercò di dargli ricompense, ma non le volle accettare, perché sapeva che accettando sarebbe diventato un mendicante. E dal momento in cui un insegnante diventa un mendicante del re, non è più un insegnante. Questo è quello che ricordo di mio padre.

Iyengar: Ne ho scritto nei miei libri. Puoi fare riferimento ad essi.

Pattabhi Jois: Spiritualità significa energia e meditare su questa energia è spiritualità. Quindi, sviluppare e avere fede in questa energia è spiritualità. Quello che gli shastra [testi sanscriti antichi] mi dicono è ciò in cui credo, questa è l'usanza indiana. La Baghavad Gita recita:
Tasmat shastram pramanam te karya akaryavyvasthitau Jnatva shastravidhanoktam karma kartum iharhasi BG 16:24
Quindi lascia che le Scritture siano la tua autorità per determinare cosa dovrebbe essere fatto e cosa non dovrebbe essere fatto. Ciò che è stato prescritto dalle Scritture è come dovresti agire.
Quindi i testi sacri sono il fondamento della nostra tradizione spirituale. Senza di essi, siamo lasciati alle nostre impressioni. Ma con le Scritture ci viene data una guida da seguire. In assenza di fede, non potremo mai davvero sollevare il velo della nostra ignoranza e scoprire cosa c'è al di là di essa. Quindi la spiritualità è credere.

Cosa c'è di spirituale nella pratica fisica?
Desikachar: Se vado in un tempio e c'è molto disordine di fronte, poi non voglio entrare. Ma se il tempio è pulito, come una chiesa, entrerò. È lo stesso per il corpo. Un corpo sano, un corpo puro, è più favorevole a riflettere i misteri dell'anima. Se sei malato e vieni avvicinato da qualcuno che è più malato di te e che sente la morte, lo respingerai naturalmente. Se quella persona chiede la tua misericordia e il tuo aiuto, non vorrai darglielo e dirai: "Non avvicinarti a me! Vattene! "È lo stesso per la malattia e la vecchiaia. Quando si avvicinano, potrebbe essere troppo tardi, se non si è mai preso cura del proprio corpo. Quindi, per soddisfare il tuo dharma [la legge universale], devi onorare il corpo.

Iyengar: Questa è la tua domanda, la tua opinione, non la mia. Non faccio alcuna differenza tra corpo, mente e sé. Per me, il corpo è il più grande sé, lo spirito, un sé più piccolo e il sé, il più piccolo sé [così nel testo]. Quindi, sono tutti interconnessi. Nella mia pratica, cerco di unirli e sentire il modo in cui sono tutti collegati. Voi vedete, l'anima è la stessa per tutti gli individui e le nazioni, ma il nostro condizionamento e la nostra cultura determinano le nostre predisposizioni e i nostri punti di vista. Il corpo è il ricettacolo dell'anima e dello spirito, il nostro strumento per l'utilizzo e per il trattamento delle informazioni e per il discernimento. I tre lavorano costantemente insieme, ma una maggiore consapevolezza del corpo fisico apre la strada a una migliore ricettività della spiritualità latente interiore. Lo yoga risveglia una serie di infinite possibilità interiori e conferma l'estensione della sua applicazione al praticante, piuttosto che limitarla a un singolo dominio. I raggi del sole si diffondono ovunque. Allo stesso modo, i raggi dell'anima dominano ovunque nel nostro essere. Tutte le nostre differenze e predisposizioni mentali sono limitate dal tempo e dallo spazio, ma quando lo realizziamo e restiamo al centro del nostro essere, del nostro infinito potenziale, ci svegliamo con una coscienza universale e non più limitata dalla nostra precedente identificazione con essa. Questa coscienza è diretta, non ha forma e tuttavia si riflette nel nostro corpo e nella nostra mente come un campo di energia, che siamo liberi di interpretare.
Quindi ci impegniamo in esercizi fisici progettati sia per presentare potenti informazioni alla nostra coscienza, sia per sviluppare il nostro livello di coscienza all'interno del corpo. Se non conosci il tuo corpo, la tua mano, la colonna vertebrale o il ginocchio, come puoi sviluppare questa consapevolezza? Nella pratica delle asana, il corpo dello studente assume molte forme di vita presenti fin dalla creazione, dall'insetto più piccolo al saggio più avanzato, e apprende che in tutte queste forme respira lo stesso spirito universale, lo spirito di Dio. Guarda in lui mentre pratichi e senti la presenza di Dio. Gli asana fungono da ponte per unire il corpo con lo spirito e lo spirito con l'anima.

Pattabhi Jois: dietro la forza del corpo, c'è un'energia che è la spiritualità, ed è ciò che ci tiene in vita. Per facilitare l'accesso allo spirito, è necessario comprendere il fisico. Il corpo è il nostro tempio e all'interno di questo tempio risiede l'Atman [spririto individuale], e questo è Dio [Brahman, spirito universale].

Come definiresti Purusa?  [termine complesso che varia molto nel significato a seconda del periodo storico che si analizza. In questo contesto e in generale nello yoga, il più delle volte viene a significare sè, coscienza, consapevolezza o anima.]
Desikachar: dormo e mi alzo la mattina e dico "Perché ho dormito così bene?" Ma come posso saperlo? A causa della purusa, che è qualcosa che non dorme, ma è sempre presente in noi, sempre. [La definizione è molto grossolana, il maestro non sembra avere molta considerazione della comprensione filosofica del suo interlocutore]

Pattabhi Jois: Purusa è la luce, la luce che è atman, che è tutto e ogni cosa. Purusa è jiva [l'anima individuale], mentre prakriti [la natura] è maya, o illusione. A causa della confusione che deriva dal vivere nel mondo del samsara [il mondo materiale, il ciclo delle rinascite], non possiamo vedere la differenza tra purusa e prakriti e li consideriamo come una cosa sola. Ma non sono uno. Il purusa è la pura, coscienza interiore di tutto ciò che è, e non è mai soggetta alle fluttuazioni della mente.

Lo yoga facilita la comprensione del purusa?
Desikachar: lo yoga è un po' come una nuvola e la pratica dello yoga muove la nuvola. Ci sono disturbi, ci sono difficoltà, ma la pratica dello yoga focalizza di nuovo la persona nel suo sé naturale. Naturalmente, quando dormiamo, qualcosa rimane oltre i nostri sogni o oltre il sonno profondo. Questa è il purusa. Allo stesso modo, quando pensiamo e sentiamo, questo qualcosa è sempre lì, il che rende la nostra esperienza più semplice. Il processo dello yoga è quello di superare tutto ciò. Facilitare la comprensione del nostro funzionamento mentale. Ciò che supporta l'intero processo è a sua volta il processo dello yoga.

Pattabhi Jois: solo indirettamente. Direttamente, sono i vrittis [oscillazioni, modi di pensare] che riusciamo a padroneggiare attraverso la pratica dello yoga. Non è il purusa, che è costante e sempre presente, ma la pratica dà una mente chiara, che può portare a una consapevolezza di ciò. La vera comprensione che è facilitata nella comprensione, tuttavia, è quella dei modelli di pensiero, o vrittis. Come funzionano, come ti legano e come puoi imparare gradualmente ciò che c'è oltre, questo è ciò che arriviamo a capire praticando lo yoga.

Qual è il significato del sutra: yoga chitta vritti nirodha? [lo yoga consiste nel controllo delle oscillazioni della mente]
Desikachar: la chiarezza della mente gioca un ruolo in molte attività. Quando tutti sono concentrati su una cosa per un po ', come ora io che ti ascolto, allora abbiamo uno stato di yoga. Essere attenti è quindi una forma di yoga.

Pattabhi Jois: La definizione di Patanjali è semplice: "Lo yoga è il processo di porre fine ai turbamenti del campo di coscienza". Ma comprendere questa realtà nel proprio essere è di un ordine diverso. Comprendere queste parole e questi concetti è facile, ma lasciare che l'esperienza dello yoga penetri profondamente nel proprio cuore, realizzare pienamente ciò di cui si è fatti e, infine, stabilire la mente nel Sé, è molto difficile.
Manushyanam sahasreshu kaschidyatati siddhaye
Yatatamapi siddhanaam kascinmam Vetti tattvatah
Bhagavad Gita 7: 3
Tra migliaia di uomini, uno può combattere per la perfezione. Delle migliaia che stanno combattendo, forse uno diventa perfetto, ma tra le migliaia di uomini che sono perfetti, forse uno conosce Me [Krishna] realmente.

In che modo il suo sistema facilita l'esperienza yoga?
[Alcune scuole di pensiero, fanno coincidere il termine yoga con samadhi, qui, chi pone le domande, con "stato di yoga" intende l'illuminazione finale]
Desikachar: dipende dallo studente, non da me.

Pattabhi Jois: Praticare asana e pranayama insegna a controllare il corpo e i sensi, in modo da poter sperimentare la luce interiore. Questa luce è la stessa per tutto il mondo. Ed è possibile per le persone sperimentare questa luce, il proprio Sé, attraverso la corretta pratica dello yoga. È qualcosa che accade attraverso la pratica, anche se imparare a controllare la mente è molto difficile. La cosa più importante è la pratica. Dobbiamo praticare, praticare, praticare, per avere una reale comprensione dello yoga. Certo, la filosofia è importante, ma non è connessa e radicata nella verità e nella conoscenza della pratica, quindi perché si fa filosofia? Sono discussioni infinite che esauriscono le nostre menti! Allora, la pratica è il fondamento della vera comprensione della filosofia.

Qual è il significato dello yoga sutra: tada drastuh svarupe avasthanam?
[il sutra successivo a citta vritti nirodha: quando si raggiunge il controllo delle fluttuazionid della mente, è possibile osservare lo spirito, il praticante risiede nel suo vero essere]
Desikachar: Leggi il mio libro.

Iyengar: Non te l'ho già spiegato? Nell'asana c'è un movimento centrifugo di coscienza verso i confini del corpo, sia per estensione verticale, orizzontale, sia per la circonferenza e anche per un movimento centripeto, l'intero corpo viene portato a un punto di concentrazione unico nel suo genere. Se l'attenzione è mantenuta saldamente in questo modo, la meditazione ha luogo. Pertanto, nella pratica avanzata delle asana, il flusso ritmico di energia e coscienza viene sperimentato in modo uguale e continuo, sia a livello centrale che centrifugo, attraverso tutti i canali del corpo, e alla fine un puro stato di gioia viene sentito nelle cellule e nella mente. Il corpo, la mente e l'anima diventano quindi una cosa sola. È la manifestazione del dharana [concentrazione] e del dhyana [meditazione] nella pratica degli asana. La coscienza che costituisce la vera casa dell'anima viene inviata in tutto il corpo da una posizione. Quando tutti i muscoli sono adeguatamente mantenuti, l'atman [spirito individuale] si riflette nel suo stato naturale, senza sforzo o turbamento eccessivo. Quindi, vedi, cavalco l'onda crescente di coscienza, rimuovo gli strati di opposizione e rimango in uno stato di equilibrio dentro di me. Quando qualcosa non va come dovrebbe, la coscienza può diventare rigida, attraverso uno sforzo eccessivo, ma al punto in cui non c'è tensione, tutto rimarrà com'è. Lo yoga diventa quindi il talento di stare nel mezzo degli eventi con equanimità ed esplorare semplicemente ciò che viene presentato oltre la coppia di opposti [oltre bene e male, etc.]. L'energia quindi scorre senza interruzioni. Alcune persone lo chiamano livello fisico, altri possono chiamarlo livello spirituale. Direi che è un ritorno.

Pattabhi Jois: l' atman [lo spirito individuale] è lo stesso in tutte le persone, ma gli diamo un nome e una forma a secondo della natura della nostra mente e dei nostri organi di senso. Iniziare una pratica yoga aiuta a controllare la mente e gli organi di senso in modo che la coscienza si rivolga all'interno, verso quell'atman. Esistono due tipi di yoga, uno verso l'esterno e uno verso l'interno. Yama, Niyama, Asana e Pranayama sono esterni, Pratyahara, Dharana, Dhyana e Samadhi sono interni. Quando entri nella pratica, vieni a vedere Dio dentro di te. La Katha Upanisad (4.1) dice questo:
Paranci khani vyatrnat svayambhuh
Tasmat paran pasyati nantaratman
Kasciddhirah Pratyagatmanam aiksat
Avrtacaksur amrtatvam icchan
Il Signore auto-generato ha creato i sensi affinchè fluiscano verso l'esterno. Pertanto, uno vede le cose esterne e non il Sé interiore. Un uomo con discernimento, desiderando l'immortalità, distoglie lo sguardo (dagli oggetti dei sensi) e poi vede il Sé che abita in lui. Poi, quando gli organi di senso sono controllati, verrà a vedere il tuo vero Sé, che è atman.

Qual è la tua definizione di abhyasa e vairagya? [pratica spirituale e non attaccamento]
Desikachar: Abhyasa è lo sforzo di persistere su qualcosa per un lungo periodo di tempo, diligentemente e con tutto il cuore. Vairagya è la mancanza di passione per i frutti di un simile sforzo. Entrambi sono importanti anche per un praticante di yoga.

Iyengar: Ci sono due facce della stessa medaglia. Il lato frontale è abhyasa, il lato posteriore è vairagya. Sono eternamente collegati al praticante. Abhyasa è la ricerca dedicata, irremovibile, costante e vigile su un determinato oggetto, perseguita contro ogni previsione e contro ripetuti fallimenti per un periodo indefinitamente lungo di tempo. Vairagya è l'arte di coltivare la libertà dalle passioni, l'astensione dai desideri e dagli appetiti mondani e discernere tra ciò che è reale e ciò che non lo è. È l'atto di rinunciare a tutti i piaceri sensuali. Abhyasa migliora la fiducia in se stessi e affina il processo di coltivazione della coscienza, mentre vairagya elimina le cose che ostacolano il progresso e la crescita. Quindi, la padronanza di vairagya sviluppa la capacità di liberarsi dai frutti dell'azione. Ma un uccello non può volare con un'ala. Pertanto, abbiamo bisogno di due ali per la pratica e dell'assenza di passione / rinuncia per poter salire allo zenit della realizzazione dell'Anima.

Dio è importante in una pratica fisica? Qual è la sua definizione di ishvara pranidhanad?

[abbandono, abbandono a Dio]
Desikachar: Un buon insegnante vede la comunanza di tutti gli esseri umani e aiuta ogni individuo a trovare ciò che è unico in lui. Dato che c'è una luce presente in tutti noi, dobbiamo onorare l'umanità e permettere che sia l'amore per gli esseri umani quello che ci guida in questo processo. Quindi, Dio non è necessariamente Brahma o Vishnu. È un riferimento, come mio padre è il mio riferimento e Iyengar lo è, e anche Pattabhi Jois. Non sai quanto fossero difficili quando erano giovani, la pratica di quante austerità hanno dovuto sopportare. Sono modelli e riferimenti per me. Ho molti dei, ma il più importante è Isvara [colui che risiede all'interno]. Isvara è il mio modello e, poiché lo è, devo esercitarmi di più e sforzarmi di più per andare oltre ed allinearmi con Lui. Qualunque cosa devo fare, la faccio. E se non posso farla, la evito. Questo è il significato del sutra di Patanjali.

Pattabhi Jois: La ragione per cui facciamo yoga è diventare una cosa sola con Dio e realizzare la sua presenza nei nostri cuori. Puoi leggere, parlare di Dio, ma quando pratichi correttamente, vieni a sperimentare Dio dentro di te. Alcune persone iniziano lo yoga e non hanno alcuna conoscenza di Lui, o addirittura vogliono conoscerlo. Ma in chiunque pratichi correttamente lo yoga, l'amore di Dio crescerà. E, dopo qualche tempo, un maggiore amore per Dio sarà presente in loro, che lo vogliano o no. Questa è la verità, ecco perché lo yoga è reale. Si sviluppa dentro di te e ti aiuta a realizzare la luce interiore del Sé.

Come vedi il futuro dello yoga?
Desikachar: ho piena fiducia nel futuro dello yoga.

Iyengar: Amico mio, chi si preoccupa del futuro? Lascialo nelle mani di Dio. Lui è eterno. Se Lui vuole che sopravviva, sopravviverà. Chi sono io per predire il futuro? Cosa ho fatto? Ho coltivato, costruito, presentato e sviluppato il tema dello yoga. Ora lascialo all'eternità.

Qualo scopo dello yoga secondo te?
Desikachar: Pace, Shanti, questo è l'obiettivo dello yoga.

Iyengar: liberarsi da tutti le azioni che ti affliggono. Alla fine quando pensi alla questione della purificazione di corpo-mente-anima, cosa rimane? Lo Yoga!

Cosa è più importante per te nella vita?

Desikachar: Shanti.

Iyengar: Inizialmente, la pratica dello yoga, ma, ora, sempre di più, è presentare ai miei studentie la forma corretta di yoga in tutto il mondo. All'inizio, ho fatto principalmente yoga per utilizzare la mia intelligenza e la mia forza evolutiva. Ora che possiedo questa conoscenza, la sto usando nel miglior modo possibile, quindi prima c'è stata un'involuzione, ma ora sto cercando di migliorare l'evoluzione. Ma non insegno per me stesso. Condivido la conoscenza con le persone. Ho un cuore grande e il mio cuore dice: "Non tenerlo per te, non lasciarlo morire." Quindi, qualunque cosa abbia, la do agli altri. Quando morirò, saprò che non ho mantenuto alcun segreto nel mio cuore, ma ho offerto tutto. E continuo ancora a praticare, così Dio probabilmente mi darà una vita migliore nel prossimo futuro e ricomincerò da dove mi sono fermato.

Cosa ti ha spinto a continuare la pratica yoga in tutti questi anni?
Desikachar: Inizialmente, Quando viaggiavo, devo confessare, lo yoga era diventato una dipendenza per me, seppure una buona dipendenza. Mi sentivo male se non facevo la mia pratica o se non meditavo. Penso che quello che sono oggi lo devo allo yoga. Vedo colleghi della la mia università che sembrano così malati, sono così annoiati, non hanno vita, ne luce. Qui in India, quando si ritirano, le persone si annoiano della vita. Si ammalano. Quindi, come si genera la salute? Vedo mio zio, che energia che ha! E vedo Pattabhi Jois: che energia e forza che ha! E vedo altre persone che difficilmente possono camminare. C'è qualcosa nello yoga. E lo dimostra il fatto che risveglia un'energia nelle persone, che risveglia qualcosa di bello e che le sostiene e le sostiene dall'interno e  si rivela alla natura umana..

Iyengar: l'intelligenza interiore che se rivela continuamente.

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Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ci...