venerdì 14 ottobre 2022

Carl Gustav Jung presenta il Kundalini Yoga

"La  saggezza  Indiana  è  la  più  profonda  che  esista  e   la  ricerca  della  psicologia  conferma  passo dopo passo le affermazioni in essa contenute. L'antica scienza dell'anima degli Indiani è espressa
dallo yoga che appare come il percorso verso l'auto perfezione
".

Carl  Gustav  Jung  ha  aperto,  grazie  alla  sua  esperienza  personale  ed  alla  sua  ricerca,  una possibilità  di  analisi  comparata  fra  psicoanalisi  e  kundalini  yoga  e  ha  dichiarato  che  il  suo simbolismo  arriva  ad  interpretare  la  sintomatologia  dei  pazienti  e  aiuta  a  localizzare  i  sintomi della  patologia:  "Non  parlo  del  significato  dello  yoga  per  l'India,  non  potendolo  sperimentare come  se  fossi  nato  in  India  e  possessore  della  cultura  Indiana.  Posso  comunque  parlare  del  suo significato per l'Occidente. La nostra mancanza di confini mentali ci porta all'anarchia psichica: per  ritrovare  un  ordine  mentale  possiamo  utilizzare  lo  yoga  che  era  in  origine  un  processo  di introversione  e  conduceva  a  processi  di  elaborazione  della  personalità.  Nel  corso  di  migliaia  di
anni questa ricerca si è gradualmente organizzata in un metodo e diffusa in vari modi
." Ciò  che  interessava  Jung  era  questo  processo.  Egli  vedeva  in  esso  il  processo  universale  e  ne deduceva che il kundalini yoga, poiché tantrico, ha un valore incalcolabile per l'interpretazione dell'inconscio  collettivo.   

Affermava  anche  che  ci  si  deve  avvicinare  con  cautela  a  questa disciplina perché gli occidentali non sono preparati alla profondità dello yoga. Inoltre,  lo  spirito  orientale  che  è fondato su una storia mentale fondamentalmente diversa da quella occidentale.
Egli  afferma  che:  "la  filosofia  indiana  richiede  la precisa  condizione  di  non  ego  che  influenza  la  nostra  psiche,  per  quanto  indipendente  questa possa essere e porta ad una luce di consapevolezza super personale. L'area psichica dei fenomeni è fondamentale per gli Indiani e questi fenomeni sono ritenuti molto più reali di quelli fisici."
Spiega  Jung  che  l'uomo  occidentale  oggi  non  proietta  più  le  immagini  interiori  all'esterno attraverso  simboli  o  feticci  come  faceva  l'inconscio  del  cosiddetto  'uomo  primitivo',  quindi l'oggetto  non  viene  "psicologizzato".  Quando  questo  avveniva  animali  e  piante  erano  pari  agli uomini,  e  tutto  era  animato  da  spiriti  e  divinità.  L'uomo civilizzato si crede mille miglia superiore a tutte queste cose: però spesso si identifica per tutta la vita con i suoi genitori, con i suoi affetti, pregiudizi e giudizi e accusa senza ritegno gli altri di ciò  che  non  vuole  riconoscere  in  se  stesso.  Conservando  però  una  parte  di  quella  coscienza primitiva  e  originaria  e  non  servendosi  più  di  amuleti  e  talismani,  utilizza  tranquillanti  per portare  in  quiescenza  nevrosi,  razionalismo,  culto della  volontà  e  così  via.    

Il  simbolismo  dei chakra permette a Jung di pensare ad un percorso degli archetipi della psiche e di intravedere una  procedura  universale individuazione.  Spiega anche come questo avviene: il  primo  passo  è afferrare, comprendere la realtà profonda; poi il simbolo è usato per cristallizzare questa realtà nella immaginazione e  poi arriva la pratica reale della meditazione sui chakra. Si medita su un simbolo  e  ci  si  appropria  dei  contenuti  in  parte  intellettualmente,  in  parte  psicologicamente  e soprattutto energeticamente e si avvia lentamente un certo processo della psiche. 

 Secondo  Jung  dunque  la  scoperta  dell'Oriente  rappresenta  un  punto  cruciale  per  il  concetto dell'inconscio  collettivo.  Alla base di tutto c'è  l'istinto  dell'individuazione.  Non  c' è  forma  di  vita  che  non  sia  individuale  perché ogni forma si manifesta in una differenziazione: diversamente non sarebbe vita. L'istinto innato alla  vita  ci  conduce  a  produrre  un  individuo  il  più   completo  possibile  e  ciò  che  noi  chiamiamo personalità  è  un  aspetto  dell'individuazione.  Anche   se  non  riusciremo  a  manifestare  la  nostra totalità,  ciò  che  apparirà  sarà  una  immagine  di  unità.  

Secondo  Jung  le  immagini  archetipiche  sono  l'equivalente  psichica  del  samskara (I samskara sono una serie di riti di passaggio che segnano i momenti significati della vita di una persona):  così  come  il nostro  inconscio  è  colmo  di  immagini,  così  la  nostra   energia  è  colma  di  precedenti  semi energetici.  Jung procede all'analisi  dei  simboli  posti  in  ciascun  chakra:  

Il primo chakra è quello che possiede le radici delle cose; è la terra, il fondamento del mondo. Tutti  noi  abbiamo  radici  e corriamo il rischio di rimane intrappolati nelle radici della fisicità della vita,  della pesantezza  della  materia,  della  presenza  costante  della  mente.  Questo  è  il  luogo energetico  in  cui  l'essere  umano  è  vittima  dell'istinto,  degli  impulsi,  della  non  consapevolezza. Questo  è  Muladhara  e  qui troviamo  kundalini.  Kundalini  è  la forza invisibile e vitale,  quel  bisogno, quella  necessità,  che ci porta ad affrontare la vita. Da un punto di vista psicologico è ciò che ci spinge in avanti: se ci fermiamo perdiamo il sapore della vita, ciò che la rende affascinante. Il  kundalini  yoga  è  stato  tenuto segreto per secoli non perché non se ne possa parlare, ma perché non è possibile capirlo: il suo segreto è la comprensione attraverso l'esperienza. In muladhara inizia il viaggio  verso  il  divino,  verso  l'anima  immortale. Il colore rosso associato a questo chakra è il colore del sangue, della passione oscura. La vita è qui.  Contiene  la  shakti,  una  delle  due  divinità  che si  uniranno  nel  settimo  chakra.  L'elefante, simbolo del chakra, sostiene il peso della terra e rappresenta il tremendo sforzo di sostenere la consapevolezza  umana,  il  potere  che  ci  spinge  a  costruire  il  mondo  cosciente.  

Il secondo chakra è il luogo energetico in cui è possibile fare tutto; ci tuffiamo nel flusso della vita  e  ci  lasciamo  trasportare,  galleggiando  su  tutto  ciò  che  accade.  Questo  chakra  possiede tutte  le  caratteristiche  dell'inconscio, Svadhisthana è un chakra legato al tattva acqua, in questo chakra c'è una mezzaluna simbolo del femminile; ogni mistero della vita  ha  inizio  nell'acqua,  elemento  dell'energia  femminile;  ogni  ricerca  di  crescita  ci  riporta all'acqua. Rappresenta una morte simbolica che porta ad una nuova vita, ad una rinascita. Abbiamo qui l'approccio ad un tipo di vita diverso da quella passionale del  primo  chakra:  l'inconscio.  Il  colore  arancio  associato  all'energia  di  svadhisthana  è  una sfumatura più chiara del rosso, contiene più luce, così come la rinascita ci conduce al giallo di nanipura. Il simbolo  di  questo  chakra  è makara (Un makara simile a un coccodrillo, è una leggendaria creatura marina nella Mitologia indù) ed  è negli  abissi  ciò  che  l'elefante  è  sulla  terra.  Rappresenta  ancora  una  forza  tremenda  e  qui troviamo il nostro peggiore nemico da affrontare: noi stessi. La  consapevolezza,  diviene  la  più  grande  sfida. Non  essere  coscienti  delle  proprie  pulsioni  è  molto  peggio  che soffrire  a  causa  loro. 

Nel  terzo  chakra  Manipura risiede  il  fuoco  della  vita,  della   passione:  un  essere  umano  senza  passione  è solo ridicolo. Quando però siamo  preda  della  passione  si possono creare  infiniti  problemi  di relazione. Il  simbolo  che troviamo è l'ariete, sacro ad Agni Dio del fuoco. Astrologicamente l'ariete è legato a Marte, pianeta  della  passione,  dell'impulsività,  della  violenza.  Dall'intestino  dove  tutto  è  fuoco,  sangue,  muscoli,  ossa, saliamo verso l'aria, il cuore, la superficie. In manipura è  avvenuta  la  combustione  e  sopra  il  diaframma,  in anahata l'aria  le  riporta  in  vita,  ridona  il respiro.   

Il quarto chakra, Anahata  è  il  centro  del  cuore,  dell'aria. Dopo essere stati nella spirale della passione, degli istinti dei desideri, cosa avviene?  Impariamo lentamente che non ci identifichiamo più con i desideri: nel cuore nasce il Purusha (Il primo, Purusha, rappresenta l'Energia Cosmica Spirituale, la coscienza cosmica impassibile ed immutabile)  e iniziamo a pensare, a divenire coscienti di qualcosa che non è più personale, non ci identifichiamo con le nostre emozioni e cerchiamo di superarle e osservarle.  In  anahata  risiede  Shiva  nella  forma  del  lingam  (l'aspetto  creativo)  e  una  piccola fiammella  simboleggia  il  SÈ  che  appare.  Si  compie  il  processo  di  identificazione  psicologica.  Quando  vediamo  la  differenza  fra  noi  e  l'esplosione delle  passioni  inizia  l'individuo:  l'ego  che risiede  in  muladhara  sale,  cresce  e  si  guarda,  si  distacca  e  diviene  il  SÈ.  Il  SÈ  è  qualcosa  di assolutamente  impersonale,  oggettivo.  La  nostra  vita  diviene  Purusha,  il  primo  legame  con  la nostra psiche;  Troviamo  qui  il mondo  dell'intangibile: sentimenti,  mente. Esiste qui qualcosa che unisce la mente, l'immaginazione, il prodotto dei sentimenti e del nostro intelletto e che li esprime.   Nel  genere  umano  il  quarto  chakra  è  ancora molto flebile e manipura molto presente; infatti dobbiamo essere sempre molto attenti e gentili gli uni con gli altri per evitare le esplosioni di manipura. Il colore è verde e il suo simbolo è la gazzella.  Ciò che  possiamo  conquistare  è  la  forza,  l'efficienza  e  la  leggerezza  della  sostanza  psichica,  del pensiero e del sentimento.  

In  Vishuddha  chakra  siamo  oltre  i  quattro  elementi necessari  alla  sopravvivenza  umana:  è  un nuovo  stato,  più  cosciente.  Siamo  nel  pensiero  astratto.  Il  quinto  chakra  è  l'idea  della trasformazione  della  materia  grossolana  nella  materia  sottile:  è  la  sublimazione  dell'uomo.   Ora  Purusha  è  il  centro delle  cose,  è  l'essenza psichica,  la  sostanza  delle   cose,  non  una  speculazione  mentale  ma un'esperienza. Il colore è  il  blu  e  il  simbolo  è  nuovamente  l'elefante. In  Vishuddha;  l'insormontabile  forza della  realtà  non  è  più  sostenuta  dall'esperienza  della  materia  ma  da  quella  psichica.  

Il chakra  Ajna non è rappresentato da nessun  animale  e  questo  significa  che comprendiamo  che ogni albero, ogni pietra, ogni respiro, ogni coda di topo è il nostro SÈ; non esiste niente che non sia  in  noi. Il  nostro  sesto  chakra  è  un  raggio  di  luce  catturato  e  imprigionato  nel  mondo.  Il distacco dalle passioni è la liberazione da tamas e  rajas, è un'esperienza psichica. Ciò che prima era  dolore  non  lo  è  più  e  si  osserva  la  tensione  degli  opposti  senza  agitazione.  Non  si  diventa apatici  ma  liberi. Ajna chakra è Dio; è espressione piena e manifesta del non-ego. In questo stato di energia riconosciamo di essere solo  psiche e il non-ego in cui ci annulliamo. Ajna chakra  è  oltre  ogni  soglia, in questo stadio un  essere  umano crea  una nuova forma di se stesso. 

In sahasrara chakra avviene l'unione di Shakti e Shiva, gli opposti si uniscono secondo la filosofia tantrica e si realizza il viaggio di kundalini. È una trascendenza ed è avvicinabile soltanto come concetto  filosofico  o come  esperienza  energetica  per  la  quale  non  esiste  modalità  di  approccio ed  è  oltre  ogni  immaginabile  descrizione  perché  comprendiamo  che  tra  il  SÈ  e  Dio  non  esiste alcuna differenza. Non c'è più nulla, neanche Dio: solo Brahman. È il samadhi, il nirvana. "I  chakra  sono  simboli  del  livello  della  coscienza umana  ed  io  credo  che  lo  studio  di  questi simboli  dello  yoga  tantrico  può  aiutarci  nello  studio  della  psiche  umana  se  lavoriamo  unendo differenti mondi. Lasciatemi dire che lo yoga arriva dall'alto."

Articolo preso dal sito https://www.yogajap.com/ 

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