sabato 18 febbraio 2023

Meditazione 2 - Mauro Bergonzi

Appunti presi durante gli incontri di ‘condivisione dell’essere’ (sat-sang) organizzati da Mauro Bergonzi. Mauro Bergonzi è docente di “Religioni e Filosofie dell’India” presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e socio ordinario della International Association for Analytical Psychology (I.A.A.P.) e del Centro Italiano di Psicologia Analitica(C.I.P.A.). Ha pubblicato articoli e saggi sui processi meditativi nel buddhismo antico, sulla psicologia del misticismo, sul simbolismo religioso, sull’incontro tra Oriente religioso e Occidente contemporaneo e sul dialogo interculturale fra psicologie sapienziali orientali e psicologia occidentale.

La parola meditazione, dal latino meditare, ha origine indoeuropea, significa Man, ossia misurare con il pensiero; meditare in latino è collegato a mentire, la radice Ma significa misurare, madre, maya, metro, matrice.  Il costruttivismo, è un'esperienza costruita dalla nostra mente, il nome è utile, ci dice a cosa serve un oggetto, con la Ma misuriamo la realtà che diventa una matrice (mappa) della realtà che poi viene scambiata per la realtà, La mente mente, la meditazione è la medicina della mente. La meditazione è una tecnica per tornare dallo stato artificiale (mente che mente) allo stato naturale.

Possiamo identificare tre tipi di meditazione:

  • su un oggetto specifico su cui meditare,  la mente è attratta naturalmente da un oggetto, occorre scegliere un oggetto come supporto meditativo, osservare solo quell’oggetto,  può essere anche una candela, una statua, un mantra ripetuto, il mantra funziona in automatico fino a diventare uno sfondo pervasivo della coscienza e porta pace, col tempo si ha una diminuzione del rumore interno, e diventa indistinguibile la mente dall'oggetto. In questo caso  inizia a svilupparsi una quiete, una voglia di rimanere in questa situazione ed  il resto diventa un disturbo. Se si arriva a questo livello si soffre meno, anche se arriva qualcosa a destabilizzare la mente. Il passaggio successivo è il passaggio dalla mente alla non mente, coltivando la quiete della mente, un processo unstressing per scaricare la tensione. Durante la meditazione, lo stress per la prima volta emerge in maniera pura ed è difficile da controllare. 
  • meditazione di consapevolezza aperta; non si sceglie nessun oggetto ma si pone l’attenzione su quello che emerge di volta in volta nel momento presente, è molto difficile perché si deve essere capaci di mollare l’oggetto su cui siamo concentrati per dedicarci ad un altro più preponderante, fino a raggiungere lo stato di quiete profonda mentale. Nella pratica di consapevolezza aperta non c’è preferenza tra mente quieta e mente agitata.  E' un'esperienze di flusso, dove la realtà compare e scompare.Si può comparare questo tipo di tecnica ad un guardiano sulla soglia del cancello della città.
  • esperienze vibrazionali quando si medita sulle energie, lasciando lavorare le energie positive del corpo, è qualcosa di esperienziale che ha degli effetti anche fisici. Un esempio di questo tipo di meditazione è il Tibao. Il Tibao si può fare in piedi, seduti e sdraiati, durante la pratica la mente galleggia, l’energia si muove, si cerca di sintonizzarsi con uno spensierato galleggiamento.

Cosa si vuole ottenere dalla meditazione?  Coltivare la quiete, far interagire mente e corpo, acquisire maggiore energie, sviluppare il silenzio, sviluppare l’attenzione in azione, vivere meglio nel quotidiano, raggiungere uno stato profondo di beatitudine. La meditazione non ci può dare la felicità con la F maiuscola, può ridurre la sofferenza, si possono ottenere dei vantaggi, ma i vantaggi che raggiungeremo li perderemo.  Esempio del lama tibetano che ha creato Pomaya, devastato dal tumore dopo 40 anni di meditazione si sentiva come foglia al vento.

Dovremmo iniziare ad investigare su ciò che non cambia mai attraverso le varie esperienze, e perché quindi preoccuparci di ciò che va e viene?

Si inizia la meditazione per ottenere la pace, il controllo delle energie utilizzando tecniche diverse. Ma occorre sapere che non ci sono tecniche per raggiunge la liberazione, a volte accade. 

Esistono altri due tipi di meditazione:  sull’oggetto e sul soggetto (ad esempio l'investigazione sul sé nel buddhismo). Secondo Maharishi, si deve indagare sul chi medita (ed è più importante), in quel caso l’attenzione dall’oggetto si orienta sul soggetto, e la  mente ritorna all’interno. Lo stesso avviene nella pratica di meditazione nello Zen, in questo tipo di pratica si deve volgere la luce dell'attenzione all’interno (rotazione a 180 gradi dell’attenzione).

Nisargadattha e Ramakrisna posero spesso la domanda "Chi sono io?"  In questo caso occorre passare dall’attenzione sugli oggetti all'attenzione sull’io sono, il pensiero dell'io sono fa sparire tutti gli altri pensieri. Concentrarsi sul pensiero "io sono" non indica nient’altro che l’esserci (quello che c’è sempre), il foglio dietro le parole, un abisso di meraviglia che può essere assaporato in qualsiasi momento della vita quotidiana.  Dobbiamo lasciare andare l’io sono. Entrare nella nube del non sapere per andare oltre il pensiero e distruggere il pensiero (questo è l'obiettivo degli indiani e dei tibetani ), o non pensare a niente (questo è l'obiettivo dei cinesi). Dobbiamo passare dalla mente distratta alla mente una, poi alla non mente.

La tecnica consiste nel lasciare andare l’oggetto percepito, cercare di percepire il vuoto e poi spostare l’accento su chi percepisce il vuoto. L’investigazione è una pratica ma ci si muove nell’ottica dell’io separato e limitato. Occorre utilizzare dei metodi o tecniche come la meditazione per superare la separazione.

Le pratiche meditative possono muoversi  nella orizzontalità per aiutarci a gestire il dolore (se muore un coniuge, genitore o figlio) imparando qualcosa di nuovo e migliorarsi; questo ci aiuta eliminare tanta sofferenza. Oppure nella verticalità di ciò che siamo, l'apparenza di un io separato è reale come è illusorio che l’io sia veramente separato, la percezione della separazione dell’io separato non altera ciò che lo percepisce. L’io separato che cerca il tutto è un gioco che porta sofferenza.

Un discepolo su un greto del fiume chiede al maestro che siede sull’altra sponda: “come si fa a raggiungere l’altra sponda?” Il maestro rispose “tu sei già sull’altra sponda”.

Io non sono un corpo che cambia, io sono quel quid che non cambia. Se scarto tutto quello che cambia, resta la coscienza di esserci, e l'esserci. Ma la tua coscienza può essere diversa dalla mia? In che cosa è diversa? La differenza può essere nella coscienza del corpo, mente, stato sociale, ecc. La luna che si manifesta in mille riflessi è la stessa luna (vedi la copertina del libro di Bergonzi Il sorriso segreto dell'Essere).

La coscienza di esserci abita tutto, Noi non siamo solo individualità, tu puoi vederti come onda o come mare, l’onda è attività dell’acqua, è mare. Ci sono infinite differenze, ma non reale separazione, il pensiero usato impropriamente crea dualismo, il pensiero viene dalla totalità, e quindi non può portare alla totalità, ci manca la semplicità.

Se io osservo vedo molteplicità in movimento, la costante è l’elemento che non muta, l’osservatore, la coscienza costante e invisibile.  Per percepire il cambiamento c’è bisogno di qualcosa che non cambi, la coscienza che percepisce è vuota e invisibile come lo spazio, quando oggetti molteplici si manifestano la coscienza diventa invisibile. Per definire la coscienza possiamo adottare la metafora dello spazio e del silenzio ( è lo sfondo dove il suono e le cose si manifestano). Quando non ci sono più oggetti è più facile percepire la coscienza (l'io sono).

La vera spiritualità è una forma radicale di democrazia. Ci sforziamo di diventare leoni e cerchiamo il "chi sono io". Ma se scartiamo tutto quello che cambia (corpo, sesso, nazionalità, età), si sgretola l'identità. Ad un certo punto il pensiero deve dire "non so", a quel punto tutto evapora, anche il tempo, resta solo esistenza e coscienza, il pensiero si abbandona, si lascia il filosofo e si scende al cuore e nasce il mistico. La coscienza è lo spazio dove tutto finisce, non si muove niente, non è nel tempo. La coscienza è il non esserci. Per Kant inseriamo le cose in griglie conoscitive di tempo e spazio. La coscienza accetta tutto senza alterarlo. Il libero arbitrio presuppone un io separato dagli altri.

Sei sicuro che esisti evidenza dell’esserci nasce il pensiero, il tempo appare all’interno dell’esperienza, la presenza è qui, e l’io separato va e viene.

L'attività del percepire è caratterizzata da esperienze che appaiono e scompaiono, Per percepire il movimento esterno ci vuole qualcosa che sta fuori. Non c’è una sola percezione che può apparire separatamente dalla coscienza. Quindi coscienza ed esperienza sono la stessa cosa. Io sono il mondo.

La coscienza è uno spazio senziente, una vivida presenza, la coscienza del dormiente crea il sogno, questa coscienza di qualcosa sparisce ogni notte nel sonno profondo. La coscienza se ne va con la morte. Coscienza in sé, è un fatto puro e semplice di essere cosciente. Per Nisargadatta, l'assenza di memoria non è prova di inesistenza. La coscienza è una funzione del cervello? Ma io chi sono in realtà? Il cervello non è la sola somma di neuroni, Da quando ero bambino ad oggi, c’ero e ci sono. Il mio essere cosciente in che cosa mi differenzia da un altro? Esperienze e le emozioni sono diverse ma non la coscienza. C’è una sola coscienza o molte coscienze?

Un sistema auto osservante è costretto a dividersi in due parti: in osservatore e osservato e quindi l’osservazione non sarà mai completa.  La coscienza è invisibile a se stessa, ma è l’unica cosa certa, coscienza e consapevolezza sono sinonimi. L'attenzione è invece diversa dalla coscienza. Per dare attenzione a qualcosa (per avere la coscienza di qualcosa) devi lasciare andare tutto il resto, il resto è sfondo. L’attenzione può esserci solo con la coscienza, la coscienza non puoi espanderla perché è già lì.

Il Monismo è un sistema filosofico, un modo di descrivere la realtà ed afferma l’uno e nega la molteplicità. Nel Non dualismo si afferma che esiste qualcosa che abbraccia tutto, l’uno e i molti, appaiono infinite differenze ma nessuna separazione. Bergonzi aderisce ad un Non dualismo radicale (ma non possiamo definirlo una filosofia). 

Con il pensiero non è possibile descrivere questa meraviglia, non è possibile rappresentare l’infinito, che è caratterizzato dalla famosa frase "Neti, Neti", non è nè questo, nè quello.

Sei sicuro di esserci? Si, quindi ho una consapevolezza concettuale. Se prima non ci sono io niente appare. Essere ed essere cosciente sono la stessa cosa, sono parti di uno stesso io, puoi essere cosciente dell’io sono, del pensiero che io sono. La coscienza è però universale. Absoluto, sciolto da tutto, il sé comprende l’io, il sé comprende il tutto, c’è una sospensione dell’io, il sé è irraggiungibile dall’io, le cose accadono anche senza l’io. Esperienza e realtà sono la stessa cosa?  E' indimostrabile che ci sia un’unica coscienza, quando dormi il mondo non c’è più ma per un altro esiste.

La coscienza è il cervello? E’ una funzione del cervello? La coscienza in sé non è possibile studiarla, è possibile studiare i contenuti della coscienza. La coscienza è un’emergenza del cervello, la coscienza è creata dal cervello, ma così si crea un loop epistemologico. Shrodering  pone le seguenti domande: Come è possibile che migliaia di cellule diano vita ad una sola coscienza?

La vita è corta, se non ha senso e significato che viviamo a fare? Allora cerchiamo delle risposte, le cerchiamo rivolgendoci alla mente, al pensiero. La mente per dare un senso alla vita ci racconta delle storie. Ogni storia ha un protagonista, ci dimentichiamo che le abbiamo inventate, è meglio una brutta storia che l’assenza di storie. Anche l’illuminazione è una storia, e l’illuminazione non può essere definitiva, tutto ciò che possiamo raggiungere poi muore, si perde. Questo è vero ma c’è un’unica eccezione: la liberazione (ci si convince che questa storia non andrà via).

Avidya significa non vedere, non vedere la nostra connessione con il tutto, il senso di qualcosa che è proiettato in qualcosa di più grande, l’universo.  Il movimento dell’universo è simile ad una danza ed un movimento senza finalità.

Solo coloro che hanno tempo per la sapienza dispongono del loro tempo. La solitudine è per lo spirito ciò che il cibo è per il corpo. Frequenta quelli che potranno renderti migliore, accogli quelli che tu potrai rendere migliori. Insegnando gli uomini imparano.   

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