La Yogatattva Upanishad si propone infatti di svelare “la vera natura dello Yoga” e aiutare i praticanti ad arrivare al kaivalya. L’essenza dello Yoga viene presentata con le otto tappe; inoltre si parla degli effetti e degli ostacoli della pratica, dei poteri ottenibili, della dieta da adottare. Vengono trattati anche il prāṇāyama e dharaṇā. Qui non è Śiva a svelare la conoscenza dello Yoga ma Viṣṇu. Un giorno il Puruṣa Supremo si recò da Viṣṇu, chiedendogli di spiegargli gli otto aṅga dello Yoga. -
Questo è quello che il Signore Viṣṇu gli insegnò:
•Le anime individuali sono schiave dell’Illusione (maya): solo la conoscenza del brahman libera l’individuo dalle sue afflizioni, la malattia, la vecchiaia, la morte, la rinascita. Alcuni cercano la via nella pratica rituale e nella liturgia, ma si sbagliano, solo l’ātman può conoscere l’ātman.
•Per questo stesso motivo l’Assoluto da cui tutto deriva non può essere rivelato dalle Scritture
•Com’è che l’anima Universale prese la forma dell’anima individuale? All’origine dei tempi l’anima universale si muoveva sulle acque come una brezza sottile. Poi l’Ego iniziò a manifestarsi in Essa. Al suo interno le tre qualità (guṇa) erano in equilibrio. Da qui nacquero i cinque elementi sottili e i cinque grossolani. Quando un’entità di questo tipo è affetta dai beni e dai mali dell’esistenza terrena viene chiamata jīva, anima individuale
•Essa ritrova la sua natura d’ātman solo con lo Yoga e con la conoscenza, che permette innanzitutto di discernere ciò che vale davvero la pena di conoscere, ossia il brahman supremo, indiviso e senza macchia, Essere, Coscienza, Beatitudine, Colui che trascende i tre momenti cosmici (creazione, conservazione, distruzione), Colui che trascende ogni manifestazione e ogni conoscenza.
•Per quanto riguarda lo Yoga se ne conoscono diversi:
•Il mantra Yoga, adatto ai poco dotati d’intelletto, che consiste nel ripetere incessantemente (japa) per 12 anni delle formule e dei bija-mantra, attraverso i quali poco alla volta si ottengono la scienza e poteri come quello di divenire piccoli quanto un atomo .
•Il laya-Yoga consiste nel dissolvere l’attività mentale, tenendo senza sosta la mente concentrata in meditazione sul Signore senza limiti.
•Lo hatha Yoga è la forma più elevata di Yoga e comprende otto gradi (aṅga):
1.Le 10 astensioni (yama), di cui la più importante è astenersi dal cibo troppo ricco.
2.Le 10 osservanze (niyama) di cui la più importante è la non-violenza (ahiṁsā).
3.Le innumerevoli posture (āsana) insegnate dai maestri dello Yoga, di cui ottanta sono importanti ma solo quattro indispensabili: la Perfetta (Siddhāsana), il Loto (Padmāsana), il Leone (Siṁhāsana), la Prosperità (Bhadrāsana).
4.La disciplina del soffio (prānāyama ). Per praticare con efficacia lo yogin costruirà una capanna né alta né bassa, munita solo di una piccola porta; ne purificherà il suolo con urina di vacca o succo di limone e si occuperà di tenerla pulita. Lo yogin farà bruciare dell’incenso, stenderà a terra un tappeto, una pelle d’antilope o una lettiera fatta d’erba e vi si sederà nella Postura del Loto. Tenendo il corpo diritto per prima cosa onorerà una divinità di sua scelta a mani giunte, poi chiuderà col pollice destro la narice destra (apertura di piṅgalā) e inalerà attraverso la narice sinistra (apertura di īḍā). Tratterà quanto possibile poi espirerà lentamente, senza forzare, dalla narice sinistra. Poi inspirerà nuovamente dalla narice sinistra, portando l’aria fino al ventre e riempiendolo progressivamente, ivi la tratterà il più a lungo possibile, poi espirerà dolcemente, senza forzare, dalla narice destra (. Continuerà inspirando da una narice ed espirando dall’altra, alternativamente, secondo il ritmo seguente: inspiro – 16 unità di tempo : ritenzione – 64 unità : espiro – 32 unità (1:4:2), 4 volte al giorno, (mattino, mezzogiorno, sera, mezzanotte) fino a 80 cicli ogni volta. Dopo tre mesi i canali īḍā e piṅgalā saranno purificati e l’adepto diventerà luminoso, sottile, perderà peso e il fuoco della digestione arderà maggiormente. Se egli osserverà le prescrizioni riuscirà a trattenere il fiato per quanto tempo vorrà (Kevala Kumbhaka - Ritenzione Perfetta, inspirazione ed espirazione saranno come abolite ed egli potrà qualunque cosa nei tre mondi. Gli effetti di questa pratica (la ritenzione del respiro) non tarderanno a comparire: sudorazione abbondante, tremori, poi lo Yogin seduto nella Posizione del Loto comincerà a saltare come una rana; in seguito i movimenti cesseranno e il corpo leviterà senza muoversi. Compariranno anche altri siddhi : il praticante dormirà pochissimo, produrrà escrezioni minime, non avrà emorragie, sbavamenti, sudori profusi, cattivi odori, sarà risparmiato da tutte le miserie del corpo. Progredendo nella Ritenzione del Soffio acquisterà una forza prodigiosa, diventerà bello come il Dio dell’Amore e le donne non gli resisteranno, ma lui si asterrà per evitare di disperdere il seme, così che il suo odore si mantenga gradevole. Solo nel suo raccoglimento, lo Yogin praticherà la ripetizione costante della sacra sillaba OṀ, con allungamento della vocale, in questo modo eliminerà il karma prodotto prima di intraprendere il cammino dello Yoga.
5.La ritrazione dei sensi (pratyāhāra), ottenuta con la Ritenzione del respiro.
6.La fissazione del pensiero (dharaṇ ) o attenzione concentrata su un unico oggetto. Qualunque cosa veda, senta, odori, gusti, tocchi, lo yogin dovrà riconoscervi la sua anima. Dovrà esercitarsi in questa pratica tutti i giorni per tre ore applicandosi senza pigrizia; in questo modo otterrà poteri meravigliosi: sentirà e vedrà da lontano, arriverà lontano in un istante, acquisterà perfezione nel linguaggio, potrà prendere qualsiasi e nessuna forma, trasformare il rame o qualsiasi metallo in oro, fino al potere straordinario di viaggiare attraverso lo spazio cosmico. Ma egli, volendo realizzare completamente lo Yoga, considererà questi siddhi come degli ostacoli, non li cercherà né se ne vanterà. Al contrario agirà nel mondo come un uomo comune, uno spirito semplice, addirittura un sordo-muto. Poi viene descritta Paricaya, grazie alla quale il soffio si unisce al Fuoco della Base, per poi essere condotto fino nella Suṣumnā; dopo aver preso la forma e la funzione dell’Energia-attorcigliata (la kuṇḍalinī) allora vi penetra anche la mente dello yogin: quando questo avviene si verifica Paricaya.
Esiste poi una meditazione sui cinque elementi conosciuta come “Quintuplice Fissazione”(Pancha dharaṇā): l’adepto fa entrare il respiro nelle zone associate all’elemento terra, poi acqua, fuoco, aria e etere, ripetendo la sillaba corrispondente, meditando sul dio di ciascuna e trattenendo il respiro per 5 volte 80 misure. Terra, acqua, fuoco e aria non costituiranno più alcun pericolo per lui, egli conquisterà il potere di viaggiare negli spazi cosmici godendo ovunque deciderà di fermarsi di una beatitudine senza eguali. Nulla, nemmeno la morte, potrà più toccarlo. 7.La meditazione profonda (dhyāna) che si pratica trattenendo il respiro per 60 volte 80 misure. La meditazione si definisce “saguṇa” (con qualità) quando ha per oggetto una divinità: praticandola si conquistano molteplici poteri tra cui quello di ridurre il corpo alla dimensione di un atomo. Quando riesce a praticare la meditazione “nirguṇa” (senza qualità), in dodici giorni l’adepto ottiene il samādhi.
8.L’estati finale (samādhi).
•A quanto descritto bisogna aggiungere i sigilli e diverse contrazioni muscolari, non tutti indispensabili: Jalāṁdhara Bandha, Uḍḍiyāṇa Bandha, Mandha e Maha Bandha, Khecharī Mudrā, Vajroli, Amaroli e Sahajoli, che così vengono descritte: Mahā Bandha – piede sx sotto l’ano stendere la gamba dx e tenere a due mani il piede dx; inclinare la testa fino a toccare il petto con il mento, inspirare, trattenere quanto possibile, espirare; ricominciare invertendo la posizione. Mahā Vedha – variante di Maha Bandha in cui il flusso di vāyu viene bloccato dall’interno attraverso Jalāṁdhara-bandha in modo da riempire completamente i due canali īḍā e piṅgalā. Khecarī Mudrā – ripiegare indietro la lingua fino a che poggi nella cavità del cranio, dietro la glottide; si pratica fissando l’attenzione sul punto tra le sopracciglia. Uddiyāṇa Bandha – la contrazione grazie a cui il prāṇā risale lungo la Suṣumnā fin sopra la testa. Yoni-bandha: grazie a una contrazione della regione genitale attuata da una pressione dei talloni apāna risale verso l’alto. Mūla Bandha – la contrazione che permette l’unione di prāṇa e apāna. Viparītakaraṇī – testa in basso, piedi in aria, è praticata con piacere anche dagli adepti più avanzati poiché protegge da molte malattie. Praticata quotidianamente favorisce il fuoco gastrico (bisogna nutrirsi in maniera più abbondante altrimenti finirà col consumare il corpo). Un minuto il primo giorno, due il secondo e così via, aumentando progressivamente la durata. In tre mesi spariranno rughe e capelli grigi e se la si pratica per tre ore tutti i giorni, si sconfiggerà la morte. Vajrolī – chi lo pratica acquisisce tutti i poteri e la realizzazione suprema è a portata di mano.
•Gi ostacoli da superare saranno molti, la pigrizia, l’incostanza, le cattive frequentazioni, la magia, il desiderio di oro o donne. Questi miraggi dovranno essere tenuti a distanza. Il praticante dovrà star lontano dal fuoco, evitare il bagno mattutino, i digiuni inopportuni e tutto ciò che causa escrezioni corporee eccessive, e non viaggerà (47-48).
•Per quanto riguarda la dieta lo yogin eviterà cibi piccanti, sale, mostarda, ogni alimento acido, forte, astringente o aspro ed eviterà di assumere troppi legumi. Gli alimenti favorevoli alla pratica dello Yoga sono invece i latticini, il burro chiarificato, cereali bolliti, fave e riso (49-50).
•Superate tutte queste tappe e gli ostacoli che le caratterizzano, l’adepto è pronto a divenire Viṣṇu stesso. Chiuse le nove porte, lo yogin inspira e ritira i sensi all’interno, il soffio inspirato si innalza, poi resta immobile al centro del corpo come la fiamma di una lampada. L’adepto è entrato in kaivalya, stato trascendente di assoluta indipendenza, lo spazio infinito in cui l’anima diviene misura di tutte le cose.
Bhadra significa benedetto, fortunato, prospero. Bhadrāsana viene anche chiamata posizione del trono o Farfalla. Kevala kumbhaka è la cessazione spontanea (e quindi ‘isolata’ ossia non combinata) del respiro simultanea al samādhi.
Altre forme di kumbhaka sono conosciute come sahita kumbhaka. Sahita significa “combinato con qualcosa”, il che implica necessariamente una performance, uno sforzo, una pratica non spontanea finalizzata allo spontaneo kevala kumbhaka.
Associazioni di ogni elemento con: zona del corpo – forma geometrica – colore – sillaba – divinità : -Elemento terra – pṛthvī – tra i piedi e le ginocchia – quadrato – giallo – LAṀ – Brahman (Dio color dell’oro, a quattro volti e quattro braccia). - Elemento acqua – āpas – tra le ginocchia e l’ano – mezzaluna – bianco – VAṀ – Viṣṇu Nārāyaṇa (Dio a quattro braccia, porta un diadema di cristallo e una veste di seta bianca). - Elemento fuoco – agni – tra l’ano e il cuore – triangolo – rosso – RAṀ – Rudra (il Dio a tre occhi dal corpo cosparso di cenere che esaudisce tutte le preghiere e risplende come il sol levante). - Elemento aria – vāyu – tra il cuore e le sopracciglia – esagono – nero – YAṀ – Īśvara (l’onnisciente, l’onnipresente). - Elemento etere – ākāśa – tra le sopracciglia e la sommità della testa – cerchio – tendente al blu – HAṀ – Śiva (che ha l’aspetto di una goccia-di-luna e somiglia all’Etere stesso), Sadāśiva (Divinità del colore del cristallo limpido, con la testa ornata da una mezzaluna, Dio a cinque teste ognuna delle quali con tre occhi, con dieci braccia ornate di gioielli e armi e il cui corpo è per metà quello di Umā (la Dea), Colui che esaudisce le preghiere, Causa Prima dell’universo).
Per una descrizione “moderna” della meditazione sui cinque elementi secondo Sivananda vedi (in inglese) :http://sivanandaonline.org/public_html/cmd=displaysection§ion_id=1359&parent=639&format=html
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