Milan Kundera (1929-2023) mi ha colpito per lo stile e la struttura narrativa dei suoi romanzi, il suo senso dell'umorismo, la prospettiva visionaria sul suo tempo, il suo vigore e la sua ironia sfumata, il fascino dei suoi personaggi femminili e il posto che l'amore occupa nella sua opera.
Uno dei miei libri preferiti è L'insostenibile leggerezza dell'essere di Kundera. Questo libro, diventato dagli anni
ottanta libro «da leggere» per tutti gli intellettuali, studenti e
amanti della filosofia, fu portato sugli schermi nel 1988 da Philippe
Kaufman con protagonisti Daniel Day-Lewis
e Juliette Binoche. Il libro contiene la narrazione di
vicende personali e sentimentali dei protagonisti ma sempre futili se
confrontate con la cornice più storica e cruda della Cecoslovacchia
della "Primavera di Praga". Lo stile era quello del
romanzo-saggio, l’unico in grado di unire elementi propriamente
narrativi a riflessioni personali.
Nel romanzo riporta la difficile
condizione degli intellettuali in quel periodo, intrecciata a storie
sentimentali, tradimenti e passioni. Le vicende dei quattro protagonisti
e delle loro complesse vicende amorose sono in primo piano ma viene
riportato lo sfondo storico, l'ambiente di censure e privazioni che
caratterizzava quel periodo della repressione sovietica. É proprio
questa quella "leggerezza" dell'opera di Milan Kundera, ciò che si
oppone alla pesantezza della condizione umana, alla libertà negata e al
pessimismo causato dall’invasione sovietica.
Accanto alla precarietà
della condizione umana, Kundera riuscì a intrecciare abilmente trame
capaci di catturare il lettore ma allo stesso tempo descrivere
ambientazioni storiche. I suoi personaggi sono travolti da malintesi e
illusioni svanite, con diversi colpi di scena che evidenziano
l'inutilità di ogni progetto umano e la divergenza dei punti di vista
tra gli individui.
In questo libro Kundera parla dell'immortale tema dell'amore, del mito trattato da Aristofane nel simposio di Platone. Anche per Kundera l’amore è il desiderio e ricerca della metà perduta di noi
stessi. L'unione è alla radice dell'amore. E' la ricerca dell'anima gemella narrata
dal mito degli Androgeni: ''Per ciascuna persona ne esiste dunque
un’altra che le è complementare''.
Solo che spesso l’uomo non trova l’altra metà di se stesso e al suo posto gli mandano in una cesta una ragazza quasi sconosciuta affidata alla corrente di un fiume. Quando ha aiutato questa ragazza a raggiungere la riva si domanda se è stata la scelta giusta. Può passare tutta la vita a chiederselo, ma alla fine si convince che in realtà è del tutto naturale non sapere quel che si vuole, perché si vive una sola volta, e la vita non si può né confrontarla con le vite precedenti, né correggerla nelle vite future. Senza questa possibilità ogni considerazione è un gioco di ipotesi.
Sarebbe bello scoprire cosa resta della vita quando ci si sbarazza del “cosi deve essere”, del nostro “fardello interiore”. Forse poteva essere diversamente, forse ciò che abbiamo vissuto è stato determinato dal caso. Nel cervello esiste una regione del tutto particolare che si potrebbe chiamare "memoria poetica" nella quale viene registrato ciò che più ci affascina, che ci commuove che rende bella la nostra vita.
L’amore comincia nell’istante in cui si incontra una donna e si iscrive, con la sua prima parola, nella nostra memoria poetica. Da quel momento nessuna donna ha il diritto di lasciare in questa parte del cervello foss’anche la più fuggevole impronta.
Kundera associa la vita a una composizione musicale: Fintanto che le persone sono giovani e la composizione musicale della loro vita è ancora alle prime battute, essi possono scriverla in comune e scambiarsi i temi, ma quando si incontrano in età più matura, la loro composizione musicale è più o meno completa, e ogni parola, ogni oggetto, significano qualcosa di diverso nella composizione dell’atro.
Non potremo mai stabilire con certezza fino a che punto i nostri rapporti con gli altri siano i risultati dei nostri sentimenti, del nostro amore, del nostro non-amore, delle nostre paure, del nostro rancore e fino a che punto sono condizionati dal rapporto di forze tra gli individui. Per questo Kundera dice: “Cosi deve essere”. Una cosa è certa ed è che tutti abbiamo bisogno di qualcuno che ci guardi. Esistono diverse categorie di persone:
Quelle che desiderano lo sguardo di una infinità di persone anonime,
Quelle che necessitano lo sguardo di molte persone conosciute,
Quelle che hanno bisogno di essere davanti agli occhi della persona amata,
Quelle che vivono sotto lo sguardo immaginario di persone assenti, questi sono i sognatori.
Spesso ci poniamo troppe domandare sull’amore: che cosa è l’amore, se ti amo, se ho mai amato qualcuna/o più di te ecc. Tutte queste domande non aiutano all’amore. Forse non siamo capaci di amare proprio perché desideriamo essere amati, vale a dire vogliamo qualcosa dall’altro invece di avvicinarci a lei/lui senza pretese e volere solo la sua semplice presenza e dormire accanto a lui o lei.
Una cosa importantissima è quello di provare compassione (co-sentimento) per qualcuno, che significa vivere e provare insieme a qualcuno dei sentimenti che possono essere gioia, angoscia, felicità, dolore.
Spesso le persone vogliono cambiare il tempo e per loro, la felicità è desiderio di ripetizione, ma purtroppo il tempo umano avanza in linea retta ed impedisce di essere felici.
Il tema centrale del libro è la leggerezza e la pesantezza dell'esistenza. Non c’è niente di più leggero e bello che tradire, uscire dai ranghi e partire verso l’ignoto. Però nello stesso tempo, l’assenza assoluta del fardello fa sì che l’uomo diventi leggero, diventi solo a metà reale, ed i suoi movimenti siano tanto liberi quanto privi di significato. Spesso il fardello che ci opprime ci schiaccia al suolo, e questa è l’immagine del più intenso compimento vitale. Tanto più la nostra vita è vicina alla terra, tanto più è reale e autentica. Ciò che è necessario è pesante, solo ciò che pesa ha valore. La pesantezza e la leggerezza sono due poli inconciliabili che si attraggono. Chi è pesante non può fare a meno di innamorarsi perdutamente di chi vola lievemente nell’aria, tra il fantastico e il possibile; mentre i leggeri sono respinti dai loro simili e trascinati dalla “compassione” verso i corpi e le anime possedute dalla pesantezza.
Nella vita é dimostrato che tutto quello che scegliamo e apprezziamo come leggero non tarda a rivelare il proprio peso insostenibile. Forse solo la vivacità e la mobilità dell’intelligenza sfuggono a questa condanna.
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