lunedì 13 gennaio 2025

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono circa 800 articoli, la maggioranza dei quali verte su yoga, meditazione, buddhismo, filosofie orientali. Gli articoli sono essenzialmente riassunti di libri che ho letto su questi argomenti e che mi hanno particolarmente colpito.                                      

Per ricercare un soggetto specifico si può usare la finestrina a destra, oppure si possono usare le categorie (etichette) che si trovano sulla destra. Sul Blog sono riportati anche i libri che ho scritto sullo yoga e la meditazione e la gallery di alcuni miei viaggi.              

       Buona lettura   

 

Le ragioni della tolleranza: Oltre i confini dell'indifferenza

 Articolo scritto dal mio amico ROBERTO FANTINI  su Flip News  (Free Lance International Press)  vedi:     https://www.flipnews.org/index.php/life-styles-2/technology-2/item/4221-le-ragioni-della-tolleranza-oltre-i-confini-dell-indifferenza.html

Dato che non penseremo mai nello stesso modo e vedremo la verità per frammenti e da diversi angoli di visuale, la regola della nostra condotta è la tolleranza reciproca.”  - Mahatma Gandhi


Le ragioni della tolleranza valgono ovunque: nei banchi di scuola, in ufficio, in fabbrica, allo stadio, nella cabina elettorale, nell’aula giudiziaria, nelle pubbliche manifestazioni. Perché sia abbattuta la barriera fra vizi privati e virtù pubbliche occorre che la tolleranza divenga un abito mentale. E’ essenziale cioè che essa divenga un valore per tutti, che il suo significato profondo venga appreso, acquisito dalla nostra coscienza e faccia parte di noi.” - Salvatore Parlagreco

La discordia è la piaga del genere umano, e la tolleranza ne è il solo rimedio.” - Voltaire                           
Capita spesso di veder confuse, in maniera alquanto discutibile e fuorviante, tolleranza ed indifferenza. Come se, l’unica possibilità per liberarci dalle innumerevoli forme di faziosità settaria, di diffidenza e rifiuto dell’altro, nonché di odio violento nei confronti di tutto ciò che appare diverso e nocivo, possa derivare dal rifiuto radicale del prendere posizione sulle cose che contano, barricandosi dentro gli angusti ma confortevoli confini della propria egoità.

Certo, nel caso non ci si interessasse affatto di religione, di politica o di calcio, ci apparirebbero del tutto prive di senso sia le varie possibili contrapposizioni e querelles di carattere teorico che potrebbero sorgere intorno a simili tematiche, sia le lotte di carattere pratico miranti a denigrare, discriminare, perseguitare le fazioni avverse, in vista di una tanto bramata conquista del primato.

La condizione dell’indifferenza, però, pur risultando indubbiamente preferibile a quella di chi esercita l’intolleranza fanatica e aggressiva, non è in grado di presentarsi come una strategia capace di proteggere l’umanità dalla piaga dell’intolleranza. E questo, innanzitutto, perché l’indifferenza  non potrà mai venire estesa a tutti gli ambiti, ma solamente a quelli che ciascuno di noi potrà ritenere (in maniera inevitabilmente opinabile) privi di significato e di rilevanza. Inoltre, avrà sempre un’ efficacia estremamente parziale e precaria: potrà soltanto provvisoriamente impedire ai suoi sostenitori e praticanti di gettarsi nella mischia, ma non certo che altri lo facciano.

Ma perché, dopo millenni di odio teologico, di persecuzioni etnico-razziali, di crociate, inquisizioni, anatemi, epurazioni, deportazioni e stermini di massa, nonostante i tanti appelli al dialogo, all’ascolto, al reciproco rispetto, ecc., ancora  tante e così granitiche difficoltà nel coltivare e praticare elementari forme di tolleranza?

Credo che, alla base di simili resistenze, sia possibile intravedere meccanismi di ordine psicologico ricorrenti in tutta la storia del genere umano. E, come ci insegna meglio di chiunque altro il Socrate platonico, la causa prima dell’intolleranza andrebbe sempre individuata nell’ignoranza, intesa come il non sapere di chi crede di sapere.

Questo perché il credere di sapere implica necessariamente la certezza di essere in possesso della Verità e, di conseguenza, la presunzione di sapere cosa sia necessario, cosa sia utile, cosa sia doveroso fare in vista del Bene (in ogni campo e ad ogni livello): chi rifiuta quella Verità, che io ritengo essere l’unica vera e che io “so” di possedere, verrà percepito come “nemico del Vero” e, come tale, anche “nemico del Bene” (il Bene può nascere, infatti, soltanto dal Vero).

Quindi, io, che so di avere la Verità e che so cosa si dovrebbe operare per il conseguimento del nostro Bene, come potrei non sentirmi moralmente obbligato a combattere chi, volontariamente o involontariamente, rifiutando il Vero, finisce inesorabilmente per ostacolare la realizzazione del nostro Bene?

E, nello stesso tempo, come potrei non sentirmi in dovere di cercare di impedire (al fine di difendere e di realizzare il Bene di tutti) il verificarsi di tutto quello che ritengo poter nuocere all’affermarsi del Vero e alla sua concretizzazione oggettivata, sia nella sfera individuale che in quella collettiva?

E come non sentirmi pienamente autorizzato e legittimato a ricorrere ad OGNI mezzo umanamente possibile per impedire o, almeno, semplicemente rallentare il trionfo del Bene?

Di fronte ad un fine tanto elevato (e tanto indiscutibilmente giusto), risulta legittimato, anzi, doverosamente richiesto, il ricorso a qualsiasi mezzo ritenuto “utile”: censura-imposizioni-limitazioni varie-controllo sistematico-isolamento-incarcerazione-tortura-deportazione-pena di morte.   Il non farlo verrebbe ad evidenziare una grave mancanza di senso di responsabilità e di attenzione agli interessi della collettività, e, quindi, una psicologia ed una moralità spregevolmente e pericolosamente egocentriche.

Il ritenere, quindi, di poter possedere (in modo assoluto) una Verità assoluta prepara la strada alla accettazione e consacrazione di poteri anch’essi assoluti e, come tali, senza confini. Di fronte ad una simile mentalità, potrà risultare massimamente efficace  l’esercizio terapeutico della Filosofia in ottica autenticamente socratica ed ecletticamente teosofica.  Ovverosia, educando il pensiero:

    - all’uso critico-sistematico del dubbio;
   -  al coraggio del giudizio autonomo;
   -  alla capacità di autoanalisi e di autocritica;
   -  alla consapevolezza del limite sia delle proprie che delle altrui certezze;     anzi, alla consapevolezza dei limiti invalicabili dello stesso pensiero umano nel cercare di approdare a qualcosa di definibile come assolutamente certo e, quindi, non più rivedibile-discutibile-correggibile-migliorabile;
   - alla consapevolezza, perciò, della necessità irrinunciabile di un continuo processo di ricerca e, quindi,
   della necessità di diffidare di tutte le risposte blindate, dogmaticamente imposte sulla base della strategia dell’ ipse dixit;
 - nonché della necessità di una costante disponibilità al confronto sincero, allo scambio, alla cooperazione  paritaria, alla consapevolezza che ogni verità è inevitabilmente “figlia del Tempo”, e che ogni verità rappresenta inevitabilmente (soltanto) il risultato della nostra (soggettivissima) attività conoscitiva condotta nel tempo e nello spazio (nel nostro tempo e nel nostro spazio),  e che, quindi, è in grado di rappresentare esclusivamente il punto di approdo del nostro sguardo sul mondo, ovvero sempre lettura prospetticamente fondata,  e, come tale, sempre valida relativamente e provvisoriamente.

Un simile atteggiamento potrebbe condurci, allora, a pensarci come esseri non più divisi e contrapposti in quanto credenti e non-credenti, platonici e aristotelici, teisti e panteisti, rivoluzionari e controrivoluzionari, ortodossi ed eterodossi, ecc., bensì come viandanti, pellegrini, eterni ricercatori, desiderosi di conoscere sempre più e sempre meglio il Vero e il Bene.

E i vari credo (religiosi, filosofici, politici, ecc.) potranno apparirci, finalmente, non più come entità boriosamente e cruentemente condannate a lottare fra loro, bensì come differenti itinerari, tutti percorribili e tutti sperimentabili, ovvero differenti sentieri  inerpicantisi su di un’unica immensa montagna: 

- tutti relativamente validi;
- tutti meritevoli di essere presi in considerazione, di essere esaminati senza pregiudizi, di essere discussi criticamente, con lealtà, con franchezza e con rispetto.

In un articolo apparso su Lucifer, nel gennaio 1888, Helena Petrovna Blavatsky*, fondatrice della Società Teosofica (New York 1875), vulcanica scrittrice e infaticabile demolitrice di pregiudizi culturali, ci fornisce un’analisi estremamente efficace e convincente del fenomeno dell’intolleranza.
Chi crede di aver trovato l’oceano nella sua brocca d’acqua – scrive - è naturalmente intollerante nei confronti del suo prossimo, il quale, a sua volta, si compiace d’immaginare d’aver versato il mare della verità nel suo piccolo vaso, ma chiunque conosce, come i teosofi, quanto infinito è l’oceano dell’eterna saggezza, per essere scandagliato da qualche uomo, classe o partito, e comprende quanto poco contiene anche il più grande recipiente fabbricato dall’uomo, in confronto a quanto giace sopito e non ancora percepito nelle sue oscure e abissali profondità, non può essere che tollerante; perché vede che gli altri hanno attinto con i loro recipienti nello stesso grande serbatoio nel quale ha attinto egli pure e, per quanto l’acqua nei vari recipienti possa sembrare diversa all’occhio, ciò può darsi soltanto perché è colorata dall’impurità che si trovava nel recipiente prima che vi venisse versato il cristallino elemento – parte dell’eterna ed immutabile Verità.

Secondo questa prospettiva, i produttori-possessori di ciascun  recipiente conoscitivo (ovvero fede religiosa, sistema filosofico, ideologia politica, ecc.), ignorando di aver attinto tutti ad un unico immenso serbatoio, cadrebbero nell’errore di ritenersi i soli capaci di raccogliere, contenere ed offrire al mondo la sola salutare e salvifica acqua, considerando il contenuto degli altrui recipienti  sostanzialmente diverso dal proprio e, pertanto, inadeguato e nocivo.

Unica via alternativa in grado di espellere l’intolleranza dalla nostra storia, sarebbe quindi costituita – secondo la prospettiva teosofico- blavatskyana (in chiara sintonia con quella neoplatonica di Ammonio Sacca e con quella irenico-umanistica di un Giovanni Pico della Mirandola** o di un Erasmo da Rotterdam) – dal saper accettare l’idea della presenza di una parte della Verità all’interno di ogni religione e di ogni sistema filosofico e politico, nella consapevolezza che  “se vogliamo trovarla dobbiamo cercarla alle origini ed alle sorgenti di ogni sistema, alle sue radici ed ai primi germogli, non nelle tardive escrescenze delle sette e dei dogmatismi.

E unica cura contro tutti i fanatismi potrà essere soltanto – sempre su questa via - il riconoscere che tutte le proprie amatissime convinzioni non siano altro che piccolissimi  granelli di verità, inesorabilmente mescolati all’errore e  che, nello stesso tempo, “gli errori degli altri sono come quelli propri:  misti alla Verità”. 

sabato 11 gennaio 2025

Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine.

 Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine.  -- Virginia Woolf    

Yoga e meditazione in biblioteca

Nella prospettiva dell’Agenda 2030 le biblioteche hanno un ruolo chiave nel Sistema del Benessere, in qualità di infrastrutture culturale di prossimità, rappresentando un “punto di riferimento” fondamentale per la crescita culturale delle persone che le frequentano. Lo yoga, che racchiude pratiche meditative, ricerca una serenità fisica e spirituale, inserendosi quindi a sua volta in quelle pratiche volte alla ricerca di benessere.
A gennaio riprendono le lezioni di yoga tradizionale con Cesare Maramici, durante le quali si effettueranno semplici posizioni ed esercizi di respirazione: lunedì 13 gennaio, lunedì 20 gennaio e lunedì 27 gennaio 2025 alle ore 10.30 alla Biblioteca Laurentina nell'ambito della rassegna Yoga tradizionale e  venerdì 31 gennaio 2025 alle ore 16.30 alla Biblioteca Pier Paolo Pasolini.

Vedi link:  https://www.bibliotechediroma.it/opac/news/yoga-e-meditazione-in-biblioteca/36133  

Il significato di meditare

Per illustrare che cosa è la meditazione prendiamo le frasi dei tre grandi meditanti.               

 La parola meditare è spesso usata impropriamente; per l'occidentale meditare si riferisce a mens, al mentale e alla sua attività. Invece, per l'orientale, la pratica è rivolta in altre dimensioni, per superare il mentale, per arrivare a stati superiori di coscienza e contemplazione, ossia arrivare a degli stati di coscienza diversi dal comune per entrare in contatto con la parte più spirituale dell'essere, al nostro vero Sé.     L'uomo vive identificato con i contenuti della mente, creati soprattutto dalle emozioni, è un'esperienza ricolorata dal mentale, si producono così immagini distorte scambiate per realtà e ci si allontana dalla visione oggettiva. - Amadio Bianchi.

La parola sanscrita per meditazione, “bhavana”, significa “coltivare” le qualità positive dell'essere umano e la parola tibetana “gom” significa “familiarizzare” con il funzionamento della mente. Così, in un certo senso, la meditazione si riferisce all’allenamento della mente, coltivando qualità salutari, come la presenza attenta e l’amore altruistico, e in un altro modo si riferisce al diventare più familiare con il funzionamento della nostra mente e, infine, con la vera natura della mente, che è sia consapevole che priva di esistenza intrinseca. Si possono anche distinguere due tipi principali di meditazione: analitica e contemplativa. La prima si usa per esempio quando si de-costruisce la nozione di un “sé” indipendente, unitario e duraturo o quando si medita sull’impermanenza e l’interdipendenza di tutti i fenomeni; la seconda è quella di riposare nella natura ultima della mente, nell’unione di apparenza e vuoto. La meditazione non è un vuotarsi la testa, ma diventare a poco a poco un miglior essere umano. Occorre praticare la meditazione per individuare le cause e le tossine mentali che ci perturbano, per liberarsi dai conflitti interiori.  - Matthieu Ricard

La meditazione non è pensare con gli occhi chiusi o schiarirsi le idee. La meditazione è un allenamento per coltivare una visione calma e lucida del mondo e di se stessi. È un allenamento della mente per andare verso questo. La meditazione mindfulness, che è quella che ho insegnato per molto tempo e che pratico ogni giorno, segue un percorso che passa attraverso il momento presente: ci centriamo sulla nostra esperienza del momento, che osserviamo con distacco (respiro, corpo, suoni, pensieri); poi, da questo punto di ancoraggio nel presente e nella realtà, osserviamo il funzionamento della nostra mente, del nostro corpo e la nostra connessione con il mondo.   - Christophe André

Vivere bene - Umberto Galimberti

 “Vivere a lungo è diventato il nostro ideale, non vivere bene. Ormai della vita abbiamo solo una concezione quantitativa. Perché il contatto con noi stessi si è perso nel rumore del mondo.  Gli sguardi si incontrano solo per evitarsi. Al lavoro ci attacchiamo come naufraghi. La storia non racconta più la vita dei nostri padri, e la parola che rivolgiamo ai figli è insicura e incerta.    

Il bisogno di essere accettati e il desiderio di essere apprezzati ci fanno percorrere strade che non sono nostre, strade che imbocchiamo perché altri ce lo chiedono, e noi non sappiamo dire di no. Smarriamo noi stessi nell’inutile fatica di compiacere agli altri. E nel rincorrere la ricchezza, il successo, la fama, il potere, cose che ci permettono di comprare «cose».   

Ma non conta la quantità, ma la qualità. Non quanti siete, ma chi siete. Non numeri ma efficienza, non fretta ma costanza. Dobbiamo impegnarci non per vivere a lungo, ma per vivere abbastanza; per vivere a lungo c’è bisogno del destino, per vivere abbastanza c'è bisogno dell'animo. La vita è lunga se è piena; ed è ricca per chi ha trovato se stesso ed è contento di ciò che è”.  Umberto Galimberti


I nostri dati personali valgono oro - Cash investigation

La trasmissione d’inchiesta francese Cash Investigation,  si è dedicata un paio di anni fa al business che gira attorno al commercio dei nostri dati personali tramite i cosiddetti “data broker” realizzando il servizio “Nos données personnelles valent de l’or !” (“I nostri dati personali valgono oro”) coordinato dalla giornalista Elise Lucet.  Link: https://www.youtube.com/watch?v=cb3jfxMnZU4    

La giornalista ha ricevuto un sms sul suo numero di cellulare personale, a scriverle una persona che dice di aver ottenuto il suo numero a pagamento dal sito Lusha.com e ha trovato curioso che si potesse avere accesso a numeri personali di persone note e meno note, senza che queste avessero fornito il loro consenso né fossero a conoscenza di ciò. Da questo episodio è partita l'inchiesta sul commercio dei dati personali.

I giornalisti si sono quindi interessati al mondo dei "data brokers" e Nel servizio vengono citate importanti aziende come: IQVIA, Lusha, ColdCRM, Kaspr, AeroLeads, Acxiom, Experian che acquisiscono dati di persone, senza il loro consenso e senza che queste ne siano a conoscenza per poi rivenderli.  Per ogni persona vengono raccolti circa 30.000 punti di informazione e il mercato si aggira intorno ai 4000 miliardi di euro solo in Europa.

Lusha è un sito americano che ha un data base di 100.000 persone e si paga 60 centesimi per accedere ad un contatto.  Kaspr e AeroLeads sono siti che ti permettono di trovare facilmente e-mail e numero di telefono di persone con un solo click.  Acxiom ha un data base di 2,5 miliardi di persone,  Experian è una società  irlandese.   ColdCRM, diretto dal francese Raphael Azot, ha 320 milioni di contatti; con 130 euro di abbonamento accedi a tutto il data base. Sul data base di  ColdCRM (sito ora “stranamente” indisponibile) i giornalisti di Cash Investigation hanno addirittura potuto reperire, con un abbonamento a pagamento al sito, numeri di telefono di ministri ed ex ministri, personalità politiche di primo piano e persino dirigenti della Polizia. Vendere numeri senza l'autorizzazione del proprietario non è legale. 

Tutte le applicazioni di uno smartphone, in fase di installazione, chiedono l'autorizzazione di accedere ai nostri dati e  contatti permettendo così ai "Data Brokers" di raccogliere dati. 

I giornalisti di Cash investigation hanno poi contattato Ester Onfray che si batte per la protezione della vita privata. La ricercatrice ha mostrato che i telefonini Samsung, anche se inutilizzati, dialogano in modo continuo e costante con almeno 11 server. Applicazioni come Ma Grossesse inviano dati, delle persone che aspettano un bambino, al sito Doctissimo. L'applicazione La Bible per smartphone invia informazion sul tempo di utilizzo, siti visitati, ecc... a vari server.  La ricercatrice ha poi mostrato anche come difendersi con l'applicazione Disconnect che permette di vedere quali imprese ci stanno sorvegliando, per poter mandarci della pubblicità mirata.  La nostra vita privata è messa in serio pericolo.  

Sono stati intervistati anche Gaeten Goldberg esperto in giurisprudenza, e Sarah Spiekermann che dirige l'Institute for Information Systems & Society alla Vienna University of Economics and Business (WU Vienna) consacrato alla vita privata e alla tecnologia, e redige un rapporto periodico sulle tecniche di sorveglianza.

Cash Investigation ha poi varcato l’oceano per intervistare Deborah Peel, psichiatra e fondatrice della Patient Privacy Rights Foundation, che si batte contro IQVIA (il broker americano), gigante dei dati personali sanitari, che ha 10 miliardi di euro di fatturato annuo. I “tentacoli” di IQVIA non si fermano ai confini statunitensi ma arrivano anche in Europa.  Ogni studio commerciale su una determinata patologia  paga circa 300.000 euro a IQVIA per ottenere dati.

In Francia la Cnil (Garante della Privacy transalpino) ha autorizzato IQVIA a ricevere i dati sanitari dei pazienti che si recano in farmacia e inseriscono la loro tessera sanitaria ignari che i loro dati sensibili siano inviati ad un’impresa che poi li usa per lucrarci. Dal 2018 IQVIA raccoglie dati anche negli ospedali.   Macron ha anche creato un Hub di dati sulla salute (l'Health Data Hub), a cui si accede per interesse pubblico, ma quei dati rimarranno privati?...

Nel servizio è stato intervistato Jean Marc Aubert,  ex dirigente di IQVIA che era stato messo a dirigere l'Hub per poi  ritornare a dirigere IQVIA.  I giornalisti hanno sollevato la domanda se non ci fosse stato un conflitto di interesse nell'assegnazione dell'incarico. Jean Marc Aubert ha risposto candidamente che una commissione aveva espresso parere favorevole e quindi non c'era stata nessuna ingerenza.  
I farmacisti che collaborano con IQVIA in Francia sarebbero uno su due (circa 10000); ricevono gratuitamente un software  che invia dati sensibili dei pazienti e in cambio ricevono rendiconti sulle loro vendite e statistiche. Il problema sta nel fatto che le farmacie dovrebbero prima di tutto chiedere il consenso ai clienti/pazienti per inviare i dati e informarli di ciò. Come previsto da RGPD (Regolamento generale sulla protezione dei dati) questi ultimi potrebbero rifiutare tale invio di dati. Su 200 farmacie visitate dai giornalisti in ogni angolo della Francia, nessuna aveva esposto un avviso per la clientela.   

Il RGPD è un testo europeo approvato nel 2018, fortemente voluto  da Viviane Reding, commissaria europea, per attenuare il problema. Inoltre, tutti i siti dovrebbe permettere all'utilizzatore di disattivare i coookies,  piccoli software attraverso i quali i siti raccolgono i dati di navigazione. Ogni tecno impresa, a richiesta,  dovrebbe essere tenuta a compilare un rapporto sui dati che possiedono su una determinata persona.  L'impresa dovrebe rispondere entro un mese alla interrogazione di un cittadino.  Su 40 imprese contattate dai giornalisti di Cash investigation solo 1 ha risposto. 

Maximilian Schrems è un attivista, avvocato e autore austriaco diventato noto per le campagne contro Facebook per le sue violazioni della privacy, comprese le violazioni delle leggi europee sulla privacy. Ha creato l'associazione NOYB, che ha l'obiettivo di educare il cittadino a come far rispettare il RGPD. 

 Altro aspetto importante, i dati raccolti dovrebbero essere anonimi, ma lo stesso presidente di IQVIA Francia, Jean Marc Aubert, in un video (di qualche tempo fa) scoperto dai giornalisti, confessava che in questo campo è molto semplice aggirare l’anonimizzazione e il ricercatore belga Yves Alexandre de Montjoye dell’Imperial College di Londra dimostra, con un database “anonimo”, quanto sia semplice identificare una persona specifica tra 66 milioni di persone, attraverso pochi criteri di ricerca quali la data di nascita, la città di residenza, e lo stato civile.

Adesso i Data broker stanno facendo un passo in avanti: stanno creando dei profili predittivi cercando di predire il comportamento delle persone. Un tipico strumento di raccolta dati è l'orologio per fare sport. L'orologio memorizza quando l'utilizzatore si sveglia, quando va a dormire, quante ore dorme, il ritmo cardiaco, ecc -  Attraverso questo orologio si raccolgono dati,  trasmessi a server,  che determinano il profilo, la personalità dello sportivo e il carattere : se è estroverso, introverso, ecc, 

Tutte queste informazioni e i dati raccolti sui social sono utilizzati per creare Profili predittivi che servono ai datori di lavoro a selezionare candidati a un posto, servono poi alle assicurazioni per poi concedere o meno credito, per concedere o meno un credito, per determinare l'importo di una assicurazione,  per determinare costo del biglietto aereo, ecc. 

Un ricercatore di Losanna Kevin Huguenin Professore dell'Università di Losanna (UNIL) è un professionista appassionato di intelligenza artificiale (IA) e scienza dei dati. Si interessa di ricerca globale  prendendo in considerazione soprattutto gli aspetti umani e sociali della sicurezza e della privacy. 
Noe Zufferrey è una ricercatrice presso il Politecnico di Zurigo nel gruppo Security, Privacy  e Società. Appassionata di etica informatica e dell'impatto delle  impatto delle nuove tecnologie sulla vita delle persone, riesce a determinarne il carattere attraverso un questionario di 240 domande, da questo questionario si ottengono 5 tratti della personalità e il risultato si  avvicina di molto da quello ottenuto tramite l'elaborazione dei dati prodotti dal famoso orologio sportivo. Anche Trump ha usato i dati raccolti dai Data Brokers per portare avanti la sua campagna elettorale mirata sugli indecisi.

Nella Silicon Valley in California all'Università di Stanford, Michal Kosinski è professore associato di comportamento organizzativo, psicologo computazionale e  psicometrico. Studia i processi psicologici nei Large Language Models, nonché l'intelligenza artificiale e i Big Data per modellare e prevedere  il comportamento umano. Riesce a determinare il profilo psicologico di un navigatore Internet attraverso i like sui profili di Facebook.
Anche la società Apply Magic Sauce traduce le impronte digitali degli individui in profili psicologici. Rivela come potreste essere percepiti dagli altri online e fornisce approfondimenti accademici sulla vostra personalità, intelligenza, leadership, soddisfazione di vita e altro ancora. 
Ogni cittadino ha il diritto di conoscere i propri dati, ma la maggior parte delle grandi aziende tecnologiche preferisce non rivelare ciò che è prevedibile (o redditizio) sulle persone.

E in Italia, possiamo dirci al sicuro? Da una veloce verifica fatta online, il sito Lusha.com permette di ottenere numeri di telefono di giornalisti, politici, imprenditori e molto ancora, anche da noi, e per quanto riguarda IQVIA questa è attiva anche nel nostro Paese. In rete se ne parla per rivelare che “1 italiano su 5 prende psicofarmaci” o che c’è stato un “boom di vendite di igienizzanti mani e mascherine”.
Forse sarebbe il caso, anche in Italia, di chiedere qualche spiegazione al nostro farmacista nonché l’intervento del garante della privacy, ed opporsi all’invio dei propri dati sanitari ad aziende che lucrano sul commercio degli stessi, spesso e volentieri a nostra totale insaputa.

Le Figlie del Buddha

 L'associazione Sakyadhita ( le figlie di Buddha) International è impegnata nel risvegliare il potenziale delle donne nel Dharma, a portare l'equità di genere nelle comunità buddhiste e sostenere l'accesso delle monache all'alto titolo di geshema (titolo accademico buddhista, Maestro spirituale)  ripristinato da poco.      

 L'obiettivo è quindi di sfatare la supposta inferiorità femminile e della dimensione religiosa quale territorio privilegiato maschile.  Soprattutto nel buddhismo conosciuto per i suoi valori come filosofia egualitaria e equanime. Fu Mahapajaphati, la zia del Buddha che lo allevò, che diede inizio al Sangha femminile.  Secondo la tradiziona tramandata, si narra che Bhikshuni Mahapajapati dovette osservare otto ulteriori regole oltre i voti monastici normali,  i cosiddetti otto gurudharma, che stabiliscono in qualche modo la differenza tra il sangha monastico femminile e quello femminile.  Ma sembrerebbe, che queste otto regole siano state redatte in un periodo cronologico di molto successivo a quello del Buddha;  Però continuano a perpetrarsi anche oggi, creando questa percezione di differenza tra monaci e monache.

Nella quadruplice comunità dei discepoli di Buddha, composta da bhikshu (monaco), bhikshuni (monaca), upasaka (ateo uomo)  e upasika (ateo donna) , donne e uomini dovrebbero giocare un ruolo uguale.  A volte è stata enfatizzata la componente maschile; tuttavia nel Buddhismo i voti più elevati, vale a dire bhikshu e bhikshuni, sono uguali e comportano gli stessi diritti. Anche se in alcune aree rituali, a causa dell'usanza sociale, i bhikshu vengono per primi e l'ordinazione di monache è raro; 

Buddha concesse i diritti fondamentali in egual modo a entrambi i gruppi di sangha. Non ha senso discutere se far rivivere o meno l'ordinazione bhikshuni; la domanda è semplicemente come farlo correttamente nel contesto del Vinaya  (termine che indica la raccolta scritturale delle norme di condotta seguite dai monaci e dalle monache).  

Attualmente, su richiesta della famiglia reale, in Bhutan si è deciso di ripristinare nella tradizione tibetana l'ordinazione delle monache con una cerimonia straordinaria officiata da un unico Sangha (comunità).

Educazione Indiana - Ram Pace

Il libro Educazione Indiana di Ram Pace è un viaggio di dolore e speranza che, il suo autore, ha portato avanti raccontando la sua storia e quella della sua famiglia. 

Educazione indiana, non è solo un romanzo, ma una ricerca di un perché abbastanza forte da portare un uomo ad abbandonare tutto per una vocazione. È la narrazione di una vita descritta attraverso gli occhi di un figlio.    Ram Pace è cresciuto a Roma, ed ha avuto una vita anticonvenzionale ed è vissuto in un ambiente domestico vibrante di spiritualità, con un padre santone che poi è partito in India diventando un eremita asceta devoto a Shiva.      

I primi vent’anni di Ram sono stati un mosaico di sogni e utopie, segnati dalla costante ricerca di una identità e di una stabilità. Dalla convivenza con la madre in una casa-famiglia a Londra diretta dal psichiatra Ronald Laing , all’infanzia trascorsa con il padre in una comunità hippie a Roma, dalla sua esperienza nei centri sociali occupati fino al lavoro come cameraman, il suo cammino ha attraversato molteplici sfaccettature della vita e della società. Ram ha dovuto fare i conti con il difficile compito di accettare le utopie di un padre e, forse, comprendere che più la strada è ardua, più è preziosa e significativa.

Le pagine di questo racconto sembrano sussurrare che, come in ogni iniziazione, le sfide più grandi meritano di essere affrontate fino in fondo, portando alla riconciliazione e all’indulgenza della maturità raggiunta.   Educazione indiana è un viaggio fatto di incanto e rabbia, amore e risentimento, un rapporto padre - figlio mai del tutto chiarito, fino a una riconciliazione, data dalla consapevolezza che tutto è insegnamento e che nulla è realmente così diverso da noi.

Piccola sintesi del libro:  https://www.google.it/books/edition/Educazione_indiana/xsi6EAAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&pg=PT9&printsec=frontcover

 Educazione Indiana, link:   https://www.youtube.com/watch?v=kvZYXhDBc1Q

Introduzione al Blog

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