venerdì 1 agosto 2025

Il pensiero irriducibile - Tiziano Terzani

"Le Teorie economiche non considerano mai il numero di persone felici"

Conosciuto in tutto il mondo per i suoi reportage di viaggio, Tiziano Terzani, nei brevi saggi che compongono il volume, riflette sul mondo che cambia, sulla deriva soprattutto spirituale che ha colpito l’Occidente e sulla sua particolare e unica esperienza di vita, spaziando dagli anni trascorsi in Olivetti al suo grande amore per la poesia, rimasto sempre costante negli anni. 

Tre scritti personali e sentiti, capaci di illuminare ancora il nostro presente.

  • La famosa risposta a Oriana Fallaci all’indomani degli attentati dell’11 settembre; 
  • Una riflessione sulla modernità e su quel che comunemente si definisce progresso a partire dall’esperienza giovanile in Olivetti; 
  • Uno scritto inedito, personale e intimo, sul ruolo della poesia nel mondo contemporaneo. 

Tre testi per avvicinarsi all’eredità di pensiero lasciata da un grande protagonista del secolo scorso, con lo sguardo rivolto al futuro di tutta l’umanità.         

Nel 2019 "Il pensiero irriducibile" di Tiziano Terzani veniva pubblicato dalla casa editrice fondata da Adriano Olivetti e presentato a Lugano con la partecipazione dell’editore Beniamino De’ Liguori Carino (nipote di Olivetti) e Àlen Loreti (biografo di Terzani), di cui riportiamo un estratto dell’intervista.

─ 𝗖𝗼𝘀𝗮 𝗰𝗶 𝗱𝗶𝗿𝗲𝗯𝗯𝗲 𝗧𝗲𝗿𝘇𝗮𝗻𝗶 𝗼𝗴𝗴𝗶 𝘀𝘂𝗹𝗹’𝗲𝗰𝗼𝗻𝗼𝗺𝗶𝗮 𝗲 𝘀𝘂𝗹 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼 𝘁𝗿𝗮 𝗮𝘇𝗶𝗲𝗻𝗱𝗲, 𝘀𝗼𝗰𝗶𝗲𝘁𝗮̀ 𝗲 𝗮𝗺𝗯𝗶𝗲𝗻𝘁𝗲?
─ Nel 1987 intervistato dalla tv svizzera disse: «Il futuro del mondo si gioca in Asia». Pochi capirono quella previsione. In tutta la sua opera ritorna il rapporto tra Uomo e Modernità. Dietro ai conflitti sociali e politici c’è sempre questo aspetto. Senza essere un antropologo o un economista Terzani ha condiviso in anticipo le preoccupazioni sulla globalizzazione e sulla politica dominata dalla finanza: ne "Il pensiero irriducibile" si coglie questa profonda facoltà analitica carica di inquietudine.

─ 𝗤𝘂𝗮𝗹𝗲 𝗲𝗿𝗮 𝗹𝗮 𝘃𝗶𝘀𝗶𝗼𝗻𝗲 𝗱𝗶 𝗧𝗲𝗿𝘇𝗮𝗻𝗶 𝘀𝘂𝗹𝗹’𝗲𝗰𝗼𝗻𝗼𝗺𝗶𝗮 𝗲 𝗱𝗲𝗹 𝗿𝗮𝗽𝗽𝗼𝗿𝘁𝗼 𝘁𝗿𝗮 𝗹’𝗲𝘀𝘀𝗲𝗿𝗲 𝘂𝗺𝗮𝗻𝗼 𝗲 𝗹’𝗲𝗰𝗼𝗻𝗼𝗺𝗶𝗮?
─ «L’economia – diceva – deve cominciare a lavorare in funzione dell’uomo, non dei ricchi, non della borsa. Oggi, in Occidente, bisogna dire chiaramente che dobbiamo dividere la nostra ricchezza. Non potremo mai essere in pace, se gli altri sono in guerra. Non potremo mai essere felici, se gli altri non lo sono.» Terzani condannava la perdita di umanità resa oggi evidente dal crescere delle disuguaglianze: un’economia, e una politica, che rinuncia all’etica porta solo guai e conflitti.

─ 𝗧𝗲𝗿𝘇𝗮𝗻𝗶 𝗮 𝟮𝟯 𝗮𝗻𝗻𝗶 𝗶𝗻𝗶𝘇𝗶𝗼̀ 𝗮 𝗹𝗮𝘃𝗼𝗿𝗮𝗿𝗲 𝗽𝗿𝗼𝗽𝗿𝗶𝗼 𝗽𝗲𝗿 𝗹’𝗢𝗹𝗶𝘃𝗲𝘁𝘁𝗶, 𝗰𝗵𝗲 𝗲𝘀𝗽𝗲𝗿𝗶𝗲𝗻𝘇𝗮 𝗳𝘂?
─ Furono 5 anni intensi e decisivi. Terzani deve all’Olivetti il regalo più grande: avergli fatto scoprire il mondo. Dopo aver lavorato come manager in Europa, in Giappone, in Australia e in Sudafrica si rese conto che non voleva viaggiare il mondo per vendere macchine per scrivere, ma usare la macchina per scrivere per raccontare il mondo. Lasciò l’azienda per diventare giornalista.

─ 𝗢𝗹𝗶𝘃𝗲𝘁𝘁𝗶 𝗲 𝗧𝗲𝗿𝘇𝗮𝗻𝗶: 𝘀𝗲𝗰𝗼𝗻𝗱𝗼 𝗹𝗲𝗶, 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗹𝗶 𝗮𝗰𝗰𝗼𝗺𝘂𝗻𝗮𝘃𝗮 𝗲 𝗶𝗻 𝗰𝗼𝘀𝗮 𝗲𝗿𝗮𝗻𝗼 𝗶𝗻𝘃𝗲𝗰𝗲 𝗱𝗶𝘃𝗲𝗿𝘀𝗶?
─ Olivetti morì nel 1960, Terzani fu assunto nel 1962: non si conobbero. Hanno però in comune una tensione spirituale che non va sottovalutata. La definirei un bisogno e una ricerca di armonia. Non azzarderei una vicinanza politica anche se in entrambi c’è uno spirito socialista che si ispira ai valori più nobili: un fortissimo senso di giustizia, un bisogno di lotta, di riforma sociale. Olivetti praticò su scala pubblica questa visione di società, Terzani – viste le sue umili origini – pensò in primo luogo a un riscatto personale. Sono stati uomini liberi, veramente moderni, con un cuore antico.

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