giovedì 16 gennaio 2025

Le religioni e le filosofie in Asia

L'India dette vita a molte religioni e filosofie che ebbero una profonda influenza in Asia.
La civiltà della valle dell'Indo che data 2600 -1900 a.C. è rappresentata da statuette di divinità femminili, animali che sono stati trovate durante le ricerche in questa vallata.  Il primo testo sacro è chiamato Veda (1500-800 a.C.), un complesso di testi sacri che parlano di divinità, da cui prende nome la più antica religione delle popolazioni arie dell’India (vedismo), da cui successivamente si svilupperà l’induismo. Il buddhismo si basa sulle idee di Siddharta Gautama (anche chiamato Shakyamuni), un principe che visse nell'est dell'India durante il 6 - 5 secolo a.C.  e riverito come il Buddha (l'illuminato). Induismo e buddhismo condividono la credenza nella reincarnazione, e il superamento del mondo materiale. Certe pratiche come la meditazione sono comuni. A partire dall'ottavo secolo il buddhismo e l'induismo furono praticati in molte parti del Sud Est asiatico.        

Buddhismo e Jainismo si svilupparono nel 5 secolo a. C.. Tutti gli aspetti della vita quotidiana dei membri della Sangha (comunità) sono regolati da codici monastici chiamati Vinaya. Ogni giorno i monaci e le monache fanno dei giri vicino al loro monastero per dare alle persone l'opportunità di ottenere del merito mettendo del cibo nella loro ciotola da mendicante.

Il Buddha è spesso rappresentato nell'arte come un monaco con una tunica con gli occhi semi-aperti in meditazione. Nei templi i devoti fanno offerte e si prostrano davanti alle immagini del Buddha. Queste offerte sono messe su un altare ornato con statuette di deva, arahat e bodhisattva. Il Buddha in stato di nirvana, è li, presente  per i suoi devoti. 

I governanti nel periodo di Angkor mantenevano la loro posizione al vertice dell'ordine sociale e religioso attraverso sontuosi e pubblichi doni. Molti degli antichi monumenti come i templi di Angkor  e Champa furono donazioni fatte dai sovrani.
La generosità e il fare dei doni (dana in sanscrito e pali) sono pratiche essenziali nella cultura Khmer.  Nel buddhismo fare doni è una delle perfezioni (paramita) - qualità che occorre coltivare se teniamo all'illuminazione. ll donatore guadagna meriti spirituali che avranno un frutto nella sua futura vita, portandolo  più vicino al nirvana (illuminazione). Il merito è anche dedicato "al beneficio di tutti gli esseri viventi". Idee simili del "puro" dono possono essere trovate anche nella filosofia Jainista e Hindù.

Il Jainismo è stato continuamente praticato in India sin dal 6 secolo a.C. Viene alla luce come reazione al Brahmanismo e il sistema delle caste, e da una differenza sul rituale del sacrificio degli animali. Lo scopo di ogni jainista è di sfuggire all'eterno ciclo delle rinascite. Raggiungono l'illuminazione attraverso severe austerità, praticando, acquisendo conoscenza e non ferendo gli esseri viventi. Il jainista riverisce 24 divinità (janas) di cui l'ultimo è Mahavira.  Il janismo si basa sul suo insegnamento. Jina significa liberatore e conquistatore, Jana sono quelli che hanno raggiunto lo stato di benedizione e trascendenza. Sono stati liberati dal ciclo delle rinascite e aiutano le creature a liberare le loro anime dai confini del corpo. Jana sono anche chiamati coloro che attraversano il fiume riferendosi al fiume che separa il mondo naturale e l'oblio.  Oggi ci sono due principali scuole: la scuola monastica di Svetambara (vesti bianche) dove i praticanti portano delle tuniche bianche e  quelli di Digambara (rivestiti del cielo) che vanno nudi.

Buddhismo e Jainismo condividono una idea simile di resistenza ai desideri e di ristrettezza. La storia del Buddha e quella di alcuni Jana sono simili e i primi monumenti jainisti furono degli stupa (senza reliquie). Molti monumenti jainisti dopo il 5 secolo sono posizionati in famosi templi hindù mostrando l'importanza del jainismo alle varie comunità. 

Lo stato del Gandhara fiorì dal primo secolo a circa il 450 d.C., quando fu conquistato dagli Unni, un popolo nomade che viveva nell'Asia centrale. Lo stato del Gandhara si trovava nell'attuale Pakistan e nel nord-est dell'Afganisthan, ed è stato un punto di contatto tra la Cina e l'Asia del sud est, e il mediterraneo. Il Gandhara fu  influenzato dai Greci, e dalla cultura indiana. Molte delle prime rappresentazioni di Buddha furono riprodotte nel Gandhara, sotto la forte influenza dell'arte greca e romana del mediterraneo.  Figure del Buddha apparirono intorno al 1 secolo in Mathura, un'area a sud di Delhi che faceva parte dell'impero  Kushan. L'arte di Mathura riprende molto delle tradizioni indiane. I bodhisattva assomigliano molto al Buddha e sono simili a forme di Shiva. Maitreya e Avalokiteshvara furono riprodotte sia nel Gandhara, sia a Mathura.
Il Buddha nella forma umana appare per la prima volta nell'arte dell'impero Kushan (dal 1 al 3 secolo). Il buddhismo Mahayana riprendeva le qualità umane del Buddha. Divenne popolare perché enfatizzava la salvezza di tutti gli esseri viventi, e non soltanto dei monaci. Questo tipo di buddhismo attirò la classe dei mercanti che supportarono la costruzione dei più grandi templi e monasteri. Gli esseri divini chiamati bodhisattva divennero molto importanti. Sono esseri compassionevoli che hanno raggiuto l'illuminazione ma rimangono nel mondo fisico per aiutare gli altri.

Sri Lanka fu una tappa del traffico marittimo tra il centro e l'Asia dell'Est ed ha una ricca storia culturale. Il Buddhismo arrivò a Sri Lanka dall'India nel 3 secolo b.C. ed è rimasta la religione dominante. Furono eretti molti stupa che  ancora oggi sono usati. Molti monasteri furono costruiti  e ci fu un contatto diretto con i centri buddhisti dell'India. Questi contatti influenzarono lo stile delle arti di Sri Lanka. Il buddhismo Theravada fu la filosofia più praticata, ma le immagini del buddhismo Mahayana suggeriscono che ci furono contatti anche con il nord dell'India dove questa forma di buddhismo era molto popolare. Come in India, molti elementi delle religioni animiste furono assimilati nel pantheon buddhista: come ad esempio serpenti (naga) e spiriti della natura ( yaksha e yokshi) ad esempio. Malgrado l'influenza indiana, uno stile distintivo dell'arte di Sri Lanka prese piede, che a sua volta influenzò le arti buddhiste nel sud-est asiatico. Dopo che  la religione buddhista perse importanza in India, i devoti viaggiavano verso Sri Lanka per imparare le più ortodosse forme di buddhismo. I più antichi testi sopravvissuti del buddhismo Theravada furono scritti in Sri Lanka, aumentandone così l'importanza come centro di insegnamento buddhista. 

A partire dal 7 secolo d.C. il buddhismo e l'induismo cominciarono a adattarsi alle culture e ambienti del sud est asiatico. Stilisticamente le immagini e le sculture cominciarono ad adattarsi alle caratteristiche locali.  Tutti i re venivano associati a Vishnù, molti personaggi si identificarono come avatar di questa divinità indù. I concetti buddhisti - come l'accumulare meriti - furono ereditati dalla classe dirigente che divenne donatore nella costruzione di templi e stupa.  Le culture asiatiche di quel periodo furono Dvaravati nella fertile piana della Thailandia centrale,  Chenla in Cambogia, precursori della civiltà di Angkor,  Pyu e Mon nella Birmania (Myanmar) Srivijaya in Sumatra,  Sallandra a Java che creò Borobudur, uno dei templi buddhsiti più grandi del mondo.

Tibet. L'arte tibetana prende ispirazione dai maestosi picchi dell'Himalaya. La religione e l'arte sono collegabili all'India e al Nepal. Il buddhismo arrivò nel 7. secolo d.C., e nel 10 secolo fu totalmente stabilito. Padmasambhava, un maestro indiano, portò il buddhismo tantrico in Tibet. Un'altra importante religione è il Bon che segue molti dei principi buddhisti, e incorpora anche credenze animiste. L'Induismo invece non divenne mai popolare in Tibet. Gli oggetti rituali tibetani sono molto importanti per i praticanti durante i rituali tantrici. Il tantra è un misterioso codice di rituali e pratiche regolate da magiche parole e matematici diagrammi, questi rituali sono usati per accedere al soprannaturale. I praticanti tantrici meditano sull'energia che circola nell'universo, e nel loro stesso corpo, per raggiungere i loro obiettivi. Il corpo è visto come un microcosmo dell'universo e l'energia sessuale umana è identificata con l'energia creativa. Tantra è la dottrina e il rituale della mano sinistra, il lato sinistro dell'essere associato al femminile. Il principio femminile Shakti è la forza dominante nell'universo e permette alle divinità maschili di agire. Questo sembra associato a un ri-emergere degli antichi culti della dea madre, ed è presente in numerose immagini delle dee. Il pensiero tantrico depredò l'induismo, il buddhismo, e il jainismo, e queste religioni adottarono elementi tantrici in modi diversi. Complicate immagini tantriche apparvero nelle pitture e sculture per illustrare questi concetti esoterici.

Quando vediamo le immagini del Buddha dietro delle vetrine o su una base in un museo, noi colleghiamo loro a delle opere d'arte. Ma in altri luoghi, templi, monasteri, altari famigliari o shrine, sono venerate per differenti ragioni. Nel tempio sono presenti l'odore di sandalo,  l'incenso, i fiori con colori rosa e viola su un altare basso, i praticanti si inginocchiano tre volte davanti al Buddha e toccano la testa sul suolo per tre volte. La statua é una persona storica?  un ritratto del principe Siddharta? o un idolo vivente, al quale puoi chiedere protezione dai demoni? E' un aiuto devozionale per aiutare a portare alla mente le quattro nobili verità e l'ottuplice sentiero? 

Le prime scritture buddhista (sutra) non parlano di immagini. Ma molte delle prime immagini del Buddha in India (1 secolo  d.C.) hanno delle iscrizioni con desiderio di merito per i famigliari dei donatori e per il benessere e la felicità di tutti gli esseri. Testi posteriori dal Sud Est dell'Asia incoraggiano i buddisti a fare, riparare, adorare le statue del Buddha per acquisire meriti.

Nepal. Le montagne sono considerate sacre in molte religioni e soprattutto in Nepal che è circondato dall'Himalaya. I credenti nepalesi considerano le montagne la sede degli dei. Il commercio con il Tibet e l'India contribuirono a una ricca tradizione artistica. Il centro culturale e artistico del Nepal è la vallata di Katmandhu, con tre centri Katmandhu, Patan e Bhaktopur. Gli artisti ebbero il sostegno dei sovrani per secoli e il Nepal ebbe una lunga e stabile dinastia. Quando i Lichchhavis (330 - 880 d.C.) arrivarono dal Bihar (nel nord dell'India),  buddhismo e Induismo erano già presenti. Il gruppo etnico chiamato i Newars, di cui si ritrovano le loro tracce in Shakyamuni, aderiri sia al Buddhismo sia all'induismo. 

Il sistema religioso induista in Nepal ruota intorno a Shiva e Vishnu. Shiva è rappresentato spesso in forma di linga. un culto indipendente si sviluppò intorno a Garuda.  Il buddhismo fu introdotto in Nepal dal nord dell'India durante il regno del re Asoka ( terzo secolo a. C.)  e raggiunse il suo culmine durante il periodo che è stato chiamato il Transitional Period (880-1200) ma poco documentato. Questo periodo coincide in parte con la dinastia Pala in India. Nell'arte di Pala viene rappresentato il buddhismo tantrico costituito da elaborati rituali, esoterici e exoterici, che coinvolgono molte divinità, anche femminili. L'arte di Pala è stata influenzata dall'arte del Nepal e viceversa. 

Devozione. Durante l'anno, i devoti che desiderano prendere darsana, da dei e dee Hindù devono visitare le loro immagini in pietra nei templi. O durante i vari festival i devoti possono incontrare le varie divinità. Nel festival Chitirai a Madurai nel Tamil Nadu, l'immagine di bronzo della dea Minakshi, vestita con seta, gioielli e fiori viene portata in processione su un carro nelle strade, da centinaia di fedeli, per andare al matrimonio con il dio Shiva. I devoti seguono la processione cantando inni e suonando tamburi.

La bhakti è una pratica religiosa nell'induismo dove il praticante cerca un diretto contatto con il dio prescelto; di solito Shiva o Vishnù, o la dea Shakti. Nel 7 e 8 secolo i santi-poeti Sambandar, Appar e Sundarar (chiamati muvar, i tre)  viaggiavano da città in città nella regione del Tamil, scrivendo e cantando preghiere a Shiva nei posti dove risiedevano. Questi inni nel linguaggio del Tamil sono cantati ancora oggi, e permettono all'ascoltatore di sperimentare l'amore per Dio.
A partire dall'11 secolo, numerosi templi in pietra furono costruiti nel Tamil Nadu. I più famosi dalla dinastia Chala. Brihadishvara tempio in Thanjavur, costruito da Rajaraja (regnò tra il 985 e 1014) è un esempio. Nuove forme di devozione nei templi chiamate puja si svilupparono a fianco delle pratiche bhakti. La presenza di un dio o di una dea risiede in una immagine scolpita dopo l'esecuzione dei rituali di consacrazione.

Il primo testo sanscrito a concepire l'ultima realtà come femminile è il Devi Mahatmya del 6 secolo d.C.    Devoti di Durga recitano inni tratti da questo testo. In questi inni l'energia femminile/dea è chiamata "Goddess" e è esaltata come Shakti (energia divina), Prakriti (natura terrena) e Maya (la creazione di illusioni). E' chiamata anche Lakshmi, Parvati, Kali e molti altri nomi.  

I Tantra, sono delle liturgie e pratiche che implicano una iniziazione segreta da parte di un guru, e erano diffuse tra gli Hindù, Buddhisti e Jainisti a partire dal 10 secolo. I praticanti eseguivano riti sacrificali per persuadere le divinità femminili chiamate yogini e dakini ( termine usato nel tantra), a dare loro dei poteri chiamati (siddhi).

Durga Puja
è un importante festival del raccolto in Bangladesh e nel nord est dell'India, per celebrare la vittoria della dea Durga sul demonio bufalo Mahisha. I preti risvegliano la dea e la invitano a risiedere nelle immagini policrome fatte di argilla e paglia. Queste sculture viaggiano tra pubblici santuari (pandals) attraverso la città. La folla va da santuario a santuario nella notte per essere vista da Durga. Il decimo giorno le donne augurano addio alla dea come se fosse la loro propria figlia con betel e dolcetti. Le immagini di argilla ora gusci vuoti sono poi immersi nel fiume e lasciati alla corrente.

Personaggi, Divinità e filosofi.   Buddha è spesso rappresentato con Ananda che è il cugino di Shakyamuni e il suo più giovane discepolo, e con il più vecchi monaco Kashyapa.  Ananda fu un campione di diritti femminili e creò l'ordine delle monache.  Vaishravana è il dio dei ricchi, e viene identificato dalla mangusta tenuta con la sua mano destra. E fa emettere dalla bocca della mangusta dei gioielli. La rotonda figura siede su un mitico leone delle nevi. Egli fu adattato dal dio indù Kubera e diventò parte del pantheon buddhista.
Qianshoujing (sutra delle mille mani) è una delle scritture più recitate dai buddhisti cinesi, Si crede che abbia un grande potere e la possibilità di curare le 84.000 malattie. Questo sutra può essere recitato da chiunque senza la guida di un maestro spirituale. Il bodhisattva Avalokiteshvara è rappresentato con le 34 braccia che tengono simboli buddhisti.
Sudhana fu un giovane pellegrino (secondo i testi buddhisti) che viaggiò attraverso il sud e sud-est dell'Asia per studiare con 52 maestri, includendo molti bodhisattva, per cercare di arrivare ad una profonda conoscenza spirituale e divenne un illuminato. In Cina è spesso mostrato come un attendente di Guanyn.  Ramanuja è il filosofo collegato al culto Vaishnava (soprattutto nel sud dell'India) che adora la dea Lakshmi e il dio Vishnù come un inseparabile essere. Nell'induismo si crede che la dea avesse un'importanza particolare perché agiva da mediatrice tra Vishnù e l'umanità.

Arte.   I motivi dei primi testi religiosi (i Veda) sono comuni nell'arte buddhista e induista, per esempio nel re e nella regina serpente (chiamati Naga e Nagini rispettivamente) e gli spiriti della natura. Condividono anche altri elementi quali ad esempio la divinità alata Garuda che è associata con Vishnù nell'induismo mentre nel buddhismo è una divinità di buon auspicio. L'idea di un dio come asse dell'universo data al tempo dei Veda  è  espressa nel linga di Shiva, e la rappresentazione del Buddha come un pilastro del Buddha. L'idea di una semplice vita di astinenza è espressa nella divinità induista Shiva e nel bodhisattva buddhista Avalokiteshvara.     

Una tipica forma artistica buddhista  è lo chorten, che è una forma tibetana dello stupa indiano. la costruzione e il simbolismo degli chorten in Tibet fu standardizzato nel 14 secolo dai leader buddhisti, come Buston Rinchen Grub (1290-1364) l'undicesimo abate del monastero Shalu.
Prima che il Buddha fosse rappresentato sotto forme umane (intorno al 1 secolo d.C.) i buddhisti veneravano lo stupa, un tumulo funerario che incorporava reliquie (denti, ossa, ecc. ) raccolte dopo che il corpo del Buddha fu cremato. Uno stupa è anche l'immagine del Buddha. Emblemi come lo stupa, l'albero della bodhi, la ruota del dharma sostituivano visualmente il corpo del Buddha. Gli stupa dovevano conformarsi a principi iconometrici.

Invece, una tipica forma artistica  induista è il linga. Linga è una parola sanscrita che significa segno o marca, ed è usato come nome delle immagini simboliche del dio Shiva. Il linga posa su una base, chiamata yoni che simbolizza la femminilità.
Alcuni linga contengono riferimenti alle tre principali divinità: la base quadrata rappresenta Brahma, la sezione ottagonale intermedia rappresenta Vishnù, e la parte in alto rotonda rappresenta Shiva, e a volte il suo viso  è inciso su un lato.

Lo stupa è il principale monumento buddhista. la sua forma originale proviene dai tumuli delle tombe e il suo originale scopo era di contenere reliquie associate al Buddha o a monaci importanti. Prima i templi furono costruiti per ospitare immagini del Buddha. Lo stupa era il centro spirituale della comunità buddhista. I rilievi sullo stupa sono un aiuto ai devoti per contemplare il Buddha e il sentiero per l'illuminazione.  Lo stupa prenderà differenti forme quando il buddhismo si propagherà nei diversi Paesi. Possono esser semplici cupole, circondati da piattaforme, o persino piramidi. Le pagode della Cina e del Giappone sono un'estensione del concetto di stupa. Piccoli reliquari furono spesso fatti in forma di stupa. Le prime forme dell'arte buddhista usavano simboli per rappresentare il Buddha, piuttosto che un'immagine del suo corpo o del suo viso. Queste immagini includono la ruota che rappresenta i suoi insegnamenti, e l'albero della bodhi, sotto il quale il Buddha raggiunse l'illuminazione. Questa arte è chiamata rappresentazione aniconica perché non ci sono immagini umane. Dal 2 secolo apparirono le immagini del corpo del Buddha, benché continuarono ad essere usati anche i simboli.

Nel quarto secolo sia l'induismo, sia il buddhismo si diffusero nel sud-est asiatico. I monaci buddhisti e i brahmini trovarono supporto dai locali regnanti. Nei primi racconti si narra che un bramino indiano sposo una regina, o un naga. I re di Angkor nacquero da questa unione e rivendicarono lo statuto di semi divinità. Entrambe le religioni incorporarono le credenze animistiche locali. In Cambogia e Vietnam le locali divinità furono identificate con Shiva e Vishnù. In Laos una montagna fu venerata come un lingam, la rappresentazione fallica del potere di Shiva.  Le prime immagini induiste e buddhiste nel sud est asiatico del 5 e 6 secolo, mostrano una profonda influenza nell'arte dell'impero Gupta dell'India. Più tardi le immagini si fondono con le locali caratteristiche e dal 7 secolo circa emerge un distinto stile dell'Asia del Sud est. 

Il buddhismo arrivò in Cina attraverso l'Asia centrale e l'India nel periodo della dinastia Han (206 b.C. - 220 d.C.).   Inizialmente venne vista come una religione che non aveva punti di contatto con il Confucianesimo e la filosofia Taoista. Durante il regno delle sei dinastie (220-589 d.C.) il buddhismo Mahayana fu maggiormente accettato. Il culto del Buddha Amitaba, del bodhisattva Avalokiteshvara  (Guanin) e di Maitreya, il Buddha del futuro iniziò intorno al quarto secolo d.C.  
Lo sviluppo del buddhismo fu agevolato dalla traduzione di testi sacri indiani in cinese. La traduzione del Sutra del Loto fornì molti temi per l'arte buddhista in Cina. A partire dal terzo secolo furono prodotte anche sculture buddhiste. Ciò mostrava un dialogo tra l'arte del Gandhara e la Cina in uno stile che si ritrovava nella gioielleria e nei tessuti.

Il buddhismo cinese crebbe in seguito ai contatti con le pratiche e le credenze indiane. Questi sistemi di credenze si legarono con il confucianesimo e il taoismo, diventando noti come i "tre armoniosi insegnamenti in uno".
Il buddhismo cinese, allo storico Buddha, aggiunse numerosi Buddha celestiali, come molti bodhisattva, insegnanti e protettori. Due dei più importanti bodhisattva sono Guanyn (Avalokitedhvara in India) che incorpora la compassione e Wenshu (Manjushri), la personificazione della saggezza spirituale profonda. A partire dal 10 secolo, ad entrambi fu attribuito il potere di manifestarsi in una serie di forme. Per esempio Guanyin a volte prendeva la forma di una donna.  
Il bodhisattva Manjushri è conosciuto per la sua saggezza. Egli osserva ogni cosa che accade nel mondo, e guida e insegna agli altri. Si racconta che Manjushri fu il maestro di sette Buddha, incluso Sakyamuni. Egli possiede una così vasta conoscenza che non ha limiti. E' conosciuto come "Uno con Grande Conoscenza" tra i bodhisattva. Fu l'assistente del Buddha Sakyamuni e gli fu dato l'onorabile titolo di Principe del Dharma Manjushri. Usava il suo proprio metodo nell'insegnare ogni volta che era possibile, non limitandosi ai tradizionali metodi di insegnamento buddhisti. Enfatizza la suprema Verità e contribuisce al risveglio di tutti gli esseri senzienti.

Il bodhisattva Samantabhadra simbolizza azione e devozione nel buddhismo Mahayana, E' capace di portare avanti le azioni necessarie per adempiere un voto. Nelle sue molte vite precedenti praticava samskara per guadagnare saggezza e adempiva ai voti per far apparire Budhashetra. Quindi è un modello per i praticanti che sono sul cammino spirituale. Forma una coppia con Manjushri, Samantabhadra è incaricato del samadhi e Manjushri si prende in carico la Prajna (saggezza e conoscenza), si completano reciprocamente e sono essenziali nella pratica del "Percorso verso la Verità". In Cina è considerato uno dei quattro più importanti bohisattva. Durante la dinastia Jin, si dice che apparve sulla montagna Emei, così la montagna divenne un importante luogo sacro per i buddhisti.

Durante la dinastia Ming, il buddhismo Chan (Zen) e il buddhismo della Terra Pura divennero entrambi popolari. Chan si basava sulla meditazione e sulla consapevolezza. Dopo l'8 secolo le pratiche indiane e himalayane furono adottate in Cina. Queste pratiche includono la devozione al Buddha Vairocana, manifestazioni tantriche di bodhisattva e l'uso di mandala e altri diagrammi cosmici. Si credeva che molte di queste pratiche proteggessero la nazione e permettessero di ottenere tangibili benefici come salute e ricchezza ai governanti.  Dopo il 12 secolo, quando il buddhismo scomparve in India, la Cina , Sri Lanka e altri paesi buddhisti divennero un punto importante per lo sviluppo delle pratiche e delle immagini.

Guanyin è il nome cinese del bodhisattva conosciuto in India come Avalokiteshvara. Guanyin significa l'osservatore del suono - riferendosi alle preghiere e invocazioni degli umani. Il culto di Guanyin crebbe in popolarità con l'accettazione in Cina del Sutra del loto. Un'importante scrittura parlava del bodhisattva come la personificazione della compassione, che porta gli esseri alla salvezza ed è la personificazione della protezione. Avalokiteshvara è percepito come maschio o senza genere, mentre Guanyin appare sia maschio, sia femmina nel pensiero e nell'arte cinese. Questo indica la trascendenza del bodhisattva oltre il genere. Il culto della manifestazione femminile può portare la benedizione ai bambini.  

Il Buddha rinunciò ad ogni forma di possesso. ma poi perché si incominciarono a vedere immagini del Buddha con gioielli in India, Cina e sud est asiatico?
Incominciò con l'arte indiana , quando il Buddha fu associato al concetto di supremo regnante (cakravartin in sanscrito). La rappresentazione può anche riferirsi alla ua giovinezza quando era il principe Siddharta. O può essere collegato al suo beato stato di illuminazione. O anche alla sua prossima incarnazione come Maitreya, aspettando nel cielo Tavatimsa. Nelle più recenti rappresentazioni il Buddha è rappresentato con ornamenti reali come l'ombrello. I Buddha ingioiellati appaiono in Afganistan e Pakistan intorno al 5 e 6 secolo. In kashimir intorno all'8 secolo e in Bihar dal 9 secolo.  Più tardi l'immagine diventa popolare in Cina durante la dinastia Ming e nel sud est asiatico, come nel Myanmar, Cambogia e Thailandia. L'immagine prese significati diversi legati a queste diverse culture.
Buddha come simbolo e non come uomo.  Questo concetto mostra anche l'influenza delle vecchie bramaniche idee di una divinità. Il corpo del Buddha non può essere visto come un ritratto di un umano, ma piuttosto come un mezzo di incapsulare le idee religiose.  E' un'immagine del mondo divino, che mostra lo stato di arricchimento spirituale di un vivente.

La dinastia Pala (8-12 secolo) regnò sul nord dell'India e in Bangladesh. La regione contiene molti siti sacri collegati agli eventi della vita del Buddha. Qui si svilupparono monasteri come Nalanda e Kurkihar, che divennero anche centri culturali e artistici, Questi posti attiravano pellegrini da tutta l'Asia e divenne il punto di incontro del Buddhismo, dopo che la maggior parte dell'India era diventata Hindù. Attraverso questi pellegrinaggi lo stile di Pala influenzò l'arte in tutto il sud est asiatico, l'Himalaya e la Cina. Le immagini in metallo trasportabili facilmente e prodotte dagli artisti di Pala contribuirono alla diffusione di questo stile.
L'induismo ha prosperato a fianco del buddhismo. La filosofia e la pratica di entrambe le religioni cominciò a fondersi a partire dall'8 secolo, specialmente nel culto tantrico. Tantra sono gli antichi testi che descrivono rituali attraverso i quali il praticante può velocizzare l'illuminazione e sfuggire al ciclo delle rinascite in poche vite. Con lo sviluppo del buddhismo tantrico (chiamato anche esoterico o Vajrayana), nuove divinità cominciarono ad apparire. L'idea tantrica che l'energia femminile (shakti) è la più potente forza nell'universo cominciò a diventare popolare nell'induismo e nel buddhismo. L'energia femminile mobilita l'energia maschile e la trasforma in azione. Antiche idee della dea madre ritornarono alla superfice ed emerse un gruppo di divinità femminili. Nella regione Chamunda, Manasa e Durga erano le divinità più popolari.

Nel 15 secolo il buddhismo Theravada fu la religione più popolare delle principali luoghi del sud est asiatico. Sia Sukhotai e Ayutthaya in Thailandia, e Hanthawaddy in Bago, nel Myanmar, mandarono e ricevettero missioni da Sri Lanka (il cuore del buddhismo Theravada) durante i secoli per riformare il proprio sangha (comunità di monaci).  
Con la caduta di Angkor a Ayutthaya nel 143, l'induismo dei Khmers fu soppiantato dalla dottrina Therevada. In Vietnam, Champa fu conquistata dalla monarchia Dai Viet nel 15 secolo e l'induismo scomparve sostituito dal buddhismo Mahayana.  Oggi la Thailandia, il Myanmar, la Cambogia e il Laos seguono il buddhismo Theravada, Tracce di pratiche induiste sopravvivono, soprattutto nei rituali reali e nell'ideologia, come in astronomia e la lettura del destino.  Nelle isole del sud est asiatico, l'Islam arrivò con il commercio marino degli arabi, nel 16 secolo. Il Mahjapahit, regno di Java, cadde nelle mani dei sultanati mussulmani. Oggi in Indonesia solo a Bali predomina l'induismo.

Sikkismo.  Fu fondato da Guru Nanak (1469-1539) nel Punjab, una regione dell'India alla  fine del 15 secolo. I principi su cui si basa questa religione sono:  una vita onesta, condividere i nostri averi con i meno fortunati, e ricordare il creatore. Non c'è posto per rituali, adorazione di idoli, pratiche ascetiche, o sistemi di caste. Il modo di vita dei Sikh è guidato dalle loro sacre scritture, che sono basate sull'insegnamento dei dieci guru.  La scrittura sacra è chiamata Guru Granth Sahib. Il decimo guru, Guru Gobind Singh, dichiarò che dopo di lui, non ci sarebbe stato nessun altro guru vivente. Così i sikh cercano la guida nelle loro sacre scritture e vedono il libro come loro guru eterno.  Inizialmente i sikh vivevano nel Punjab e le regioni adiacenti che ora fanno parte del Pakistan. Alla metà del 19 secolo i sikh iniziarono a migrare fuori dell'India e ora vivono in diverse parti del mondo. Oggi ci sono circa 12000 sikh a Singapore e 7 templi. Sono integrati alla grande comunità indiana e alla multi-culturale società di Singapore, mantenendo la loro cultura, religione e tradizione.  

Il cristianesimo si diffuse in India nel 7 secolo d.C. soprattutto nel Kerala,  probabilmente attraverso viaggiatori che venivano dal golfo persico, si definivano Cristiani di San Tommaso, uno dei 12 discepoli di Cristo che viaggiò in India nel 1 secolo d.C.
Dopo Goa, l'India fu governata dai portoghesi nel 1510, e ci furono molte conversioni e molte chiese furono costruite. La città fu chiamata la Roma dell'Est, artisti di molte fedi produssero immagini cristiane.
L'imperatore mongolo Akbar (regnò tra il 1556-1605) e suo figlio Jahange (1605-27) stabili contatti con i gesuiti e i cattolici, e molti furono invitati ai dibattiti presso la sua corte. 

Il cristianesimo fu portato nell'Asia centrale e in Cina  attraverso il commercio all'inizio del 7 secolo. Nel 16 secolo i portoghesi e subito dopo gli spagnoli portarono missionari cattolici con loro durante i viaggi commerciali. Commercio e fede cattolica crearono una relazione simbiotica. Goa, Malacca, Manila, Macao, Nagasaki, e altri porti commerciali divennero delle basi per le missioni cristiane. Nel 17 secolo i tedeschi protestanti arrivarono in Batavia (Jakarta) e cominciarono la conversione nel sud est Asia.  La cristianità si sviluppò attraverso l'Asia e  anche al necessità di nuovi lavori artistici per decorare chiese, per raccontare storie cristiane. L'arte europea si combinò  con le tradizioni artistiche asiatiche. Il materiale e le tecniche asiatiche si combinarono con soggetti e immagini tradizionali europee. Ciò diede vita a meravigliose opere d'arte, oggetti che testimoniano storie di diversità e tolleranza.

La Spagna stabili una colonia nelle Filippine nel 1564. Come i portoghesi, avevano l'obiettivo di espandere il cattolicesimo e combinarono il lavoro missionario con il mercato e la conquista. La religione si diffuse rapidamente, ma idiosincratici elementi furono incorporati, incluse le locali divinità e l'uso di amuleti e di medium per gli spiriti. Alcune comunità indigene resistettero alla conversione, e l'ostilità spagnola verso l'islam portò a una serie di conflitti nel sud. Oggi le Filippine hanno la terza più larga popolazione cattolica nel mondo.   Le Filippine e Timor Est sono dei Paesi cattolici in modo schiacciante, e c'è una sostanziale crescita della popolazione cristiana a Singapore. Le comunità cristiane si stabilirono anche a Flores, nel Karen in Myanmar, Bataks in Sumatra, e i Minahassa nelle Sulawesi. Il missionario spagnolo Francis Xavier visitò l'isola Molucca nel 1546-47. Nel 17 secolo i protestanti tedeschi, situati in Batavia (Jakarta) cominciarono a cercare di convertire le persone nel Sud Est Asia.  Nel Vietnam missionari cattolici ottennero grandi successi. Quando la Francia arrivò nel sud del Vietnam giustificò l'intervento per proteggere i cattolici dalle persecuzioni.
La conversione a partire dal 1900, fu vista dalle amministrazioni coloniali europee come uno strumento per portare la modernità, e un maggior controllo - ai gruppi isolati dell'interno che avevano praticato per lungo tempo l'animismo e la venerazione degli antenati.
A Singapore la prima missione cristiana arrivò nel 1819, lo stesso anno l'inglese Stamford Raffles arrivò nell'isola. Nel 1836, la comunità armena aprì la prima chiesa cristiana, dedicata a san Gregorio. Protestanti e cattolici costruirono scuole, orfanotrofi, ripari per i poveri e spinsero per riforme sociali.   Le donne missionarie portarono avanti la battaglia per un miglioramento sociale e educativo per le donne. Attraverso l'Asia, l'educazione era una strategia cruciale per  la conversione. Immigranti e locali iscrivevano i loro figli in queste scuole per acquisire un'educazione che speravano potesse dare migliori opportunità sotto il governo coloniale inglese.

La prima presenza del cristianesimo in Cina data al 7 secolo, quando l'imperatore Tang ufficialmente riconobbe la Chiesa dell'Est. Questo spirito di tolleranza per la cristianità, fu spesso ravvivato, molti governanti mongoli sposarono donne cristiane durante la dinastia Yuan (1271-1368), gli imperatori Wanli offrirono patrocinio ai gesuiti intorno al 1600, e gli imperatori Kangxi emisero un editto di tolleranza nel 1692.   Il carismatico Matteo Ricci (1552-1610) e altri missionari gesuiti arrivarono in Cina alla fine del 16 secolo. Ricci fu il primo cattolico missionario a ricevere il patrocinio nella corte cinese. Si vestiva come uno studioso confuciano, e usava la sua vasta conoscenza in matematica e scienze per ottenere  favori dai governanti. Nonostante le proteste dei suoi superiori, incorporava il confucianesimo e i riti cinesi per gli antenati nelle sue preghiere. Porcellane e avori furono scolpite con soggetti cristiani per esportarli nell'Ovest attraverso i porti di Macao e Guangzhou. Sete cinesi furono usate per le vesti dei preti.  

I missionari gesuiti arrivarono in Giappone con i mercanti nel 1549. Intorno al 1600 i missionari cattolici ebbero un grande successo. Ma dispute sul commercio e lo sviluppo politico bloccarono questa diffusione. Nel 1597 iniziarono una serie di persecuzioni e proibizioni che portarono alla esecuzione di molti devoti cattolici (molti di loro giapponesi) , e proibì l'arrivo di stranieri nel Paese nel 1643.

Il divieto contro la cristianità durò circa 300 anni e molti cristiani continuarono a praticare e pregare  in segreto. Molti di loro "i cristiani nascosti" riapparvero nel 20 secolo per ricongiungersi con le fede cattolica. Ma altri continuarono a pregare in segreto e mantennero la loro fede nel loro proprio modo.  I gesuiti crearono una accademia per insegnare l'arte agli studenti giapponesi che volevano riprodurre immagini della cristianità per le chiese e per le necessità di un crescente numero di cristiani locali. Queste opere furono esportate anche in Europa. Prima delle persecuzioni, la cultura europea era in voga in Giappone e molti samurai portavano rosari e crocifissi e avevano decorazioni cristiane sulle spade e sugli abiti.

Il Giudaismo è centrato sulla credenza di un solo vero Dio, e ancorato nello studio delle scritture, la più importante delle quali è il Tanakh (la Bibbia degli ebrei). uno dei momenti chiave del Giudaismo avvenne intorno al 1300 a.C. quando l'israelita e profeta Mosè ricevette i dieci comandamenti da Dio sul monte Sinai. Questi comandamenti sono parte della Torah, la più antica e sacra parte delle Bibbia ebraica.  La sinagoga è il centro della vita della comunità ebraica, dove preghiere pubbliche sono recitate dai rabbini. La Torah è conservata nella parte più sacra della sinagoga, nel santuario (Ark) rivolto verso Gerusalemme. La comunità ebraica di Singapore data 1819, con la costituzione del porto commerciale inglese, quando Sephardi arrivò qui dall'India per costruire le case dei mercanti. La sinagoga Maghain Aboth  fu costruita nel 1878 ed è la più antica sinagoga esistente del Sud est Asia.

Templi induisti a Singapore.  Tempio Khansama  vedi: www.khansama.com.sg  khansama@pacific.net.sg   e il tempio  Mandapam.
Tempio buddhsita a Singapore: Il Buddha Tooth Relic Temple and Museum fu consacrato dal venerendo Shi Kwang Sheng, presidente della federazione buddhista, di Singapore nel 2008.
Il focus della devozione del tempio e del museo Hundred Dragons Hall è il Buddha Maitreya, il Buddha futuro. Siede con entrambe le gambe ed è supportato da un fiore di loto. Tiene un vaso prezioso con la sua sinistra e mostra la abhaya mudra con la destra che rappresenta l'insegnamento del Buddha. Ai suoi lati ci sono i bodhisattva Fayuanlin ( a sinistra) e Damiaoxiang ( a destra).

 Gesti del Buddha. Buddha siede serenamente con le mani in dhyana mudra (mano destra sopra la mano sinistra , il gesto della meditazione. Il gesto della mano  abhaya mudra - (il palmo della mano in alto) che significa senza paura, a volte vedi il Buddha con entrambe le mani in abhaya mudra.  Altro gesto importante è il dharmachakra mudra. il gesto significa " il girare della ruota della legge". Tutti gli insegnamenti del Buddha costituiscono la legge buddhista, e questo gesto mostra i suoi insegnamenti. Quando il Buddha tocca con la sua mano destra il suolo - bhumisparsha mudra - sta chiamando la terra come testimone della sua illuminazione alla fine della sua lunga meditazione. Il Buddha chiama la dea per aiutarlo a sconfiggere le armate di Mara, il demone che sta cercando di tentarlo e distrarlo. Questo è il mudra più diffuso per le immagini del Buddha in Thailandia.

mercoledì 15 gennaio 2025

I testi buddhisti

 I testi buddhisti si dividono essenzialmente in due gruppi:

-  i Kangyur    -  trasmissione delle parole del Buddha. Alla morte del Buddha, suo cugino e discepolo Ananda disse ai monaci, di trascrivere tutto quello che ricordavano dei suoi insegnamenti ( i tre canestri tradotto in tibetano).

- i Tengyur - i commentari, contiene gli insegnamenti sui tantra, e insegnamenti sulla folgore admantina.

Vedi: https://84000.co/kb-articles/facts-and-figures-about-the-kangyur-and-tengyur

Con la rivoluzione culturale cinese il patrimonio culturale tibetano e cinese fu devastato, e si salvarono pochissimi testi. Lo stesso avvenne quando si affermò il cristianesimo (i cristiani distrussero tutti i documenti romani e greci. Di questi resta solo il 5% della parte tradotta in arabo). 

Tucci nel corso delle sue 20 spedizioni in Himalaya, dal 1928 al 1948, portò centinaia di documenti in Italia. Nel deposito di Palazzo Brancaccio, c'era un Lama che faceva da curatore e traduttore di questi documenti. Il museo di Arte Orientale di Roma si arricchi della donazione fatta da Francesca Bonardi Tucci (l'ultima e la più giovane delle tre mogli avuto da Tucci).  Due dei testi più importanti di Tucci per decifrare l'arte del Tibet sono in inglese: Indo-tibetana e Tibetan painted scrolls.

 La saggezza trascendente (Prajnaparamita), l' identità tra mente creatrice e realtà,  i concetti di zero, vuoto, nulla, interdipendenza sono i concetti cardine del buddhismo.  Su questi argomenti sono stati scritti trattati di migliaia di pagine, il tutto può essere condensato in un trattato di una sola pagina: Il cuore della saggezza.    Questa saggezza viene trasmessa da maestro e discepolo,  e si diventa discepoli attraverso una cerimonia di iniziazione, spesso riservata a pochi individui. 

Solo il Dalai Lama conferisce un tipo di iniziazione chiamata Kala Chakra tantra, che non ha un numero limitato di iniziati.  L’iniziazione (potenziamento) di Kalachakra che significa “cicli del tempo” è un rituale buddhista offerto per promuovere la pace nel mondo e per preparare i praticanti alle meditazioni tantriche. A differenza di altri insegnamenti buddhisti avanzati, questa iniziazione è stata data tradizionalmente al grande pubblico e ha attirato il più vasto numero di spettatori, e ai giorni nostri non fa eccezione. Quando il Dalai Lama conferisce questa iniziazione in India, centinaia di migliaia di persone si riuniscono da tutto il mondo.  Le avanzate pratiche meditative del Kalachakra ci consentono di liberarci dalle grinfie del tempo. Diventiamo capaci di guidare il corso delle nostre vite nella direzione di aiutare gli altri, a prescindere da quello che sta accadendo nei nostri corpi o nel mondo attorno a noi. Quando grandi gruppi di persone di diverse provenienze si riuniscono insieme per imparare qualcosa sull’amore, la compassione e la saggezza, essi creano un tempo e un luogo di armonia. Sparsi lontano, atti del genere come riunirsi per un’iniziazione di Kalachakra sono modi meravigliosi per contribuire alla pace nel mondo.

I buddha del passato, del presente e del futuro sono rispettivamente: Divpankara, Sakhyamuni, Maytreya. Dīpaṃkara — "colui che regge la lampada" -- è un Buddha del passato, che ha ottenuto la Bodhi innumerevoli kalpa prima del Sakyamuni, o Gautama Buddha, e dopo aver vissuto sulla Terra per 100.000 anni.  Nelle rappresentazioni attuali è generalmente affiancato da due bodhisattva, Mañjuśrī e Vajrapāṇi (tipico a Giava) o Avalokiteśvara e Vajrapāṇi (tipico nello Sri Lanka); oppure insieme ai due Buddha a lui cronologicamente successivi, Gautama e Maitreya. 

Il tantra è una pratica mahayana avanzata per ottenere l’illuminazione. Viene praticata sulla base di solide fondamenta in tutte le pratiche sutra, così come sono indicate negli insegnamenti sul sentiero graduale del lam-rim (è la via praticata da tutti gli esseri che aspirano ad ottenere lo stato di Buddha.)  Il Tantra più elevato è lo Yoga insuperabile. Nel tantrismo indiano prevale la Shakti, la parte attiva femminile, nel tantrismo tibetano prevale la parte attiva maschile. Nel cammino spirituale c'è la necessità di due ali: il metodo (la divinità maschile) e  la saggezza (divinità femminile). L'atto sessuale rappresenta simbolicamente l'unione di queste due componenti. 

Vedi sito:  https://studybuddhism.com/it   

https://studybuddhism.com/it/buddhismo-tibetano/sul-buddhismo

La parola Yoga

Dal sito Centro Yoga SwamiVishnu -  https://www.cyswamivishnu.com/cos-e-lo-yoga

YOGASCHITTA VRITTI NIRODHAH
Lo Yoga è la cessazione delle modificazioni della mente

La parola Yoga deriva dalla radice sanscrita Yug, che vuol dire unione di corpo, mente e respiro. Quando, attraverso le tecniche dello Yoga e la pratica regolare, abhyasa, si comincia prendere consapevolezza di questa unione, gradualmente si comincia anche ad intuire la parte più sottile di noi, quella spirituale. Quando l’unione tra corpo, mente, respiro e componente spirituale si è consolidata, pian piano a umenta la consapevolezza del fatto che questa parte spirituale non è isolata, chiusa in noi, ma fa parte di una realtà ben più ampia, di respiro cosmico. L’unione del Divino presente in ognuno di noi con il Divino Cosmico è il fine ultimo dello Yoga.      
Un obiettivo così ambizioso si può raggiungere solo con una pratica costante e con disciplina e ritiro dei sensi. Gli antichi Saggi indiani, i rishi, ci hanno tramandato per millenni tutto un insieme di tecniche, fisiche, mentali e spirituali che gradualmente aiutano a migliorare il livello di salute fisica, di efficienza respiratoria, di energia generale e di consapevolezza di sé. Questo insieme di discipline fisiche, respiratorie, mentali e spirituali, che hanno come fine quello di ricondurre l’uomo alla sua origine divina, è quello che chiamiamo Yoga.

Nel corso dei millenni lo Yoga è stata una disciplina altamente esoterica, riservata ad un numero ristretto di adepti. Solo nella seconda metà dell’800 e nei primi del ‘900 alcuni grandi Maestri, come Swami Vivekananda, Ramana Maharshi, Yogananda Paramahansa e Swami Sivananda, hanno cominciato a rivelare ad un numero sempre crescente di persone interessate gli alti insegnamenti dello Yoga, soprattutto in Occidente. Inevitabilmente questa grande diffusione ha portato, in un secondo tempo, in parte ad una diluizione degli insegnamenti, in parte ad un’alterazione degli stessi, nella convinzione (non sempre in buona fede) che lo Yoga si potesse ‘modernizzare’ o ‘migliorare’. 

In realtà lo Yoga è un sistema talmente completo da mantenere la sua potenza filosofica e spirituale nel corso dei millenni proprio perché è rimasto inalterato, fedele ad un’ortodossia che non è puro conservatorismo, ma coscienza di essere una disciplina nata dall’esperienza diretta dei rishi del passato, una disciplina nata perfetta e quindi immodificabile.                                                              

lunedì 13 gennaio 2025

Le ragioni della tolleranza: Oltre i confini dell'indifferenza

 Articolo scritto dal mio amico ROBERTO FANTINI  su Flip News  (Free Lance International Press)  vedi:     https://www.flipnews.org/index.php/life-styles-2/technology-2/item/4221-le-ragioni-della-tolleranza-oltre-i-confini-dell-indifferenza.html

Dato che non penseremo mai nello stesso modo e vedremo la verità per frammenti e da diversi angoli di visuale, la regola della nostra condotta è la tolleranza reciproca.”  - Mahatma Gandhi


Le ragioni della tolleranza valgono ovunque: nei banchi di scuola, in ufficio, in fabbrica, allo stadio, nella cabina elettorale, nell’aula giudiziaria, nelle pubbliche manifestazioni. Perché sia abbattuta la barriera fra vizi privati e virtù pubbliche occorre che la tolleranza divenga un abito mentale. E’ essenziale cioè che essa divenga un valore per tutti, che il suo significato profondo venga appreso, acquisito dalla nostra coscienza e faccia parte di noi.” - Salvatore Parlagreco

La discordia è la piaga del genere umano, e la tolleranza ne è il solo rimedio.” - Voltaire                           
Capita spesso di veder confuse, in maniera alquanto discutibile e fuorviante, tolleranza ed indifferenza. Come se, l’unica possibilità per liberarci dalle innumerevoli forme di faziosità settaria, di diffidenza e rifiuto dell’altro, nonché di odio violento nei confronti di tutto ciò che appare diverso e nocivo, possa derivare dal rifiuto radicale del prendere posizione sulle cose che contano, barricandosi dentro gli angusti ma confortevoli confini della propria egoità.

Certo, nel caso non ci si interessasse affatto di religione, di politica o di calcio, ci apparirebbero del tutto prive di senso sia le varie possibili contrapposizioni e querelles di carattere teorico che potrebbero sorgere intorno a simili tematiche, sia le lotte di carattere pratico miranti a denigrare, discriminare, perseguitare le fazioni avverse, in vista di una tanto bramata conquista del primato.

La condizione dell’indifferenza, però, pur risultando indubbiamente preferibile a quella di chi esercita l’intolleranza fanatica e aggressiva, non è in grado di presentarsi come una strategia capace di proteggere l’umanità dalla piaga dell’intolleranza. E questo, innanzitutto, perché l’indifferenza  non potrà mai venire estesa a tutti gli ambiti, ma solamente a quelli che ciascuno di noi potrà ritenere (in maniera inevitabilmente opinabile) privi di significato e di rilevanza. Inoltre, avrà sempre un’ efficacia estremamente parziale e precaria: potrà soltanto provvisoriamente impedire ai suoi sostenitori e praticanti di gettarsi nella mischia, ma non certo che altri lo facciano.

Ma perché, dopo millenni di odio teologico, di persecuzioni etnico-razziali, di crociate, inquisizioni, anatemi, epurazioni, deportazioni e stermini di massa, nonostante i tanti appelli al dialogo, all’ascolto, al reciproco rispetto, ecc., ancora  tante e così granitiche difficoltà nel coltivare e praticare elementari forme di tolleranza?

Credo che, alla base di simili resistenze, sia possibile intravedere meccanismi di ordine psicologico ricorrenti in tutta la storia del genere umano. E, come ci insegna meglio di chiunque altro il Socrate platonico, la causa prima dell’intolleranza andrebbe sempre individuata nell’ignoranza, intesa come il non sapere di chi crede di sapere.

Questo perché il credere di sapere implica necessariamente la certezza di essere in possesso della Verità e, di conseguenza, la presunzione di sapere cosa sia necessario, cosa sia utile, cosa sia doveroso fare in vista del Bene (in ogni campo e ad ogni livello): chi rifiuta quella Verità, che io ritengo essere l’unica vera e che io “so” di possedere, verrà percepito come “nemico del Vero” e, come tale, anche “nemico del Bene” (il Bene può nascere, infatti, soltanto dal Vero).

Quindi, io, che so di avere la Verità e che so cosa si dovrebbe operare per il conseguimento del nostro Bene, come potrei non sentirmi moralmente obbligato a combattere chi, volontariamente o involontariamente, rifiutando il Vero, finisce inesorabilmente per ostacolare la realizzazione del nostro Bene?

E, nello stesso tempo, come potrei non sentirmi in dovere di cercare di impedire (al fine di difendere e di realizzare il Bene di tutti) il verificarsi di tutto quello che ritengo poter nuocere all’affermarsi del Vero e alla sua concretizzazione oggettivata, sia nella sfera individuale che in quella collettiva?

E come non sentirmi pienamente autorizzato e legittimato a ricorrere ad OGNI mezzo umanamente possibile per impedire o, almeno, semplicemente rallentare il trionfo del Bene?

Di fronte ad un fine tanto elevato (e tanto indiscutibilmente giusto), risulta legittimato, anzi, doverosamente richiesto, il ricorso a qualsiasi mezzo ritenuto “utile”: censura-imposizioni-limitazioni varie-controllo sistematico-isolamento-incarcerazione-tortura-deportazione-pena di morte.   Il non farlo verrebbe ad evidenziare una grave mancanza di senso di responsabilità e di attenzione agli interessi della collettività, e, quindi, una psicologia ed una moralità spregevolmente e pericolosamente egocentriche.

Il ritenere, quindi, di poter possedere (in modo assoluto) una Verità assoluta prepara la strada alla accettazione e consacrazione di poteri anch’essi assoluti e, come tali, senza confini. Di fronte ad una simile mentalità, potrà risultare massimamente efficace  l’esercizio terapeutico della Filosofia in ottica autenticamente socratica ed ecletticamente teosofica.  Ovverosia, educando il pensiero:

    - all’uso critico-sistematico del dubbio;
   -  al coraggio del giudizio autonomo;
   -  alla capacità di autoanalisi e di autocritica;
   -  alla consapevolezza del limite sia delle proprie che delle altrui certezze;     anzi, alla consapevolezza dei limiti invalicabili dello stesso pensiero umano nel cercare di approdare a qualcosa di definibile come assolutamente certo e, quindi, non più rivedibile-discutibile-correggibile-migliorabile;
   - alla consapevolezza, perciò, della necessità irrinunciabile di un continuo processo di ricerca e, quindi,
   della necessità di diffidare di tutte le risposte blindate, dogmaticamente imposte sulla base della strategia dell’ ipse dixit;
 - nonché della necessità di una costante disponibilità al confronto sincero, allo scambio, alla cooperazione  paritaria, alla consapevolezza che ogni verità è inevitabilmente “figlia del Tempo”, e che ogni verità rappresenta inevitabilmente (soltanto) il risultato della nostra (soggettivissima) attività conoscitiva condotta nel tempo e nello spazio (nel nostro tempo e nel nostro spazio),  e che, quindi, è in grado di rappresentare esclusivamente il punto di approdo del nostro sguardo sul mondo, ovvero sempre lettura prospetticamente fondata,  e, come tale, sempre valida relativamente e provvisoriamente.

Un simile atteggiamento potrebbe condurci, allora, a pensarci come esseri non più divisi e contrapposti in quanto credenti e non-credenti, platonici e aristotelici, teisti e panteisti, rivoluzionari e controrivoluzionari, ortodossi ed eterodossi, ecc., bensì come viandanti, pellegrini, eterni ricercatori, desiderosi di conoscere sempre più e sempre meglio il Vero e il Bene.

E i vari credo (religiosi, filosofici, politici, ecc.) potranno apparirci, finalmente, non più come entità boriosamente e cruentemente condannate a lottare fra loro, bensì come differenti itinerari, tutti percorribili e tutti sperimentabili, ovvero differenti sentieri  inerpicantisi su di un’unica immensa montagna: 

- tutti relativamente validi;
- tutti meritevoli di essere presi in considerazione, di essere esaminati senza pregiudizi, di essere discussi criticamente, con lealtà, con franchezza e con rispetto.

In un articolo apparso su Lucifer, nel gennaio 1888, Helena Petrovna Blavatsky*, fondatrice della Società Teosofica (New York 1875), vulcanica scrittrice e infaticabile demolitrice di pregiudizi culturali, ci fornisce un’analisi estremamente efficace e convincente del fenomeno dell’intolleranza.
Chi crede di aver trovato l’oceano nella sua brocca d’acqua – scrive - è naturalmente intollerante nei confronti del suo prossimo, il quale, a sua volta, si compiace d’immaginare d’aver versato il mare della verità nel suo piccolo vaso, ma chiunque conosce, come i teosofi, quanto infinito è l’oceano dell’eterna saggezza, per essere scandagliato da qualche uomo, classe o partito, e comprende quanto poco contiene anche il più grande recipiente fabbricato dall’uomo, in confronto a quanto giace sopito e non ancora percepito nelle sue oscure e abissali profondità, non può essere che tollerante; perché vede che gli altri hanno attinto con i loro recipienti nello stesso grande serbatoio nel quale ha attinto egli pure e, per quanto l’acqua nei vari recipienti possa sembrare diversa all’occhio, ciò può darsi soltanto perché è colorata dall’impurità che si trovava nel recipiente prima che vi venisse versato il cristallino elemento – parte dell’eterna ed immutabile Verità.

Secondo questa prospettiva, i produttori-possessori di ciascun  recipiente conoscitivo (ovvero fede religiosa, sistema filosofico, ideologia politica, ecc.), ignorando di aver attinto tutti ad un unico immenso serbatoio, cadrebbero nell’errore di ritenersi i soli capaci di raccogliere, contenere ed offrire al mondo la sola salutare e salvifica acqua, considerando il contenuto degli altrui recipienti  sostanzialmente diverso dal proprio e, pertanto, inadeguato e nocivo.

Unica via alternativa in grado di espellere l’intolleranza dalla nostra storia, sarebbe quindi costituita – secondo la prospettiva teosofico- blavatskyana (in chiara sintonia con quella neoplatonica di Ammonio Sacca e con quella irenico-umanistica di un Giovanni Pico della Mirandola** o di un Erasmo da Rotterdam) – dal saper accettare l’idea della presenza di una parte della Verità all’interno di ogni religione e di ogni sistema filosofico e politico, nella consapevolezza che  “se vogliamo trovarla dobbiamo cercarla alle origini ed alle sorgenti di ogni sistema, alle sue radici ed ai primi germogli, non nelle tardive escrescenze delle sette e dei dogmatismi.

E unica cura contro tutti i fanatismi potrà essere soltanto – sempre su questa via - il riconoscere che tutte le proprie amatissime convinzioni non siano altro che piccolissimi  granelli di verità, inesorabilmente mescolati all’errore e  che, nello stesso tempo, “gli errori degli altri sono come quelli propri:  misti alla Verità”. 

sabato 11 gennaio 2025

Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine.

 Talvolta penso che il paradiso sia leggere continuamente, senza fine.  -- Virginia Woolf    

Yoga e meditazione in biblioteca

Nella prospettiva dell’Agenda 2030 le biblioteche hanno un ruolo chiave nel Sistema del Benessere, in qualità di infrastrutture culturale di prossimità, rappresentando un “punto di riferimento” fondamentale per la crescita culturale delle persone che le frequentano. Lo yoga, che racchiude pratiche meditative, ricerca una serenità fisica e spirituale, inserendosi quindi a sua volta in quelle pratiche volte alla ricerca di benessere.
A gennaio riprendono le lezioni di yoga tradizionale con Cesare Maramici, durante le quali si effettueranno semplici posizioni ed esercizi di respirazione: lunedì 13 gennaio, lunedì 20 gennaio e lunedì 27 gennaio 2025 alle ore 10.30 alla Biblioteca Laurentina nell'ambito della rassegna Yoga tradizionale e  venerdì 31 gennaio 2025 alle ore 16.30 alla Biblioteca Pier Paolo Pasolini.

Vedi link:  https://www.bibliotechediroma.it/opac/news/yoga-e-meditazione-in-biblioteca/36133  

Il significato di meditare

Per illustrare che cosa è la meditazione prendiamo le frasi dei tre grandi meditanti.               

 La parola meditare è spesso usata impropriamente; per l'occidentale meditare si riferisce a mens, al mentale e alla sua attività. Invece, per l'orientale, la pratica è rivolta in altre dimensioni, per superare il mentale, per arrivare a stati superiori di coscienza e contemplazione, ossia arrivare a degli stati di coscienza diversi dal comune per entrare in contatto con la parte più spirituale dell'essere, al nostro vero Sé.     L'uomo vive identificato con i contenuti della mente, creati soprattutto dalle emozioni, è un'esperienza ricolorata dal mentale, si producono così immagini distorte scambiate per realtà e ci si allontana dalla visione oggettiva. - Amadio Bianchi.

La parola sanscrita per meditazione, “bhavana”, significa “coltivare” le qualità positive dell'essere umano e la parola tibetana “gom” significa “familiarizzare” con il funzionamento della mente. Così, in un certo senso, la meditazione si riferisce all’allenamento della mente, coltivando qualità salutari, come la presenza attenta e l’amore altruistico, e in un altro modo si riferisce al diventare più familiare con il funzionamento della nostra mente e, infine, con la vera natura della mente, che è sia consapevole che priva di esistenza intrinseca. Si possono anche distinguere due tipi principali di meditazione: analitica e contemplativa. La prima si usa per esempio quando si de-costruisce la nozione di un “sé” indipendente, unitario e duraturo o quando si medita sull’impermanenza e l’interdipendenza di tutti i fenomeni; la seconda è quella di riposare nella natura ultima della mente, nell’unione di apparenza e vuoto. La meditazione non è un vuotarsi la testa, ma diventare a poco a poco un miglior essere umano. Occorre praticare la meditazione per individuare le cause e le tossine mentali che ci perturbano, per liberarsi dai conflitti interiori.  - Matthieu Ricard

La meditazione non è pensare con gli occhi chiusi o schiarirsi le idee. La meditazione è un allenamento per coltivare una visione calma e lucida del mondo e di se stessi. È un allenamento della mente per andare verso questo. La meditazione mindfulness, che è quella che ho insegnato per molto tempo e che pratico ogni giorno, segue un percorso che passa attraverso il momento presente: ci centriamo sulla nostra esperienza del momento, che osserviamo con distacco (respiro, corpo, suoni, pensieri); poi, da questo punto di ancoraggio nel presente e nella realtà, osserviamo il funzionamento della nostra mente, del nostro corpo e la nostra connessione con il mondo.   - Christophe André

Vivere bene - Umberto Galimberti

 “Vivere a lungo è diventato il nostro ideale, non vivere bene. Ormai della vita abbiamo solo una concezione quantitativa. Perché il contatto con noi stessi si è perso nel rumore del mondo.  Gli sguardi si incontrano solo per evitarsi. Al lavoro ci attacchiamo come naufraghi. La storia non racconta più la vita dei nostri padri, e la parola che rivolgiamo ai figli è insicura e incerta.    

Il bisogno di essere accettati e il desiderio di essere apprezzati ci fanno percorrere strade che non sono nostre, strade che imbocchiamo perché altri ce lo chiedono, e noi non sappiamo dire di no. Smarriamo noi stessi nell’inutile fatica di compiacere agli altri. E nel rincorrere la ricchezza, il successo, la fama, il potere, cose che ci permettono di comprare «cose».   

Ma non conta la quantità, ma la qualità. Non quanti siete, ma chi siete. Non numeri ma efficienza, non fretta ma costanza. Dobbiamo impegnarci non per vivere a lungo, ma per vivere abbastanza; per vivere a lungo c’è bisogno del destino, per vivere abbastanza c'è bisogno dell'animo. La vita è lunga se è piena; ed è ricca per chi ha trovato se stesso ed è contento di ciò che è”.  Umberto Galimberti


I nostri dati personali valgono oro - Cash investigation

La trasmissione d’inchiesta francese Cash Investigation,  si è dedicata un paio di anni fa al business che gira attorno al commercio dei nostri dati personali tramite i cosiddetti “data broker” realizzando il servizio “Nos données personnelles valent de l’or !” (“I nostri dati personali valgono oro”) coordinato dalla giornalista Elise Lucet.  Link: https://www.youtube.com/watch?v=cb3jfxMnZU4    

La giornalista ha ricevuto un sms sul suo numero di cellulare personale, a scriverle una persona che dice di aver ottenuto il suo numero a pagamento dal sito Lusha.com e ha trovato curioso che si potesse avere accesso a numeri personali di persone note e meno note, senza che queste avessero fornito il loro consenso né fossero a conoscenza di ciò. Da questo episodio è partita l'inchiesta sul commercio dei dati personali.

I giornalisti si sono quindi interessati al mondo dei "data brokers" e Nel servizio vengono citate importanti aziende come: IQVIA, Lusha, ColdCRM, Kaspr, AeroLeads, Acxiom, Experian che acquisiscono dati di persone, senza il loro consenso e senza che queste ne siano a conoscenza per poi rivenderli.  Per ogni persona vengono raccolti circa 30.000 punti di informazione e il mercato si aggira intorno ai 4000 miliardi di euro solo in Europa.

Lusha è un sito americano che ha un data base di 100.000 persone e si paga 60 centesimi per accedere ad un contatto.  Kaspr e AeroLeads sono siti che ti permettono di trovare facilmente e-mail e numero di telefono di persone con un solo click.  Acxiom ha un data base di 2,5 miliardi di persone,  Experian è una società  irlandese.   ColdCRM, diretto dal francese Raphael Azot, ha 320 milioni di contatti; con 130 euro di abbonamento accedi a tutto il data base. Sul data base di  ColdCRM (sito ora “stranamente” indisponibile) i giornalisti di Cash Investigation hanno addirittura potuto reperire, con un abbonamento a pagamento al sito, numeri di telefono di ministri ed ex ministri, personalità politiche di primo piano e persino dirigenti della Polizia. Vendere numeri senza l'autorizzazione del proprietario non è legale. 

Tutte le applicazioni di uno smartphone, in fase di installazione, chiedono l'autorizzazione di accedere ai nostri dati e  contatti permettendo così ai "Data Brokers" di raccogliere dati. 

I giornalisti di Cash investigation hanno poi contattato Ester Onfray che si batte per la protezione della vita privata. La ricercatrice ha mostrato che i telefonini Samsung, anche se inutilizzati, dialogano in modo continuo e costante con almeno 11 server. Applicazioni come Ma Grossesse inviano dati, delle persone che aspettano un bambino, al sito Doctissimo. L'applicazione La Bible per smartphone invia informazion sul tempo di utilizzo, siti visitati, ecc... a vari server.  La ricercatrice ha poi mostrato anche come difendersi con l'applicazione Disconnect che permette di vedere quali imprese ci stanno sorvegliando, per poter mandarci della pubblicità mirata.  La nostra vita privata è messa in serio pericolo.  

Sono stati intervistati anche Gaeten Goldberg esperto in giurisprudenza, e Sarah Spiekermann che dirige l'Institute for Information Systems & Society alla Vienna University of Economics and Business (WU Vienna) consacrato alla vita privata e alla tecnologia, e redige un rapporto periodico sulle tecniche di sorveglianza.

Cash Investigation ha poi varcato l’oceano per intervistare Deborah Peel, psichiatra e fondatrice della Patient Privacy Rights Foundation, che si batte contro IQVIA (il broker americano), gigante dei dati personali sanitari, che ha 10 miliardi di euro di fatturato annuo. I “tentacoli” di IQVIA non si fermano ai confini statunitensi ma arrivano anche in Europa.  Ogni studio commerciale su una determinata patologia  paga circa 300.000 euro a IQVIA per ottenere dati.

In Francia la Cnil (Garante della Privacy transalpino) ha autorizzato IQVIA a ricevere i dati sanitari dei pazienti che si recano in farmacia e inseriscono la loro tessera sanitaria ignari che i loro dati sensibili siano inviati ad un’impresa che poi li usa per lucrarci. Dal 2018 IQVIA raccoglie dati anche negli ospedali.   Macron ha anche creato un Hub di dati sulla salute (l'Health Data Hub), a cui si accede per interesse pubblico, ma quei dati rimarranno privati?...

Nel servizio è stato intervistato Jean Marc Aubert,  ex dirigente di IQVIA che era stato messo a dirigere l'Hub per poi  ritornare a dirigere IQVIA.  I giornalisti hanno sollevato la domanda se non ci fosse stato un conflitto di interesse nell'assegnazione dell'incarico. Jean Marc Aubert ha risposto candidamente che una commissione aveva espresso parere favorevole e quindi non c'era stata nessuna ingerenza.  
I farmacisti che collaborano con IQVIA in Francia sarebbero uno su due (circa 10000); ricevono gratuitamente un software  che invia dati sensibili dei pazienti e in cambio ricevono rendiconti sulle loro vendite e statistiche. Il problema sta nel fatto che le farmacie dovrebbero prima di tutto chiedere il consenso ai clienti/pazienti per inviare i dati e informarli di ciò. Come previsto da RGPD (Regolamento generale sulla protezione dei dati) questi ultimi potrebbero rifiutare tale invio di dati. Su 200 farmacie visitate dai giornalisti in ogni angolo della Francia, nessuna aveva esposto un avviso per la clientela.   

Il RGPD è un testo europeo approvato nel 2018, fortemente voluto  da Viviane Reding, commissaria europea, per attenuare il problema. Inoltre, tutti i siti dovrebbe permettere all'utilizzatore di disattivare i coookies,  piccoli software attraverso i quali i siti raccolgono i dati di navigazione. Ogni tecno impresa, a richiesta,  dovrebbe essere tenuta a compilare un rapporto sui dati che possiedono su una determinata persona.  L'impresa dovrebe rispondere entro un mese alla interrogazione di un cittadino.  Su 40 imprese contattate dai giornalisti di Cash investigation solo 1 ha risposto. 

Maximilian Schrems è un attivista, avvocato e autore austriaco diventato noto per le campagne contro Facebook per le sue violazioni della privacy, comprese le violazioni delle leggi europee sulla privacy. Ha creato l'associazione NOYB, che ha l'obiettivo di educare il cittadino a come far rispettare il RGPD. 

 Altro aspetto importante, i dati raccolti dovrebbero essere anonimi, ma lo stesso presidente di IQVIA Francia, Jean Marc Aubert, in un video (di qualche tempo fa) scoperto dai giornalisti, confessava che in questo campo è molto semplice aggirare l’anonimizzazione e il ricercatore belga Yves Alexandre de Montjoye dell’Imperial College di Londra dimostra, con un database “anonimo”, quanto sia semplice identificare una persona specifica tra 66 milioni di persone, attraverso pochi criteri di ricerca quali la data di nascita, la città di residenza, e lo stato civile.

Adesso i Data broker stanno facendo un passo in avanti: stanno creando dei profili predittivi cercando di predire il comportamento delle persone. Un tipico strumento di raccolta dati è l'orologio per fare sport. L'orologio memorizza quando l'utilizzatore si sveglia, quando va a dormire, quante ore dorme, il ritmo cardiaco, ecc -  Attraverso questo orologio si raccolgono dati,  trasmessi a server,  che determinano il profilo, la personalità dello sportivo e il carattere : se è estroverso, introverso, ecc, 

Tutte queste informazioni e i dati raccolti sui social sono utilizzati per creare Profili predittivi che servono ai datori di lavoro a selezionare candidati a un posto, servono poi alle assicurazioni per poi concedere o meno credito, per concedere o meno un credito, per determinare l'importo di una assicurazione,  per determinare costo del biglietto aereo, ecc. 

Un ricercatore di Losanna Kevin Huguenin Professore dell'Università di Losanna (UNIL) è un professionista appassionato di intelligenza artificiale (IA) e scienza dei dati. Si interessa di ricerca globale  prendendo in considerazione soprattutto gli aspetti umani e sociali della sicurezza e della privacy. 
Noe Zufferrey è una ricercatrice presso il Politecnico di Zurigo nel gruppo Security, Privacy  e Società. Appassionata di etica informatica e dell'impatto delle  impatto delle nuove tecnologie sulla vita delle persone, riesce a determinarne il carattere attraverso un questionario di 240 domande, da questo questionario si ottengono 5 tratti della personalità e il risultato si  avvicina di molto da quello ottenuto tramite l'elaborazione dei dati prodotti dal famoso orologio sportivo. Anche Trump ha usato i dati raccolti dai Data Brokers per portare avanti la sua campagna elettorale mirata sugli indecisi.

Nella Silicon Valley in California all'Università di Stanford, Michal Kosinski è professore associato di comportamento organizzativo, psicologo computazionale e  psicometrico. Studia i processi psicologici nei Large Language Models, nonché l'intelligenza artificiale e i Big Data per modellare e prevedere  il comportamento umano. Riesce a determinare il profilo psicologico di un navigatore Internet attraverso i like sui profili di Facebook.
Anche la società Apply Magic Sauce traduce le impronte digitali degli individui in profili psicologici. Rivela come potreste essere percepiti dagli altri online e fornisce approfondimenti accademici sulla vostra personalità, intelligenza, leadership, soddisfazione di vita e altro ancora. 
Ogni cittadino ha il diritto di conoscere i propri dati, ma la maggior parte delle grandi aziende tecnologiche preferisce non rivelare ciò che è prevedibile (o redditizio) sulle persone.

E in Italia, possiamo dirci al sicuro? Da una veloce verifica fatta online, il sito Lusha.com permette di ottenere numeri di telefono di giornalisti, politici, imprenditori e molto ancora, anche da noi, e per quanto riguarda IQVIA questa è attiva anche nel nostro Paese. In rete se ne parla per rivelare che “1 italiano su 5 prende psicofarmaci” o che c’è stato un “boom di vendite di igienizzanti mani e mascherine”.
Forse sarebbe il caso, anche in Italia, di chiedere qualche spiegazione al nostro farmacista nonché l’intervento del garante della privacy, ed opporsi all’invio dei propri dati sanitari ad aziende che lucrano sul commercio degli stessi, spesso e volentieri a nostra totale insaputa.

Le Figlie del Buddha

 L'associazione Sakyadhita ( le figlie di Buddha) International è impegnata nel risvegliare il potenziale delle donne nel Dharma, a portare l'equità di genere nelle comunità buddhiste e sostenere l'accesso delle monache all'alto titolo di geshema (titolo accademico buddhista, Maestro spirituale)  ripristinato da poco.      

 L'obiettivo è quindi di sfatare la supposta inferiorità femminile e della dimensione religiosa quale territorio privilegiato maschile.  Soprattutto nel buddhismo conosciuto per i suoi valori come filosofia egualitaria e equanime. Fu Mahapajaphati, la zia del Buddha che lo allevò, che diede inizio al Sangha femminile.  Secondo la tradiziona tramandata, si narra che Bhikshuni Mahapajapati dovette osservare otto ulteriori regole oltre i voti monastici normali,  i cosiddetti otto gurudharma, che stabiliscono in qualche modo la differenza tra il sangha monastico femminile e quello femminile.  Ma sembrerebbe, che queste otto regole siano state redatte in un periodo cronologico di molto successivo a quello del Buddha;  Però continuano a perpetrarsi anche oggi, creando questa percezione di differenza tra monaci e monache.

Nella quadruplice comunità dei discepoli di Buddha, composta da bhikshu (monaco), bhikshuni (monaca), upasaka (ateo uomo)  e upasika (ateo donna) , donne e uomini dovrebbero giocare un ruolo uguale.  A volte è stata enfatizzata la componente maschile; tuttavia nel Buddhismo i voti più elevati, vale a dire bhikshu e bhikshuni, sono uguali e comportano gli stessi diritti. Anche se in alcune aree rituali, a causa dell'usanza sociale, i bhikshu vengono per primi e l'ordinazione di monache è raro; 

Buddha concesse i diritti fondamentali in egual modo a entrambi i gruppi di sangha. Non ha senso discutere se far rivivere o meno l'ordinazione bhikshuni; la domanda è semplicemente come farlo correttamente nel contesto del Vinaya  (termine che indica la raccolta scritturale delle norme di condotta seguite dai monaci e dalle monache).  

Attualmente, su richiesta della famiglia reale, in Bhutan si è deciso di ripristinare nella tradizione tibetana l'ordinazione delle monache con una cerimonia straordinaria officiata da un unico Sangha (comunità).

Educazione Indiana - Ram Pace

Il libro Educazione Indiana di Ram Pace è un viaggio di dolore e speranza che, il suo autore, ha portato avanti raccontando la sua storia e quella della sua famiglia. 

Educazione indiana, non è solo un romanzo, ma una ricerca di un perché abbastanza forte da portare un uomo ad abbandonare tutto per una vocazione. È la narrazione di una vita descritta attraverso gli occhi di un figlio.    Ram Pace è cresciuto a Roma, ed ha avuto una vita anticonvenzionale ed è vissuto in un ambiente domestico vibrante di spiritualità, con un padre santone che poi è partito in India diventando un eremita asceta devoto a Shiva.      

I primi vent’anni di Ram sono stati un mosaico di sogni e utopie, segnati dalla costante ricerca di una identità e di una stabilità. Dalla convivenza con la madre in una casa-famiglia a Londra diretta dal psichiatra Ronald Laing , all’infanzia trascorsa con il padre in una comunità hippie a Roma, dalla sua esperienza nei centri sociali occupati fino al lavoro come cameraman, il suo cammino ha attraversato molteplici sfaccettature della vita e della società. Ram ha dovuto fare i conti con il difficile compito di accettare le utopie di un padre e, forse, comprendere che più la strada è ardua, più è preziosa e significativa.

Le pagine di questo racconto sembrano sussurrare che, come in ogni iniziazione, le sfide più grandi meritano di essere affrontate fino in fondo, portando alla riconciliazione e all’indulgenza della maturità raggiunta.   Educazione indiana è un viaggio fatto di incanto e rabbia, amore e risentimento, un rapporto padre - figlio mai del tutto chiarito, fino a una riconciliazione, data dalla consapevolezza che tutto è insegnamento e che nulla è realmente così diverso da noi.

Piccola sintesi del libro:  https://www.google.it/books/edition/Educazione_indiana/xsi6EAAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&pg=PT9&printsec=frontcover

 Educazione Indiana, link:   https://www.youtube.com/watch?v=kvZYXhDBc1Q

domenica 15 dicembre 2024

Percorsi di ricerca spirituale nelle biblioteche romane

By Flip December 13, 2024             

Giovedì 12 dicembre si è concluso, presso la Biblioteca Vaccheria Nardi di Roma, il ciclo di incontri intitolato PERCORSI DI RICERCA SPIRITUALE, all’interno del quale sono state effettuate presentazioni di alcuni libri recentemente pubblicati dall’editore Efesto*, accompagnate anche, in alcuni casi, da lezioni gratuite di yoga tradizionale e meditazione.

Si è cominciato con un libro dedicato alle varie scuole di meditazione, passando poi ad un’opera panoramica sul pensiero e sull’insegnamento del maestro zen Thich Nhat Hanh e ad un testo di introduzione alle pratiche meditative. L’ultimo incontro, infine, è stato dedicato ad un lavoro di sintesi del pensiero teosofico di Helena Petrovna Blavatsky.

Un percorso analogo era già stato felicemente realizzato nei mesi scorsi, presso la Biblioteca Laurentina.

Le biblioteche pubbliche romane rappresentano una meravigliosa realtà a disposizione di tutti, vere oasi di cultura, di silenzio e di studio, presenti anche in quartieri spesso carenti di altri servizi e spesso non privi di forme più o meno gravi di degrado e  di disagio sociale. E’ davvero apprezzabile e confortante, pertanto, poter constatare che, strutture tanto accoglienti e ben curate, accanto alle tradizionali attività culturali, si facciano anche promotrici di simili percorsi di ricerca interiore, fondata su libera indagine e serietà di conoscenza.

Questi i libri fatti oggetto di presentazione e di relativo dibattito:

 

  • I MILLE VOLTI DELLA MEDITAZIONE. SCUOLE-FILOSOFIE-PERSONAGGI, di Roberto Fantini e Cesare Maramici:

  • THICH NHAT HANH, UN SENTIERO TRA LE STELLE, di Roberto Fantini e Cesare Maramici;

  • LO YOGA SPIEGATO A MIA FIGLIA. TUTTO QUELLO CHE DOVRESTE SAPERE PER FARE YOGA CON CONSAPEVOLEZZA, di Cesare Maramici;

  • HELENA PETROVNA BLAVATSKY E LA TEOSOFIA. UNA SINTESI DEL SUO PENSIERO, di Roberto Fantini.

  *www.edizioniefesto.it

 Link all'articolo: https://www.flipnews.org/ Biblioteche romane    

sabato 14 dicembre 2024

Giuseppe Tucci e l'ISMEO

Giuseppe Tucci (1894-1984) è uno dei personaggi più importanti dell’esplorazione del Novecento. Anche oggi, è considerato tra i più grandi tibetologi di tutti i tempi. Andò in India per la prima volta nel 1926 con il poeta Rabindranath Tagore, poi imparò molte lingue dell’Asia, e insegnò a Dacca, Benares e Calcutta. Nel 1933 fondò a Roma l’Istituto Italiano per il Medio ed Estremo Oriente (ISMEO) insieme al filosofo Giovanni Gentile. 

Durante le decine di spedizioni avventurose in Tibet, Nepal e e nelle aree più remote dell’India e dell'Himalaya trattò direttamente con i monaci l’acquisto di manoscritti e di oggetti sacri, ed accumulò moltissime opere d’arte e reperti da riportare in Italia, dove verranno poi esposti all’ISMEO.  I suoi primi tre viaggi in Nepal avvengono nel 1929, 1931 e 1933 durante i quali riuscì ad arrivare fino a Pokhara.

Nel 1937 lo studioso italiano viaggiò per la sesta volta nel Paese proibito (il Tibet). Alle porte di Lhasa, i suoi compagni di viaggio dovranno fermarsi e attendere. Solo Tucci, che due anni prima si è convertito al Buddhismo, avrà il permesso di incontrare il Dalai Lama. Nel libro  “Santi e briganti nel Tibet ignoto”,  Tucci racconta la sua iniziazione ricevuta dall’abate di Saskya nel 1935.

Spesso era accompagnato nelle sue spedizioni dal medico Concetto Guttuso e dal fotografo Fosco Maraini che conobbe Tucci tramite un giornale. Su una pagina scoprì un titolo che gli cambiò la vita. “Il noto orientalista Giuseppe Tucci si prepara a tornare nel Tibet”.   Maraini scrisse al professore una lettera, lo incontrò a Roma e venne assunto come fotografo. Quattro mesi dopo, insieme a Tucci e al capitano Felice Boffa Ballaran si imbarcò su una nave diretta a Bombay per poi da li partire in spedizione.  Tucci racconta:  “Il Tibet oggi è come un museo vivente. Situato al centro dell’Asia, è remoto ma non periferico, ogni movimento spirituale del continente vi ha lasciato il suo riflesso".   

Nel 1948 al ritorno da una spedizione Maraini scrive il libro “Segreto Tibet”, un libro che diventa un best-seller mondiale.  Il rapporto si ruppe perchè Tucci considerò questo libro un'invasione nel suo mondo.  Tucci scrisse molti testi divulgativi come “A Lhasa e oltre” e “Tra giungle e pagode e Nepal”, “Indo-Tibetica”, studi scientifici sulle civiltà dell’Asia centrale.    La fotografa Francesca Bonardi, subentrò a Maraini e poi nel 1971 diventò la terza moglie del professore. E’ lei, molto più giovane del marito, a stargli accanto nei suoi ultimi anni, quando la coppia si trasferisce a San Polo dei Cavalieri nella campagna romana.

Nell’inverno del 1983, arrivò fin lì, alle porte di Roma, il  re Birendra del Nepal, per consegnare a Tucci una delle onorificenze più importanti del Paese Himalayano.  Un anno dopo, il 5 aprile del 1984, l’avventura terrena di Giuseppe Tucci si concluse. Secondo alcune fonti, prima di morire, il professore ripudiò Buddha per ridiventare cattolico. 

Qualche anno dopo la morte di Tucci l’ISMEO viene sciolto, e le sue preziose collezioni trasferite nel Museo delle Civiltà dell’EUR. 

Nel 2012 escono due biografie su Tucci; la prima di Enrica Garzilli intitolata “L’esploratore del Duce”. e la seconda scritta da Alice Crisanti con il titolo "Giuseppe Tucci. Una biografia".  

A San Polo dei Cavalieri, l’ultima casa di Tucci e di sua moglie Francesca dovrebbe diventare un museo. Nel 2023 il Comune di Macerata fa proprio il progetto del Parco storico-Letterario “Le Marche e l’Oriente – Giuseppe Tucci”.

L'Induismo

Dio è uno ma i saggi lo chiamano con molti nome" - (Rig Veda).     L’induismo è una religione monoteista e un modo di vivere. La sua pratica non si basa su rigidi dogmi e pur vantando una storia di grandi speculazioni filosofiche e teologiche, predilige un approccio esperienziale quindi una ricerca diretta della Realtà. L’induismo è la terza religione più diffusa al mondo, con circa 950 milioni di aderenti in tutto il mondo. Non fa proselitismo, poiché riconosce valide tutte le strade per arrivare alla Verità.  Alla definizione di “induismo”, tradizionalmente, si preferiscono quelle di sanatana dharma, “la norma eterna”; vaidika dharma, la religione del Veda; matrka dharma, la Madre di ogni norma. Denominatore comune è il termine dharma ovvero l’ordine cosmico di tutta la realtà.

Il termine Induismo è una parola inventata verso la fine del 18° secolo dagli inglesi ‒ per indicare la religione praticata dagli Indiani (parola la cui origine è a sua volta legata al fiume Indo).
L'induismo non si basa sulla rivelazione di un singolo profeta o fondatore. Dal vasto oceano della Conoscenza senza fine, gli antichi veggenti, rishi, ricavarono un'essenza da trasmettere all'umanità per favorire il benessere e la felicità dell'uomo. Tale conoscenza eterna è il Veda.  Isvara (nelle sue innumerevoli forme e nomi) costituisce l'aspetto supremo di Dio presso i principali culti devozionali (Bhakti) monoteisti, ovvero Shivaismo (monoteismo di Shiva), Vaishnavismo (monoteismo di Visnù/Krishna) e Shaktismo (monoteismo di Devī, la Madre Divina, chiamata anche Shakti).

Il  Sanatana Dharma  (la Religione o Legge Universale ed Eterna) trova espressione nei testi sacri dell’antica Tradizione Vedica…nei santi, negli yogi e nei mistici di tutti i tempi e di tutte le tradizioni che ne incarnano i principi fondamentali. L’espressione Sanatana Dharma indica ciò che non ha origine se non in se stesso, ciò che non è stato comunicato da nessun essere vivente, che non ha un fondatore, che esiste sin dall’inizio di ogni ciclo di tempo (kalpa) e che perennemente È.  Il significato di Sanatana è eterno, “ciò che non ha inizio né fine, ciò che È e sempre sarà”.    Da questo punto di partenza nascono i sei darshana bramanici - sei  visioni, da cui derivano le principali correnti del moderno pensiero indiano.     Delle sei filosofie, quelle che si sono affermate nel tempo sono il Vedanta e il Raja yoga riportato negli Yoga sutra di Patanjali.   

Il termine Vedanta, dal sanscrito, vuol dire "fine dei Veda", intende indicare sia le Upaniṣhad, per l'appunto parte finale del corpus vedico, sia il fatto che esse rappresentino il culmine dello stesso corpus nel senso che indirizzano al fine ultimo dello stesso, il mokṣa ("liberazione"), sia nel senso che tale letteratura viene studiata per ultimo, dopo gli altri testi. Vedanta è conoscenza metafisica, sapienza, scienza, e deriva dalla radice vid (da cui Veda) che significa "vedere", "sapere".  L'alveo dottrinale del Vedanta fa particolare riferimento a un "triplice canone" prasthanātraya , che corrisponde alle Upaniṣhad, alla Bhagavad Gītā, al Brahmasūtra di Bādarāyaṇa.   La Gita viene considerata il quinto Veda. 

Tradizionalmente sono sei le principali correnti (sampradāya) indicate come Vedānta le quali, pur radicandosi nel prasthanātraya, offrono dottrine e teologie assolutamente diverse tra loro:

  •     Advaita Vedānta di Śaṅkara (VI-VII secolo)
  •     Śrī Vaiṣṇava di Rāmānuja (XI secolo)
  •     Madhva sampradāy di Madhva (XIII secolo)
  •     Nimbārka sampradāya di Nimbārka (XIV secolo)
  •     Vallabha sampradāya di Vallabha (XV-XVI secolo)
  •     Viṣṇuismo gauḍīya di Caitanya (XVI secolo).

Di queste filosofie, quella che si è più affermata è l'Advaita Vedanta di Adi Shankara.  Shankara, filosofo e teologo, è noto per i suoi commentari sul Brahma-sutra e sulle Upanishad principali, affermano l'esistenza di una realtà eterna e immutabile (Brahman) e l' illusione della molteplicità e della differenziazione.   Vedi https://vedanta.it/

Il termine Dharma  deriva dalla radice  ‘dr ‘, che vuol dire ‘supportare, sostenere’, ‘legare, unire’. La sua radice indica “ciò che sostiene la nostra esistenza“. 

La letteratura indiana si divide in Shruti  e Smirti.  Shruti è ciò che si è sentito,  contiene valori universali validi in eterno. Shruti è ciò che si è sentito, ciò che hanno sentito i rishi. Sono considerati shruti, i Veda e le Upanishad. La Smriti si basa sull'autorità della shruti, ma è stata compilata dall'uomo; in questa categoria rientrano i due poemi epici come il Ramayana e il Mahabaratha. In questi due poemi sono protagonisti Rama e Krishna che sono degli avatar di Vishnu.   Krishna spiega lo yoga dell'azione, della devozione e della ricerca interiore. 

Il Raja yoga si fa risalire a Shiva che spiega a sua moglie Parvati che cosa è lo yoga, insegnamento poi trasmesso dai maestri, l'ultimo di questa tradizione è stato  Sivananda con i suoi discepoli Satyananda Saraswati e Vishnudevananda.   Shiva e Krishna sono i signori dello yoga.  Lo svara yoga (scienza yogica) è la conoscenza dei ritmi e dei flussi del prana attraverso lo studio del respiro. In questo yoga confluiscono elaborate conoscenze trasmesse da maestro a discepolo.

Lo scopo del Vedanta  è la conoscenza del divino ed arrivare al samadhi, dove non c'è più nulla da conoscere,  I Veda sono la conoscenza necessaria per intraprendere questo cammino. 

Yug significa unione tra Atman (jiva - anima individuale ) e Brahman (anima cosmica). Atman e Brahman sono la stessa cosa.  Lo scopo dello Yoga e del Vedanta è quello di portare alla consapevolezza dell'unione; Noi siamo già uniti al divino, non lo vediamo,nonlo percepiamo perchè c'è maya.   Il divino cosmico è reale, la natura sensibile è irreale.  La realtà di Brahman è sempre esistita, le altre realtà sono temporanee, sono emanazioni del divino. 

Il Vedanta riconosce tre corpi: 1- Corpo fisico: Sthula Sharira costituito dai cinque elementi ; 2- Corpo sottile o Corpo astrale: Sukshma Sharira  costituito dall'essenza dei sensi, mente, intelletto, memoria, chitta.; 3- Corpo causale che tiene tutto legato..

Secondo la filosofia Vedānta, l'essenza spirituale dell'uomo (detta Ātman) è rivestita da cinque involucri o guaine, chiamati Kosha. Essi sono i corpi di cui è composto l'"io" fenomenico, che separano la coscienza (il proprio Ātman, il proprio Sé) dal Brahman indifferenziato. I cinque Kosha sono presenti in tutti i piani o corpi (grossolano, sottile e causale), partendo da quello più materiale per arrivare a quello più spirituale e sono i seguenti:

  • La prima guaina Annamayakosa è quella del corpo grossolano,
  • La seconda guaina Pranamayakosa è quella dell'energia vitale,
  • Il terzo involucro Manomayakosa è quello che concerne il mentale,
  • La quarta guaina Vijnanamayakosa è detta guaina dell'intelletto,
  • L'ultima guaina e quella più interna Anandamayakosa è quella della beatitudine.

Quando si muore i corpi astrale e causale vanno nei sette loka, nelle sette dimensioni, il corpo si posizionerà in uno di questi loka a seconda delle vibrazioni sottili, si determina la permanenza nei loka, e poi l'anima si reincarna in una situazione equivalente al suo percorso spirituale.   Non sarà mai perduto ciò che è stato fatto nella vita, lo dice anche Krishna nella Gita. Si continua da dove si erano trovati a livelllo vibratorio il corpo astrale e il corpo causale.

Loka  è un termine sanscrito che significa dimora, luogo, regno, mondo, cioè uno dei piani di esistenza o livelli di manifestazione nella cosmologia induista e in quella buddhista.  Il loka per eccellenza, in particolare nei testi giainisti, è la sfera mondana o terrestre, abitata dagli umani, contrapposta a quella trascendente. I Purana ne menzionano sette, mentre in Samkhya e Vedanta ve ne sono otto, con denominazioni diverse.  Oltre che dei luoghi fisici, i vari loka rappresentano soprattutto degli stati di coscienza, attraverso i quali tutti gli uomini devono passare, e in particolare i chela, cioè i discepoli spirituali nel loro cammino.

Le Vritti sono le alterazioni della mente, le Vasana sono le abitudini che scavano un solco e determinano la personalità e i Sanskara sono i tratti del carattere. Ad un certo punto tutti questi elementi si esauriscono.   Rendendosi conto dei nostri sanskara attraverso la meditazione possiamo agire tramite le vritti opposte per riequilibrare la nostra personalità e far prevalere gli aspetti positivi. Yama e niyama sono importanti per aggiustare le nostre attitudini.  Svadiaya  significa studio del sè, e si appoggia sia sullo studio dei testi che permettono al praticante di orientarsi sul cammino, sia sulla presenza di un Maestro. Gandhi diceva: con i tuoi pensieri costruisci il tuo carattere, con il tuo carattere costruisci il tuo destino. Alla morte, a livello fisico e mentale il sè incarnato entra in nuovi corpi; lo scopo di ogni vita è progredire nel percorso spirituale accumulando capitali per arrivare al samadhi. 

I guna sono le tre qualità di cui fa parte la natura (Prakriti).  Nella Cosmogonia indiana, quando Vishnu è disteso su un serpente sull'oceano, i tre guna sono in equilibrio, poi iniziano a vibrare, da questa vibrazione sorge il suono divino da cui nascono i 5 elementi etere, aria, fuoco acqua e terra. I tre guna pervadono l'universo: Il satva di colore bianco, il rajas rosso, il tamas nero. In ogni cosa e in ogni persona c'è una combinazione delle tre qualità, che possono cambiare anche a seconda delle circostanze e lo stile di vita. Le tre qualità determinano il carattere e la personalità degli individui, ad esempio chi è caratterizzato da rajas e satva farà del volontariato.  Il momento del cambiamento  è chiamato Brahmamurta.  Nel  XVII capitolo della Gita, il Dio Krishna spiega ad Arjuna i guna. 

Le pratiche di yoga portano alla fede che è il motore del cammino spirituale, cuore e mente ti portano più avanti, ti permettono di passare dal tamas al rajas poi al satva (che rappresenta l'energia neutra). All'inizio della pratica yoga si lavora sulle parti basse del corpo (sui 3 chakra più bassi che caratterizzano il tamas) poi si passa al rajas, e al satva.  

Vivere una vita etica, propugnata dagli Yama e Niyama  è propedeutico al percorso spirituale; La meditazione è necessaria alla moksa (liberazione) e porta dall'ignoranza alla conoscenza e alla felicità, la nostra vera natura è ananda (felicità).  

La parola Karma corrisponde ad azione, e ad ogni azione corrisponde una reazione ->  Ciò è gestito dalla legge di causalità. In ogni nostra azione c'è il libero arbitrio o c'è una predestinazione?  Il karma permettere di conciliare queste due posizioni.    La tua natura ti porta a incarnarti in certi luoghi, con un certo fisico, in una certa classe sociale.     Dove inizia l'azione o la reazione? Inizio e fine sono lo stesso punto, così come salita e discesa sono la stessa cosa, ogni cosa ha in se la sua reazione, l'albero e il seme,   esiste una continua trasformazione,  che apporta una continuazione.    Non c'è inizio e non c'è fine. Ananta ("Senza fine") è un termine sanscrito e principalmente un epiteto di Visnù. Ananta è anche il nome di Shesha, il serpente celeste, sul quale Visnù si adagia nell'oceano cosmico.

La legge di causalità è costituita da tre aspetti; 1- legge di azione e reazione,  Dio non è parziale, nè giusto,  non premia i virtuosi e non punisce i malvagi, 2- legge di compensazione,  3- legge del castigo.

Perchè mi succede questo?  Perchè è quello di cui hai esattamente bisogno. 

Esistono tre tipi di karma:   1- Sanchita karma = il tuo karma totale accumulato da milioni di vite (passato) , 2-     Prarabhda Karma = una piccola parte del tuo sanchita karma responsabile della tua vita attuale (attuale) 3-     Agami Karma = il karma che generi nella tua vita attuale; verrà aggiunto al tuo sanchita karma quando morirai (futuro).

Le azioni compiute con libero arbitrio determinano la vita di oggi con la quale creiamo la vita futura,   L'attuale karma non possono cambiarlo nemmeno gli Dei. Il karma a volte è buono, a volte è spiacevole, dobbiamo accettarlo perchè sono cose che abbiamo creato, dobbiamo cambiare vritti, carattere  usare gli eventi negativi per crescere, le persone che vivono in condizioni difficili sono le più generose, le più felici. Il bilancio esce dal misto delle tue azioni.  Ma non è l'azione che conta, ma l'intenzione.  

Nello yoga esistono tre fasi nel fare un'azione: 1-  il desiderio e volontà per fare l'azione, 2- la conoscenza per fare l'azione, 3- l'azione stessa.  Dall'azione spesso ci aspettiamo i frutti, mentre il karma yoga è caratterizzato dall'azione disinteressata, offrirla al divino senza desiderio.

il nostro  Prarabhda è creato dalle nostre scelte, lo scopo della vita crea il karma, il dharma regola la vita, e ciò che ti avvicina al progresso spirituale    Adharma è ciò che ti impedisce il samadhi.

Il puruṣārtha (obiettivo della ricerca umana) rappresenta, nella cultura induista, i quattro scopi della vita di un uomo: dharma (valori morali), artha (benessere economico), kāma (piacere) e il mokṣa (liberazione spirituale, desiderio di liberazione).     
Faro che illumina tutto è il dharma, il giusto modo di comportarsi, la deontologia. Godere di beni materiali, sempre in armonia con i principi etici del dharma, è artha. Soddisfare la sfera sensoriale e sensuale senza esserne condizionati è kama. Questi tre sono gli scopi definiti pravritti, “verso il mondo”. Il quarto scopo moksha, è l’emancipazione dai vincoli dell’ignoranza e la realizzazione dell’Assoluto. Questa è la via nivritti, la via del monaco che rinuncia al mondo. Il monaco offre la sua vita alla ricerca di Dio e al servizio verso tutti gli esseri. In generale, tutti e quattro rivestono un ruolo fondamentale nella vita di un uomo, ma in tempo di guerra il dharma ricoprirebbe un ruolo più rilevante di artha e kāma, mentre l'ultimo, il mokṣa, rappresenta la realizzazione finale nella vita di un uomo.  

Svadharma è un termine che, nell'Induismo, designa i doveri di un individuo, secondo le sue modalità di natura materiale o disposizione naturale, che deve seguire. Seguire il proprio swadharma è il cuore della Gita.   Krishna nella Gita dice ad Arjuna che deve combattere e seguire il suo swadharma, kukushreta è il campo di battaglia dell'uomo, Krishna deve agire per mantenere l'ordine costituito. Krishna poi però dice anche abbandona i frutti della tua azione  e abbandonati a dio.  Tutti i piaceri spirituali sono ananda, la mente fa da barriera fumogena.  Anche Ahimsha  la nonviolenza, è un aspetto importante per il progresso spirituale.  

Sempre nell'induismo il comportamento di un individuo è determinato dal purusartha dai varna ossia dalla casta di appartenenza e dagli stadi della vita, ashrama. 

I varna (parola che letteralmente significa "colore") sono le quattro categorie sociali (caste) principali della tradizione indu: sacerdoti, guerrieri, commercianti e contadini (oltre ai "fuori-casta" o "intoccabili", i paria). 

La vita degli esseri umani è idealmente suddivisa in quattro stadi (ashrama): brahmacharya, grihastha, vanaprastha e samnyasa. Considerando idealmente di cento anni la durata della vita, ai primi venticinque corrisponde il periodo dello studentato in cui si studiano le Scritture presso la casa di un Maestro e si osserva la castità. Nei successivi venticinque anni, si entra nello stadio famigliare in cui si assolvono i compiti domestici e si partecipa attivamente al benessere economico della società. Il quarto stadio (a 60 anni) prevede il ritiro nella foresta, un ritiro parziale dalla vita del mondo, in cui si approfondiscono le Scritture e si intensificano le pratiche ascetiche e meditative. Il quarto stadio (oltre gli 80 anni) è la totale rinuncia al mondo, è la via del monaco.

I testi dicono che noi veniamo dal mondo materiale, poi nel processo si passa al mondo vegetale dove possiamo vedere la presenza di coscienza anche nelle piante (ad esempio il girasole che si rivolge al sole, la pianta verso la luce, ecc) poi la consapevolezza aumenta e si passa al mondo animale, poi all'essere umano, da dove inizia il percorso di purificazione. Il percorso spirituale è un percorso di consapevolezza, ritrovare la consapevolezza della nostra natura divina.  Krishna, sempre nella Giata,  dice a Arjuna: "la nostra vita è il frutto delle nostre innumerevoli vite  delle precedenti".

Vedi testo: Molte vite, un'anima sola. Il potere di guarigione delle vite future e la terapia della progressione ; Autore, Brian L. Weiss ;

Vedi link:   https://www.induismo.it/induismo-cosa/

venerdì 13 dicembre 2024

U.N. - meditation day

Il 6 dicembre 2024, l'Assemblea generale delle Nazioni Unite ha fatto al mondo un “regalo di meditazione” adottando una risoluzione che dichiara il 21 dicembre “Giornata mondiale della meditazione”.    Riconoscendo che la meditazione può contribuire alla salute e al benessere.

Riconoscendo inoltre che una più ampia diffusione delle informazioni sui benefici della meditazione sarebbe benefica per la salute e il benessere delle persone in tutto il mondo.


Link al testo della risoluzione

Yoga e meditazione in biblioteca

Nella prospettiva dell’Agenda 2030 le biblioteche hanno un ruolo chiave nel Sistema del Benessere, in qualità di infrastrutture culturale di prossimità, rappresentando un “punto di riferimento” fondamentale per la crescità culturale delle persone che le frequentano. Lo yoga, che racchiude pratiche meditative, ricerca una serenità fisica e spirituale, inserendosi quindi a sua volta in quelle pratiche volte alla ricerca di benessere.
 
La proposta della Biblioteca Vaccheria Nardi va proprio in questa direzione: durante il quarto incontro della rassegna Percorsi di ricerca spirituale  giovedì 12 dicembre alle ore 17.30 sarà presentato il libro Helena Petrovna Blavatsky e la teosofia. Una sintesi del suo pensiero di Roberto Fantini, Efesto 2024, con intervento dell'autore.
 
E ancora, alla Biblioteca Laurentina  lunedì 16 dicembre alle ore 10.30 si svolgerà l’ultimo incontro con lezione di yoga tradizionale condotto da Cesare Maramici, nell'ambito della rassegna  Yoga tradizionale.
L'attività è gratuita e si consiglia la prenotazione: per info e contatti chiamare lo 06/45460760 o scrivere a laurentina@bibliotechediroma.it 

Incontri e corsi:   https://www.bibliotechediroma.it/opac/news/yoga-e-meditazione-in-biblioteca/36133


 

venerdì 6 dicembre 2024

L'amore dimenticato

Il film L'amore dimenticato è del regista Michal Gazda.    E' ditribuito sulla piattaforma NetFlix a partire dal settembre 2023

Il professor Rafał Wilczur, uno stimato chirurgo nella Polonia degli anni '20, viene abbandonato dalla moglie, che porta via con sè la loro figlioletta Marysia. Nel tentativo di rintracciare i loro movimenti, l'uomo finisce in un losco quartiere dove viene aggredito e selvaggiamente picchiato.

Scomparso, viene dato per morto suicida, quando in realtà, in conseguenza del trauma cranico, ha avuto un'amnesia, che lo ha condotto, attraverso un vagabondaggio senza meta, a stabilirsi quindici anni dopo in un villaggio dove lavora come mugnaio. Con la nuova identità di Antoni Kosiba, il professore inizia a curare gli abitanti del luogo dove, restata sola al mondo, si è stabilita anche la giovane figlia Marysia che lavora come cameriera in una locanda ebraica per potersi pagare gli studi universitari.

mercoledì 4 dicembre 2024

Camminare per la pace e la felicità

 Dal sito di Flip News - Articolo di Roberto Fantini      https://www.flipnews.org/index.php/life-styles/spirituality/item/4168-camminare-per-la-pace-e-la-felicita-l-insegnamento-di-thich-nhat-hanh.htm

Prendi la mia mano
Cammineremo.
Semplicemente cammineremo.
Ci godremo il camminare
Senza pensare di arrivare da nessuna parte.
Cammina serenamente.
Cammina gioiosamente.
La nostra è una camminata di pace.
E’ una camminata di felicità.   
            -   Thich Nhat Hanh

Innumerevoli sono i doni lasciateci dal pensiero e dall’insegnamento del Maestro Zen vietnamita Thich Nhat Hanh. Alla base di tutti, credo sia possibile individuare un fondamentale minimo comun denominatore:  la volontà di travasare, nell’alienata ed alienante vita quotidiana del mondo contemporaneo, i grandi tesori della spiritualità buddhista, in maniera semplificata e laicizzata, rendendoli, perciò, più facilmente comprensibili e condivisibili.

In questo modo, benché tutta la vera anima del suo pensiero sia indissolubilmente connessa con la migliore tradizione buddhista, è riuscito a proporci un’etica ed una prassi educativa di universale respiro, volte a superare la visione di noi stessi come enti separati dagli altri individui e dall’intera realtà, e riuscendo così a farsi comprendere ed amare anche da chi si riconosce in altre esperienze religiose, nonché da chi si dichiara agnostico o ateo.

Thich Nhat Hanh (Thay per i suoi seguaci ed amici) è conosciuto, in particolar modo, per le pratiche di meditazione introdotte e diffuse nel mondo occidentale, oggi adottate (anche se non sempre in maniera adeguata) da un numero sempre crescente di persone alla ricerca di un maggiore equilibrio interiore e di una maggiore armonia psicofisica.   

Il grande monaco vietnamita iniziò a proporre insegnamenti in Occidente già all’inizio degli anni Settanta: fondamentale risultò l’apparizione di un suo libro nel 1975, intitolato The Miracle of Mindfulness (pubblicato poi in Italia da Ubaldini-Astrolabio, con il titolo di Il miracolo della presenza mentale), nel quale venivano presentate nuove pratiche meditative da lui sviluppate. Fra di esse, una che è stata accolta con favore da molti occidentali avvicinatisi al suo pensiero è la Meditazione camminata.
“Questa particolare modalità meditativa (forse la pratica che meglio incarna l’intima poesia e la delicata mitezza dell’animo dello straordinario maestro zen) è nata dalla constatazione che, nella nostra vita quotidiana, siamo prevalentemente dominati dall’”abitudine di correre”: “Ricerchiamo la pace, il successo, l’amore – sempre di corsa – e i nostri passi sono uno dei mezzi con i quali scappiamo dal momento presente.

Ma la vita e la pace sono disponibili soltanto nel momento presente.
Per quelli come noi – ci spiega Thay – che hanno l’abitudine di correre sempre, fare un passo smettendo di correre è una rivoluzione.” E la pace diventa disponibile se saremo in grado di entrare in contatto con la Terra, toccandola con i piedi “con molta dolcezza e felicità”, riuscendo ad immergerci a fondo nel qui e ora.
La meditazione camminata (da praticare non soltanto nei parchi e in luoghi isolati, ma anche nel trambusto delle grandi città, in casa, al lavoro, ecc.) è proposta come una vera forma di “resistenza” nei confronti di un intero sistema di vita collettiva imperniato sul correre frenetico e alienante in vista di innumerevoli obiettivi fuori e lontani da noi. Come un modo per “recuperare la nostra sovranità su noi stessi, rivendicare la nostra libertà e camminare sulla Terra da persone libere.”

Ogni nostro passo (compiuto da soli o con altri meditanti) può trasformarsi, quindi, in un atto di resistenza, anzi in un atto di vera liberazione: si cammina  per camminare, non per arrivare, per “godere di camminare”, per godere del fatto che ogni passo ci avvicina sempre più alla nostra vera casa, quella del qui e ora. Ognuno di noi, camminando su questa Terra, in “consapevolezza, concentrazione e visione profonda”, è in grado di compiere uno straordinario “miracolo”, quello di “diventare pienamente vivo e rendere possibili la gioia e la felicità” ”  *

In questa prospettiva, nella mattinata di sabato scorso 30 novembre, nel cuore di Villa Borghese (Roma)    si è svolta una Meditazione Camminata Internazionale sul tema “Entrare in contatto con la semplicità”, a cui hanno aderito diverse decine di persone, in contatto spirituale con innumerevoli altri partecipanti presenti in almeno altre 56 città di altri 21 Paesi, da Amsterdam a Bogotà, da Parigi a Vienna e Phnom Phen.**

In questo tipo di esperienze, ogni passo è destinato a trasformarsi in un vero e proprio liberatorio atto di ribellione e noncollaborazione nei confronti di un sistema reificante e mercificante che ci rapina del nostro tempo, della nostra capacità di empatizzare con il nostro prossimo e con le infinite manifestazioni della Vita.

Indubbiamente efficace per illustrare lo spirito che pervade simili iniziative è la poesia del nostro monaco intitolata “Contemplazioni sulla semplicità”.

Che io possa rendermi conto che nella mia vita ci sono già condizioni più che sufficienti per essere felice.
Che io possa paragonarmi meno agli altri e trovare la mia misura.
Che io possa semplicemente camminare, lasciando che preoccupazioni e paure si calmino.
Che io possa imparare a lasciar andare le mie richieste e aspettative.
Che io possa entrare in contatto con la gioia e la libertà di una vita semplice scelta da me stesso.
Che io possa lasciare andare le cose inutili e liberarmi dal bagaglio interiore.
Che io possa sperimentare la gioia di dare senza aspettative.
Che io possa dimorare semplicemente e felicemente nel momento presente, notando che non c’è nulla che io debba fare.
Che io possa invitare le persone che raramente sono soddisfatte a unirsi a me nello spirito durante la camminata.
Che tutti gli esseri siano felici
.

Note:  *Roberto Fantini e Cesare Maramici, THICH NHAT HANH UN SENTIERO TRA LE STELLE, Edizioni Efesto, Roma 2024, pp. 34-5.

**Le meditazioni camminate internazionali sono organizzate da sangha e gruppi Wake Up nella tradizione di Thich Nhat Hanh, dall’Ordine dell’Interessere e da gruppi locali del Network for Mindful Business, spesso in collaborazione con altri gruppi locali che amano la meditazione camminata e sono ispirati dal tema.

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ci...