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venerdì 3 maggio 2024

Riassunti dei libri che ho scritto su yoga e meditazione

 Riassunti degli ultimi libri che ho scritto su yoga e meditazione:

- https://maramici.blogspot.com/2024/03/riassunto-del-libro-thich-nhat-hanh-un.html

- https://maramici.blogspot.com/2023/11/riassunto-del-libro-i-mille-volti-della.html

- https://maramici.blogspot.com/2023/11/riassunto-del-libro-lo-yoga-spiegato.html

- https://maramici.blogspot.com/2022/07/esperienze-di-meditazione-roberto.html

https://www.edizioniefesto.it/component/abook/author/102-cesare-maramici

Tipi di meditazione

La meditazione come pratica spirituale è una pratica millenaria, di origini induista - buddhista, cristiana, mussulmana, ebraica. Prima era praticata in ambienti segreti come monasteri, poi a partire dagli anni 60,  la meditazione trascendentale ha cominciato a diffondersi presso il largo pubblico, praticata anche dai Beatles presso l'ashram indiano di Maharishi Mahesh Yogi.


Nel 1975, Thich Nhat Hanh pubblica il libro Il miracolo della presenza mentale. Come ebbe a dire Jon Kabat-Zinn (biologo e scrittore statunitense, professore emerito di medicina, e appassionato di yoga, zen e pratiche meditative), è stato “il primo libro che abbia portato all’attenzione di un ampio pubblico di lettori l’argomento della consapevolezza. Ha aperto nuovi orizzonti nella scena della meditazione della fine degli anni Settanta e dei primi anni Ottanta, portando la pratica fuori dalla sala di meditazione e mostrando in che modo la consapevolezza potesse trovare applicazione nella vita di tutti i giorni”.

Alla fine degli anni '90 Jon-Kabat-Zinn,  facendo riferimento alla meditazione di consapevolezza di Thich Nhat Hanh, introduce un modo di meditare che poteva essere praticato senza convertirsi, senza fare una cerimonia di iniziazione o diventare discepolo di un guru.  Il programma MBSR creato e messo a punto da Jon Kabat-Zinn ha lo scopo di aiutare le persone a ridurre il dolore e lo stress attraverso un percorso strutturato, in cui si uniscono la tecnica mindfulness ad aspetti scientifici e psicoeducativi. Lo stesso ha fatto il psichiatra Christophe André in Francia.

La pratica meditativa continua e intensa trasforma il nostro corpo e la nostra mente, questo è stato dimostrato dagli esperimenti condotti da Matthieu Ricard (un monaco buddhista e grande meditante) e Richard Davidson, uno dei massimi specialisti nelle neuroscienze. Insieme hanno sperimentato e documentato come cambia la struttura del cervello quando siamo in meditazione e in contemplazione. 

 La meditazione regolare modifica la neuroplasticità del cervello, alcune parti del cervello aumentano di volume, si attivano, si restringono, come ad esempio l'amigdala. E' stato scientificamente provato anche l’effetto positivo della meditazione sui telomeri, che sono tappi di protezione alle estremità dei cromosomi che diventano più brevi ad ogni divisione cellulare.

Definizione di meditazione.  

Per i buddhisti:  La parola sanscrita per meditazione, “bhavana”, significa “coltivare” e la parola tibetana “gom” significa “familiarizzare”. Così, in un certo senso, la meditazione si riferisce all’allenamento della mente, coltivando qualità salutari, come la presenza attenta e l’amore altruistico, e in un altro modo si riferisce al diventare più familiare con il funzionamento della nostra mente e, infine, con la vera natura della mente, che è sia consapevole che priva di esistenza intrinseca. Si possono anche distinguere due tipi principali di meditazione: analitica e contemplativa. La prima si usa per esempio quando si de-costruisce la nozione di un “sé” indipendente, unitario e duraturo o quando si medita sull’impermanenza e l’interdipendenza di tutti i fenomeni (interessere di Thay) ; la seconda è quella di riposare nella natura ultima della mente, nell’unione di apparenza e vuoto.
Gli insegnamenti buddhisti e la meditazione buddhista hanno come obiettivo di dimostrare l'impermanenza, il non sé (o l’inconsistenza del sè) e arrivare al nirvana (eliminazione della sofferenza o dukkha). Qualsiasi insegnamento che non rechi questi tre sigilli non può essere considerato un insegnamento buddhista. Nulla ha un'esistenza separata o un sé separato. Ogni cosa deve interagire con tutte le altre.

Nirvana significa estinzione, soprattutto estinzione delle idee - le idee di nascita e morte, esistenza e non esistenza, andare e venire, sé e altro, uno e molti. Tutte queste idee ci fanno soffrire. La meditazione buddhista, (vedi Thich Nhat Hanh) è comunque sempre socialmente impegnata, cerca di ridurre la sofferenza e le diseguaglianze nella società.

Nel buddhismo ci sono due tappe: quella del rilassamento o calma mentale (samatha), attraverso la quale si può accedere ad uno stato di visione profonda (vipassanā),  per entrare così in contatto con la vera realtà, senza mediazioni, e dunque comprenderla e accettarla per quello che è. Entrambe si basano sull’attenzione e sul controllo del respiro. All’inizio la mente osserva la respirazione o i movimenti del corpo, poi  diviene un tutt’uno con questi.

Per la Mindfulness:   La meditazione non è pensare con gli occhi chiusi o schiarirsi le idee. La meditazione è un allenamento per coltivare una visione calma e lucida del mondo e di se stessi. È un allenamento della mente per andare verso questo. La meditazione mindfulness segue un percorso che passa attraverso il momento presente: ci centriamo sulla nostra esperienza del momento, che osserviamo con distacco (respiro, corpo, suoni, pensieri); poi, da questo punto di ancoraggio nel presente e nella realtà, osserviamo il funzionamento della nostra mente, del nostro corpo e la nostra connessione con il mondo.   La mindfulness viene utilizzata negli ospedali per affrontare lo stress, la depressione, per affrontare meglio il dolore. Uno degli obiettivi della Mindfulness è riuscire a stare meglio con se stessi.

I tre punti che spiegano il successo della meditazione di piena coscienza (o mindfulness) sono:   le tecniche sono state laicizzate, (propongono un modo diverso di quello di essere in un monastero, con la relativa visione del mondo filosofica o religiosa);  le tecniche sono state semplificate e codificate, (eliminati gli aspetti esoterici, iniziazione, ecc,);  sono state validate dalla ricerca scientifica con l'obiettivo di integrarle nella nostra società Occidentale.
Cotituiscono una porta di entrata alla meditazione che potrà poi essere approfondita. Oggi, nella società occidentale, la meditazione è stata integrata alle cure mediche, introdotta nelle scuole, nelle carceri, nelle aziende.  La  pratica della meditazione porta ad una stabilizzazione emozionale,  ed ha un impatto favorevole sulla salute.

Per lo Yoga :  La meditazione è, tra l’altro, l’importante opportunità di incontrare la propria realtà non fisica, il proprio Sé, e non è, quello che a volte si pensa, una forma di suggestione. La meditazione porta con sé grandi possibilità di trasformazione ed opera sul piano dell’intuizione, della percezione, della presenza.   Ci permette di entrare in contatto con la nostra parte non fisica e di tornare a vedere che i nostri strumenti non sono solo i sensi, ma anche la coscienza. Ci aiuta a conoscere e quindi imparare a gestire la realtà senziente della nostra costituzione; gestire le molteplici impressioni immagazzinate a vari livelli nel conscio, subconscio e inconscio, durante tutta la nostra esistenza, a volte causa di problemi e instabilità mentale; favorisce, altresì, la salute psicofisica aiutandoci a mantenere un costante contatto con il nostro Sé; ci insegna ad essere spettatori dis-identificati della nostra esistenza e come pratica conseguenza ad essere riflessivi, calmi e positivi.
 Ciò che l’orientale intende conseguire con le sue pratiche interiori è sicuramente volto in altre direzioni: sperimentare il mentale nel tentativo di superarlo e giungere a stadi “sovraordinari” di contemplazione che coincidano con stati di coscienza diversi da quelli comuni, nei quali l’uomo si identifica con il contenuto della sua mente.
"La parola meditare è spesso usata impropriamente; per l'occidentale meditare si riferisce a mens, al mentale e alla sua attività. Invece, per l'orientale, la pratica è rivolta in altre dimensioni, per superare il mentale, per arrivare a stati superiori di coscienza e contemplazione, degli stati di coscienza diversi dal comune per entrare in contatto con la parte più spirituale dell'essere, al nostro vero Sé. L'uomo vive identificato con i contenuti della mente, creati soprattutto dalle emozioni, è un'esperienza ricolorata dal mentale, si producono così immagini distorte scambiate per realtà e ci si allontana dalla visione oggettiva".        Per prima cosa occorre suddividere le meditazione in due tipi: di suggestione e di conoscenza, sono di suggestione la maggior parte delle meditazioni praticate in Occidente e non sono il linea con la meditazione orientale. Queste meditazioni guidate e accompagnate da suoni sono considerate propedeutiche, favoriscono le condizioni, per eventualmente andare oltre e possono aiutare a far sorgere le qualità necessarie per la meditazione di conoscenza. In questa meditazione il meditante è solo, nemmeno con un maestro. I sensi sono totalmente annichiliti, e si utilizza l'unico strumento idoneo che è la coscienza, per andare a conoscere quella realtà che il nostro vero Sè.  Occorre diventare spettatori del corpo, del respiro, delle emozioni,  e acquisire consapevolezza dei pensieri e del contenuto della mente.
Lo yoga è anche cercare un contatto con il Divino, è Isvara (o Ishvara) pranidhana, abbandonarsi al Divino, sentirsi parte di un Tutto, di qualcosa di più grande.  Isvara Pranidhana è l'ultimo dei Niyama descritti da Patanjali e significa abbandono, resa al divino. Si deve riconoscere la nostra parte divina e applicare questo principio nella vita.

venerdì 29 marzo 2024

Riassunto del libro Thich Nhat Hanh. Un sentiero tra le stelle

Estratto del libro Thich Nhat Hanh. Un sentiero tra le stelle. Autori: Roberto Fantini e Cesare Maramici.

Il monaco zen vietnamita Thich Nath Hanh (1926 - 2022), uno dei maggiori esponenti del pensiero buddhista contemporaneo, rappresenta uno di quei rari straordinari Maestri di Saggezza capaci di illuminare, con il proprio insegnamento e con il proprio impegno di vita, un’intera epoca, seminando un messaggio di Amore, Gioia e Compassione, rivolto a credenti e non credenti, in vista di un mondo rifondato sui valori della Consapevolezza, del Dialogo, della Nonviolenza e della Pace. Nel periodo presente, così denso di incognite oltremodo inquietanti e angoscianti, entrare in contatto con il messaggio di questo grande mistico potrà certamente costituire un messaggio di speranza. Con questo libro, seppur in maniera sintetica ed essenziale, si è tentato di presentare la ricchezza filosofica e la forte valenza pedagogica e terapeutica del suo pensiero.

Tra la fine del 1946 e il 1954, Thich Nhat Hanh assistette alla tragedia della guerra d’Indocina, poi divenuta, con l’intervento statunitense, guerra del Vietnam negli anni '60. Thich Nhat Hanh ha presto concepito una forma di buddhismo impegnato che potesse rispondere concretamente alle esigenze della società, dando vita al movimento di resistenza nonviolenta dei "Piccoli Corpi di Pace": gruppi di laici e monaci che si prodigavano per ricostruire i villaggi bombardati e tutto ciò che era stato distrutto dalla guerra. 

Si reca negli Stati Uniti e in Europa per sostenere la causa della pace e per chiedere la fine delle ostilità in Vietnam. E’ durante questo viaggio che incontra Martin Luther King, che, nel 1967, lo propone  come candidato al Premio Nobel per la Pace, definendolo “un apostolo della pace e della non violenza” e sostenendo che “le sue idee per la pace, se applicate, costruirebbero un monumento all’ecumenismo, alla fratellanza mondiale, all’umanità”.  

Nel 1975, Thay pubblica il libro Il miracolo della presenza mentale. Come ebbe a dire Jon Kabat-Zinn, è stato “il primo libro che abbia portato all’attenzione di un ampio pubblico di lettori l’argomento della consapevolezza. Ha aperto nuovi orizzonti nella scena della meditazione della fine degli anni Settanta e dei primi anni Ottanta, portando la pratica fuori dalla sala di meditazione e mostrando in che modo la consapevolezza potesse trovare applicazione nella vita di tutti i giorni”. 

Nello stesso anno (1975), fonda la Comunità Sweet Potato (“Patata dolce”), vicino a Parigi, che, nel 1982, viene trasferita in una proprietà molto più ampia, il Plum Village (vicino a Bordeaux in Dordogna). Nel 2008, fonda Wake Up (“Svegliati!”), un movimento mondiale seguito da migliaia di giovani che si impegnano in pratiche di vita consapevole, e  lancia a livello internazionale un programma di formazione per insegnanti, le Wake Up Schools.  All'età di 80 anni dichiara: “Nel buddhismo vediamo che l’insegnamento si compie non solo parlando, ma anche vivendo la propria vita. La tua vita è ciò che insegni, è il messaggio che trasmetti”

In seguito all’ictus subito nel 2014, smette l'insegnamento diretto, anche se come lui stesso dice "Anche con l'esempio si può insegnare".  Oltre centomila praticanti hanno ricevuto i “Cinque Addestramenti alla Consapevolezza” al Plum Village.  

La pratica della consapevolezza è un “importante agente di trasformazione e di guarigione”, che può consentirci di smettere di essere vittime della distrazione, interrompendo di cercare “la felicità in qualche altro posto, ignorando e distruggendo i preziosi elementi di felicità che sono già presenti dentro di noi e intorno a noi.” La consapevolezza ci permette di cessare di innaffiare i “semi di infelicità” presenti in noi, spingendoci ad innaffiare, invece, con premurosa cura, “i semi della pace, della gioia e della felicità.

 Thich Nhat Hanh è noto per essere il padre della meditazione consapevole o  mindfulness, il suo insegnamento, pur restando pienamente inserito nel flusso della tradizione zen,  è volto a ridurre al minimo il formalismo rituale, favorendone, in tal modo, la comprensione da parte degli occidentali. Invece di usare i koan - interrogativi enigmatici che i maestri sottopongono ai loro studenti per stimolarne il risveglio – Thich Nhat Hanh ricorre alle metafore. Non cerca di fare proselitismo; chiunque ha la possibilità di assistere agli insegnamenti e chiunque è benvenuto nel "Sangha", la comunità dei praticanti.

The Miracle of Mindfulness, pubblicato nel 1975 (poi tradotto in italiano con il titolo Il miracolo della presenza mentale), presentava nuove pratiche meditative da lui sviluppate.  La “meditazione non deve essere intesa come evasione, ma come un incontro sereno con la realtà”, un modo di scoprire come vivere pienamente il momento presente: "Non lasciare che la mente divaghi nei ricordi del passato o nelle aspettative del futuro".

Tra gli insegnamenti chiave di Thich Nhat Hanh troviamo la consapevolezza del respiro e la camminata meditativa. Camminare in meditazione significa essere consapevoli ad ogni passo del contatto dei nostri piedi con il terreno e sincronizzare i passi al ritmo del nostro respiro: “Percependo la Terra come un bodhisattva cammineremo sul pianeta con lo stesso rispetto che avremmo nel camminare in un edificio di culto o in qualsiasi spazio sacro.”   

Punto chiave del suo insegnamento è la compassione che si estende anche alla natura e a tutto ciò che ci circonda, incoraggiandoci a coltivare "l'interessere", un ben preciso senso di interconnessione con tutto l'universo.  Thay ci invita a vedere come siamo tutti interconnessi e come le nostre azioni influenzino continuamente il mondo intorno a noi.  E’  fortemente orientato al non dualismo, e si propone di superare quella visione di noi stessi come entità separate dalle altre persone e dal resto della realtà che è fonte di enorme sofferenza, sia individuale che collettiva. Tutti i fenomeni dell’intero universo saranno quindi da osservare e da intendere alla luce dell’interdipendenza: “Niente può esistere di per sé.”

Il maestro vietnamita puntualizza che il meditante non dovrebbe mai  limitarsi a praticare soltanto per veder sorgere nella propria mente i cosiddetti “Quattro incommensurabili stati mentali” (amore, compassione, gioia ed equanimità), ma anche per far sì che essi penetrino nel mondo, per mezzo di parole e azioni.  Un altro punto cardine del suo insegnamento è che la pace interiore e la felicità sono disponibili solo nel presente. Una delle sue frasi più note è : "La presenza mentale aiuta a vivere in profondità ogni momento della vita".  Siamo chiamati a trasformare il momento presente nel “momento più meraviglioso” e possiamo riuscirci a condizione di imparare a fermare la nostra sciocca corsa verso il futuro e smettendo di torturarci per il passato.  E lo sviluppo della consapevolezza in quanto “nostra luce interiore” sarà facilitato dalla pratica della meditazione. Il nirvana - ci dice - è la liberazione da tutte le idee e le opinioni: “Quando entri in contatto con la realtà non hai più opinioni. Hai la saggezza”.  

Secondo Thich Nhat Hanh, la mindfulness buddhista è sempre socialmente impegnata, concentrata sul rimedio alle cause della sofferenza e dell'oppressione del mondo. E poiché i suoi obiettivi sono alleviare la sofferenza collettiva attraverso la riduzione dell'avidità, dell'odio e dell'illusione, la mindfulness buddhista può servire come pratica di sostegno per un sistema sociale più inclusivo e come forza profetica per sfidare le iniquità strutturali ed economiche che hanno schiavizzato gli oppressi, i poveri e gli affamati.  

Thich Nath Hanh è stato un maestro di eticità e il suo insegnamento è caratterizzato da:              

  • impegno sociale; 
  • comunicazione accessibile; 
  • geniale quanto coraggiosa capacità di mettere determinate tecniche meditative (adeguatamente semplificate ed essenzializzate, ma mai banalizzate o mercificate) a disposizione delle donne e degli uomini occidentali;
  • forte interesse pedagogico;
  • grande sforzo divulgativo;
  • straordinaria capacità di applicare gli antichi insegnamenti alle particolari problematiche del mondo contemporaneo.    
  • sincera disponibilità al dialogo inter-religioso;

In piena sintonia con il pensiero teosofico e con quello gandhiano, quindi, sostiene che nessuna singola tradizione religiosa  può ritenersi depositaria del monopolio dell’intera verità. “Dobbiamo cogliere - dice - i valori migliori delle diverse tradizioni e lavorare insieme per rimuovere le tensioni fra le tradizioni stesse: solo così potremo offrire un’opportunità alla pace. 

Altro tema particolarmente a cuore di Thich Nhat Hanh è l'ambiente e l'ecologia. Thay, con la sua Lettera d’amore alla Madre Terra, dopo avere espresso più volte commozione di fronte alla grande armonia del cosmo, denuncia l’operato dell’essere umano che sta creando squilibri, inquinando l’atmosfera, e gli oceani, invitandoci tutti a ritrovare il nostro vero ruolo che è quello di proteggere la Madre Terra. 

Thich Nhat Hanh affronta anche il rapporto tra dolore e sofferenza. Il dolore può anche essere inevitabile, ma il fatto di soffrire o meno dipende da noi. Soffrire è una scelta, noi scegliamo se soffrire o meno. Nascita, vecchiaia e malattia sono naturali. È possibile non soffrire a causa loro, ma soltanto se siamo in grado di accettarle come parte della vita. Possiamo sempre scegliere di non soffrire, benché vi siano dolore o malattia. La vita e la nostra particolare situazione dipendono dal nostro modo di guardare.

Attraverso la meditazione – puntualizza Thich Nath Hanh – potremmo arrivare alla conoscenza di un’unica cosa: "che nascita e morte non ci riguardano mai e in nessun modo.”  Se riuscissimo a osservare attentamente i grandiosi processi cosmici, non dovrebbe risultare difficile superare la paura della morte.  “La nostra vera casa è nel qui e ora. Il passato se n’è andato e il futuro non è ancora arrivato". 

Thich Nhat Hanh è autore di circa 130 libri, di cui una settantina tradotti in italiano, che vanno dai manuali classici sulla meditazione, la consapevolezza e il buddhismo impegnato, poesie, racconti per bambini e commenti su antichi testi buddhisti, frutto di una vita di insegnamento, di studio, di creatività e di realizzazioni spirituali.

Scrittore poliedrico, Thich Nhat Hanh ha affrontato svariate tematiche come l'Etica, le Relazioni, l’Ecologia, esplorando anche i possibili punti d’incontro tra le grandi tradizioni del buddhismo e del cristianesimo.

Con questo libro, seppur in maniera sintetica ed essenziale,  si è tentato di presentare la ricchezza filosofica e la forte valenza pedagogica e terapeutica del suo pensiero.

Il libro si può trovare al seguente link: https://www.edizioniefesto.it/collane/lumen/774-thich-nath-hanh-un-sentiero-tra-le-stelle 

Filmati su Thay:    https://www.youtube.com/watch?v=IZkjX_c4hm4

 https://www.youtube.com/watch?v=SNRvtJ6nQhw  Buddhist Chant Namo Avalokiteshvara a Plum Village

https://www.youtube.com/watch?v=t5Ka2RS0UC4  https://www.youtube.com/watch?v=eiaxqGsyld8

giovedì 29 febbraio 2024

Diventare la versione migliore di noi stessi - 10 guru e 10 utili applicazioni per migliorare la propria vita

Negli ultimi 25 anni il settore del self-help, letteralmente auto aiuto, ha attirato un forte interesse e adattato la propria offerta al sentire contemporaneo. Oggi siamo portati a vedere noi stessi in relazione a chi viene da un paese diverso dal nostro, a chi è meno fortunato di noi e al nostro pianeta in pericolo. Questa consapevolezza collettiva offre vantaggi personali che cambiano radicalmente la nostra vita. Basta leggere un libro, provare una nuova app, ascoltare una conferenza TED oppure partecipare a un workshop sul benessere per convincersi che il cambiamento è possibile, un passo alla volta. 

Mentre proviamo a diventare la versione migliore di noi stessi, scopriamo concetti come mindfulness, gratitudine, salute, creatività, disseminati in un percorso che sembra portare a un futuro migliore. La speranza è quella di vivere, in un mondo più connesso e compassionevole, che abbia superato gli ostacoli geopolitici di oggi.  Abbiamo selezionato 10 guru e 10 utili app per migliorare la propria vita.

I guru.  Ecco 10 nomi da tenere a mente:

-Thich Nhat Hanh. Stimato maestro zen e pacifista, il monaco vietnamita Thich Nhat Hanh ha viaggiato per il mondo, organizzando conferenze e ritiri. “A volte la felicità porta il sorriso, ma a volte è il sorriso a portare la felicità.”

- Matthieu Ricard. Soprannominato “l'uomo più felice del mondo”, questo brillante ex biologo molecolare è un monaco buddista francese che insegna come controllare il proprio mondo interiore per essere felici e realizzarsi. “La felicità è l'obiettivo primario delle nostre aspirazioni e può avere diversi nomi: realizzazione, profonda soddisfazione, serenità, appagamento, saggezza, fortuna, gioia o pace interiore; e diversi mezzi: creatività, giustizia, altruismo, lotta, conclusione di un progetto o di un'opera.”

- Eckhart Tolle. Oprah Winfrey dice di avere sul comodino il libro del maestro spirituale tedesco Eckhart Tolle. La sua opera si concentra sulla trasformazione della consapevolezza. “Che sollievo rendersi conto che il “discorso interno” non rappresenta chi sono veramente. E allora chi sono? Sono colui che riesce a rendersene conto.”

-Don Miguel Ruiz. Dopo un grave incidente d'auto, Don Miguel abbandona la carriera medica per trovare il senso più profondo dell'umanità, unendo mitologia messicana a concetti moderni.  “Ogni uomo è un artista. Il sogno della vita di ognuno è creare arte meravigliosa.”

-Brené Brown. Sociologa americana, Brené Brown ha pubblicato cinque bestseller ispirati ai suoi studi sui temi del coraggio, della vulnerabilità, della vergogna e dell'empatia arrivati al primo posto della classifica del New York Times.  “Essere orgogliosi della propria storia e al contempo volersi bene è la decisione più coraggiosa da prendere.”

- Tim Ferriss. Guru della produttività made in Silicon Valley, protagonista di un podcast e autore del bestseller 4 ore alla settimana, Tim Ferriss mette al primo posto la calma anziché il lavoro frenetico. Per gestire al meglio il tempo, Ferriss consiglia di eliminare il sovraccarico di informazioni semplicemente bloccandole.  “Se si lavora solo quando si è più efficienti, la vita diventa più produttiva e al tempo stesso più piacevole.”

- Marie Kondo. Regina delle cleanfluencer, Marie Kondo ha sviluppato il metodo KonMari, che suggerisce di valutare ogni oggetto in base alla “scintilla di felicità” che suscita. Se manca la scintilla, meglio eliminare l'oggetto. Il metodo promette una mente più libera e lucida. “Riordinare lo spazio fisico è un modo per prendersi cura del proprio spazio mentale.”

- Charles Duhigg. È importante capire come nascono le abitudini, afferma l'autore di Il potere delle abitudini. Come si formano, quanto ci condizionano, come cambiarle. Solo dopo è possibile modificarle, alterare la propria routine e le proprie ricompense e raccogliere i frutti del cambiamento. “Quando ci si rende conto che è possibile cambiare le proprie abitudini, si è liberi – e responsabili – di crearne di nuove. Quando ci si rende conto che è possibile ricostruire le proprie abitudini, diventa semplice mettersi a lavoro per modificarle.”

- Karen Armstrong. Se la chiave di un pianeta più solidale e un futuro migliore è volersi bene, basta imparare a essere più compassionevoli. Con la Carta della compassione, Karen Armstrong, saggista ed ex suora cattolica, ci spiega come raggiungere l'obiettivo. “La compassione è una competenza pratica che si impara, come la danza. Bisogna esercitarla con diligenza, giorno dopo giorno.”

- Marianne Williamson. Tra i saggi di Marianne Williamson sulla ricerca spirituale, quattro bestseller arrivati al primo posto della classifica del New York Times. Attivista – si batte, ad esempio, per i pazienti sieropositivi e malati di AIDS –, l'autrice è anche uno dei candidati alla presidenza degli Stati Uniti. “Nasciamo con la capacità di amare. Il mondo ci insegna la paura.”

____________   Migliorarsi diventa più facile grazie alla tecnologia digitale e ai consigli quotidiani delle app dedicate. Eccone 10: dall'analisi del sonno alle lezioni di storia dell'arte.

- Headspace. Attraverso la meditazione guidata, Headspace inizia l'utente al mondo della mindfulness e dei suoi benefici con argomenti specifici come il sonno e la gestione della rabbia. 

- Happify. Con Happify è possibile esercitarsi al pensiero positivo attraverso brevi giochi e attività.

- Habitica. Raggiungere gli obiettivi si trasforma in un'avventura: la lista delle cose da fare diventa un gioco e ogni impegno completato permette di sviluppare il proprio avatar. 

- Sleep Cycle. Sveglia intelligente che monitora il sonno e permette di svegliarsi all'orario perfetto per una giornata produttiva.

- Skillshare.  Ben sette milioni di utenti hanno già scaricato Skillshare per imparare nuove abilità – disegno, grafica, fotografia – attraverso un catalogo di 28.000 lezioni online.

- Forest. Più si resta concentrati sul lavoro, più l'albero virtuale cresce, aiutando l'utente a sfruttare ogni momento della giornata senza la distrazione del telefono.

-Charity Miles. Corsa o camminata, ogni miglio percorso serve a sostenere un'associazione benefica, motivando l'utente con un obiettivo che va oltre il tenersi in forma.

- DailyArt. DailyArt mostra ogni giorno un capolavoro e relative curiosità sul mondo dell'arte.

- Daylio. Con Daylio è possibile osservare e registrare il proprio stato d'animo in modo facile e senza scrivere nemmeno una parola.

-You Need A Budget. Con YNAB l'utente impara a risparmiare grazie a funzionalità di sincronizzazione con la banca, gestione del budget e assistenza personale.

venerdì 12 gennaio 2024

La mindfulness entra a scuola a Macerata

Le classi della secondaria Convitto Nazionale Leopardi di Macerata sono coinvolte in un progetto-pilota pioneristico nel suo genere, il “Mindful Teaching”, frutto della partnership con l’Università di Macerata. Si tratta di un iter formativo innovativo che coinvolge da una parte la psicologa e docente universitaria Anna Maria Mariani e dall’altra alunni, alunne, educatori e docenti.

Il percorso formativo, innovativo nel suo genere, si ispira alla Mindfulness, pratica meditativa incentrata sul respiro e sulla consapevolezza del momento presente, sviluppata da Thich Nhat Hanh e ripresa poi da Jon Kabat-Zinn negli USA e da Christophe André in Francia. Alunni, educatori e docenti hanno vissuto con entusiasmo e curiosità l’esperienza, ricavandone preziosissimi spunti di riflessione sui valori civici del prendersi cura di sé e degli altri, anche nell’ottica più ampia dell’Agenda 2030 e dei suoi  Global Goals. Il percorso sperimentale è iniziato nell’ottobre scorso per docenti ed educatori ed introdotto con successo in aula  nel mese di dicembre.

Documenti: 
  • Reportage dell'esperienza vissuta a scuola:  https://view.genial.ly/6596f84630a744001408ab98/dossier-dossier-rivista
  •  Estratto del testo Erickson di S. Dal Zovo dedicato alla Mindfulness a scuola, 2020    https://drive.google.com/file/d/1sH7qVx3sLjn7Kr-ucrsnI64WUuh0I5At/view
  • Articolo: https://junior.cronachemaceratesi.it/2024/01/11/meditazione-e-termometro-delle-emozioni-la-mindfulness-entra-a-scuola-al-convitto-ci-si-allena-al-qui-e-ora/80014/#

Insegnanti felici cambiano il mondo. - Thich Nhat Hanh

Se noi insegnanti non siamo felici, se non lo sono i nostri colleghi, come possiamo aspettarci che lo siano i nostri studenti?”. 

Come praticare la consapevolezza a scuola?  In un bellissimo libro del 2017,  Insegnanti felici cambiano il mondo. Una guida per coltivare la consapevolezza nell’educazione, insieme a Katherine Weare,  Thich Nhat Hanh ha raccolto un’ampia rosa di possibili insegnamenti su come praticare la consapevolezza a scuola, a tutti i livelli di istruzione, e nel processo educativo in generale.


Per poter insegnare e aiutare i propri studenti ad affrontare la vita, un insegnante dovrebbe essere felice, essere in sintonia con se stesso e con gli altri. Tesi centrale dell’opera, pertanto, è che essere felici è qualcosa che si può apprendere. Le pratiche di consapevolezza, infatti, possono aiutare gli educatori e i loro studenti ad acquisire capacità di ridurre le proprie tensioni e a sviluppare fiducia, compassione, concentrazione e gioia, sul piano sia personale che collettivo, comprendendo che la gioia della vita si può trovare solo nel momento presente.
Per Thay, il primo passo di questo percorso di consapevolezza è quello di entrare in se stessi in profondità, entrare in contatto con le nostre percezioni e sofferenze, riconciliarsi con noi stessi, e produrre quell’energia capace di farci entrare in contatto con la vita, il mondo, il vivere qui e adesso.  
Se una persona non riesce a cambiare se stessa, è difficile che riesca ad aiutare gli altri. Solo comprendendo le nostre sofferenze possiamo comprendere quelle degli altri e aiutarli a soffrire meno. E’ questo che gli educatori dovrebbero insegnare alla nuove generazioni con l’obiettivo di trasformare, quindi, l’ambiente scolastico in una vera “comunità” attraverso delle sessioni di condivisione.
Se il giovane sente qualcuno che comprende la sua sofferenza, soffrirà meno”.
Anche in questo approccio pedagogico, il monaco zen   mette sempre al centro la comunità e l’”interessere”, nella convinzione che solo l’interagire con tutti gli elementi che costituiscono un determinato ambiente potrà portare alla felicità e a una trasformazione profonda: “Nulla può esistere indipendentemente dal resto. Ogni cosa deve fare affidamento su ogni cosa per esistere. La visione profonda dell’interessere ci aiuta a sbarazzarci dall’idea di un sé separato, e questo ci aiuta a eliminare i complessi che stanno alla base della sofferenza”.  
Ogni docente dovrebbe essere un costruttore di comunità, contribuendo a creare un ambiente idoneo a coltivare la presenza mentale nei rapporti con  colleghi e studenti, a crescere e ad esprimersi pienamente. La vita in comunità è il primo tassello per ottenere un’istituzione e un’intera società più etiche e più giuste.
Nel 2008, Thay ha avviato un vasto programma di formazione internazionale per insegnanti in Europa, Nord America e Asia al fine di diffondere la pratica della presenza mentale nell’ambito della formazione scolastica e universitaria. Insieme alla sua comunità di Plum Village, ha messo a punto una serie di pratiche creative di consapevolezza destinate a educatori e giovani studenti, con l’obiettivo di offrire una solida base morale per l’insegnamento.
Nel 2008, la comunità buddhista ha offerto al Presidente francese Sarkozy, sulla base delle esperienze fatte a Plum village, un modello di ‘etica applicata’ da introdurre nelle scuole per contrastare le rivolte urbane che scuotevano la Francia in quel periodo.
Nel 2011, queste pratiche, prive di connotazioni religiose  o confessionali, sono state ulteriormente migliorate e denominate Wake Up Schools e diffuse in tutto il mondo dagli allievi di Thich Nhat Hanh.
Il libro Insegnanti Felici contiene una raccolta di pratiche da proporre ad allievi e insegnanti, ed  esperienze reali, sul campo, vissute da insegnanti frequentanti il Plum village che avevano sperimentato la presenza mentale a scuola.
La strategia pedagogica proposta è quella del portare avanti pratiche di consapevolezza che possano permettere di coltivare appieno il nostro potenziale umano positivo (i semi buoni)  e di arrivare così a condurre una vita immensamente più appagante.  La felicità va coltivata e le pratiche di consapevolezza vanno messe al centro dell’insegnamento.  Tali “pratiche di consapevolezza” sono state poi riprese dalla Mindfulness,  diventando un fenomeno popolare.
Ricerche scientifiche hanno attestato l’efficacia  della meditazione di consapevolezza se praticata con costanza e gradualità, nel ridurre negli insegnanti stress, depressione e rabbia.
Altre ricerche hanno confermato la neuroplasticità del cervello, ossia la capacità di cambiare configurazione durante la vita a seguito di pratiche meditative. 

Qui trovi una sintesi del libro: https://books.google.it/books/about/Insegnanti_felici_cambiano_il_mondo.html?hl=it&id=YP_YDwAAQBAJ&redir_esc=y#v=onepage&q&f=false

sabato 16 dicembre 2023

Pratiche di consapevolezza proposte da Thich Nhat Hanh

Cerca di essere in piena coscienza 24 ore al giorno, e non soltanto durante l’ora che ti concedi per una meditazione formale o leggendo le scritture o recitando preghiere”.


L’originalità del pensiero di Thich Nhat Hanh è dovuta soprattutto alle molteplici tecniche di consapevolezza ampiamente sperimentate ed insegnate, alla cui base troviamo sempre “I Cinque Addestramenti alla Consapevolezza”.

1- La consapevolezza del respiro.   La base della consapevolezza mentale è il respiro. La principale pratica di consapevolezza è la respirazione. Il respiro è un oggetto facile da individuare: “Inspirando, so che sto inspirando, espirando, so che sto espirando. Inspirando, sono calmo, espirando, sorrido”. “Il respiro consapevole riporta la mente al corpo, permettendoci di radicarci nel qui e ora, pienamente presenti, per vivere ogni momento della giornata in profondità”.

Solo quando la mente e il corpo sono riuniti possiamo veramente entrare in contatto con le meraviglie dentro di noi e aprirci alla vera vita; solo la respirazione consapevole potrà portarci la felicità e farci vivere pienamente nel momento presente. Alcuni insegnanti frequentanti il Plum Village hanno messo a punto la pratica “dei cinque respiri” da fare con tutte le classi durante la riunione del mattino che consiste nel fare cinque respiri (Inspiro, pausa, espiro, pausa) in consapevolezza per prepararsi alle lezioni.

2- Il suono della campana.  Un’altra tecnica di consapevolezza messa a punto da Thay e dalla sua comunità e proposta in ambito didattico è quella del suono della campana. Un maestro di campana, dopo aver recitato una strofa risveglia la campana producendo un suono smorzato che preannuncia l’arrivo di un suono pieno. La classe o la comunità si ferma per tre lunghi respiri in attesa dell’arrivo del suono pieno. In questo intervallo i miliardi di cellule del nostro corpo si mettono contemporaneamente in ‘ascolto profondo’ che porta pace, distensione al corpo e al sentire.

4- Camminare in consapevolezza.  Oltre alla classica meditazione seduta Thay propone il camminare in consapevolezza, ossia il camminare solo per camminare. Resisti alla corsa, e cammini, “coinvolgi la mente intera e tutto il corpo in quel passo e cerca di arrivare nel qui e ora, al cento per cento. Poi, sulle labbra il sorriso della vittoria, fa’ un altro passo dicendo sono a casa, sono a casa. La mia casa è proprio qui nel momento presente.

5- Condivisione di pensieri. Altra tecnica importante per arrivare a una comunicazione autentica è la condivisione dei nostri pensieri, emozioni e stati d’animo in un cerchio di persone sedute. Ogni persona, a turno, può prendere la parola, esporre il suo stato d’animo, le sue preoccupazioni attuali con parole amorevoli e gli altri ascoltano con attenzione profonda, con il cuore aperto, senza giudicare. L’ascolto profondo e la parola amorevole aiutano a entrare in contatto con le sofferenze dell’altro, creare un clima di empatia tra i partecipanti e un senso di vera comunità. Poi quando il gruppo acquisisce familiarità e fiducia reciproca, si possono introdurre argomenti più personali e sensibili e fare una specie di brain storming sull’argomento proposto.  Il metodo tradizionalmente usato a Plum Village, da chi vuole prendere la parola è quello di fare un inchino unendo i palmi delle mani, l’inchino viene rifatto quando ha finito di parlare. Un altro metodo è usare il bastone della parola, può parlare solo chi ha in mano il bastone che circola tra i partecipanti.

5- Innaffiare i fiori. 
Un'altra pratica di consapevolezza è quella di ricominciare da capo, e serve a chiarire la propria mente per creare un nuovo inizio con noi stessi e nelle relazioni che abbiamo con gli altri. Si inizia, con innaffiare i fiori e consiste semplicemente nel mostrare apprezzamento per gli altri nella tua famiglia o nella tua comunità di lavoro. Le persone, quando si sentono pronte a parlare, prendono in mano il vaso di fiori freschi che simbolizza la freschezza delle loro parole. Durante l’innaffiamento dei fiori, chi parla riconosce, senza adulazione, le qualità sane e meravigliose degli altri. Ognuno ha dei punti forti che possono essere visti con consapevolezza. Nessuno può interrompere la persona che tiene i fiori. A ciascuno è concesso tutto il tempo necessario, e tutti gli altri praticano un ascolto profondo. Quando una persona ha finito di parlare, si alza e lentamente riporta il vaso al centro della stanza.”

Libri di riferimento:  Thich Nhat Hanh, The miracle of Mindfulness, 
Thich Nhat Hanh e Katherien Weare, Insegnanti felici cambiano il mondo.

venerdì 15 dicembre 2023

Il cuore del pensiero di Thich Nhat Hanh

Thich Nhat Hanh (1926-2022), Maestro di pace, è stato monaco zen vietnamita, poeta e pacifista, famoso in tutto il mondo per la saggezza e per le straordinarie doti intellettuali e morali. Martin Luther King lo definì “apostolo della pace e della nonviolenza” e lo propose per il Nobel per la pace. Per molti anni, Thich Nhat Hanh ha regolarmente viaggiato in America e in Europa, al fine di insegnare l’arte di “vivere consapevolmente”.    

Thich Nhat Hanh ci invita a vedere come siamo tutti interconnessi e come le nostre azioni influenzino continuamente il mondo intorno a noi. La pratica diventa, quindi, un atto collettivo, un contributo alla riduzione delle sofferenze nel mondo e la meditazione ci spinge verso una compassione che si estende a tutti gli esseri viventi. Questo modo di connettersi crea una rete di relazioni basate sulla compassione reciproca. Questa compassione si estende anche alla natura e a tutto ciò che ci circonda, incoraggiandoci a coltivare "l'interessere", un ben preciso senso di interconnessione con tutto l'universo.

Nel testo Il miracolo della presenza mentale, un vero manuale di meditazione, vengono presentati diversi metodi per meditare, precisando che “la meditazione non deve essere intesa come evasione, ma come un incontro sereno con la realtà”, un modo di scoprire come vivere pienamente il momento presente.

Uno degli insegnamenti chiave di Thich Nhat Hanh è la consapevolezza del respiro. Egli invita le persone a ritornare al loro respiro come mezzo per stabilizzare la mente e connettersi con la realtà presente. La respirazione consapevole diventa un punto focale che permette di ancorare la mente nell’adesso, offrendo un rifugio tranquillo, lontano dalle frenesie della vita quotidiana.

Un posto particolarmente rilevante, all’interno delle varie pratiche meditative, viene assegnato alla meditazione sulla “gentilezza amorevole”, una pratica che, partendo dal “conosci te stesso”, ci sospinge a coltivare la comprensione, l’amore e la compassione, prima per noi stessi e poi per gli altri. Occorre liberare la mente da “rabbia, preoccupazioni, paura e ansia” e a generare e coltivare “semi di pace, gioia e liberazione”, facendo sempre massima attenzione al rischio che lo svincolarsi dall’”attaccamento” possa produrre indifferenza.   In una conferenza, dopo l'attacco alle torri gemelle, disse: “Non è l’uomo il vero nemico dell’uomo. Il vero nemico è l’ignoranza, la discriminazione, la paura, l’avidità, e la violenza.” Secondo Thay, il Buddhismo  è in grado di offrirci “l’unico antidoto alla violenza, all’odio e alla rabbia” grazie alla pratica della compassione e della gentilezza amorevole, le quali “non possono nascere così per caso”, ma soltanto in seguito alla pratica del “guardare in profondità”.

Il maestro vietnamita puntualizza con ricorrente fermezza che il meditante non dovrebbe mai  limitarsi a praticare soltanto per veder sorgere nella propria mente i cosiddetti “Quattro incommensurabili stati mentali” (amore, compassione, gioia ed equanimità), ma anche per far sì che essi penetrino nel mondo, per mezzo di parole e azioni. Pratichiamo finché non vediamo gli effetti concreti del nostro amore sugli altri, finché non siamo in grado di offrire pace e felicità a tutti, anche a coloro che si sono comportati in modo tutt’altro che amabile verso di noi.

Respirate – ci dice – coscientemente mentre abbracciate, e abbracciate con tutto il corpo, l’anima e il cuore. (…) Abbracciandola e inspirando ed espirando per tre volte, fate sì che quella persona diventi reale, e anche voi diventate davvero reali.” L’abbraccio assume la valenza di un vero gesto di apertura verso l’altro, un gesto di dichiarazione del nostro concreto desiderio di voler comprendere l’altro e di volere la sua felicità.

Con Thay si affermò lo sviluppo del “buddhismo impegnato”, che vede i buddhisti non isolati nella foresta o in un eremo, ma attivi nella società, per alleviare dolore e paure. Secondo Thich Nhat Hanh, infatti, la mindfulness buddhista è sempre socialmente impegnata, concentrata sul rimedio alle cause della sofferenza e dell'oppressione del mondo. Può servire come pratica di sostegno per un sistema sociale più inclusivo e come forzaer sfidare le iniquità strutturali ed economiche che hanno schiavizzato i poveri e gli affamati.
"Solo l’amore, la compassione e la comprensione – infatti – possono veramente portare un cambiamento, perché l’odio - come ci spiega magnificamente il Dhammapada  - non può essere eliminato dall’odio.

Coloro che hanno a cuore la causa della pace e che desiderano ottenerla sono chiamati, prima di ogni altra cosa, a praticare l’onestà, l’umiltà e la capacità di usare un linguaggio amorevole, vivendo in maniera semplice, liberi da ogni forma di avidità e desiderio di possesso.  Il nirvana - ci dice - è la liberazione da tutte le idee e le opinioni: “Quando entri in contatto con la realtà non hai più opinioni. Hai la saggezza”.  

Thich Nhat Hanh, d’altra parte, impartiva insegnamenti in ogni momento. Come solo i grandi maestri possono, incarnava l'armonia di pensiero, parola, azione.  Ripeteva continuamente:  “Quando inspiri, torni a te stesso. Quando espiri rilasci ogni tensione.
La pratica della consapevolezza, pertanto, consisterà nel comprendere, rispettare e sviluppare le nostre innate caratteristiche, non soltanto in vista del proprio personale bene, ma per la felicità di tutti gli esseri viventi. Se vogliamo essere felici, dobbiamo smettere di continuare ad innaffiare i semi nocivi e  imparare, invece, ad innaffiare soprattutto il seme della consapevolezza che è dentro di noi. 
Impegnarsi nel cercare di ravvivare il nostro fiore, ogni volta che tenderà ad appassire, ci obbligherà a fermarci, imparando ad arrestare il marasma delle preoccupazioni, delle ansie e della tristezza, “così da poter trovare (soprattutto attraverso la pratica meditativa) pace e felicità e sorridere ancora.”
Siamo chiamati a trasformare il momento presente nel “momento più meraviglioso” e possiamo riuscirci a condizione di imparare a fermare la nostra sciocca corsa verso il futuro e smettendo di torturarci per il passato.

Indispensabile sarà, perciò, trasformare le tossine della nostra coscienza individuale e collettiva: “La pace comincia dal prendersi cura ogni giorno del proprio corpo e della propria mente.” Thay crede che sia realmente possibile, grazie ad un sincero impegno generale, trasformare la cultura della guerra e della violenza in modo da creare una cultura della pace in cui siano possibili “uno sviluppo sostenibile, la protezione dell’ambiente e la realizzazione personale di ogni essere umano”, creando, così, un mondo in cui siano presenti dignità e armonia, giustizia, solidarietà, libertà e prosperità.
Questi i punti programmatici del Manifesto del 2000:
    • Rispettare la vita e la dignità di ogni persona senza discriminazione o pregiudizio.
   • Praticare la non violenza attiva, rifiutando la violenza in tutte le sue forme, fisica e sessuale, in particolare verso i più indifesi e vulnerabili, come i bambini e gli adolescenti.
    • Condividere il proprio tempo e le proprie risorse materiali nello spirito della generosità per porre fine all’esclusione, all’ingiustizia e all’oppressione politica ed economica.
    • Difendere la libertà di espressione e le differenze culturali, dando sempre la preferenza al dialogo e all’ascolto piuttosto che al fanatismo,alla maldicenza e al rifiuto degli altri.
    • Promuovere un consumo e un comportamento responsabili e delle pratiche di sviluppo che rispettino tutte le forme di vita e preservino l’equilibrio della natura sul nostro pianeta.
    • Contribuire allo sviluppo della propria comunità, con la piena partecipazione delle donne e il rispetto dei principi democratici, in modo da creare insieme nuove forme di solidarietà.” 

Nel Buddhismo, ci dice, il Buddha viene visto come una porta, come un maestro che ci indica la via, una porta a cui, ovviamente, viene attribuito un particolare valore, perché ci fornisce “accesso al regno della consapevolezza, dell’amorevolezza, della pace e della gioia.”
Ma, al contempo, si ritiene che esistano ben ottantaquattromila porte del Dharma, ovvero della dottrina. “Se siete abbastanza fortunati - aggiunge -  da trovare una porta, non sarebbe da veri buddhisti sostenere che sia l’unica.
Il Buddha, ci spiega, non espose una “dottrina assoluta”. Per ogni buddhista, quindi, l’attaccamento dogmatico ad una qualche dottrina rappresenterebbe un “tradimento” dello stesso Buddhismo. Anzi arriva anche a scoraggiare coloro che vorrebbero abbandonare la loro religione per abbracciare il buddhismo, esortando sempre ad andare oltre la dimensione esteriore del proprio credo, al fine di comprenderne meglio i più profondi messaggi spirituali.

In piena sintonia con il pensiero teosofico e con quello gandhiano, quindi, sostiene che nessuna singola tradizione religiosa  può ritenersi depositaria del monopolio dell’intera verità.Dobbiamo cogliere -dice - i valori migliori delle diverse tradizioni e lavorare insieme per rimuovere le tensioni fra le tradizioni stesse: solo così potremo offrire un’opportunità alla pace. Dobbiamo unirci e cercare in profondità il modo per aiutare la gente a mettere nuove radici. Dobbiamo indicare il miglior percorso per raggiungere la salute fisica, mentale e spirituale della nostra nazione e della Terra".

La via che viene insistentemente proposta (e praticata) è quella del dialogo, attraverso il quale i credenti di varie tradizioni potranno riconoscere somiglianze e differenze. “E’ bene - comunque - che un’arancia sia un’arancia e un mango sia un mango.”  Entrambi, però, nonostante le differenze di colori, profumi e sapori, meritano di essere considerati, senza odiosi esclusivismi e gerarchizzazioni, “frutti genuini”: grazie ad una  approfondita osservazione, infatti, potremo renderci conto “che tutti e due i frutti hanno dentro di sé i raggi del sole, la pioggia, i minerali e la terra. Solo le loro manifestazioni sono diverse.”

Ovviamente, affinché possa crearsi un prezioso rapporto di dialogo costruttivo, capace, al contempo, sia di indurre a comprendere e ad amare maggiormente le proprie radici, sia di assaporare ed anche assimilare le cose migliori delle altre fedi e dottrine, dovranno essere abbandonate le pretese di primato e di monopolio, come quella espressa da Giovanni Paolo II nel suo Varcare la soglia della speranza, che, presentando il Cristianesimo, secondo la consolidata tradizione cattolica, come “l’unica via di salvezza”, renderebbe, di fatto, impossibile qualsiasi sincero dialogo, fomentando, altresì, discriminazione  e intolleranza. 

Il sogno di Thich Nath Hanh è, quindi, quello di tutti i grandi saggi e maestri, dal neoplatonismo di Ammonio Sacca all’umanesimo di Pico della Mirandola, dalla teosofia di  Madame Blavatsky al pensiero nonviolento di Aldo Capitini: le diverse scuole religiose,  impegnandosi con grande serietà  in un dialogo fiduciosamente aperto e animato da  spirito di autentico ecumenismo, potranno, nello stesso tempo, riscoprire gli aspetti più preziosi della propria dottrina e apprezzare ed apprendere fruttuosamente gli elementi di maggior valore presenti in ciascun credo.
Comprensione e amore potranno, finalmente, sgretolare pregiudizi, diffidenze e intolleranza, facendo in modo che, su questo campo di pratica, la pace possa aprire  “i suoi petali come un fiore meraviglioso”. 

La missione di Thich Nhat Hanh è stata quella di diffondere amore e positività, lo stesso obbiettivo di quando, appena sedicenne, entrò nel monastero buddhista: portare pace e amore al mondo intero. Thich Nhat Hanh è stato ed è il punto di riferimento per tutte quelle persone che credono nella forza positiva degli esseri umani.      

"Non dare la colpa agli altri: se hai capito e dimostri di aver capito, la situazione cambierà“.
Il vero amore è libero da legami: amare una persona significa volerla accompagnare nel percorso della vita senza cambiarla. “Se il tuo amore è solo possesso, non è amore. Il vero amore crea libertà“.
 "Il momento presente è tutto ciò che hai". L’unica cosa che abbiamo realmente è il momento presente. Ieri è un passato irraggiungibile, domani un futuro incerto. Vivere al massimo il momento presente è tutto ciò che davvero ci serve per essere felici.

giovedì 7 dicembre 2023

Rapporto tra spiritualità, religione e ateismo

In questo articolo cercherò di affrontare il complesso rapporto tra spiritualità e religione e ateismo, e proverò a mettere in evidenza i tentativi fatti da grandi personaggi per trovare un punto in comune tra i vari percorsi spirituali.

Partiamo da una citazione di Andrè Comte Sponville, un noto filosofo francese che io adoro: “Non possiamo fare a meno della comunione, della fedeltà, dell’amore, ma nemmeno della spiritualità. In Occidente, la spiritualità si è socialmente identificata durante i secoli con una religione (il cristianesimo), e si è finito per credere che religione e spiritualità siano sinonimi”      ( André Comte_Sponville, Bernard Feillet, Alain Rémond, A-ton-besoin d’une religion?, Les Editions de l’Atelier, 2003).

Innanzitutto, la spiritualità può essere definita come un cammino interiore che aiuta il praticante a trovare il vero e profondo Sé, ovvero a ritrovare il rapporto perduto con il Tutto, l’Assoluto, con l’Essere supremo (se siamo credenti), con tutti gli altri esseri viventi e manifestare la natura divina che esiste eternamente in noi.
La spiritualità è qualcosa di diverso dalla religione. La spiritualità si riferisce a esperienze mistiche, stati di coscienza non ordinari e queste esperienze hanno caratteristiche svincolate totalmente dalle società e dal tempo in cui si manifestano. Il cuore del percorso spirituale è il bisogno dell’io di andare oltre se stesso, di trascendere i propri limiti. La religione istituzionale, invece, è il tentativo sistematico e interessato di spiegare queste esperienze e le spiegazioni sono sempre date tramite metafore o concetti circoscritti in un certo tempo e in una certa cultura.  

Le religioni dovrebbero unire le persone dando a ciascuno una sensazione di eguaglianza al di là dello stato sociale di appartenenza e dovrebbero  aiutarle a superare la paura della morte. Hanno anche un grande potere politico e sociale sulle persone che ha spesso generato guerre, astio e dissensi fra le persone e la spiritualità non ha niente a che vedere con le fazioni e le differenze di punti di vista. Il percorso spirituale può essere aiutato dal credo religioso, ma allo stesso tempo può essere deviato poiché l’enfasi sulle credenze porta ad una spropositata crescita dell’ego, nonché ad un senso di superiorità (credendo di essere detentori di verità) rispetto alle altre persone annullando il sentimento della compassione in senso buddhista che è alla base della evoluzione personale e spirituale. Quello che è necessario sono delle regole di vita e una direzione da seguire.

La spiritualità è universale ed ha una dimensione personale, la religione no.

Lo scopo di una religione è far sì che una comunità religiosa abbia un rapporto con la divinità. Il fondatore della religione specificherà quali strumenti (dogmi, luoghi speciali, danze, libri, preghiere, riti, cerimonie, droghe, ecc. ) usare per avere delle esperienze spirituali e con quale linguaggio comunicarle e condividerle. Spesso i grandi mistici non fanno ricorso a questi strumenti. E’ per questo che le istituzioni religiose, il più delle volte, non amano i loro mistici. I mistici intraprendono la loro ricerca interiore in totale libertà e indipendenza e, non avvertono minimamente il bisogno di una religione.

Come precisa Padre Antonio Gentili,  "se approfondissimo veramente il significato di religione scopriremmo che non c'è molta differenza tra percorso spirituale e religione e che per 'religione' (in latino, relìgio: rilego), si deve intendere l’esperienza del legame che unisce l’umano con il Divino; un’esperienza che implica una rilettura (latino: relègere, rileggere) del proprio vissuto, una più profonda scelta di vita (latino: reelìgere, scegliere di nuovo) e infine la coltivazione di un’attitudine improntata a 'devozione' verso la Divinità (latino: rèligens)"  (Frasi di Padre Antonio Gentili, Yoga Yournal del luglio 2016).
Quindi, non bisogna confondere “la religione” con l’assetto istituzionale, dogmatico che l’accompagna e determina l’appartenenza a una determinata “confessione”.
In questo contesto tutte le discipline tendenti allo sviluppo delle capacità umane finalizzate all’auto-realizzazione favoriscono l’apertura al sacro, al Divino. Anche il praticante yoga, dopo aver eliminato l’ego, raggiungendo il silenzio mentale si abbandona al Divino. Questi aspetti sono le premesse e i pilastri stessi di un’autentica religiosità. La ricerca spirituale non deve necessariamente accompagnarsi all’idea di Dio, religione o illuminazione.

Adesso proviamo a vedere il rapporto tra ateismo e cammino spirituale. Sempre Andrè Comte Sponville scrive: “Troppo spesso la religione istituzionale ha prodotto e alimentato il conflitto tra l’intelligenza e la fede, finendo, con un’insistenza plurisecolare, per fornire di esse un’immagine che appare inevitabilmente antitetica”. Il dogma diventa antitetico a qualsiasi puro spirito di ricerca spirituale ed ha prodotto come reazione l’ateismo.
Tutti, anche i non credenti e gli atei possono rivendicare una propria dimensione spirituale. Il grande mistico indiano Ramakrishna, insegnò che persino l’ateismo può essere, per alcuni, un passo verso l’illuminazione e far parte, quindi, dell’evoluzione spirituale di un individuo: “Se un ateo è sinceramente convinto di svilupparsi attraverso un grande impegno e sforzo personale, consapevole di essere un ricercatore della verità, allora come l’aria fresca passa attraverso una finestra aperta, così la verità si rivela alla mente lasciata aperta da un sincero spirito di ricerca”. L’unico ostacolo al progresso è il chiudere l’entrata della comprensione “con le imposte dell’egocentrismo”.
 “La storica antitesi fra religione e scienza, fede e ragione, spiritualità e ateismo - in cui l’Occidente sembra essersi imprigionato come in una trappola culturale - può certamente trovare una via di uscita nel momento in cui si pone la seguente domanda: siamo sicuri che l’oggetto d’interesse della ricerca spirituale debba necessariamente accompagnarsi all’idea di Dio nel modo in cui questa è abitualmente espressa in Occidente?" -  David Donnini

La spiritualità, quindi, non è necessariamente associata a una religione o a un Dio. Basta dare uno sguardo in Oriente, al buddhismo o al taoismo, per scoprire che esistono immensi spazi di spiritualità che non hanno niente a che vedere con la fede in un Dio trascendente, personale e creatore. 

Il cuore del percorso spirituale e della meditazione è il bisogno dell’io di andare oltre sé stesso, di trascendere i propri limiti, perdere il senso di dualità (sé stesso – mondo) e arrivare a un senso di pienezza, al cuore dell’essere, al cuore del mistero dell’essere. 

Del resto, lo stesso XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso afferma: “non credo che la religione sia indispensabile per la vita spirituale ”.  Per il buddhismo la spiritualità consiste anche nello sviluppo della pratica contemplativa e dello sviluppo intenzionale di qualità interiori come la compassione, la gentilezza, l’attenzione e la calma mentale. 

Nel 1966 Thich Nhat Hanh, il monaco zen recentemente scomparso,  fonda l’Ordine dell’Interessere per sottolineare quanto tutti noi siamo collegati e interdipendenti.  E' importante sviluppare le nostre qualità innate come l'altruismo disinteressato e la benevolenza, creare una rete di relazioni basate sulla compassione reciproca estendendola  anche alla natura e a tutto ciò che ci circonda, coltivare "l'interessere", un ben preciso senso di interconnessione con tutto l'universo.  Thich Nhat Hanh, in piena sintonia con il pensiero teosofico e con quello gandhiano, sostiene che nessuna singola tradizione religiosa  può ritenersi depositaria del monopolio dell’intera verità. “Dobbiamo cogliere -dice - i valori migliori delle diverse tradizioni e lavorare insieme per rimuovere le tensioni fra le tradizioni stesse: solo così potremo offrire un’opportunità alla pace".
La via che viene insistentemente proposta (e praticata) è quella del dialogo, attraverso il quale i credenti di varie tradizioni potranno riconoscere somiglianze e differenze.
Ovviamente, affinché possa crearsi un prezioso rapporto di dialogo costruttivo, capace, al contempo, sia di indurre a comprendere e ad amare maggiormente le proprie radici, sia di assaporare ed anche assimilare le cose migliori delle altre fedi e dottrine, dovranno essere abbandonate le pretese di primato e di monopolio, come quella espressa da Giovanni Paolo II nel suo Varcare la soglia della speranza, che, presentando il Cristianesimo, secondo la consolidata tradizione cattolica, come “l’unica via di salvezza”, renderebbe, di fatto, impossibile qualsiasi sincero dialogo, fomentando, altresì, discriminazione  e intolleranza.

Molti grandi mistici indiani come ad esempio Ramakrishna e Swami Yukteswar (maestro di Yogananada), ben prima di Papa Francesco e del Dalai Lama, sottolinearono che che "esiste una armonia e un'unità di fondo tra tutte le religioni".   

Swami Yukteswar (maestro di Yogananda) nel testo La Scienza Sacra mostra "che solo pochi esseri particolarmente dotati riescono a sottrarsi all'influenza del proprio credo e a scorgere l'identità perfetta delle verità sostenute da tutte le grandi religioni.  Tra gli insegnamenti spirituali orientali e quelli occidentali non solo non esistono reali divergenze, ma neppure vere contraddizioni. Spesso, invece, le varie religioni innalzano barriere quasi insormontabili che minacciano di dividere per sempre il genere umano".   

Ramakrishna,  insegnò che Dio può essere visto in vari modi e che "l’essenza della religione è la realizzazione di Dio". Dimostrò con la sua vita che Dio è una Realtà che può essere sperimentata non solo da pochi eletti, ma da tutti gli uomini di buona volontà, a prescindere dalle differenze di razza, religione o stato sociale. L’accettazione di tutte le religioni denota un’attitudine illuminata che è il risultato di un confronto serio con sentieri spirituali diversi. L’armonia non deve significare non seguire nessuna religione in particolare, perché ciò sarebbe altrettanto inutile del fanatismo. E’ necessario seguire la via verso cui ci si sente più portati e seguirla con zelo. 
Se non si è in grado di comprendere, almeno a livello intellettuale, il valore delle altre vie spirituali, è certo che non si sarà in grado di comprendere pienamente nemmeno la propria. 
E’ l’esperienza che rende l’opinione conoscenza e l’intellettualismo saggezza.  
Lo stesso Buddha disse “non dovete accettare i miei insegnamenti, dovete investigare su quello che vi dico. Non accettate le mie parole come vere, verificate tutto”. 

Ramakrishna disse che "la Realtà è Una e sempre la stessa, la differenza sta solo nel nome e nella forma. È come l'acqua, che nelle diverse lingue è chiamata con nomi diversi, tipo 'jal', 'pani' e così via. In un lago ci sono tre o quattro pontili. Gli indù che attingono acqua ad uno di essi la chiamano 'jal'. I mussulmani, che la attingono a un altro, la chiamano 'pani' e gli inglesi, ad un terzo, la chiamano 'water'. Si tratta sempre della stessa cosa chiamata con tre nomi diversi. Allo stesso modo, alcuni chiamano la Realtà col nome di 'Allah', alcuni la chiamano col nome 'Dio', alcuni col nome 'Brahman ', alcuni con 'Kali', ed altri ancora con 'Rama', 'Gesù', 'Durga' e 'Hari'".

A me sembra che la religione cristiana, e cattolica in particolare, non cambi molto nel corso dei tempi e che non ci siano aperture verso altre spiritualità. Papa Francesco, ha sottolineato più volte il primato della fede. Insomma, qualche esperienza metodologica proveniente da altri universi religiosi potrà pur essere accolta all’interno della pratica della preghiera cristiana, ma ciò non dovrà minimamente introdurre diverse prospettive dottrinali, né insinuare dubbi teologici, né contaminare o illanguidire i contenuti del Credo cattolico dogmaticamente definiti. . “Il cristiano, quando prega, – ha detto – non aspira alla piena trasparenza di sé, non si mette in ricerca del nucleo più profondo del suo io.”  Questo perché la “preghiera del cristiano è anzitutto incontro con l’Altro, con l’Altro ma con la A maiuscola: l’incontro trascendente con Dio.”  E a guidarci, come si afferma già nel Catechismo della Chiesa cattolica, sull’unica via della preghiera rappresentata da Gesù, dovrà essere lo Spirito Santo, senza il quale, nessuna meditazione o percorso autenticamente cristiano sarebbe possibile. (Vedi le parole di Papa Francesco quando si è trovato ad affrontare il tema della meditazione nell’Udienza Generale del 28 aprile 2021, dedicata alla Catechesi sulla preghiera).

Per poter creare un prezioso rapporto di dialogo costruttivo, capace, al contempo, sia di indurre a comprendere e ad amare maggiormente le proprie radici, sia di assaporare ed anche assimilare le cose migliori delle altre fedi e dottrine, dovrebbero essere abbandonate le pretese di primato e di monopolio, come quella espressa da Giovanni Paolo II nel suo Varcare la soglia della speranza, che, presentando il Cristianesimo, secondo la consolidata tradizione cattolica, come “l’unica via di salvezza”, renderebbe, di fatto, impossibile qualsiasi sincero dialogo.

Bisogna evidenziare che recentemente alcuni teologi cristiani hanno provato a  costruire un ponte tra le varie spiritualità tentando di elaborare una definizione di sacro più ampia, sottolineando l'anelito verso il divino da parte dell’essere umano. L'Archetipo del monaco, un testo del 2022 di Antonio Dorella, evidenzia come varie forme dell'attuale religiosità provino a incontrarsi su un terreno comune:  la "spiritualità individuativa", che è uno spazio del sacro, contemporaneamente laico e confessionale, un raccordo fra i due mondi.  L'autore presenta, in questo libro, il pensiero e le vicissitudini di cinque ricercatori spirituali:  Raimon Panikkar, Hans Küng, Matthew Fox, Eugen Drewermann e Leonard Boff che sono gli apripista di un nuovo, affascinante modello di umanità.  Per questi tentativi di universalizzare ed allargare la visione spirituale, questi autori sono stati in vari modi, per periodi brevi o lunghi,  emarginati e allontanati dalla Chiesa Cattolica. 

Oggi è chiamata in causa non una particolare forma di religione; ma la religione in se stessa e solo il movimento ecumenico tra le religioni e lo sforzo di ciascuna ad accettare e apprezzare la verità e santità che si trova nelle altre religioni, può rispondere al bisogno di religiosità dell’uomo moderno.” (Bede Griffiths: Matrimonio tra Oriente e Occidente, p.30, pubblicato negli anni '80).   Bede Griffiths ( 1906, 1993) nato Alan Richard Griffiths e conosciuto anche alla fine della sua vita come Swami Dayananda, era un prete cattolico di origine britannica e monaco benedettino che visse in ashram nel sud dell'India e divenne un noto yogi. Griffiths faceva parte del movimento Christian Ashram

Altri tentativi di incontro tra Occidente e Oriente, in modo particolare tra yoga e religione cristiana, sono stati fatti da grandi personaggi come Padre Anthony Elenjimjttam (padre domenicano e monaco buddhista) ; Padre Antonio Gentili, Padre Mariano Ballester (ideatore della meditazione profonda e autoconoscenza MPA) e il monaco Axel Bayer.  Il grande Maestro yoga Giorgio Furlan (uno dei fondatori della federazione yoga italiana e morto nel 2021)  organizzava tutti gli anni una conferenza dal titolo "Incontro Oriente - Occidente".

Il pensiero di Padre Anthony Elenjimjttam si fonda sull'assoluta uguaglianza tra la filosofia orientale e quella occidentale, a partire dalla filosofia indo-vedica, a quella greca, fino al pensiero occidentale legato al cristianesimo. Ciò che cambia è il linguaggio, le parole che vengono utilizzate, ma permane una similitudine di fondo".   Ha ideato anche il "Mandala degli 8 sentieri" chiamato anche "Mandala Cosmico".   J.B. Sparks lo costruì con l'idea che tutti gli uomini potessero unirsi in un unico modo di sentire e concepire la spiritualità. In questo mandala troviamo rappresentati il "Cristianesimo", l'"Umanismo filosofico", il "Taoismo e Confucianesimo", il "Zoroastrismo o Mazdeismo", il "Buddhismo", l'"Induismo Yoga", l'"Islam" e l'"Ebraismo".

Axel Bayer (1970 -) , è un monaco benedettino dell'Eremo di Camaldoli. È laureato in lingue, lettere e teologia, pratica yoga e meditazione da 20 anni ed è insegnante dell' Himalayan Yoga Institute, fondato da Swami Rama. Dopo essersi diplomato, ha trascorso un periodo di approfondimento e di pratica intensa a Rishikesh in India. Da molti anni propone corsi di meditazione e iniziative che mettono in dialogo la tradizione cristiana con la sapienza dell'Oriente.

Padre Antonio Gentili (1937- ) è un religioso barnabita, con licenza in teologia e laurea in filosofia. Preparato conoscitore delle religioni e delle spiritualità orientali ma profondamente radicato nella tradizione cristiana, pratica yoga e guida di corsi di meditazione e preghiera profonda, aperti a ogni categoria di persone. Per lui, la meditazione è un prezioso strumento per avvicinarsi a Dio. Padre Gentili cerca – anche attraverso numerose pubblicazioni – di ravvivare, senza travisamenti, una fede che in questi ultimi decenni mostra segni di crisi sempre più evidenti. Propone un’apertura mistica del cuore, la contemplazione, una vita ascetica e sacramentale autentica.
Padre Gentili fa, spesso, una correlazione tra i precetti morali dello yoga (yama) che governano le nostre interazioni con gli altri, ahimsa (la non violenza), satya (la verità), asteya (il non rubare), bramacharya (la moderazione) e aparigraha (la non possessività), con i Comandamenti cristiani. Tutte le grandi tradizioni sapienziali e spirituali dell’umanità hanno come finalità di promuovere un’autentica qualità delle vita. E quindi ad alimentare nel cuore dell’uomo pace, gioia, amore, compassione e speranza.

Aleyamma o Suor Infant Tresa “La yogi di Cristo” (1951-), nasce nel nel Kerala (regione nel sud dell’India), uno degli Stati indiani in cui il cattolicesimo è molto presente e diventa suora a 19 anni. Nel 1985 – iniziò a fare yoga perchè aveva un terribile mal di schiena che l'obbligava a portare un corsetto speciale. Incontrò un maestro di yoga presso l’università dove studiava che gli consigliò una serie di esercizi da fare e  dopo poco tempo il problema alla schiena era scomparso. Da allora la preghiera mattutina di suor Infant Tresa comincia con Padre nostro e namasté (il saluto dello yoga), dimostrando che non vi è contraddizione alcuna tra la vita da religiosa cattolica e lo yoga che diventa un'estensione della sua vita religiosa. Per trent’anni ha praticato yoga e in età da pensione ha deciso di diventare insegnante di yoga. Gestisce e supervisiona due centri di yoga nel Kerala.

«All’inizio – racconta – alcuni erano perplessi che una suora insegnasse yoga, ma non mi sono mai fatta scoraggiare dai dubbi delle persone». «Spesso i cristiani sono perplessi per i mantra che si recitano durante la pratica, ma questo non è un fatto centrale: io per esempio durante la seduta di yoga recito preghiere cristiane». «Non c’è niente di contraddittorio con la fede cristiana; –. È per ignoranza che una parte dei cristiani si oppongono allo yoga, dicendo che appartiene all’induismo.  Lo yoga non è legato a nessuna religione, ma è un contributo dell’antica India al resto del mondo. È una pratica olistica che unendo fisico, mente, intelletto, emozione e spirito fa sentire meglio l’uomo, gli regala la pace e lo avvicina a Dio. Inoltre, cambia la mentalità: aiuta ad essere meno materialisti e a liberarsi dal consumismo. Ecco perché le persone oggi lo praticano indifferentemente da religione, lingua e comunità di appartenenza». La pratica aiuta tutti a sperimentare la pace che Gesù ci ha promesso ».  Suor Tresa afferma: “Non andrò mai contro la chiesa se mi chiedesse di lasciare lo yoga, ma sono assolutamente certa che la chiesa non chiederà mai a me o a nessuno di rinunciare allo yoga; poiché esso non ha nulla che contraddica la fede o gli insegnamenti cristiani, visto che con lo yoga tutti possiamo diventare esseri umani e cattolici migliori" Anzi il mio vescovo, la mia congregazione, i miei superiori e tutti i miei colleghi mi sostengono e incoraggiano.  Oggi, con l'aiuto dei media e della consapevolezza, le persone sono meglio informate e stanno realizzando i valori nello yoga.  "Lo yoga, una pratica che – sostiene  suor Infant Tresa – non solo non è in contraddizione con la vita da religiosa e col cristianesimo ma aiuta ad essere cattolici migliori".. 

Padre Mariano Ballester (1935 - 2021), gesuita spagnolo, direttore spirituale del Collegio Internazionale del Gesù, ha messo a punto negli anni '70 un metodo di “meditazione silenziosa” che ha chiamato MPA, Meditazione Profonda e Autoconoscenza. Questo metodo si avvale largamente di esercizi basati sul respiro; è un metodo di evoluzione personale che coniuga introspezione e silenzio. 
Ha creato, inoltre, l'associazione senza fini di lucro "Meditazione Profonda e Autoconoscenza (MPA)”, che si propone di diffondere la pratica della MPA attraverso incontri di formazione e di valorizzazione umana e spirituale della persona con la finalità di guidarla verso la sorgente dell'essere. Ogni persona, nessuna esclusa, è portatrice spesso inconsapevole, di un “seme spirituale”. Questo seme, il centro dell’Essere, non può essere disatteso perché la sua non apertura limita la realizzazione più profonda dell'essere umano.  “L'uomo è un ricercatore, nel senso di colui che ricerca qualcosa che non riesce a comprendere e che i fedeli chiamano Dio. Attorno alla meditazione profonda, infatti, si riuniscono soprattutto gli scettici, gli atei, non credenti in generale: ricercatori provenienti dalla strada che cercano qualcosa. Questa ricerca passa attraverso la conoscenza profonda di se stessi e si conclude solo grazie ed attraverso lo spirito.”

 In Occidente c’è il problema di conciliare le proprie tradizioni spirituali con le offerte che provengono dall’Oriente. Negli anni trenta, Carl Gustav Jung pubblicò un libricino Lo yoga e l’Occidente, in cui asseriva che "lo yoga è il metodo più adatto a fondere insieme corpo e spirito, una delle più grandi invenzioni mai create dallo spirito umano". Però raccomandava: “studiate lo yoga, imparerete tantissime cose, ma prima di iniziare a praticarlo dovete conoscere voi stessi”, perché “non sappiamo chi pratica lo yoga. Non ci conosciamo".  "L'Occidente deve trovare il suo yoga".

Il sogno di tutti i grandi saggi e maestri, dal neoplatonismo di Ammonio Sacca all’umanesimo di Pico della Mirandola, dalla teosofia di  Madame Blavatsky al pensiero nonviolento di Aldo Capitini e di Thich Nath Hanh è il seguente: le diverse scuole religiose,  impegnandosi con grande serietà  in un dialogo fiduciosamente aperto e animato da  spirito di autentico ecumenismo, potranno, nello stesso tempo, riscoprire gli aspetti più preziosi della propria dottrina e apprezzare ed apprendere fruttuosamente gli elementi di maggior valore presenti in ciascun credo. 

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Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel blog ci sono ci...