Visualizzazione dei post in ordine di data per la query bergonzi. Ordina per pertinenza Mostra tutti i post
Visualizzazione dei post in ordine di data per la query bergonzi. Ordina per pertinenza Mostra tutti i post

venerdì 24 novembre 2023

Riassunto del libro I mille volti della meditazione

Gli autori del testo sono Roberto Fantini e Cesare Maramici. vedi link: https://www.edizioniefesto.it/collane/lumen/665-i-mille-volti-della-meditazione   Se qualcuno è interessato al testo può contattarmi per e-mail:  maramicicesare4@gmail.com       

Oggi le discipline orientali sono molto diffuse in Occidente, tra queste lo yoga e la meditazione. Il testo è la risultanza degli incontri che gli autori hanno avuto con grandi meditanti, con molti dei quali hanno seguito dei corsi.

Spesso c’è molta confusione nel mondo della meditazione, e si sceglie un percorso senza nemmeno documentarsi sul contesto sapienziale di riferimento. Questo libro ha l’obiettivo di provare a fare un po’ di chiarezza tra le miriadi di proposte.

Essenzialmente ci sono due tipi di percorsi: un percorso molto serio in una tradizione ben strutturata, con cerimonie di iniziazioni, discepolato, ecc. o l’altro percorso un po’ più leggero, in cui attraverso la meditazione si cercano attimi di pace e serenità, e soprattutto benessere. Oggi, è proprio il culto del benessere che si sta instaurando nella nostra società, il benessere a tutti i costi e per tutte le borse.

Il libro si articola soprattutto intorno alle tre proposte di meditazione più diffuse in Occidente, la meditazione buddhista tibetana (vedi il Dalai Lama), la meditazione yoga (che è una tappa del percorso) e la meditazione Mindfulness (la meditazione laica, depurata dagli aspetti esoterici e i cui risultati sono comprovati dalla ricerca scientifica).  


I personaggi intorno a cui si sviluppa il testo sono: Matthieu Ricard (uno dei monaci buddhisti più conosciuti in Occidente), Christophe Andrè (uno dei psichiatri più conosciuti in Francia) e Amadio Bianchi (il Presidente della Federazione Europea di Yoga che ha collaborato alla stesura del libro). Il libro inizia proprio con le loro interviste dove rispondono ad una serie di domande sulla meditazione. 

Poi c’è un colloquio simulato tra un esperto meditante e un sincero ricercatore; attraverso una serie di domande e risposte si cerca di guidare il lettore nel mondo della meditazione. Che cosa è, quali tecniche di meditazione sono più conosciute, ecc. 

I meditanti di cui si parla nel testo sono ancora, quasi tutti, in vita (molti fanno parte dell’universo italiano e francese) e potrebbero essere un punto di riferimento per iniziare un cammino. Sono riportate anche personalità che hanno provato a trovare un punto d’incontro tra i vari sentieri spirituali (vedi pag. 111).  Tra queste personalità abbiamo presentato Padre Anthony Elenjimittam, Padre Mariano Ballester e Padre Antonio Gentili.

Sua Santità il Dalai Lama esorta in continuazione di sperimentare un percorso e scegliere quello a cui ci sentiamo più vicini, e soprattutto ricorda che per avere dei risultati occorre disciplina e perseveranza. Gli occidentali gli chiedono spesso quale sia la forma di meditazione che permette di ottenere risultati in breve tempo e soprattutto a poco prezzo (pag. 60). Il Buddha stesso ha detto ai suoi discepoli: “Prova una via e vedi che cosa succede, se per te funziona usala, altrimenti scartala e cerca qualcos’altro”. Tutte le ricerche hanno confermato che per ottenere dei risultati occorre praticare per lunghi periodi. Le ricerche hanno anche confermato che il nostro cervello possiede una proprietà fantastica chiamata neuro-plasticità: la capacità, cioè, di cambiare forma e funzionamento anche in tarda età. Questi studi ebbero inizio con il famoso caso di Phineas Gage, un operaio a cui un incidente aveva distrutto l’area prefrontale del cervello (nel 1848).

Fu Matthieu Ricard, che aveva ottenuto un dottorato in biologia molecolare, a creare un ponte tra la meditazione buddhista e la ricerca scientifica, accettando di sottoporsi ad una serie di esperimenti scientifici a partire dal 2000 (pag. 43) con Richard Davidson.

Quali sono i benefici della meditazione? I risultati di questi studi sono i seguenti: il meditare produce una maggiore attivazione della corteccia prefrontale sinistra, quella associata alle emozioni positive, alla resilienza e al benessere. Rafforza le risposte del sistema immunitario - dimostrando una relazione tra cervello e sistema immunitario. Riduce l’attività della corteccia prefrontale destra, collegata alle emozioni negative. Altre ricerche hanno dimostrato che la meditazione aiuta a sviluppare qualità come l’attenzione focalizzata, l’empatia e la compassione, che sono le caratteristiche della meditazione buddhista (pag. 43). 

Per Matthieu Ricardla meditazione non è un vuotarsi la testa, ma diventare a poco a poco un miglior essere umano. Occorre praticare la meditazione per individuare le cause e le tossine mentali che ci perturbano, per liberarsi dai conflitti interiori”  (pag. 71).

Altro aspetto importante è che tutte queste tecniche, un tempo considerate esoteriche, come  meditazione, ipnosi, respirazione olotropica, ascolto di suoni e mantra, riti o psicologia sciamanica, tecniche che combinano respiro, musica evocativa, lavoro corporeo focalizzato al rilascio energetico, espressione artistica e integrazione di gruppo, sono oggi accettate in ambienti medici scientifici. La meditazione e l’ipnosi sono spesso proposte a pazienti malati di tumore o depressi, e spesso accompagnano il paziente nella fase di convalescenza. Jon Kabat-Zinn e Christophe André usano tecniche mindfulness negli ospedali da molti anni. Il controllo della mente ha un effetto sul corpo e un impatto favorevole sulla salute ed è per questo che oggi, nella società occidentale, la meditazione è stata integrata alle cure mediche. Inoltre, negli ultimi decenni è stata introdotta nelle scuole, nelle carceri, nelle aziende, in quanto apporta un miglioramento sul piano emozionale. La meditazione rallenta l’invecchiamento. E' stato scientificamente provato l’effetto positivo della meditazione sui telomeri, che sono tappi di protezione alle estremità dei cromosomi che diventano più brevi ad ogni divisione cellulare.

Le tappe importanti nello sviluppo del rapporto tra scienza e meditazione sono: - la creazione dell’istituto Mind and Life, - Matthieu Ricard ha fatto da cavia alle prime scannerizzazioni del cervello, - un altro monaco esperto meditante, Yongey Mingyur Rimpoche, è stato sottoposto a controlli per  circa 15 anni (pag. 45). Questo studio, che è stato pubblicato da Live Science nel 2020, ha rivelato che il cervello di Mingyur Rinpoche sembrava rallentare nel suo invecchiamento. -  La comunità europea ha stanziato circa 7 milioni di euro per un progetto chiamato Sylver Santé per verificare, con dati attendibili, se la meditazione può ritardare il processo di invecchiamento.

"La parola meditare è spesso usata impropriamente; per l'occidentale meditare si riferisce a mens, al mentale e alla sua attività. Invece, per l'orientale, la pratica è rivolta in altre dimensioni, per superare il mentale, per arrivare a stati superiori di coscienza e contemplazione, degli stati di coscienza diversi dal comune per entrare in contatto con la parte più spirituale dell'essere, al nostro vero Sé. L'uomo vive identificato con i contenuti della mente, creati soprattutto dalle emozioni, è un'esperienza ricolorata dal mentale, si producono così immagini distorte scambiate per realtà e ci si allontana dalla visione oggettiva". - Amadio Bianchi.

Per prima cosa occorre suddividere le meditazione in due tipi: di suggestione e di conoscenza, sono di suggestione la maggior parte delle meditazioni praticate in Occidente e non sono il linea con la meditazione orientale. Queste meditazioni guidate e accompagnate da suoni sono considerate propedeutiche, favoriscono le condizioni, per eventualmente andare oltre e possono aiutare a far sorgere le qualità necessarie per la meditazione di conoscenza. In questa meditazione il meditante è solo, nemmeno con un maestro. I sensi sono totalmente annichiliti, e si utilizza l'unico strumento idoneo che è la coscienza, per andare a conoscere quella realtà che il nostro Sè.  Occorre diventare spettatori del corpo, del respiro, delle emozioni,  e acquisire consapevolezza dei pensieri e del contenuto della mente. 

Gli insegnamenti buddhisti e la meditazione buddhista hanno come obiettivo di dimostrare l'impermanenza, il non sé (o l’inconsistenza del sè) e arrivare al nirvana (eliminazione della sofferenza o dukkha). Qualsiasi insegnamento che non rechi questi tre sigilli non può essere considerato un insegnamento buddhista. Nulla ha un'esistenza separata o un sé separato. Ogni cosa deve interagire con tutte le altre.
Nirvana significa estinzione, soprattutto estinzione delle idee - le idee di nascita e morte, esistenza e non esistenza, andare e venire, sé e altro, uno e molti. Tutte queste idee ci fanno soffrire.

Nel buddhismo ci sono due tappe: quella del rilassamento o calma mentale (samatha), attraverso la quale si può accedere ad uno stato di visione profonda (vipassanā),  per entrare così in contatto con la vera realtà, senza mediazioni, e dunque comprenderla e accettarla per quello che è. Entrambe si basano sull’attenzione e sul controllo del respiro. All’inizio la mente osserva la respirazione o i movimenti del corpo, poi  diviene un tutt’uno con questi.

Alcune citazioni riportate nel testo. 

"La meditazione è un percorso per entrare in contatto con il sacro, la nostra parte divina, con il nostro vero Sé".

Meditare è una grande occasione, una porta aperta verso infinite possibilità e potenzialità. Qualcosa, peraltro, che è alla portata di tutti, giovani e vecchi, colti e meno colti, sani o meno sani che siano. A tutti la meditazione porta benefici, a livello fisico, mentale, spirituale. Attraverso la meditazione è possibile ritrovare se stessi, recuperare armonia e cimentarsi in un ben preciso cammino di auto realizzazione”. Paola Giovetti (pag. 9)

Alla fine del Ventesimo secolo la meditazione era una bella addormentata: si praticava solo nel silenzio e nel segreto dei monasteri, o in gruppetti di iniziati o di esaltati. Oggi, nel terzo millennio, è cambiato tutto: la meditazione è diventata un fenomeno alla moda e un fatto sociale. Si pratica sotto gli occhi di tutti, in ospedali e scuole, in aziende e circoli artistici o politici ”. Christophe André (pag. 12)

Il più delle volte, la nostra ricerca istintiva e maldestra della felicità si basa su inganni e illusioni, piuttosto che sulla realtà, e così ci sfianchiamo nel tentativo di modellare il mondo per farlo combaciare con le nostre fantasticherie, o alteriamo artificialmente i nostri stati di coscienza. Non sarebbe meglio trasformare la nostra mente?Matthieu Ricard (pag. 15)

Non dimenticate mai che la vostra vita passa così veloce, come un lampo nel cielo d’estate o come un segno della mano. Ora che avete la possibilità di praticare, non perdete un istante. Consacrate tutta la vostra energia al cammino spirituale”. Dilgo Khyentsé Rinpoche (pag. 31)

La meditazione o altre discipline permettono all’uomo di accedere, tappa dopo tappa, alla Via, alla sua vera natura, alla natura di Buddha, e attraverso questo percorso l’uomo può liberare il suo vero Essere. È una via verso lo stato più elevato di coscienza a cui l’uomo può arrivare, e attraverso il quale si apre al contatto con l’Assoluto vivente nel suo nucleo essenziale. E’ attraverso una severa disciplina e un’azione umilmente ripetuta senza sosta che l’uomo diviene poco a poco permeato dell’Essenza vivente di tutte le cose nella profondità incosciente del suo sé individuale e si prepara alla Grande Unione col Tutto”. Karlfried Graf Durckheim (pag. 34)

“La consapevolezza dell’interconnessione del tutto col tutto, non potrà che portare ad una profonda e compassionevole responsabilità civile e sociale”. “Nella meditazione non ci deve essere separazione tra soggetto ed oggetto, tra dentro e fuori. Quindi, quando sediamo in zazen, siamo già dentro, non c’è un dentro e un fuori, e ci riconosciamo Uno con il tutto”. Dario Doshin Girolami (pag. 90)

Che il nostro messaggio sia la nostra stessa vita.” “Mindfulnees è la piena consapevolezza del momento presente ”. “La meditazione non è un’evasione ma un incontro sereno con la realtà Thich Nhat Hanh (pag. 93)

In realtà, tu sei anche i tuoi pensieri, il tuo credo, ecc., ma non solo quelli: sei soprattutto la coscienza in cui appaiono. Tu sei Tutto: l’osservatore e l’osservato, ciò che cambia (i pensieri, le percezioni, le sensazioni) e ciò che non cambia (la coscienza), tu sei il mare e le ondeMauro Bergonzi (pag. 118)

Per Papa Francesco, meditare significa “andare all’incontro con Gesù, sempre però guidati dallo Spirito Santo”. Insomma, qualche esperienza metodologica proveniente da altri universi religiosi potrà pur essere accolta all’interno della pratica della preghiera cristiana, ma ciò non dovrà minimamente introdurre diverse prospettive dottrinali, né insinuare dubbi teologici, né contaminare o illanguidire i contenuti del Credo cattolico dogmaticamente definiti. (pag. 111)

"La meditazione è la medicina della mente, una tecnica per tornare dallo stato artificiale (la mente che mente) allo stato naturale" (pag. 120).

L’obiettivo della meditazione è arrivare ad uno stato di risveglio, a percepire la realtà in modo diverso e ad un’esperienza conosciuta come illuminazione, che comporta una visione perfettamente chiara delle cose.  

Nel presentare i vari meditanti, oltre che inserirli in un contesto di riferimento, abbiamo cercato di far emergere le varie sfumature della meditazione.

Personaggi come Tony Parsons, uno degli esponenti più radicali del non dualismo, hanno un messaggio semplice, chiaro e diretto: non esiste nessuno all’interno del corpo-mente chiamato “me”, non esiste l’individuo, ma esiste un unico Sé che vive attraverso diverse forme (pag. 122).

Per Eckhart Tolle l’’obiettivo della meditazione è questo: ri-scoprire la Presenza, la luce della Presenza in noi, nella nostra realtà interiore. Ciò ci permette di vedere in modo distaccato pensieri, sensazioni, ecc, «di essere consapevoli, che siamo consapevoli» (pag. 138).

Abbiamo anche parlato del ruolo del maestro nella meditazione, del rapporto tra meditazione e scienza e tra buddhismo e scienza, del rapporto tra la meditazione e la morte.

La meditazione ci aiuta sicuramente ad affrontare la morte in quanto ci esorta a vivere pienamente la vita, sia se siamo giovani, sia se siamo anziani. Quello che conta veramente nell’esistenza è utilizzare il tempo che ci resta nel modo più fruttuoso possibile, per il nostro bene e quello degli altri. Nel libro è riportato il pensiero di Gampopa, un saggio buddhista: “All’inizio si dovrebbe essere perseguitati dalla paura della morte come un cervo che sfugge a una trappola; a metà strada non si dovrebbe avere nulla da rimpiangere, come il contadino che ha lavorato il suo campo con cura. Alla fine, si dovrebbe essere felici come chi ha portato a termine una grande impresa” (pag. 53).

Il punto d'incontro tra buddhismo e scienza è dato dal fatto che hanno come cardine principale la sperimentazione. Diceva Richard Feynman: “Il principio della scienza è il seguente: Il testo della conoscenza è l’esperimento; è il solo giudice della verità scientifica”. Ed ecco come il Dalai Lama gli fa eco: “Quando si pone il problema della validazione della verità di una certa asserzione, il buddhismo pone l’autorità più grande nell’esperienza, poi nella ragione, e per ultimo nelle Scritture” (pag. 163).

Molti grandi fisici e premi Nobel del ventesimo secolo hanno posto la coscienza come fondamento del mondo, la considerano un qualcosa che ingloba tutto.

La conoscenza assoluta è un’esperienza della realtà totalmente non intellettuale, un’esperienza che nasce da uno stato di coscienza non ordinario, che può essere chiamato uno stato meditativo o misticoFritjof Capra.

"Dobbiamo assumere l’esistenza di una mente cosciente ed intelligente. Questa mente è la matrice di tutta la materia.John Hagelin.

Considero la coscienza come fondamentale e la materia come derivata dalla coscienza. Non possiamo andare oltre la coscienza e tutto ciò di cui parliamo, tutto ciò che consideriamo esistente, postula la Coscienza”.  Max Planck.

La coscienza è il recipiente che contiene tutto, assolutamente tutto quanto avviene nell’universo, e al di fuori del quale non esiste nulla”. David Bohm.

La coscienza è il fondamento dell’esistenza al di là del cervello e di qualsiasi cosa possiamo immaginare, ipotizzare o intuire”. Erwin Schrödinger.

sabato 14 ottobre 2023

Letture luminose 2023-2024

Siamo ormai al quarto ciclo di questa iniziativa, nata per trarre ispirazione vitale da autori di epoche e culture diverse, in un periodo in cui l’umanità ha più bisogno che mai di orientarsi.

Ci ritroveremo come sempre ogni due settimane, on line su piattaforma Zoom,  il mercoledì alle 18.30 per un’ora di lettura antologica e una mezzora di conversazione libera e serena tra di noi. 

L’iniziativa è gratuita.  Per iscriversi occorre mandare una mail a fpistolato@yahoo.it con la dicitura: CICLO LETTURE LUMINOSE 2023-2024. Il link di accesso verrà fornito alla vigilia di ogni incontro, che verrà registrato e inviato poi a tutti gli iscritti, i quali potranno così riascoltarlo con calma in qualsiasi momento, o anche seguire comunque il ciclo, qualora non sia stato possibile partecipare alla diretta.

Inizieremo mercoledì 11 ottobre 2023 come da calendario riportato qui sotto:

  • 11.10.2023 Martin Luther King: Lettera dal carcere di Birmingham, a cura di Roberto Fantini
  • 25.10.2023 Mauro Bergonzi: Il sorriso segreto dell’essere. Oltre l’illusione dell’io e della ricerca spirituale (2011), a cura di Cesare Maramici, con la partecipazione dell’autore. Mauro Bergonzi è stato docente di “Religioni e Filosofie dell’India” presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e socio ordinario della International Association for Analytical Psychology (I.A.A.P.) e del Centro Italiano di Psicologia Analitica (C.I.P.A.). Ha pubblicato articoli e saggi sui processi meditativi nel buddhismo antico, sulla psicologia del misticismo, sul simbolismo religioso, sull’incontro tra Oriente religioso e Occidente contemporaneo e sul dialogo interculturale fra psicologie sapienziali orientali e psicologia occidentale. Vedi sito:  https://sites.google.com/site/ilsorrisodellessere/
  • 8.11.2023 Marco Pizzuti: Deep State, a cura di Francesco Pistolato
  • 22.11.2023 Federico Faggin: Irriducibile, a cura di Francesco Pistolato
  • 6.12.2023 Erasmo da Rotterdam: Adagia, a cura di Roberto Fantini
  • 20.12.2023 Don Miguel Ruiz: I quattro accordi, a cura di Francesco Pistolato
  • 17.1.2024 Cristophe André, Matthieu Ricard, Alexandre Jollien: Tre amici in cerca di saggezza, a cura di Cesare Maramici
  • 31.1.2024 Erich Maria Remarque: Niente di nuovo sul fronte occidentale, a cura di Roberto Fantini
  • 14.2.2024 Viktor E. Frankl: Alla ricerca di un significato della vita, a cura di Francesco Pistolato
  • 28.2.2024 Massimo Teodorani: Sincronicità, a cura di Francesco Pistolato
  • 13.3.2024 Giovanni Papini: Il diavolo, a cura di Roberto Fantini
  • 27.3.2024 Mauro Biglino: La Bibbia non parla di Dio, a cura di Francesco Pistolato
  • 10.4.2024 Erich Fromm: Avere o essere?, a cura di Roberto Fantini
  • 24.4.2024 I Tre Iniziati: Il Kybalion, a cura di Francesco Pistolato
  • 8.5.2024 Helena P. Blavatsky messaggera di Luce (raccolta antologica), a cura di Roberto Fantini.

lunedì 12 giugno 2023

Summary of the book "The thousand faces of meditation"

 The authors are Roberto Fantini e Cesare Maramici. See: https://www.edizioniefesto.it/collane/lumen/665-i-mille-volti-della-meditazione  If someone is interested in the text,  can contact me by e-mail: maramicicesare4@gmail.com      

Nowadays oriental disciplines are very popular in the West, among them yoga and meditation. This text  reflects the outcome of the meetings I have had with great meditators, many of whom I have followed courses with.
People often choose a particular path in meditation without getting information on the relevant context. This book aims at throwing a light on a multitude of proposals.

According to Matthieu Ricard, "meditation is not about emptying one's head, but about gradually becoming a better human being. It is necessary to practice meditation in order to identify the causes and mental toxins which are disturbing, and to free ourselves from inner conflicts" (p. 71).

There are essentially two paths: the first one requires a very serious engagement in a well-structured tradition, with initiation ceremonies, discipleship, etc..., while the other path is a little lighter;  through meditation, one usually looks for moments of peace and serenity and above all, well-being. Nowadays it is the pursuit of well-being that is taking hold in our society, a well-being at any cost and to suit everyone's budget.
The book is mainly structured around the three most popular meditation proposals in the West, Tibetan Buddhist meditation (see the Dalai Lama), yoga meditation (which is a step along the way of samadhi) and Mindfulness meditation (a secular meditation, purified of any esoteric aspect and the results of which are evidenced by scientific research). The main characters around which the text is developped are: Matthieu Ricard (a buddhist monk), Christophe Andrè (a psychiatrist) and Amadio Bianchi (a yoga master). The book begins with their interviews where they answer  a series of questions about meditation. Then there is a simulated interview between an experienced meditator and a sincere researcher; through a series of questions and answers, an attempt is made to guide the reader into the world of meditation. What is meditation, what are the main techniques of meditation, etc.

We refer to meditators who are still, almost all of them, alive (many are part of the Italian and French universe) and could be a reference point to start a path. We will also introduce personalities who have tried to find a meeting point between the various spiritual paths (see p. 111). Among these, Father Anthony Elenjimittam and the mandala of the eight paths,  Father Mariano Ballester who created the non-profit association 'Deep Meditation and Self-Awareness (MPA)', and Father Antonio Gentili.

The Dalai Lama invites us continuously to experience various paths and choose the one we feel closest to, and above all he reminds us that discipline and perseverance are needed to get results. Westerners often enquire which is the form of meditation that can bring out results in a short period of time and above all at little cost (p. 60). The Buddha himself told his disciples: "Try one path and see what happens, if it works out for you, use it, otherwise discard it and look for something else".  All researches have confirmed that people need practicing for long periods to get results. Researchs also confirmed that our brain possesses a fantastic property called neuro-plasticity: the ability to change shape and function even in later life. This was demonstrated, among other studies, by the famous case of Phineas Gage, a worker whose prefrontal area of the brain was destroyed in an accident (1848). In 2000, Matthieu Ricard, who  obtained a doctorate in molecular biology, agreed to undergo a series of scientific experiments with Richard Davidson (p. 43), thus creating a bridge between Buddhist meditation and scientific research.

What are the benefits of meditation? The results of these studies are as follows: meditating produces greater activation of the left prefrontal cortex, the one associated with positive emotions, resilience and well-being. It strengthens immune system responses - demonstrating a relationship between the brain and the immune system. It reduces the activity of the right prefrontal cortex, which is linked to negative emotions. Other research has shown that meditation helps develop qualities such as focused attention, empathy and compassion, which are characteristics of Buddhist meditation (p. 43).
Another important aspect is that all these techniques, once considered esoteric, such as meditation, hypnosis, holotropic breathing, listening to sounds and mantras, rituals or shamanic psychology, techniques that combine breath, evocative music, bodywork focused on energy release, artistic expression and group integration, are now accepted in scientific medical circles. Meditation and hypnosis are often offered to cancer patients, and often accompany the patient in the convalescence phase.                                                                                                                                                                   Jon Kabat-Zinn and Christophe André have been using mindfulness techniques in hospitals for many years. Mindfulness has an effect on the body and a favourable impact on health, which is why meditation has been integrated into medical care in Western society today. Moreover, in recent decades it has been introduced in schools, prisons, and companies, as it brings improvement on an emotional level. Meditation also slows down the ageing process. Indeed, the positive effect of meditation on telomeres has been scientifically evidenced. Telomeres are protective caps at the ends of chromosomes that become shorter with each cell division.

There are some important milestones in the development of the relationship between science and meditation: first the creation of the Mind and Life institute, then the experiments conducted with and on Matthieu Ricard in the first brain scans, as well as on another monk Yongey Mingyur Rimpoche, who was subject to brain scanning for 15 years (p. 45). The study that was published by Live Science in 2020, revealed that Mingyur Rinpoche's brain ageing process appeared to have slown down. The European community has allocated around 7 million euros for a project called Sylver Santé to test with reliable data whether meditation can delay the ageing process.

Now let us try to get into details about meditation using the words of Amadio Bianchi (he is the President of the European Yoga Federation and has contributed to a few paragraphs of the book):  The word meditate is often misused; for the Westerner, meditate refers to "mens" , the mental and its activity. Instead, for the Easterner, the practice gets at going beyond the mental, in order to reach higher and extra-ordinary states of consciousness and contemplation and to get in touch with the most spiritual part of our being, to our true Self. We live identifying ourselves with the contents of our mind, created above all by emotions; it is an experience shaped by the mental; distorted images are produced which are mistaken for reality, and so we move away from an objective vision. 

How can meditation help us? Meditation can help bring man back to the present. The most important practice is to develop detachment, to contemplate our mind without being involved in it: it is called the way of knowledge, to observe our thoughts and return to the present reality. Meditation, however, is a means to better experience the present. Meditation, by reducing mental activity, helps regenerate us, as our cells achieve almost complete immobility. Meditation can increase our ability to focus and concentrate; we are able to achieve physical and material results, but above all, it helps us reconnect with our self. The path is difficult, and it takes trust, perseverance, and an approach to meditation devoid of expectation.

What does a person need to meditate? One needs a suitable environment, dimmed light, silence, finding the right time, having completed one's daily duties, and  a blanket because there is a slowing down of body activities. Meditation is an invitation to prepare oneself to listen, it involves an awakening of the state of attention, attention will turn into awareness, and awareness will lead us to consciousness. Life consumed without awareness is like  having never lived through it, or having lived  in the dream state; the moments of meditation are the most intensely experienced moments .

First, meditations must be divided into two types: meditation of suggestion and meditation of knowledge;  meditations practised in the West are suggestion meditations and are not in line with oriental meditation. These sound-accompanied guided meditations are considered propaedeutic, they produce the right conditions to eventually go further and can help  bring about the qualities necessary for knowledge meditation. During this later meditation, the meditator is alone, not even with a teacher. The senses are totally annihilated and one uses the only suitable instrument - consciousness -, to get to know the reality which is our Self. The Self is the part of us that we have in common with all manifestations, it is the only reality; everything else is impermanent and does not belong to us, nothing belongs to us, we leave everything behind when we die. We only leave  with the drop called our self. And with this drop, man goes to meet his divine part, he tries to come into contact and know this divine part, this is the goal of knowledge meditation.

The correct path would consist of three steps with practical exercises:
- awakening of attention;
- attention that transforms into awareness;
- awareness leading to consciousness; consciousness is the appropriate tool provided by nature for the practice of meditation.

Disidentification. You should become a spectator of the body, of the breath, become aware of the emotions,  of your thoughts and the content of your mind. "I am not the body, I am not the breath, I am not my emotions, I am not the mind, but I am also the mind, the emotions, the breath, the body". The next degree is to become aware of being aware. The one who is making this statement is the witness within you. The witness is a quality of your self, recognise the self and repeat 'I am the self, I am the self, I am self'.
Buddhist teachings aim to demonstrate impermanence, non-self (or inconsistency of self) and nirvana (elimination of suffering or dukkha). Any teaching that does not bear these three principles cannot be considered as a buddhism teaching. Nothing has a separate existence or a separate self. Everything has to interact with everything else. 

Nirvana means extinction, especially extinction of ideas - the ideas of birth and death, existence and non-existence, coming and going, self and other, one and many. All these ideas make us suffer. 

The Four Noble Truths are:
- The Existence of Suffering.
- The Emergence of Suffering.
- The ending of Suffering
- The Emergence of Well-Being. 

There is a noble path (the Eightfold Path) that leads to well-being.
They specify that in Buddhism there are two paths: that of relaxation, samatha (mental calmness) which should be associated with deep insight, vipassanā. (pg.151) - Only through calmness,  one could access to a state of deep vision, to get directly in touch with true reality,  and thus understand and accept it for what it is. Both are based on attention and breath control. At first, the mind observes the breathing or the movements of the body, then it becomes one with them.
Following the Western point of view, the central point of meditation consists of three stages: concentration, i.e. focusing all attention on an object which is usually the breath, then letting the mind calm down and then moving on to introspection.

Citations.  "Meditation is a path to connect with the sacred, our divine part, with our true Self".

 "Meditating is a great opportunity, an open door to infinite possibilities and potential. Something, moreover, that is within the reach of everyone, young and old, educated and less educated, healthy or unhealthy. To all, meditation brings benefits, physically, mentally, spiritually. Through meditation it is possible to rediscover oneself, recover harmony and embark on a very specific path of self-realisation' - Paola Giovetti (p. 9)

"At the end of the 20th century, meditation was a sleeping beauty: it was only practised in the silence and secrecy of monasteries, or in small groups of initiates or the exalted. Today, in the third millennium, everything has changed: meditation has become a fashionable phenomenon and a social fact. It is practised in full view of everyone, in hospitals and schools, in companies and artistic or political circles' - Christophe André (p. 12)

"Most of the time, our instinctive and clumsy search for happiness is based on deceptions and illusions, rather than on reality, and so we wear ourselves out trying to shape the world to make it fit our fantasies, or we artificially alter our states of consciousness. Would it not be better to transform our minds?"  -  Matthieu Ricard (p. 15)

"Never forget that your life passes so quickly, like a flash in the summer sky or a hand sign. Now that you have the opportunity to practise, do not waste a moment. Consecrate all your energy to the spiritual path”. - Dilgo Khyentsé Rinpoche (p. 31)

"Meditation or other disciplines enable man to access, step by step, the way, his true nature, the Buddha nature, and through this path man can liberate his true Being. It is a path to the highest state of consciousness to which man can attain, and through which he opens himself to contact with the living Absolute in its essential core. It is through severe discipline and humbly repeated action without ceasing that man gradually becomes imbued with the living Essence of all things in the unconscious depths of his individual self and prepares himself for the Great Union with the Whole" - Karlfried Graf Durckheim (p. 34)

"Awareness of the interconnectedness of the whole with the whole can only lead to deep and compassionate civic and social responsibility." "In meditation there must be no separation between subject and object, between inside and outside. So when we sit in zazen, we are already inside, there is no inside and outside, and we recognise ourselves as One with the whole" - Dario Doshin Girolami (p. 90)

"Let our message be our own life." "Mindfulness is the full awareness of the present moment". "Meditation is not an escape from, but a peaceful encounter with reality" - Thich Nhat Hanh (p. 93)

 'In reality, you are also your thoughts, your beliefs, etc., but not only those: you are above all the consciousness in which they appear. You are Everything: the observer and the observed, what changes (thoughts, perceptions, sensations) and what does not change (consciousness), you are the sea and the waves'  - Mauro Bergonzi (p. 118)

For Pope Francis, in fact, meditating must mean "going to the encounter with Jesus, but always guided by the Holy Spirit". In short, some methodological experience coming from other religious universes may well be welcomed within the practice of Christian prayer, but this must not in any way introduce different doctrinal perspectives, nor insinuate theological doubts, nor contaminate or languish the dogmatically defined contents of the Catholic Creed. (p. 111). 

Meditation is the medicine of the mind, a technique for returning from the artificial state (the mind that lies) to the natural state (p. 120).

In presenting the various meditators, as well as putting them in context, we have tried to point out the various nuances of meditation.

People like Tony Parsons, one of the most radical exponents of non-dualism, have a simple, clear and direct message: there is no one within the body-mind called 'me', there is no individual, but there is a single Self that lives through different forms (p. 122).

For Eckhart Tolle, the goal of meditation is this: to re-discover Presence, the light of Presence in us, in our inner reality. This allows us to see thoughts, feelings, etc. in a detached way, 'to be aware, that we are aware' (p. 138).

Some meditators depart from the three most common approaches to meditation teaching: the first consists of observing the thoughts that pass through our mind without dwelling on them; the second consists of trying to control the mind, to empty our thoughts through techniques of focusing on a precise point, e.g. a statue, a candle, the breath, etc., to the exclusion of all else; the third approach is to merge with the divine. They propose a different and revolutionary approach to meditation, sitting without expecting anything, without anything to seek. They propose developing an attitude of full presence and letting go of the emotions you are experiencing here and now  (p. 140).

The book also talks about the role of the teacher in meditation, the relationship between meditation and science, between Buddhism and science, and the relationship between meditation and death.

Meditation certainly helps us to face death as it urges us to live life to the full, whether we are young or old. What really matters in existence is to use the time we have left as fruitfully as possible, for our own good and that of others. I quote the thought of Gampopa, a Buddhist sage: 'At the beginning, one should be haunted by the fear of death like a deer escaping a trap; halfway through, one should have nothing to regret, like the farmer who tilled his field with care. In the end, one should be as happy as one who has accomplished a great feat' (p. 53).

A possible meeting point is the fact that both Buddhism and science have experimentation as their main focus. Richard Feynman said: 'The principle of science is as follows: The text of knowledge is the experiment; it is the sole judge of scientific truth'. And here is how the Dalai Lama echoes him: 'When the question of validating the truth of a certain assertion arises, Buddhism places the greatest authority in experience, then in reason, and lastly in scripture' (p. 163).

The goal of meditation is to arrive at a state of awakening, to perceive reality differently and to an experience known as enlightenment, which involves a perfectly clear vision of things. 

The regular practice of meditation leads to a personal condition described by all meditators in terms of four elements: the absence of a kind of outer self, emptiness, the absence of a kind of inner self and impermanence. (p. 168). This approach converges with Buddhist thinking of the lack of a controlling self. It is also possible to see a correspondence between this theory of forms in modern psychology and the impermanent character that Buddha attributed to the five aggregates. In Buddhist doctrine, the five skandhas or aggregates are the constituents of the empirical person, namely: form (rūpa); sensation (vedanā); perception (saññā); karmic formations such as habits, unconscious reflexes, (saṅkhāra); consciousness (viññāna). 

Relationship between science and meditation. Many great physicists and Nobel laureates of the 20th century consider consciousness as the foundation of the world, something that includes everything.

"Absolute knowledge is a totally non-intellectual experience of reality, an experience that arises from a non-ordinary state of consciousness, which can be called a meditative or mystical state" - Fritjof Capra (p.169). He wrote the Tao of Physics and sentences from this text are written at CERN in Geneva (The European Organisation for Nuclear Research) under a statue of Shiva Nataraja donated by the Indian government.

John Hagelin (1954 -) is a world-renowned American quantum physicist, and says: "We must assume the existence of a conscious, intelligent mind. This mind is the matrix of all matter."                           Max Planck (1858-1947) asserted: "The consciousness is the main  basis and matter is a derived from consciousness. We cannot go beyond consciousness and everything we talk about, everything we consider to exist, postulates consciousness."   

David Bohm (1917-1992), an American physicist and philosopher wrote, with Jiddu Krisnamurti, the book Where Time Ends. He said: "Consciousness is the vessel that contains everything, absolutely everything that happens in the universe, and outside of it nothing exists".  

Erwin Schrödinger (1887-1961), Nobel Prize winner for physics came into contact with Indian philosophy around 1918, through the writings of Schopenhauer. He said 'Consciousness is the foundation of existence beyond the brain and whatever we can imagine, hypothesise or intuit'.                Amit Goswami (1936 - ), Indian quantum physicist, is the pioneer of a multidisciplinary scientific paradigm based on the primacy of consciousness, known as 'Science within consciousness'.  

Werner Karl Heisenberg (1901-1976) was a German physicist. and one of the main originators of quantum mechanics.  Fritjof Capra says about him: In 1929 Heisenberg spent time in India, as a guest of the famous Indian poet Rabindranath Tagore, with whom he had long conversations about Indian science and philosophy. This introduction to Indian thought brought Heisenberg great comfort, he told me. He began to see that the recognition of relativity, interconnectedness and impermanence as fundamental aspects of physical reality, which had been so difficult for him and his fellow physicists, was the very basis of Indian spiritual traditions. After these conversations with Tagore, he said, "some of the ideas that had seemed so crazy suddenly made a lot more sense. This was a great help to me'. 

 Fred Alan Wolf wrote the text The yoga of time travel: How the mind can defeat time.                           Albert Einstein in 1930, met Nobel Prize winner for literature Rabindranath Tagore in Berlin, thanks to their mutual friend Dr. Mendel.

 

sabato 27 maggio 2023

La felicità - Mauro Bergonzi

Dalle conferenze del prof. Mauro Bergonzi.-

Alla domanda: Sei felice?  Di solito si risponde:   No, perché...    lo sarei se soltanto...     Si, ma...
Le tre risposte hanno in comune che la felicità dipende da condizioni esterne, se riuscissimo a cambiarle forse potremmo essere felici.
Ciò corrisponde alla storiella del re che fece foderare di cuoio tutte le strade del regno, invece di comprare dei sandali.
Gli eventi esterni sono al di fuori del  nostro controllo, e la felicità, seguendo questa via, diventa irraggiungibile. Però, il rapporto con gli eventi esterni può cambiare. La felicità non è il piacere, felicità e piacere sono due cose diverse.
Quando siamo felici proviamo pace, appagamento, completezza. Il desiderio per arrivare al piacere, invece, è sofferenza e mancanza. In Occidente c’è questa relazione:  desiderio = appagamento e piacere;   Se per un po' di tempo riuscissimo a mettere da parte il desiderio, potrebbe emerge la nostra natura di completezza. Ogni desiderio tende all’autodistruzione  per arrivare alla completezza. Aristofane quando parla di Eros, descrive l’uomo con quattro braccia e quattro gambe che era diventato così presuntuoso, che un giorno Zeus decise di dividerlo in due, ed adesso l'uomo passa la sua vita a cercare di trovare la parte mancante, l’anima gemella per arrivare alla completezza.

A volte, quando siamo a contatto con la natura, e siamo particolarmente tranquilli,  proviamo un senso di infinito e di eternità,  uno sprazzo momentaneo di felicità. 
Anche nella nostra esistenza non felice, la felicità c’è, traspare sempre e a volte può emergere per brevi periodi. 
Al dolore, la mente reagisce, si lamenta, occlude lo spazio del cuore e il dolore diventa insopportabile.
Se la mente, invece, si aprisse all’esperienza del dolore, si potrebbe aprire un varco alla felicità, e poi ci potremmo sentire appagati e felici.  
Dovremmo cercare di osservare un desiderio così come è: una semplice energia che si muove nell’ampio spazio del nostro cuore e quindi diventa una danza gioiosa di energia.
Soltanto un cuore aperto può amare. L’amore o è gratuito o non è amore. Noi pensiamo che siamo esperienza, invece siamo sempre presenti con il nostro vero Sé.
Che cosa c’è sempre nella nostra vita quotidiana?   L'Esistenza –  la Coscienza, il sapere di esserci,  Amiamo esserci e amiamo esistere. Nel Vedanta questo è:  Sat = esistenza,  Cit = Coscienza,  Ananda = beatitudine e felicità, amore come completezza, essere ed essere coscienti di esserci.
L'amore di sé è egoismo ed è una visione sminuita relativa a corpo e mente. Il pensiero ci convince che siamo questo corpo e questa mente. Invece, noi siamo la felicità, ed in questo caso collassa l’idea della felicità esterna a noi.

La liberazione - Mauro Bergonzi

"Chi sono io? Sono un punto nero su uno sfondo bianco o uno sfondo bianco con un puntino nero?" - Ivan Illich.

Il sutra del cuore – il sapore della vacuità, la liberazione dalla sofferenza.  Spiegato da Mauro Bergonzi..

Avidya significa non vedere, inconsapevolezza, non vediamo come sono veramente le cose, ci attacchiamo e soffriamo. L’attaccamento è impossibile, tutto è impermanente, è impossibile attaccarsi ad un oggetto o ad una persona.   Grazie ad avidya l’universo è visto come un’unità permanente e solida, crediamo che le cose siano entità solide dando vita ad angoscia e sofferenza. Occorre decostruire questa visione della realtà. Tutto ciò che nasce, muore. E' difficile attaccarsi a qualcosa, i nomi sono associati a cose messe insieme, l’universo è interamente interattivo, esiste una rete di relazioni, dove ogni cosa condiziona ed è condizionata da altre cose. Il concetto di entità solide e separate non esiste, il mondo non è fatto di cose ferme e statiche.

Il concetto di un "Io" solido e separato è errato, non trovi un "Io", ma cinque flussi (skanda)  che sono: rupa - forma, vedana - sensazione, sanna - percezione, sankhara - formazioni mentali, vinnana - coscienza. Nessuno di questi cinque skanda è permanente, e non abbiamo il controllo su questi skanda, in quanto sono flussi impersonali.  

Cosa è reale e cosa è irreale? Il Buddha critica le convinzioni e dice: "Non c’è verità, il mio insegnamento è una zattera per arrivare alla liberazione, se lo trasformate in convinzioni siete perduti".

Che cosa è il risveglio, viene illustrato con questa storia: "Un barbone si trova sotto un ponte, si ferma una Roll Royce, scende una bellissima donna, che lo porta a casa, gli dà cibo e gli propone di fare l’amore, il poveretto si risveglia e cade nel Tamigi". Viviamo una storia dove c’è illusione e disillusione. Veniamo dal nulla e dal buio, alla nascita siamo gettati nella vita, alla morte si spegne la luce e si ritorna nel buio angoscioso. Tutto questo non ha senso, diventa insopportabile; Allora cerchiamo un senso, ci rivolgiamo alla nostra mente, il nostro pensiero inventa una miriade di storie per dare senso alla nostra vita, ci dimentichiamo della nostra vera esistenza e crediamo che le storie siano vere, si diventa protagonista, e in questo modo è più facile accettare la vita. Cerchiamo ricchezza (solo i ricchi sanno che i soldi non danno la felicità), successo, potere. Siamo fragili, insicuri, abbiamo paura della morte e quando si sente parlare dell’illuminazione, ci si inoltra anche in questo sentiero. Ma quello che si raggiunge si perde, il tuo vero sé è solo qui ed ora.

"L'io sono" viene prima del pensiero "Io sono", io sono adesso, io sono qui, poi viene fuori il nostro universo. La coscienza è il comparire e lo scomparire dell’io, essere e coscienza sono la stessa cosa, non possiamo essere coscienti di essere. Nel sonno senza sogno, nel sonno profondo la coscienza scompare. La coscienza in stato di veglia –  si manifesta con percezioni (suoni, colori, tatto, odori che costituiscono il mondo),  e si manifesta nello spazio sensiente.

Sensazioni e pensieri costituiscono l’io sono, il corpo sta nel mondo, la mente sta nel corpo, non siamo  solo l'io sono, l'esserci c’è sempre. Quando dormo,  spariscono le percezioni, sparisce il mondo e il corpo. Nel sonno profondo spariscono le sensazioni, anche la mente si sospende, resta la coscienza (non c’è niente da ricordare) e la sua essenza sottile è lì.  Bisogna cercare di fermare la mente senza l’utilizzo di tecniche.

In Occidente, si sviluppano difficoltà emotive per mancanza di attaccamento primario nei primi tre anni di vita, se la mamma si allontanata, il bambino subisce dei danni emotivi che difficilmente potranno essere riparati e si creeranno problemi di personalità. Per John Bowlby  (1908 – 1990) è molto importante che il legame di attaccamento si sviluppi in maniera adeguata, poiché da questo dipende un buono sviluppo della personalità.  Stati di angoscia e depressione, in cui un soggetto si può imbattere durante l’età adulta, possono essere ricondotti a periodi in cui la persona ha fatto esperienza di disperazione, angoscia e distacco durante l’infanzia. La persona ipersensibile, ha difficoltà nell’affrontare situazioni nuove. I bambini che sembrano adulti hanno adattato difese psichiche. Molti psicologi e pediatri dichiarano che i bambini possono essere mandati all’asilo a 18 mesi, ma questa è una enorme baggianata. Ciò ha creato un disagio a intere generazioni che cercano di proteggersi con l’intelletto, ed oggi c’è disprezzo della natura e prevale il culto dei soldi e della finanza.
La nostra civiltà compensa con una iper-razionalità le ferite profonde che abbiamo subito nell’infanzia. 

Arnaud Desjardins (uno dei primi studiosi delle filosofie orientali) arriva ad affermare che la gelosia è una malattia,  la maggior parte di noi non ha una personalità matura e nel percorso spirituale non siamo discepoli ma solo aspiranti discepoli. Le persone hanno spostato tutto nel successo individuale, nessuno si complimenta con te se hai un bel rapporto di coppia per esempio. Le emozioni sono un insieme di corpo - mente. Hanno la funzione di adattamento all’ambiente. Forme di emozioni sono: il  desiderio di avere, il  desiderio di fuggire, il desiderio di distruggere, ecc.

Il linguaggio ha la funzione di tramandare esperienze e conoscenze, quindi nell’affrontare le situazioni usiamo conoscenze ed istinto. Il pensiero pensa a minacce future, e si genera così uno stress continuo, e la paura ha perso quel valore adattativo. Le emozioni sono i nostri nemici, sono collegate a neurotrasmettitori e diventi succube delle emozioni. E-movere significa, essere  trascinati da, l'emozione è quindi una specie di sequestro emotivo.  Occorre cercare di vedere le cose senza lasciarsi trascinare dalle emozioni. Le emozioni provate a lungo tendono a generalizzarsi, se provi rabbia ripetuta poi reagisci sempre nello stesso modo. 

L'emozione illude la mente su ciò che conta e ciò che non conta, ciò che si prova poi diventa realtà. L’emozione non è percepibile, si nasconde, non ne siamo consapevoli, e si vede soltanto l’oggetto.

Che strategia usiamo per affrontare in modo corretto le emozioni? Quando proviamo un'emozione negativa o possiamo scaricarla dando sfogo all’emozione e provando sollievo, oppure possiamo rimuoverla, inghiottirla e da ciò nasce la depressione.
La terza via è quella di non scaricarla, di non rimuoverla ma di sentirla fino in fondo prescindendo dall’oggetto (ad esempo contare fino a 10, viverla con leggerezza, ecc). 
Osservare con distacco un'emozione è molto importante.  Se vedi l’emozione, non sei l’emozione (e sorge l’illusione che ci sia un io). Ciò porta però a nascondere il non dualismo. Ma l’io non c’è, è una recita della mente (da una parte c’è l’io dall’altra le emozioni). Invece bisogna vedere che l’io non è separato dalle emozioni, Io sono il tutto comprese le emozioni.

La meditazione Vipassana, termine che significa "vedere le cose in profondità, come realmente sono", è una delle più antiche tecniche di meditazione dell'India. Essa fu riscoperta ed insegnata più di 2500 anni fa come metodo universale per uscire da ogni tipo di sofferenza, un'arte di vivere. E' una meditazione buddhista ispirata alla tradizione Theravada. Nei ritiri vypasana (dove non si parla per giorni) è facile odiare o innamorarsi di una persona di cui non sai assolutamente niente, senti l’emozione come energia e prescindi dall’oggetto. 

La recita della mente avviene alla luce della coscienza sconfinata, se io lascio l’"io" (perchè diventa inconsistente) a quel punto le emozioni manifestano l’energia fluttuante, le vibrazioni, la danza dell’energia, e come vengono se ne vanno, non lasciando traccia. Se invece, si afferma l’"io" le emozioni entrano in contrasto con l’"io" e le vibrazioni si trasformano in tempesta.

sabato 13 maggio 2023

Jacques Vigne - Psichiatra e Swami

Il dottor Jacques Vigne (1956 - )è uno psichiatra francese formatosi a Parigi. Per 15 mesi ha praticato e insegnato psichiatria in Algeria e, dopo la laurea nel 1986, si è recato in India con una borsa di studio quadriennale del governo francese. Ha studiato yoga e filosofia tradizionale indiana per tre anni presso l'Università indù di Benares, quindi ha vissuto per dieci anni quasi ininterrottamente con il suo maestro Swami Vijayananda, un medico francese che ha vissuto in India per 60 anni e che è stato uno dei più stretti discepoli occidentali di Mâ Anandamayî, una delle più famose donne "sagge" del XX secolo. Per i 12 anni successivi, Jacques Vigne ha trascorso circa un terzo del suo tempo in eremitaggio, tornando regolarmente dal suo maestro per continuare l'insegnamento. Dal 2010 è legato a Tenzin Palmo, che da oltre 50 anni è la più anziana occidentale a diventare monaca tibetana e che ha trascorso, tra l'altro, undici anni e mezzo in meditazione in una grotta dell'Himalaya.

Jacques Vigne ha scritto 17 libri, il cui tema principale è la psicologia spirituale e la meditazione. Nei suoi scritti è particolarmente attento a costruire ponti tra Oriente e Occidente, tra psicologia moderna e spiritualità, tra le pratiche sapienziali dell'India e il cristianesimo. Ha scritto due grandi libri di 400 pagine sulla mistica comparata, uno sul Matrimonio interiore, che cerca di tracciare l'unione dei canali ida e pingala dello yoga in altre tradizioni, e l'altro sulla Mistica del silenzio. Uno dei suoi ultimi libri, Secular Meditation Practice, propone una visione della laicità inclusiva e non esclusiva, rispettando i contributi delle religioni, ma allo stesso tempo sostenendo la diffusione della meditazione per tutti, con la sua serie di benefici per la salute fisica e mentale ormai sempre più scientificamente accertati. I suoi viaggi come testimone dello yoga e della meditazione lo hanno portato in diversi Paesi europei, più volte in Libano, due volte in Marocco, una volta in Tunisia e una volta per tre settimane in Cina. Organizza viaggi spirituali in India, Ladakh, Monte Kailash e Tibet.

Sito: https://www.jacquesvigne.org/
Insegna alla Sarva Yoga University https://www.sarvayogauniversity.com/our_team/dr-jacques-vigne/ in questa importante università on line insegnano anche Mauro Bergonzi e Eros Selvanizza.

sabato 18 marzo 2023

La non dualità. Dal sito di Mauro Bergonzi

Dal sito di Mauro Bergonzi  Il Sorriso dell'Essere:    https://sites.google.com/site/ilsorrisodellessere/home?authuser=0

https://sites.google.com/site/ilsorrisodellessere/satsang                                        - Dialoghi

La parola ‘Non dualità’ indica il semplice fatto che nella realtà ci sono infinite differenze, ma nessuna vera separazione.  La realtà, Ciò che tu veramente sei, non è qualcosa che la mente possa comprendere col pensiero. Ma appena ti fermi un attimo (e questo può accadere in qualsiasi momento), ecco di nuovo chiara ed evidente la Presenza silenziosa che è sempre qui, sempre adesso, a mostrarti il fatto inaudito e meraviglioso che ci sei e sei cosciente. Se proprio vogliamo trovare un ‘senso’ alla nostra apparentemente effimera esistenza, è proprio questo: la meraviglia di scoprire che siamo l'eterna Presenza che non smette mai di danzare. Ma anche se non lo scopriamo, siamo sempre e comunque la Presenza.       Tutto questo non è altro che il sorriso dell'Essere.  

 - Se cerchi la completezza di una pace incorruttibile, di una felicità che non dipenda dal piacere, dove sentirti finalmente a casa, allora quello che cerchi è già qui, adesso.
- Se cerchi Dio, dato che è Onnipresente, potrebbe non essere già qui, adesso?
- Se cerchi la vera Realtà, dato che è Tutto, potrebbe non essere già qui, adesso?
- Se cerchi il tuo vero Sé, dato che tu sei presente, potrebbe non essere già qui, adesso?
- Qualsiasi parola usi per indicare 'Ciò che è', puoi non vederlo, puoi non sapere che cosa sia, ma di sicuro dev'essere qui, adesso.     

Quindi non c'è alcun bisogno di fare qualcosa, percorrere una via o praticare un metodo per raggiungerlo.

Vi riporto alcuni testi presi dal sito:

La non dualità.  Il dischiudersi di una prospettiva radicalmente non dualista non è dipeso da una scelta deliberata, ma è 'accaduto' nella mia diretta esperienza della realtà. Qualcosa si era innescato nel lontano 1981, in occasione di uno sconvolgente incontro con Nisargadatta Maharaj: fu come un’esplosione, che è continuata sotterraneamente per tanti anni, agendo per vie misteriose. Pian piano, in modo estremamente ordinario e gentile, è come se tutti gli schermi mentali che avevo davanti agli occhi si fossero sempre più assottigliati, cadendo uno dopo l’altro, finché è rimasta soltanto una specie di ‘chiarezza’ che permea la mia vita quotidiana.  La fine di un miraggio. Con la scomparsa della ricerca spirituale e del ‘cercatore’, l’agio e la chiarezza che hanno spontaneamente permeato la mia vita ordinaria sono state meglio riconosciute alla luce di ciò che hanno detto Jiddu Krishnamurti, Ramana Maharshi, Tony Parsons ed altri autori sulla stessa lunghezza d’onda   Tutto ciò ha reso la mia comunicazione non dualista alquanto 'destabilizzante', soprattutto per chi segue un percorso di ricerca spirituale che si basi su una pratica orientata verso una meta futura.   ‘Non dualismo’ è anch’esso una parola, come tale inadeguata ad esprimere Ciò che è. Nell’imperfetto modo in cui è possibile descriverlo, ‘non dualismo’ vuol dire che non ci sono reali separazioni nella realtà (infinite differenze si, ma nessuna vera separazione). ‘Non dualismo’ non è ‘monismo’ (che afferma l’uno escludendo il due). Il non dualismo non esclude mai niente, assolutamente niente, tanto meno le nostre preoccupazioni quotidiane. E’ pace profonda che appare come conflitto e inquietudine, è uno che appare come molti, è nulla che appare come tutto, è essere che appare come divenire, è coscienza che appare come mutevoli esperienze. La pace dello spirito contrapposta al turbamento è ciò che si ottiene con le pratiche meditative del ‘testimone’ (l’osservatore che pensa: “Io non sono l’osservato”), vale a dire uno stato costruito dalla mente, una specie di ‘torre d’avorio’ che alcune tradizioni indiane scambiano per la liberazione. Ma non è possibile separare l’osservatore dall’osservato, come non puoi separare il mare dalle onde: il mare è le onde, ma è anche tanto di più. La coscienza-testimone non si può separare dai suoi contenuti, comprese le nostre quotidiane preoccupazioni: è anche quelle, ma non solo quelle. La vera pace, la vera felicità, non è qualcosa che possiamo ottenere o costruire: è qualcosa che siamo, lo sfondo costante su cui si manifestano tutte le esplosioni di piacere e dolore che chiamiamo ‘la nostra vita’.   Noi come ‘singoli individui’ continuiamo ad essere turbati, ma la coscienza che ci abita non lo è. Nel teatro dei burattini compaiono due personaggi diversi, Pulcinella e il Carabiniere, che vanno in collera e se le danno di santa ragione, finché uno vince e l’altro perde. L’illusione che siano individui separati e dotati di due coscienze diverse nasce solo dal fatto che il burattinaio è nascosto alla vista del pubblico. Il burattinaio è uno solo, anche se sembra che ci siano due diversi individui. Il burattinaio non è arrabbiato, non vince e non perde. La sua coscienza è l’unica esistente, anche se illusoriamente appaiono due coscienze diverse. Pulcinella e il Carabiniere non sono nemmeno coscienti: la coscienza che li abita è solo una, quella del burattinaio.

La realizzazione. Se il 'risveglio' è la liberazione dal miraggio di un sé separato, allora, come dice Tony Parsons, l'idea stessa di una persona liberata è una contraddizione in termini. Nessuno lo è stato o lo sarà mai, perché l'idea di un individuo separato dal Tutto è contraddittoria e illusoria.  Il concetto stesso di 'risveglio' è obsoleto, perché Ciò che veramente siamo  non dorme mai, è sempre sveglio. Secondo una prospettiva autenticamente non dualista, l''Essere è sempre realizzato, mentre non esistono 'esseri' realizzati, per il semplice fatto che non esistono separazioni. la Presenza che è sempre qui, evidente e innegabile nella semplice coscienza ordinaria che illumina ogni esperienza. Qualcuno ha detto: “L’unica differenza tra un ‘risvegliato’ e un ‘non risvegliato’ è che il secondo crede ancora di vedere una differenza”. Crediamo di essere un'onda separata dalle altre, mentre siamo tutti un unico mare che 'ondeggia'.  Può forse esistere un'onda fatta di un'acqua che sia più acqua delle altre?  Può esistere un'onda più 'realizzata' delle altre?    Come dice Ramana Maharshi, prima ci convinciamo di essere solo un io separato e limitato, poi sentiamo tutto il peso di questa illusoria limitazione e allora cerchiamo la 'realizzazione' della Totalità: ma cercare non fa che rinforzare la falsa idea che ci manchi veramente qualcosa. Finché cerchiamo, non troveremo, proprio come la signora che cerca la propria collana credendo di averla persa, mentre ha solo dimenticato che ce l’ha appesa al collo. Finché la cerca, non la trova, perché l'unico ostacolo a trovarla è la falsa idea di averla perduta.   La Presenza è al di là del credere o non credere, al di là del pensiero, dei concetti, delle parole e delle prediche. La Presenza è proprio qui, semplice, evidente, ma assolutamente niente può descriverla.  

Il non dualismo e il guru.   L'idea del guru (almeno qui da noi in Occidente) crea più problemi di quanti non ne risolva, mentre l’amicizia  è la chiave della spiritualità, esalta la parità nella differenza, perché gli amici si ritengono tutti allo stesso livello, anche se ognuno apporta contributi unici e insostituibili alla comune risonanza. La spiritualità è inseparabile dal sorriso, mille miglia lontana dalla seriosa tetraggine di tante conventicole imbalsamate che, attorno ai propri guru, si prendono troppo sul serio e trasformano la ricerca in una pratica maledettamente 'seria'. L'uguaglianza nella differenza dell'amicizia rispecchia l'Uno che appare come molti e il sorriso del 'divertimento' riecheggia la danza e il 'gioco' della Vita, così debordante che non ha bisogno di uno 'scopo' per esserci e risplende di luce propria. Mi piace anche sentire che non hai alcun desiderio di 'convertire' gli altri: la Presenza appare perfettamente in tutto ciò che è, dal fondamentalista islamico al non dualista.  In fondo, alche il non dualismo non è che un dito puntato verso Ciò che non ha nome né etichetta.

Ego ed io. Nella psiche sono attive le cosiddette ‘funzioni dell’io’ (regolazione degli scarichi pulsionali, gestione del sistema mnemonico, concettuale ed emotivo, coordinamento fra input sensoriale e output motorio, ecc.) che, fungendo da interfaccia fra organismo e ambiente, favoriscono il nostro adattamento alla realtà. Per queste funzioni utili e necessarie si usa comunemente il termine ‘io’. Di solito il termine ‘ego’ e i suoi derivati (egocentrismo, egoismo, ecc.) vengono invece usati per indicare l’esclusiva identificazione con un ‘sé’ isolato, che ci separa dal rapporto con gli altri e con la realtà, perché diventiamo prigionieri di reazioni, pensieri ed emozioni al cui centro domina appunto soltanto il nostro ego e le sue esigenze. Per esempio, nella misura in cui una sofferenza mentale o un desiderio ci isola dagli altri, è espressione del nostro ‘ego’. C’è uno spazio di consapevolezza che non si esaurisce nell’ego e ne è totalmente libero: è questo il fondamento sempre presente della nostra vera identità.

L'universo. Noi non siamo separabili dall'universo: questo è un fatto, non una ‘sensazione’. Se da un lato siamo capaci di vedere, udire, odorare, assaporare e sentire, e dall’altro non siamo separati dall’universo, ciò significa allora che è l'universo intero a vedere, udire, odorare, assaporare e sentire attraverso noi. L’'io' cosciente che ciascuno di noi crede di essere non è l'individuo, ma l'universo intero. E’ l’universo l'unico soggetto cosciente, che appare come tutto questo: alberi, case, montagne, discariche, tramonti, guerre, sorrisi, uomini buoni e uomini cattivi… tutti differenti, ma non separati. Il senso di esserci, di essere ‘io’, è quella coscienza. Tutto il resto è una costruzione mentale.Chi è l''io' che non riesce a eliminare la costruzione mentale dell'io? Un altro 'io'? Ci sono forse due 'io'? L'unico vero Sé è l'universo che appare come tutto questo mondo. In un sogno ci sei tu (il protagonista) e tanti altri personaggi apparentemente separati da te: alcuni simpatici, altri antipatici, alcuni che ti inseguono per farti del male, altri che ami e vorresti sempre accanto. Di che cosa siete fatti ‘tu’ (il protagonista del sogno) e tutti gli altri personaggi apparentemente separati? Di una sola e unica coscienza: quella del sognatore che sta dormendo tranquillamente nel proprio letto.Noi siamo i personaggi del ‘sogno’ o del ‘film’ dell'universo, fatti di una stessa e sola luce bianca che non nasce e non muore: la coscienza. Naturalmente, finché ti trovi nell'illusione del sogno, la separazione sembra reale e si sente, ma non per questo è meno illusoria. Il sogno è uno stato di coscienza diverso sia dal sonno profondo sia dalla veglia. Ma la coscienza che percepisce il sogno è forse un’altra rispetto a quella di veglia? Pensi che abbiamo più di una coscienza? Oppure sia nel sogno, sia nella veglia, ci sentiamo sempre uno stesso ‘io’ presente e cosciente? La coscienza del sognatore è una, indivisibile e contiene tutto il sogno.  Il mondo e la coscienza appaiono sempre insieme, senza eccezione. Quando due cose appaiono sempre e soltanto insieme, dobbiamo concludere che non sono due ‘cose’, ma due aspetti diversi della stessa cosa. Il ragionamento è semplice:1) Noi siamo dotati di coscienza   2) Noi non siamo separati dall'universo, che ci include. 3) Ergo: l'universo è un sistema auto-osservante dotato di coscienza, il quale vede se stesso attraverso noi.   Nell'advaita c'è una metafora che rende bene l'idea: quando guardi un vaso, facilmente puoi farti l'idea che ci sia uno spazio ‘dentro’ separato dallo spazio ‘fuori’. Il vaso simboleggia il nostro corpo/mente e lo spazio la consapevolezza. Così crediamo che la 'nostra' consapevolezza sia qualcosa di limitato e separato, dentro al corpo/mente. Ma non è lo spazio ad essere dentro al vaso, è il vaso ad essere letteralmente immerso nello spazio e fatto di spazio. Infatti tutte le sensazioni fisiche che chiamiamo 'corpo' e tutti i pensieri che chiamiamo 'mente' appaiono soltanto nella e come consapevolezza.  Ciò che veramente siamo non nasce e non muore. Quando c'è l'ego, è la Presenza che appare come ego. Quando non c'è, è la Presenza che appare come non-ego.  Quindi puoi rilassarti e riconoscere che sei sempre l'infinito spazio senziente che non nasce e non muore.pieghi che cosa intendi per ‘meravigliosa unità del Tutto’, di cui parli spesso?

L'unità del Tutto. Quando si scopre la completa identità fra sé e il tutto, ogni ‘interazione’ diventa obsoleta: invece di una relazione fra due entità separate, c’è un solo Essere che danza.  Mentre guardi un fiume, ti accorgi che la sua acqua assume infinite forme diverse: c’è un gorgo qui che ti sembra separato da un altro lì, e così via.  A un certo punto decidi di 'catturare' il gorgo più vicino con un secchio: ma appena lo fai, si dissolve e ti ritrovi con un secchio d'acqua stagnante. La rigetti nel fiume, ed ecco che di nuovo comincia a scorrere, formando mulinelli. Allora ti rendi conto che tutti questi gorghi sono inseparabili dal fiume, che non esistono come entità isolate, che sono la semplice azione di un'unica corrente d'acqua: ogni gorgo è il modo in cui si manifesta in quel punto l'indivisa corrente del fiume. C'è un’unica cosa: l’acqua del fiume. I gorghi sono solo azioni del suo movimento incessante.  Questa è l'unità del Tutto.   I taoisti raccontano una parabola:

Un barcaiolo si trova nella nebbia, lungo il fiume.  A un certo punto, si accorge che la sagoma vaga di una barca sta venendo dritta verso di lui, contromano. Grida all'altro barcaiolo di scansarsi, ma non riceve risposta. La barca continua a puntare dritta contro la sua. Il barcaiolo va in collera e comincia ad inveire contro l'altro, ma invano. Quando l'altra barca giunge più vicina e diviene ben visibile, il barcaiolo si accorge che è vuota: nessuno la guidava, si è solo sciolta dagli ormeggi per via della corrente. Allora tutta la rabbia del barcaiolo svanisce.

Quando pensiamo che gli altri abbiano un 'io' separato che li guidi, prendiamo tutto sul piano personale e restiamo in balìa della nostra rabbia. Quando li vediamo come barche vuote che seguono semplicemente la corrente, ovviamente li evitiamo, ma niente turba la nostra pace.

La coscienza e i pensieri.  La coscienza percepisce i pensieri, mentre i pensieri non percepiscono proprio niente: semplicemente appaiono e scompaiono alla luce della coscienza. Senza la coscienza, i pensieri non possono apparire, mentre la coscienza senza i pensieri fa tante altre cose: sente odori, sapori, colori, percezioni fisiche, ecc. La coscienza c'è sempre: prima, durante e dopo che un pensiero si è manifestato. Se cade l'illusione di un io separato, appare chiaro che siamo l'universo intero: un unico grande processo che non nasce e non muore.  C'è una differenza sostanziale fra la coscienza (che osserva) e il pensiero (che viene osservato).  Questo processo di identificazione con i pensieri è come dimenticarsi di avere sul naso un paio di occhiali: non puoi più osservare i pensieri (che diventano invisibili, proprio come gli occhiali sul naso). Osservare il dolore e i pensieri è come sfilarsi gli occhiali e posarli sul tavolo: adesso non vedi più tutta la stanza colorata e distorta dalle loro lenti, ma vedi gli occhiali come un semplice oggetto fra i tanti altri presenti di fronte a te.

L'Io. Non è il corpo, non è la mente, non è la coscienza: è una semplice parola, un nome per indicare di volta in volta cose diverse. Dunque 'io' è una semplice parola per indicare di volta in volta le sensazioni fisiche che chiamiamo 'corpo', i pensieri che chiamiamo 'mente' e infine la coscienza.  E' la coscienza che percepisce il pensiero come un oggetto passeggero che va e viene. Dunque la coscienza percepisce i pensieri che chiamiamo 'mente' e non viceversa. Perciò c'è una sostanziale differenza fra la coscienza da un lato e il corpo-mente dall'altra: il corpo-mente è fatto di sensazioni e pensieri che appaiono e scompaiono come semplici oggetti percepiti dallo e nello spazio della coscienza.   Immagina un foglio bianco con un puntino nero in mezzo. Il foglio è lo spazio della coscienza senza cui nulla potrebbe apparire e il puntino è il corpo-mente.  Chi sei tu? Un puntino nero su un foglio bianco, o un foglio bianco con un puntino nero?  La coscienzae percepisce tutto, per cui non è in grado di osservare se stessa come se fosse un oggetto fra gli altri oggetti, proprio come l'occhio può vedere tutto tranne se stesso.   Ciò non significa che allora non ne puoi avere esperienza, solo che non è una esperienza 'oggettiva'.  La coscienza è totalmente libera, come lo spazio è libero da tutti gli oggetti che contiene. 

La mente: La mente non esiste, è una semplice astrazione. 'Mente' è solo una parola, un termine collettivo per indicare la totalità dei pensieri. Se ti guardi dentro in cerca della mente, non la trovi: percepisci solo una serie di pensieri che velocemente appaiono e scompaiono. Una parola può forse ‘fare’ qualcosa? Può essere cosciente? Può osservare? Dunque, se la mente è solo una parola, non può fare niente, tanto meno osservare se stessa o altro. E' la coscienza che osserva tutto, compresi ì pensieri che chiamiamo 'mente'. Nella sua immediatezza e semplicità, la coscienza non può essere condizionata da nulla, perché tutti i condizionamenti sono pensieri e concetti accumulati nella memoria che stanno sempre dalla parte di ciò che è osservato, mai dalla parte di chi osserva. Non esiste dunque un’autosservazione della mente: c’è solo la coscienza che vede i pensieri, e questo avviene spontaneamente, senza alcuno sforzo. Accorgersi dei pensieri non è una pratica: semplicemente accade. La coscienza osserva tutto: sia le percezioni visive, uditive, ecc. che chiamiamo 'mondo', sia le sensazioni fisiche che chiamiamo 'corpo', sia i pensieri che chiamiamo 'mente'. Praticare l’'autosservazione' significa limitare il campo dell'attenzione solo ai pensieri che chiamiamo 'mente', escludendo tutto il resto e rinforzando così l'illusione che 'io' sia separato dal mondo 'esterno'. Invece, se osservi tutto quello che c'è ad ogni momento, accanto ai pensieri tristi ci saranno anche tante altre cose: il sole che filtra fra le foglie di un albero, le candide nuvole che veleggiano nel cielo, la freschezza di un bicchier d'acqua, il vento che accarezza la pelle, il sorriso di un bambino. Allora è difficile sentirsi soli.

Il pensiero critico è sempre indispensabile nell’analisi dei problemi specifici della realtà. Per quanto concerne però le grandi domande universali sull’esistenza, sulla nostra vera identità o sul ‘senso’ della vita, esso è di fondamentale importanza soltanto per decostruire i filtri con cui distorciamo la realtà, ossia per vedere ciò che è falso come falso: allora Ciò che è diventa evidente da sé. Ma, oltre questo punto, ostinarsi ad usare il pensiero critico risulta controproducente: è come continuare a prendere una medicina dopo che si è guariti. Nella mia comunicazione uso il pensiero sia per decostruire le false idee su noi stessi e sulla realtà, sia per indicare (come fa il dito con la luna) o suggerire ciò che è oltre la sua stessa portata.

Amore.  C'è un'unica, indivisibile Vita che si manifesta attraverso ogni cosa. L'espressione di questa unità è l'amore. Quando ami qualcuno, non desideri forse diventare tutt'uno con lui/lei? Quando viviamo la illusoria separazione fra corpo e corpo, fra anima e anima, l'amore è l'anelito a ricomporre l'unità apparentemente perduta. Quando viviamo l'unione con il tutto, l'amore è l'espressione naturale di tale unione. Senza il riconoscimento della non separazione, tutto sembra sempre meschino e gretto. amicizia.  . 


Lo Studiolo

Lo studiolo   https://www.spaziocorpo.it/      

Spazio Corpo / Lo Studiolo – Centro Yoga ed Educazione Somatica si trova a Roma in via E.Stevenson 24, Roma  - zona Bologna/XXI Aprile. Metro Bologna oppure Annibaliano/Sant’Agnese.

Spaziocorpo promuove yoga e body work e propone interessanti seminari con Mauro Bergonzi.

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel blog ci sono ci...