sabato 27 maggio 2023

La liberazione - Mauro Bergonzi

"Chi sono io? Sono un punto nero su uno sfondo bianco o uno sfondo bianco con un puntino nero?" - Ivan Illich.

Il sutra del cuore – il sapore della vacuità, la liberazione dalla sofferenza.  Spiegato da Mauro Bergonzi..

Avidya significa non vedere, inconsapevolezza, non vediamo come sono veramente le cose, ci attacchiamo e soffriamo. L’attaccamento è impossibile, tutto è impermanente, è impossibile attaccarsi ad un oggetto o ad una persona.   Grazie ad avidya l’universo è visto come un’unità permanente e solida, crediamo che le cose siano entità solide dando vita ad angoscia e sofferenza. Occorre decostruire questa visione della realtà. Tutto ciò che nasce, muore. E' difficile attaccarsi a qualcosa, i nomi sono associati a cose messe insieme, l’universo è interamente interattivo, esiste una rete di relazioni, dove ogni cosa condiziona ed è condizionata da altre cose. Il concetto di entità solide e separate non esiste, il mondo non è fatto di cose ferme e statiche.

Il concetto di un "Io" solido e separato è errato, non trovi un "Io", ma cinque flussi (skanda)  che sono: rupa - forma, vedana - sensazione, sanna - percezione, sankhara - formazioni mentali, vinnana - coscienza. Nessuno di questi cinque skanda è permanente, e non abbiamo il controllo su questi skanda, in quanto sono flussi impersonali.  

Cosa è reale e cosa è irreale? Il Buddha critica le convinzioni e dice: "Non c’è verità, il mio insegnamento è una zattera per arrivare alla liberazione, se lo trasformate in convinzioni siete perduti".

Che cosa è il risveglio, viene illustrato con questa storia: "Un barbone si trova sotto un ponte, si ferma una Roll Royce, scende una bellissima donna, che lo porta a casa, gli dà cibo e gli propone di fare l’amore, il poveretto si risveglia e cade nel Tamigi". Viviamo una storia dove c’è illusione e disillusione. Veniamo dal nulla e dal buio, alla nascita siamo gettati nella vita, alla morte si spegne la luce e si ritorna nel buio angoscioso. Tutto questo non ha senso, diventa insopportabile; Allora cerchiamo un senso, ci rivolgiamo alla nostra mente, il nostro pensiero inventa una miriade di storie per dare senso alla nostra vita, ci dimentichiamo della nostra vera esistenza e crediamo che le storie siano vere, si diventa protagonista, e in questo modo è più facile accettare la vita. Cerchiamo ricchezza (solo i ricchi sanno che i soldi non danno la felicità), successo, potere. Siamo fragili, insicuri, abbiamo paura della morte e quando si sente parlare dell’illuminazione, ci si inoltra anche in questo sentiero. Ma quello che si raggiunge si perde, il tuo vero sé è solo qui ed ora.

"L'io sono" viene prima del pensiero "Io sono", io sono adesso, io sono qui, poi viene fuori il nostro universo. La coscienza è il comparire e lo scomparire dell’io, essere e coscienza sono la stessa cosa, non possiamo essere coscienti di essere. Nel sonno senza sogno, nel sonno profondo la coscienza scompare. La coscienza in stato di veglia –  si manifesta con percezioni (suoni, colori, tatto, odori che costituiscono il mondo),  e si manifesta nello spazio sensiente.

Sensazioni e pensieri costituiscono l’io sono, il corpo sta nel mondo, la mente sta nel corpo, non siamo  solo l'io sono, l'esserci c’è sempre. Quando dormo,  spariscono le percezioni, sparisce il mondo e il corpo. Nel sonno profondo spariscono le sensazioni, anche la mente si sospende, resta la coscienza (non c’è niente da ricordare) e la sua essenza sottile è lì.  Bisogna cercare di fermare la mente senza l’utilizzo di tecniche.

In Occidente, si sviluppano difficoltà emotive per mancanza di attaccamento primario nei primi tre anni di vita, se la mamma si allontanata, il bambino subisce dei danni emotivi che difficilmente potranno essere riparati e si creeranno problemi di personalità. Per John Bowlby  (1908 – 1990) è molto importante che il legame di attaccamento si sviluppi in maniera adeguata, poiché da questo dipende un buono sviluppo della personalità.  Stati di angoscia e depressione, in cui un soggetto si può imbattere durante l’età adulta, possono essere ricondotti a periodi in cui la persona ha fatto esperienza di disperazione, angoscia e distacco durante l’infanzia. La persona ipersensibile, ha difficoltà nell’affrontare situazioni nuove. I bambini che sembrano adulti hanno adattato difese psichiche. Molti psicologi e pediatri dichiarano che i bambini possono essere mandati all’asilo a 18 mesi, ma questa è una enorme baggianata. Ciò ha creato un disagio a intere generazioni che cercano di proteggersi con l’intelletto, ed oggi c’è disprezzo della natura e prevale il culto dei soldi e della finanza.
La nostra civiltà compensa con una iper-razionalità le ferite profonde che abbiamo subito nell’infanzia. 

Arnaud Desjardins (uno dei primi studiosi delle filosofie orientali) arriva ad affermare che la gelosia è una malattia,  la maggior parte di noi non ha una personalità matura e nel percorso spirituale non siamo discepoli ma solo aspiranti discepoli. Le persone hanno spostato tutto nel successo individuale, nessuno si complimenta con te se hai un bel rapporto di coppia per esempio. Le emozioni sono un insieme di corpo - mente. Hanno la funzione di adattamento all’ambiente. Forme di emozioni sono: il  desiderio di avere, il  desiderio di fuggire, il desiderio di distruggere, ecc.

Il linguaggio ha la funzione di tramandare esperienze e conoscenze, quindi nell’affrontare le situazioni usiamo conoscenze ed istinto. Il pensiero pensa a minacce future, e si genera così uno stress continuo, e la paura ha perso quel valore adattativo. Le emozioni sono i nostri nemici, sono collegate a neurotrasmettitori e diventi succube delle emozioni. E-movere significa, essere  trascinati da, l'emozione è quindi una specie di sequestro emotivo.  Occorre cercare di vedere le cose senza lasciarsi trascinare dalle emozioni. Le emozioni provate a lungo tendono a generalizzarsi, se provi rabbia ripetuta poi reagisci sempre nello stesso modo. 

L'emozione illude la mente su ciò che conta e ciò che non conta, ciò che si prova poi diventa realtà. L’emozione non è percepibile, si nasconde, non ne siamo consapevoli, e si vede soltanto l’oggetto.

Che strategia usiamo per affrontare in modo corretto le emozioni? Quando proviamo un'emozione negativa o possiamo scaricarla dando sfogo all’emozione e provando sollievo, oppure possiamo rimuoverla, inghiottirla e da ciò nasce la depressione.
La terza via è quella di non scaricarla, di non rimuoverla ma di sentirla fino in fondo prescindendo dall’oggetto (ad esempo contare fino a 10, viverla con leggerezza, ecc). 
Osservare con distacco un'emozione è molto importante.  Se vedi l’emozione, non sei l’emozione (e sorge l’illusione che ci sia un io). Ciò porta però a nascondere il non dualismo. Ma l’io non c’è, è una recita della mente (da una parte c’è l’io dall’altra le emozioni). Invece bisogna vedere che l’io non è separato dalle emozioni, Io sono il tutto comprese le emozioni.

La meditazione Vipassana, termine che significa "vedere le cose in profondità, come realmente sono", è una delle più antiche tecniche di meditazione dell'India. Essa fu riscoperta ed insegnata più di 2500 anni fa come metodo universale per uscire da ogni tipo di sofferenza, un'arte di vivere. E' una meditazione buddhista ispirata alla tradizione Theravada. Nei ritiri vypasana (dove non si parla per giorni) è facile odiare o innamorarsi di una persona di cui non sai assolutamente niente, senti l’emozione come energia e prescindi dall’oggetto. 

La recita della mente avviene alla luce della coscienza sconfinata, se io lascio l’"io" (perchè diventa inconsistente) a quel punto le emozioni manifestano l’energia fluttuante, le vibrazioni, la danza dell’energia, e come vengono se ne vanno, non lasciando traccia. Se invece, si afferma l’"io" le emozioni entrano in contrasto con l’"io" e le vibrazioni si trasformano in tempesta.

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