sabato 29 gennaio 2022

Tipi di meditazione e come meditare

I tanti tipi  di meditazione, che si sono sviluppati in Occidente, derivano principalmente dalle diverse tradizioni orientali di origine buddhista. Come meditare correttamente? Esistono scuole e tecniche di meditazione di vario tipo: lo Zen (vedi: Thich Nhat Hanh. Alan Watts, Charlotte Joko Beck, Ezra Bayda, Shunryu Suzuki) , la Vipassana (vedi: Corrado Pensa, Ajahn Sumedho, Chandra Livia Candiani, Christina Feldman, Jack Kornfield, Joseph Goldestein, Sharon Salzberg), la Mindfulness che è di tipo laico (vedi gli articoli su Cristophe André e Jon-Kabat Zinn). Inoltre esistono indirizzi più specifici, come la Meditazione Trascendentale o la Soka Gakkai..
Matthieu Ricard, il monaco buddhista più conosciuto in Francia, ha scritto una piccola guida sulla meditazione L'art de la meditation che spiega perché meditare, come meditare e su cosa meditare. Vedi: https://maramici.blogspot.com/2021/04/libro-audio-larte-della-meditazione-14.html   e   https://maramici.blogspot.com/2021/05/larte-della-meditazione-parte-2.html

Da questo testo, emerge che ci sono diversi distinti tipi di meditazione: 

  • la presenza attenta o concentrazione su qualcosa, 
  • il modo di coltivare una mente calma, stabile e chiara, o una presenza aperta,
  • la gestione dei pensieri discorsivi e del dolore, 
  • sull'amore altruista, la compassione e l'imparzialità,
  • la visualizzazione di immagini mentali,
  • il fervore verso il maestro spirituale.

 E' perfettamente concepibile che si alleni la mente, come si allena il corpo. Meditare per il buddhismo significa "familiarizzare con" o "coltivare". Meditare consiste nel rivolgere interamente la propria attenzione al momento presente ed osservare quello che c’è, senza giudizio, senza commenti, senza elaborazione di pensiero. Se ciò risulta difficile è solo perché, per tutta la vita, siamo stati abituati a fare il contrario. Cioè siamo stati abituati a rimpiangere o provare rimorso per il passato, anticipare il futuro e preoccuparci, cercare di catalogare tutto come giusto o sbagliato, piacevole o spiacevole, bello o brutto, ecc.  La meditazione consiste, in effetti, a familiarizzarsi con una nuova maniera di essere, di percepire il mondo, e di gestire i propri pensieri e emozioni in maniera più controllata. Nella pratica meditativa, quello che conta non è il tempo che si consacra, ma la regolarità della pratica. Il solo segreto per meditare è come dice il Dalai Lama: "praticare, praticare, praticare". Venti minuti di meditazione giornaliera contribuiscono significativamente a ridurre l'ansietà e lo stress, ma anche la tendenza alla collera.  Inoltre è importante una trasmissione vivente, un insegnamento dato da un maestro spirituale realizzato.  Anche la motivazione è un aspetto importante, quando si tratta di capire per bene come meditare. Molti si avvicinano alla meditazione perché desiderano combattere lo stress. Alla base di questa motivazione c’è l’idea che la meditazione sia un’attività calmante, che alla lunga consente di affrontare le pressioni della vita quotidiana con maggiore serenità.  Però, purtroppo, i migliori risultati si ottengono se non si hanno particolari aspettative. Più l’atto di meditare è libero, senza aspettative, meglio è.

I consigli per iniziare a meditare sono:

  • Verifica la tua intenzione, cioè se desideri autenticamente iniziare a meditare, senza alcun tipo di costrizione, e senza aspettativa o sperare che possa risolvere un tuo problema contingente.
  • Non aspettare di avere a disposizione  il luogo giusto. Inizia e basta.
  • Stabilisci la durata della tua pratica giornaliera, possibilmente 5 minuti. Definisci anche l’ora e il luogo e attieniti tutti i giorni alle regole che hai definito.
  • Non preoccuparti della posizione, siediti semplicemente in modo comodo, con la schiena eretta ma non rigida.
  • Chiudi gli occhi o tienili socchiusi, come preferisci.
  • Concentrati unicamente sul respiro, cercando di sentirlo nel corpo e osservandone le variazioni.
  • Se ti accorgi che stai pensando ad altro, non giudicarti e torna gentilmente al respiro.
  • Usa delle parole guida che ti aiutino nella concentrazione, ad esempio “inspiro, espiro, …”.
  • Alla fine apprezza il passaggio dallo stato di meditazione alla normalità e sii riconoscente.

Prima di iniziare, bisogna trovare l’atteggiamento più adatto, non solo mentale, ma anche fisico. Un atteggiamento, ricettivo, aperto, che favorisca la concentrazione. Si può meditare seduti, in piedi e camminando o in posizione sdraiata.

La meditazione buddhista si basa fondamentalmente su due tecniche diverse tra loro, ma molto spesso usate in maniera complementare: samatha e vipassana. Samatha, o samadhi, e la tecnica basata sul raccoglimento, o concentrazione, o calma concentrata, o ancora “dimorare nella calma”. La tecnica consiste nel lasciare andare i pensieri e concentrare la mente a lungo su qualcosa di neutro, tipicamente il respiro. Il samatha è tipico della meditazione zen. Vipassana è invece la tecnica basata sull’investigazione della mente, che proprio grazie alla calma, può accedere a uno stato di visione profonda, per entrare in contatto con la realtà, senza mediazioni, e dunque comprenderla e accettarla per quello che è. Il metodo della vipassana consiste nel sedersi e osservare con equanimità tutti i fenomeni che si presentano ai sensi, senza attaccarsi a nulla o respingere nulla. Normalmente si considera che samatha sia il presupposto per vipassana. Praticare esclusivamente samatha è invece funzionale a raggiungere stadi di assorbimento profondo, o jhana.
Alcune forme di meditazione prevedono la recitazione di mantra. Il mantra può essere un enunciato sacro, un suono primordiale, una sillaba, una parola, un fonema, un gruppo di parole. La lingua dei mantra in genere è il sanscrito, che si ritiene possa avere agire sul subconscio e lavorare sul piano sottile ed energetico.
Una delle forme più elementari di mantra è l’Om o Aum, un suono sacro e un simbolo spirituale nelle religioni indiane. L’Om rappresenta l’essenza della realtà ultima, la coscienza o Atman, ma il suo significato varia di tradizione in tradizione.
Anche nel buddhismo Theravada è molto comune l’uso del mantra o la ripetizione di certe frasi in Pali. I mantra semplici usano la ripetizione del nome del Buddha, o il “Dhamma”, o il “Sangha”.  Altri mantra sono diretti allo sviluppo della gentilezza amorevole. Altri ancora indirizzano l’attenzione sul processo di cambiamento, ripetendo frasi in Pali che significano “tutto cambia” o “lascia andare”.  Nel Tibet, "Om Mani Padme Hum", il mantra della compassione, è il mantra più recitato dai buddhisti, è inciso e dipinto nelle rocce e sulle ruote da preghiera, lo si vede ovunque.
I buddhisti credono negli effetti benefici che si producono recitando il mantra, per alleviare il karma negativo, per accrescere e accumulare meriti, per sfuggire alle sofferenze e per consentire il raggiungimento dello stato di illuminazione del Buddha. 

La meditazione zen è una forma meditativa ascrivibile al buddhismo giapponese ed è utile per ritrovare pace e serenità. Zazen è un termine composto da za (“da seduti”) e zen, parola giapponese, che, attraverso il cinese e il pali, risale al sanscrito dhyāna, che sta per contemplazione. Zazen è quindi la “meditazione da seduti”.   Lo Zazen è la  più difficile forma di meditazione perché l’attenzione della coscienza è rivolta al pensiero, il praticante li osserva senza venirne distratto; Per analogia si può immaginare una persona che guarda dall’alto di un viadotto, le auto sfrecciano sotto di lui. Piano, piano il numero delle auto diminuisce ed ad un certo punto si guarda giù dal viadotto, ma non c’è più traffico, si osserva questa calma e da questa calma deriva la più profonda introspezione di vuoto.  Osservare i pensieri aiuta ad esaminare la mente. Il Maestro Suzuki Roshi spiega che lo scopo di Shikantaza - una pratica di meditazione generalmente definita come "semplicemente seduto" - è quello di attualizzare il vuoto e andare oltre le nostre ordinarie interpretazioni della realtà. Quando ricordiamo che c'è un altro mondo al di là della nostra limitata esperienza, possiamo svuotarci di idee preconcette e accettare le cose così come sono.  Shikantaza è praticare o attualizzare il vuoto.  Con la pratica della meditazione zen si allontanano l’ansia e lo stress. 

Zen significa meditazione, questa tecnica si basa su tre pilastri: grande fede (riconoscimento dell’importanza dell’illuminazione del Buddha), grande dubbio (perché gli esseri soffrono?), grande determinazione nel cercare di risolverlo, (egoismo, odio, inganno ostacoli sono le prove che gli esseri umani devono affrontare).  Nello zen possiamo raggiungere due tipi di samadhi: Il samadhi positivo, ossia essere assorti in un’attività, ad esempio come la pittura, e in questo stato, rimane un pò di coscienza del sé. Oppure arrivare ad una forma di samadhi assoluto, in cui si diviene un tutt’uno con l’attività, ad esempio con lo stesso atto del dipingere, si raggiunge un vuoto assente, lo stato più puro dell’esistenza. Quando si esce da questo stato le semplici cose del mondo, il suono di una pietra sul bambu, delle piante in fiore possono sopraffare i sensi a tal punto da far precipitare su di noi l’intero universo.  Entrambi possono portare al kensho,  che è una prima intuizione del risveglio, di percezione della Vacuità che è l'obiettivo della pratica Zen, propedeutica e non coincidente con l'illuminazione totale. Possiamo definirla una prima esperienza di satori (illuminazione). A questo punto dopo il kensho occorre armonizzare la dimensione interiore con quella esteriore del comportamento, vivere la quotidianità in tutta la sua ricchezza.  Bisogna ricordare, comunque, che nello zen cui si enfatizza la “semplicità”, quindi, ovvero un atteggiamento e uno stile di vita essenziale e privo di fronzoli. 

La Meditazione Trascendentale è una tecnica per lo sviluppo sistematico delle potenzialità personali e la riduzione dello stress. È completamente naturale e adatta a tutti. È facile da imparare, piacevole da praticare. Si pratica per 15-20 minuti, due volte al giorno, stando comodamente seduti ad occhi chiusi. La Meditazione Trascendentale permette di rivolgere facilmente all’interno la propria attenzione per sperimentare livelli sempre più quieti della mente, sino a sperimentarne il livello più silenzioso e tranquillo – la pura coscienza.  Permette di migliorare il potenziale mentale, la salute fisica, il comportamento e il rapporto con l’ambiente circostante.     Nella Meditazione Trascendentale vengono utilizzati dei mantra, che sono assegnati al praticante. La recitazione di un mantra consente di sostituire il flusso continuo di pensieri con una condizione mentale stabile e appropriata, ed entrare così in uno stato di “trascendenza”.

Nel movimento della Soka Gakkai, la pratica principale (Daimoku) consiste nel recitare la formula o mantra Nam-myoho-renge-kyo. Si parte dalla convinzione che queste parole possano contribuire a cambiare la propria vita, compresi gli ambienti naturali in cui si vive. L’obiettivo è quello di produrre un cambiamento interno che serva da motivazione per il cambiamento sociale esterno. Il canto, infatti, non può essere separato dall’azione. I membri di Soka Gakkai credono che il canto rilasci il potere della forza vitale universale inerente alla vita.

Vedi sito:  https://zeninthecity.org/  

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