Da questo testo, emerge che ci sono diversi distinti tipi di meditazione:
- la presenza attenta o concentrazione su qualcosa,
- il modo di coltivare una mente calma, stabile e chiara, o una presenza aperta,
- la gestione dei pensieri discorsivi e del dolore,
- sull'amore altruista, la compassione e l'imparzialità,
- la visualizzazione di immagini mentali,
- il fervore verso il maestro spirituale.
E' perfettamente concepibile che si alleni la mente, come si allena il corpo. Meditare per il buddhismo significa "familiarizzare con" o "coltivare". Meditare consiste nel rivolgere interamente la propria attenzione al momento presente ed osservare quello che c’è, senza giudizio, senza commenti, senza elaborazione di pensiero. Se ciò risulta difficile è solo perché, per tutta la vita, siamo stati abituati a fare il contrario. Cioè siamo stati abituati a rimpiangere o provare rimorso per il passato, anticipare il futuro e preoccuparci, cercare di catalogare tutto come giusto o sbagliato, piacevole o spiacevole, bello o brutto, ecc. La meditazione consiste, in effetti, a familiarizzarsi con una nuova maniera di essere, di percepire il mondo, e di gestire i propri pensieri e emozioni in maniera più controllata. Nella pratica meditativa, quello che conta non è il tempo che si consacra, ma la regolarità della pratica. Il solo segreto per meditare è come dice il Dalai Lama: "praticare, praticare, praticare". Venti minuti di meditazione giornaliera contribuiscono significativamente a ridurre l'ansietà e lo stress, ma anche la tendenza alla collera. Inoltre è importante una trasmissione vivente, un insegnamento dato da un maestro spirituale realizzato. Anche la motivazione è un aspetto importante, quando si tratta di capire per bene come meditare. Molti si avvicinano alla meditazione perché desiderano combattere lo stress. Alla base di questa motivazione c’è l’idea che la meditazione sia un’attività calmante, che alla lunga consente di affrontare le pressioni della vita quotidiana con maggiore serenità. Però, purtroppo, i migliori risultati si ottengono se non si hanno particolari aspettative. Più l’atto di meditare è libero, senza aspettative, meglio è.
I consigli per iniziare a meditare sono:
- Verifica la tua intenzione, cioè se desideri autenticamente iniziare a meditare, senza alcun tipo di costrizione, e senza aspettativa o sperare che possa risolvere un tuo problema contingente.
- Non aspettare di avere a disposizione il luogo giusto. Inizia e basta.
- Stabilisci la durata della tua pratica giornaliera, possibilmente 5 minuti. Definisci anche l’ora e il luogo e attieniti tutti i giorni alle regole che hai definito.
- Non preoccuparti della posizione, siediti semplicemente in modo comodo, con la schiena eretta ma non rigida.
- Chiudi gli occhi o tienili socchiusi, come preferisci.
- Concentrati unicamente sul respiro, cercando di sentirlo nel corpo e osservandone le variazioni.
- Se ti accorgi che stai pensando ad altro, non giudicarti e torna gentilmente al respiro.
- Usa delle parole guida che ti aiutino nella concentrazione, ad esempio “inspiro, espiro, …”.
- Alla fine apprezza il passaggio dallo stato di meditazione alla normalità e sii riconoscente.
Prima di iniziare, bisogna trovare l’atteggiamento più adatto, non solo mentale,
ma anche fisico. Un atteggiamento, ricettivo, aperto, che favorisca la
concentrazione. Si può meditare seduti, in piedi e camminando o in posizione sdraiata.
La
meditazione buddhista si basa fondamentalmente su due tecniche diverse
tra loro, ma molto spesso usate in maniera complementare: samatha e
vipassana. Samatha, o samadhi, e la tecnica basata sul
raccoglimento, o concentrazione, o calma concentrata, o ancora “dimorare
nella calma”. La tecnica consiste nel lasciare andare i pensieri e
concentrare la mente a lungo su qualcosa di neutro, tipicamente il
respiro. Il samatha è tipico della meditazione zen. Vipassana è
invece la tecnica basata sull’investigazione della mente, che proprio
grazie alla calma, può accedere a uno stato di visione profonda, per
entrare in contatto con la realtà, senza mediazioni, e dunque
comprenderla e accettarla per quello che è. Il metodo della vipassana
consiste nel sedersi e osservare con equanimità tutti i fenomeni che si
presentano ai sensi, senza attaccarsi a nulla o respingere nulla. Normalmente si
considera che samatha sia il presupposto per vipassana. Praticare
esclusivamente samatha è invece funzionale a raggiungere stadi di
assorbimento profondo, o jhana.
Alcune
forme di meditazione prevedono la recitazione di mantra. Il mantra può
essere un enunciato sacro, un suono primordiale, una sillaba, una parola, un
fonema, un gruppo di parole. La lingua dei mantra in genere è il
sanscrito, che si ritiene possa avere agire sul subconscio e lavorare sul piano sottile ed energetico.
Una delle forme più elementari di
mantra è l’Om o Aum, un suono sacro e un simbolo spirituale nelle
religioni indiane. L’Om rappresenta l’essenza della realtà ultima, la coscienza o Atman, ma il suo significato varia di tradizione in
tradizione.
Anche nel buddhismo Theravada è molto comune l’uso del
mantra o la ripetizione di certe frasi in Pali. I mantra semplici usano
la ripetizione del nome del Buddha, o il “Dhamma”, o il
“Sangha”. Altri mantra sono diretti allo sviluppo della gentilezza
amorevole. Altri ancora indirizzano l’attenzione sul processo di
cambiamento, ripetendo frasi in Pali che significano “tutto cambia” o
“lascia andare”. Nel Tibet, "Om Mani Padme Hum", il mantra della compassione, è il mantra più recitato dai
buddhisti, è inciso e dipinto nelle rocce e sulle ruote da preghiera, lo si
vede ovunque.
I buddhisti credono negli effetti benefici che si producono recitando il
mantra, per alleviare il karma negativo, per accrescere e accumulare
meriti, per sfuggire alle sofferenze e per consentire il raggiungimento
dello stato di illuminazione del Buddha.
La meditazione zen è una forma meditativa ascrivibile al buddhismo giapponese ed è utile per ritrovare pace e serenità. Zazen è un termine composto da za (“da seduti”) e zen, parola giapponese, che, attraverso il cinese e il pali, risale al sanscrito dhyāna, che sta per contemplazione. Zazen è quindi la “meditazione da seduti”. Lo Zazen è la più difficile forma di meditazione perché l’attenzione della coscienza è rivolta al pensiero, il praticante li osserva senza venirne distratto; Per analogia si può immaginare una persona che guarda dall’alto di un viadotto, le auto sfrecciano sotto di lui. Piano, piano il numero delle auto diminuisce ed ad un certo punto si guarda giù dal viadotto, ma non c’è più traffico, si osserva questa calma e da questa calma deriva la più profonda introspezione di vuoto. Osservare i pensieri aiuta ad esaminare la mente. Il Maestro Suzuki Roshi spiega che lo scopo di Shikantaza - una pratica di meditazione generalmente definita come "semplicemente seduto" - è quello di attualizzare il vuoto e andare oltre le nostre ordinarie interpretazioni della realtà. Quando ricordiamo che c'è un altro mondo al di là della nostra limitata esperienza, possiamo svuotarci di idee preconcette e accettare le cose così come sono. Shikantaza è praticare o attualizzare il vuoto. Con la pratica della meditazione zen si allontanano l’ansia e lo stress.
Zen significa meditazione, questa tecnica si basa su tre pilastri: grande fede (riconoscimento dell’importanza dell’illuminazione del Buddha), grande dubbio (perché gli esseri soffrono?), grande determinazione nel cercare di risolverlo, (egoismo, odio, inganno ostacoli sono le prove che gli esseri umani devono affrontare). Nello zen possiamo raggiungere due tipi di samadhi: Il samadhi positivo, ossia essere assorti in un’attività, ad esempio come la pittura, e in questo stato, rimane un pò di coscienza del sé. Oppure arrivare ad una forma di samadhi assoluto, in cui si diviene un tutt’uno con l’attività, ad esempio con lo stesso atto del dipingere, si raggiunge un vuoto assente, lo stato più puro dell’esistenza. Quando si esce da questo stato le semplici cose del mondo, il suono di una pietra sul bambu, delle piante in fiore possono sopraffare i sensi a tal punto da far precipitare su di noi l’intero universo. Entrambi possono portare al kensho, che è una prima intuizione del risveglio, di percezione della Vacuità che è l'obiettivo della pratica Zen, propedeutica e non coincidente con l'illuminazione totale. Possiamo definirla una prima esperienza di satori (illuminazione). A questo punto dopo il kensho occorre armonizzare la dimensione interiore con quella esteriore del comportamento, vivere la quotidianità in tutta la sua ricchezza. Bisogna ricordare, comunque, che nello zen cui si enfatizza la “semplicità”, quindi, ovvero un atteggiamento e uno stile di vita essenziale e privo di fronzoli.
La Meditazione Trascendentale è una tecnica per lo sviluppo sistematico delle potenzialità personali e la riduzione dello stress. È completamente naturale e adatta a tutti. È facile da imparare, piacevole da praticare. Si pratica per 15-20 minuti, due volte al giorno, stando comodamente seduti ad occhi chiusi. La Meditazione Trascendentale permette di rivolgere facilmente all’interno la propria attenzione per sperimentare livelli sempre più quieti della mente, sino a sperimentarne il livello più silenzioso e tranquillo – la pura coscienza. Permette di migliorare il potenziale mentale, la salute fisica, il comportamento e il rapporto con l’ambiente circostante. Nella
Meditazione Trascendentale vengono utilizzati dei mantra, che sono
assegnati al praticante. La recitazione
di un mantra consente di sostituire il flusso continuo di pensieri con
una condizione mentale stabile e appropriata, ed entrare così in uno
stato di “trascendenza”.
Nel movimento della Soka Gakkai, la
pratica principale (Daimoku) consiste nel recitare la formula
o mantra Nam-myoho-renge-kyo. Si parte dalla convinzione che queste parole
possano contribuire a cambiare la propria vita, compresi gli ambienti naturali in cui
si vive. L’obiettivo è quello di produrre un cambiamento interno che
serva da motivazione per il cambiamento sociale esterno. Il canto,
infatti, non può essere separato dall’azione. I membri di Soka Gakkai
credono che il canto rilasci il potere della forza vitale universale
inerente alla vita.
Vedi sito: https://zeninthecity.org/
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