mercoledì 16 novembre 2022

Il buddhismo è una religione? - Il monaco e il filosofo

Per rispondere alla domanda se il buddhismo è una religione, utilizzerò le parole di Matthieu Ricard, il monaco francese più conosciuto in Europa, ed interprete di Sua Santità il Dalai Lama, che terminata la sua tesi sull'ingegneria molecolare parte per l'Himalaya  e diventa buddhista.

In questo periodo mi sono rimesso a leggere i libri che mi avevano colpito e avevano influenzato il mio pensiero e tra questi c'è Il monaco e il filosofo, che riporta il dialogo tra Jean-François Revel e Matthieu Ricard, un confronto tra laicità e buddhismo, e c'è un capitolo in questo libro in cui si pone la domanda: "Il buddhismo è una religione? E' una saggezza, una metafisica? E' una domanda posta spesso al Dalai Lama a cui risponde spesso con allegria:  "povero buddhismo, rifiutato dalle religioni, che asseriscono che è una filosofia atea, una scienza della mente, e dai filosofi che non definiscono il buddhismo una filosofia ma lo avvicinano alle religioni.  Questo diventa  un vantaggio perché permette al buddhismo di gettare un ponte tra religioni e filosofie".

In questo testo un padre e un figlio discutono appassionatamente sul buddhismo e sui punti di contatto con il pensiero occidentale, con  forza, chiarezza  ed  l'incisività. Il padre è Jean-François Revel, pseudonimo di Jean-François Ricard, filosofo, saggista e personalità di spicco del panorama intellettuale francese; mentre il figlio è Matthieu Ricard, brillante neurobiologo che a ventisei anni, nel 1972, si è trasferito in Oriente per farsi monaco buddhista, intraprendendo un cammino che l'ha reso uno dei più importanti esponenti in Occidente di questa disciplina spirituale. In questo dialogo scambiano le loro idee sul rapporto tra la ricerca scientifica e il percorso spirituale, tra la spiritualità e la religione, tra filosofia orientale ed occidentale, tra spiritualità religiosa e laica,  sull'impatto del buddhismo in Occidente. 

Per Emil M. Cioran (1911-1995) un filosofo, saggista e aforista rumeno, tra i più influenti del XX secolo, la conoscenza è sofferenza, o in ogni caso non può acquisirsi che attraverso la sofferenza. Ed è con l'accettazione di questo presupposto che si misura il valore di uno spirito (e aggiungerei io di una persona). L'inizio della ricerca spirituale è austero, bisogna fare uno sforzo su se stessi, affrontare la sofferenza della conoscenza, o ancora "Il rigore dell'ascesi".
La conoscenza per il buddhismo è la delucidazione della natura del mondo fenomenico, della natura della mente. L'ignoranza è dovuta all'attaccamento all'IO. Quando la ricerca spirituale si traduce in una vera trasformazione interiore, è una ricerca prettamente vivente. Il buddhismo considera la scienza una visione importante ma parziale della conoscenza. Una delle caratteristiche di una pratica spirituale stabile è l'invulnerabilità alle condizioni esterne, favorevoli o sfavorevoli.

Il buddhismo è una tradizione metafisica che emana una saggezza applicabile a tutti gli istanti dell'esistenza e in tutte le circostanze. Il buddhismo, in effetti, non è una religione se si intende per religione un'adesione ad un dogma che bisogna accettare per fede.   Se si considera una delle etimologie della parola religione, "quello che collega", il buddihsmo ci collega alle più alte verità metafisiche. Il buddhismo comunque non esclude la fede, se la si intende come una convinzione intima e forte che nasce dalla scoperta di una verità interiore. La fede è anche la meraviglia di fronte a questa trasformazione interiore.  Infine, il buddhismo non è un dogma, in quanto il Buddha ha sempre detto che si dovevano esaminare i suoi insegnamenti, meditarci sopra, che non dovevano essere semplicemente accettati, ma sperimentati.  Bisogna esaminarli, dice il Buddha, come si esamina una pepita d'oro. Per sapere se è pura, si sfrega su una pietra piatta, la si martella, la si fa fondere sul fuoco.

Il Buddha non è venerato come un Dio o come un santo, ma come il saggio, il realizzato, colui che si è svegliato dalla notte dell'ignoranza e che ha sviluppato tutte le qualità spirituali e umane.

L'unico aspetto un po' controverso è la presenza di un ordine monastico nel buddhismo. Alcuni lama sono laici e possono avere delle relazioni sessuali e sposarsi. Altri sono dei monaci con voto di castità.  La comunità monastica buddhista, il Sangha, è stata fondata dal Buddha per coloro che vogliono dedicare completamente la loro vita alla realizzazione dell’illuminazione. La vita monastica permette di lasciarsi alle spalle le preoccupazioni e le complicazioni della vita laica, dedicando quasi tutto il proprio tempo ed energia al raggiungimento della liberazione. Offre anche la possibilità di vivere in solitudine, fattore molto importante per poter sviluppare stati meditativi profondi e saggezza. Il Buddha ha inoltre istituito un codice di condotta e di disciplina molto dettagliato ed elaborato per aiutare i monaci a coltivare la virtù.  Tra il sangha monastico e i laici buddhisti c’è una relazione di interdipendenza. Il sangha dipende dai laici per i bisogni materiali, e in cambio i monaci e le monache forniscono una guida spirituale e un sostegno morale alla comunità laica. 

Il testo è stato pubblicato nel 1997 ed ha avuto un enorme successo mondiale, e Matthieu Ricard ha utilizzato i diritti di autore per creare l'associazione Karuna-Shechen nel 2000. L'associazione porta avanti progetti umanitari nel campo dell'educazione, della sanità per le persone svantaggiate dell'India, Nepal e Tibet.  Vedi sito https://karuna-shechen.org

Uno dei motivi che hanno spinto Matthieu verso l'Oriente è stato il seguente: spesso il genio che manifestano le grandi personalità in Occidente, non è accompagnato da perfezioni umane anche le più semplici come ad esempio l'altruismo, la bontà, la sincerità. Invece, il modo di esistere dei maestri tibetani sembrava il riflesso di quello che insegnavano.  Matthieu ha incontato per la prima volta la cultura tibetana e i lama nel film Himalaya, Terre de Sérénité: Le Lac des Yogis di Arnaud Desjardins.

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