Per superare la situazione drammatica in cui si trovano le società occidentali oggi, caratterizzata da una classe dirigente corrotta a tutti i livelli, un pensiero dominante a senso unico, censure, mancanza di modelli di riferimento ecc, dovremmo organizzarci in maniera creativa in gruppi di persone cercando di perseguire la costruzione di un mondo diverso. I nostri politici sono dei fantocci a tutti i livelli, cambiano opinioni e idee, per opportunismo, per tornaconto personale, con grande facilità, non abbiamo più modelli di riferimento, le poche personalità positive che emergono, vengono tranquillamente eliminate nella totale indifferenza della comunità internazionale. Dopo la globalizzazione gli Stati hanno perso la loro sovranità, il potere degli organismi delle Nazioni Unite è stato depauperato, non c'è più uno stato interlocutore, ma solo poteri occulti e dittature invisibili.
Per darci un minimo di speranza in questa palude di potenziale disperazione, dobbiamo far riferimento a Fahrenheit 451 che è un romanzo di fantascienza del 1953, scritto da Ray Bradbury. Il romanzo mostra ciò che la
censura è in grado di fare in una società in cui una dittatura totalitaria
ha impedito la lettura e il possesso di libri, considerati un
pericolosissimo strumento di libero pensiero e che quindi vengono
bruciati da uno specifico corpo di polizia. Fahrenheit 451 è così una riflessione sul ruolo della lettura e dei mass-media e sulla libertà dell’individuo nella società contemporanea.
Il cambiamento negli stili di vita, che sono diventati più rapidi e superficiali, ha portato alla richiesta di opere scritte più facili e comprensibili e che creassero meno discussioni e dibattiti, privilegiando solo argomenti futili e leggeri. Il governo, giustificando il tutto come servizio per il bene comune, ha deciso successivamente di mettere al bando i libri e di distruggerli sistematicamente. Guy Montag, il protagonista, è un "fireman" che porta sull'elmetto il numero 451 e il cui compito non è quello di spegnere gli incendi ma di provocarli, bruciando con il cherosene libri, giornali e riviste conservati illegalmente. Il titolo si riferisce alla temperatura alla quale i libri prendono fuoco.
Guy incontra una ragazza, Clarisse sua vicina di casa, che lo fa riflettere sulla società in cui vivono: una dittatura in cui non c'è spazio per le opinioni personali e che cresce uomini che non conoscono la natura e i sentimenti umani. Clarisse viene da una famiglia che non ha televisori in casa, che è cresciuta in modo diverso e che non è allineata al modo di pensare dettato dal governo. Clarisse, al termine del loro primo incontro, chiede a Guy se è felice, e questo instilla nel protagonista un dubbio che lo porterà a cambiare radicalmente e ritrovare il gusto della lettura. Un professore di nome Faber illusta a Guy la potenza sovversiva dei libri, spiegandogli l’importanza della ricerca del significato che sta dietro alle parole, mentre gran parte della gente si è progressivamente accontentata delle spiegazioni più semplici e superficiali, come quelle fornite dalla televisione. Poi Faber, lo indirizza verso una comunità di ribelli che costituiscono la memoria letteraria dell’umanità: ognuno di loro ha infatti memorizzato un testo letterario per trasmetterlo alle nuove generazioni quando il mondo sarà libero dalla tirannia. Questo gruppo di ribelli contribuisce in questo modo alla costruzione di un nuovo mondo.
Oggi non ci sono corpi speciali che entrano in casa per bruciare i libri, ma è stato messo in piedi un sistema di annichilimento del libero pernsiero e delle libere opinioni che è molto simile a quello di Fahrenheit 451. Quella povera gente cosa faceva per contrastare quel disegno? Cercava di salvare i tesori, ossia le parole luminose provenute dai grandi maestri e preservarle dallo sfascio generale, con l'intento della salvaguardia del meglio che l'umanità ha prodotto in un fase in cui sembrava prevalere il peggio.
Martin Luther King scriveva: "il nostro pianeta oscilla sulla soglia della guerra, l'odio prende il sopravvento: così come i falsi Dei del nazionalismo e del materialismo. Stiamo assistendo al trionfo del peggio dell'umanità, all'orgoglio e all'egoismo, e alla minaccia di un annientamento atomico.
La salvezza del nostro mondo dal fato imminente avverrà non attraverso il compiacente adattamento della maggioranza conformista, ma dalla costruttiva capacità di inadattamento di una minoranza non conformista. La salvezza dell'umanità è in mano a quelli che sono costruttivamente inadattati e non conformisti. Queste persone permettono di lasciare aperta una porta ad un futuro diverso, continuando a ricordandoci, che il mondo che sta trionfando non è il solo mondo posssibile e non è destinato ad essere il mondo del futuro.
Noi, cercando di recuperare il meglio dal nostro passato, dovremmo lasciare il testimone a chi ci sta accanto e a chi verrà dopo di noi. In questo modo potremmo dare un piccolissimo contributo alla vittoria delle cose migliori che l'uomo ha fatto, è , e può essere, o può diventare, rispetto a tutto l'orrore che ha prodotto e continua a produrre.
L'azione deve comunque essere caratterizzata da una strategia non violenta caratterizzata dai seguenti punti: la nonviolenza non è fatta per i codardi, richiede un enorme coraggio, il nonviolento non aspira a umiliare l'avversario, l'obiettivo è quello non di cancellarlo, ma di redimere l'avversario, contribuire a sviluppare in lui un'assunzione di coscienza e responsabilità, una crescita in vista di una riconciliazione, ossia voglio farti capire quanto stai sbagliando e fare in modo di darti i mezzi per rinnovare te stesso; occorre lottare, non tanto contro le persone che sbagliano, ma contro il male in sè, e nello stesso tempo dobbiamo essere pronti ad accettare delle sofferenza senza nutrire desiderio di vendetta, dobbiamo rifiutare l'idea di un odio mentale sempre nell'ottica di questa aspirazione a un'armonia cosmica in cui ci possiamo tutti ritrovare purificati.
Dobbiamo prendere consapevolezza dei nostri limiti, dei nostri sbagli, assumendosene la responsabilità fino in fondo, senza mai desiderare di infierire sull'altro, senza mai aspirare ad acquisire un potere che ribalterebbe la situazione precedente, creando nuove forme di oppressione, nuove burocrazie di oppressori come è successo nei fenomeni rivoluzionari.
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