Prana vidya, letteralmente "la scienza della forza vitale" ha fatto parte di ogni tradizione spirituale da tempi immemorabili. Referenze al prana vydya possono essere trovate nelle Upanishad che datano 500 anni prima di Cristo. I differenti maestri usavano metodi diversi per entrare in contatto con questa energia latente e gestirla. La tradizione tantrica, ad esempio, mise a punto il prorpio sistema per risvegliare l'energia usando lo schema dei chakra (i centri di energia) e delle nadi (i canali dove circola l'energia).
Nel 20' secolo Swami Satyananda Saraswati, ispirandosi a pratiche esoteriche prese da antichi testi mise a punto un metodo per gestire questa forza vitale. Questo include pratiche strutturate come yoga nidra, pranayama, ajapa, japa, antar mouna, pawanmuktasana, shankhaprakshalana e soprattutto prana vidya. L'approccio al prana vidya si basa sul tantra e quindi sulla scienza dei chakra, nadi e mantra per identificare e influenzare i percorsi di energia nel corpo. Questo a un primo livello porta al praticante una grande vitalità, salute e stabilità mentale. Ad un secondo livello il praticante può sperimentare il prana come pura luce connettendolo alla sorgente della vita e della coscienza. La pratica porta come risultato finale a fondersi con il Mahaprana, l'energia cosmica.
Queste tecniche vengono illustrate nel primo libro di Satyananda, Prana Vidya del 1976. Poi verranno messe a punto e ampliate e costituiranno il contenuto del testo Prana and pranayama.
Il testo Prana Vidya è diviso a sua volta in due parti: la prima mette a punto una tecnica di meditazione per venire a contatto con il prana e risvegliarlo. La seconda presenta una serie di esercizi per preparare il corpo, mente e prana al Prana vidya (consocenza della forza vitale).
Cap. 1. Ci sono due principi base nell'universo; prana shakti (energia) e chitta shakti (coscienza). Il tantra lavora sul concetto che l'espansione della coscienza porta alla liberazione dell'energia. Tuttavia, solo con la liberazione dell'energia si può arrivare a stati elevati di coscienza. Questo ultimo aspetto è l'obiettivo del tantra e del Prana vidya . La persona che fa pratyahara (il ritiro dei sensi) indirizzando il prana da un punto all'altro, distrugge tutte le malattie.
Secondo lo yoga, un essere umano è capace di sperimentare cinque dimensione dell'esistenza che sono chiamati pancha kosha o cinque strati. annamaya kosha (copro fisico), pranayama kosha (corpo energetico), manomaya kosha (corpo mentale), vijnamaya kosha (corpo psichico), e anandamaya kosha (il corpo di beatitudine). Il corpo energetico è costituito da sei centri di energia, i chakra e i canali dove circola l'energia, le nadi. I sei centri sono mooladhar a (situato all'altezza del perineo (uomo), cervix (donne), swadhisthana all'altezza del coccige, manipura (ombelico), anahata (cuore), vishuddhi (gola), ajna (tra le sopracciglia). Poi ci sono i centri di energia bindu (in alto dietro la testa) e sahasrara (alla sommità della testa). Ci sono 72.000 canali, oltre questi ci sono tre importanti e principali canali sushunma (lungo la colonna) e ida e pingala che sono intorno alla sushumna ma in direzioni opposte convergendo ad ogni chakra. Rappresentano le due forze: energia mentale e energia vitale fisica. Convergono all'altezza del chakra ajna e poi salgono fino al sahasrara. Il prana si avverte con sensazioni di calore e formicolio, poi si riesce a visualizzarlo come particelle di luce. Il testo Yoga Vasishtha descrive la sottile natura delle nadi che costituisce il corpo pranico luminoso (3,19).
Prana vidya è una potente tecnica per gestire l'energia; il centro dove si genera il prana è mooladhara chakra, il centro dove è immagazzinata l'energia è il manipura chakra, e il centro di distribuzione è ajna. La nadi pingala è la nadi per aumentare il prana, Un principiante non deve usare ida nadi per aumentare il prana, perchè c'è il rischio che le forze mentali diventano dominanti e potrebbero soggiogare l'energia vitale. Il pranayama è il primo passo per il prana vidya. E' il controllo del respiro che porta indirettamente al risveglio e all'espansione del prana. Il prana e il respiro si muovono come un'unica forza su e giù lungo la colonna. La ritenzione del respiro è necessaria per immagazzinare il prana nell'ajna chakra. Ujjayi pranayama porta a un sottile stato della mente e sensibilità psichica. Si inala con entrambe le narici e si esala con entrambe le narici e kumbhaka è omesso. Portando gradualmente la consapevolezza del respiro sulle varie parti del corpo, la mente diventa sensibile al flusso di energia. E' importante conoscere la costituzione interna del corpo, perchè portare la consapevolezza mentale sui vari organi richiede una buona conoscenza. Con questa finalità lo yoga nidra è un buona pratica preparatoria. I blocchi di energia vengono eliminati quando il prana circola liberamente e abbondantemente, così come gli stati mentali negativi e le tensioni emotive sono superate. Il prana può anche essere indirizzato in un oggetto devozionale o un posto sacro attraverso la pratica di prana pratisha.
Cap. 2. La prartica di meditazione è un continuo processo mentale che rilascia le tensioni mentali e elimina i blocchi di energia. Patanjali ha indicato il percorso spirituale costituito da otto aspetti; i primi quattro sono conosciuti come bahiranga o esterni e gli altri quattro come antaranga. Quando si è in meditazione solo tre cose rimangono consapevoli: il meditante, l'oggetto di meditazione, e l'atto di meditare. Ci sono molti esercizi di pratyahara che possono essere usati: yoga nidra, prana nidra, antar mouna (silenzio interiore), trataka, nada yoga, japa e kirtan. Queste tecniche allenano la mente a diventare consapevole del mondo interiore. Questo porta al Dharana: "la concentrazione è il legare la mente a un posto". Fondamentale è abhyasa, una costante, regolare, e ininterrotta pratica per un lungo periodo di tempo. Dhyana è un interrotto flusso di coscienza, ossia una totale, non duale, assoluta consapevolezza.
Quando i confini tra il meditante, l'oggetto di meditazione, e l'atto di meditare sono rimossi, il tempo dell'esistenza individuale si dissolve, si entra in samadhi ( nirvana o emancipazione).
Prana vidya è una pratica di meditazione sulla forza vitale presente nel corpo. Vidya è tradotta spesso come "conoscenza spirituale", ossia la saggezza acquisita per conoscere il prana. Attraverso la meditazione il prana viene visualizzato come un fascio di luce di particelle che sono dentro le nadi.
Cap. 3. Il corpo fisico è un magazzino di energia pranica, e il suo funzionamento dipende dal prana. Il corpo pranico, con i suoi centri e i suoi canali può essere paragonato ad un sistema elettrico, e la malattia può essere spiegata in termini di blocchi di energia. Il prana che scorre nel corpo è diviso in pancha prana, cinque campi di energia nel corpo: prana, apana, samana (energia che governa il sistema digestivo), vyana e udana. Lo squilibrio di energia nei chakra porta malattie. Squilibrio nel Vishuddi chakra porta problemi a occhi, naso, gola, tiroide, il manipura chakra regola la digestione, swadhistana chakra regola il funzionamento degli organi uro-sessuali.
Il Pranic Healing (la guarigione con il prana) è stato studiato a partire dagli anni '70 in Russia, Bulgaria e Yogoslavia, dai guaritori in Tibet, Cina e in India (in particolare al Kolkata ospedale) dove viene utilizzato come approccio olisitico per combattere i tumori. Pranic healing viene descritto in tanti modi come qigong medico, reiki, ecc... Nelle filippine i corpi pranici sono descritti come auree. Nel 1882 il dott. Mikao Usui utilizzò i sette livelli tantrici per trasformarli in Reiki (rei significa universale e ki forza vitale), c'è un guaritore che fa da tramite tra l'energia cosmica e il paziente, e attivando i giusti canali fa entrare tale forze nel corpo del paziente. Ci sono persone che possono sentire e vedere questo prana (vedi ricerche su Kirlian photography). L'Atharva veda contiene concetti tantrici come ad esempio che una infinita energia pervade l'universo, come l'uso dei mantra aiutano a entrare in contatto con questa energia, come conservarla, ecc... e connettersi così con il divino e sperimentare la gioia di vivere.
Cap 4. In India ci sono guaritori classici chiamati Ojha che manipolano l'energia sottile per pulire, attivare e riallineare il corpo pranico. In Rajastan i Bhopas usano danze sacre, oppure altri guaritori recitano preghiere nei tempi, oppure cospargono di ceneri i pazienti. E' importante avere fede, altrimenti il trattamento non funzionerà.
Cap. 5. Prana pratishtha è uno dei più esoterici vidya ed è un'inseparabile parte del tantra. Attraverso un elaborato sistema di rituali, un oggetto di culto diventa il tramite (il medium) tra l'energia cosmica e il malato. La murti o immagine viene trasformata in presenza divina. Il Lingam rappresenta l'infusione della energia cosmica (Shakti) nella pura coscienza (Shiva). I mantra sono cantati e invocati per risvegliare l'energia divina. Il potere dei mantra influenza il prana che guarisce il corpo e trasforma la mente. In India la visita di templi sacri, l'ascoltare la vibrazione dei mantra è importante per evolvere, per capire se stessi e il cosmo, e connettersi al divino.
Cap. 6. Molti studi hanno rivelato che il suono, come il colore sono prodotti da una particolare frequenza di vibrazione di energia. Lo stato dell'energia pranica nel corpo è collegata alla salute fisica. Per questo molti guaritori, per secoli, hanno usato la vibrazione di energia nella forma di colori, magneti, agopuntura, massaggi per portare vitalità e equilibrio al corpo pranico.
Preparazione al prana vidya. In yoga nidra la persona si rilassa a un livello molto profondo: non solo a livello fisico, ma anche a livello del corpo pranico, emozioni, mente e psiche. Quando ci sono tensioni nel corpo, emozioni e mente il flusso di energia è bloccato. Questo blocco può portare ad essere malato cronico. Il prana nidra è una tecnica di pratyahara che lavora sul corpo pranico. La mente si ritira dai sensi. Japa (ripetizione dei mantra sottovoce), meditazione, visualizzazione e concentrazione aiutano e preparano alla circolazione del prana. Il prana è diviso in prana (dal diaframma alla gola), apana (dall'ombelico al perineo), samana (nell'addome da lato a lato), udana (flusso di energia a spirale nelle estremità), vyana (il flusso di energia che pervade tutto).
La pratica pancha prana dirige la consapevolezza dei cinque tipi di prana in un unico flusso. 1- Rilassa tutto il corpo, poi porta l'attenzione sui suoni che provengono dal corpo, il suono del respiro, del cuore, della digestione. Poi abbandona i suoni e cerca di essere consapevole dell'immobilità del corpo e del silenzio del corpo. 2- Nel silenzio pronuncia il tuo sankalpa (tuo desiderio) e ripetilo per tre volte con energia. 3- Poi si fa un viaggio di consapevolezza su tutte le parti del corpo. 4- Poi si passa alla consapevolezza del respiro, diventa consapevole del ritmo del respiro, della temperatura del respiro, il respiro che sale e scende dalla colonna. Respira a narici alternate contantdo fino a 8-9, ecc... 5- poi si passa alla visualizzazione degli organi interni. 6- si ripete il sankalpa. 7- Fine della pratica, si diventa consapevoli del respiro naturale, si rilassa tutto il corpo, si diventa consapevole dello spazio che circonda il corpo, si visualizza la stanza nel quale si pratica, piano, piano si diventa consapevoli del suono nell'ambiente, si esternalizza la consapevolezza. Quando la pratica di yoga nidra è conclusa si riporta la consapevolezza sul corpo, si muovono le mani, i piedi, si muove la testa a destra e a sinistra, si portano le mani oltre la testa e piano piano ci si siede. Altre pratiche sono quella di portare la consapevolezza sul passaggio del prana nei vari canali, e un'altra pratica è quella di portare la consapevolezza sui chakra (centri di energia).
Per sviluppare la consapevolezza e il controllo del prana si può passare attraverso questi stadi:
- attraverso la pratica di yoga nidra si prende consapevolezza del corpo; si divide nelle seguenti fasi: 1- preparazione alla consapevolezza dell'intero corpo, 2- poi sankalpa (si pensa fotemente a qualcosa da realizzare) 3- poi la rotazione della coscienza sulle varie parti del corpo, 4- consapevolezza del respiro, 5- visualizzazione del corpo interno, 6- ripetere di nuovo il sankalpa, 7- fine della pratica e ritorno alla consapevolezza dell'ambiente esterno
- si sviluppa la consapevolezza del passaggio psichico; 1-prima consapevolezza sul passaggio fisico frontale, concentrazione sul respiro, poi si prova a immaginare un fascio di luce dalla gola all'ombelico, due forze stanno muovendosi nel passaggio fisico frontale: il respiro e la consapevolezza (o forza mentale). 2- Poi si porta la consapevolezza sul passaggio fisico della spina dorsale (sushumna nadi) tra muladhara e ajna chakra ) e si connettono tutti i chakra insieme. Prana e consapevolezza si muovono lungo la colonna. Il corpo fisico si abbandona al respiro. Poi si diventa consapevoli di tutto il corpo.
- si porta la consapevolezza sui chakra; si visualizza un canale di colore trasparente bianco-argento che collega la corona della testa alla base della colonna. Muladhara è situato all'interno del perineo ( tra lo scroto e l'ano negli uomini o la parte posteriore della cervix nelle donne), poi swadisthana, come un punto di luce intensa a livello del coccige, poi dietro l'ombelico, manipura un punto di luce che si irradia, e così via salendo si toccano tutti i chakra fino al bindu alla sommità della parte posteriore della testa, poi si esala, l'esalazione deve concludersi in muladhara chakra. Bisogna portare tutta la concentrazione su questo processo. Poi a poco a poco si diventa coscienti del corpo fisico, dei suoni, degli odori, quando si conclude l'esternalizzazione , si possono aprire gli occhi.
- si sviluppa la consapevolezza del pancha prana; 1- dopo aver praticato per un pò di tempo ujjayi pranayama, si deve iniziare a visualizzare il corpo, esaminando il corpo dall'interno, si divenata consapevoli dello spazio interno; 2- si respira attraverso i pori. 3- si sviluppa la consapevolezza del prana (vyana) e si prova a visualizzarlo. 4- si porta la consapevolezza all'estremita degli arti (questo aspetto del prana è chiamato udana), e si cerca di visualizza le forme di energia circolare nelle gambe e nelle braccia. poi si porta il focus sulla testa e si sperimenta il prana che parte dalla gola e arriva alla sommità della testa. 5- si diventa consapevoli dell'energia tra l'ombelico e la cassa toracica (questo prana è chiamato samana). 6- si porta la consapevolezza sull'energia localizzata tra l'ombelico e il perineo (apana) 7- si porta la consapevolezza sull'energia che si trova nella regione toracica che si chiama prana e si muove dal diaframma alla gola. 8- alla fine della pratica, si cerca di esternalizzare la coscienza eriprendere consapevolezza dell'ambiente esterno.
- si sviluppa la consapevolezza del pranayama kosha. 1- fase preparatoria, si cerca di prendere consapevolezza del vuoto interno, si prende consapevolezza dello spazio che include l'essere individuale. 2- si passa all'espansione e contrazione dello spazio interno. Si respira con tutto il corpo, con tutti i pori, l'intero spazio interno si espande all'esterno in ogni direzione. 3- si comincia a essere consapevoli del prana sotto forma di luce che pervade il nostro spazio interno, quando inspiri questo corpo di luce si espande, quando esali si contrae, il pranayama kosha si muove al ritmo del respiro, 4- fine della pratica. Si lascia la visualizzazioen del corpo di luce, si lascia andare l'esperienza di respirare attraverso i pori, si lascia la consapevolezza dello spazio vuoto all'interno del corpo e si ritorna all'annamaya kosha, al corpo fisico grossolano. Si porta l'attenzione sul respiro focalizzandosi sulla punta del naso e sentendo il respiro entrare e lasciare le narici. Si diventa consapevoli dei suoni esterni, si muovono piedi e mani, testa. Si riporta l'attenzione sul corpo fisico e al termine della pratica si aprono gli occhi
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