Il
Buddhismo Zen è una delle principali correnti del Buddhismo Mahāyāna.
Nasce in Cina, dove viene chiamato Chan, e da lì si diffonde in
Giappone, Corea e Vietnam, assumendo i nomi di Zen, Seon e Thien. La
parola “Zen” è la traslitterazione giapponese del cinese Chan, che a sua
volta deriva dal sanscrito Dhyāna, ovvero “meditazione”. Non a caso,
l’intera tradizione Zen pone al centro proprio l’esperienza meditativa:
la pratica del zazen, l’esperienza diretta dell’illuminazione (satori) e
la trasmissione “da mente a mente”, un insegnamento che va oltre il
linguaggio e oltre lo studio dei testi.
Uno degli slogan più noti della tradizione Zen sintetizza bene questo approccio: si parla infatti di “una
trasmissione al di fuori delle scritture, non fondata sulle parole e
sulle lettere, che punta direttamente al cuore dell’uomo, per vedere la
propria natura e diventare Buddha”.

Origini e sviluppo in Asia. La
storia dello Zen comincia in Cina, dove la tradizione Chan viene
attribuita, in modo leggendario, al monaco indiano Bodhidharma, vissuto
tra il V e il VI secolo. In Cina, il Chan si integra profondamente con
il taoismo, dando vita a un Buddhismo improntato alla semplicità, alla
spontaneità e all’esperienza diretta. Nel tempo si formano diverse
scuole, tra cui la Caodong, da cui deriverà lo Sōtō Zen giapponese, e la
Linji, che darà origine alla scuola Rinzai.
Lo Zen arriva in Giappone tra il XII e il XIII secolo. Qui si sviluppano due grandi tradizioni: il Zen Sōtō , fondato da Dōgen Zenji, e lo Zen Rinzai, introdotto da Eisai e in seguito riformato in profondità dal maestro Hakuin Ekaku. Accanto a queste figure, nella storia più recente dello Zen internazionale si riconoscono anche maestri come Thich Nhat Hanh, appartenente alla scuola Rinzai della tradizione vietnamita.
Testi e insegnamenti. Sebbene
lo Zen enfatizzi la pratica più dello studio dottrinale, possiede
comunque una ricca tradizione di testi, soprattutto raccolte di
discorsi, dialoghi e koan—enigmi o paradossi spirituali utili a
disinnescare la logica ordinaria. Tra le opere cinesi più importanti troviamo il Sutra della piattaforma attribuito al sesto patriarca Huineng, i Dialoghi di Linji, il Mumonkan (o “La porta senza porta”) e lo Shōyōroku, una raccolta di casi illuminanti. La tradizione giapponese ha dato a sua volta testi fondamentali come lo Shōbōgenzō di Dōgen, il Zazengi con le istruzioni per la meditazione seduta, e I discorsi di Hakuin.
Maestri e figure di riferimento. La genealogia Zen è popolata da figure che hanno segnato profondamente questa via spirituale. Bodhidharma
è ricordato come il padre del Chan, un maestro rigoroso e silenzioso.
Huineng, vissuto nel VII secolo, è il grande innovatore dell’idea che
l’illuminazione sia immediata e che la natura di Buddha sia già presente
in ogni persona. In Giappone, Dōgen Zenji fonda la scuola Sōtō e
sviluppa la pratica dello shikantaza, il “solo sedersi”, insegnando che
pratica e illuminazione coincidono. Eisai introduce il Chan in Giappone, mentre Hakuin, secoli dopo, rinnova profondamente la scuola Rinzai e rende sistematico l’uso dei koan.
Pratiche fondamentali dello Zen. Al cuore dello Zen troviamo lo zazen,
la meditazione seduta. Questa può assumere la forma dello shikantaza,
tipico della scuola Sōtō, in cui ci si siede senza oggetto di
meditazione, semplicemente presenti a ciò che accade; oppure la forma
del lavoro sui koan, più diffusa nella tradizione Rinzai, che utilizza
paradossi come “Qual è il suono di una sola mano che applaude?” per
spingere la mente oltre ogni logica discorsiva. Un’altra pratica
importante sono i sesshin, intensivi di meditazione di diversi giorni
che includono zazen, lavoro quotidiano (samu), pasti rituali, silenzio e
incontri con il maestro. L’obiettivo non è accumulare concetti, ma
aprirsi a un’esperienza di chiarezza immediata.
Il cuore dell’esperienza: il Satori. Il
satori rappresenta un lampo di intuizione, un risveglio improvviso alla
realtà così com’è. Non è considerato l’illuminazione definitiva, ma un
primo passo decisivo. Lo Zen insiste sul fatto che non si debba cercare
un traguardo lontano: la pratica stessa, qui e ora, è già la via del
risveglio.
La vita e l’estetica Zen. La vita Zen
tradizionale è semplice e disciplinata, fondata sul lavoro manuale
vissuto come meditazione e sull'armonia dei gesti quotidiani. Da questa
dimensione contemplativa nascono numerose arti: la calligrafia, la
poesia haiku, i giardini Zen, la cerimonia del tè e perfino alcune arti
marziali, che incorporano principi di presenza e non-dualità.
Lo Zen nel mondo contemporaneo. Dal
XX secolo lo Zen si è diffuso in tutta Europa e Nord America. Molti
praticanti occidentali lo vivono anche in versione laica, come forma di
consapevolezza e meditazione. Tra i maestri che hanno portato lo Zen in
Occidente ricordiamo Shunryu Suzuki, Philip Kapleau e Thich Nhat Hanh.
I simboli nello Zen.
I simboli zen più comuni includono l'Enso, un cerchio disegnato a mano
che rappresenta l'illuminazione, la forza e l'universo, e la svastica
(卍), che nel buddismo Zen simboleggia il "sigillo della mente-cuore del
Buddha". Un altro simbolo importante è Mu (無), che significa "nulla" o
"non-esistenza" e rappresenta l'opposto dell'esistenza (有). L' Enso
(円相) viene disegnato con un unico gesto e la sua imperfezione riflette
l'equilibrio tra controllo e mancanza di esso.
È un simbolo sacro
nella calligrafia giapponese (Shodo) e spesso usato dai maestri zen come
firma, rivelando lo stato d'animo al momento della creazione.
Per chi desidera avvicinarsi allo Zen, alcuni testi accessibili e profondi sono:
- Zen, mente di principiante di Shunryu Suzuki,
- I tre pilastri dello Zen di Kapleau
- Opere di commento come Il Libro del Nulla di Osho.
- Letture più filosofiche, come Lo Zen e l’arte della manutenzione della motocicletta di Pirsig, offrono spunti ispirati alla visione Zen.