venerdì 29 dicembre 2023

Governare con le fake news

 La nostra percezione degli eventi è molto parziale, noi crediamo di avere un'informazione obiettiva e completa, ma non è il caso. Delle leggere omissioni, semplificazioni o distorsioni modificano in maniera sottile il nostro modo di vedere il mondo. Il fenomeno è ancora più marcato se alimentato dall'emozione, - vedi il caso del terrorismo, o la minaccia russa, o la guerra a Gaza.  Così le supposizioni diventano certezze  e pregiudizi realtà, la prudenza dei messaggi sostituito da messaggi categorici. 

Anche la guerra, sembra sottrarsi  alla razionalità. Si entra in guerra senza strategie nè obiettivi, distruggendo società durevolmente per dei motivi a corto termine.

Il maltrattamento di un piccolo gatto suscita più emozione sui social che il massacro di bambini in Iraq da parte delle aviazioni occidentali o i massacri recenti a Gaza. La morte di migliaia di persone e bambini dovuta ai bombardamenti in Iraq e di 40.000 venezuelani a causa delle sanzioni occidentali nel periodo 2017-2018   non hanno provocato nessuna reazione in Europa. In queste ultime tre settimane sono stati uccisi 3200 bambini tra Israele e Gaza. Le responsabilità non sono mai state sanzionate.  Si manifesta per i migranti, ma non contro gli interventi occidentali che obbligano questi popoli sul cammino dell'esilio...  si manifesta per lo sviluppo sostenibile, ma si prende la principale risorsa dei paesi in via di sviluppo, uomini e materie prime,  instaurando una nuova forma di colonialismo. Milioni di persone hanno manifestato contro il terrorismo, ma quanti hanno manifestato prima contro i bombardamenti che hanno poi provocato queste  violenze.  

La lettura parziale delle notizie genera false verità o post verità che poi condizionano la  nostra maniera  di vedere il problema e risolverlo.  E' assurdo pretendere di combattere il terrorismo in nome dei valori occidentali quali il rispetto del diritto internazionale e lo stato di diritto se poi si va a  bombardare Stati sovrani senza accordo delle Nazioni Unite. Vedi Iraq 2003  e Libia 2011.  Nel 2019 Trump fa bombardare la Siria. Durante la guerra in Afganistan (2001- 2021), durata venti anni, sono stati  uccisi migliaia di persone ed è stato lasciato il Paese in mano a i Talebani. Anche adesso la reazione di Israele agli esecrabili atti terroristi di Hamas non tiene conto minimamente dei Trattati Interazionali.

 Si fa uso della minaccia e della forza per ottenere cambiamenti politici: gli occidentali si sono lanciati a testa bassa in Afganistan  Libia, Siria e Iraq in conflitti presentati come indispensabili alla nostra sicurezza senza strategia, senza conoscenza dell'avversario e senza prevedere le conseguenze da noi.  E' evidente la nostra irresponsabilità, ma nessuno chiede che i responsabili siano giudicati, e anche le vittime sembrano consenzienti.       Libro consigliato:   Jacques Baud, governer par les fake news.

sabato 16 dicembre 2023

Pratiche di consapevolezza proposte da Thich Nhat Hanh

Cerca di essere in piena coscienza 24 ore al giorno, e non soltanto durante l’ora che ti concedi per una meditazione formale o leggendo le scritture o recitando preghiere”.


L’originalità del pensiero di Thich Nhat Hanh è dovuta soprattutto alle molteplici tecniche di consapevolezza ampiamente sperimentate ed insegnate, alla cui base troviamo sempre “I Cinque Addestramenti alla Consapevolezza”.

1- La consapevolezza del respiro.   La base della consapevolezza mentale è il respiro. La principale pratica di consapevolezza è la respirazione. Il respiro è un oggetto facile da individuare: “Inspirando, so che sto inspirando, espirando, so che sto espirando. Inspirando, sono calmo, espirando, sorrido”. “Il respiro consapevole riporta la mente al corpo, permettendoci di radicarci nel qui e ora, pienamente presenti, per vivere ogni momento della giornata in profondità”.

Solo quando la mente e il corpo sono riuniti possiamo veramente entrare in contatto con le meraviglie dentro di noi e aprirci alla vera vita; solo la respirazione consapevole potrà portarci la felicità e farci vivere pienamente nel momento presente. Alcuni insegnanti frequentanti il Plum Village hanno messo a punto la pratica “dei cinque respiri” da fare con tutte le classi durante la riunione del mattino che consiste nel fare cinque respiri (Inspiro, pausa, espiro, pausa) in consapevolezza per prepararsi alle lezioni.

2- Il suono della campana.  Un’altra tecnica di consapevolezza messa a punto da Thay e dalla sua comunità e proposta in ambito didattico è quella del suono della campana. Un maestro di campana, dopo aver recitato una strofa risveglia la campana producendo un suono smorzato che preannuncia l’arrivo di un suono pieno. La classe o la comunità si ferma per tre lunghi respiri in attesa dell’arrivo del suono pieno. In questo intervallo i miliardi di cellule del nostro corpo si mettono contemporaneamente in ‘ascolto profondo’ che porta pace, distensione al corpo e al sentire.

4- Camminare in consapevolezza.  Oltre alla classica meditazione seduta Thay propone il camminare in consapevolezza, ossia il camminare solo per camminare. Resisti alla corsa, e cammini, “coinvolgi la mente intera e tutto il corpo in quel passo e cerca di arrivare nel qui e ora, al cento per cento. Poi, sulle labbra il sorriso della vittoria, fa’ un altro passo dicendo sono a casa, sono a casa. La mia casa è proprio qui nel momento presente.

5- Condivisione di pensieri. Altra tecnica importante per arrivare a una comunicazione autentica è la condivisione dei nostri pensieri, emozioni e stati d’animo in un cerchio di persone sedute. Ogni persona, a turno, può prendere la parola, esporre il suo stato d’animo, le sue preoccupazioni attuali con parole amorevoli e gli altri ascoltano con attenzione profonda, con il cuore aperto, senza giudicare. L’ascolto profondo e la parola amorevole aiutano a entrare in contatto con le sofferenze dell’altro, creare un clima di empatia tra i partecipanti e un senso di vera comunità. Poi quando il gruppo acquisisce familiarità e fiducia reciproca, si possono introdurre argomenti più personali e sensibili e fare una specie di brain storming sull’argomento proposto.  Il metodo tradizionalmente usato a Plum Village, da chi vuole prendere la parola è quello di fare un inchino unendo i palmi delle mani, l’inchino viene rifatto quando ha finito di parlare. Un altro metodo è usare il bastone della parola, può parlare solo chi ha in mano il bastone che circola tra i partecipanti.

5- Innaffiare i fiori. 
Un'altra pratica di consapevolezza è quella di ricominciare da capo, e serve a chiarire la propria mente per creare un nuovo inizio con noi stessi e nelle relazioni che abbiamo con gli altri. Si inizia, con innaffiare i fiori e consiste semplicemente nel mostrare apprezzamento per gli altri nella tua famiglia o nella tua comunità di lavoro. Le persone, quando si sentono pronte a parlare, prendono in mano il vaso di fiori freschi che simbolizza la freschezza delle loro parole. Durante l’innaffiamento dei fiori, chi parla riconosce, senza adulazione, le qualità sane e meravigliose degli altri. Ognuno ha dei punti forti che possono essere visti con consapevolezza. Nessuno può interrompere la persona che tiene i fiori. A ciascuno è concesso tutto il tempo necessario, e tutti gli altri praticano un ascolto profondo. Quando una persona ha finito di parlare, si alza e lentamente riporta il vaso al centro della stanza.”

Libri di riferimento:  Thich Nhat Hanh, The miracle of Mindfulness, 
Thich Nhat Hanh e Katherien Weare, Insegnanti felici cambiano il mondo.

venerdì 15 dicembre 2023

Il cuore del pensiero di Thich Nhat Hanh

Thich Nhat Hanh (1926-2022), Maestro di pace, è stato monaco zen vietnamita, poeta e pacifista, famoso in tutto il mondo per la saggezza e per le straordinarie doti intellettuali e morali. Martin Luther King lo definì “apostolo della pace e della nonviolenza” e lo propose per il Nobel per la pace. Per molti anni, Thich Nhat Hanh ha regolarmente viaggiato in America e in Europa, al fine di insegnare l’arte di “vivere consapevolmente”.    

Thich Nhat Hanh ci invita a vedere come siamo tutti interconnessi e come le nostre azioni influenzino continuamente il mondo intorno a noi. La pratica diventa, quindi, un atto collettivo, un contributo alla riduzione delle sofferenze nel mondo e la meditazione ci spinge verso una compassione che si estende a tutti gli esseri viventi. Questo modo di connettersi crea una rete di relazioni basate sulla compassione reciproca. Questa compassione si estende anche alla natura e a tutto ciò che ci circonda, incoraggiandoci a coltivare "l'interessere", un ben preciso senso di interconnessione con tutto l'universo.

Nel testo Il miracolo della presenza mentale, un vero manuale di meditazione, vengono presentati diversi metodi per meditare, precisando che “la meditazione non deve essere intesa come evasione, ma come un incontro sereno con la realtà”, un modo di scoprire come vivere pienamente il momento presente.

Uno degli insegnamenti chiave di Thich Nhat Hanh è la consapevolezza del respiro. Egli invita le persone a ritornare al loro respiro come mezzo per stabilizzare la mente e connettersi con la realtà presente. La respirazione consapevole diventa un punto focale che permette di ancorare la mente nell’adesso, offrendo un rifugio tranquillo, lontano dalle frenesie della vita quotidiana.

Un posto particolarmente rilevante, all’interno delle varie pratiche meditative, viene assegnato alla meditazione sulla “gentilezza amorevole”, una pratica che, partendo dal “conosci te stesso”, ci sospinge a coltivare la comprensione, l’amore e la compassione, prima per noi stessi e poi per gli altri. Occorre liberare la mente da “rabbia, preoccupazioni, paura e ansia” e a generare e coltivare “semi di pace, gioia e liberazione”, facendo sempre massima attenzione al rischio che lo svincolarsi dall’”attaccamento” possa produrre indifferenza.   In una conferenza, dopo l'attacco alle torri gemelle, disse: “Non è l’uomo il vero nemico dell’uomo. Il vero nemico è l’ignoranza, la discriminazione, la paura, l’avidità, e la violenza.” Secondo Thay, il Buddhismo  è in grado di offrirci “l’unico antidoto alla violenza, all’odio e alla rabbia” grazie alla pratica della compassione e della gentilezza amorevole, le quali “non possono nascere così per caso”, ma soltanto in seguito alla pratica del “guardare in profondità”.

Il maestro vietnamita puntualizza con ricorrente fermezza che il meditante non dovrebbe mai  limitarsi a praticare soltanto per veder sorgere nella propria mente i cosiddetti “Quattro incommensurabili stati mentali” (amore, compassione, gioia ed equanimità), ma anche per far sì che essi penetrino nel mondo, per mezzo di parole e azioni. Pratichiamo finché non vediamo gli effetti concreti del nostro amore sugli altri, finché non siamo in grado di offrire pace e felicità a tutti, anche a coloro che si sono comportati in modo tutt’altro che amabile verso di noi.

Respirate – ci dice – coscientemente mentre abbracciate, e abbracciate con tutto il corpo, l’anima e il cuore. (…) Abbracciandola e inspirando ed espirando per tre volte, fate sì che quella persona diventi reale, e anche voi diventate davvero reali.” L’abbraccio assume la valenza di un vero gesto di apertura verso l’altro, un gesto di dichiarazione del nostro concreto desiderio di voler comprendere l’altro e di volere la sua felicità.

Con Thay si affermò lo sviluppo del “buddhismo impegnato”, che vede i buddhisti non isolati nella foresta o in un eremo, ma attivi nella società, per alleviare dolore e paure. Secondo Thich Nhat Hanh, infatti, la mindfulness buddhista è sempre socialmente impegnata, concentrata sul rimedio alle cause della sofferenza e dell'oppressione del mondo. Può servire come pratica di sostegno per un sistema sociale più inclusivo e come forzaer sfidare le iniquità strutturali ed economiche che hanno schiavizzato i poveri e gli affamati.
"Solo l’amore, la compassione e la comprensione – infatti – possono veramente portare un cambiamento, perché l’odio - come ci spiega magnificamente il Dhammapada  - non può essere eliminato dall’odio.

Coloro che hanno a cuore la causa della pace e che desiderano ottenerla sono chiamati, prima di ogni altra cosa, a praticare l’onestà, l’umiltà e la capacità di usare un linguaggio amorevole, vivendo in maniera semplice, liberi da ogni forma di avidità e desiderio di possesso.  Il nirvana - ci dice - è la liberazione da tutte le idee e le opinioni: “Quando entri in contatto con la realtà non hai più opinioni. Hai la saggezza”.  

Thich Nhat Hanh, d’altra parte, impartiva insegnamenti in ogni momento. Come solo i grandi maestri possono, incarnava l'armonia di pensiero, parola, azione.  Ripeteva continuamente:  “Quando inspiri, torni a te stesso. Quando espiri rilasci ogni tensione.
La pratica della consapevolezza, pertanto, consisterà nel comprendere, rispettare e sviluppare le nostre innate caratteristiche, non soltanto in vista del proprio personale bene, ma per la felicità di tutti gli esseri viventi. Se vogliamo essere felici, dobbiamo smettere di continuare ad innaffiare i semi nocivi e  imparare, invece, ad innaffiare soprattutto il seme della consapevolezza che è dentro di noi. 
Impegnarsi nel cercare di ravvivare il nostro fiore, ogni volta che tenderà ad appassire, ci obbligherà a fermarci, imparando ad arrestare il marasma delle preoccupazioni, delle ansie e della tristezza, “così da poter trovare (soprattutto attraverso la pratica meditativa) pace e felicità e sorridere ancora.”
Siamo chiamati a trasformare il momento presente nel “momento più meraviglioso” e possiamo riuscirci a condizione di imparare a fermare la nostra sciocca corsa verso il futuro e smettendo di torturarci per il passato.

Indispensabile sarà, perciò, trasformare le tossine della nostra coscienza individuale e collettiva: “La pace comincia dal prendersi cura ogni giorno del proprio corpo e della propria mente.” Thay crede che sia realmente possibile, grazie ad un sincero impegno generale, trasformare la cultura della guerra e della violenza in modo da creare una cultura della pace in cui siano possibili “uno sviluppo sostenibile, la protezione dell’ambiente e la realizzazione personale di ogni essere umano”, creando, così, un mondo in cui siano presenti dignità e armonia, giustizia, solidarietà, libertà e prosperità.
Questi i punti programmatici del Manifesto del 2000:
    • Rispettare la vita e la dignità di ogni persona senza discriminazione o pregiudizio.
   • Praticare la non violenza attiva, rifiutando la violenza in tutte le sue forme, fisica e sessuale, in particolare verso i più indifesi e vulnerabili, come i bambini e gli adolescenti.
    • Condividere il proprio tempo e le proprie risorse materiali nello spirito della generosità per porre fine all’esclusione, all’ingiustizia e all’oppressione politica ed economica.
    • Difendere la libertà di espressione e le differenze culturali, dando sempre la preferenza al dialogo e all’ascolto piuttosto che al fanatismo,alla maldicenza e al rifiuto degli altri.
    • Promuovere un consumo e un comportamento responsabili e delle pratiche di sviluppo che rispettino tutte le forme di vita e preservino l’equilibrio della natura sul nostro pianeta.
    • Contribuire allo sviluppo della propria comunità, con la piena partecipazione delle donne e il rispetto dei principi democratici, in modo da creare insieme nuove forme di solidarietà.” 

Nel Buddhismo, ci dice, il Buddha viene visto come una porta, come un maestro che ci indica la via, una porta a cui, ovviamente, viene attribuito un particolare valore, perché ci fornisce “accesso al regno della consapevolezza, dell’amorevolezza, della pace e della gioia.”
Ma, al contempo, si ritiene che esistano ben ottantaquattromila porte del Dharma, ovvero della dottrina. “Se siete abbastanza fortunati - aggiunge -  da trovare una porta, non sarebbe da veri buddhisti sostenere che sia l’unica.
Il Buddha, ci spiega, non espose una “dottrina assoluta”. Per ogni buddhista, quindi, l’attaccamento dogmatico ad una qualche dottrina rappresenterebbe un “tradimento” dello stesso Buddhismo. Anzi arriva anche a scoraggiare coloro che vorrebbero abbandonare la loro religione per abbracciare il buddhismo, esortando sempre ad andare oltre la dimensione esteriore del proprio credo, al fine di comprenderne meglio i più profondi messaggi spirituali.

In piena sintonia con il pensiero teosofico e con quello gandhiano, quindi, sostiene che nessuna singola tradizione religiosa  può ritenersi depositaria del monopolio dell’intera verità.Dobbiamo cogliere -dice - i valori migliori delle diverse tradizioni e lavorare insieme per rimuovere le tensioni fra le tradizioni stesse: solo così potremo offrire un’opportunità alla pace. Dobbiamo unirci e cercare in profondità il modo per aiutare la gente a mettere nuove radici. Dobbiamo indicare il miglior percorso per raggiungere la salute fisica, mentale e spirituale della nostra nazione e della Terra".

La via che viene insistentemente proposta (e praticata) è quella del dialogo, attraverso il quale i credenti di varie tradizioni potranno riconoscere somiglianze e differenze. “E’ bene - comunque - che un’arancia sia un’arancia e un mango sia un mango.”  Entrambi, però, nonostante le differenze di colori, profumi e sapori, meritano di essere considerati, senza odiosi esclusivismi e gerarchizzazioni, “frutti genuini”: grazie ad una  approfondita osservazione, infatti, potremo renderci conto “che tutti e due i frutti hanno dentro di sé i raggi del sole, la pioggia, i minerali e la terra. Solo le loro manifestazioni sono diverse.”

Ovviamente, affinché possa crearsi un prezioso rapporto di dialogo costruttivo, capace, al contempo, sia di indurre a comprendere e ad amare maggiormente le proprie radici, sia di assaporare ed anche assimilare le cose migliori delle altre fedi e dottrine, dovranno essere abbandonate le pretese di primato e di monopolio, come quella espressa da Giovanni Paolo II nel suo Varcare la soglia della speranza, che, presentando il Cristianesimo, secondo la consolidata tradizione cattolica, come “l’unica via di salvezza”, renderebbe, di fatto, impossibile qualsiasi sincero dialogo, fomentando, altresì, discriminazione  e intolleranza. 

Il sogno di Thich Nath Hanh è, quindi, quello di tutti i grandi saggi e maestri, dal neoplatonismo di Ammonio Sacca all’umanesimo di Pico della Mirandola, dalla teosofia di  Madame Blavatsky al pensiero nonviolento di Aldo Capitini: le diverse scuole religiose,  impegnandosi con grande serietà  in un dialogo fiduciosamente aperto e animato da  spirito di autentico ecumenismo, potranno, nello stesso tempo, riscoprire gli aspetti più preziosi della propria dottrina e apprezzare ed apprendere fruttuosamente gli elementi di maggior valore presenti in ciascun credo.
Comprensione e amore potranno, finalmente, sgretolare pregiudizi, diffidenze e intolleranza, facendo in modo che, su questo campo di pratica, la pace possa aprire  “i suoi petali come un fiore meraviglioso”. 

La missione di Thich Nhat Hanh è stata quella di diffondere amore e positività, lo stesso obbiettivo di quando, appena sedicenne, entrò nel monastero buddhista: portare pace e amore al mondo intero. Thich Nhat Hanh è stato ed è il punto di riferimento per tutte quelle persone che credono nella forza positiva degli esseri umani.      

"Non dare la colpa agli altri: se hai capito e dimostri di aver capito, la situazione cambierà“.
Il vero amore è libero da legami: amare una persona significa volerla accompagnare nel percorso della vita senza cambiarla. “Se il tuo amore è solo possesso, non è amore. Il vero amore crea libertà“.
 "Il momento presente è tutto ciò che hai". L’unica cosa che abbiamo realmente è il momento presente. Ieri è un passato irraggiungibile, domani un futuro incerto. Vivere al massimo il momento presente è tutto ciò che davvero ci serve per essere felici.

martedì 12 dicembre 2023

Presentazione dei libri "Lo yoga spiegato a mia figlia" e "I mille volti della meditazione"

Presenterò insieme a Roberto Fantini (co-autore del libro "I mille volti della meditazione")  i due libri " Lo yoga spiegato a mia figlia" e "I mille volti della meditazione"  al locale Casa Clandestina di Ostia,  via San Quirico venerdì 15 dicembre alle ore 17,30.

Presenterò insieme a Roberto Fantini (co-autore del libro "I mille volti della meditazione")  i due libri " Lo yoga spiegato a mia figlia" e "I mille volti della meditazione"  alla Biblioteca Laurentina domenica 17 dicembre alle ore 10,00.  Seguirà una lezione di yoga.

 Vedi i riassunti dei due libri:

https://maramici.blogspot.com/2023/08/riassunto-del-libro-lo-yoga-spiegato.html

https://maramici.blogspot.com/2023/08/riassunto-del-libro-i-mille-volti-della.html

Il libro "Lo yoga spiegato a mia figlia" è stato presentato alla biblioteca Pasolini a Spinaceto - Roma Viale dei Caduti per la Resistenza, 410/A, il 12 dicembre alle ore 17,00 

 

Il testo "I mille volti della meditazione" è stato presentato: a Trevignano Romano (RM) al locale "Il Cigno Ingordo" e a Ostia, alla Biblioteca "Elsa Morante.  I due testi sono stati presentati  a Bibliothè (Roma).

Swami Satyananda Sarasvati

Yoga è una disciplina per migliorare la qualità della vita; una filosofia per ottenere pace. Se volete fare esperienza di salute, se volete fare esperienza di pace ed evolvere, rendete lo yoga parte del vostro stile di vita”.        Swami Satyananda Saraswati
Dal sito https://www.satyanandaitalia.net/satyananda-yoga-satyananda-ashram-italia/    
 
La tradizione del Satyananda Yoga (o Bihar Yoga) è il sistema di yoga sviluppato, esposto e trasmesso da Swami Satyananda Saraswati e dal suo successore Swami Niranjanananda Saraswati, basato sull'insegnamento del suo maestro Sivananda.

Il Satyananda Yoga è una scienza completa per una vita armoniosa, adatta a tutti, indipendentemente da età, genere, condizione mentale e livello di forma fisica. Rivolgendosi alla persona nella sua interezza, offre un metodo sistematico di integrazione di mente, corpo e spirito e un procedimento di sviluppo delle facoltà fisiche, mentali, emozionali e spirituali  integrando la profonda essenza delle diverse forme di yoga nella vita quotidiana.

Lezioni di Satyananda Yoga sono attualmente condotte in differenti parti del mondo, negli ospedali, scuole, università, centri sociali, centri di cura, uffici governativi, istituzioni sportive e prigioni. Tramite la pratica regolare, gli allievi possono fare esperienza di una maggiore stabilità, pace, forza, salute e benessere. Stress, preoccupazioni ed ansia spesso sono il risultato di uno stile di vita focalizzato su eventi passati o futuri ed ampiamente privo di contatto con la realtà presente.
La pratica di yoga risveglia la consapevolezza dell’individuo e canalizza le forze auto-terapeutiche del corpo, della mente, delle emozioni e dello spirito. Yoga viene a volte tradotto come lo stato di essere consapevoli e presenti.
Il Satyananda Yoga è per tutti in quanto non richiede alcun credo politico o religioso. Esso fornisce a chiunque, indipendentemente dallo stato sociale, gli strumenti per lo sviluppo della personalità così da divenire stabili e sicuri in se stessi.
Le lezioni di yoga seguono una progressione graduale permettendo agli allievi di assimilare gli effetti delle pratiche passo dopo passo, rendendo lo yoga accessibile e benefico per tutti: giovani e anziani, forti e deboli, idonei e non.
E' un metodo rivolto al risveglio delle facoltà di testa, cuore, mani. La testa rappresenta l’intelletto, la mente, la saggezza, la comprensione, la conoscenza, la consapevolezza e la riflessione. Il cuore rappresenta le emozioni, le sensazioni, i sentimenti.  Le mani rappresentano la capacità di agire, di realizzare, di creare.
La conoscenza o gyana, l’azione o karma e il sentimento o bhakti non sono separati uno dall’altro e non si può ottenere uno sviluppo integrale se uno di questi aspetti della personalità viene trascurato.

  • Pur avendo le sue radici nella tradizione dello yoga e delle antiche filosofie di Tantra, Vedanta e Samkhya, gli insegnamenti del Satyananda Yoga offrono un approccio che permette di affrontare la quotidianità. Il malessere fisico causato da stress emozionale e le difficoltà mentali causate da uno squilibrio fisico possono essere adeguatamente risolti con la pratica. Lo yoga ci insegna che per poter scoprire e risvegliare il nostro potenziale interiore latente, abbiamo bisogno di comprendere le differenti dimensioni della nostra personalità. La personalità umana può essere suddivisa nei seguenti tratti: dinamica/fisica, mentale, emozionale, psichica.  Le caratteristiche generali possono essere riassunte brevemente come segue:
  • Dinamica/fisica: istintiva, dinamica, energetica, ecc. interagisce con il corpo, i sensi e l’ambiente;
  • Mentale/razionale: riflessiva, pensierosa; contemplativa, intellettuale, logica, analitica, razionale, focalizzata, ecc.
  • Emozionale: sensibile, premurosa, affettuosa, gentile, empatica, compassionevole, tenera. ecc.
  • Psichica: vuole scoprire la natura e il potenziale interiore latente, le dimensioni nascoste della coscienza, la relazione fra vita individuale ed esistenza, ecc.
Lo yoga aveva considerato questi aspetti già 5000 anni fa. Sulla base di queste osservazioni riguardanti le caratteristiche individuali, sono state elaborate differenti branche di yoga contenenti pratiche specifiche per la realizzazione e l’espressione del potenziale completo di ognuna di queste personalità.

Hatha Yoga. 
La parola hatha emerge da due radici in sanscrito: Ha e Tha. HA rappresenta l’energia solare, la forza vitale/prana.  THA rappresenta l’energia lunare, la forza mentale. Queste energie circolano nell’intero corpo umano attraverso il complesso sistema di nadi (canali energetici). Le 3 nadi principali sono ida, pingala e sushumna. Nad significa fluire, Nadi significa qualcosa che fluisce: una corrente o flusso. Le antiche scritture descrivono un labirinto di 72,000 nadi, correnti energetiche, lungo tutto il corpo. Il sistema delle nadi è connesso al sistema nervoso, ma ne è separato. Hatha Yoga purifica le nadi, il prana e i dosha. Equilibra I flussi energetici nel corpo. Le sue pratiche sono considerate essere come I più importanti prerequisiti per il risveglio spirituale. Le pratiche sono: Shatkarma – Asana – Pranayama – Mudra – Bandha.

Jnana Yoga. È in relazione con la personalità mentale e razionale. Jnana significa conoscenza, non quella intellettuale ma reale, di esperienza, intuitiva, conoscenza illuminante. Jnana Yoga è la via della riflessione, contemplazione, meditazione ed esperienza diretta. Inizia con una ricerca intellettuale entro la natura dell’esistenza e della realtà, fino alla finale arresa dell’intelletto all’intuizione e alla successiva realizzazione della coscienza, il Sé in tutti gli esseri. È in relazione con la personalità psichica. Lo Yoga della Meditazione.

Karma Yoga.
È in relazione alla personalità dinamica/fisica. Yoga della meditazione dinamica. Karma tradotto letteralmente significa azione. Karma yoga: qualsiasi azione eseguita con consapevolezza meditativa, di momento in momento senza il pensiero di una ricompensa. Assenza di aspettativa. Rinuncia dei frutti dell’azione. Lavorare per il gusto di lavorare; il lavoro diviene un gioco. Azione eseguita mettendo l’ego da parte. Rinuncia di desideri limitati. Efficienza nell’azione. Mantenere l’equilibrio sia nel successo che nel fallimento.
 
Bhakti Yoga. È in relazione con la personalità emozionale. Consiste nel gestire le emozioni e l’intelligenza emozionale. Risveglio del centro del cuore. Mira a canalizzare le emozioni in modo da trasformare l’amore in una spontanea espressione del Sé.

Kundalini Yoga. È in relazione con la personalità psichica. È il procedimento dinamico del risveglio dell’energia kundalini, la forza cosmica latente che risiede nel corpo. Il fenomeno della kundalini è alla base del tantra e dello yoga. Kundalini è la forza inerente rappresentata nella forma di un serpente attorcigliato situato nel primo chakra, muladhara, alla base della colonna vertebrale. La kundalini viene risvegliata gradualmente.  Mantra yoga, hatha yoga, kriya yoga, nada yoga, laya yoga sono tutte tecniche per elevare e risvegliare la kundalini, quindi fanno tutte parte del kundalini yoga. Per il risveglio della kundalini è necessaria molta preparazione. L’intero sistema energetico di nadi e chakra necessita di essere purificato, equilibrato e risvegliato altrimenti sorgono complicazioni indesiderate.

Kriya Yoga. È in relazione alla personalità psichica. Kriya significa “azione” o “movimento”. La coscienza viene fatta circolare lungo percorsi specifici (passaggi psichici) e attraverso i chakra (centri psichici). Eseguito in coordinamento con asana, mudra e bandha, costituisce i vari kriya. È un antico sistema che è stato tenuto segreto per molto tempo, e tramandato solo attraverso la trasmissione diretta da guru a discepolo. Swami Sivananda e Swami Satyananda hanno sistematizzato ed esposto al pubblico questa scienza.

 Mantra Yoga.
È in relazione alla personalità psichica. Mantra in Sanscrito significa “la forza che libera la mente dalla schiavitù”. Una scienza profonda ed accurata basata sulla relazione della vibrazione sonora con il pensiero e con la materia. Non sono intonazioni religiose. Non sono canti religiosi. Mantra – sillabe, parole o brevi frasi basate sulla vibrazione sonora. I mantra ci sensibilizzano per avere l’esperienza della coscienza elevata. I suoni sono vibrazioni; essi producono forme precise.
 
Libri consigliati di Satyananda Saraswati: 
Meditations from the Tantra.   Asana Pranayama Mudra Bandha.   A Systematic Course in the Ancient Tantric Techniques of Yoga and Kriya.    Kundalini Tantra
Libri consigliati di Niranjanananda Saraswati:  Prana Pranayama  Prana Vidya 
Vedi link:  https://youtu.be/_AJ6JA-VgWw?si=tP1IQxitN3DLBJwh https://www.youtube.com/watch?v=_AJ6JA-VgWw&ab_channel=ScuoladiYogaSatyanandaAshramItalia
  https://youtube.com/@scuoladiyogasatyanandaashr8996?si=r79ZetcKKxvJKARq

lunedì 11 dicembre 2023

Swami Satyananda - La vita

Swami Satyananda (1923-2009) è nato ai piedi dell’Himalaya, e mostrò sin da piccolo grandi qualità spirituali e a diciannove anni incontrò il suo maestro spirituale, Swami Sivananda. Il servizio al guru era la sua passione e la sua gioia.  Sivananda gli disse: “Lavora duro e sarai purificato. Non devi attrarre la luce. La luce si svilupperà da dentro te stesso”.
 
Dopo aver trascorso dodici anni con Sivananda, Satyananda intraprese la vita di ricercatore spirituale viaggiando per nove anni attraverso India, Nepal e Ceylon e durante questo periodo incontrò grandi maestri.  Queste sono le tappe significative dle suo percorso:
  • Nel 1963 si stabilì vicino al Gange, e fondò l’International Yoga Fellowship Movement e la Bihar School of Yoga per aiutare un maggior numero di persone lungo il cammino spirituale. In poco tempo vi confluirono studenti da tutta l’India e dall’estero e gli insegnamenti di Paramahansa Satyananda si diffusero rapidamente in tutto il mondo.
  • Nel 1968 fece un ampio giro del mondo diffondendo le antiche pratiche yogiche fra persone di ogni casta, credo, religione e nazionalità. Negli anni seguenti divenne molto conosciuto in ogni continente come maestro di yoga e del tantra. Con il suo approccio dinamico e scientifico allo yoga e alla vita spirituale, ha guidato e ispirato migliaia di centri e ricercatori spirituali di tutto il mondo.
  • Nel 1983 ha designato Paramahansa Niranjanananda come suo successore e Presidente della Bihar School of Yoga e dei centri associati.  
  • Nel 1984 ha fondato Sivananda Math, un’istituzione sociale e caritatevole, e la Yoga Research Foundation (Fondazione per le Ricerche sullo Yoga) come istituzioni indipendenti in collaborazione con la Bihar School of Yoga.
  • Nel 1988 Paramahansa Satyananda ha lasciato l'ashram e ha iniziato il suo percorso da rinunciante, compiendo un pellegrinaggio attraverso l’India come sadhu itinerante, senza nessuna assistenza dagli ashram e dalle istituzioni da lui fondate.
  • Nel 1990 ha fondato Sri Panchdashnam Alakh Bara.
  • Nel 2009 è entrato in Mahasamadhi, la mezzanotte del 5 Dicembre e si è unito al suo maestro Swami Sivananda.

giovedì 7 dicembre 2023

Rapporto tra spiritualità, religione e ateismo

In questo articolo cercherò di affrontare il complesso rapporto tra spiritualità e religione e ateismo, e proverò a mettere in evidenza i tentativi fatti da grandi personaggi per trovare un punto in comune tra i vari percorsi spirituali.

Partiamo da una citazione di Andrè Comte Sponville, un noto filosofo francese che io adoro: “Non possiamo fare a meno della comunione, della fedeltà, dell’amore, ma nemmeno della spiritualità. In Occidente, la spiritualità si è socialmente identificata durante i secoli con una religione (il cristianesimo), e si è finito per credere che religione e spiritualità siano sinonimi”      ( André Comte_Sponville, Bernard Feillet, Alain Rémond, A-ton-besoin d’une religion?, Les Editions de l’Atelier, 2003).

Innanzitutto, la spiritualità può essere definita come un cammino interiore che aiuta il praticante a trovare il vero e profondo Sé, ovvero a ritrovare il rapporto perduto con il Tutto, l’Assoluto, con l’Essere supremo (se siamo credenti), con tutti gli altri esseri viventi e manifestare la natura divina che esiste eternamente in noi.
La spiritualità è qualcosa di diverso dalla religione. La spiritualità si riferisce a esperienze mistiche, stati di coscienza non ordinari e queste esperienze hanno caratteristiche svincolate totalmente dalle società e dal tempo in cui si manifestano. Il cuore del percorso spirituale è il bisogno dell’io di andare oltre se stesso, di trascendere i propri limiti. La religione istituzionale, invece, è il tentativo sistematico e interessato di spiegare queste esperienze e le spiegazioni sono sempre date tramite metafore o concetti circoscritti in un certo tempo e in una certa cultura.  

Le religioni dovrebbero unire le persone dando a ciascuno una sensazione di eguaglianza al di là dello stato sociale di appartenenza e dovrebbero  aiutarle a superare la paura della morte. Hanno anche un grande potere politico e sociale sulle persone che ha spesso generato guerre, astio e dissensi fra le persone e la spiritualità non ha niente a che vedere con le fazioni e le differenze di punti di vista. Il percorso spirituale può essere aiutato dal credo religioso, ma allo stesso tempo può essere deviato poiché l’enfasi sulle credenze porta ad una spropositata crescita dell’ego, nonché ad un senso di superiorità (credendo di essere detentori di verità) rispetto alle altre persone annullando il sentimento della compassione in senso buddhista che è alla base della evoluzione personale e spirituale. Quello che è necessario sono delle regole di vita e una direzione da seguire.

La spiritualità è universale ed ha una dimensione personale, la religione no.

Lo scopo di una religione è far sì che una comunità religiosa abbia un rapporto con la divinità. Il fondatore della religione specificherà quali strumenti (dogmi, luoghi speciali, danze, libri, preghiere, riti, cerimonie, droghe, ecc. ) usare per avere delle esperienze spirituali e con quale linguaggio comunicarle e condividerle. Spesso i grandi mistici non fanno ricorso a questi strumenti. E’ per questo che le istituzioni religiose, il più delle volte, non amano i loro mistici. I mistici intraprendono la loro ricerca interiore in totale libertà e indipendenza e, non avvertono minimamente il bisogno di una religione.

Come precisa Padre Antonio Gentili,  "se approfondissimo veramente il significato di religione scopriremmo che non c'è molta differenza tra percorso spirituale e religione e che per 'religione' (in latino, relìgio: rilego), si deve intendere l’esperienza del legame che unisce l’umano con il Divino; un’esperienza che implica una rilettura (latino: relègere, rileggere) del proprio vissuto, una più profonda scelta di vita (latino: reelìgere, scegliere di nuovo) e infine la coltivazione di un’attitudine improntata a 'devozione' verso la Divinità (latino: rèligens)"  (Frasi di Padre Antonio Gentili, Yoga Yournal del luglio 2016).
Quindi, non bisogna confondere “la religione” con l’assetto istituzionale, dogmatico che l’accompagna e determina l’appartenenza a una determinata “confessione”.
In questo contesto tutte le discipline tendenti allo sviluppo delle capacità umane finalizzate all’auto-realizzazione favoriscono l’apertura al sacro, al Divino. Anche il praticante yoga, dopo aver eliminato l’ego, raggiungendo il silenzio mentale si abbandona al Divino. Questi aspetti sono le premesse e i pilastri stessi di un’autentica religiosità. La ricerca spirituale non deve necessariamente accompagnarsi all’idea di Dio, religione o illuminazione.

Adesso proviamo a vedere il rapporto tra ateismo e cammino spirituale. Sempre Andrè Comte Sponville scrive: “Troppo spesso la religione istituzionale ha prodotto e alimentato il conflitto tra l’intelligenza e la fede, finendo, con un’insistenza plurisecolare, per fornire di esse un’immagine che appare inevitabilmente antitetica”. Il dogma diventa antitetico a qualsiasi puro spirito di ricerca spirituale ed ha prodotto come reazione l’ateismo.
Tutti, anche i non credenti e gli atei possono rivendicare una propria dimensione spirituale. Il grande mistico indiano Ramakrishna, insegnò che persino l’ateismo può essere, per alcuni, un passo verso l’illuminazione e far parte, quindi, dell’evoluzione spirituale di un individuo: “Se un ateo è sinceramente convinto di svilupparsi attraverso un grande impegno e sforzo personale, consapevole di essere un ricercatore della verità, allora come l’aria fresca passa attraverso una finestra aperta, così la verità si rivela alla mente lasciata aperta da un sincero spirito di ricerca”. L’unico ostacolo al progresso è il chiudere l’entrata della comprensione “con le imposte dell’egocentrismo”.
 “La storica antitesi fra religione e scienza, fede e ragione, spiritualità e ateismo - in cui l’Occidente sembra essersi imprigionato come in una trappola culturale - può certamente trovare una via di uscita nel momento in cui si pone la seguente domanda: siamo sicuri che l’oggetto d’interesse della ricerca spirituale debba necessariamente accompagnarsi all’idea di Dio nel modo in cui questa è abitualmente espressa in Occidente?" -  David Donnini

La spiritualità, quindi, non è necessariamente associata a una religione o a un Dio. Basta dare uno sguardo in Oriente, al buddhismo o al taoismo, per scoprire che esistono immensi spazi di spiritualità che non hanno niente a che vedere con la fede in un Dio trascendente, personale e creatore. 

Il cuore del percorso spirituale e della meditazione è il bisogno dell’io di andare oltre sé stesso, di trascendere i propri limiti, perdere il senso di dualità (sé stesso – mondo) e arrivare a un senso di pienezza, al cuore dell’essere, al cuore del mistero dell’essere. 

Del resto, lo stesso XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso afferma: “non credo che la religione sia indispensabile per la vita spirituale ”.  Per il buddhismo la spiritualità consiste anche nello sviluppo della pratica contemplativa e dello sviluppo intenzionale di qualità interiori come la compassione, la gentilezza, l’attenzione e la calma mentale. 

Nel 1966 Thich Nhat Hanh, il monaco zen recentemente scomparso,  fonda l’Ordine dell’Interessere per sottolineare quanto tutti noi siamo collegati e interdipendenti.  E' importante sviluppare le nostre qualità innate come l'altruismo disinteressato e la benevolenza, creare una rete di relazioni basate sulla compassione reciproca estendendola  anche alla natura e a tutto ciò che ci circonda, coltivare "l'interessere", un ben preciso senso di interconnessione con tutto l'universo.  Thich Nhat Hanh, in piena sintonia con il pensiero teosofico e con quello gandhiano, sostiene che nessuna singola tradizione religiosa  può ritenersi depositaria del monopolio dell’intera verità. “Dobbiamo cogliere -dice - i valori migliori delle diverse tradizioni e lavorare insieme per rimuovere le tensioni fra le tradizioni stesse: solo così potremo offrire un’opportunità alla pace".
La via che viene insistentemente proposta (e praticata) è quella del dialogo, attraverso il quale i credenti di varie tradizioni potranno riconoscere somiglianze e differenze.
Ovviamente, affinché possa crearsi un prezioso rapporto di dialogo costruttivo, capace, al contempo, sia di indurre a comprendere e ad amare maggiormente le proprie radici, sia di assaporare ed anche assimilare le cose migliori delle altre fedi e dottrine, dovranno essere abbandonate le pretese di primato e di monopolio, come quella espressa da Giovanni Paolo II nel suo Varcare la soglia della speranza, che, presentando il Cristianesimo, secondo la consolidata tradizione cattolica, come “l’unica via di salvezza”, renderebbe, di fatto, impossibile qualsiasi sincero dialogo, fomentando, altresì, discriminazione  e intolleranza.

Molti grandi mistici indiani come ad esempio Ramakrishna e Swami Yukteswar (maestro di Yogananada), ben prima di Papa Francesco e del Dalai Lama, sottolinearono che che "esiste una armonia e un'unità di fondo tra tutte le religioni".   

Swami Yukteswar (maestro di Yogananda) nel testo La Scienza Sacra mostra "che solo pochi esseri particolarmente dotati riescono a sottrarsi all'influenza del proprio credo e a scorgere l'identità perfetta delle verità sostenute da tutte le grandi religioni.  Tra gli insegnamenti spirituali orientali e quelli occidentali non solo non esistono reali divergenze, ma neppure vere contraddizioni. Spesso, invece, le varie religioni innalzano barriere quasi insormontabili che minacciano di dividere per sempre il genere umano".   

Ramakrishna,  insegnò che Dio può essere visto in vari modi e che "l’essenza della religione è la realizzazione di Dio". Dimostrò con la sua vita che Dio è una Realtà che può essere sperimentata non solo da pochi eletti, ma da tutti gli uomini di buona volontà, a prescindere dalle differenze di razza, religione o stato sociale. L’accettazione di tutte le religioni denota un’attitudine illuminata che è il risultato di un confronto serio con sentieri spirituali diversi. L’armonia non deve significare non seguire nessuna religione in particolare, perché ciò sarebbe altrettanto inutile del fanatismo. E’ necessario seguire la via verso cui ci si sente più portati e seguirla con zelo. 
Se non si è in grado di comprendere, almeno a livello intellettuale, il valore delle altre vie spirituali, è certo che non si sarà in grado di comprendere pienamente nemmeno la propria. 
E’ l’esperienza che rende l’opinione conoscenza e l’intellettualismo saggezza.  
Lo stesso Buddha disse “non dovete accettare i miei insegnamenti, dovete investigare su quello che vi dico. Non accettate le mie parole come vere, verificate tutto”. 

Ramakrishna disse che "la Realtà è Una e sempre la stessa, la differenza sta solo nel nome e nella forma. È come l'acqua, che nelle diverse lingue è chiamata con nomi diversi, tipo 'jal', 'pani' e così via. In un lago ci sono tre o quattro pontili. Gli indù che attingono acqua ad uno di essi la chiamano 'jal'. I mussulmani, che la attingono a un altro, la chiamano 'pani' e gli inglesi, ad un terzo, la chiamano 'water'. Si tratta sempre della stessa cosa chiamata con tre nomi diversi. Allo stesso modo, alcuni chiamano la Realtà col nome di 'Allah', alcuni la chiamano col nome 'Dio', alcuni col nome 'Brahman ', alcuni con 'Kali', ed altri ancora con 'Rama', 'Gesù', 'Durga' e 'Hari'".

A me sembra che la religione cristiana, e cattolica in particolare, non cambi molto nel corso dei tempi e che non ci siano aperture verso altre spiritualità. Papa Francesco, ha sottolineato più volte il primato della fede. Insomma, qualche esperienza metodologica proveniente da altri universi religiosi potrà pur essere accolta all’interno della pratica della preghiera cristiana, ma ciò non dovrà minimamente introdurre diverse prospettive dottrinali, né insinuare dubbi teologici, né contaminare o illanguidire i contenuti del Credo cattolico dogmaticamente definiti. . “Il cristiano, quando prega, – ha detto – non aspira alla piena trasparenza di sé, non si mette in ricerca del nucleo più profondo del suo io.”  Questo perché la “preghiera del cristiano è anzitutto incontro con l’Altro, con l’Altro ma con la A maiuscola: l’incontro trascendente con Dio.”  E a guidarci, come si afferma già nel Catechismo della Chiesa cattolica, sull’unica via della preghiera rappresentata da Gesù, dovrà essere lo Spirito Santo, senza il quale, nessuna meditazione o percorso autenticamente cristiano sarebbe possibile. (Vedi le parole di Papa Francesco quando si è trovato ad affrontare il tema della meditazione nell’Udienza Generale del 28 aprile 2021, dedicata alla Catechesi sulla preghiera).

Per poter creare un prezioso rapporto di dialogo costruttivo, capace, al contempo, sia di indurre a comprendere e ad amare maggiormente le proprie radici, sia di assaporare ed anche assimilare le cose migliori delle altre fedi e dottrine, dovrebbero essere abbandonate le pretese di primato e di monopolio, come quella espressa da Giovanni Paolo II nel suo Varcare la soglia della speranza, che, presentando il Cristianesimo, secondo la consolidata tradizione cattolica, come “l’unica via di salvezza”, renderebbe, di fatto, impossibile qualsiasi sincero dialogo.

Bisogna evidenziare che recentemente alcuni teologi cristiani hanno provato a  costruire un ponte tra le varie spiritualità tentando di elaborare una definizione di sacro più ampia, sottolineando l'anelito verso il divino da parte dell’essere umano. L'Archetipo del monaco, un testo del 2022 di Antonio Dorella, evidenzia come varie forme dell'attuale religiosità provino a incontrarsi su un terreno comune:  la "spiritualità individuativa", che è uno spazio del sacro, contemporaneamente laico e confessionale, un raccordo fra i due mondi.  L'autore presenta, in questo libro, il pensiero e le vicissitudini di cinque ricercatori spirituali:  Raimon Panikkar, Hans Küng, Matthew Fox, Eugen Drewermann e Leonard Boff che sono gli apripista di un nuovo, affascinante modello di umanità.  Per questi tentativi di universalizzare ed allargare la visione spirituale, questi autori sono stati in vari modi, per periodi brevi o lunghi,  emarginati e allontanati dalla Chiesa Cattolica. 

Oggi è chiamata in causa non una particolare forma di religione; ma la religione in se stessa e solo il movimento ecumenico tra le religioni e lo sforzo di ciascuna ad accettare e apprezzare la verità e santità che si trova nelle altre religioni, può rispondere al bisogno di religiosità dell’uomo moderno.” (Bede Griffiths: Matrimonio tra Oriente e Occidente, p.30, pubblicato negli anni '80).   Bede Griffiths ( 1906, 1993) nato Alan Richard Griffiths e conosciuto anche alla fine della sua vita come Swami Dayananda, era un prete cattolico di origine britannica e monaco benedettino che visse in ashram nel sud dell'India e divenne un noto yogi. Griffiths faceva parte del movimento Christian Ashram

Altri tentativi di incontro tra Occidente e Oriente, in modo particolare tra yoga e religione cristiana, sono stati fatti da grandi personaggi come Padre Anthony Elenjimjttam (padre domenicano e monaco buddhista) ; Padre Antonio Gentili, Padre Mariano Ballester (ideatore della meditazione profonda e autoconoscenza MPA) e il monaco Axel Bayer.  Il grande Maestro yoga Giorgio Furlan (uno dei fondatori della federazione yoga italiana e morto nel 2021)  organizzava tutti gli anni una conferenza dal titolo "Incontro Oriente - Occidente".

Il pensiero di Padre Anthony Elenjimjttam si fonda sull'assoluta uguaglianza tra la filosofia orientale e quella occidentale, a partire dalla filosofia indo-vedica, a quella greca, fino al pensiero occidentale legato al cristianesimo. Ciò che cambia è il linguaggio, le parole che vengono utilizzate, ma permane una similitudine di fondo".   Ha ideato anche il "Mandala degli 8 sentieri" chiamato anche "Mandala Cosmico".   J.B. Sparks lo costruì con l'idea che tutti gli uomini potessero unirsi in un unico modo di sentire e concepire la spiritualità. In questo mandala troviamo rappresentati il "Cristianesimo", l'"Umanismo filosofico", il "Taoismo e Confucianesimo", il "Zoroastrismo o Mazdeismo", il "Buddhismo", l'"Induismo Yoga", l'"Islam" e l'"Ebraismo".

Axel Bayer (1970 -) , è un monaco benedettino dell'Eremo di Camaldoli. È laureato in lingue, lettere e teologia, pratica yoga e meditazione da 20 anni ed è insegnante dell' Himalayan Yoga Institute, fondato da Swami Rama. Dopo essersi diplomato, ha trascorso un periodo di approfondimento e di pratica intensa a Rishikesh in India. Da molti anni propone corsi di meditazione e iniziative che mettono in dialogo la tradizione cristiana con la sapienza dell'Oriente.

Padre Antonio Gentili (1937- ) è un religioso barnabita, con licenza in teologia e laurea in filosofia. Preparato conoscitore delle religioni e delle spiritualità orientali ma profondamente radicato nella tradizione cristiana, pratica yoga e guida di corsi di meditazione e preghiera profonda, aperti a ogni categoria di persone. Per lui, la meditazione è un prezioso strumento per avvicinarsi a Dio. Padre Gentili cerca – anche attraverso numerose pubblicazioni – di ravvivare, senza travisamenti, una fede che in questi ultimi decenni mostra segni di crisi sempre più evidenti. Propone un’apertura mistica del cuore, la contemplazione, una vita ascetica e sacramentale autentica.
Padre Gentili fa, spesso, una correlazione tra i precetti morali dello yoga (yama) che governano le nostre interazioni con gli altri, ahimsa (la non violenza), satya (la verità), asteya (il non rubare), bramacharya (la moderazione) e aparigraha (la non possessività), con i Comandamenti cristiani. Tutte le grandi tradizioni sapienziali e spirituali dell’umanità hanno come finalità di promuovere un’autentica qualità delle vita. E quindi ad alimentare nel cuore dell’uomo pace, gioia, amore, compassione e speranza.

Aleyamma o Suor Infant Tresa “La yogi di Cristo” (1951-), nasce nel nel Kerala (regione nel sud dell’India), uno degli Stati indiani in cui il cattolicesimo è molto presente e diventa suora a 19 anni. Nel 1985 – iniziò a fare yoga perchè aveva un terribile mal di schiena che l'obbligava a portare un corsetto speciale. Incontrò un maestro di yoga presso l’università dove studiava che gli consigliò una serie di esercizi da fare e  dopo poco tempo il problema alla schiena era scomparso. Da allora la preghiera mattutina di suor Infant Tresa comincia con Padre nostro e namasté (il saluto dello yoga), dimostrando che non vi è contraddizione alcuna tra la vita da religiosa cattolica e lo yoga che diventa un'estensione della sua vita religiosa. Per trent’anni ha praticato yoga e in età da pensione ha deciso di diventare insegnante di yoga. Gestisce e supervisiona due centri di yoga nel Kerala.

«All’inizio – racconta – alcuni erano perplessi che una suora insegnasse yoga, ma non mi sono mai fatta scoraggiare dai dubbi delle persone». «Spesso i cristiani sono perplessi per i mantra che si recitano durante la pratica, ma questo non è un fatto centrale: io per esempio durante la seduta di yoga recito preghiere cristiane». «Non c’è niente di contraddittorio con la fede cristiana; –. È per ignoranza che una parte dei cristiani si oppongono allo yoga, dicendo che appartiene all’induismo.  Lo yoga non è legato a nessuna religione, ma è un contributo dell’antica India al resto del mondo. È una pratica olistica che unendo fisico, mente, intelletto, emozione e spirito fa sentire meglio l’uomo, gli regala la pace e lo avvicina a Dio. Inoltre, cambia la mentalità: aiuta ad essere meno materialisti e a liberarsi dal consumismo. Ecco perché le persone oggi lo praticano indifferentemente da religione, lingua e comunità di appartenenza». La pratica aiuta tutti a sperimentare la pace che Gesù ci ha promesso ».  Suor Tresa afferma: “Non andrò mai contro la chiesa se mi chiedesse di lasciare lo yoga, ma sono assolutamente certa che la chiesa non chiederà mai a me o a nessuno di rinunciare allo yoga; poiché esso non ha nulla che contraddica la fede o gli insegnamenti cristiani, visto che con lo yoga tutti possiamo diventare esseri umani e cattolici migliori" Anzi il mio vescovo, la mia congregazione, i miei superiori e tutti i miei colleghi mi sostengono e incoraggiano.  Oggi, con l'aiuto dei media e della consapevolezza, le persone sono meglio informate e stanno realizzando i valori nello yoga.  "Lo yoga, una pratica che – sostiene  suor Infant Tresa – non solo non è in contraddizione con la vita da religiosa e col cristianesimo ma aiuta ad essere cattolici migliori".. 

Padre Mariano Ballester (1935 - 2021), gesuita spagnolo, direttore spirituale del Collegio Internazionale del Gesù, ha messo a punto negli anni '70 un metodo di “meditazione silenziosa” che ha chiamato MPA, Meditazione Profonda e Autoconoscenza. Questo metodo si avvale largamente di esercizi basati sul respiro; è un metodo di evoluzione personale che coniuga introspezione e silenzio. 
Ha creato, inoltre, l'associazione senza fini di lucro "Meditazione Profonda e Autoconoscenza (MPA)”, che si propone di diffondere la pratica della MPA attraverso incontri di formazione e di valorizzazione umana e spirituale della persona con la finalità di guidarla verso la sorgente dell'essere. Ogni persona, nessuna esclusa, è portatrice spesso inconsapevole, di un “seme spirituale”. Questo seme, il centro dell’Essere, non può essere disatteso perché la sua non apertura limita la realizzazione più profonda dell'essere umano.  “L'uomo è un ricercatore, nel senso di colui che ricerca qualcosa che non riesce a comprendere e che i fedeli chiamano Dio. Attorno alla meditazione profonda, infatti, si riuniscono soprattutto gli scettici, gli atei, non credenti in generale: ricercatori provenienti dalla strada che cercano qualcosa. Questa ricerca passa attraverso la conoscenza profonda di se stessi e si conclude solo grazie ed attraverso lo spirito.”

 In Occidente c’è il problema di conciliare le proprie tradizioni spirituali con le offerte che provengono dall’Oriente. Negli anni trenta, Carl Gustav Jung pubblicò un libricino Lo yoga e l’Occidente, in cui asseriva che "lo yoga è il metodo più adatto a fondere insieme corpo e spirito, una delle più grandi invenzioni mai create dallo spirito umano". Però raccomandava: “studiate lo yoga, imparerete tantissime cose, ma prima di iniziare a praticarlo dovete conoscere voi stessi”, perché “non sappiamo chi pratica lo yoga. Non ci conosciamo".  "L'Occidente deve trovare il suo yoga".

Il sogno di tutti i grandi saggi e maestri, dal neoplatonismo di Ammonio Sacca all’umanesimo di Pico della Mirandola, dalla teosofia di  Madame Blavatsky al pensiero nonviolento di Aldo Capitini e di Thich Nath Hanh è il seguente: le diverse scuole religiose,  impegnandosi con grande serietà  in un dialogo fiduciosamente aperto e animato da  spirito di autentico ecumenismo, potranno, nello stesso tempo, riscoprire gli aspetti più preziosi della propria dottrina e apprezzare ed apprendere fruttuosamente gli elementi di maggior valore presenti in ciascun credo. 

martedì 5 dicembre 2023

Presentazione on line del testo Adagia di Erasmo da Rotterdam

Letture luminose 2023-2024, quinto incontro incontro Erasmo da Rotterdam: Adagia

Mercoledì 6 dicembre 2023, h. 18.30 (accesso dalle 18.15) su piattaforma Zoom

Erasmo (1466-1536j) è stato un intellettuale raffinatissimo, la penna più stimata a livello internazionale nell’ambito dell’intero clima umanistico-rinascimentale. Un intellettuale sapiente quanto indipendente, sempre libero e severo nel giudicare e rimproverare i vizi e le jatture del suo mondo, stracolmo di ipocrisia e di contraddizioni.
Le sue opere sono gioielli di eleganza stilistica e di nitore argomentativo. Ne sono uno splendido esempio gli Adagia o Adagi, libro che contiene più saggi, ispirati ad antichi proverbi.

Oggetto della nostra lettura sarà quello più terribilmente attuale: “Chi ama le guerra, non l’ha vista in faccia.”   L’incontro sarà condotto da Roberto Fantini, in dialogo con Francesco Pistolato.

Per poter partecipare all'incontro contattare Francesco Pistolato alla seguente e-mail       fpistolato@yahoo.it

Per capire meglio Erasmo da Rotterdam è consigliato di leggere il testo di Stephen Zweig.  

venerdì 24 novembre 2023

Riassunto del libro Lo yoga spiegato a mia figlia

L'autore del testo è Cesare Maramici. Vedi: https://www.edizioniefesto.it/collane/theoretika/677-lo-yoga-spiegato-a-mia-figlia   Se qualcuno è interessato al testo può contattarmi per e-mail:  maramicicesare4@gmail.com       

Lo yoga è uno solo e significa “unione” e l'uomo occidentale è riuscito a frammentarlo in mille rivoli. “Affermo che uno e indivisibile è lo yoga anche se oggi ci appare in tante forme e con tanti nomi”. Amadio Bianchi, il presidente della Federazione Europea Yoga (pag. 143)..

Pratico yoga e meditazione da circa 30 anni, cercando di conciliare, come dice il Maestro Antonio Nuzzo, l’immanente e il trascendente nella mia quotidianità. Qualche tempo fa, dopo una lezione di yoga con mia figlia, lei mi pose la seguente domanda “Che cosa è effettivamente lo yoga?” La risposta a questa domanda è stato il punto di partenza di questo libro. 
Questo breve saggio "Lo yoga spiegato a mia figlia. Tutto quello che dovreste sapere per fare yoga con consapevolezza" cerca quindi di spiegare, usando un linguaggio volutamente semplificato sotto forma di dialogo, cosa sia lo yoga ed illustra gli elementi imprescindibili da conoscere prima di iniziare questo cammino. Spesso c’è molta confusione nel mondo della yoga, e si sceglie un percorso senza nemmeno documentarsi sul contesto sapienziale di riferimento. Questo libro ha l’obiettivo di fare un po’ di chiarezza tra le miriadi di proposte e se il lettore avrà voglia di approfondire, ha a disposizione degli approfondimenti su vari argomenti. Inoltre, potrà avvalersi di una breve spiegazione, delle vere e proprie pillole, dei principali testi che sono stati citati nei dialoghi ed una ricca bibliografia. 
Lo yoga può dare un contributo significativo per riformulare una nuova etica, estremamente necessaria oggi, per ottenere un mondo migliore. Questo testo è stato scritto per orientarsi sul cammino dello yoga, concordando nello spirito di Carlo Patrian: «Diffondete ogni cosa, sempre, non tenete segreti né nulla solo per voi. Lo yoga vive nello spirito della condivisione, aiutate gli altri a capire».

Che cosa è lo yoga? Per me lo yoga è una bellissima armonia tra corpo, mente, respiro e energia. E’ la nota di colore della mia giornata. Bisogna mettersi sul sentiero dello yoga senza aspettative, sapendo che il sentiero sarà lungo. Importanti nello yoga sono la disciplina e il ritiro progressivo dei sensi che sono le due ali dello yoga. Si deve semplicemente iniziare a praticare, e poi lo yoga ti prenderà e ti coinvolgerà.

Per iniziare il percorso yoga occorre un’etica di fondo, il rispetto dell’altro, e praticare la non violenza; senza queste basi (che nello yoga corrispondono a yama e niyama) è meglio non iniziare il percorso.
Ci sono due tappe fondamentali in questo percorso: la prima è quella di riuscire ad essere in armonia con se stessi e con il mondo che ci circonda e diventare un miglior essere umano. La tappa seguente è arrivare ad elevati stati di coscienza, a cui pochi arriveranno ( come dice Krishna nella Baghavad Gita: "molti vengono a me, ma solo uno su un milione mi troverà"). Importante è conciliare studio e pratica, e seguire un vero Maestro.

Lo yoga e la filosofia indiana sono immensi come il cosmo e la coscienza. Trenta secoli di filosofia ne fanno un tesoro inesauribile. 
 
Questo saggio oltre che illustrare cosa è lo yoga, 
- illustra le tappe fondamentali dell’incontro tra Oriente ed Occidente: nel 1929 lo scrittore Romain Rolland (1866-1944), premio Nobel per la letteratura nel 1915, scrive La vita di Ramakrishna e La vita di Vivekananda. Gustav Jung (1875-1961) nel 1936 scrive Lo yoga e l’Occidente, un bellissimo libricino in cui elogia la disciplina dello yoga, ma mette in guardia gli occidentali dal praticarla,
- affronta il rapporto tra scienza e spiritualità, il rapporto tra religione e spiritualità e ateismo (pag. 59-61), 
- illustra i tentativi fatti da monaci e teologi cattolici per favorire l’incontro e il dialogo con la spiritualità indiana e lo yoga (pag. 47). Sono presentati, quindi, vari personaggi cattolici che praticano a vario titolo lo yoga e la meditazione (pag. 48 - 49) come Suor Infant Tresa “La yogi di Cristo” che ha creato degli ashram nel Kerala (pag. 48). Il Maestro Giorgio Furlan (morto nel novembre 2021), uno dei pionieri dello yoga in Italia, organizzava un festival denominato “Incontro tra Oriente e Occidente” e lì, ho conosciuto Padre Anthony Elenjimittam (1915-2011) e Padre Mariano Ballester (1935-2021) e al festival yoga di Roma ho conosciuto Padre Antonio Gentili (1937- ). 
- viene anche illustrato il periodo in cui lo yoga ha cominciato a diffondersi in Italia (Nel 1974, sotto l’impulso pionieristico di pochi insegnanti, si costituisce la Federazione Italiana Yoga (pag. 55)).
- si è cercato, inoltre, di chiarire il rapporto tra yoga e buddhismo, tra yoga e tantrismo, e che cosa è la famosa kundalini. In un testo del 1970, Kundalini, l’energia evolutiva dell’uomo di Gopi Krishna, è riportato il racconto dell’esperienza di questo stato psichico ritenuto quasi irrealizzabile: il risveglio di kundalini.
- sullo sfondo viene riportato il percorso fatto dall'autore in questa nobile disciplina. 

Inizialmente l’ortodossia in India era costituita dal dominio spirituale di una casta, quella dei brahmani, e il sistema teologico era ricondotto a due elementi: 
• i Veda, un corpo inalterabile di scritture; 
• il sacrificio, l’elemento di gran lunga più importante. 
Poi c’è stato un lungo e continuo periodo di trasformazione e grazie alle equiparazioni mitiche, rituali o religiose, tutta la complessità culturale, mistica e autoctona è stata assorbita dall’ortodossia e i Veda sono stati continuamente reinterpretati. Questa continua reinterpretazione ed assimilazione si è sviluppata su due direttrici: 
• gli dei ariani sono stati sostituiti da dei autoctoni come Shiva, Visnu, Krishna che poi avrà la sua consacrazione nella Bhagavad Gita; 
• c’è stata la sostituzione della ritualità e dei sacrifici con la conoscenza e la gnosi e ciò ha aperto la via alle Upanishad e agli altri sentieri filosofici come il Vedanta e lo Yoga. Nei Brahmana, che sono dei testi vedici, si trova la seguente frase: “Quel mondo, il mondo degli dei appartiene solamente a coloro che sanno”. Nella Mundaka Upanishad si trova il seguente verso: “I sacrifici sono simili alle piroghe che navigano in mezzo all’oceano, in ogni momento possono andare a fondo”.

Nel V secolo d.C. circa, in India inizia il movimento della bhakti, basato sulla devozione e sulla personificazione della divinità. Si sviluppano così il culto del dio Shiva (shivaismo) e il culto del dio Vishnu (vishnuismo). Nel Pantheon indiano si afferma la trimurti, la parte manifesta della divinità suprema che si fa in tre per presiedere ai differenti stati dell’universo. Il dio della creazione Brahmâ, Vishnu il dio della conservazione e Shiva il distruttore. Dal culto di Shiva prende origine la corrente dello shaktismo e la Shakti, l’energia femminile viene raffigurata come la moglie di Shiva. Per la prima volta nella storia spirituale dell’India ariana, la Shakti, che rappresenta la madre divina e la forza cosmica, acquista una posizione predominante. A partire dal X secolo, le sette tantriche ispirate dallo shaktismo si concentrano sull’aspetto energetico. Nel tantrismo, la sessualità è considerata importante ai fini della disciplina spirituale e viene elevata a oggetto di grande rispetto, considerandola un veicolo privilegiato per condurre l’uomo alla comprensione di sé stesso e del suo ruolo nel mondo. Nel tantrismo si evidenzia una tendenza antiascetica e si avverte una certa insofferenza verso la speculazione filosofica e una certa avversione anche alla pratica meditativa che avrebbe un potere ipnotico sul praticante.

Tuttavia tra lo hatha yoga e il tantrismo ci sono molti punti in comune: le tecniche di purificazione del corpo, il controllo del corpo e del respiro e il risveglio dell’energia. L’importanza data dallo hatha yoga e dal tantra al corpo è unica nella storia della spiritualità: il corpo è considerato uno strumento affidabile per arrivare alla vita eterna ed è considerato essenziale in questo percorso. Anche Patanjali considerava la malattia un ostacolo al percorso yoga. Lo hatha yoga è sinonimo di salute fisica e, successivamente, diventa una tecnica per curare le malattie. Nel tantrismo, a differenza dello hatha yoga, viene illustrata l’unione sessuale rituale che è una tecnica mistica e un acceleratore per arrivare alla coscienza superiore.

Le persone, ad una certa eta, cominciano a porsi domande sulla vita interiore e sull’esistenza che non è un mero fenomeno transitorio e naturale. “Non può esservi dubbio che perseguire seriamente l’ideale yoga sia un compito difficile, che non può intraprendersi come puro passatempo, né per evadere dall’angoscia e dalla tensione della vita quotidiana. Potrà intraprendersi soltanto in base alla comprensione più piena della natura della vita umana e del mistero e della sofferenza che ad essa ineriscono, nonché all’intendimento ulteriore del fatto che l’unico modo per porre fine a questa ininterrotta miseria e sofferenza è di scoprire la verità racchiusa in se stessi, mediante l’unico metodo disponibile: precisamente la disciplina yoga”. Dal libro La scienza dello yoga di I.K. Taimni

Lo yoga non è una pratica per il benessere o antistress, ma un percorso spirituale che ha per scopo il ricongiungimento del sè con il Sè, l'eliminazione della sofferenza e il raggiungimento della beatitudine. Lo yoga è una disciplina millenaria che comprende una serie di pratiche fisiche e mentali utilizzate per pervenire alla conoscenza spirituale e a percepire la manifestazione del Divino in noi. Tutti gli studiosi sono concordi nel ritenere che il termine yoga indichi le diverse “vie” indiane per l’unificazione o la trasformazione della coscienza che è la vera essenza dell’individuo.

Perchè praticare yoga? Praticate lo yoga se volete conoscere l'essenza di ciò che siete, lo yoga è un percorso che permette di agire contemporaneamente su corpo e mente, e cerca la percezione della totalità, cerca di ridimensionare l'influenza dell'ego e migliorare la qualità dell'osservazione. Quale è la mia essenza, la mia identità, se scarto tutte le manifestazioni esteriori? Noi soffriamo perché in realtà non sappiamo chi siamo. Il vero Sé esiste solo quando scarto tutto quello che Non sono.

Definizioni dello yoga
 • Lo yoga è uno straordinario viaggio interiore che porta ad un grande equilibrio psichico e fisico. 
• Lo yoga è la scienza della spiritualità, è un cercare di arrivare in una dimensione in cui convivono passato, presente, futuro e ad una coscienza liberata dalle fluttuazioni della mente. 
• Lo yoga è una pratica che ci mette in relazione con l'inconscio, nel costruire la stabilità della posizione si costruisce la stabilità interiore e un nuovo modo di affrontare la vita. 
• Lo yoga è conoscenza sperimentale, non si può acquisire niente senza agire e senza praticare l'ascesi. 
• Lo yoga si manifesta solo attraverso lo yoga. 
• Per ottenere dei risultati occorre una pratica continua (abhyasa) e un certo distacco (vairagya).  
• Lo yoga è un cammino che aiuta a tuffarsi dentro se stessi e percepire il “Sé essenziale, che in realtà è l’unica cosa che esiste. Il mondo, l’anima individuale e Dio sono apparenze al suo interno”. 
• E’ soprattutto un lungo percorso per trascendere i limiti della realtà fenomenica e percepire i più alti stati di coscienza ed arrivare al samadhi, uno stato particolare di consapevolezza. 
• La descrizione della tecnica psicofisica e dello stato alterato di coscienza raggiunto fanno sì che lo yoga abbia molto in comune con le discipline psicologiche e, in particolare, con la psicoterapia. 
 
La coscienza è la vera essenza dell’individuo ed è una delle più grandi scoperte dell’India. Per gli yogin sviluppare una coscienza superiore non vuol dire isolarsi dal reale, ma esattamente il contrario. Ossia, vuole dire vivere intensamente e concretamente la vita in un eterno presente, a livelli inaccessibili al profano. Gli asceti indiani e gli yogin conoscono quattro modalità della coscienza: 
• coscienza di veglia o diurna dove si vivono esperienze ordinarie; 
• coscienza del sonno con sogni; 
• coscienza del sonno senza sogni dove la coscienza è annullata; 
• coscienza pura o turiya in cui si può sperimentare la verità ultima o la coscienza cosmica. Lo yoga è quindi un lungo percorso per scoprire la nostra vera essenza, la pura coscienza. 
 
Quello che sono io, questa sorgente misteriosa da cui viene il mio sguardo sul mondo, quello che vede tutto, quello che percepisce tutto è l’Atman e coincide con tutto quello che appare, con il fondamento della realtà (il Brahman), io non sono solo questo corpo, questa mente, io sono l’universo intero.

I sentieri dello yoga. Esistono parecchie vie e nessuna è indipendente dalle altre, ma si intrecciano più o meno strettamente tra di loro. Possiamo paragonare lo yoga a un albero i cui rami nascono dalla medesima radice. Abbiamo i seguenti sentieri: 
- hatha yoga, 
- laya yoga (diviso in bakthi, shakti, mantra, yantra), 
- dhyana, 
- raja (diviso in jnana, karma, kundalini, samadhi).                                
Lo yoga sadhana, la pratica spirituale dello yoga, è un cammino yogico che unisce i vari sentieri dello yoga: 
• hatha, lo yoga dello sforzo, 
• karma, lo yoga dell’agire senza aspettative, 
• bhakti, lo yoga della devozione, 
• jnana, lo yoga della conoscenza, 
• raja, lo yoga regale della meditazione.
 
Il Dio Krishna dice a Arjuna: "Sii uno yogi, Arjuna, perché lo yogi è superiore a coloro che seguono solo il sentiero dell’ascetismo, o della conoscenza, o dell’azione". Bhagvad Gita cap. VI, .46

Le basi dello Hatha yoga sono: • Shaṭkarma (purificazioni), • Asana (posture), • Prāṇāyāma (controllo del respiro), • Mudrā: (“sigillo”) un gesto simbolico che viene usato per ottenere benefici sul piano fisico, energetico e/o spirituale, • Bandha (chiusure): contrazioni fisiche volontarie che coinvolgono determinati gruppi di muscoli e tendini, servono a canalizzare il respiro e l’energia vitale.

Oggi, purtroppo, lo yoga è considerato una pratica promotrice di benessere e di progresso in tutto il mondo. Nel 2014, su richiesta di Narendra Modi, il primo ministro indiano, l'ONU istituisce la giornata internazionale dello yoga che viene celebrata tutti gli anni il 21 giugno.

Il Maestro Antonio Nuzzo sottolinea: «Lo yoga non è uno sport, né un’attività, ma una disciplina millenaria che noi uomini del XX secolo abbiamo reinterpretato. Per comprendere lo yoga si dovrebbero studiare gli antichi testi, comprenderli e applicarli alla pratica che dovrà essere adattata alla nostra epoca».

I testi indispensabili per comprendere lo yoga sono i seguenti: • Yoga sutra di Patanjali, • La Bhagavad-Gita, • Yoga tattva e le altre Upanishad che illustrano lo yoga. • HathaYoga Pradipika, • Gheranda Samitha, • Shiva Samitha
 
Lo yoga, come sistema a sé, indica un cammino speculativo e un sistema salvifico indiano che si fonda su un testo, gli Yoga sutra di Patanjali che data tra il II e VI secolo d.C. Sulla base di questo testo nasce una scuola a sé che si chiama yoga. Gli Yoga sutra sono il risultato dell'enorme sforzo fatto da Patanjali per esaminare e strutturare l'enorme patrimonio spirituale dell'India esistente fino a quel momento costituito da pratiche ascetiche e di norme contemplative. Patanjali NON pensa che la conoscenza metafisica possa portare alla liberazione. La gnosi prepara il terreno, ma liberazione deve essere conquistata per mezzo della tecnica ascetica (tapas) e meditativa descritta negli Yoga Sutra. Gli Yoga sutra descrivono dettagliatamente il Kaivalya, la liberazione, la trance estatica che è il vero scopo dello yoga. • La trance estatica è uno stato alterato di coscienza e di pura beatitudine in cui si sperimenta il Sat-Chit-Ananda, la coscienza di pura esistenza. Sintesi pag. 88.

Nella Bhagvad Gita, il capolavoro della spiritualità indiana, lo yoga esposto da Krishna non riguarda lo yoga classico di Patanjali, nè il complesso delle pratiche ascetiche che erano presenti quasi ovunque nei testi indiani e nel Mahabharata. Qui l'azione e la devozione sono metodi entrambi validi per arrivare alla salvezza. L'uomo non godendo dei frutti dell'azione trasforma l'azione in sacrificio e può così continuare a partecipare alla vita sociale e ad attività profane. Lo yoga dell'azione costituisce l'originalità della Bhagvad Gita e ciò porterà questa opera ad un successo senza precedenti in India. Nella Gita lo yoga è superiore all'ascesi (tapas), superiore alla scienza (jnana), superiore al sacrificio. Il discorso di Krishna è il trionfo completo delle pratiche yoga e la convalida dello yoga di fronte all'induismo. Costituirà la base della letteratura yoga successiva. La Bhagavad Gita è il riassunto delle Upanishad ed é il cuore della scuola Vedanta e nello stesso tempo rappresenta un testo di riferimento della società ario-Brahmanica. Infatti, ribadisce costantemente il concetto di dharma, ossia l’adempiere nel modo più corretto dei propri doveri di casta. Ciò porterà alla evoluzione karmica e alla liberazione finale. Sintesi pag. 81.

Hatha Yoga Pradipika (1300-1400 d.C.) è il primo testo di hatha yoga viene attribuito a Swatarami. E’ un trattato che sottolinea l'importanza della pratica delle asana per raggiungere il samadhi (il fine ultimo dello yoga). Gheranda Samhita (1675-1700 d.C.) è uno dei principali testi di haṭha yoga (insieme alla Śiva Saṃhitā) ad opera di Gheraṇḍa e del suo discepolo Chandakapali.

Malattia. La maggior parte delle malattie che affliggono l’umanità oggi ha origine psicosomatica. Le malattie sono il risultato di una non armonia con la vita e con noi stessi. Per recuperare lo stato di salute e benessere è necessario recuperare quest’armonia perduta e tornare a riconsiderare il nostro stile di vita e le nostre credenze.

Mondo accademico e praticanti. Per me è stata una grande scoperta, capire che il corpo è pervaso da una misteriosa coscienza interiore ed energia, e che lo yoga possiede un linguaggio che, attraverso le posizioni, le respirazioni, le meditazioni, permette di comunicare con questa coscienza e questa energia. Il mio auspicio è che il mondo accademico entri in contatto con la comunità dei praticanti per creare una sinergia tale, da diffondere in modo corretto questa nobile disciplina. Al di là delle differenze tra Oriente e Occidente, religione, spiritualità, ateismo e laicità, si dovrebbe cercare di riformulare una nuova etica per ottenere un mondo migliore alla quale, credo fortemente, lo yoga possa dare un contributo significativo. Il passaggio dall’illuminazione alla liberazione si ottiene, solo quando questa presa di coscienza viene messa in pratica e cioè trasferita nella pratica quotidiana. Nel caso dello yoga, la liberazione si ottiene mettendo in pratica la consapevolezza che noi e gli altri siamo davvero la stessa entità, il che si traduce, con il mettersi al servizio degli altri in maniera altruistica e disinteressata.

Citazioni.il saggio, avendo intuito che l’origine dei sensi è diversa da quella della coscienza, e avendo appurato che i sensi sorgono e spariscono indistintamente dalla coscienza, non ha più paura. Quando i cinque sensi e la mente cessano la propria attività, la mente non opera più, allora si dice che è stata raggiunta la meta più alta. Questo fermo dominio dei sensi è chiamato yoga”.

Il risveglio di kundalini è la manifestazione di un processo evolutivo attivo nell’essere umano tendente a trascendere i confini della mente e all’acquisizione di uno stato di coscienza superiore”.

L’essenza delle Upanishad è espressa nei mahavakya ossia i grandi detti, i quattro aforismi vedici: Io sono il Brahman (Aham Brahmasmi); - Tu sei quello (Tat Tvam Asi); - L’atman (l’essenza di ogni essere vivente) è il Brahman (Ayam atma brahma); - La coscienza - conoscenza è il Brahman (Prajnanam Brahman).

Andrè Comte Sponville, un noto filosofo francese che io adoro, dice: “Non possiamo fare a meno della comunione, della fedeltà, dell’amore, ma nemmeno della spiritualità. In Occidente, la spiritualità si è socialmente identificata durante i secoli con una religione (il cristianesimo), e si è finito per credere che religione e spiritualità siano sinonimi” (pag. 58)

Scegliere fra le tante proposte di yoga potrebbe non essere, tutto sommato, così difficile. Basterebbe applicare due semplici criteri: 
- “Lo yoga è oltre la forma”. Il che significa che lo yoga non è il pilates o mero esercizio fisico, quello che conta è l’intenzione del perché si fa yoga: se siamo proiettati alla ricerca del Sé superiore siamo nello yoga, altrimenti siamo nel pilates. Fondamentale è esserne consapevoli. 
- “Denaro e spiritualità sono inconciliabili”. Ciò significa che il praticante, frequentante lezioni a 35 euro in ambienti eleganti, non è pronto per la rinuncia e il ritiro dei sensi a cui lo yoga ci invita. (pag. 64)

Il grande mistico indiano Ramakrishna, insegnò che persino l’ateismo può essere, per alcuni, un passo verso l’illuminazione e far parte, quindi, dell’evoluzione spirituale di un individuo: “Se un ateo è sinceramente convinto di svilupparsi attraverso un grande impegno e sforzo personale, consapevole di essere un ricercatore della verità, allora come l’aria fresca passa attraverso una finestra aperta, così la verità si rivela alla mente lasciata aperta da un sincero spirito di ricerca”. L’unico ostacolo al progresso è il chiudere l’entrata della comprensione “con le imposte dell’egocentrismo” (pag. 60)

Lo stesso XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso afferma: “Non credo che la religione sia indispensabile per la vita spirituale” (pag. 61)

Carl Gustav Jung si domanda: “Cosa succede a sollecitare un profondo lavorio della coscienza quando l’inconscio occupa ancora parti preponderanti della personalità? ”. (pag. 62)

"Lo yoga è l’unione dell’anima individuale con il Signore Supremo. Quando lo yogin si disconnette dal mondo esteriore e si dissolve completamente nel Sé universale, egli si consacra a Dio. Egli raggiunge l’autorealizzazione divenendo uno con Dio. Questa unione è yoga”. Kabir (pag. 75).

Nel Capitolo 15, verso 15 della Bhagavad Gita, Krishna dice ad Arjuna: “Sono nel cuore di ogni essere e da Me viene il ricordo, la conoscenza e l’oblio. Il fine di tutti i Veda è quello di conoscerMi; in verità, Io sono Colui che ha composto il Vedanta, e Io sono Colui che conosce i Veda”. (pag. 116).

"Ma cos’è che stai cercando? Non c’è niente, c’è solo il processo della ricerca, la tua vita è solo il tuo esistere, il mondo oggettivo è fatto di dualità, nel mondo oggettivo c’è soltanto dipendenza. Solo la coscienza è indipendente, ed è solo un minuscolo granello, ma tutto questo vasto mondo illusorio nasce da essa”. Nisargadatta Maharaj (pag. 133)

Per capire la vera natura dello Yoga, come un percorso di realizzazione spirituale, è necessario avere una visione dei sei sistemi filosofici indiani ortodossi (darshana), ossia tollerati dal brahmanesimo, che sono i seguenti: Nyaya (Logica), Vaisesika (Fisica), Mimamsa (Ritualistica), Samkhya (Filosofia), Yoga (Psicologia), Vedanta (Teologia). Vedi approfondimento 7 (pag. 112).

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