giovedì 28 ottobre 2021

Il cuore dell’insegnamento dello hatha yoga - Antonio Nuzzo

Secondo il Maestro Antonio Nuzzo "Lo yoga moderno è uno yoga illusorio".   Oggi, ci sono troppe distrazioni nella vita quotidiana e spesso non appare la sofferenza. Per superare la sofferenza occorre fermare la mente vrittica. All’origine dei vortici della mente (le vrtti) ci sono cinque matrici (klesha) che ne condizionano l’orientamento. L’ignoranza, l’egoismo, l’attaccamento, l’odio, e l’eccessivo amore per la vita, sono questi ostacoli che producono dolore. Sono le cinque sofferenze; sono i cinque legami che ci tengono stretti alla vita terrena. Oggi l’uomo viene visto come un'entità separata (corpo, mente, salute, spirito), mentre un tempo l’uomo era visto come unità..
 

Gorakshanâtha un discepolo di Matsyendranâtha, vissuto forse in epoca precristiana, avrebbe scritto un trattato intitolato Goraksha Samhitâ. Sulla base di questa opera sarebbero stati scritti altri trattati, in epoca molto più tarda, come Hatha yoga pradîpikâ, dal maestro Svâtmârâma (XV°-XVI° sec. d.C.?), Gheranda Samhitâ, e Shiva Samhitâ. Questi testi sono la base del tantrismo che si appoggia sull’hatha yoga, il tantrico non ha rigettato nulla, la sua biblioteca è costituita dai testi classici, ma ha integrato le tecniche classiche a qualcosa di nuovo. Lo yoga è una via spirituale geniale, prevede di coinvolgere l’individuo nella totalità. Lo yoga è un processo globale dove anche il corpo è coinvolto nel processo meditativo.
Attualmente si vive un'eccessiva dicotomia tra esperienza e conoscenza: Il professore universitario che non pratica yoga esalta le differenze, mentre un vero praticante esalta gli aspetti in comune per arrivare alla realizzazione. Le parole sono uno strumento convenzionale, quello che è importante è l’esperienza. Le parole non hanno significato nello yoga. Un praticante spesso memorizza le parole ripetendo, “Io so!”  Assomiglia al pappagallo che con la gabbia aperta, rimaneva nella gabbia e ripeteva “libertà”. Siamo in una gabbia e ripetiamo libertà. Lo yoga ci consentirebbe di uscire da questa gabbia ma per fare ciò, l’esperienza umana dovrebbe superare il concetto di tempo e di spazio, si dovrebbe usare il corpo per trascendere il tempo, passare dal corpo fisico al corpo di energia. Importante è l’esperienza! Dobbiamo insegnare lo yoga a noi stessi. Lo yoga è una trasformazione della coscienza umana. Mentre si fa un’asana bisogna liberarsi dai meccanismi mentali.

Per fare yoga dobbiamo cambiare il modo di pensare, dobbiamo imparare il metodo per fare yoga. Quando stiamo in un’asana dobbiamo accettare l’idea che non cerchiamo niente, siamo soddisfatti, accettiamo la vita, smettiamo di chiedere, diamo un prezioso senso a quello che abbiamo nel momento presente. Impariamo a non chiedere. Il risultato che abbiamo acquisito nelle asana si dovrà mollare prima o poi. La forma è l’aspetto estetico condizionante, la spiritualità è il contatto con la dimensione dell’infinito. La vera ricerca nello hatha yoga è la ricerca spirituale. Spesso c’è l’ossessione del confronto, il desiderio di cambiare (NON mi accetto) nelle posizioni, questo modo di vedere le cose ci ammala, noi in questo modo coltiviamo soltanto il disagio. Importante è trovare la pace dentro di noi, e sviluppare la relazione mente – corpo. Se la mente ascolta il corpo, la dimensione egoica si spegne. Dobbiamo eliminare ogni falsità nello yoga e costruire un rapporto sano con il nostro corpo. Dobbiamo imparare a relazionarci con il nostro corpo che è l’espressione dell’inconscio. E’ l’inconscio che decide l’abilità del corpo, la mente a volte vuole piegare l’inconscio alle sue decisioni. In questo modo si crea quindi un conflitto. Quando c’è coscienza si crea rigidità. Il peccato è il desiderare il frutto delle nostre azioni, anche nelle asana. Importante è lavorare sulla mente e vivere il momento presente. Purificare la mente significa togliere il demone dell’egogentrismo che è in noi. L’inconscio è rappresentato dal corpo, le asana servono per pacificare il corpo e la mente. Praticare yoga è fare manutenzione ed eliminare l’ego. Durante la pratica delle asana dobbiamo espandere la coscienza a tutto i corpo e non fermarci alla parte particolare che è sottoposta a sforzo. Nella sadhana le prime cinque anga sono delle strategie verso un obiettivo: il pratyahara che significa sensi invertiti o ritiro dei sensi.

Per Andrè Van Lysbeth le asana devono avere 5 caratteristiche: la posizione deve essere statica, tenuta per lunga durata, eliminando gli sforzi inutili, il ritmo del respiro deve essere costante ed armonioso, e si deve arrivare ad un'estensione della coscienza.

Nelle asana c’è una strategia volontaria. Spesso i cattivi istruttori spiegano la posizione, vedete come Giovanna fa bene la posizione, fate come Giovanna. Invece occorrerebbe eliminare la violenza nelle posizioni e rimanere ad osservare il respiro. L’azione è l’espressione di un vissuto, la repressione sistematica di emozioni e pulsioni sulla base di un’idea o un ideale, porta alla malattia. La sessione di yoga è un laboratorio di nuova coscienza, l’inconscio si impregna di stati d’animo. Se l’inconscio ci pone un limite, questo è per il nostro bene, devo sviluppare una relazione amorevole con me stesso, col corpo, col cuore in pace, in questa condizione vado verso l’inconscio. Se ridimensioniamo l’ego, riusciamo ad essere in pace con se stessi, gli altri esseri umani e con il mondo esterno. Durante le sedute di yoga, mentre manteniamo le posizioni non dobbiamo usare violenza contro noi stessi, dobbiamo dire la verità a noi stessi, riconoscere le intenzioni e cogliere le sensazioni della mente. Il senso allo yoga viene dato dall’intenzione e non dall’azione. Il desiderio, il confronto, ecc. vanno fermati. Lo yoga oggi si indirizza soprattutto a persone di 30, 40, 50 anni, e purtroppo non si può riguadagnare il tempo perso a livello fisico. Obiettivo dopo obiettivo, spendiamo la nostra vita a raggiungere obiettivi.           Lo yoga è una disciplina che serve ad incontrare il purusha, a superare il condizionamento degli opposti: la vita e la morte.

Di stampo dualista, la filosofia samkhya considera l'universo costituito da due realtà eterne e auto-esistenti: un testimone non-attivo, pura Coscienza, il Purusha, e la materia, attiva ma inconscia, la Prakrti. La vicinanza di Purusha e Prakriti produce uno squilibrio tra le qualità o guna: sattva, rajas e tamas (purezza, attività e inerzia).   Nella Bhagavad gītā leggiamo: «Vi sono nel mondo due Puruṣa, l’uno distruttibile, l’altro indistruttibile: il primo è ripartito fra tutti gli esseri, l’altro è l’immutabile. Ma vi è un altro Puruṣa, il più alto, che si chiama Paramātmān , e che, Signore imperituro, penetra e sostiene questi tre mondi. Ora, poiché supero il distruttibile ed anche l’indistruttibile, io sono celebrato nel mondo e nel Veda col nome di Purushottama».

 La Bhagavad gītā è uno dei testi che mette in evidenza il punto di vista advaita ed è un episodio presente nell’epopea Mahābhārata.  Nella Bhagavad gītā Kṛṣṇa spiega al suo discepolo Arjuna che cosa è lo yoga durante la grande battaglia sul campo di kurukshetra o Dharmakshetra, cioè il campo dove si realizza il dharma, si sfidano due eserciti quello dei Kaurava e i Pāndava.  Kṛṣṇa nella Bhagavadgītā è il «Sè» e come vediamo in diverse raffigurazioni ha in mano le briglie, simbolo della manas (mente), strumento attraverso cui può esercitare il controllo dei sensi. Messo volutamente da Arjuna alla guida del carro che è il «supporto» su cui stanno il «Sè» ( Kṛṣṇa) e l'«Io» (Arjuna) trainato dai cinque cavalli che sono i sensi.

Nel mondo dello yoga c’è chi pratica e c’è chi studia, una evidente dicotomia che spesso non si concilia. Oggi dalla posizione statica siamo passati al dinamismo. La stabilità fisica deve essere associata ad una stabilità interiore. Lo scopo dello yoga è conoscere i 32 Tatva che sono gli elementi costitutivi del corpo. Dobbiamo imparare a conoscere chi siamo. Il Purusha è l’uomo, l’essenza dell’uomo che deve purificarsi. L’azione deve essere in armonia con il progetto, se arrestiamo le vritti entriamo in contato con il Purusha. La coscienza ha due stati: o riposa nel purusha o si appoggia sulle vritti. La prkrti è tutta la manifestazione, la materia, il sentire, tutto ciò che è percepibile. Purusha e prkrti sono presenti in tutti i darshana (sentieri filosofici), a questo i tantrici aggiungono shiva e shakti.

Citta o coscienza è formata da Ahamkara (ego) Manas (mente) che nasconde le cose, usa gli strumenti dell’azione, Indriya (i sensi) e Buddhi (intelletto, intelligenza creativa) che funziona in modo minore. Cit è l’energia della coscienza, se qualcosa di importante passa davanti a citta, questo qualcosa viene memorizzato nella memoria. Lo scopo dello yoga è risvegliare la Buddhi per intuire la presenza del Purusha.

Il cercare di fare in modo ossessivo le posizioni, aumenta l'Ahamkara (ego). L’hatha yoga è la via più difficile perché l’ego si identifica con il corpo. In India per reprimere l’ego danno a tutti la stessa veste di colore arancione (swai) e fanno fare agli allievi karma yoga. Il karam yoga (lo yoga dell'azione) può portare ad un lavoro interiore e può sostituire l’hatha yoga. La grande battaglia della vita (Maharabattha) è fermare le vritti. Il corpo si deve addormentare in una posizione, deve abbandonare gli stimoli sensoriali (vritti), per eliminarle devo osservarle, così spengo Manas e Ahamkara e attivo Chitta.

Nel discorso di apertura al Festival di Woodstock, Sri Swami Satchidananda, uno dei primi yogi che sono venuti in Occidente,  annunciava "Non combattiamo per la pace, ma troviamo la pace prima in noi stessi".

Lo yogi è capace di mantenere il livello pranico (energetico) stabile, per tutta la vita, per questo ad 80 anni gli yogi sono pieni di energia. Non possiamo verificare le intenzioni di chi compie un’azione. Comunque anche se giudicare gli altri non è possibile, si asserisce che l’intenzione colora l’azione. Dobbiamo cercare la purezza della ricerca nel tappetino ed imparare a non giudicare.

L’hatha yoga come ricerca spirituale è geniale, si esercita una vigilanza cosciente per nutrire la nostra interiorità con offerta, accoglienza, attesa, benevolenza. Nello yoga l’educazione al pensare e all’agire devono andare di pari passo. Ci troviamo su due piani: il primo psicologico, nella relazione tra manas e ahamkara (energia in movimento) e l’altro realizzativo.

Durante la pratica dobbiamo sviluppare dei sankalpa che ci permetteranno di affrontare la morte. Sankalpa è una parola sanscrita che letteralmente significa proposito, desiderio o più specificatamente intenzione, ed è la convinzione di poter realizzare ciò che la mente si propone. Se si riconosce che il pensiero nasce dalla benevolenza o dall’ego, per spegnere il pensiero c’è un solo mezzo: l’immobilità.

Oggi ci sono due dimensioni: la vita e la ricerca spirituale che spesso non si incontrano. Non dobbiamo essere  ossessivi dello yoga nella vita quotidiana. Noi dobbiamo servire la vita perché abbiamo dei figli, un lavoro, ecc, mentre quando siamo sul tappetino dobbiamo saper interrompere tutto ed entrare nella ricerca interiore. E' sul tappetino devo applicare le regole, e per conoscerle devo leggere ogni singola sutra.

Dopo la nascita c’è l’interazione con il mondo esterno. Durante tutta la vita continua questa interazione, e spesso si instaurano dinamiche molto veloci. Purtroppo l’uomo moderno ha velocizzato lo yoga, il movimento dinamico costituisce un cuscinetto tra il mondo esterno e lo yoga. Il movimento dinamico ha senso se si punta alla staticità come prospettiva, altrimenti non saremo in grado di gustare l’immobilità. Prima di tutto, dobbiamo insegnare lo yoga a noi stessi in modo graduale, Il maestro non conosce il grado di vitalità mentale in cui ci si trova quando assumiamo una posizione. L’immobilità, l’ascolto del respiro ci educa, la pratica deve essere adattata alla velocità del nostro pensiero. Non è importante trovare un insegnante, ma capire a quale stato di agitazione ci troviamo. Ognuno ha il suo yoga. Deve variare a seconda dei giorni, e a seconda di che cosa ho fatto durante la giornata. Insegnare lo yoga a se stessi non è facile. Lo yoga è un osservare senza reagire,  è scoprire uno stato esperienziale nuovo, è entrare in uno stato di meditazione. Lo yoga è salutare per la mente. Il pranayama permette una decelerazione significativa dell’azione e contribuisce notevolmente ad entrare in questo stato meditativo. Lo yoga è accogliere, gustare senza reagire, gustare l’aria che entra nel corpo, percepire l’aria nelle narici, innamorarsi delle piccole percezioni. La meditazione è un punto di arrivo. La meditazione non significa recitare un mantra o seguire il respiro. Ma è l’entrare in una dimensione di silenzio, avere una mente ricettiva e non reattiva. Relegare la meditazione ad una serie di esercizi è riduttivo. La pratica è una grande opportunità per entrare in questo stato meditativo, è un lavoro che dobbiamo fare su noi stessi, auto educarci al silenzio, all'immobilità  entrando nell’attesa, e quando l’evento accadrà, ne saremo consapevoli. Con la pratica ci educhiamo ad assaporare la vita in modo non reattivo.

Ciclo di lezioni febbraio 2018.

  ________ Antonio Nuzzo è uno dei più autorevoli Maestri yoga italiani. Ha cominciato a praticare nel 1963 all'età di 16 anni. Nel 1971 è diventato allievo di André Van Lysebeth, con il quale per 15 anni ha approfondito le tecniche di hatha e tantra yoga. Un'autorevole voce che da oltre 50 anni pratica, ricerca e insegna questa disciplina. Nessuno come lui ha vissuto in maniera onnicomprensiva la ricerca di questa disciplina: dal suo lavoro come funzionario alla Protezione Civile agli incontri apparentemente casuali con tutti i più importanti maestri yogi del ‘900. Oggi insegna in Italia e in Francia, coordina Corsi di Formazione Insegnanti per la Federazione Mediterranea Yoga e, per la prima volta nella sua vita, è autore di un libro che incornicia una parte importante di questa lunga ricerca: “I doni dello Yoga. Per praticare una vita piena” (Yoga Journal – Morellini Editore).

Lo yogi è un ricercatore dell'immobilità - Antonio Nuzzo

Lo yoga è il movimento del respiro nell'immobilità della posizione “.  “Lo yogi è un ricercatore dell’immobilità”.    - Antonio Nuzzo.           Questo articolo vuole delimitare i confini entro i quali si può collocare una pratica di yoga.


Dopo la nascita l'individuo entra in interazione con il mondo esterno, un'interazione che continuerà per tutta la vita. In questa interazione, si instaurano dinamiche molto veloci, soprattutto oggi, nel mondo dei social media. Purtroppo l’uomo moderno ha incluso in queste dinamiche anche lo yoga, il movimento dinamico è diventato un cuscinetto tra il mondo esterno e lo yoga. Il movimento dinamico ha un senso se si punta alla staticità come prospettiva, dove saremo in grado di gustare l’immobilità. Lo yoga moderno è uno yoga illusorio ed è visto solo come yoga del corpo, e l’uomo viene visto come composto da tante entità separate (corpo, mente, salute, spirito) mentre un tempo l'uomo era visto come un tutt'uno. Lo yoga è una via spirituale geniale che prevede di coinvolgere l’individuo nella totalità.

Dobbiamo usare il corpo per trascendere il tempo, per passare dal corpo fisico al corpo di energia. Per questo è importante l’esperienza! Innanzitutto dobbiamo insegnare lo yoga a noi stessi. Lo yoga è una trasformazione della coscienza umana. Nel fare una posizione dobbiamo liberarci dai meccanismi mentali. Per fare yoga dobbiamo cambiare il modo di pensare ed imparare il giusto metodo. Quando stiamo in una posizione, dobbiamo accettare l’idea che non cerchiamo niente, siamo soddisfatti, accettiamo la vita, smettiamo di chiedere, diamo un prezioso senso a quello che abbiamo nel momento presente. Dobbiamo abituarci anche ad accettare l'impermanenza, Il risultato che abbiamo acquisito nelle posizioni prima o poi si dovrà mollare.

La forma è l’aspetto estetico condizionante, la spiritualità è il contatto con la dimensione dell’infinito. Il cercare di assumere determinate posizioni aumenta l'ego (ahamkara). L’hatha yoga è la via spirituale più difficile, perché l’ego si identifica facilmente con il corpo. In India per reprimere l’ego danno a tutti la stessa veste di colore arancione (swami). Spesso nella pratica dello yoga c’è l’ossessione del confronto, il desiderio di cambiare (NON mi accetto) nelle posizioni, e in questo modo si coltiva il disagio e questo modo di vedere le cose ci ammala.

Importante è trovare la pace dentro di noi e sviluppare una sana relazione mente – corpo. Se la mente ascolta il corpo, la dimensione egoica si spegne. Dobbiamo eliminare ogni falsità nello yoga e costruire un rapporto sano con il nostro corpo. Dobbiamo imparare a relazionarci con il nostro corpo che è l’espressione dell’inconscio. E’ l’inconscio che decide l’abilità del corpo, la mente a volte vuole piegare l’inconscio alle sue decisioni. Si crea quindi un conflitto. Quando c’è coscienza si crea rigidità. Il peccato è il desiderare il frutto delle nostre azioni anche nella pratica.

Importante è lavorare sulla mente e vivere il momento presente, purificare la mente è togliere il demone dell’egogentrismo che è in noi. L’inconscio è rappresentato dal corpo, le posizioni servono per pacificare il corpo e la mente. Praticare yoga è fare manutenzione per eliminare l’ego. Durante la pratica delle asana dobbiamo espandere la coscienza a tutto il corpo e non fermarci al particolare che è sottoposto a sforzo.

Dobbiamo insegnare lo yoga a noi stessi in modo graduale, Il maestro non conosce il grado di vitalità mentale in cui ci si trova quando assumiamo una posizione. L’immobilità, l’ascolto del respiro ci educa, la pratica è adattata alla velocità del cervello.Lo yoga è un osservare senza reagire. Lo yoga è salutare per la mente, è scoprire uno stato esperienziale nuovo, è entrare in uno stato di meditazione. Il controllo del respiro (pranayama) permette una decelerazione significativa dell’azione. Lo stato meditativo nasce nel momento in cui arriviamo alla pacificazione tra conscio ed inconscio. Il pranayama costruisce lo stato meditativo nello stato cosciente. Anche gli asana vanno dirette verso uno stato di pace di quiete, di pacificazione totale, in uno stato mentale Non reattivo, ma molto accogliente.  Lo yoga ci fa viaggiare dal movimento all’immobilità, ci fa entrare in un nuovo spazio. 

 ________ Antonio Nuzzo è uno dei più autorevoli Maestri yoga italiani. Ha cominciato a praticare nel 1963 all'età di 16 anni. Nel 1971 è diventato allievo di André Van Lysebeth, con il quale per 15 anni ha approfondito le tecniche di hatha e tantra yoga. Un'autorevole voce che da oltre 50 anni pratica, ricerca e insegna questa disciplina. Nessuno come lui ha vissuto in maniera onnicomprensiva la ricerca di questa disciplina: dal suo lavoro come funzionario alla Protezione Civile agli incontri apparentemente casuali con tutti i più importanti maestri yogi del ‘900. Oggi insegna in Italia e in Francia, coordina Corsi di Formazione Insegnanti per la Federazione Mediterranea Yoga e, per la prima volta nella sua vita, è autore di un libro che incornicia una parte importante di questa lunga ricerca: “I doni dello Yoga. Per praticare una vita piena” (Yoga Journal – Morellini Editore).

Il pranayama - Antonio Nuzzo

"Il cuore dello yoga è il movimento del respiro nell’immobilità della posizione",  Lo yogi è un ricercatore dell’immobilità. Il cuore del processo yogico è entrare in una situazione meditativa.   - Antonio Nuzzo

E' nell'immobilità che si attivano altri sensori per percepire il corpo sottile. Con il Pranayama si cerca di traghettare la coscienza verso il corpo sottile; con il pranayama inizia un dialogo con noi stessi, con il corpo energetico, tolto il velo (maya) si entra in contatto diretto con questa dimensione.

Dobbiamo ispirarci al modello del rettangolo, e far si che l’inspirazione e l’espirazione abbiano la stessa lunghezza, così come le due pause, mentre spesso, nella quotidianità,  la nostra esperienza respiratoria ha la forma di un triangolo.  Il pranayama ci traghetta, dal corpo denso al corpo sottile. Il respiro serve ad entrare nel pranayama, per far questo occorre una certa maturità, una certa conoscenza di noi stessi,  il gusto del sottile, se questo gusto della ricerca del sottile non si manifesta bisogna ritornare alle asana, dove troviamo qualcosa di più tangibile.

Quando si pratica, è importante la convinzione. Spesso il corpo è visto come un oggetto inerme, inanimato, ma attraverso l’agilità del corpo e lo schema corporeo si manifesta l'inconscio. La parte conscia si esprime con le parole mentre la gestualità del corpo è l'espressione dell’inconscio. Spesso con l’intenzione di modificare il corpo si entra in conflitto con l’inconscio, perchè magari mi voglio diverso. Ma solo quando i conflitti sono bloccati potrò entrare in una dimensione meditativa. Nello yoga bisogna educare alla totalità, a percepire la totalità. Percepire cosa accade nella parte attiva del corpo durante il mantenimento dell'asana, ma anche nella parte passiva. L'educazione all’osservazione deve avere la priorità sull’educazione al fare. Questo è importante nell’asana e nel pranayama, perchè respirando, agiamo sul corpo di energia. Se le posizioni non sono comode e confortevoli l’inconscio capta lo stato d’animo della posizione in sofferenza, e il corpo si irrigidisce. Importante è la modalità in cui svolgiamo un’azione, nell'azione si stabilisce un dialogo tra inconscio e mente, non bisogna desiderare il risultato, bisogna arrivare ad avere una mente rilassata e pacificata. Importante per la coscienza, è osservare la totalità senza escludere la particolarità.

La pratica di yoga deve educare ad incontrare la totalità. Di solito diamo importanza solo ai particolari, invece dobbiamo abituarci ad osservare la totalità, che nello yoga è associata all’eternità. Lo yoga abitua l’uomo ad espandersi al di là del particolare. Quando la nostra interiorità si espande nella totalità, si arriva ad un cambiamento e ad uno stato di pace. Prima del pranayama si dovrebbe sperimentare la totalità nell’hatha yoga.  Se si lavora con il respiro a ritmi troppo sostenuti, si creerà un'agitazione mentale, si agiterà l’inconscio, si creerà conflitto e insofferenza. Durante la pratica dobbiamo imparare a conoscere noi stessi, a relazionarci con il mondo interiore sottile ed assaporare le piccole cose, essere capaci di osservare il nostro corpo.

Il Pranayama ci porta ad una relazione intima con noi stessi, a costruire un processo di armonizzazione con il tutto, e la pratica respiratoria costituisce l'aspetto iniziale. Attraverso lo yoga si raggiunge uno stato di pacificazione e migliorano le relazioni. Il Pranayama è il perno intorno al quale si costruisce il cambiamento. Spesso i nostri atteggiamenti, le regole morali sono in contrasto con le nostre impulsioni profonde e si genera un conflitto interno. L’armonia si costruisce con la pratica, la pratica del pranayama crea un cuscinetto tra conscio e inconscio, e crea dei processi sottili che porteranno ad un contatto e ad un cambiamento dell’inconscio. Il respiro è lo spazio in cui il coscio dialoga con l’inconscio. Durante la pratica non dobbiamo entrare in stati di disagio, il conscio deve determinare la nostra capacità, le nostre possibilità; ad esempio la possibilità di trattenere il respiro senza sforzo. Il conscio e l’inconscio sono i due poli intorno ai quali è impostata l’azione nella pratica, e il risultato deve essere uno stato di pacificazione profonda. L’inconscio usa la gestualità, la coscienza usa la parola.

Se nell’eseguire il pranayama, vado oltre i miei limiti, avrò problemi respiratori, la coscienza deve essere in grado di interpretare le nostre possibilità. Attraverso il pranayama l’individuo entra in uno stato di pacificazione e di meditazione, in una condizione mentale non reattiva e totalmente accogliente,  dove la dimensione conscia e inconscia sono pacificate.

Cambiare il ritmo del respiro significa cambiare il nostro approccio al mondo. Con il respiro si chiude il rapporto con il mondo esterno e non sentiamo più i rumori esterni. Questa è un’abilità che si acquisisce. con il pranayama. Il ritmo del respiro fa entrare la coscienza in un mondo sottile, un luogo fatto di flussi di energia, l’essenza della vitalità. Il pranayama ci porta dal mondo della materia, un mondo riempito dai cinque sensi, alla vita sottile, al prana, all’energia vitale. Il mondo sottile è molto più vasto del mondo della materia. Entrare nel mondo sottile della vita è un prepararsi alla morte. Con le asana è privilegiato il rapporto con i sensi e il mondo della materia grossolana. L’hatha yoga è un’arte che ci porta, con la progressione necessaria, dal movimento all’immobilità. L’immobilità si crea solo in un ambiente meditativo, l’allenamento dello yoga è un viaggio interiore dal movimento alla meditazione dove si raggiunge un'immobilità assoluta. E’ corretto iniziare dal movimento e far capire che l’obiettivo è l’immobilità. Lo yoga è un processo, una abile gestione della trasformazione.  

Il processo nello yoga deve essere graduale, ci vuole amore per se stessi, pazienza, dolcezza, accoglienza. Piegare il corpo alla nostra volontà non è yoga. La mancanza di pazienza è violenza. Col pranayama si va ad agire sullo strumento respiratorio, che è il più vicino alla nostra mente. Uno swami in India, mi ha detto siediti, mi ha dato una pratica di pranayama da fare, guardava il ritmo del respiro e la mia immobilità. Da lì si capisce chi sei. Sono indicazioni importanti, recepite da chi fa pranayama. Se osservi il tuo respiro capisci lo stato mentale in cui ti trovi. Quando lo yogi supera il movimento entra in uno stato coscienziale particolare, il prana è un’esperienza, non un concetto. Entrare in uno stato di immobilità assoluta è come dire all’inconscio, guarda questo è un momento particolare.  Con il pranayama si risvegliano energie e potenzialità latenti (kundalini), c’è l’unione della nostra parte conscia ed inconsci. Il cercare di piegare il corpo, spesso genera delle resistenze nell’inconscio, si generano conflitti interni. Con lo yoga si deve costruire un processo di relazione con se stessi, con l’inconscio, e il subcosncio. Le pratiche di iperventilazione predispongono alla relazione con l’inconscio. Lo yogi deve interessarsi alla vita interiore senza confronti e valutazioni. 

Seminario novembre 2017 – febbraio 2018

  1. Esercizi: Sollevare il bacino, poi sollevare il torace, spingersi in alto, mantenere la posizione. Inspiro, una gamba allungata, afferro il ginocchio dell’altra e spingo verso il petto, poi pausa, inspirare ancora, pausa inspirare ancora. E poi dall'altra parte.
  2. Seduti ascoltiamo il nostro corpo, le sensazioni che sta rivelando. Poi sdraiati, piante dei piedi a terra, appoggiamo le mani sulle cosce, aumenta il potere dell’ispirazione. Poi spingere sui gomiti e respirare, aumenta lo spazio vitale del cuore; da terra afferrare il ginocchio destro, spingerlo verso la fronte, l'addome in dentro, il diaframma deve far aumentare la spinta dell’addome verso l’alto, alla pausa inspirare ancora un po’ di più. Mani ai ginocchi, portare i gomiti verso l’alto e poi spingere. Poi fare Kapalabati: durante l'esercizio cercare di liberare la mente,  inspirando, bloccare il perineo, gola, addome, dilatare il torace.
  3. Da terra, porta le piante dei piedi a terra, inspiro, poi espirando mi sollevo, mani tra le gambe, poi per aumentare l’espansione del torace, afferro le cosce, da terra, le mani scivolano a terra fino ad incontrarsi sopra la testa, poi espiro. Nello Hatha yoga ci sono molti gesti simbolici per entrare in contatto con la nostra interiorità, tenere con due dita, pollice e indice il punto tra le sopracciglia. Fare Kapalabati, poi una mano sulle ginocchia, portare il mento sulle clavicole, chiudere il bandha: jalandarabandha, chiudere il bandha del perineo, mula bandha, in questo modo il prana si concentra sul manipura chakra (all’altezza dell’ombelico), spalle all’indietro, afferrare le ginocchia. Sollevare il gomito sopra la testa, afferrare con l’altra mano sotto l’ascella.
  4. Da terra inspirare, mani oltre la testa, poi espirare, nutrire di interesse anche il gesto più banale, fare gli esercizi con dedizione, cercare di innamorarsi di ogni singolo gesto. In questo modo date un senso alla pratica e alla vostra vita. Pigiamo sulla coscia destra, inspiriamo ed espiriamo, come una specie di bastrika, sono cosciente dell’immobilità e del rilassamento della parte sinistra, e viceversa. Lasciate che il ritmo del respiro si ricomponga.
  5. Dal ritmo del respiro si comprende una parte del nostro essere, ci porta a capire il cuore che osserva le cose nella loro essenza. Piante dei piedi a terra, inspiro, espiro, a polmoni vuoti mani tra le cosce, trattengo, poi prendo le cosce. Da terra mani lungo i fianchi, inspiro, poi mani perpendicolari al corpo ed espiro. Uddhiana bandha, addome risucchiato, il torace dilatato, a polmoni vuoti, mento sulla chiusare tra clavicola e glottide. Muovere velocemente l’addome su e giù a polmoni pieni, trattenere, poi espirare portando le mani tra le cosce. Respirare con addome e torace, l'addome deve essere tonico, ci aiuta a dilatare il torace, spinta verso l’alto tramite diaframma. 
   Normalmente la respirazione è solo diaframmatica e nell’uomo comune il ventre cede alla pressione del diaframma. Lo yogi ha l’addome resistente, l’addome tonico crea resistenza e una spinta verso l’alto. La ragione esoterica di questo tipo di respirazione è il risveglio dell’intelligenza intuitiva per arrivare a fermare le vritti. Il Pranayama è una pratica eccellente per questo. 
         6. Polsi sulle ginocchia per sollevare il torace, si attiva la buddhi, l'ntelligenza intuitiva. Fare una respirazione ujai sottile, portando l'attenzione sulla ajna chakra dove si riunisce il flusso del respiro. Poi in Brumata mudra convergere lo sguardo verso il centro dove convergono ida e pingala, l’unione ci porta al pratyahara (al ritiro dei sensi). 

 ________ Antonio Nuzzo è uno dei più autorevoli Maestri yoga italiani. Ha cominciato a praticare nel 1963 all'età di 16 anni. Nel 1971 è diventato allievo di André Van Lysebeth, con il quale per 15 anni ha approfondito le tecniche di hatha e tantra yoga. Un'autorevole voce che da oltre 50 anni pratica, ricerca e insegna questa disciplina. Nessuno come lui ha vissuto in maniera onnicomprensiva la ricerca di questa disciplina: dal suo lavoro come funzionario alla Protezione Civile agli incontri apparentemente casuali con tutti i più importanti maestri yogi del ‘900. Oggi insegna in Italia e in Francia, coordina Corsi di Formazione Insegnanti per la Federazione Mediterranea Yoga e, per la prima volta nella sua vita, è autore di un libro che incornicia una parte importante di questa lunga ricerca: “I doni dello Yoga. Per praticare una vita piena” (Yoga Journal – Morellini Editore). 

Il pranayama (2) - Antonio Nuzzo

Secondo il Maestro Antonio Nuzzo - "Il pranayama è il perno intorno al quale si costruisce il nostro cambiamento". Il pranayama che è il controllo dell'energia sottile attraverso il respiro, può contribuire a creare quei processi sottili che permetteranno di controllare il nostro inconscio. E' nel respiro che i processi inconsci dialogano con i processi consci. Nel pranayama siamo soli con noi stessi, dobbiamo costruire un’armonizzazione della nostra interiorità, e questo è lo scopo dello yoga. Attraverso il respiro si raggiunge l’armonizzazione con il Sé.

Al di fuori di questa armonizzazione, tutte le variazioni del nostro carattere sono solo imposizioni.  Bisogna riconoscere le nostre abilità respiratorie ed usarle in modo amorevole, e per armonizzare le due nostre parti, conscio ed inconscio. Nell’armonizzazione abbiamo i due poli uniti in una azione in comune, in uno stato mentale idilliaco di pace, non reattivo ma molto accogliente, di pacificazione totale, che è l'anticamera dello stato meditativo. La nostra parte cosciente dialoga e si esprime attraverso i suoni, i sensi mentre la parte inconscia si esprime attraverso la nostra gestualità. Il respiro è mosso dall’inconscio, la mente cosciente non può controllare completamente il respiro, può succedere che alcuni ritmi respiratori risultano impossibili da eseguire. Il pranayama va oltre l’abilità respiratoria, Tutte le preoccupazioni mentali scompaiono. Lo stato meditativo nasce nel momento in cui arriviamo alla pacificazione tra conscio ed inconscio. Il pranayama contribuisce a costruisce lo stato meditativo nello stato cosciente. Anche le asana mantenute a lungo e in modo confortevole portano verso uno stato di pace di quiete, di pacificazione.

Esercizi.

1- Da seduti  in padmasana, cerchiamo di capire cosa c’è che si muove in noi, quali elementi creano disagi e conflitti.

2- Eseguiamo Buddhi Mudra pranayama. Portare una gamba al petto inspirando e ripetere fino a riempire tutti i polmoni. Alterniamo la gamba.

3- Eseguiamo una torsione con le ginocchia al petto.

4- Da seduti in padmasana portiamo una mano all’inguine, spingiamo su una spalla ampliando tutto il lato del polmone e gabbia toracica, effettuiamo una ritenzione a polmoni pieni. Alterniamo la spalla.

5- Eseguiamo Bastrika, sollevando una spalla, poi l’altra, poi alternativamente, poi tutte e due insieme. Alla fine di ogni respirazione “ a mantice” in ritenzione fare delle rotazioni con la spalla da tutti e due i lati e poi espirare piegandosi in avanti.

6- Da seduti, gambe allungate, mani dietro, spalle aperte, scapole unite, inspirando tramite torace spingere su e in avanti l'aria, polpastrelli a terra, spingere sempre le scapole, una verso l’altra.

7- Eseguiamo Kapalabati, due cicli di respirazione, poi ritenzioni, con Jalandara bandha, e Mula bandha.

Riassunto degli incontri con Antonio Nuzzo - gennaio 2018 

 ________ Antonio Nuzzo è uno dei più autorevoli Maestri yoga italiani. Ha cominciato a praticare nel 1963 all'età di 16 anni. Nel 1971 è diventato allievo di André Van Lysebeth, con il quale per 15 anni ha approfondito le tecniche di hatha e tantra yoga. Un'autorevole voce che da oltre 50 anni pratica, ricerca e insegna questa disciplina. Nessuno come lui ha vissuto in maniera onnicomprensiva la ricerca di questa disciplina: dal suo lavoro come funzionario alla Protezione Civile agli incontri apparentemente casuali con tutti i più importanti maestri yogi del ‘900. Oggi insegna in Italia e in Francia, coordina Corsi di Formazione Insegnanti per la Federazione Mediterranea Yoga e, per la prima volta nella sua vita, è autore di un libro che incornicia una parte importante di questa lunga ricerca: “I doni dello Yoga. Per praticare una vita piena” (Yoga Journal – Morellini Editore). 

venerdì 22 ottobre 2021

Il punto di svolta - Frijof Capra

 Nel Tao della fisica Frijof Capra ha denunciato i limiti e le lacune del sapere convenzionale dell'Occidente. La scienza newtoniana - che ha dominato la cultura occidentale per più di due secoli e alla quale continuano a ispirarsi non solo le scienze cosiddette esatte, ma anche numerose scienze umane e biologiche - si fonda su un pensiero lineare e riduttivo messo in crisi, nei primi decenni del nostro secolo, dagli sviluppi della nuova fisica. 

Questa crisi - che l'autore, riferendosi a un esagramma dell'I Ching, definisce "il punto di svolta" - dipende, secondo Capra, dalla nostra ostinazione teorica. Solo una visione olistica, ecologica del mondo potrà aiutarci a sciogliere i nodi problematici del nostro tempo. Ispirandosi a questi concetti, Capra compie una sorprendente analisi critica del pensiero riduzionistico, "cartesiano", tuttora dominante nel nostro approccio ai problemi biologici, medici, psicologici ed economici. 

Negli ultimi due decenni del nostro secolo siamo entrati in uno stato di crisi profonda a livello mondiale. È una crisi intellettuale, morale e spirituale. Abbiamo accumulato ordigni nucleari e armi di distruzione globale a discapito dei servizi sanitari.  Si assiste ad una disgregazione sociale con aumento di crimini, incidenti, alcolismo, abuso di farmaci, aumento di bambini con difficoltà di apprendimento e disturbi del comportamento.   L'inquinamento sempre più massiccio, comporta un disastro ecologico: inquinamento dell’aria, dell’acqua e del cibo che mangiamo, e  non colpisce solo gli essere umani ma sconvolge anche sistemi ecologici. L'intossicazione chimica è diventato un rischio costante della nostra vita.      Al deterioramento del nostro ambiente si accompagna un aumento dei problemi sanitari degli individui: malattie croniche e degenerative definite malattie croniche della civiltà, malattie cardiache, cancro, depressione, schizofrenia.  Si assiste anche ad anomalie economiche quali: aumento dell'inflazione, disoccupazione, distribuzione ingiusta della ricchezza.

La dinamica che sottende tutti questi problemi è la stessa: sono problemi sistemici, ossia interconnessi e interdipendenti. La nostra è una crisi culturale che potrà essere risolta solo modificando la struttura della rete stessa. Questi problemi sistemici non possono essere risolti singolarmente: bisogna adottare un angolo visuale il più possibile ampio e operare verso la trasformazione.
Occorrono tre transizioni dal vecchio al nuovo paradigma:

  •     declino del patriarcato;
  •     declino dell’età dei combustibili fossili;
  •     abbandonare la fede nel metodo scientifico come unico approccio valido alla conoscenza che consiste in una visione dell’universo come sistema meccanico composto da parti elementari e materiali, la visione della vita nella società come lotta competitiva per l’esistenza e la fede in un progresso materiale illimitato da conseguirsi attraverso una crescita economica e tecnologica.

La crisi presente non è una crisi di individui, di governi o di istituzioni sociali, ma è una transizione di dimensioni planetarie. Come individui, come società, come civiltà e come ecosistema planetario stiamo raggiungendo il punto di svolta.   L’alternativa a questa concezione è quella marxista del materialismo dialettico o storico, e del darwinismo sociale che pone troppo l’accento sul conflitto e sulla lotta per la sopravvivenza dei più adatti, che per Capra non sono indispensabili, dato che la transizione e la rinascita culturale posso essere armoniose e pacifiche.

Capra si serve dello schema di riferimento dell’ I Ching, che è alla base del pensiero cinese, che implica la nozione dei due poli archetipi, yin e yang, che sarebbero alla base del ritmo fondamentale dell’universo. I filosofi cinesi videro nella realtà, la cui essenza ultima chiamarono Tao (la Via) un processo di flusso e mutamento continuo. L’aspetto essenziale dell’universo è il mutamento, che è una tendenza naturale innata in tutte le cose; l’universo è impegnato in un moto e in una attività incessanti, in un processo cosmico: il Tao, la via. Tutte le manifestazione del Tao sono generate dall’interazione dinamica dei due poli archetipi. L’ordine naturale è un ordine di equilibrio dinamico tra yin e yang. Quel che è buono non è yin o yang, ma l’equilibrio dinamico fra i due; quel che è cattivo o dannoso è lo squilibrio. Lo yin fu associato al femminile, lo yang al maschile: la personalità di ciascun individuo, maschio o femmina non è un’entità statica ma un fenomeno dinamico risultante dall’interazione di elementi maschili e femminili. Questa concezione è in contrasto con quella della nostra cultura patriarcale, la quale ha stabilito un ordine rigido nel quale tutti gli uomini dovrebbero essere maschili, e tutte le donne femminili: ha deformato il significato di tali termini assegnando agli uomini ruoli dominanti e i privilegi sociali. 

Yin corrisponde a  femminile, intuitivo,  sintetico, attività ecologica, integrativo, cooperativo, conservativo;
Yang corrisponde a: maschile, razionale, analitico, attività egocentrica, autoassertivo, competitivo, dissipativo.

La nostra società ha favorito lo yang a scapito dello yin, la conoscenza razionale a scapito di quella intuitiva, la scienza rispetto alla religione, la competizione rispetto alla cooperazione: questo orientamento è sostenuto dal sistema patriarcale e ha condotto ad uno squilibrio che è alle radici della crisi corrente. Lo sfruttamento della natura è andato di pari passo con lo sfruttamento delle donne: dai tempi più antichi la natura era considerata come una madre generosa e nutrice. Sotto il patriarcato l’immagine della madre benevola mutò in passività e l’immagine della donna selvaggia diede origine all’idea che dovesse essere dominata. Le donne furono ritratte come passive e subordinate con una grande affinità tra femminismo e ecologia.

La consapevolezza ecologica si avrà solo, quando combineremo la nostra conoscenza razionale con un’intuizione del carattere non lineare del nostro ambiente. Il nostro progresso fino a questo momento è stato un’evoluzione unilaterale, ma dobbiamo spostare l’asse verso l’interrelazione e l’interdipendenza di tutti i fenomeni, verso la teoria dei sistemi secondo cui, organismi viventi, società ed ecosistemi sono interconnessi.  La caratteristica principale degli organismi è l’autorganizzazione (l’ordine, la struttura e la funzione di un organismo non sono imposti dall’ambiente ma sono stabiliti dal sistema stesso) e si articola in auto rinnovamento (capacità dei sistemi viventi di riciclare e rinnovare di continuo i proprio componenti conservano l’integrità della struttura complessiva) e auto trascendenza (capacità di superare creativamente confini fisici e mentali nei processi di apprendimento, sviluppo ed evoluzione); Altra caratteristica dei sistemi autorganizzantesi è la stabilità che non deve essere confusa con l’equilibrio (che è statico): essa consiste nel mantenere la stessa struttura nonostante i continui mutamenti e sostituzioni dei suoi componenti, e può essere detta omeostasi.

Il pianeta non solo pullula di vita ma sembra essere un organismo vivente: tutta la materia vivente forma un sistema complesso che ha tutte le forme caratteristiche dell’auorganizzazione. La terra è un sistema vivo, non solo funziona come un organismo, ma pare sia realmente un organismo: Gaia, un essere vivente planetario.
La caratteristica fondamentale dell’evoluzione non è l’adattamento ma la creatività. L’evoluzione è un processo aperto senza un fine prestabilito. La teoria darwiniana pone l’accento solo sull’evoluzione dell’organismo, mentre la teoria dei sistemi pone l’accento sulla coevoluzione di organismo più ambiente.
Noi possiamo modificare il nostro comportamento cambiando i nostri valori e atteggiamenti per riacquistare quella spiritualità e quella consapevolezza ecologica che abbiamo perduto. Nella futura elaborazione della nuova visione del mondo olistica, è probabile che la nozione di ritmo sia destinata a svolgere un ruolo fondamentale. Tutta la realtà che ci circonda è una danza ritmica continua.

Cervello e meditazione - di Matthieu Ricard e Wolf Singer.

 Vi presento il libro  Cervello e meditazione - di Matthieu Ricard e Wolf Singer.                                      "E’ sempre la nostra mente che crea la nostra esperienza del mondo e la traduce in benessere o sofferenza".  - Matthieu Ricard.

Matthieu Ricard è un monaco buddista da quarant'anni ed è un meditatore esperto che viene regolarmente chiamato dalle università di tutto il mondo per condurre esperimenti sul cervello. Wolf Singer, neurobiologo e direttore emerito del Max Planck Institute for Brain Research, è uno dei maggiori specialisti mondiali del cervello. Per otto anni, hanno condiviso le loro conoscenze e si sono interrogati insieme su come funziona la mente. La meditazione cambia i circuiti neurali? Come si formano le emozioni? Quali sono i diversi stati alterati di coscienza? Che cos'è l'io? Esiste il libero arbitrio? Cosa possiamo dire sulla natura della coscienza? Su ogni tema, Matthieu Ricard e Wolf Singer confrontano due tradizioni di pensiero. Una, la filosofia buddista, è una conoscenza in prima persona, frutto delle pratiche millenarie dei monaci tibetani. L'altra, la neuroscienza, è una conoscenza in terza persona, il risultato di esperimenti di laboratorio. I due approcci sono radicalmente diversi, ma spesso portano alle stesse conclusioni. Per sviluppare una vera "scienza della mente", è essenziale riunirli, come è stato delineato negli ultimi anni. Questo è ciò che propone questo libro: un dialogo approfondito tra le scienze contemplative e le scienze moderne per penetrare i misteri della mente umana. 

Lo scopo della meditazione è coltivare senza distrazioni uno stato della mente particolare. Non bisogna ridurre la meditazione all'opinione comune che l’associa a vuotare la mente o rilassarsi. Nelle lingue asiatiche ci sono due parole per tradurre meditazione: il termine sanscrito bhavana: che significa coltivare e sviluppare e il termine tibetano gom: che significa familiarizzare con le qualità e le prospettive associate ad un nuovo modo di essere. La meditazione quindi è un processo estremamente attivo.

Spesso siamo talmente assorbiti dal contenuto dei nostri pensieri che ci identifichiamo totalmente con essi. Uno degli scopi del buddhismo non è di essere privi di emozioni, ma di imparare a gestirle, non esserne schiavi, vederle sorgere e sparire senza creare perturbamenti emozionali. Quando le emozioni conflittuali come la collera invadono la nostra mente dovremmo riuscire a dissiparle. Dobbiamo essere sempre vigilanti e cercare di Non essere coinvolti dalle perturbazioni emozionali e provare a raggiungere una grande stabilità.

Si giudicano i praticanti quando sono confrontati alle avversità, è in questi momenti che si valutano realmente i cambiamenti che si sono prodotti nelle nostre attitudini. Quando siamo in faccia a qualcuno che ci critica e che ci insulta, se non esplodiamo, ma riusciamo a trattare questa situazione con calma mantenendo la nostra pace interiore, questo significa che noi abbiamo raggiunto un autentico equilibrio emozionale e una reale libertà interiore.

Nella meditazione è imperativo di mantenere una continuità e di meditare quotidianamente. Sia presto al mattino, sia prima di dormire. Il profumo della meditazione apporterà una fragranza particolare alla giornata.  Spesso gli eremiti e i meditanti sono accusati di egoismo e indifferenza. Invece, spesso il ritiro è una tappa fondamentale nell’evoluzione interiore, ci si ritira per diventare più forti, altrimenti saremo troppo vulnerabili per aiutare gli altri e se stessi. Per sviluppare una attitudine occorre tempo e concentrazione. Ho lavorato nel modo umanitario da diversi anni e ho constatato che i problemi maggiori (corruzione, conflitto di ego, debolezza di empatia e scoraggiamento) che sono presenti in questo mondo provengono da una mancanza di maturità delle qualità umane. E’ indispensabile acquistare una forza interiore, sviluppare la compassione, avere un bon equilibrio interno prima di impegnarsi ad andare in aiuto ad altri. Bisogna aver raggiunto un certo grado di saggezza per riconoscere che siamo sufficientemente maturi per aiutare realmente gli altri. Dobbiamo provare sinceramente di diventare un essere migliore. "Cambia te stesso per poter cambiare il mondo".

Perchè ci sia un conflitto occorrono due protagonisti. Per riprendere un proverbio tibetano “Non si può applaudire con una sola mano”.  Matthieu Ricard, nel testo, riporta un esperimento a cui ha partecipato in prima persona, con Paul Ekman e Robert Levenson a Berkeley.  Mi hanno messo a confronto con un una persona con un carattere molto difficile, e il dibattito si preannunciava riscaldato, la persona è subito entrata nel vivo del soggetto ed ha cominciata ad agitarsi, io cercavo di restare calmo e fornirgli le risposte sensate con un tono amichevole e cominciavo a prendere piacere nello stare in quella situazione. Dopo qualche tempo la persona ha cominciato a calmarsi e dopo dieci minuti ha dichiarato ai ricercatori: “Non posso litigare con quest’uomo, tiene delle argomentazioni sensate e sorride tutto il tempo”. 

L’antidoto consiste nell'essere cosciente del desiderio o della collera, invece di identificarsi con essi. Non possiamo fare esplodere la collera a discapito di quelli che ci circondano e della nostra pace interiore e nemmeno la possiamo reprimere. Il vero amore deve essere altruista, per essere una sorgente di benessere reciproco. La natura universale dell’altruismo fa sì che deve applicarsi a chiunque entra nel nostro campo di attenzione. Come il sole brilla nello stesso modo per tutti gli esseri e in tutte le direzioni; tuttavia nella vita ci sono delle persone che si trovano più vicine al sole della nostra attenzione. 
Conoscere la pace interiore e l’equanimità non significa che si cessa di fare esperienza del mondo in tutta la sua profondità, questo non implica il ridurre la qualità del nostro amore, della nostra affezione, della nostra apertura verso gli altri, né la nostra gioia. In realtà essere nel momento presente, ci rende più presenti agli altri e al mondo. Se ci sono onde enormi o la superficie dell’acqua resta liscia come uno specchio la profondità dell’oceano resta la stessa.  A scuola occorrerebbe sviluppare il coraggio e l’equilibrio emozionale.Oggi c'è la necessità di eliminare le principali afflizioni mentali che sono: attaccamento, collera, ostilità, arroganza, la confusione mentale e sostituirle con la serenità, la compassione, la libertà interiore. La maggioranza dei problemi che ci affliggono sono delle costruzioni mentali che sovrapponiamo alla realtà e che potremmo facilmente decostruire, infatti come è stato già detto è sempre la mente a fare esperienza del mondo.

L’individuo può fare evolvere la società e le istituzioni, le ricerche sulla epigenetica e la neuroplasticità hanno dimostrato che gli individui possono cambiare.

E’ possibile riconoscere la vera natura delle cose? Abbiamo due sorgenti di conoscenza: la prima l’esperienza soggettiva attraverso l’interazione con l’ambiente e la seconda è la scienza. Con i cinque sensi assimiliamo il mondo ordinario. E’ difficile immaginare qualcosa che a secondo il modo di osservazione ci appare un’onda o una particella. Investigando sulla natura ultima della realtà, si scopre che quelle entità sono un insieme di fenomeni interdipendenti privi di ogni esistenza propria e non si limitano mai ad una causalità lineare. La costruzione mentale dipende da due evoluzioni: la lenta evoluzione genetica e la più rapida, il cambiamento culturale.

Secondo il buddhismo l’aspetto più profondo, il più fondamentale della coscienza, è questa presenza risvegliata simile al sole. Ci sono numerosi esempi che dimostrano che il modo in cui le cose appaiono non corrisponde alla realtà. La percezione produce una cognizione non valida. Noi non vediamo mai un fenomeno in tempo reale, e noi lo deformiamo inevitabilmente in un modo o nell’altro. Per Ignoranza o confusione mentale. La saggezza discriminante è la visione profonda, che comprende la natura ultima delle cose e dei fenomeni senza la sovrapposizione delle costruzioni mentali. Il mondo che noi percepiamo è inestricabilmente legato al modo di funzionamento della nostra coscienza, il solo mondo che noi conosciamo è la relazione tra il nostro tipo di coscienza specifica e il mondo fenomenico. Le particelle sono delle onde di probabilità che si sviluppano da un vuoto quantico.

Riconoscere che l’universo non è costituito da entità solide e distinte, ma che consiste di un flusso dinamico d’interazioni tra innumerevoli fenomeni fluttuanti permettono di comprendere correttamente l’impermanenza. Il buddismo decostruisce le nostre percezioni. Il mondo fenomenico è un normale flusso di eventi interdipendenti e dinamici e quello che noi percepiamo è il risultato delle interazioni della nostra coscienza e dei fenomeni. Esiste solo un sistema di relazioni interdipendenti che il buddismo chiama realtà.  Essere consapevoli di questo ridurrà l’attaccamento. Riducendo l’attaccamento si acquisterà la consapevolezza di una più grande realtà interiore. Dovremmo quindi perfezionare il nostro telescopio interno per comprendere il mondo esterno. Se ci è impossibile di conoscere il risultato finale dei nostri atti, noi possiamo sempre verificare il senso delle nostre motivazioni, si tratta di una motivazione egoista e una motivazione altruista?  Rabindranath Tagore dice: “noi decifriamo male il mondo e diciamo che ci tradisce”.

La causa della nostra percezione erronea della realtà è l’attaccamento di un sé distinto e autonomo che sarà il centro del nostro essere e della nostra esperienza. La forza interiore viene da una libertà interiore.

Molti pensano che al centro di questo flusso di esperienze, c’è una entità singola, distinta, il nostro vero sé. Se noi esaminiamo questo concetto vediamo che è difficile designare questo sé, mentre è facile constatare che questo nostro attaccamento ad un sé distinto perturba la nostra vita.   Visto che è difficile trovare il sé nel corpo possiamo pensare che il sé è associato alla coscienza, che non è altro che un flusso di esperienze. Ma è pragmatico considerare il Sé come convenzionale, una etichetta mentale apposta sull’associazione del corpo e della coscienza. Questo è funzionale in quanto noi non siamo questa entità immaginaria alla quale ci identifichiamo, ma un flusso dinamico di esperienze. L’autentica libertà è liberarsi dai diktat di questo Sé. Una persona che non è preoccupata dall’immagine di se stessa, dall’affermazione del proprio io, ha più fiducia in se stessa. 

La differenza tra un io forte e una mente forte. Un Io forte si accompagna ad un egocentrismo smisurato, una mente (uno spirito) forte si accompagna ad una mente resiliente, libera e sagace. La situazione ottimale sarebbe quella di un IO debole ed uno spirito forte. Importante capire l’interdipendenza fondamentale del sé, degli altri e del mondo. Un praticante capace di restare libero dal sé, imperturbabile, non è in nessun caso indifferente agli altri né tagliato dal mondo esterno, e può contare sulle sue risorse interiori che sono sempre là. La fiducia in se stesso non ha bisogno di essere rinforzata da fattori esterni. Una forte personalità ha une grande fiducia in se stesso, mentre essere egocentrici e vulnerabili di fronte alle critiche sono dei segnali che indicano una fiducia in se stessi limitati e un io debole.

Rimuginare sul passato, sul futuro è il flagello della pratica meditativa e della libertà interiore. Non bisogna confondere il rimuginare con la meditazione analitica che serve a decostruire il concetto di un sé indipendente. Non deve essere nemmeno confusa con l’osservazione vigilante che permette di riconoscere un’emozione negativa e smorzarla al momento che sorge. La pratica meditativa deve tradursi con dei cambiamenti reali, progressivi e durevoli nel nostro vissuto interiore e nel nostro rapporto con il mondo. Il Buthan, è uno dei pochi Paaesi al mondo, forse l'unico,  ad incorporare principi buddhisti nella costituzione con lo scopo di equilibrare i doveri con i diritti. 

Nel Buddhismo non è ammessa la violenza e il Dalai Lama lo ha affermato più volte: "Niente nel buddhismo giustifica la violenza".   Quindi ha condannato senza esitazione gli episodi accaduti in Birmania, dove un movimento di monaci buddhisti capeggiato da Ashin Wirathu ha incitato i contadini birmani a perpetrare degli orribili massacri sulle minorità mussulmane. Nel Tibet quando c'è un contrasto , il caso è spesso sottomesso al giudizio di un lama, che convocati i protagonisti fa promettere loro di interrompere il ciclo di rappresaglie.

Il buddhismo considera diversi aspetti della coscienza. La prima, la coscienza di base, la coscienza dei cinque sensi, e l'ultimo livello invece è la coscienza mentale che assegna dei concetti astratti agli altri livelli. Il buddismo considera un ulteriore livello, delle emozioni negative (rabbia, cupidigia, ) che alterano la realtà. Il dibattito su corpo e mente non ha senso in quanto entrambe non sono dotate di esistenza estrinseca. Quando perdiamo di vista l’unità della coscienza e del mondo si instaura una visione dualistica tra sé e non sé, e il mondo dell’ignoranza e del sansara si manifesta. La concezione buddhista differisce totalmente dal dualismo cartesiano tra realtà materiale e coscienza immateriale. 

Nel buddhismo il dualismo è assente ed afferma che la vacuità è la forma e la forma è la vacuità. Non esiste una realtà intrinseca. In assenza di coscienza è impossibile affermare che il mondo esiste. Il tempo e lo spazio sono cominciati con il Big Bang. Noi non possiamo mai situarci fuori dalla coscienza. Che cosa determina che siamo coscienti di noi stessi? Noi siamo lo stesso coscienti del nostro sé cosciente? La coscienza è un cervello iscritto in un corpo situato in un ambiente e queste tre istanze sono indissolubili. Gli stati di coscienza sono vuoti di contenuto. La Coscienza è non duale perché non c’è più distinzione tra il soggetto e l’oggetto.

Nel testo si parla anche del ricordo delle vite precedenti: uno dei casi più famosi è quello di Chanti Deva nata a Delhi nel 1926. Gandhi in persona è venuto a trovare la ragazzina che raggiunta la città di Mathura, ha riconosciuto tutti i membri della sua famiglia, il marito e la sua casa. Era sposata ed è morta mettendo al mondo un figlio. Shanti Deva, secondo i buddhisti,  era la reincarnazione di Lungi Deva.

Nel testo si parla anche di Esperienze di morte imminente (EMI), dove tutte le persone che hanno vissuto tale esperienza hanno conosciuto una esperienza di felicità, hanno avuto una visione di una luce all’estremità di un tunnel, l'impressione di fluttuare nell’aria sopra il proprio corpo, e  queste esperienze si erano manifestate nella camera d’ospedale quando erano in coma. Si erano manifestate anche esperienze di dissociazione e confusione, da parte dei pazienti nella percezione di spazio e tempo. Nello spazio di tempo che precede l’attacco di epilessia si hanno le stesse esperienze EMI. Esiste un rapporto stretto tra il funzionamento neuronale del cervello e quello che il buddhismo chiama l’aspetto grossolano della coscienza. Con la meditazione, si assiste alla crescita dell’ampiezza dell’attività oscillatoria su una banda di frequenza di 40Hz, la celebre frequenza gamma. A riguardo vengono citati i lavori di Richard Davidson e Antoine Lutz.  Vengono trattati anche i lavori di Paul Ekman sulle microespressioni facciali delle emozioni.

La psicoanalisi conferma che ruminare costantemente è uno dei principali sintomi di depressione e che gli stati conflittuali, che hanno per origine l’egoismo, accrescono il fossato tra sé e gli altri, ma anche tra sé e il mondo.  Peer superare queste derive, l’essere umano ha a disposizione la sua mente, una pepita d’oro, un nucleo di purezza e di qualità positive. I pensieri sono la manifestazione della pura presenza risvegliata, come le onde che si alzano dall’oceano. La presenza aperta è uno stato di coscienza estremamente chiaro e positivo. Nel buddhismo non esiste un compito difficile, occorre solo dividere il compito in piccoli compiti più facili. 

 La meditazione fa ringiovanire corpo e mente.  Il testo riporta anche lo studio di un team di scienziati del Center for Healthy Minds dell’Università del Wisconsin-Madison che ha seguito per 14 anni lo sviluppo del cervello di Yongey Mingyur Rinpoche, un monaco buddhista e insegnante di meditazione. I ricercatori hanno analizzato il cervello di Mingyur Rinpoche quattro volte usando la risonanza magnetica strutturale per vedere i cambiamenti nel cervello nel tempo. Lo studio che è stato pubblicato da LiveScience nel 2020, ha rivelato che il cervello di Mingyur Rinpoche sembrava rallentare nel suo invecchiamento per oltre un decennio. https://www.livescience.com/buddhist-monk-meditation-brain.html               “Il grande passo avanti è che il cervello di questo monaco tibetano, che ha trascorso più di 60.000 ore della sua vita in meditazione formale, invecchia più lentamente del cervello del gruppo di controllo“, ha affermato Richard Davidson, ricercatore e professore di psicologia e psichiatria all’università.  Mingyur Rinpoche era il soggetto perfetto per testare gli effetti a lungo termine della meditazione sul cervello umano a causa della sua straordinaria vita. Credendo di essere la settima incarnazione di Yongey Mingyur Rinpoche, maestro dei lignaggi Karma Kagyu e Nyingma del buddismo tibetano, Mingyur Rinpoche guida altri praticanti buddisti senior nei metodi della meditazione buddhista fin dall’adolescenza.  Questa scoperta sembra aggiungere prove all'ipotesi che la meditazione influisca sullo sviluppo del cervello e  fornisce un qualche tipo di beneficio per la salute del corpo.    Altri ricercatori ritengono che il cervello dei nati in alta quota, in Tibet, come Mingyur Rinpoche, possa naturalmente invecchiare più lentamente a causa dell’ambiente. C’è anche la possibilità che lo stile di vita buddhista – praticando una dieta sana e vivendo nell’area a basso inquinamento delle montagne tibetane – possa aver contribuito ad avere un cervello “giovane”.

Sua Santità il Dalai Lama spiega "Le quattro nobili verità"

Sua Santità il Dalai Lama ha tenuto un insegnamento su Le Quattro Nobili Verità (denpai shi) e Le Due Verità (denpai nyi) su richiesta dell'Unione Buddhista Italiana (https://unionebuddhistaitaliana.it/​) il cui presidente é Filippo Scianna. All'incontro on line dell'aprile 2021, era presente anche Ron Eichhorn presidente dell'Unione Buddhista Europea.    Vedi link:  https://www.youtube.com/watch?v=69XeQJBrtzo

Il Buddha Dharma (l'insegnamento di Buddha)  ha due traduzioni: una in  Pali e una in Sanscrito,  fatta dall'università di Nalanda e poi portato in Tibet da Śāntarakṣita.    Śāntarakṣita, il cui nome si traduce in  "protetto da Colui che è in pace", fu un importante e influente filosofo buddhista indiano della scuola Madhyamaka (Mādhyamika che è una delle principali scuole del Buddhismo indiano, fondata dal maestro buddhista Nāgārjuna (150-250) nel secondo secolo d.C.).  Fu il fondatore di Samye, il primo monastero buddhista in Tibet.

Il Buddhismo si basa sull'Investigazione logica, Il Buddha infatti esortava i discepoli ad analizzare e mettere in discussione tutto quello che asseriva. Alla base del buddhismo c'è il ragionamento. Oggi in Occidente,  nella comunità scientifica, c'è un nuovo interesse per La scienza della mente.

Le Quattro Nobili Verità (denpai shi), il fondamento del buddhismo, sono: l'esistenza della sofferenza, l'origine, la cessazione, il sentiero per superare la sofferenza.

Gli esseri non vogliono soffrire, dobbiamo investigare il perchè e cercare di capire quale è l'origine della sofferenza. Se si cerca di capire la sofferenza, e se si guarda  profondamente, ci si accorge che non c'è niente, non c'è niente da comprendere, tutto è vacuità. E' possibile allora abbandonare la sofferenza, le afflizioni mentali, le emozioni distruttive. La vacuità è l'antidoto. La Vacuità dell'esistenza estrinseca dei fenomeni è sperimentabile. Se riuscissimo a provarla si avrà un cambiamento emotivo profondo. 

Dal testo La radice della saggezza della visione della via di mezzo:

Ciò che sorge da dipendenza e relazione: questo è spiegato essere la vacuità
che è una designazione dipendente ed è essa stessa la via di mezzo.

Poiché non esiste nulla che non sia sorto dipendendo,
non esiste nulla che non sia vuoto.

C'è uno strano parallelismo tra il buddhismo e la canzone di Battiato Niente è come sembra (2007) dove troviamo i seguenti versi: «Niente è come sembra / niente è come appare perché niente è reale». 

L’Essenza del Tathagata o la Natura di Buddha indica la dottrina, fondamentale nel Buddhismo Mahāyāna, secondo la quale tutti gli esseri senzienti sono già, nella loro natura autentica, dei Buddha.
Tale essenza splende in tutti gli esseri senzienti corrispondendo alla loro unica autentica natura, nonostante sia stata ricoperta, nascosta, dalle afflizioni (kleśa) quali: passioni, rabbia, opinioni erronee, brama, ignoranza, dubbi.
Gli esseri senzienti sono costretti dai kleśa a vagare nel doloroso saṃsāra (ciclo di rinascite), finché, liberatisi da questi fattori disturbanti, recuperano la loro vera natura e splendono come Buddha.

ll Buddha girò la Ruota del Dharma per la prima volta nel Parco dei Cervi, a Sarnath, vicino a Varanasi e insegnò le Quattro nobili verità, ai cinque compagni che insieme a lui avevano trascorso un lungo periodo di vita ascetica. Le Religioni che provengono dall'India sono basate non solo su concetti ma soprattutto sulla logica, e si riflette sul significato generato dalle parole. Occorre dibattere con le emozioni distruttive nella nostra mente per generare la saggezza. Il Dalai Lama ha fatto inserire lo studio della Scienza della mente nelle scuole tibetane in India. Il Dalai Lama prefigura l'armonia di tutte le religioni, il buddhismo accetta anche le diverse predisposizioni personali del fedele: chi si sente in grado di seguire il monachesimo lo fa, altrimente c'è l'impegno nella società moderna. Siamo animali sociali, l'affetto e l'amore sono il fondamento della nostra vita. L'obiettivo è arrivare a  manifestare benevolenza, altruismo e rispetto per l'altro.  

Nel secondo giro della ruota del dharma,  Vedi link ) la realtà è chiara luce e non composita, nella mente si manifestano negatività provvisorie e provenienti dall'esterno, ancorate ai tre veleni dell'uomo che secondo il Buddhismo sono: 1. La cupidigia · 2. La rabbia · 3. L'ignoranza.  Tutte le emozioni distruttive, che sono pervase dall'ignoranza che sostituisce il vero, vengono eliminate solo con l'antitodo della chiara luce della mente.  L'ignoranza pervade tutte le emozioni distruttive, ma se realizzi che l'oggetto della rabbia non c'è, l'odio scompare. I fenomeni ci appaiono come esistenti,  ma spesso non sono come appaiono, i fenomeni esterni sono una produzione della mente. La sofferenza è il risultato dell'egoismo e delle azioni passate, assumersi queste sofferenze diventa il sentiero dell'umiltà che è un elemento importante per lo sviluppo del boddhicitta. La compassione è l'altruismo saranno i frutti del percorso.  ____________________________________

Il primo passo verso l'Illuminazione  è la concentrazione e la visione speciale che porta all’abbandono delle emozioni distruttive.  Ci vuole una lunga preparazione per arrivare alla comprensione della vacuità. Il bodhisattva è chiamato distruttore del nemico quando, arriva a lasciare per sempre le emozioni distruttive e infine, è pronto ad aiutare tutti gli esseri senzienti. 

Bisogna cercare il seme della Buddhità e per arrivare alla comprensione della vacuità, bisogna indagare, investigare!
Quando vediamo la realtà come altro da noi, separata e distinta, non appare l’interdipendenza ma la realtà intrinseca.  La realtà appare in un modo,  ma esiste in un altro. Il fenomeno duale è falso. Sorgono le varie coscienze errate, ma con l’estinguersi delle azioni ed emozioni distruttive si raggiunge la comprensione. Le proiezioni mentali che noi abbiamo su degli oggetti, come qualità positive attribuite, generano l’attaccamento, e quelle che abbiamo su qualcosa di diverso da noi generano odio ecc. Il Dalai Lama racconta di un suo amico scienziato che gli ha detto che i disturbi emotivi e psichici tipo violenza, rabbia… sono al 90% proiezioni mentali. Si crea così la cosiddetta attenzione mentale sbagliata. 

Commento al testo La preziosa ghirlanda della visione della via di mezzo.  Come esiste il fenomeno? Una persona non è reale così come non lo sono i suoi componenti.
I fenomeni delle forme sono solo nomi, anche lo spazio è solo un nome. senza gli elementi, come potrebbero esistere le forme? Perciò, perfino il solo nome non esiste. Dall’ignoranza si forma un’attenzione mentale sbagliata rispetto alla realtà, con emozioni distruttive, odio, attaccamento, ignoranza.

Bisogna andare contro gli estremisti, contro il permanentismo e il nichilismo, contro il dualismo esistente/non esistente, contro il rapporto causa - effetto, cioè che una causa ha molti effetti o che molte cause hanno un solo effetto. I fenomeni non esistono per se stessi.
Il dipendente e l’indipendente sono direttamente contraddittori: o è l’uno o è l’altro. Se tutto fosse dotato di realtà intrinseca, la mente non potrebbe esser cambiata, non potrebbero essere eliminate le emozioni distruttive. Questo è frutto di una visione errata che nasce da due errori: la sovrapposizione di una realtà errata e la negazione, deprecazione della realtà. Il sorgere dipendente elimina tali errori. C’è il seguace della fede e invece il seguace della ragione, che ha bisogno di ragionare su quello che studia.  Se comprenderai che la vacuità appare come causa ed effetto, non sarai più preda delle visioni estremiste.

I tre aspetti del sentiero sono la rinuncia, l’illuminazione e la vacuità.  Senza una perfetta rinuncia, non vi è modo di pacificare il desiderio della felicità nell’oceano del samsara.  Se, avendo meditato in tal modo, non nasce alcun desiderio per i piaceri del samsara, e sempre, giorno e notte, sorge un’aspirazione alla liberazione, allora in quel medesimo istante è nata la vera rinuncia.

Il Sutra del cuore della vittoriosa perfezione della saggezza recita in questo modo: La forma è vuota, la vacuità è forma, la vacuità non è altro che forma e la forma non è altro che vacuità. Tutti i fenomeni sono vacuità; sono privi di caratteristiche intrinseche.

Lode all’interdipendenza: L’ignoranza è la vera radice di tutti i problemi di questo mondo transitorio. ed essi si eliminano proprio comprendendo quel sorgere dipendente che ci hai rivelato. Per tale motivo, come potrebbero mai coloro dotati di intelligenza non capire che il sentiero del sorgere dipendente è l’essenza del Tuo insegnamento?

Una mente che non conosce – produce l’ignoranza. L’antidoto è la mente opposta, che comprende. L’oggetto osservato è lo stesso. Qualsiasi cosa dipenda da condizioni è vuoto di un’esistenza intrinseca.

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Intervento di sua Santità il Dalai Lama Tenzin Gyatzo a Milano, ottobre 2016. Vedi link                      Riassunto di alcune domande e risposte: 

un ragazzo: Cosa succede nella morte?
Dalai Lama: Nella morte vengono meno, via via, i livelli più sottili della mente.

una donna: Come possiamo risolvere la sofferenza? Cosa posso fare quando vedo un bambino soffrire?
Dalai Lama: La sofferenza va approfondita, quindi non dobbiamo “preoccuparci” di quelli che crediamo più deboli… dobbiamo abbracciare tutti gli esseri viventi. La compassione è il segreto: non sopportare le sofferenze degli altri. Generare un sentimento genuino su di te per liberartene definitivamente e completamente e poi applicarlo sugli altri.

un bambino: Che cos’è la vita?
Dalai Lama: Ci sono esseri senzienti e non. I fenomeni sono fatti di particelle. I fiori sono organismi viventi ma non senzienti. Le rocce, l’ambiente, a livello molecolare sono simili ma cambia se il livello molecolare diventa la base per la mente, allora diventa vita senziente. L’esempio dal punto di vista scientifico è il concepimento. Ci vuole la salute del potenziale padre e della potenziale madre, ma non c’è la garanzia, ci vogliono tre condizioni, anche una continuità di coscienze. Perché la coscienza è diversa dalla continuità mentale.

una donna con alle spalle tentativi di suicidio: La volontà di suicidio è una regressione positiva o negativa?
Dalai Lama: Paure e sofferenze le hanno tutti, ma è il modo di pensare diverso sullo stesso problema, che conta. Importa la scienza della mente. Non bisogna avere una mentalità claustrofobica e poco lungimirante, con paure… ma una mentalità rilassata. Anche il Dalai Lama ha avuto difficoltà nella vita. Ma concentrarsi solo dal punto di vista del problema sarebbe da suicidarsi!!!, senza esserne travolti.

un uomo: Come si raggiunge la vacuità?
Dalai Lama: La saggezza viene dall’ascolto e dall’apprendimento. E poi bisogna adattare la riflessione Non sulla base di una scrittura o testo ma di più scritture o testi e visioni filosofiche. Analizzandone il significato e il confronto si generano certezze e delle inferenze, poi questa cognizione valida e stabile devi inserirla nella meditazione. Ci vuole un’esperienza iniziale, poi uno sforzo continuo e  l’esperienza deve venire spontaneamente.

Francia, rapporto Sauvé: 216 mila casi di pedofilia

Francia, (05 Ott 2021) pubblicazione del rapporto Sauvé: 216 mila casi di pedofilia tra il 1950 e il 2020 nella Chiesa cattolica. 

Tra il 1950 e il 2020 in Francia sono stati 216 mila i casi di pedofilia nella Chiesa cattolica. È quanto emerge dal rapporto Sauvé, elaborato dopo due anni e mezzo di lavoro condotti dalla Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (Ciase). Il numero delle vittime sale a “330 mila se si aggiungono aggressori laici che lavorano in istituzioni della Chiesa cattolica”, si legge nel rapporto. I risultati dell’inchiesta sono stati consegnati all’episcopato francese, in presenza delle associazioni delle vittime. E' triste constatare dal rapporto, che gli abusi e le violenze sui minori avevano carattere sistemico.
Il presidente della Conferenza dei vescovi di Francia, Eric de Moulins-Beaufort, ha chiesto scusa alle vittime di violenze sessuali dopo la pubblicazione del rapporto ed ha incoltre espresso la “sua vergogna” per quanto accaduto. Il Santo Padre ha espresso alle vittime “ il suo grande dispiacere, per le loro ferite, e gratitudine, per il loro coraggio nel denunciare".

 La Ciase presieduta da Jean-Marc Sauveè è giunta a una conclusione unanime: «La Chiesa cattolica non ha saputo vedere, non ha saputo sentire, non ha saputo captare i segnali». E ciò che è peggio, è che le gerarchie francesi hanno manifestato «un’indifferenza profonda, e anche crudele nei confronti delle vittime» della pedofilia al suo interno, ha affermato Sauvé. Dal 1950 al 2000, chi denunciava non veniva creduto, ascoltato - evidenzia il presidente.  Sauvé ha anche lanciato un appello alla Chiesa a fornire «riparazioni» finanziarie.

«La responsabilità delle gerarchie della Chiesa è totale». Va però all’attacco François Devaux. Il fondatore dell’associazione "La Parole Liberée".  Quanto accaduto in Francia merita interventi, una volta per tutte. «In questi anni abbiamo scritto al Papa, e non abbiamo ricevuto mai risposta». Adesso le cose però dovranno cambiare, anche se non sarà affatto scontato. «Non si possono condannare la masturbazione, l’omosessualità e le nozze gay e non questo. È il tradimento del messaggio originale» di Cristo e delle Scritture, «non c'è niente di cattolico in questo». Devaux chiede «una coalizione mondiale che si faccia carico di tutto questo» ed un intervento dell’Unione europea. Se nessuno si farà carico del problema «lo faremo noi, faremo in altri Paesi quanto fatto in Francia». «Prima di oggi c’erano stati altri scandali, ma non mai è successo niente".

Infatti se andiamo a vedere nel passato c'erano stati casi eclatanti, come ad esempio nell'arcidiocesi di Filadelfia dove i casi di pedofilia riguardano circa 35 preti negli ultimi cinquant'anni. Proprio quando il Vaticano chiudeva il vertice straordinario sulla pedofilia nella Chiesa cattolica, a Filadelfia veniva aperta un'inchiesta sui presunti abusi sessuali di preti cattolici nell'arcidiocesi.

Anni fa è apparso anche Spotlight, il film sulla pedofilia di Tom McCarthy, che ricostruisce con cristallino rigore un memorabile esempio di giornalismo d'assalto. Quello del "Boston Globe", che dall'indagine su un prete locale accusato di abusi sessuali sui giovani parrocchiani, lunga 30 anni, ha scoperchiato lo scandalo pedofilia Usa.  E' stato subito scontro frontale contro la potentissima Chiesa Cattolica di Boston. Inizia una lunga marcia per stanare omertà, connivenze, insabbiamenti degli alti prelati e sistematici risarcimenti in danaro per comprare il silenzio delle vittime. Esplode anche in questo caso uno 'scandalo pedofilia' documentato da 600 articoli nel corso del 2002, che porta alla luce violenze commesse da centinaia di sacerdoti in tutti gli Stati Uniti, e l'impresa di Spotlight ottiene nel 2013 il Premio Pulitzer.  "La campagna del "Boston Globe" riuscì tra l'altro a provocare le dimissioni del potente arcivescovo di Boston, Bernard Law, trasferito a Roma nel 2002. Appena insediato, Papa Francesco lo ha rimosso dalla Basilica di Santa Maria Maggiore. In queste denunce di abusi non c'è nessun attacco alla religione, anzi ciò che addolora  è vedere che questi scandali allontanano tanta gente dalla Chiesa.  Tutti sperano che questo Papa, che ha tolto le limousine a vescovi e cardinali e sta disgregando una "società clericalista autoreferenziale", possa riuscire a mettere fine, o attenuare questa piaga. Purtroppo  i vescovi, ancora oggi, sono quelli che più resistono al cambiamento.
 
 Ma anche il buddhismo, purtroppo,  non è esente da questo fenomeno.  Nel luglio 2017 è scoppiato uno scandalo tra i buddhisti: per anni, il lama Sogyal Rinpoche ha agito impunemente, non solo nel suo centro di ritiro nell'Hérault (Francia), ma anche altrove in Europa e nel mondo. Nonostante la sua posizione a capo di un'associazione buddhista internazionale (Rigpa), nessuna delle massime autorità buddhiste aveva denunciato gli abusi sessuali di cui il tibetano era stato accusato. La pubblicazione di una lettera firmata da otto dei suoi discepoli più vicini, ha rivelato dettagli inediti e agghiaccianti sulla violenza delle pratiche del maestro.  
Matthieu Ricard ha dichiarato "I comportamenti descritti nella lettera e in altre testimonianze passate sono chiaramente inaccettabili dal punto di vista della morale ordinaria, per non parlare dell'etica buddhista, soprattutto perché i comportamenti in questione hanno causato tanta sofferenza".Matthieu Ricard nega categoricamente che il Dalai Lama abbia taciuto per proteggere il buddhismo. Secondo lui, l'unico ruolo di un maestro spirituale è quello di "servire da riferimento insegnando e incarnando chiaramente ciò che si dovrebbe o non si dovrebbe fare per essere un degno praticante del buddhismo".
 
Anche Sri Sathya Sai Baba, il famoso guru indiano, conosciuto per i miracoli, la sua eccentricità e i milioni di seguaci, è stato accusato  di pedofilia, anche se queste accuse non sono mai arrivate in tribunale. 
 
Anche la pedofilia di Charles Webster Leadbeater, della società Teosofica, non era un mistero per nessuno. Nel 1906 Leadbeater venne accusato di costringere adolescenti, alunni sotto la sua istruzione, a masturbarsi.  Più volte Annie Besant, presidentessa della società teosofica era dovuta intervenire con le autorità e i giornali per evitare che Leadbeater, poi diventato vescovo, finisse in galera.

giovedì 21 ottobre 2021

Matthieu Ricard presenta il suo ultimo libro "Carnets d'un moine errant, Mémoires"

 Matthieu Ricard presenta il suo libro Carnets d'un moine errant, Mémoires a Sagesse Buddhiste, vedi i link sotto riportati

 https://www.youtube.com/watch?v=2ZWXHW3yf4I

 https://www.youtube.com/watch?v=cuFJ96JFKP8

https://www.youtube.com/watch?v=hxEkvQ1ILB4

Nel sito https://www.himalayanart.org/   si trovano le foto dei reperti buddhisti fotografati da Matthieu Ricard.

Altre interviste, vedi link  https://www.youtube.com/watch?v=XU5gAjZIxU0

28 minutes, le magazine d'actualité   https://www.arte.tv/fr/videos/097405-037-A/28-minutes-samedi/

Sagesses bouddhistes   va in onmda alle 8.30 - 8.45 (ogni domenica) su France-2  https://www.france.tv/france-2/sagesses-bouddhistes/
Sagesses bouddhistes vuole essere un luogo di riflessione per presentare il buddhismo come una delle grandi correnti spirituali dell'umanità attraverso la diversità delle sue tradizioni, nella sua unità e oltre la sua apparente diversità.  

Sotto ci sono le copertine di due testi tibetani, di grande valore spirituale, tradotti da Matthieu Ricard.  


mercoledì 20 ottobre 2021

Usa: il team di Trump lancia una nuova piattaforma social "Truth Social"

In questo periodo siamo veramente arrivati alla frutta se è Trump a difendere la libertà di parola e Cina e Russia ad accusare di censura i colossi del web che decidono arbitrariamente quali contenuti oscurare.

Il team dell’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato (20/10/2021  su USA Today) di lanciare a breve una nuova piattaforma di social media, un’alternativa ai siti dei colossi tecnologici Usa, anche noti come “Big tech”. Si tratta dell’alternativa a lungo promessa dall’ex presidente ai suoi sostenitori dopo essere stato bandito dalle principali piattaforme social come Twitter, Facebook e Instagram in seguito all'assalto del Campidoglio durante la rivolta del 6 gennaio. YouTube ha detto che il suo divieto sarà revocato dopo che il "rischio di violenza" diminuirà, Facebook ha detto che Trump potrebbe tornare sulla piattaforma al più presto nel 2023 e Twitter ha detto che il suo divieto sarà permanente.

La missione di questa piattaforma di social media chiamata Truth Social, sarà quella di “combattere la cultura dell’annullamento (cancel culture), promuovere il buon senso, difendere la libertà di parola, sfidare i monopoli dei social media e creare un vero mercato di idee”.

In un comunicato stampa, il Trump Media and Technology Group ha detto che è entrato in una fusione con Digital World Acquisition Corp. per diventare una società quotata in borsa, con Trump come presidente.  "Sono entusiasta di inviare la mia prima TRUTH su TRUTH Social molto presto. TMTG è stata fondata con la missione di dare voce a tutti", ha detto Trump nella dichiarazione.
La piattaforma sarà disponibile attraverso un'app sull'Apple Store come versione beta per la prova da parte di "ospiti invitati" a novembre e l'azienda si aspetta un rollout completo nel primo trimestre del 2022.
Trump Media and Technology Group prevede anche di lanciare un servizio di video on demand, TMTG+, per presentare contenuti "non svegli".

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel blog ci sono ci...