sabato 28 gennaio 2023

Pratica guidata di yoga nidra.

Nidra significa sonno, ma un sonno particolare. Tutti i sensi sono assopiti tranne l'udito, per seguire le istruzioni. Dal libro Yoga nidra di Swami Satyananda che era un discepolo di Sivananda Saraswati, il fondatore della Divine Life Society.  Swami Satyananda ha fondato la Bihar School of Yoga nel 1964.

Pratica guidata di yoga nidra.  Sdraiati su un tappetino, Si parte dalla posizione shavasana: distesi con la schiena sul pavimento, la testa in linea con la colonna, le gambe leggermente divaricate, le punte dei piedi verso l'esterno, il mento vicino allo sterno, le braccia lungo il corpo, palmi delle mani verso l'alto. Ci focalizziamo sul respiro, che calmandosi, calmerà anche la nostra mente, rilassiamo il nostro corpo lasciando andare tutte le tensioni.  Pensiamo ad un nostro proposito, qualcosa che vorremmo realizzare, creiamo una breve frase per questa intenzione e la ripetiamo per tre volte nella nostra mente.  Iniziamo la pratica di yoga nidra, il respiro entra nelle narici e piano piano ci rilassiamo, ci calmiamo, la mente focalizzata sul respiro.  

Adesso vi nominerò alcune parti del vostro corpo, cercherete di diventarne consapevoli e cercherete di rilassarle, spostando l'attenzione da una parte all'altra del corpo.  

Iniziamo con la parte destra del corpo, con la mano destra,  pollice, indice, medio, anulare, mignolo, palmo della mano destra, dorso della mano destra, polso, avambraccio, gomito, braccio, spalla destra, ascella destra, fianco destro, petto, parte destra del torace, fianco destro, anca destra, gluteo, coscia destra, ginocchio destro, polpaccio, caviglia, collo del piede, tallone, pianta del piede destro, alluce, secondo dito, terzo dito, quarto dito, quinto dito; 

Passiamo alla parte sinistra del corpo, alla mano sinistra, pollice della mano sinistra, indice, medio, anulare, mignolo, palmo della mano sinistra, dorso della mano, polso, avambraccio, gomito, braccio, spalla sinistra, ascella, parte sinistra del petto, fianco, anca sinistra, gluteo, coscia sinistra, ginocchio, polpaccio, caviglia, collo del piede, tallone, pianta del piede sinistro, alluce, secondo dito, terzo dito, quarto dito, quinto dito..

Adesso la parte posteriore della schiena, parte posteriore del collo, nuca, parte superiore della testa, fronte, occhio destro, occhio sinistro, guancia destra e sinistra, narice destra e sinistra, labbro superiore e inferiore, mento, collo, tutto il viso assieme, tutta la testa assieme, tutta la parte frontale del corpo assieme, tutta la parte posteriore del corpo assieme, tutto il corpo assieme, tutto il corpo assieme.

Manteniamo il nostro udito attivo, e la mente presente nella meditazione e continuiamo con la visualizzazione dei simboli dei chakra. Quando la nostra coscienza è concentrata sul chakra e tocca il punto giusto il chakra viene rivitalizzato. Cominciamo con la base della colonna,  muladhara chakra, l'elemento terra, il simbolo è un triangolo rosso con il vertice verso il basso, visualizziamo un rosso intenso,  poi passiamo a svadhishthana il cui elemento è l'acqua, visualizzare delle onde del mare, visualizziamo il colore arancione, poi manipura, l'elemento è il fuoco,  il colore è il giallo della luce, visualizziamo un girasole e ci focalizziamo sui suoi petali gialli,  concentriamo ora sull’anahata,  il chakra del cuore, elemento aria, immaginiamo una fiamma di una piccola lampada che riempie lo spazio di una luce calda ed intensa, visualizziamo questa luce, di colore verde, simbolo di questo chakra, risaliamo su vishuddi il chakra della gola, elemento etere,  di colore di colore blù, azzurro, il simbolo è costituito da gocce fredde di nettare, ci concentriamo su questa immagine, risalendo arriviamo all’ajna chakra la sede dell'intuizione, una luna crescente di notte, ci soffermiamo sullo spazio tra le nostre sopracciglia, il colore è l'indaco, adesso andiamo verso il settimo chakra, sahasrara, elemento luce, include tutti i colori ma il colore predominante è il viola, lo visualizziamo come un braciere, un fuoco che brucia intensamente…    

Riprendiamo il respiro, e con esso la consapevolezza del nostro corpo, richiamiamo alla mente il nostro proposito, la nostra intenzione, lo ripetiamo per tre volte nella nostra mente, e prendiamo coscienza del nostro corpo fisico. Iniziamo con piccoli movimenti delle dita dei piedi e delle mani, poi portiamo consapevolezza sugli arti superiori e inferiori, portiamo le braccia oltre la testa, ci giriamo dal lato sinistro, per risalire, e ci portiamo seduti, portiamo le mani unite davanti al cuore, riapriamo gli occhi e pronunciamo Namaste.          Vedi link: https://www.youtube.com/watch?v=WHNnEBMWdXU

giovedì 26 gennaio 2023

Méditation, hypnose... se soigner par la conscience

 Méditation, hypnose... se soigner par la conscience – Webconférence du 26 janvier 2023
Intervenants:
   - Antoine Lutz, neuroscientifique, Centre de recherche en neurosciences de Lyon (unité 1028 Inserm/CNRS/Université Claude Bernard Lyon 1)
   - Gaël Chételat, neuroscientifique, laboratoire Physiopathologie et imagerie des maladies neurologiques (unité 1237 Inserm/Université de Caen Normandie)
    -  Marie-Elisabeth Faymonville, médecin-anesthésiste-réanimateur, responsable du Centre de la douleur CHU de Liège, pionnière en Europe de l’hypnose à l’hôpital
      - Dominique Frau, pratiquante de méditation.  Une conférence animée par Elodie Barakat, journaliste sciences et santé.

https://www.inserm.fr/actualite/webconference-meditation-hypnose-se-soigner-par-la-conscience/ 

https://www.association-mindfulness.org/    L' ADM est l'Association pour le Développement de la Mindfulness. Fondée en 2009, l'ADM a pour mission de diffuser et de promouvoir auprès du grand public toute action en lien avec la pleine conscience. L'ADM propose un annuaire professionnel des instructeurs MBSR et MBCT intervenants dans les 3 pays francomphones européens ( Belgique, France et Suisse). Elle organise les formations qualifiantes à l'instruction des programmes MBSR et MBCT. Elle propose aussi régulièrement des retraites dirigées pars des enseignants seniors de renommée internationale.

domenica 22 gennaio 2023

Pour une vie reussite - Arnaud Desjardins

Frasi prese dal libro Pour une vie reussite - di Arnaud Desjardins.  Questo libro è un omaggio al suo maestro  swami Prajnanpad..

Arnaud Desjardins (1925-2011) ha sempre cercato la conoscenza, 10 anni di lavoro sul Sè con i gruppi di Gurdjeff, 15 anni di viaggi in Asia a studiare con maestri indiani e tibetani, zen, sufi senza mai rinnegare la sua fede cristiana. 

Noi siamo più pronti ad abbandonare questa terra se noi abbiamo approfittato del nutrimento terrestre, una morte riuscita è il coronamento di una vita riuscita, che è una vita felice, completa che deriva più da ciò che siamo che da ciò che abbiamo. Spesso le nostre frustazioni profonde, latenti o manifeste, derivano da fallimenti amorosi, dalla nostra incapacita di dare e ricevere amore. Forse anche per questo Thich Nhat Hanh ha inventato la meditazione dell’abbraccio che è una combinazione di Oriente e di Occidente. Praticarla significa abbracciare sul serio la persona che state abbracciando, significa rendere molto reale la persona che avete fra le braccia: non è un abbraccio di convenienza, tanto per salvare le apparenze, una manata sulla spalla dell’altro per fare finta di esserci, ma è respirare consapevolmente e abbracciare l’altro con tutto il corpo, con tutto lo spirito, con tutto il cuore. La meditazione dell’abbraccio è una pratica di consapevolezza. «Inspirando, so che questa persona cara è viva fra le mie braccia. Espirando, mi è tanto preziosa». Se respirate profondamente in questo modo, tenendo fra le braccia la persona a cui volete bene, l’energia della cura, dell’amore e della consapevolezza penetrerà in lei e la nutrirà e la farà rifiorire.

Se il mentale degli esseri umani è complesso, complicato a volte, la vita è semplice, L'amore in tutte le sue manifestazioni, è la legge fondamentale, la legge universale, a cui nemmeno i monaci o monache sfuggono.  La scelta è semplice o una vita amorosa riuscita, o un'ascesi vivificante (un distacco totale dal mondo) o la nevrosi. Leggere non ci impedisce di parlare di vita riuscita. Molte persone interessate alle dottrine esoteriche o a percorsi spirituali, aspirano alla realizzazione e ad elevati stati di coscienza, dimenticando che è la normalità che gli manca. Meglio amare; E' la semplicità di una vita di coppia riuscita che fa una vita riuscita. L'appagamento sentimentale riguarda soprattutto l'essere umano nella sua totalità: corpo, testa e cuore. Un essere umano chiamato a ricevere, e dare e a trascendere tutte le dualità.

Arnaud incontra swami Prajnanpad, nel 1965, era già stato diverse volte in India a partire dal 1959, in Tibet dal 1964 dove aveva incontrato uno dei suoi maestri Ma Anandamayi, e da 16 anni praticava yoga, aveva letto libri di René Guenon (uno scrittore, filosofo, esoterista, intellettuale francese convertitosi all'Islam) . Quando arrivò al suo ashram si aspettava una iniziazione e un mantra, che erano gli elementi importanti utilizzati da un maestro per riconoscere un discepolo. Ma visto che questo non avvenne gli chiese una formula o una frase che riassumesse il suo insegnamento. Prima che Arnaud Desjardin lasciò l'ashram swami Prajnanpad gli disse "Be happy, Arnaud" ossia "Siate felice, Arnaud". Desjardin in quel momento della sua vita non era particolarmente scontento, la sua vita professionale andava bene, era appassionato dei lunghi viaggi in Asia per girare dei film, ma la frase lo fece piangere, sopraffatto dall'emozione nel constatare a che punto, fondamentalmente, era incapace di essere felice.  Non aveva mai pensato ad una vita spirituale così semplice e diretta. Aveva aspirato a raggiungere stati superiori di coscienza, il samadhi, ed era arrivato ad avere delle straordinarie ma brevi esperienze con il suo maestro Anandamayi.  Per la prima volta era presente a se stesso, cosciente, e a quella frase inattesa, per la prima volta, prese bruscamente coscienza che non era felice, e che era stato incapace di esserlo veramente fino a quel momento. Adesso aveva capito quale era il vero scopo della spiritualità ed era così talmente semplice: "Essere felici!"  E' il più terribile di tutti i comandamenti.  Un bambino veramente ben educato sarà un bambino felice. Fino a quel momento aveva pensato che una persona che si dedicava alla spiritualità doveva cercare di essere vigilante, di meditare,  di unificare le sue diverse tendenze, le sue energie latenti. 

Lo swami aveva capito che Arnaud era infelice. In effetti tutto quello che lo faceva felice in quel periodo erano i film che girava in Oriente e la sicura situazione economica. Si trattava di una felicità fragile e vulnerabile, che poteva essere minacciata da qualsiasi evento imprevisto.  "Be happy!" da quel giorno è diventato lo scopo dell'esistenza di Arnaud Desjardins, Fino a quel momento aveva cercato di sfuggire a quelle riflessioni dicendosi che non era uno scopo abbastanza elevato. Era preso dalla paura dallo stereotipo dell'imbecille felice.  E' impossibile intraprendere una via spirituale eludendo questa domanda. La ricerca della felicità e del benessere oggi è inflazionata ed è proposta in tutte le salse, e sembra quasi impossibile essere intelligenti e felici.  Ma c'è un'enorme differenza tra il volatile attimo di benessere e la felicità profonda e radicata. La verità è che l'ego è incapace di essere felice. L'ego vuole essere saggio, meditare, avere esperienze trascendentali, vuole arrivare ad un obiettivo anche nel campo della spiritualità. Essere felici non può essere capito dall'ego. Dobbiamo disfarci del nostro ego. Questo è il primo passo per avere una benessere stabile ed una felicità imperturbabile di fronte agli eventi della vita.

Arnaud Desjardins

"Un giorno a una domanda sulla morte mi si è presentata spontaneamente questa risposta: “Tu non hai paura della morte, hai paura della vita”. Ho riflettuto e mi è apparso con certezza quanto quella risposta fosse vera: la paura della morte è tanto più grande quanto più non si è osato vivere. Se davvero non avrete più paura della vita non potrete più avere paura della morte perché avrete scoperto in voi stessi cos’è veramente la Vita, non la vostra vita ma la Vita unica e universale che ci anima, e quindi vi apparirà evidente che quella vita è indipendente dalla nascita e dalla morte".  Gianfranco Bertagni..

Osate vivere.  Dal libro “L’Audacia di Vivere” di Arnaud Desjardins.

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/vedanta/osatevivere.htm

Arnaud Desjardins (1925-2011)  era un autore francese. È stato produttore all'Office de Radiodiffusion Télévision Française dal 1952 al 1974 ed è stato uno dei primi praticanti di alto profilo della spiritualità orientale in Francia.    

http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/vedanta/guarireego.htm

The Message Of The Tibetans (Part I + II). A Film by Arnaud Desjardins. vedi: https://www.youtube.com/watch?v=wO_O8sOtNHs

Etre Un Avec Ce Qui Est - Arnaud Desjardin
https://www.youtube.com/watch?v=PDTeHWukdnU

L'accettazione e il mentale secondo Arnaud Desjardins (da un seminario di Gianfranco Bertagni)
https://www.youtube.com/watch?v=UG0IkTpT5To

 "Dans la filiation de mon maître, Arnaud Desjardins 1 - 2"    Éric Edelmann répond aux questions de Gilles Farcet sur ce qui l’anime dans son activité de transmission à Mangalam, l’ashram d’Arnaud Desjardins au Québec. Il nous donne un témoignage personnel de la relation de cœur à cœur à son maître, restée toujours aussi vivante après son départ en 2011. Il aborde les thèmes de la confiance et de la peur, de la liberté et de l’éveil, de l’autonomie et de la dépendance : les grands incontournables de tout lien avec un authentique ami spirituel.  

https://www.youtube.com/watch?v=DuhPrYksGuc
https://youtu.be/d697cwtPhnM

 

venerdì 20 gennaio 2023

Lo yoga della conoscenza integrale - Sri Aurobindo

 "Una volta trasceso il nostro sè, l'ignoranza e la penombra del nostro essere mentale cosciente vengono superate per entrare in un Sè di saggezza, nasciamo ad un nuovo stato d'animo, rivestiamo una nuova natura".  Sri Aurobindo.

L'uomo mentale che siamo si cambia in un anima gnostica, in una divinità cosciente della Verità, vijinana maya purusha (pag. 173).  La gnosi o vijnana muta la natura umana in natura divina. Bisogna evitare due errori: il primo che alcuni prendono vijinana per sinonimo di buddhi, e buddhi per sinonimo della ragione, del giudizio, dell'intelligenza logica. L'altro errore, quello dei falsi mistici, che identificano vijinana con la coscienza dell'infinito, una coscienza purificata da ogni ideazione, ma questo è solo un aspetto della gnosi. La gnosi o vijinana, non è soltanto coscienza concentrata sull'Essenza infinita, è anche contemporaneamente, una conoscenza infinita dell'infinito gioco cosmico.  La ragione o l'intelletto costituiscono solamente la buddhi inferiore, la loro azione dipende dalle percezioni della mente sensoria e dai concetti dell'intelligenza mentale. Eiste una forma superiore di buddhi che può essere chiamata mente intuitiva  o ragione intuitiva. L'intuizione mentale dell'essere umano è più elevata, è un'intuizione proveniente da una visione interiore, non da un intuizione sensoria o mentale. La gnosi procede per identità o visione: insieme è, vede e conosce. Non ricerca, rivela e illumina, parte dalla totalità e vede  d'un solo tratto il passato, presente e futuro.  La ragione dimora nella diversità e ne è prigioniera mentre la conoscenza gnostica non conosce divisioni, vive nell'infinito, parte dall'infinito. La supermente o gnosi è la verità suprema, la luce suprema, la sovrana armonia dell'assoluto.  

Il ricercatore arriva così al cuore dell'esperienza, il Supremo è in lui, intorno, e l'anima dimorante nel supremo, una con lui. E' questa l'esperienza fondamentale dell'essere mentale trasformato, sublimato e compiuto nella perfezione della gnosi. Nell'essere mentale l'intelligenza o senso morale è il principio che dirige. L'uomo è un essere mentale che non vive in un mondo mentale; egli vive soprattutto nell'esistenza fisica.E' una mente prigioniera nella Materia e da essa condizionata. Tutto cambia quando passiamo dalla mente alla gnosi, il cui principio centrale è una conoscenza inerente e diretta. Il primo passo per arrivare all'essere gnostico è quello di liberarsi dall'ego che limita e imprigiona (pag. 184). Dobbiamo sentirci uno con tutte le cose e gli esseri, e questa unità è la prima condizione per arrivare alla gnosi. Occorre che il Purusha esca dal corpo fisico e dal corpo mentale, elevandosi sino al corpo di Vijnanamaya. Ci immergiamo in una coscienza più vasta di quella dei nostri sensi fisici. Ciò che chiamiamo noi è divenuto la coscienza di un essere infinito che agisce sempre e universalmente, diventa impossibile pensare e percepire il finito fuori del senso fondamentale dell'infinito.  Mediante questo doppio infinito arriviamo all'essere di Sat-chit-ananda, supremo Sè del nostro essere e totalità della nostra esistenza cosmica. In questo infinito ci eleviamo e ci dilatiamo, usciamo dall'ego e diventiamo per sempre l'immenso.  "Lo stesso Dio, mediante la sua Prakriti, conosce, agisce, gode attraverso la mia individualità e i suoi simboli, e vi disvolge, al suo alto e divino livello, l'eterno gioco dell'infinito in questo universo che è eternamente Lui!.

L'essere mentale riceve e al più riflette il vero, il divino, l'eterno; l'anima gnostica si identifica con esso; si immedesima con lo spirito e il potere della suprema natura. Il dualismo Purusha Prakriti, dell'anima e della Natura spariscono come bi-unità nel mistero dinamico dell'Uno Supremo.  Una volta che il Sè al di sopra della mente è raggiunto e tutti i sè inferiori sono tornati a Lui, c'è ancora un'ultima conquista: arrivare ad Ananda, suprema ed eterna beatitudine. Nell'Ananda il nostro spirito trova il suo vero sè, la sua coscienza essenziale, il possesso supremo del suo esserci al mondo. Quando l'anima raggiunge questa condizione, tocca l'infinita liberazione ed ultima perfezione. L'Ananda si può scoprire in tutti i piani, perchè è dappertutto il medesimo. Nell'Ananda, la conoscenza esce dal generato e ritorna alla pura coscienza di sè, la volontà si dissolve nella pura felicità dell'Infinito. L'esistenza gnostica si fonda sulla sostanza e sulla forma dell'Ananda.  Nell'Ananda tutto si rovescia, tutto è, tutti siamo uno stesso essere, uno stesso e identico spirito. Si prova la gioia dell'identità assoluta in una innumerevole unità. Tuttoo è conoscenza beata dell'infinito, tutte le forme ed attività sono forme e attività della beatitudine dell'Infinito. L'anima unificandosi con la beatitudine dello Spirito trascendente e universale diventa lo Spirito stesso.  Dato che l'amore è il potere e il simbolo beato dell'unità, l'essere supermentale si avvicinerà a questa unità accedendovi dalla porta dell'amore universale. Nella mente, nella vita e nel corpo il purusha è separato dalla Natura, è in conflitto con essa, mentre nella gnosi è invece con essa due in uno.  Sulle altitudini della gnosi e dell'Ananda, non c'è più dualità tra Purusha e Prakriti, ma solo unità. 

Dobbiamo cercare l'unità con Dio e con essa anche l'unità universale con il cosmo e con tutte le sue esistenze. Dobbiamo fare in modo che il nostro intero essere sia uno con Lui, pieno di Lui, fondersi con lui e ritrovarlo in tutte le relazioni. Mediante questa elevazione interiore possiamo trasformare tutta la nostra esistenza esteriore, avremo un vita, non dominata dalla materia ma dallo spirito. Esistono due tipi di conoscenze: quella inferiore che cerca di comprendere i fenomeni esteriori dell'esistenza, e quella che cerca di conoscere la verità dell'esistenza dall'interno per risalire alla sorgente. Sono due aspetti di una stessa ricerca.   La scienza, l'arte, la filosofia, la storia sono mezzi per arrivare alla conoscenza delle opere di Dio nella Natura e nella vita. Ma anche la scienza, giunta ai suoi limiti, sarà obbligata a percepire nell'universo materiale l'infinito, l'universale, lo spirito, l'intelligenza e la volontà divina. La conoscenza inferiore è utile al sadhaka (il praticante) per cominciare a muovere i primi passi.

Lo yoga aiuta servendosi della conoscenza, delle emozioni e dell'azione al possesso del Divino. Lo yoga è ricerca cosciente e perfetta dell'unione col Divino (pag.205), tutto il resto è un'oscura ricerca su una via imperfetta. Lo yoga incomincia a separarsi dalle attività e dai metodi della conoscenza inferiore, ci richiama all'intimo e ci avvicina a Lui. Nello yoga il metodo di conoscenza consiste nel volgere lo sguardo verso l'interno e, penetrare le apparenze per raggiungere l'eterna realtà che le abita. Vi giunge con la purificazione, la concentrazione e l'immedesimazione. Lo scopo della purificazione è fare dell'essere mentale uno specchio in cui la realtà divina possa riflettersi. La concentrazione permette di lacerare il velo che la nostra comune mentalità ha creato tra la verità e noi stessi. L'identificazione è la conoscenza e il completo possesso. Solo i metodi speciali dello yoga possono operare la purificazione sistematica di tutto l'essere e permettergli di riflettere integralmente la realtà divina e di assorbirla.      

La conoscenza è il punto di partenza per l'ascesa della conoscenza superiore. L'importanza del fenomeno di transe yogica o samadhi è intimamente legato allo yoga della conoscenza, il cui scopo rimane quello di sviluppare e spingersi ad una più alta e divina coscienza. In questa transe ogni attività di percezione viene abolita e nulla rimane della coscienza, l'anima s'immerge nel silenzio del Nirvana supremo senza possibilità di ritorno ad uno stato di esistenza illusoria o inferiore.

Nell'antica psicologia indiana divideva la coscienza in stao di veglia, di sogno e di sonno, con al di là un supremo ed assoluto Sè, il quarto o Turiya.  Lo stato di veglia rappresenta la coscienza dell'universo materiale, lo stato di sogno è la coscienza dei piani sottili, vitale e materiale. Lo stato di sonno è una coscienza che corrisponde allo stato di gnosi, ad un piano supermentale particolare. Al di à, Turiya, è la coscienza della nostra pura esistenza in sè o essere assoluto, con cui non abbiamo alcun rapporto, ma ne riceviamo solo qualche riflesso. Questa scala di quattro gradi corrisponde ai gradi della scala dell'essere mediante la quale saliamo fino al Divino. Si dice che esistano certi supremi stati di transe da cui l'anima non può più ritornare se vi si trattiene troppo.  Lo yogi ad un certo stadio di sviluppo, è in grado di abandonare definitivamente il suo corpo, senza passare per il normale stato di morte, ritira l'energia vitale pranica aprendo un passaggio nel brahmarandhara mistico situato nella testa.   Abbandonando così la vita durante lo stato di samadhi, raggiunge direttamente il piano superiore a cui aspirava.   Una volta raggiunto il samadhi bisogna cercare il più possibile di vivere questo stato nel campo della coscienza di veglia. In uno yoga che abbraccia tutta la vità, completamente e senza riserve, il samadhi non è veramente utile che quando le sue acquisizioni possono diventare esperienza normale e servire al risveglio integrale dell'anima incarnata nell'essere umano.

Esistono tanti mezzi per arrivare al samadhi quante sono le vie dello yoga.  (Pag. 217)  Lo yoga è un tentativo per arrivare all'unità col Supremo. Per fare questo occorre elevare la coscienza mentale ad una chiarezza e ad una concentrazione più alti di quelli che appartengono alla nostra comune mentalità e che le permettano di percepire il vero Essere. Esistono due grandi discipline in cui il samadhi riveste una grande importanza: il Rajayoga e lo Hathayoga.

Lo hathayoga è un sistema potente, ma difficile e oneroso, il cui principio si fonda sull'intima relazione esistente fra corpo e anima. Il corpo è la chiave, e contiene il doppio segreto della schiavitù e della liberazione. Per lo hathayogi il corpo non è una volgare massa di materia che vive, ma un ponte mistico tra l'essere spirituale e l'essere fisico. OM è l'immagine del corpo mistico umano. Lo yogi tenta, mediante determinati procedimenti scientifici, di dare all'anima del corpo fisico il potere, la luce, la libertà e tutta la gamma ascendente delle esperienze spirituali, come s evivesse in un corpo sottile. Lo hatha yoga è una scienza dell'essere consistente in un sistema psicofisico che conduce al Supremo, anche se il suo cammino è lungo, arduo e meticoloso. I metodi dello yoga seguono tre principi pratici (pag. 219): prima la purificazione, poi la concentrazione per utilizzare l'energia a scopi ben definiti, poi la liberazione dell'energia individualizzata per condurci all'unione con il Supremo. I due mezzi principali sono le asana per abituare il corpo all'immobilità e il pranayama per regolare le correnti di energia nel corpo. Le asana si basano su due idee, la prima è l'idea del controllo mediante l'immobilità fisica; la seconda quella del potere mediante l'immobilità. Il potere dell'immobilità e equivalente a quello dell'immobilità mentale nello yoga della conoscenza.   Placare l'agitazione del corpo e obbligarlo a conservare l'energia pranica anzichè dissiparla è lo scopo di questa disciplina. Lo hatha yoga ha a disposizione circa ottanta asana per dare maggiore elasticità al corpo e modificare la relazione tra l'energia fisica del corpo e l'energia terrestre a cui il corpo è unito. Ciò porta a superare la fatica, il corpo grossolano si avvicina alla natura del corpo sottile e migliorano le sue relazioni con l'energia vitale. Si acquistano le siddhi e la vita cessa di dipendere dagli organi fisici e dal loro funzionamento (come il battito cardiaco e il ritmo della respirazione che potrebbero essere controllati a piacimento dello yogi). Il pranayama deve purificare il sistema nervoso e far circolare liberamente l'energia in modo da poter dirigere l'energia vitale dove si vuole.  Questo costituisce la base per il percorso ulteriore del Rajayoga di cui la chiave è la mente.  Le posizioni e il pranayama sono presenti in entrambi i sistemi ma assumono importanza diversa. Ognuno dei chakra è il centro di un particolare sistema di operazioni, di forze ed energie psicologiche che circolano nei nadi, questi centri sono solo parzialmenti aperti per il funzionamento della vita ordinaria. Per questo che l'anima incarnata sembra dipendere dalla vita corporea e nervosa. Ma l'energia è là, assopita è la kundalini shakti che quando si sveglia sale fino alla sommità della testa, si incontra con il Purusha nel lot dai mille petali, il brahmarandhra, in un profondo samadhi di unione in cui la coscienza si sveglia e si perde nel supercosciente. Questa energia, la vera energia si sveglia con la pratica del pranayama.  Tutte le discipline e religioni dell'India che si richiamano a metodi principalmente psico-fisici dipendono più o meno dal tantrismo, nelle loro pratiche.    Il Rajayoga si basa su una purificazione morale e mentale.  La purificazione morale si divide in due categorie: cinque yama e cinque niyama. Yama sono delle regole per il controllo del sè nella condotta morale. Le niyama sono una disciplina mentale, la più alta è la meditazione sull'essere divino. Quando questa base è assicurata, le asana e il pranayama cominceranno a dare frutti perfetti. La posizione utilizzata è quella di mantenere in linea la testa e il dorso e il pranayama apre i sei centri al percorso della shakti. Accoppiato con l'uso dei mantra, introduce nel corpo l'energia divina e facilità la concentrazione in stato di samadhi che è il coronamento del Rajayoga. 

Il vero scopo è quello di ritirare la mente dal mondo esteriore per unirsi all'Essere divino.  Per le prime tappe è meglio servirsi di un mezzo, un appoggio mentale come un oggetto, una forma, un mantra  simbolizzante il divino; e questo è il metodo tradizionale. Altri metodi tendono ad osservare la mente che vagabonda qua e là, oppure si può adottare un altro metodo più vigoroso che è quello di escludere ogni pensiero diretto verso l'esterno ed immergersi in una tranquillità assoluta, che riflette il puro Essere o sparire in una esistenza supercosciente.  I metodi sono diversi ma lo scopo è lo stesso tranquillizzare le onde di coscienza e le loro molteplici attività, chittavritti, e sostituire la confusione rajasica con la calma luminosa di attività sattviche, arrestando poi ogni attività. Il rajayoga può portare ad acquisire le siddhi, poteri occulti, e questi possoo rappresentare delle distrazioni che deviano dal percorso che è l'unione con il Divino.

Per lo yoga integrale i metodi del Rajayoga e dello Hathayoga possono essere utili in certi stadi dello sviluppo, ma non sono affatto indispensabili.

mercoledì 18 gennaio 2023

Deva Premal & Miten - Mantra

Deva Premal (1970-) è una cantante tedesca new age, nata da genitori aperti alla psicospiritualità, ha scoperto fin da piccola le tecniche di meditazione attiva e il valore dei mantra. I suoi dischi, realizzati in collaborazione con il marito Miten, sono composti da mantra Hindu cantati con accompagnamento musicale contemporaneo. 

Deva Premal & Miten è uno dei gruppi di musica spirituale più conosciuto al mondo. Deva Premal ha incontrato Miten nell'ashram di Osho in India. Lei cantava come spalla e lui componeva ed eseguiva le canzoni appositamente per i festival musicali di Osho. Fu durante uno di questi festival in Inghilterra che Deva Premal uscì dall'ombra (era molto timida e non aveva fiducia nella sua voce) quando iniziò a cantare da sola il Gayatri mantra davanti alle migliaia di persone che partecipavano al festival. Quel giorno ha scoperto la sua voce. Il padre di Deva durante tutta l'infanzia le cantava il mantra Gayatri.

Nel 1998, Deva Premal e Miten hanno registrato il loro primo album The Essence nella cucina della madre di Deva. Questo album era destinato ai devoti di Osho, ed invece è esploso nelle sale di yoga, nei centri di terapia e nei centri di ritiro. Vengono venduti oltre 300.000 album e questo è l'inizio della nascita del gruppo Deva Premal & Miten.  Quando Manose (il flautista indiano) si unì al gruppo, il nome fu cambiato in Deva Premal & Mitel with Manose.

Presenti nei principali media, tra cui il Wall Street Journal, il Los Angeles Times e l'Huffington Post, sostenuti da celebrità come Cher, Tony Robbins e il Dalai Lama, inclusi in colonne sonore di film come Walkout, Mantra e 8 Seconds, e onorati da 1,5 milioni di album venduti, 550.000 ascoltatori mensili su Spotify e 400.000 iscritti a Facebook, i musicisti di alto livello Deva Premal & Miten sono nomadi moderni in missione per condividere la medicina del mantra con l'umanità.
Nel 2018 Miten ha dovuto subire un intervento al cuore. Attualmente è tornato a esibirsi con la sua amata Deva.

Il gruppo Deva Premal & Miten propone in tutto il mondo canzoni originali utilizzate per la lettura, la meditazione, lo yoga, la gestione dello stress, il massaggio e il sonno, non solo per incarnare una vita consapevole ma anche per condividere potenti strumenti di benessere, consapevolezza e sviluppo personale. Offrendo un'alternativa alla cultura musicale contemporanea, Deva Premal & Miten propone anche incontri sacri globali in un ambiente simile a un tempio, dove la musica non è una performance guidata dall'ego, ma piuttosto un portale per la contemplazione, la pace interiore e la connessione incentrata sul cuore.

Mentre i musicisti cantano il mantra centrale e improvvisano con gli strumenti, tutte le persone riunite partecipano, rendendo ogni incontro un'opera d'arte unica, un intreccio di umanità, un'offerta al Divino e un antidoto all'isolamento, allo stress e al caos che affliggono molti nel mondo di oggi.
Nel contesto di una ricerca all'avanguardia nel campo della musica e dell'epigenetica, in cui gli studi scientifici hanno dimostrato l'efficacia della "medicina dello stile di vita" nel trattamento di problemi di salute mentale e fisica, migliaia di pazienti hanno testimoniato che l'ascolto degli album di Deva Premal & Miten e la partecipazione ai loro incontri musicali hanno contribuito a cambiare la loro vita - compreso il miglioramento spontaneo, se non la completa risoluzione, di problemi di salute cronici - convalidando il potere del mantra di guarire il mondo, una canzone alla volta.

Hanno scritto e prodotto numerosi CD, come Global heart native soul e Songs for the inner lover. Circondato da musicisti di alto livello, tra cui Prem Joshua e Manish Yvas, Deva Premal canta i mantra su melodie moderne e brillanti. Al di là delle parole e delle note, seguendo il percorso della saggezza dei mantra, il canto di Deva Premal mira a risvegliare il cuore. La sua continuazione ideale è il silenzio e la meditazione. Massaggio, guarigione, yoga, espressione corporea, liberazione emotiva. "È la musica degli angeli della terra, sublime e trascendente... Pionieri di una nuova dimensione sacra della musica - che alcuni chiamano sacred world music - Deva Premal e Miten ci invitano a una meditazione attiva e dinamica. A un momento di pura estasi e appagamento.

 Site web: www.mitendevapremal.com

 Film: Mantra – Suoni nel silenzio, In Search of the Great Song 

Gayatri Mantra - Live in Zurich, 2022  https://www.youtube.com/watch?v=qG5ee6Ob6fY
Gayatri Japa Chanting, January 1st 2023  https://www.youtube.com/watch?v=_1Jm0BoA9pU
 
Om bhur bhuvah svaha
Tat savitur varenyam
Bhargo devasya dhimahi
Dhiyo yonah prachodayat    _____________

Miten: Alla ricerca della sua anima.  Agli occhi di un osservatore esterno, il britannico Miten (all'epoca conosciuto come Andy Desmond) aveva tutto: una moglie, un figlio e una carriera di successo come musicista professionista - in tournée con, in apertura e come musicista ospite di band come Fleetwood Mac, Fairport Convention, Hall and Oates, Randy Newman e Ry Cooder, negli stadi di tutto il mondo. Lo stile di vita fatto di sesso, droghe e rock & roll, tuttavia, si accompagnava a un'insipienza e a una profonda distorsione che corrodevano l'anima di Miten. In fin dei conti, la musica sembrava non essere altro che un bene di vendita, con i musicisti che servivano come pedine dell'industria per generare denaro per i dirigenti delle aziende, a scapito della vera espressione di sé e dell'arte. Dopo aver girato in questo mondo per anni, sentendosi sempre più alienato da se stesso, dalla sua famiglia e dalla vita stessa, Miten ha attraversato una crisi spirituale e ha avuto un crollo, in cui l'unico modo che conosceva per salvarsi era quello di alzarsi e andarsene, da tutto e da tutti quelli che conosceva.
-- All'epoca 29enne, Miten aveva appena letto No Water No Moon, un libro di discorsi di Bhagwan Shree Rajneesh (Osho) sulle parabole Zen. Una storia in particolare cambiò la vita di Miten: In una notte di luna piena, Chiyono, una suora, stava portando un secchio d'acqua dal pozzo. Proprio mentre stava notando il riflesso della luna nell'acqua, il secchio si ruppe. In quel momento guardò la luna e si illuminò, rendendosi conto di aver passato tutta la vita a concentrarsi sul riflesso della "cosa reale", invece che sulla cosa reale stessa. Miten capì allora che mentre la musica in generale, e la sua musica in particolare, aveva qualcosa di profondo, l'approccio commerciale dell'industria musicale era solo un riflesso della cosa reale. Era come se la musica fosse la chiave per qualcosa di più grande - una profonda pace interiore e un senso di connessione con l'infinito - ma lui era stato impegnato a lucidare la chiave, invece di aprire la porta con essa.
-- Desideroso di saperne di più e di abbracciare una trasformazione dell'intero essere, Miten lasciò subito l'Inghilterra e si ritrovò in un ashram in India, dove liberò tutti i beni terreni, così come la sua identità di musicista, e si unì al sangha (famiglia spirituale) di Osho. Vivendo una vita semplice e umile mentre studiava con Osho, facendo lavori come tagliare le verdure in cucina, Miten ha trovato il coraggio e l'ambiente perfetto per affrontare i suoi demoni interiori e diventare chi era veramente a livello dell'anima, invece di mantenere l'immagine della persona che aveva sempre pensato di dover essere. Sentendo per la prima volta un profondo senso di forza interiore, Miten ha infine rivisitato le sue radici musicali, ma da un luogo diverso: quello della spiritualità e della devozione, dove ha servito come canale per la comunità dell'ashram, offrendo canzoni originali che celebravano gli insegnamenti di Osho.
-- Fu in questa veste che Miten, allora quarantenne, incontrò l'espatriata tedesca Deva Premal, 20 anni, che all'epoca praticava il lavoro sul corpo nell'ashram di Osho, praticando Shiatsu, terapia craniosacrale e riflessologia. Figlia di due artisti che praticavano gli insegnamenti spirituali indiani, Deva era cresciuta con la musica e i mantra. Prima di incontrare Miten, tuttavia, non aveva abbracciato nessuno dei due come parte del proprio percorso.
Deva: Trovare la sua voce.  La madre di Deva era un'insegnante di musica medievale, che offriva lezioni di pianoforte, clavicembalo e flauto dolce e dirigeva il coro di una chiesa locale, mentre il padre di Deva era un artista visivo che aveva iniziato a suonare il tamburo in Medio Oriente quando Deva era nata. Inoltre, entrambi i genitori avevano abbracciato la spiritualità Zen e la filosofia orientale, ben prima della nascita di Deva, e praticavano quotidianamente il canto in sanscrito. Quando Deva era nel grembo materno, ad esempio, suo padre le cantava quotidianamente il mantra Gayatri e, quando era piccola, glielo cantava ogni notte, come ninna nanna. Così l'infanzia di Deva è stata piena di musica da camera, cerchi di tamburi e mantra, in particolare il Gayatri mantra, che all'epoca Deva non aveva idea fosse uno dei mantra più venerati e potenti in assoluto.
-- Per la maggior parte, Deva non ha apprezzato l'influenza dei suoi genitori - musicale o di altro tipo - fino a quando non è stata più grande. Da bambina, pensava che i suoi genitori fossero strani e all'età di 10 anni, volendo essere normale come i ragazzi intorno a lei, Deva si è immersa nello studio del cristianesimo e ha cercato di farsi battezzare. Inoltre, pur avendo studiato flauto dolce, pianoforte e violino ed essendosi persino iscritta a una scuola che enfatizzava l'educazione musicale e l'esecuzione, Deva non amava la rigidità della musica classica e il rigore della pratica. Già allora, tuttavia, era attratta dal coro e dall'orchestra, perché le piaceva l'atto di creare musica insieme, attraverso la comunità - prefigurando il suo futuro.
-- Nel frattempo, una cosa dell'infanzia risuonò profondamente con Deva, mentre stava ancora crescendo: la scoperta da parte di sua madre degli insegnamenti di Osho. Deva sentì immediatamente una vocazione e, all'età di 17 anni, lasciò la scuola e si trasferì in India, per unirsi all'ashram di Osho - dove si immerse non solo nella teologia Zen, ma anche in un serraglio di espressioni artistiche del Divino: mantra sanscriti, danze sufi, canti dei nativi americani, tamburi africani e altro ancora. Avendo rotto con la tradizione dei guru, Osho non insegnava i mantra come parte ufficiale della vita dell'ashram. Tuttavia, ha incoraggiato tutti i presenti a condividere le loro espressioni uniche di amore, pace, unità e compassione, in qualsiasi formato e da qualsiasi tradizione.

giovedì 12 gennaio 2023

Suor Infant Tresa "La yogi di Cristo"

"Lo yoga, una pratica che – sostiene  suor Infant Tresa – non solo non è in contraddizione con la vita da religiosa e col cristianesimo ma aiuta ad essere cattolici migliori"..

Aleyamma o suor Infant Tresa  nasce nel 1951 nel Kerala (regione nel sud dell’India), uno degli Stati indiani in cui il cattolicesimo è molto presente e diventa suora a 19 anni. Oltre ad essere una delle 7mila clarisse francescane del Kerala,  la suora è  anche una delle insegnanti di yoga più note della zona. Nel 1985 – iniziò a fare yoga perchè aveva un terribile mal di schiena che l'obbligava a portare un corsetto speciale. Incontrò un maestro di yoga presso l’università dove studiava che gli consigliò una serie di esercizi da fare e  dopo poco tempo il problema alla schiena era scomparso. Da allora la preghiera mattutina di suor Infant Tresa comincia con Padre nostro e namasté (il saluto dello yoga), dimostrando che non vi è contraddizione alcuna tra la vita da religiosa cattolica e lo yoga che diventa un'estensione della sua vita religiosa.

Per trent’anni ha praticato yoga e in età da pensione ha deciso di diventare insegnante di yoga. Gestisce e supervisiona due centri di yoga nel Kerala (il primo creato nel 2006) e i suoi corsi sono seguiti da persone di diversi background religiosi, culturali e linguistici provenienti da tutta l'India e dall'estero. Persone di tutte le età, donne, uomini, bambini, persone con diverse malattie, anziani e donne incinte. La sua esperienza più indimenticabile come insegnante di yoga è stata quella di aiutare una persona paralizzata a camminare e muoversi normalmente attraverso la terapia yoga. Era un avvocato del Kerala e un lato del suo corpo era paralizzato e quindi non poteva più neanche alzarsi o sedersi.

«All’inizio – racconta – alcuni erano perplessi che una suora insegnasse yoga, ma non mi sono mai fatta scoraggiare dai dubbi delle persone». Così suor Tresa ogni anno partecipa anche alle conferenze per i professionisti dello yoga, in India e all’estero, e nel 2015 ha ottenuto un riconoscimento per la sua attività da parte della Yoga Alliance.  «Spesso i cristiani sono perplessi per i mantra che si recitano durante la pratica, ma questo non è un fatto centrale: io per esempio durante la seduta di yoga recito preghiere cristiane». «Non c’è niente di contraddittorio con la fede cristiana; –. È per ignoranza che una parte dei cristiani si oppongono allo yoga, dicendo che appartiene all’induismo.  Lo yoga non è legato a nessuna religione, ma è un contributo dell’antica India al resto del mondo. È una pratica olistica che unendo fisico, mente, intelletto, emozione e spirito fa sentire meglio l’uomo, gli regala la pace e lo avvicina a Dio. Inoltre, cambia la mentalità: aiuta ad essere meno materialisti e a liberarsi dal consumismo. Ecco perché le persone oggi lo praticano indifferentemente da religione, lingua e comunità di appartenenza». La pazienza e la tolleranza in tutte le circostanze sono essenziali per diventare un buon insegnante di yoga.

 «Per me la fede è una risorsa nella mia attività – continua – mi ha aiutato a diventare un insegnante valido ed efficace e resto comunque una convinta seguace di Gesù Cristo. La pratica aiuta tutti a sperimentare la pace che Gesù ci ha promesso ».  Suor Tresa afferma: “Non andrò mai contro la chiesa se mi chiedesse di lasciare lo yoga, ma sono assolutamente certa che la chiesa non chiederà mai a me o a nessuno di rinunciare allo yoga; poiché esso non ha nulla che contraddica la fede o gli insegnamenti cristiani, visto che con lo yoga tutti possiamo diventare esseri umani e cattolici migliori.  Anzi il mio vescovo, la mia congregazione, i miei superiori e tutti i miei colleghi mi sostengono e incoraggiano.  Oggi, con l'aiuto dei media e della consapevolezza, le persone sono meglio informate e stanno realizzando i valori nello yoga.

__________Intervista a Suor Infant Tresa  fatta da Philip Mathew - un giornalista di Bangalore

Prima di diventare un'insegnante di yoga professionista a tempo pieno, ha lavorato come infermiera in vari ospedali e collegi medici del Kerala. Tresa ha condiviso la sua missione con Global Sisters Report.

GSR: Cosa l'ha spinta verso lo yoga?
Tresa: Nel 1976, mentre studiavo infermieristica in Kerala, soffrivo di forti dolori alla schiena e di affanno. I medici mi consigliarono di prendere delle medicine, cosa che feci per molto tempo. Dovevo anche usare una cintura [speciale]. Ma niente funzionava. Nel 1985 ho incontrato un guru dello yoga che è venuto nell'istituto dove studiavo. Gli parlai dei miei problemi di salute. Mi consigliò di fare yoga e mi insegnò a farlo. Iniziai a sentirmi meglio dopo aver praticato lo yoga. Ho avuto anche sollievo dal mal di schiena e dal respiro affannoso. Ho sentito che era una benedizione di Dio. Decisi quindi di fare dello yoga una parte della mia vita. Ho praticato yoga negli ultimi 31 anni. Sono convinta che sia stato lo yoga a risolvere i miei problemi di salute.

Quando e come ha iniziato a insegnare yoga?

Nel 2006, dopo essere andata in pensione come infermiera, ho deciso di insegnare yoga per aiutare gli altri. Nello stesso anno ho aperto un centro yoga presso il Nirmala Medical Centre di Muvattupuzha. Dopo qualche anno, ho aperto un altro centro yoga a Thodupuzha, una città vicina, dove insegno due giorni alla settimana.  

Alcuni cristiani e chiese ritengono che lo yoga sia contrario alla Bibbia e alla fede cristiana. Qual è la sua risposta?
È per ignoranza sullo yoga che una minoranza di cristiani nella chiesa si oppone, dicendo che appartiene all'induismo. Lo yoga non appartiene a nessuna religione in particolare. Lo yoga è un contributo dell'antica India al mondo.
Poiché lo yoga è nato in India, c'è il malinteso che faccia parte della religione induista. I veggenti e i saggi indiani hanno sviluppato e promosso lo yoga dopo anni di meditazione affinché l'umanità sperimentasse Dio, la pace e il benessere. In questo mondo di turbolenze, violenza e crisi, dove le persone non hanno pace mentale e conducono una vita di stress e ansia, lo yoga dà alle persone conforto e pace e le avvicina a Dio.
In passato, solo i veggenti e i saggi praticavano lo yoga. Oggi le cose sono cambiate. Le persone, indipendentemente dalla religione, dalla lingua e dalla comunità, sono attratte dallo yoga e lo praticano. Lo yoga aumenta la concentrazione, migliora la meditazione e aiuta a rimanere concentrati. La pratica costante, duratura e sostenuta dello yoga aiuta a diventare meno materialisti e consumisti e a cambiare la prospettiva mentale della vita.

Rinuncerà allo yoga se la Chiesa glielo chiederà?

Non andrò mai contro la Chiesa se mi chiederà di abbandonare lo yoga, ma sono assolutamente certo che la Chiesa non chiederà mai a me o a chiunque altro di rinunciare allo yoga. Non c'è nulla che contraddica la fede o gli insegnamenti cristiani. Lo yoga rende migliori gli esseri umani.

Che cos'è lo yoga? Come lo definisce?
Lo yoga deriva dalla parola sanscrita "Yuj", che significa unire, unire come una cosa sola. È l'unione di fisico, mentale, intellettuale, emotivo e spirituale. Lo yoga è una pratica fisica, mentale e spirituale nata nell'antica India e divenuta popolare in Occidente nel XX secolo.
Lo yoga è una disciplina e una scienza olistica. Tocca tutti gli aspetti della vita umana. Promuove uno stile di vita sano e fornisce una protezione completa alla salute degli esseri umani.

Cosa le piace di più dello yoga?
Lo yoga promuove la salute fisica e mentale, compreso il controllo della mente. In base alla mia esperienza personale, posso dire che lo yoga ha cambiato la mia vita e il mio stile di vita. Credo che lo yoga mi abbia aiutato a controllarmi fisicamente, mentalmente ed emotivamente. Credo anche che lo yoga possa cambiare una persona fisicamente, mentalmente e spiritualmente in meglio e possa dare forza interiore.

La sua congregazione sostiene il suo lavoro? Ha affrontato qualche opposizione? Se sì, come le ha superate?
Il mio vescovo, la mia congregazione, i miei superiori e tutti i miei colleghi mi sostengono e mi incoraggiano. All'inizio, alcune persone hanno espresso apprensione per il fatto che una suora praticasse e insegnasse yoga. Non mi sono mai sentita scoraggiata da questi dubbi della gente. Oggi, con l'aiuto dei media e della consapevolezza, le persone sono diventate più informate e stanno comprendendo i valori dello yoga. Sono molto felice che persone di diversa estrazione religiosa, culturale e linguistica, provenienti da tutta l'India e da fuori del Paese, vengano nel nostro centro yoga per imparare e praticare lo yoga. Le persone che praticano yoga diventano molto mature, lucide e positive.

Quali sono le malattie che lo yoga può curare?
La maggior parte delle malattie umane può essere curata dallo yoga. Lo yoga aiuta a generare quantità corrette di ormoni da tutte le ghiandole del corpo umano. Gli organi malati del corpo umano vengono riparati, stimolati e ringiovaniti. Muscoli e ossa, nervi, sistemi respiratorio, escretore e circolatorio vengono coordinati e rendono il corpo flessibile e sano, adattandosi all'ambiente.
Le malattie legate allo stile di vita, come il diabete, il colesterolo, la pressione sanguigna, l'artrite reumatica, il mal di schiena, l'asma, l'obesità, l'epilessia, i disturbi gastrointestinali, i disturbi mestruali, la distrofia muscolare e così via, vengono curate e corrette. La mente diventa più forte e capace di sopportare il dolore e l'infelicità, di affrontare il dolore, le ansie e i problemi mentali e fisici. I pazienti depressi diventano felici e normali. Si sviluppa la concentrazione. Aumentano la memoria e l'intelletto. Lo yoga controlla anche le emozioni negative come la rabbia, l'avidità e il comportamento violento.

Quali sono i risultati ottenuti finora come insegnante di yoga?
Attualmente, due centri yoga funzionano sotto la mia supervisione. Ho insegnato yoga a quasi 4.000 persone presso il centro yoga. La maggior parte lo pratica quotidianamente. Di tanto in tanto, molti di loro vengono al centro e organizziamo incontri. Facciamo anche dei picnic. La gente considera il centro una famiglia dello yoga.
Oggi il governo incoraggia l'educazione e la formazione allo yoga nelle scuole e nei college del Paese. Gestiamo anche un corso di formazione per insegnanti di yoga. A coloro che completano il corso vengono rilasciati certificati di idoneità. Questi certificati sono riconosciuti e accettati dalle istituzioni scolastiche per l'assunzione di insegnanti di yoga in Kerala.
La mia esperienza più indimenticabile come insegnante di yoga è stata quella di aiutare una persona paralizzata a camminare e a muoversi normalmente grazie alla terapia yoga. Era un avvocato di Muvattupuzha e un lato del suo corpo era paralizzato. Non riusciva nemmeno ad alzarsi o a sedersi. Grazie allo yoga, l'ho riportato a una vita normale. Ora può camminare e condurre una vita normale.

Chi sono i suoi studenti?
Ai miei corsi partecipano donne, uomini, bambini di diverse fasce d'età, persone con diverse malattie, anziani e donne incinte. Anche se insegno a persone appartenenti a diversi ambienti e gruppi di età, trovo più gioia e soddisfazione nell'insegnare a bambini di età superiore ai 10 anni. Lo yoga aiuta i bambini nella formazione del loro carattere e migliora la loro resistenza fisica. Lo yoga li aiuta anche a raggiungere la concentrazione che li aiuta a concentrarsi nello studio. Lo yoga aiuta anche i bambini obesi a ridurre il loro peso e le loro dimensioni.

Come si aggiorna come insegnante di yoga?
Ogni anno mi impegno a partecipare a conferenze sullo yoga che si tengono in diverse parti dell'India e all'estero. L'anno scorso ho partecipato a un programma di formazione per insegnanti di 200 ore della Yoga Alliance e ho ricevuto un premio come riconoscimento del mio lavoro.

Come ha influito sul suo lavoro la creazione della Giornata internazionale dello yoga? Ha trovato più persone interessate allo yoga?
È stata un'esperienza arricchente per me. Quest'anno abbiamo celebrato la Giornata internazionale dello yoga il 21 giugno. Il membro locale dell'Assemblea legislativa del Kerala ha inaugurato la funzione. I partecipanti hanno eseguito esercizi di yoga. Giornali e canali televisivi hanno coperto la funzione. È molto gratificante che il numero di studenti e partecipanti allo yoga aumenti di giorno in giorno.

Come insegnante di yoga, qual è secondo lei la sua migliore risorsa?
La mia spiritualità, la mia fede, la mia salute fisica e mentale e la forza che ho acquisito grazie allo yoga sono i miei punti di forza. Inoltre, sono una persona dal pensiero positivo e una donna religiosa impegnata che segue incessantemente Gesù Cristo.

Qual è, secondo lei, l'abilità più importante che un insegnante di yoga dovrebbe possedere?
La pazienza e la tolleranza in ogni circostanza sono essenziali per diventare un buon insegnante di yoga. Soprattutto, per quanto mi riguarda, sono una forte credente in Dio, che è il mio creatore e salvatore. La mia fede mi ha aiutato a diventare un'insegnante brava ed efficace.

Perché è diventata una sorella?

Sono nata nel 1951 in una famiglia di cinque figli in un villaggio vicino a Palai, in Kerala. Allora mi chiamavo Aleyamma. Da bambina sentivo parlare molto della missione e del lavoro della Chiesa e della mia parrocchia. Da ragazza ero molto religiosa. La mia vita ruotava intorno alla mia Bibbia, al mio rosario e al mio amore per Gesù. Ben presto ho maturato il desiderio di diventare suora e di dedicare il resto della mia vita alla Chiesa. Dopo averci riflettuto a lungo, ho deciso di diventare suora per poter fare molto più bene alla società e alla comunità e anche per pregare e adorare Dio più da vicino. Ma la mia famiglia era contraria al mio desiderio di entrare in convento e diventare suora. Si opponevano alla mia decisione. Ero molto arrabbiata. Protestai ed espressi la mia infelicità. Rimasi senza mangiare per giorni. Alla fine la mia famiglia accettò e mi lasciò diventare suora.
Dopo la scuola superiore, mi sono iscritta all'università. Mentre ero all'università, sono entrata nel convento di Palai e sono diventata suora all'età di 19 anni.

_______________Benefici dello yoga secondo Suor Infant Tresa:

È una pratica olistica che unendo fisico, mente, intelletto, emozione e spirito fa sentire meglio l’uomo, gli regala la pace e lo avvicina a Dio. In un mondo di violenza e crisi, dove gli uomini non hanno pace mentale e vivono una vita di stress e ansia, lo yoga consola. Inoltre, cambia la mentalità: aiuta ad essere meno materialisti e a liberarsi dal consumismo. Ecco perché le persone oggi lo praticano indifferentemente da religione, lingua e comunità di appartenenza.  Le persone che praticano yoga diventano molto mature, equilibrate e positive.
La maggior parte delle malattie umane può essere curata dallo yoga. Lo yoga aiuta a generare quantità corrette di ormoni da tutte le ghiandole di un corpo umano. Gli organi malati in un corpo umano sono riparati, incoraggiati, ringiovaniti. I muscoli e le ossa, i nervi, i sistemi respiratorio, escretore e circolatorio sono coordinati e rendono il corpo flessibile e sano e si adattano all'ambiente.
Malattie dello stile di vita come diabete, colesterolo, pressione arteriosa, artrite reumatica, mal di schiena, asma, obesità, epilessia, disturbi gastrointestinali, disturbi mestruali, distrofia muscolare e così via sono curate e corrette. La mente diventa più forte e in grado di sopportare il dolore e l'infelicità, di affrontare il dolore, le ansie e i problemi mentali e fisici. I pazienti depressi diventano felici e normali. La concentrazione è sviluppata. Si rafforza la memoria e dell'intelletto. Lo yoga controlla anche le emozioni negative come la rabbia, l'avidità e il comportamento violento.
Lo Yoga aiuta i bambini nella loro formazione del carattere e migliora la loro resistenza fisica. Lo yoga aiuta anche a migliorare la loro concentrazione e ad affrontare meglio i loro studi. Lo yoga aiuta anche i bambini obesi a ridurre il loro peso e le loro dimensioni.

La meditazione e le yoga per Padre Antonio Gentili

Tutte le grandi tradizioni sapienziali e spirituali dell’umanità (che il concilio Vaticano II invita ad accogliere “laete et reverenter; con letizia e rispetto”) sono per sé finalizzate a promuovere un’autentica qualità delle vita. E quindi ad alimentare nel cuore dell’uomo pace, gioia, amore, compassione e speranza, la quale proietta l’esistenza verso un Oltre di pienezza e di beatitudine imperiture. Speranza che, così è stato detto, costituisce la virtù dei “tempi difficili”. Come è il nostro”.

Padre Antonio Gentili (1937- ) è un religioso barnabita, con licenza in teologia e laurea in filosofia. Preparato conoscitore delle religioni e delle spiritualità orientali ma profondamente radicato nella tradizione cristiana, pratica yoga e guida di corsi di meditazione e preghiera profonda, aperti a ogni categoria di persone. Per lui, la meditazione è un prezioso strumento per avvicinarsi a Dio. Padre Gentili cerca – anche attraverso numerose pubblicazioni – di ravvivare, senza travisamenti, una fede che in questi ultimi decenni mostra segni di crisi sempre più evidenti. Propone un’apertura mistica del cuore, la contemplazione, una vita ascetica e sacramentale autentica.

La meditazione è una pratica propedeutica ad una unificazione interiore in modo che si possa affrontare la realtà con maggior consapevolezza e distacco. Meditando, si raggiunge un maggior equilibrio interiore e, attraverso il rientro in sé, evidentemente ci si apre ad un rapporto più autentico con Dio. Dio si raggiunge innanzitutto passando attraverso il cuore. Dalla profondità interiore, viene incontro a noi anche attraverso la sua parola e attraverso i sacramenti, ma i sacramenti, se non hanno un luogo interiore dove radicarsi, rimangono una esperienza fine a se stessa e priva di efficacia. C’è un documento del Concilio Vaticano II in cui si parla di meditazione, in cui si asserisce che i sacerdoti devono praticare quotidianamente la meditazione. Poi che lo facciano o non lo facciano, bisogna valutare caso per caso. In ogni caso chi medita è più equilibrato, più capace di introspezione, più essenziale.
Padre Gentili fa spesso presente che per “religione” (in latino, relìgio: rilego), si deve intendere l’esperienza del legame che unisce l’umano con il Divino; un’esperienza che implica anche una rilettura (latino: relègere, rileggere) del proprio vissuto, una più profonda scelta di vita (latino: reelìgere, scegliere di nuovo) e infine la coltivazione di un’attitudine improntata a “devozione” verso la divinità (latino: rèligens).
Quindi, per Padre Gentili, non bisogna confondere “la religione” con l’assetto istituzionale, dogmatico che l’accompagna e determina l’appartenenza a una determinata “confessione”. In questo contesto tutte le discipline tendenti allo sviluppo delle capacità umane finalizzate all’auto-realizzazione favoriscono l’apertura al sacro, al Divino. Anche il praticante yoga, dopo aver eliminato l’ego, raggiungendo il silenzio mentale si abbandona in Dio. Questi aspetti sono le premesse e i pilastri stessi di un’autentica religiosità! “Lo yoga non è una religione, ma neppure vi si oppone”.

Padre Gentili fa, spesso, una correlazione tra i precetti morali dello yoga (yama) che governano le nostre interazioni con gli altri, ahimsa (la non violenza), satya (la verità), asteya (il non rubare), bramacharya (la moderazione) e aparigraha (la non possessività), con i Comandamenti cristiani. Tutte le grandi tradizioni sapienziali e spirituali dell’umanità hanno come finalità di promuovere un’autentica qualità delle vita. E quindi ad alimentare nel cuore dell’uomo pace, gioia, amore, compassione e speranza.

Padre Anthony Elenjimittam - un domenicano e monaco buddhista

 “Affinché Tutto diventi Uno”.    “L'unica Realtà è l'Uno senza un secondo, tutto il creato non è altro che la manifestazione dell'Assoluto nei suoi infiniti nomi e forme”.

"Dove c'è dualismo, c'è il mondo fenomenico; dove si trascende il dualismo e ci si stabilisce saldamente nel cuore dell'Unità, in quell'Uno che è senza secondo c'è beatitudine, immortalità, eternità, c'è la Realtà che trascende le apparenze e le illusioni dei sensi e gli inganni della mente. Ora, la strada maestra che ci può condurre a questa immortalità e a questa beatitudine è la meditazione profonda, la vita interiore, I'interiorizzazione, che scruta sempre piú a fondo nelle insondabili profondità della Coscienza e ci guida sino alla consapevolezza del Sé, sino a toccare, gustare e realizzare il Sé cosmico, la Mente universale, l'Intelligenza illimitata, il Divino, il Dio-in-noi". - P. Anthony Elenjimittam, dal testo la Meditazione per la Realizzazione de Sè.                     

Anthony Elenjimittam (1915 - 2011  ) nasce da genitori cattolici nel Kerala (India meridionale), quindi fin da piccolo è in contatto con la spiritualità cristiana e indiana. Intraprende studi filosofici e teologici e entra nell'Ordine dei Domenicani in Italia. E’ stato il primo Domenicano Indiano dell’era moderna. Diventa, inoltre, monaco buddhista conosciuto col nome di Bhikshu Ishabodananda, il cui significato è "Monaco mendicante la cui Beatitudine è Isha Bhod (Gesù e Buddha)".  

Secondo Padre Anthony lo stato di veglia è un’illusione della coscienza.  Al di là della mente e dei sensi si trova la coscienza profonda, ossia la cosiddetta coscienza universale che è uno stato di coscienza-beatitudine. Finché non dimoreremo in esso continueremo a vivere nel mondo illusorio della maya.
Noi possiamo sperimentare questo stato (turya) solo per mezzo della meditazione profonda, grazie alla quale abbiamo la possibilità di trascendere la vita dei sensi e della mente. Si realizza, in questo modo,  l’approccio al Sé e la vita divina.
Il suo pensiero si fonda sull'assoluta uguaglianza tra la filosofia orientale e quella occidentale, a partire dalla filosofia indo-vedica, a quella greca, fino al pensiero occidentale legato al cristianesimo. Ciò che cambia è il linguaggio, le parole che vengono utilizzate, ma permane una similitudine di fondo".   
Per Padre Anthony, durante la meditazione, è meglio controllare il pensiero più che la respirazione. La respirazione  è automatica e fa parte della vita inconscia, mentre la recitazione del mantra o l’osservazione dei pensieri o altro è autoconsapevole o cosciente.      
Invece di controllare la mente molte persone sono controllate da essa.
Tramite la pratica assidua delle quattro P: Preghiera, Perseveranza, Pazienza e Purezza, impareremo ad elevarci alla vita divina fuori dal mondo fenomenico, cioè ritornare alla purezza originale che è la coscienza di Dio.

Durante gli anni di permanenza  a Roma intraprende lo studio del sanscrito, con l'aiuto del più grande orientalista italiano del '900, il prof. Giuseppe Tucci.  Ha scritto più di cinquanta libri sulla comprensione interreligiosa ed ha tradotto ed interpretato alcuni dei più importanti testi spirituali dell'India.
Padre Anthony aveva molto in comune con la filosofia esistenzialista e libertaria di Krishnamurti.
A Londra entra in contatto col Movimento Vedanta, con la società filosofica, e con il buddhismo birmano. Diventa discepolo del Mahatma Gandhi  ed inserisce all'interno di tutte le religioni la pratica della non-violenza. Studia in modo approfondito gli aspetti mistici di molte religioni e particolarmente del Sufismo Islamico, del Vedānta, dello Yoga, dell'Induismo, Meister Eckhart, S. Giovanni della Croce ed altri mistici del Cristianesimo, S. Francesco d'Assisi, i padri del deserto, lo Zen, il Taoismo, ecc.

Nel 1947, dopo l'indipendenza dell'India, incontra Madre Teresa di Calcutta e approfondisce il messaggio di Swami Vivekananda e nel 1949 diventa monaco  buddhista.

Incorre nella censura del cattolicesimo impersonato dall'Arcivescovo di Bombay Valerian Gracias che fa bruciare i suoi  libri in quanto ritenuti poco ortodossi se scritti da un Padre Domenicano. Poi, successivamente,  viene reintegrato nel suo ministero sacerdotale.  Poi si  dedica totalmente al suo lavoro di missionario ed educatore. Crea nel 1957 la St. Catherine of Siena School  che  raccoglie i primi bambini poveri ed orfani per dare loro un'educazione minima di base
Nel 1962  incontra in un'udienza privata Papa Giovanni XXIII, ottenendo il sostegno della più alta autorità della Chiesa per la sua Missione in India e all'estero. Di lui Padre Antony scrive: “
[...] Ecco un Papa che si accompagnava ad ogni uomo di buona volontà per "cercare ciò che unisce e dimenticare ciò che divide"
Padre Anthony rinuncia alla carica di Vescovo e nel  2000 fonda la Missione Sat Cit Ananda con lo scopo di divulgare il messaggio di unità fra le religioni, promuovendo lo studio dei testi sacri del Cristianesimo, del Buddhismo, dell'Ebraismo, dell'Islam, dell'Induismo yogico, del Taoismo, della Filosofia Greca, dello Zen e del Zoroastrismo.
Anthony Elenjimittam ha avuto il raro privilegio di entrare in contatto con la spiritualità dell'Occidente cristiano e con la sapienza dell'Oriente indo-buddhista, realizzando in se stesso una sintesi vitale ed esperienziale. Realizzare il Sé, immutabile esistenza e consapevolezza, è per Elenjimittam il fine dell'esistenza. Calandosi nella struttura autentica dell'uomo, svelando i meccanismi profondi della mente e le sue inesauribili potenzialità, si arriva all'esperienza di unione con Dio.

 

Per far comprendere in modo semplice e immediato l'unità dei sentieri filosofico-religiosi, stimola la meditazione sul cosiddetto "Mandala degli otto sentieri". Sulla circonferenza più esterna  si trovano gli otto sentieri spirituali principali che possono aiutare il meditante alla Ricerca del Sé. Il cerchio centrale rappresenta il Sat Chit Ananda, l'Essere Consapevolezza Beatitudine, al centro del quale, inscritto in un triangolo il simbolo della sillaba sacra AUM, rappresentante i quattro stati della mente e al cui centro il piccolo punto simboleggia il Sé che tutto rende Uno.

Il "Mandala degli 8 sentieri" chiamato anche "Mandala Cosmico", è creato da J.B. Sparks che lo costruì con l'idea che tutti gli uomini potessero unirsi in un unico modo di sentire e concepire la Spiritualità. In senso orario partendo dall'alto troviamo il "Cristianesimo", l'"Umanismo filosofico", il "Taoismo e Confucianesimo", il "Zoroastrismo o Mazdeismo", il "Buddhismo", l'"Induismo Yoga", l'"Islam" e l'"Ebraismo".
Padre Anthony lo adottò come strumento atto alla pratica della "Meditazione", in modo da far comprendere, attraverso la "Consapevolezza" che esiste un unico Centro. Partendo dai vari sentieri spirituali possiamo approfondire sempre di più la nostra conoscenza fino ad arrivare al Centro, punto d'approdo unico per tutti i sentieri.

  • Filmato su Padre Anthony:  https://www.meditare.net/wp/meditazione/meditazione-e-realizzazione-padre-anthony-elenjimittam/
  • Sito ufficiale di Padre Anthony; http://www.padreanthony.org/it/pages/biografia.html    

Testi consigliati:
    • Meditazione per la realizzazione del Sé, Mursia, Milano, 1990.
    • La Quintessenza delle religioni, Verdechiaro Edizioni, Modena, 2000.
    • Controllo della mente per l'Autorealizzazione, Sat Cit Ananda Edizioni, Assisi, 2010.
    • Pensieri per la Meditazione giornaliera, Sat Cit Ananda Edizioni, Assisi 2010.
    • La Religione delle religioni, Sat Cit Ananda Edizioni, Assisi 2010.

Padre Mariano Ballester e la Meditazione Profonda e Autoconoscenza (MPA)

L'uomo è un ricercatore, nel senso di colui che ricerca qualcosa che non riesce a comprendere e che i fedeli chiamano Dio. Attorno alla meditazione profonda, infatti, si riuniscono soprattutto gli scettici, gli atei, non credenti in generale: ricercatori provenienti dalla strada che cercano qualcosa. Questa ricerca passa attraverso la conoscenza profonda di se stessi e si conclude solo grazie ed attraverso lo spirito.”

Padre Mariano Ballester (1935 - 2021), gesuita spagnolo, direttore spirituale del Collegio Internazionale del Gesù, ha messo a punto negli anni '70 un metodo di “meditazione silenziosa” che ha chiamato MPA, Meditazione Profonda e Autoconoscenza. Questo metodo si avvale largamente di esercizi basati sul respiro; è un metodo di evoluzione personale che coniuga introspezione e silenzio. 
Ha creato, inoltre, l'associazione senza fini di lucro "Meditazione Profonda e Autoconoscenza (MPA)”, che si propone di diffondere la pratica della MPA attraverso incontri di formazione e di valorizzazione umana e spirituale della persona con la finalità di guidarla verso la sorgente dell'essere. 

Ogni persona, nessuna esclusa, è portatrice spesso inconsapevole, di un “seme spirituale”. Questo seme, il centro dell’Essere, non può essere disatteso perché la sua non apertura limita la realizzazione più profonda dell’uomo. Il caos delle grandi metropoli, il lavoro frenetico, l’inquinamento, il chiasso, i nostri problemi personali, ecc… tutto questo rumore ci fa dimenticare che portiamo dentro di noi questa nostalgia d’armonia, quasi un richiamo d’amore: la voce silente del Sé.  La meditazione ci permette di trovare noi stessi.
Ecco nascere allora la necessità di una purificazione (attraverso meditazioni guidate, danze, tecniche di rilassamento, giochi e proiezioni video) dei tre livelli di percezione attraverso cui facciamo esperienza del mondo.  Questi tre livelli sono: 1- Il livello delle Forze legato al corpo e alle molteplici energie dell'inconscio. 2- Il livello delle Emozioni legate al presente ma anche e forse soprattutto, al passato. 3-  Il livello della Mente legato al mondo del pensiero.
La persona acquisirà una maggiore Auto-conoscenza e risveglierà uno stato di Presenza, per poi inoltrarsi sul cammino della vera e propria Meditazione Profonda. Con questa pratica si potrà sperimentare nella vita di tutti i giorni la consapevolezza di rimanere connessi con la voce interiore del Sè pur vivendo nel caos della vita quotidiana. La MPA utilizza il "principio di attrazione" della fisica quantistica per spiegare come l'individuo attiri energia per migliorare se stesso, liberando energia per far cadere gli involucri ed arrivare ad una auto-conoscenza. L'individuo diventa quindi, una manifestazione del suo stato interiore. Dobbiamo liberare le energie in noi, attirare altre energie per migliorare noi stessi, per arrivare al mistero divino.  Come dice la Brihadaranyaka Unpanishad: «Tu sei ciò che è il tuo desiderio più profondo. Com’è il tuo desiderio, così è la tua intenzione. Com’è la tua intenzione, così è la tua volontà. Com’è la tua volontà, così è la tua azione. Com’è la tua azione, così è il tuo destino.»

Archetipo del monaco di Antonio Dorella

La psicologia del profondo e alcune forme dell'attuale religiosità si incontrano oggi su un terreno comune. Antonio Dorella chiama quest'area "spiritualità individuativa", che è uno spazio del sacro, contemporaneamente laico e confessionale, il raccordo fra i due mondi. Recentemente alcuni teologi hanno cominciato a costruire un ponte nel punto esatto in cui gli psicologi del profondo erano all'opera sull'altra riva. 

Questi teologi, con o senza l'ausilio degli strumenti della psicologia, hanno offerto proposte innovative, che non sempre sono state accettate dalle gerarchie ecclesiastiche. Per le loro formulazioni «integrate», i teologi della spiritualità individuativa talvolta hanno pagato in prima persona con molte forme di emarginazione. 

Antonio Dorella, nel suo libro l'Archetipo del monaco pubblicato nel 2022, presenta il pensiero e le vicissitudini dei cinque maestri che hanno elaborato costrutti teologici vicini ai principi della psicologia dinamica, in grado di concorrere a una definizione di sacro e di uomo più ampia e soddisfacente, una definizione analoga all'idea di completezza che si persegue nelle stanze della psicoterapia. Panikkar, Küng, Fox, Drewermann e Boff sono forse gli apripista di un nuovo, affascinante modello di umanità?   Comunque, per questi tentativi di universalizzare ed allargare la visione spirituale, questi autori sono stati in vari modi emarginati ed allontanati dalla Chiesa Cattolica.   Testi dei cinque autori:

  • Raimon Panikkar - Il Cristo sconosciuto dell'induismo. Verso una cristofania ecumenica.   - http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/raimonpanikkar/fascinobud.htm
  • Hans Küng -  libro: Etica planetaria.  
  • Matthew Fox - libro: La spiritualità del creato. Manuale di mistica ribelle.       
  • Eugen Drewermann  - libri: Funzionari di Dio  e  L'essenziale è invisibile. Una interpretazione psicanalitica del Piccolo principe.   
  • Leonardo Boff - libro: Soffia dove vuole. Lo Spirito Santo dal Big Bang alla liberazione degli oppressi.

 Video dove l'autore, Antonio Dorella,  spiega il suo libro: https://www.youtube.com/watch?v=nniCIzeAB44

Biagio Conte, missionario laico

Addio a Biagio Conte, missionario laico che da 30 anni assisteva i poveri a Palermo.
È morto giovedì 12 gennaio a Palermo Biagio Conte, 59 anni, missionario laico protagonista di numerose battaglie in difesa dei poveri e degli indigenti a Palermo. Da tempo era gravemente malato. Attorno a lui si sono stretti fino all’ultimo i volontari e gli ospiti della comunità che aveva fondato. Il presidente Sergio Mattarella ha espresso il suo “profondo dolore” per la scomparsa di colui che ha definito “punto di riferimento, non soltanto a Palermo, per chi crede nei valori della solidarietà e della dignità della persona, che ha testimoniato concretamente, in maniera coinvolgente ed eroica”. 

Figlio di imprenditori edili, a 16 anni abbandona la scuola e inizia precocemente a lavorare nell’impresa edile della sua famiglia, ma in seguito a una profonda crisi spirituale decide di allontanarsi dalla famiglia nel 1983, andando a vivere a Firenze. Nel maggio 1990 la scelta di vivere come eremita, ritirandosi nelle montagne dell’entroterra siciliano e successivamente facendo un viaggio interamente a piedi verso la città di Assisi.  Percorso più di mille km a piedi in 65 giorni per incontrare i vertici Europei a Strasburgo.
Torna quindi a Palermo per salutare i familiari, con l’intenzione di trasferirsi in Africa come missionario, ma lo stato di miseria in cui ritrova la sua città lo porta a cambiare idea. In un primo momento è attivo nel portare conforto ai senzatetto della Stazione di Palermo, per i quali si batte attraverso diverse proteste ed un digiuno, grazie al quale ottiene l’utilizzo di alcuni locali all’interno dei quali fonda nel 1993 la “Missione di Speranza e Carità” che oggi accoglie più di un centinaio di persone.

Il 16 gennaio 2014, da anni costretto su una sedia a rotelle a causa di vertebre schiacciate a seguito delle spossanti fatiche cui si è sottoposto nella Missione, riprende a camminare dopo un’immersione nelle acque di Lourdes. Nel 2018, dopo la morte di alcuni senzatetto nelle strade di Palermo, in segno di protesta contro la povertà decide di dormire in strada, sotto i portici del Palazzo delle Poste centrali, iniziando uno sciopero della fame durato dieci giorni; in seguito la Regione finanzia l’ampliamento della struttura di via Decollati.

Anche in questi ultimi giorni, pur gravemente malato, Frà Biagio era tornato a lanciare appelli alle istituzioni per aiutare la missione che aveva fondato nel pagamento delle bollette e delle spese necessarie per garantire l’assistenza agli indigenti. Sulla figura del missionario laico è stato girato anche un film intitolato “Biagio”, dal regista palermitano Pasquale Scimeca.

Per il sindaco di Palermo, la sua morte “lascia un vuoto incolmabile a Palermo. Anche nelle ultime ore più drammatiche tutta la città si è stretta attorno a fratel Biagio, a testimonianza del valore dell’eredità umana che oggi ci lascia e che non dobbiamo disperdere”. “Ha lasciato a tutti noi una grande lezione di umanità, di altruismo, di rispetto per tutti e, soprattutto, di impegno per la collettività, sempre dalla parte degli ultimi, di tutte le persone senza alcuna distinzione di sesso, razza, religione”.

lunedì 2 gennaio 2023

Tornare umani (dopo tanta disumanità) . La grande lezione di sincerità, intelligenza e amore di Susanna Tamaro

Articolo scritto da  Roberto Fantini -  January 01, 2023   link:
https://www.flipnews.org/index.php/life-styles-2/technology-5/item/3314-tornare-umani-dopo-tanta-disumanita-la-grande-lezione-di-sincerita-intelligenza-e-amore-di-susanna-tamaro.html

   “… i soldi girano il mondo dove vogliono loro, le fabbriche di armi e quelle farmaceutiche sono le grandi potenze che decidono da che parte deve tirare il vento. E noi, in questo orizzonte, cos'altro siamo se non dei poveri maialini d'allevamento, la cui salute, farmacologicamente controllata, ha un unico fine, quello del rendimento? " -  Susanna Tamaro

Non so quanti, nel mondo della cultura e dell'editoria e, in particolare, nel mondo cattolico, si siano accorti dell'ultimo libro di Susanna Tamaro, Tornare umani..

Certamente se n'è accorta Selvaggia Lucarelli che, in maniera goffamente sarcastica, ha tentato di ridicolizzare la Tamaro, riuscendo soltanto a dare, una volta di più, convincentissima dimostrazione della sua incapacità di confrontarsi con chi ama e pratica il ragionamento e non le mere baruffe dell'insulto volgare e dell'anatema. E se ne sono anche accorti, fortunatamente, Gilberto Corbellini e Alberto Mingardi che, sul Foglio del 31 ottobre, hanno dedicato al libro della Tamaro una recensione ampia e riccamente argomentata, non priva di qualche riserva, ma fondamentalmente orientata a sottolinearne e a valorizzarne i contenuti .

Tornare umani è un libro che ha molti meriti e che, pertanto, potrebbe rappresentare uno splendido  cadeau natalizio o capodannizio da raccomandare senza esitazione a provax convinti (soprattutto) oppure apostati, a novax, freevax ed anche bohvax. 

Si tratta, infatti, prima di ogni altra cosa, di un libro onestissimo e coraggioso, nato dall'amarezza di chi, in questi terribili anni di dichiarata pandemia (funestati da coercizioni vacciniste, demonizzazioni antinovax e “ comportamenti sociali aberranti ”, in cui il virus più pericoloso in circolazione è stato quello “ della paura, dell'ignoranza, del fanatismo e della violenza ”), si è dolorosamente riconosciuto vittima delle menzogne ​​dei governanti del proprio Paese.

La Tamaro, infatti, come tante altre persone nel mondo, si è inizialmente trovata ad accogliere l'invito pressante ed assillante a sottoporsi all'iniezione di Stato, dogmaticamente celebrata come unica possibile risposta all'Apocalisse incombente, per poi accorgersi, giorno dopo giorno , dei tanti aspetti ingannevoli di tutto l'ingranaggio pseudoscientifico e delle strategie mediatico-governative volte a trascinare l'intero Paese in quella che lei definisce “ una vera e propria guerra civile ”.

Forse il pregio maggiore del libro è rappresentato dall'estrema sincerità che caratterizza l'Autrice nel ricostruire un quadro fedele di quanto accaduto e dei cambiamenti inquietanti da lei riscontrati all'interno della nostra società, conducendo un'analisi critica di apriorismi ideologici e di faziosità di ogni genere, e limitandosi ad osservare la realtà fattuale nella sua dolorosa crudezza, con lucidità di intelletto unita a poetica attitudine all'empatia.

E sono davvero molte le pagine che andrebbero menzionate, esaminate e dibattute, sia quando ci parla di come i media hanno diffuso e fomentato la paura, sia quando si chiede come sia stato possibile che tanto rapidamente si siano “ diffusi comportamenti che di scientifico non hanno nulla ” (come l'impiego paranoico e delirante delle mascherine all'aperto), sia quando si interroga sull'ingannevole efficacia dei salvifici sieri vaccinali, nonché sull'imbarazzante livello etico dei nostri presunti salvatori (ovvero le pluricondannate case farmaceutiche, con Pfizer in primissima linea) …

Ma c'è un capitolo fra i tanti che merita in modo particolarissimo di essere letto e riletto, un capitolo che, in una scuola del futuro, auspicabilmente restituito al rispetto dei diritti umani e delle verità storiche e scientifiche, meriterebbe di essere inserito in qualche splendida antologia o in qualche sapiente libro di storia o di educazione civica: quello intitolato Errare humanum est .

In esso, dopo aver preso atto dei vizi procedurali che hanno consentito la somministrazione dei cosiddetti vaccini senza il rispetto dei necessari processi   di controllo e di verifica sperimentali (e, quindi, dell’impossibilità di prevedere i loro effetti a breve, a medio e, soprattutto, a lungo termine), e dopo aver constatato che, oramai, “si hanno le prove sul campo che il susseguirsi di dosi in tempi ravvicinati non fa altro che creare danni sempre più gravi al sistema immunitario”, tanto che “i danni ormai superano i benefici”, conclude che i nostri governanti dovrebbero ringraziarci per aver creduto alle loro promesse (tanto da “essere stati obbedienti come topolini bianchi davanti alla pressoché infinita varietà di limitazioni imposte alla nostra vita”),   e successivamente abbandonare “i toni autocelebrativi” e sentirsi chiamati a “chiederci perdono”.

  • Perdono per il servizio sanitario nazionale distrutto,   
  •                  le autopsie vietate,
  • la sudditanza alle case farmaceutiche,
  •                  la Tachipirina e “vigile attesa”,
  • l’”infinità folle di regole che di scientifico non avevano nulla, ma di vessatorio molto”.
  •                 “Perdono alle forze dell’ordine, costrette a inseguire i cittadini onesti”,
  • ai negozianti e ai ristoratori ridotti alla bancarotta,
  •                   perdono ai bambini costretti a indossare la mascherina.
  • Perdono “per tutti i morti chiusi in sacchi neri”,
  •                  “per i silenzi della magistratura, dei sindacati, di tutte quelle persone che per anni hanno esaltato la Costituzione più bella del mondo e, all’arrivo del virus, si sono dimenticati di questa bellezza.”
  • Perdono “alle persone costrette a vaccinarsi per non perdere il lavoro”,
  •                   agli anziani isolati nelle Rsa,
  • a tutti coloro a cui, per mesi, “è stato cancellato il diritto di esistere nella società”.

Il perdono, dice Susanna, è “linfa vitale di ogni rapporto umano”, ma, purtroppo, non ci è ancora dato cogliere segnali in tale direzione. I politici che dovrebbero invocarlo, infatti, proseguono vergognosamente a praticare imperturbabili il “rito dell’autoincensamento”.

“Lungi dal dare spazio a un sentimento umano come il perdono, - scrive, a conclusione del capitolo - abbiamo imboccato la via di una deriva transumana che affonda le radici in una pagina nerissima della storia collettiva.”
Tornare umani è un libro dalle molte anime: un po’ lucida analisi sociologica, un po’ tagliente “j’accuse”; un po’ zibaldone dalle amare riflessioni filosofiche e un po’  toccantissimo lirico diario interiore.
Un libro, insomma, dai forti contrasti, che oscilla fra cupi scenari di sapore apocalittico e orizzonti luminosi di speranza. Fra la dura condanna di una politica che ci sta rubando l’anima e che sembra aver adottato gli allevamenti intensivi come “paradigma della futura umanità” e la convinzione che il nostro cuore sappia portarci ancora alla compassione, alla misericordia, all’umiltà, insegnandoci a chiedere perdono alla “nostra cara amatissima Terra” e a tutte le meravigliose creature che vivono in lei, vittime innocenti della nostra sciocca ignoranza.

Giunti alla fine del libro, sarà veramente arduo, ne sono certo, riuscire a non trovarsi in felice sintonia con la Tamaro nel suo approdare ad una sorta di francescano misticismo, e con il suo rivolgersi, con immensa gratitudine, alle amate (sorelle) rondini: “ Siano benedette dunque le rondini.  Sia benedetto il segreto nascosto nel mondo. Sia benedetto lo stupore dello sguardo di ogni creatura chiamata alla vita" .  

Libro di Susanna Tamaro - Tornare Umani - edizioni Solferino (settembre 2022)  

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Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...