sabato 18 marzo 2023

Lo Studiolo

Lo studiolo   https://www.spaziocorpo.it/      

Spazio Corpo / Lo Studiolo – Centro Yoga ed Educazione Somatica si trova a Roma in via E.Stevenson 24, Roma  - zona Bologna/XXI Aprile. Metro Bologna oppure Annibaliano/Sant’Agnese.

Spaziocorpo promuove yoga e body work e propone interessanti seminari con Mauro Bergonzi.

domenica 12 marzo 2023

Divine Life Society - possibilità di scaricare testi sulla spiritualità gratuitamente

 
I libri pubblicati dalla Divine Life Society sono disponibili sul web sia in formato PDF (Portable Document Format) che in HTML e sono scaricabili gratuitamente.  

Vedi link:   https://www.dlshq.org/download/

La Divine Life Society è un'organizzazione spirituale indù e un ashram, fondata da Swami Sivananda Saraswati nel 1936, a Rishikesh, India. Oggi ha filiali in tutto il mondo, con sede a Rishikesh.

La scienza sacra - Swami Sri Yukteswar

"L'Oriente e l'Occidente  devono trovare un'aurea di mezzo tra l'attività e la spiritualità".

Paramahansa Yogananda nella sua Autobiografia di uno Yogi paragona il suo Maestro, Sri Yukteswar (1855-1936) come grandezza al Cristo. Sri Yukteswar (Priya Nath Karar) è stato il discepolo di Lahiri Mahasaya di Benares, il primo ad aver insegnato il kriya yoga, affermando che questa scienza era il mezzo più efficace per ottenere la realizzazione di Dio. Sri Yukteswar  invitava i suoi studenti a diventare legami viventi tra le virtù dell'Occidente e quelle dell'Oriente. Sri Yukteswar era un occidentale dalle abitutini esteriori e interiormente e spiritualmente un orientale. Nel 1920 inviò Paramahansa Yogananda in America per far conoscere ai ricercatori della verità di tutto il mondo la scienza liberatrice del Kriya yoga. Per questo Yogananda fondò la Self-Realization Fellowship, un'associazione internazionale con sede a Los Angeles. Il grande guru entrò nel mahasamadhi, la cosciente uscita dal corpo di uno yogi, il 9 marzo 1936 a Puri.

Lo scopo del libro La scienza sacra, scritto nel 1894 da Sri Yukteswar,  è quello di mostrare che esiste una unità di fondo tra tutte le religioni e che non esistono reali divergenze tra insegnamenti spirituali occidentali e orientali. Le varie dottrine servono soltanto ad inalzare barriere quasi insormontabili che minacciano di dividere per sempre il genere umano.  Tutte le creature desiderano tre cose: l'esistenza, la conoscenza e la beatitudine. Dio è presente in tutto l'universo. Non riusciamo a comprendere Dio, perchè l'uomo si identifica con il corpo fisico, deve trascendere la maya (l'illusione) e diventare egli stesso divino.

Le idee base della nostra civiltà: il tempo, lo spazio, l'atomo sono una stessa e unica cosa, e in sostanza soltanto idee. L'atomo sotto l'influsso di cit (la conoscenza universale) forma il citta, ossia quella condizione di calma della mente, che, una volta spiritualizzata prende il nome di buddhi, l'intelligenza o intelletto. Il suo opposto è manas, la mente, nella quale dimora il jiva: il sè con ego (l'ahamkara) e l'idea dell'esistenza separata.

Quando l'uomo comprende la sua vera natura, liberarsi dalla schiavitù di maya diventa lo scopo principale della sua vita. Con l'influenza di maya subisce tutte le angosce della vita e della morte. Il dolore nasce da avidya, l'ignoranza che è la percezione dell'inesistente, e la non-percezione dell'Esistente. Avidya si manifesta sotto forma di egoismo, attaccamento, avversione e cieca ostinazione. L'uomo è sottoposto all'influenza di questi mali e poi soffre. Il fine dell'uomo è la liberazione completa dall'infelicità. L'esistenza, la coscienza e la beatitudine sono i tre grandi desideri del cuore umano.  Quando l'uomo comprende che il suo Sé è un frammento dello spirito universale, raggiunge kaivalya, l'unione del Sé con Dio.

Il cammino è costituito da sacrificio (yajna), nella penitenza (tapas), dal profondo studio (svadhyaya), e dalla pratica della meditazione. La meditazione sul suono divino Om (pranava), è la sola via che porta a Brahman, e alla salvezza. Inoltre, occorre rivolgere il proprio amore al guru e seguirne amorevolmente gli insegnamenti.  

La forza morale è rafforzata dall'osservanza di yama (moralità e autocontrollo) e di  niyama (osservanze religiose, purezza del corpo e della mente). Praticando Yama e Nyama, le indegnità svaniscono dal cuore dell'uomo e si manifesta la virtù. L'essere umano diventa così un Sadhaka, un vero discepolo in grado di conseguire la verità.

L'obiettivo è liberare la mente da tutti i pregiudizi e i dogmi limitanti, vivere una vita in modo naturale. La qualità della vita dipende dalla scelta del cibo, della dimora e della compagnia. L'uomo è un animale frugivoro che si nutre di frutta e verdura. Ama stare in compagnia di coloro che dissolvono le sue angosce, chiariscono i suoi dubbi e gli concedono la pace. Deve pertanto evitare qualsiasi cosa che produca gli effetti opposti. Inoltre, deve studiare gli scritti degli esseri illuminati.

Calmo e Limpido - Lama Mi-pham

"Possano questi testi aiutare le persone ad aiutare se stesse. Che tutti gli sforzi siano per la liberazione di tutti gli esseri".

Riassunto del testo che è diviso in due parti.

Parte prima. La ruota della meditazione analitica.  Alla meditazione buddhista non interessa l'Io e neppure il super-Io, un io trascendente o qualsiasi altra fantasia, quanto piuttosto infrangere la stretta mortale di queste fantasie, lasciando emergere la vera identità dell'uomo. La meditazione mira quindi a un'esperienza di identità in cui ogni immagine di se stessi non è altro che una distorsione e un travestimento. La stessa analisi deve essere condotta con ciò che viene chiamato mente. La maggior parte delle nostre esperienze viene filtrata attraverso un sistema di categorie, di costruzioni, di fantasie e di compartimenti, sempre centrati sull'io e basati sulla supposizione che il mondo possa essere osservato solo dal punto di vista degli interessi  o delle esigenze di chi lo percepisce.

- Le quattro verità del Mahayana si rifanno alle stesse caratteristiche dei fenomeni: la molteplicità composita, la transitorietà, l'origine della sofferenza e la non sostanzialità dell'essenza. La qualità dei frutti dipende dalla ferma risoluzione a praticare.

La causa delle frustrazioni, dei fallimenti, delle disgrazie e delle ansie non è esterna. Deve essere cercata dentro di noi. La confusione, creata dai conflitti emotivi prodotti dai giochi mentali che distorcono la visione, è l'ostacolo fondamentale alla conoscenza dell'identità di samsara e nirvana. La disciplina della mente conduce alla comprensione e alla piena consapevolezza. Gelosia, odio e orgoglio sono le emozioni che ci perturbano ed offuscano la mente, la passione è la forza emotiva che distrugge la serenità. Una volta che il dominio della sensualità è trasceso le tendenze grossolane sono eliminate. Nel buddhismo mahayana ci sono tre percorsi: 1- lo Sravakayana, il discepolo sopprime le sue emozioni ma non riesce a comprendere la natura della realtà e rimane legato al samsara; 2- il Pratyekabuddha, il praticante si ritira in solitudine e avendo sottomesso la sua natura passionale riesce a liberarsi dall'illusione che via sia qualcosa di esterno, 3-  Il Pratyekabuddha non ha però la spinta altruista che possiede il Boddhisattva, colui ha scoperto il vuoto essenziale di tutta l'esistenza e si dedica agli altri esseri senzienti immerso nel mondo per amore dell'armonia universale.  La mente è come il mare (similitudine indiana): è profonda, trasparente e priva di limiti; quando le correnti delle passioni agitano il fondo e la superfice è disturbata dalle onde del pensiero, non può esservi limpidezza e non può esservi pace.  l praticante potrà  misurare i suoi progressi verso il sentiero della meditazione Samatha e Vipasyana attraverso una struttura idealizzata dei nove stadi della meditazione (pag. 60). Durante la meditazione, la mente tende verso l'interno, rimane concentrata, e quando si distrae ritorna facilmente nello stato di concentrazione, le distrazioni non influiscono più, la mente è meno possessiva, le emozioni si risolvono nella pace, si rimuovono i desideri di ciò che non si ha, ci si concentra su un solo punto e non si ha più voglia di tornare nel mondo esterno, si percepisce l'esistenza incondizionata che è interamente illuminata. Di seguito sono riportati alcuni sutra (strofe) del testo.

  • 1 - Nella vita le cause della confusione e della frustrazione sono le virulente passioni della mente. Alla dispersione e alla distorsione, cause delle passioni, deve subebtrare la incisiva attenzione.
  • 29 - Si riconosce, attraverso la costante meditazione, la complessità, la transitorietà, il dolore e l'insostanzialità di tutta l'esistenza condizionata, sia propria che degli altri corpo-mente. 
  •  30 - La mente si imbeve di piena comprensione.
  •  31 - Libero dai frangenti della passione, l'oceano della mente è sereno e limpido, in armonia con la tranquilla purezza, si raggiunge la concentrazione nella pace e nella calma.
  • 40 - Attaccandosi a nulla, ma aspirando alla compassione, e scivolando nella vita senza paure, come un uccello nel cielo della semplicità, il figlio di Buddha raggiunge la dimensione più elevata.
  • 44 - Nei sutra è detto che l'offerta rituale alla tripla gemma, per mille anni della vita di un dio, è meno benefica del riconoscimento della transitorietà, del vuoto e dell'assenza dell'Io per il solo attimo che basta allo schiocco di due dita.

Parte seconda. Istruzioni sulla visione nella Via di Mezzo.    La tranquillità e la limpidezza della mente sono il punto di partenza per lo sviluppo della compassione. Tutti i praticanti del Buddha Dharma in Tibet sono seguaci della via di mezzo e ci sono due scuole principali che sono: Prasangika e Svatantrika.  Entrambe concordano sull'asserire che l'Io non esiste in nessuna forma sostanziale (pag. 72).  Finchè si crede nell'esistenza delle forme indipendentemente da chi le percepisce, la ricerca di una sostanza auto-esistente continua. Purtroppo le abitudini percettive, ormai profondamente radicate, insistono nel dualismo, nel trovare una distinzione tra Io ed esso, tra soggetto ed oggetto.  La trasformazione più importante si compie quando tutte le cose sono viste come un campo di relazioni reciproche.  Il secondo passo è quando si scopre che non esiste una mente, non vi è più divisione tra pensiero ed esperienza (non vi è l'uno senza l'altra - come calore e fuoco, come acqua e umidità).  Le due verità quella empirica relativa e quella ultima e assoluta diventano una, e lo yogi è colui che possiede la conoscenza di questo autentico stato dell'esistenza. Questo è il culmine del sentiero del Madhyamika, o della Via di Mezzo, sentiero in cui si avanza progressivamente. L'altro sentiero più diretto è quello del MantraYana. Questi sono i due sentieri del Mahayana.  Quelli riportati di seguito sono alcuni principi a cui si ispira il Mahayana.

  • Meditando sulla natura dell'apparente Vuoto dell'illusione, il Vuoto è nella forma e la forma è il Vuoto.
  • La ricerca spossante delle informazioni e della semplice conoscenza oggettiva diviene inutile con l'esperienza della meditazione che conduce rapidamente alla serenità.  
  • Nessuna certezza intellettuale ha valore quando si trova di fronte alla nuda realtà delle profondità della mente.                                
Mangalam - Siano tutti gli esseri felici!

Meditazione guidata

Vi propongo due meditazioni guidate, stile Mindfulness.

-  Meditazione guidata (1).

https://www.elearningmaramici.it/sito2021/documenti/MeditazioneItaliano.m4a

-  Meditazione guidata (2) - Scanner del corpo.

https://www.elearningmaramici.it/sito2021/documenti/MeditazioneScannerCorpo.m4a

giovedì 9 marzo 2023

Tony Parsons - 2

"I principianti che partecipano a questi incontri sono lasciati senza nulla. Queste conferenze si fanno a livello di parola, ma in questi incontri accade qualcosa su di un piano di saggezza non verbale. Si tratta di una risonanza che si manifesta e si può sentire nella stanza perché quella comunicazione non è un insegnamento, semplicemente perché non c’è nessuno che impara, c’è solo il bisogno di un richiamo a qualcosa di già conosciuto".  Tony Parsons     .

Per conoscere Tony Parsons (1953- ) vedi anche: http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/vedanta/parsons2.htm


Incontrare Tony Parsons significa trovarsi di fronte a un paradosso. Tony appare come una persona comune e ordinaria, ma il messaggio che condivide è unico, rivoluzionario e comunicato con gentile ma impersonale autenticità che emana da un'assoluta chiarezza. Tony Parsons indica senza compromessi che qualsiasi ricerca della Verità è assolutamente inutile perché essa è già totalmente presente come lo spazio in cui ogni cosa accade, ovvero il nostro essere, la nostra stessa natura. In questo riconoscimento colui che cerca, si dissolve accanto alla ricerca spirituale: quello che resta è ciò che è, una presenza che è amore incondizionato.  I workshop di Tony Parsons sono semplicemente una descrizione di qualcosa, non sono un insegnamento, sono semplicemente uno spunto attraverso il quale l’identità potrebbe morire come è successo a lui. Un giorno, in un parco ha fatto un'esperienza straordinaria, si è sentito semplicemente parte del Tutto, la sua identità era totalmente scomparsa e l’illusione che ci sia qualcosa era stata distrutta completamente. Nei workshop Tony espone che noi siamo un’illusione, poi descrive la natura del tutto, della completezza. E’ un’operazione molto difficile perché la natura del Tutto è inconoscibile. C’è solo il Tutto, ad un certo punto gli individui appaiono. Noi siamo energia contratta, questo è il senso del vivere, questo è quello che Tony sentiva, che viveva in un corpo. Il parlare è una scusa per far si che qualcosa accada. 

"Cosa sono Io, se non ho una identità personale?"  Tony Parsons propone che non c’è un individuo libero di scegliere. In alcune persone scatta una risonanza perchè sono immerse nella sola effettiva realtà.
Io e te siamo seduti uno di fronte all’altro, ma questa è un’apparenza, non c’è niente che appare e non c’è niente qui. Vediamo quello che apparentemente appare. Non c’è niente che abbia un significato, gli individui investono tempo e energia per realizzarsi. Vedi quel fiore, è giusto quello che è, siamo noi che diamo al fiore un significato. Tony Parsons parla così dei partecipanti ai suoi incontri: "Tutti i partecipanti nella stanza sono l’assoluto che si ricorda che è". Quando quel messaggio radicale è inteso, il mentale cerca di svalutarlo, denigrarlo o perfino ad evitarlo e persiste a volere che gli si dica che c’è un processo da seguire.

 Le persone che assistono a questi incontri hanno  la mente che cerca qualcosa da compiere e questo è frustrante, ma qui la mente non ottiene nessun compromesso. E’ chiaro. La mente non può più aggrapparsi a qualcosa e finisce per  abbandonarsi con grande sollievo. Questo è il processo che si produce al momento della morte e allora perché aspettare la morte fisica per vivere questo momento? Quando il risveglio arriva, si prova semplicemente gioia senza causa. Le persone mi chiedono “che posso fare per favorire il risveglio?” e io gli rispondo: “Non cercate ciò che potete fare, ma rendetevi conto che la vita si produce, semplicemente, e che non si produce per nessuno in particolare". Nei ritiri e negli incontri, c’è molto silenzio. In quel silenzio, ciò che dico alle persone è che tutto quello che accade è qui … e più tardi, quando prendo la parola, dico ancora: "Tutto ciò che è, è qui".  "Esiste solo l'essere senza la conoscenza dell'essere" - Tony Parsons.

Ciò di cui parliamo è un mistero. Un’altra realizzazione che arriva dal risveglio è che non c’è destino, niente è mai avvenuto, niente avverrà mai. Perché tutto quello che c’è è questo. E’ tutto. E’ veramente questo il messaggio, molto semplicemente. 
"Ciò che desideriamo più di ogni altra è in realtà del tutto semplice, immediato e disponibile. E, strano a dirsi, ciò che desideriamo non ci ha mai abbandonati". 
[...] Ciò che accade è che, quando siamo bambini piccoli, esiste solo l'essere senza la conoscenza dell'essere; c'è solo l'Essere. Poi arriva qualcuno che ci dice: «Tu sei Bill» o «Tu sei Mary», «Tu sei una persona». E in un modo o nell'altro, la mente - il pensiero dell'«io», l'identità, l'idea «Io sono una persona» - assume il controllo dell'energia dell'essere e lo identifica come Bill o Mary o quant'altro. S'impadronisce dell'essere e gli dà un nome. Nascono le parole, nascono le etichette, e l'intero concetto di «me» diviene il principale investimento della vita. [...] .  L'intero obiettivo è: «Io sono una persona e devo far funzionare la mia vita»,
E così vieni nutrito e cresciuto a forza di liste di cose da fare. Prima cosa essere un bravo bambino, poi un bravo studente... E poi c'è la lista dei requisiti per essere un bravo lavoratore, di solito seguita da quella per diventare un bravo marito, o moglie o partner. [...]
L'idea del «te» è continuamente rafforzata. [...] La finzione del «me» continua a essere convalidata persino nella ricerca dell'illuminazione, perché ciò che un cosiddetto maestro vi dirà è: «Io ho conseguito l'illuminazione e ora sono una persona illuminata e anche tu potrai diventare una persona illuminata». [...]    Se vuoi, puoi chiudere gli occhi e percepire l'energia che pensi sia quel «te», È come una sensazione di vitalità... [...] 
Ma quell'energia, [...] quella sensazione di chi pensi di essere - quella sensazione di vitalità ed energia - è l'essere; è solo l'essere. Non è mai venuta e non se n'è mai andata, non ti ha mai lasciato; è sempre stata presente. Pensavi che fosse "te", ma è solo il puro essere. Non è chi sei, ma ciò che sei. Ciò che sei è semplicemente essere, presenza, vita. Tu sei vita, la vita che accade [...].
La mente vorrà chiacchierare di questa cosa [...]. Accadrà che le sue domande non avranno risposte e capirà che non andrà da nessuna parte, perché è così che le cose stanno. La mente vuole dire: «Sì, ma...» [...].
Ma ad un certo punto la mente vorrà arrendersi. E alla fine, tutto ciò che sarà visto è che c'è solo la vita.
Se chiudi gli occhi, tutto ciò che trovi sono delle sensazioni. [...] Il corpo che sta seduto sulla sedia; una brezza leggera che entra dalla finestra; il rumore dei fogli di carta stropicciati; le auto che passano... Non c'è alcuna storia. La storie sono solo una finzione, perché c'è sempre stato solamente questo. [...] Tutto ciò che sta accadendo è semplicemente l'invito a vedere, che tutto ciò che esiste, è questo. In ogni momento la vita ti dice: «Guarda, c'è solo la vita. Non c'è alcuna storia, c'è solo la vita". "Semplicemente c'è la manifestazione dell'Uno"
"Penso che in molti modi, ciò che accade qui, è che la mente si fa avanti con l'intenzione di ottenere qualcosa e poi comincia a rendersi conto che non sta ottenendo un bel niente, perché non c'è niente che le viene dato. E così continua a farsi avanti, sempre con l'idea di ottenere qualcosa e alla fine poi si arrende. [...] 
Il risveglio non è affatto un'esperienza. [...] Qualunque cosa accada a Tony Parsons - tutto ciò che accade adesso: le braccia che si muovono, la voce che viene fuori, il fatto che è un po' caldo qui, il tossire di qualcuno - è semplicemente la manifestazione dell'Uno. [...]
Tony Parsons è solo un'apparenza; è solo un personaggio nel gioco e non significa nulla [...].
 
Quando ha luogo la separazione, sopraggiunge l'«io-pensiero» e, come un cuculo, si piazza nel nido e si mette seduto sulla consapevolezza presente. Da quel momento in poi, il «me» pensa di essere la totalità dell'universo e ogni cosa che emerge viene apparentemente vista dal «me».

Durante tutta la mia prima vita ho sentito che c'era un'altra possibilità che, una volta realizzata, avrebbe trasformato tutto e tutti. Un giorno quella possibilità divenne realtà, ed era semplice e ordinaria, magnifica e rivoluzionaria. È "il segreto aperto" (The open secret) che si rivela in ogni parte della nostra vita. Ma la realizzazione non emerge attraverso i nostri tentativi di cambiare la nostra vita, arriva come una riscoperta diretta di chi è che vive. The Open Secret' è un'opera singolare e radicale che parla della liberazione fondamentale che è assolutamente al di là dello sforzo, del percorso, del processo o del credo.
La liberazione avviene quando questo individuo semplicemente collassa, non c’è più l’"io", il sè, e il senso d’identità scompare. La liberazione non ha niente a che fare con il tempo, la storia, la ricerca ed è è totalmente inconcepibile che ci sia un guru, un qualcuno ti indichi il percorso per la liberazione,

Occorre liberarsi dall’illusione di essere imprigionati in una separazione. L’individuo vive nelle storie, se non c’è la storia non c’è individuo. Da qualche parte c’è una risonanza, ma questo è totalmente impersonale. C’è la cognizione che è la fine di qualcosa che non è mai esistita. Non c’è un processo da A a B. L’insegnamento di indicare il mezzo per trovare qualcosa è una manifestazione del dualismo, l'insegnamento per Tony  è un messaggio totalmente non dualista, impersonale.
L’individuo non può vedere il fiore come realmente è perché l’individuo vede il fiore come un oggetto separato,  e vive in continua insoddisfazione. Poi, ad un certo punto,  questa energia (individuo) che vede ogni cosa come separata, improvvisamente collassa, c’è ogni cosa e niente nello stesso tempo. 
 
Non c’è un individuo separato libero di scegliere e di volere. L’individuo cresce e pensa di avere una capacità decisionale, il cervello fa una costruzione e assume che è un mondo separato. Tutto quello che c’è, è energia. Per la fisica quantistica ogni cosa è vibrazione. L'insegnamento è basato sulla negazione che tu, per esempio, puoi scegliere di meditare, questo è dualismo. Non c’è possibilità che qualcuno ti indichi la via per arrivare all’illuminazione. 
Quando l’energia individuale collassa, quando il costrutto artificiale collassa, non lascia niente.
Non c’è consapevolezza, coscienza, centro. Non rimane niente, solo quello che apparentemente accade. Bisogna lasciare che la vita si manifesti. E’ giusto quello che accade.
Abbandonarci alla vita suppone che ci sia qualcuno, suppone un processo di A verso B, la NON dualità non è questo. "Something has to happen". Il ricercatore spirituale cerca sempre che qualcosa accada. La liberazione invece non accade.  Non è un lasciarsi andare al flusso della vita. E’ la fine, é la fine di se stessi.
Noi abbiamo l’impressione di essere seduti qui, Ma non c’è niente che accade, e questo NON può essere compreso. La vita dell’individuo è una storia inventata. Quello che sta accadendo è che il cervello sta dicendo muovi il fiore e poi la mia identità dice che è stato lui. The open secret non è dire questo è vero o questo è falso, ma questo è quello che accade. Non c’è né pace, né armonia. Noi abbiamo perso la coscienza e cerchiamo di ritrovarla, anche questo è una storia falsa. Non c’è niente fuori che sta facendo qualcosa. Il mio messaggio non è di aiutare o abilitare le persone a capire.
Non c’è una coscienza da sviluppare, ogni cosa è assolutamente e completamente perfetta. Il tutto non ha bisogno di niente. Non c’è un ruolo dell’umanità. Per avere un ruolo ci deve essere una storia.
Cinquanta anni fa anni fa c’erano ancora autorità religiose e maestri, Quello che sta succedendo oggi è che i patriarchi, le autorità religiose e politiche stanno collassando. Le persone vogliono essere libere e all’autorità sta subentrando l’anarchia.
The open secret non è un messaggio ma è solo pura anarchia e mette in discussione l’ordine esistente. Occorre smantellare il sistema negando qualsiasi autorità. Non c’è tradizione, gerarchia. C’è solo quello che accade.
C’è un'illusione di individualità dove c’è causa ed effetto. Non esiste un messaggero, c’è solo quello che accade. Quello che sto comunicando esce dal nulla. C’è una risonanza che si manifesta, non c’è una agenda.
Nell’individuo c’è una insoddisfazione di fondo, perché quello che prova è di essere separato dal tutto, siamo attratti da chi può darci amore; l’impeto di questa energia e andare verso un’altra energia; essere ricompensati di quello che abbiamo perso che è la completezza, il tutto.
L’individuo è bombardato dai cinque sensi, dal pensiero; cerca di trovare l’amore, potere, ricchezza, donne. Sta cercando di colmare un bisogno che non potrà mai essere colmato, l’amore incondizionato che abbraccia tutto come individuo non potrà mai essere colmato. Amore incondizionato è accettare tutto, accettare Hitler, il terrore, la guerra, ecc.
Totale accettazione senza condizione e senza giudizio. Ogni cosa accade e tu pensi che accade a te; Improvvisamente l’io può sparire e resta solo ciò che sta accadendo e non c’è più nessuno qui.  C'è giusto quello che sta accadendo. Quando non c’è più nessuno, non c’è più il desiderio.
Ti svegli la mattina e pensi cosa farò oggi? Non programmi? No, non programmo, il programmare accade;  Nel sonno profondo, la notte, l’illusione di essere qualcuno è completamente scomparsa. Non c’è nulla. L’io è ricostruito ogni mattina dal cervello, io mi lavo, pulisco i denti, ecc, la storia ricomincia ad andare avanti.
Il messaggio finale è questo: quello che cercate è costantemente con voi, ed è già qui. Non c’è un processo individuale creativo, c’è solo la totalità che apparentemente crea. E’ giusto qualcosa che esce dal nulla.

Insegnamenti di Corrado Pensa

Corrado Pensa (83 anni) è dal 1987 insegnante guida dell'A.ME.CO. (Associazione per la meditazione di consapevolezza) di Roma. E' stato per anni docente di Filosofia dell'India presso l'università la Sapienza di Roma, oltre che psicoterapeuta junghiano. E' un autorevole insegnante di meditazione buddhista e conduce ritiri intensivi.

Dall'incontro del 25/02/2022.  Corrado Pensa sottolinea l'importanza dei ritiri dicendo: "Il silenzio condiviso è molto più potente del silenzio solitario". Sottolinea, inoltre, l'importanza di ricominciare sempre, con nuove riflessioni e nuove esperienze. Spesso ci sono problemi dovuti proprio alla resistenza al cambiamento, in quanto teniamo a controllare le cose. A questo associamo tranquillità. Quindi sono importanti momenti di reattività e di risveglio. Una delle caratteristiche che ci permette di vivere bene il presente è l'accettazione, soprattutto con il passare degli anni, si rivaluta l'accettazione. Le cose sono così come sono. Consapevolezza, accettazione, amore come gentilezza. Ogni momento è prezioso. Accettarsi fragili e vulnerabili, in una realtà sempre presente. Si percorre un percorso spirituale per cercare di essere in questa vita nel modo migliore.  Nella quotidianità, spesso, abbiamo una reazione negativa al primo sgarbo. Dovremmo incorniciare il negativo e svalutare il positivo. Si è sempre alla ricerca di difetti - con una mente castrante -  giudicandoci e giudicando a pioggia.  Ciò è dovuto a famiglie severe, amicizie negative o scontentezza di base che cerca i colpevoli del nostro malessere.

Corrado Pensa invita a liberarsi di attaccamento, avversione e confusione e solo così si può avere una situazione nutriente e luminosa. La mente è in cerca del negativo in noi e negli altri. Occorre acquisire consapevolezza attraverso la pratica. La meditazione ci permette di conoscere i meccanismi della nostra mente, ed individuare così gli ostacoli alla corretta visione interna ed esterna. Continuiamo a giudicare noi stessi di non essere perfetti. Grazie alla conasapevolezza arriviamo al perdono che è una forma d'amore. Attraverso la meditazione, abbiamo la possibilità di scegliere se identificarsi con una mente avversiva o optare per una mente più spaziosa che accoglie amore e pace interiore. Una delle cose più importanti per l'essere umano è "la pace interiore".  E' talmente importante che dobbiamo fare di tutto per tenerla viva.

Bisogna essere dolci con se stessi anche se facciamo stupidaggini, c'è sempre qualcosa da apprezzare e per la quale essere grati in ogni situazione.  Dobbiamo mantenere in vita apprezzamento e gratitudine.  Il contrario di attaccamento è equanimità, nemico dell'equità è l'indifferenza. La pratica ci apre al bene.  Bisogna prendere l'abitudine, come diceva Thich Nath Hanh, di fermarsi durante la giornata e fare tre respiri consapevoli (è come rinascere). Occorre aprirsi alle cose così come sono, che non dipendono da noi e dalla nostra volontà, mentre dipende da noi il lavoro interiore. Corrado Pensa suggerisce di ricordarsi della pratica durante la giornata,  amare la pratica e i suoi frutti. 

Il cammino interiore ci permette di vivere in un'altra maniera, ci porta verso qualcosa di luminoso, diventa l'essenza della nostra giornata.  La pratica della consapevolezza spiegata in modo semplice: la consapevolezza è radicata nell'adesso, ci aiuta a vivere meglio, ci porta ad una chiara visione e ci aiuta a vivere meglio. Dobbiamo esercitare un'osservazione non giudicante.  Abbiamo difficoltà ad accettare i nostri stati mentali sgradevoli come irritazione, rabbia, ecc, ed abbiamo paura della paura. I tre inquinanti per il buddhismo sono: attaccamento, l'avversione, la confusione.  Hanno un grande valore l'accettazione e l'amore.  La risorsa della consapevolezza è necessaria per coltivare una vita migliore. La paura è un ostacolo ad una via più serena. Nel dhammapada è scritto:  "smetti di fare il male , fai il bene, purifica il cuore".  Per il Buddha "Non c'è altra cosa non trattabile che una mente non coltivata, una mente coltivata è fonte di felicità nella nostra vita". 

Per Neva Papachristou, la parola più importante è amore. Buddha disse:"la saggezza è amore, l'amore è saggezza". Molto importante è l'accettazione ma con un tono di voce non giudicante. Amare la possibilità di amare, durante la pratica scelgo di dimorare nell'amore. Se una persona ci sta offendendo, usciamo dal campo di battaglia ed entriamo nel campo dell'amore. Magari dicendo, con tono tranquillo, ne parliamo domani.  Se siamo avari di amore con noi stessi, non possiamo dare amore. Cita il caso di una volontaria che aiutava tutti i pazienti fino allo stremo, per sentire il suo cuore. Occorre arrivare a sentire l'amore prima ed essere cari a se stessi. Nel dhammapada c'è una parte dedicata a noi stessi.  Gli aspetti importanti della pratica sono: gratuità,  generosità, etica, meditazione. Tutti cercano qualcosa a cui affidarsi, la sola cosa su cui possiamo contare è il momento presente.  Non dobbiamo affidare la vita a qualcun altro, dobbiamo affidarci a noi stessi. 

Una mia riflessione. Il problema, oggi, è proprio quello di applicare questi luminosi insegnamenti nelle relazioni che costruiamo nella vita quotidiana al fuori dal Sangha che possono essere sintetizzate in queste due frasi che seguono. Dal testo: Anomalie di Hervé Le Tellier "Nessuno vive abbastanza per sapere a che punto nessuno si interessa di nessuno", Oppure dal testo Gurdjeff e la psicosintesi di Fabio Guidi : "Oggi le relazioni si riducono a semplici connessioni, in un contesto in cui è possibile con pari facilità entrare ed uscire, puri contatti senza impegno e responsabilità".

Yoga per malati oncologici con corsi gratuiti online

Dalla terribile esperienza di un lutto è nato un progetto con l’obiettivo di portate benessere con lezioni da seguire anche in ospedale. Il progetto di Massimo e Sibilla Mannarelli in un anno ha portato alla creazione di una rete forte di sostegno e aiuto..

Lo yoga è una pratica che affonda le sue radici lontano, con l’obiettivo di migliorare l’equilibrio tra corpo e mente. Se praticato con regolarità aiuta a stare meglio, per questo negli anni si è diffuso dall’India – sua patria natia – ed ora è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Il valore di questa disciplina è noto anche per la sua capacità di aiutare chi la pratica ad affrontare momenti difficili grazie alla meditazione ed è anche da qui che nasce l’idea di una coppia residente a Milano di aiutare con lo yoga e la meditazione chi si trova impegnato a combattere una delle più terribili battaglie che ci si può trovare ad affrontare nella vita, quella contro il tumore.

Massimo e Sibilla, insegnante di yoga lei, operatore di mindfulness lui e coppia nella vita, hanno dato vita a “Il Dono della Presenza”, non un’associazione, ma un gruppo di insegnanti di yoga e meditazione unito dallo stesso intento: quello di aiutare i malati oncologici.

Ufficialmente il progetto, spiega Sibilla, inizia nel mese di febbraio 2022: «A seguito della scomparsa di una nostra cara amica per un tumore. Tale perdita ha fatto scaturire un interrogativo: se fossimo stati più presenti usando i mezzi a disposizione durante l’emergenza sanitaria avremmo potuto esserle di qualche sollievo? Abbiamo ritenuto di sanare quella che abbiamo sentito essere una nostra manchevolezza attraverso un’azione diretta, concreta e pratica rivolta a coloro che stanno affrontando l’esperienza della malattia oncologica ed anche ai loro familiari che insieme condividono questo percorso di dolore e sofferenza portando quello che sappiamo fare, ossia insegnare yoga e meditazione. Da questa nostra idea di due sole persone il progetto si è poi sempre più allargato ricevendo grande risposta ed entusiasmo da tanti insegnanti decisi a collaborare per dare vita a questa iniziativa seguendo i principi profondi del “bhakti yoga”, il servizio devozionale e del ”karma yoga”, l’azione disinteressata».
Pochi ma fondamentali gli step che hanno trasformato il “Il dono della presenza” in un vero e proprio movimento di insegnanti e maestri che ha condiviso e si è messo a disposizione dell’iniziativa.

Massimo e Sibilla raccontano: «Abbiamo contattato attraverso la pagina Fb “Oltre Il Nastro Rosa” Lorella Villani e in pochi giorni abbiamo dato vita al progetto che al momento coinvolge oltre 260 malati attraverso quasi 30 corsi settimanali e vari eventi mensili. I corsi cercano di portare ad un maggiore benessere psico-fisico della persona e sono corsi di yoga, meditazione, rilassamento, danze in rosa, pittura, reiki, EFT, pilates e anche estetica. Ci sono poi corsi con cadenza quindicinale o mensile come gli incontri con la naturopata, la nutrizionista, i corsi di arteterapia e musica. La nostra offerta cresce settimana dopo settimana come cresce il numero dei praticanti che evidenziano quanto questo prendersi cura di sé al di fuori della malattia sia importante. Il nostro progetto è aperto a tutti senza preclusione per questa o quella problematica patologica oncologica".
"Il nostro solo obiettivo oggi è diffondere il nostro progetto ed arrivare a più malati possibili perché stiamo osservando i grandi benefici che stanno sperimentando i praticanti che vengono anche solo dal fatto che qualcuno disinteressatamente si mette al loro servizio» conclude Sibilla.


Sono già numerose le testimonianze e le dimostrazioni di affetto e stima che i partecipanti ai corsi hanno espresso nei confronti dei loro maestri e di tutto il progetto che è e resterà sempre gratuito, e che affonda la sua ragione d’essere proprio nei riscontri positivi di chi, malato oncologico, trova sollievo nella pratiche offerte, le parole di una meditante sull’iniziativa parlano più di mille parole: «È molto bella e importante per noi la strada che avete intrapreso e che ci dà un aiuto immenso». 

Facebook.com/donodellapresenza  -  e-mail: vocidelloyoga@gmail.com  -  Cell: 347 4813055

Quand la connaissance s'éveille - Anthony De Mello

Padre Anthony De Mello (1931-1987), è nato a Bombay. A sedici anni entra in un seminario gesuita e diventa padre gesuita.  Ha lavorato anche come scrittore, psicologo e psicoterapeuta e l'intera sua opera è dedicata alla liberazione interiore. Ha dedicato tutta la sua vita ad aiutare gli uomini a realizzare le loro esperienze spirituali e ritrovare energia nel quotidiano, ottimismo per il futuro, coraggio e discernimento nelle difficoltà della vita. Pillole di fiducia, aforismi di illuminanti, parabole di saggezza: questi sono i segreti del pensiero positivo di Anthony De Mello.  I suoi libri sono stati tradotti e diffusi in tutto il mondo e sono best seller internazionali.

Questo testo Quand la connaissance s'éveille (Quando la coscienza si sveglia) è una raccolta di racconti, favole e parabole che, influenzate dalla spiritualità buddista e taoista, tracciano i sentieri di una saggezza originale ed efficace. Attingendo alla sua esperienza di guida di ritiri spirituali, Anthony de Mello si rivolge direttamente al lettore, con uno stile vivace e familiare. Affronta i temi essenziali che possono illuminarlo sul risveglio a se stesso, condizione per l'armonia interiore e la felicità. Questo libro sarà un compagno prezioso per chi vuole camminare verso la conoscenza di sé.

Il significato di Hari Om Tat Sat

'Hari Om Tat Sat' è un mantra molto antico, tratto dai Veda ed è l'unone di due mantra. 'Hari Om' che è di per sé un mantra, e 'Om Tat Sat' che é un altro mantra.  'Hari' rappresenta l'universo manifesto e la vita. 'Om' rappresenta la realtà non manifesta e assoluta e infinita. Si potrebbe anche usare la parola: Dio o Brahman, il Tutto, sono tutti termini sinonimi che puntano a un solo essere, ma in realtà non lo definiscono.

Questa realtà ha due fasi. Una assoluta e l'altra manifesta. Questo universo, i milioni di soli, le lune e le stelle, lo spazio, e ciò che è al di là di questa piccola terra, sono tutte manifestazioni della realtà, piuttosto che creazioni della realtà.  

Il mantra Om, Tat, Sat, è la triplice definizione del Brahman, da cui i Brahmanas, i Veda ed il sacrificio furono creati dall’antichità ed in essa risiedono tutti i loro significati. Tat, Quello, indica l’Assoluto. Sat indica l’esistenza suprema ed universale nel suo principio. Om è il simbolo del triplice Brahman: quello rivolto all’esterno, quello rivolto verso l’interno o  verso la realtà sottile ed il purusha (uomo o anima) causale supercosciente. Ogni lettera A,U,M indica uno di questi tre stati in ordine ascendente e dalla sillaba intera sprigiona il quarto stato, Turiya, che sale verso l’Assoluto.

Quindi, 'Hari Om Tat Sat "significa" ciò che è verità". Quello che io vedo con i miei occhi e ciò che è al di là i miei occhi sono entrambi la stessa cosa, non una diversa. Il creatore e la creazione non sono due. Il creatore non ha creato la creazione, ma ha manifestato o trasformato se stesso in creazione.

Kapotasana - la posizione del piccione

La posizione del piccione o kapotasana è un asana abbastanza complesso da eseguire, soprattutto se si è principianti. Ecco come farla, i benefici e i rischi.
La posa del piccione è un asana yoga, che aiuta ad aprire i fianchi e alleviare il dolore lombare. Sebbene possa essere un ottimo modo per aumentare la flessibilità e allungare i muscoli, è importante eseguire correttamente il movimento per prevenire lesioni o stiramenti. Sebbene la posa del piccione sia generalmente sicura, c'è il rischio di lesioni, soprattutto se si esegue l’allungamento in modo troppo aggressivo e veloce andando oltre le proprie capacità.

Se si hanno problemi all’anca, al ginocchio o alla zona lombare è meglio evitarla del tutto, a meno che non sia consigliato da un operatore sanitario. Le donne in gravidanza o persone con lesioni muscolo scheletriche, da lievi a moderate, dovrebbero prima di praticarla, parlare con un medico.

lunedì 6 marzo 2023

WWOOF - un movimento mondiale

WWOOF è un movimento mondiale che mette in relazione visitatori e progetti rurali naturali promuovendo esperienze educative per costruire una comunità globale consapevole delle pratiche agricole ecologiche.
I soci viaggiatori, o WWOOFer, condividono la quotidianità rurale con l'host e imparano tecniche agricole sostenibili trascorrendo circa metà della giornata ad aiutare in fattoria. 

WWOOFing è un movimento globale che mira a riconnettere le persone alla terra grazie alla condivisione volontaria dell’agricoltura biologica.  I volontari (WWOOFer) visitano fattorie di piccole e medie dimensioni dove vivono e lavorano le persone ospitanti (host). I WWOOFer aiutano nelle attività agricole mentre condividono la quotidianità rurale degli host, i quali mettono a loro disposizione i pasti e l'alloggio.

Diventare un socio di WWOOF significa aderire ai valori della WWOOF Carta. Ti permette inoltre di contattare gli host della rete e organizzare la tua permanenza presso di loro.

Essere un host ti consente di ti consente di aprire le porte al mondo ospitando WWOOFer di tutte le provenienze. È anche un'opportunità per ricevere aiuto fisico e morale per il tuo progetto agricolo, per scambiare idee, valori e conoscenze.

martedì 28 febbraio 2023

Iside Svelata - di Helena Petrovna Blavatsky, presentata da Roberto Fantini

Iside Svelata è il primo monumentale libro scritto (e pubblicato nel 1877) dalla teosofa russa Helena Petrovna Blavatskij, con l'intento di svelare i più profondi misteri spirituali in parte legati all'evoluzione umana.
Iside Svelata - Relazioni di Roberto Fantini, sede della Biblioteca Nazionale Teosofica di Roma
Iside Svelata - un'introduzione alla lettura (parte prima)
Iside Svelata - un'introduzione alla lettura (parte seconda)

https://www.teosofica.org/it/materiale-di-studio/biblioteca-multimediale/iside-svelata,2,545

In questo sito si trovano tanti testi in Pdf stampabili relativi alla Teosofia  http://www.istitutocintamani.org/downloadLibri.php

_______Per chi volesse approfondire la conoscenza relativa alla personalità e al pensiero di Helena P. Blavatsky, suggerisco le seguenti opere:

  • H. P. Blavatsky, La Chiave della Teosofia, H. P. Blavatsky, Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza 2009.
  • Cranston Sylvia, La straordinaria vita e il pensiero della fondatrice del movimento teosofico moderno, Armenia, Milano 1994.
  • Giovetti Paola, Helena Petrovna Blavatsky e la Società Teosofica, Edizioni Mediterranee, Roma 2010.
  • Girardi Antonio (a cura di), La Società Teosofica. Storia, valori e realtà attuale, Edizioni Teosofiche Italiane, Vicenza 2014.
  • Sinnett Alfred Percy, Il Mondo Occulto, Cerchio della Luna, 2017.
  • Sinnett Alfred Percy, La vita straordinaria di Helena Petrovna Blavatsky, Casa Editrice Astrolabio-Ubaldini Editore, Roma 1980.
  • sito della Società Teosofica Italiana:  https://www.teosofica.org/

venerdì 24 febbraio 2023

L’essenza del Qi gong di Ke Yun Lu

 Dal testo di Ke Yun Lu, L’essence du Qi gong, 2004.

Il testo più antico sul Qi gong è stato scritto 4 o 5 mila anni fa. La popolarità del Qi gong designa inevitabilmente il desiderio dell’uomo di ritrovare l’armonia con la natura in un’epoca dove la vita moderna è piena di contraddizioni e di confusione e dove è difficile trovare un equilibrio. Il Qi gong è la forma più semplice ed efficace per rilassarsi, liberarsi dalle tensioni e riaggiustare l’equilibrio corpo e mente e ritrovare la loro armonia originale con l’universo.

La vera essenza del Qi gong, consiste in qualcosa oltre le forme o esercizi di respirazione, è un’attitudine verso la vita e il nostro sistema energetico.

La pratica del Qi gong è nata dalla filosofia naturale originaria della Cina, il Taoismo. In Cina si trovano delle scuole di Qi gong di origine buddhista, taoista, confucianesimo, medico, marziale, e popolare. Per entrare in contatto con le discipline orientali, zen o altro occorre cambiare il modo di pensare!  Occorre sbarazzarsi di tutto il sapere accumulato”. E' famosa la storia del maestro zen che comincia a versare del tè nella tazza del visitatore fino a debordare. Il presupposto ad accogliere questi insegnamenti è la vacuità, ossia una reale umiltà, che non contiene nessun pregiudizio, né preoccupazione di fronte alla novità. Uno stato di completa ricettività spirituale.
Quando siamo completamente rilassati e privi di qualsiasi desiderio, si diventa ricettivi agli insegnamenti e all’ispirazione. Per arrivare a questo occorrono anni di duro lavoro.
Il Tao Te King è l’opera classica del Qi gong taoista ed ha esercitato una grande influenza sulla cultura cinese. Altre opere classiche del Qi gong sono I Ching e il Huangdi Nei jing, il classico della medicina (scritto nel II secolo A.C.).
La saggezza che è chiamata “natura di Buddha” nei testi buddhisti, esiste in ciascuno di noi.
Il wu shu è direttamente associato ai principi del Qi gong, tra le forme varie, le più conosciute sono il tai chi (taiji) e il tai chi della spada. L’essenza del tai chi non risiede nei movimenti, benché abbiano la loro importanza. E’ legata alla coscienza dello spirito (mente) e al chi (qi o energia). Semplificando, le differenze che intercorrono tra il Qi gong e il Tai chi sono le seguenti:  Il Tai chi è un' arte marziale (chuan, pugilato) che basa essenzialmente la sua pratica sul controllo del qi. il Qi gong è una pratica che usa il qi per fini salutistici.

Lo zen parla di illuminazione che proviene da uno stato di pace della mente, e di lasciar andare tutte le preoccupazioni, che includono anche le restrizioni. Se noi abbandoneremo l’attaccamento, le preoccupazione e le restrizioni e i pesi psicologici conosceremo un momento di illuminazione ed entreremo in uno stato superiore dell’essere.
La pratica di Qi gong elementare comincia generalmente con delle forme. Queste forme sono delle sequenze di movimenti che controllano la circolazione del qi, permettendo ai praticanti di aprire i loro meridiani al fine di poter efficacemente rinforzare il corpo. La senza forma è la via ultima della pratica, e si riferisce soprattutto ad uno stato mentale, uno stato dell’essere. Se voi mantenete uno stato della mente naturale, quella che sia la forma che voi praticate è senza forma. Se possiamo ritornare allo stato naturale dell’essere originale e ritenerlo, si dice che si conosce l’illuminazione, che è lo stato autentico del non agire. E’ uno stato di alto livello di realizzazione del Qi gong, che può sembrare semplice ma è molto difficile a ottenere. Nella pratica spirituale, l o scopo del praticante è raggiunge una totale libertà e la liberazione ultima

Che cosa è l’illuminazione per queste discipline? E’ il ritrovare la consapevolezza del nostro essere originale. Che cosa è l’essere originale? E’ la nostra natura di Buddha, Che cosa è la natura di Buddha? E’ il nostro potere divino. Che cosa è il nostro potere divino? E’ l’illuminazione. 

Siamo ritornati al punto di partenza. Il segreto è che tutti i cammini riportano all’origine, ossia al potere divino che c’è in noi. Se noi possiamo farne esperienza, noi comprenderemo facilmente i segreti del Qi gong. Nella pratica del Qi gong, il più importante obiettivo è di arrivare a conoscere e realizzare la nostra natura divina. E’ un potere formidabile con il quale si possono anche realizzare delle guarigioni miracolose. Quando ritorneremo all’origine, entreremo nello stato più elevato della coscienza.
La via dà la nascita all’unità, che cosa è l’unità, che cosa è il qi? E’ l’inizio, quelli che raggiungono l’unità, raggiungono il Tao, la Verità ultima.

Lo yoga secondo il Maestro Amadio Bianchi

Amadio Bianchi (Swami Suryananda Saraswati) è l'ideatore e fondatore della World Yoga and Ayurveda Community, Presidente del Movimento Mondiale per lo Yoga e l'Ayurveda, della European Yoga Federation; Vicepresidente della International Yog Federation di New Delhi; Membro Fondatore della European Ayurveda Association e della Scuola Internazionale di Yoga e Ayurveda C.Y. Surya; Coordinatore Generale della Confederazione Ufficiale Italiana di Yoga, Ambasciatore della The World Community of Indian Culture and Traditional Disciplines.

Amadio è un grande Maestro di yoga e ayurveda che negli anni è riuscito a creare un ponte culturale fra Oriente ed Occidente. Mobile e instancabile: si sposta tra India, Croazia, Grecia, Francia, Lettonia, Portogallo, Polonia, Slovenia, Spagna, Svizzera, Romania, Argentina, Brasile, Bulgaria, Canada.  Lo hanno voluto nel tempo diverse trasmissioni televisive e radiofoniche quali: TG 2 "Costume e Società", Rai Uno Mattina, Vivere Meglio - Rete 4, "La vita in diretta" - Rai 2, "Monitor Popoli" - Sat 2000, Tg regionale - Rai 3, "Salute e Benessere" - Radio Sole 24, Totem - RTL 102.5, Mediolanum "Le buone notizie" - Mediolanum Channel, ecc.

Ha all'attivo diversi libri: La scienza della vita, Nel respiro il segreto della vita, Ayurveda: una scienza per la salute, La gioia di vivere con lo Yoga e con la YogaTerapia.

Una terza proposta interpretativa, appunto, si ravvisa nella parola “fusione” che per lo yoga rappresenta il livello coscienziale d’esperienza relativamente più avanzato che, di solito, segue la completa realizzazione dell’unione psico-fisica. In questo stadio il soggetto dopo aver preso atto dell’interrelazione dinamica esistente tra sé e ciò che lo circonda, la realizza fortemente anche come sensazione.  Ciò vale a far cadere le ultime resistenze e contrarietà verso aspetti della manifestazione, naturalmente anche verso gli uomini, sentendosi in fusione ed a loro legato da qualcosa di comune. Cambia a questo punto la sua visione del mondo. Le parole amico, nemico o indifferente vengono sostituite da favorevole, sfavorevole o neutrale e, per conseguenza, si presenta in lui una più evidente stabilità emotiva.

Le memorie, soprattutto attraverso la pratica della meditazione, vengono anch’esse riorganizzate e spogliate dall’aspetto emotivo.Il pesante fardello, che in molti casi costituisce il deprimente passato, viene sciolto e spesso si nota lo scomparire dei sensi di colpa. L’individuo può così incamminarsi verso un quarto stadio di realizzazione che lo porterà a cercare la gioia duratura e ciò che sta oltre l’ordinario, ovvero il trascendente. Lungo la via potrebbe sperimentare la suprema quiete, conoscere e riposare nella vera essenza del su essere. Attraverso una continua meditazione sul vero Sé, che è pura coscienza eterna ed al di là del complesso psico-somatico e delle oppressioni mondane, egli potrebbe giungere alla libertà. Nel pieno successo di questa fase il soggetto dovrebbe tornare ad integrarsi, o meglio si reintegrerebbe nella collettività, si pensa privo di resistenze e con una chiarissima visione della realtà.

Per concludere questa parte devo per di più affermare che la scienza dello yoga esige di insegnare un metodo che permetta di conseguire l’unione completa del Sè, cioè della realtà spirituale presente in ognuno di noi con quella universale la cui costituzione sarebbe, secondo una ipotesi dell’antica letteratura, realtà, coscienza, beatitudine (sat-cit-ānanda).  Questa unione sarebbe l’unico vero yoga. Il punto da dove si parte per questa esperienza. Uno stato di coscienza nel quale i mistici si propongono di incontrare e conoscere Dio. Un percorso, forse a ritroso, per mezzo del quale il generato, per così dire, ritornerebbe nel grembo del generante, anzi fondendosi nella stessa natura di quest’ultimo sicuramente perdendo la sua identità individuale

Atha yogānuśāsanam: ora, l'insegnamento dello yoga.  Con queste parole ha inizio il Samādhi Pāda, il primo capitolo inerente gli Yogasūtra, o aforismi dello yoga di Patañjali il quale, attraverso questo scritto, interpreta e si impegna a trasmettere i fondamenti di questa scienza. Prima di lui era stata principalmente tramandata in successione (paramparā), bocca-orecchio, come solitamente “si suol dire”, da guru a śiṣya (da maestro ad allievo). A questo scritto ed al suo autore di datazione incerta (fra il II secolo a.C. ed il IV d.C.) fa oggi riferimento lo yoga considerato classico.

Affermo che uno ed indivisibile è lo yoga anche se oggi ci appare in tante forme e con tanti nomi. Nel mio primo libro, La scienza della vita - Lo Yoga e l’Āyurveda (SpazioAttivo 2010), scrivevo a pagina 104: "L’errore nasce quando si inizia a pensarsi nel giusto o si crede di tenere l’unica verità in pugno senza tenere conto che l’uomo è impossibilitato per sua natura a liberarsi del soggettivo. Continua in tal modo a frazionare la “Unica Verità” in tante parti offrendola come intero, magari in buona fede, senza rendersi conto di quello che sta facendo. Già nel Ṛgveda, il più antico dei testi a cui l’India fa riferimento, si legge: ekaṃ sat viprā bahudhā vadanti: Esiste una sola verità, ma i saggi la chiamano con nomi diversi.   Anche se, ai tempi nostri, a volte mi pare che la saggezza non sia sempre “di casa”...    Tornando a parlare di yoga classico, Patañjali, con i suoi quattro capitoli:
    1) samādhi Pāda, relativo alla realizzazione trascendentale ed alla Consapevolezza;
    2) sādhana Pāda che tratta la disciplina e la realizzazione pratica;
    3) vibhūti Pāda, inerente il risveglio dei poteri spirituali siddhi;
    4) kaivalya Pāda, sulla realizzazione dell’aggiogamento ascetico;
presenta l’Aṣṭāṅgayoga, yoga dalle “otto membra” o, se vogliamo considerale come un preciso percorso di realizzazione, yoga delle otto fasi o stadi. 
Esse sono:     
---- Yama: le 5 astinenze:
    ahiṃsā: non violenza, prima norma etica, prescrizione che si deve osservare e realizzare per poter proseguire lungo la via della realizzazione;
    satya: veracità, consiste nella coerenza di parole pensieri ed azioni;
    asteya: astensione dal furto, dal prendere cioè ciò che non ci appartiene ma anche sopprimere in sé addirittura il desiderio di tale appropriazione;
    brahmacarya: controllo dell’istintualità, ovvero castità: primo passo dell’itinerario ascetico;
    aparigraha: non avidità, non possesso.
---- Niyama: le 5 osservanze o adempienze
    śauca: pulizia, purezza fisica, mentale e spirituale;
    saṃtoṣa: stato di contentamento, l’accontentarsi;
    tapas: esercizio al sacrificio, il calore dell’ascesi o aspirazione ardente;
    svādhyāya: studio di sé, riflessione e meditazione, lettura delle sacre scritture;
    īśvarapraṇidhāna: abbandono al Signore o al “Superiore”, offrire le proprie azioni o meglio il frutto delle proprie azioni al Signore o al “Superiore.

--- Āsana: termine maschile normalmente tradotto con postura. Deriva dalla radice del verbo sanscrito ās che significa 'sedersi' o 'stare seduti', maggiormente attribuibile, dunque, all’atto della meditazione. Oggi tuttavia ha assunto anche il generico significato di posizione. Ricordo comunque, che nella attuazione della pratica anche dello haṭhayoga, lo yoga del sole (HA) e della luna (ṬHA), considerato nell’epoca attuale l'espressione un po’ più fisica di questa disciplina, non si deve mai dimenticare un essenziale presupposto, come già affermavo nell’introduzione di questo stesso saggio: è yoga quando la parte fisica e la parte non fisica sono entrambe presenti mentre non lo è quando si compiono azioni dove una di queste due parti, in particolare quella non fisica, non sia equamente presente, ed è yoga, inoltre - come asserisce Patañjali - quando si esercita il controllo delle modificazioni della mente emozionale.  Gli āsana sono prevalentemente statici e l’autore degli Yogasūtra afferma che dovrebbero essere sthira-sukha: stabili e confortevoli, riferendosi anche all’attitudine interiore. Ci sono, tuttavia, anche pratiche dinamiche tra le quali eccellono i sūryanamaskāra o saluti al sole.

--- Prāṇāyāma: con questo vocabolo, in generale, nell’ambito dello yoga, si fa riferimento agli esercizi che hanno come obiettivo l’addestramento alla respirazione. Nella cultura hindū però tale termine sanscrito può avere, a volte, un significato più ampio e più profondo.L’interpretazione del vocabolo maggiormente in uso nelle scuole di yoga, tende a suddividere la parola prāṇāyāma in due parti: prāṇā e āyāma ovvero controllo (āyāma) dell’energia vitale (prāṇa). Tale traduzione ben si sposa con gli esercizi di respirazione a cui si riferisce.  Il prāṇāyāma viene proposto negli Yogasūtra di Patañjali al quarto livello dell’Aṣṭāṅgayoga o Rājayoga. Esso, tuttavia, viene menzionato anche nell’Haṭhayogapradīpikā come secondo stadio dello haṭhayoga e nella Gheraṇḍasaṃhitā, dove costituisce il quinto sādhana o pratica. Nella più rigorosa tradizione, viene consigliato di praticarlo ben quattro volte al giorno: all’alba, a mezzogiorno, al tramonto e a mezzanotte. L’orario che personalmente ritengo più idoneo in assoluto, in armonia con il dinacaryā o ritmo naturale della giornata, è quello dell’apice della forza di trasformazione pitta, il doṣa relativo alla combustione e alla metabolizzazione, cioè fra le dieci del mattino e le due del pomeriggio con apogeo a mezzogiorno. Le tre fasi del respiro, pūraka (inspirazione), kumbhaka (sospensione) e recaka (espirazione), devono essere sviluppate nel rispetto - ma questo dovrà valere sempre per ogni pratica dello yoga - in particolare dell’ahiṃsā (non violenza) e anche di tutte le altre indicazioni fornite dagli yama e niyama. Si raccomanda dunque di usare sia moderazione sia dolcezza e di evitare eccessi che potrebbero danneggiare l’apparato respiratorio o il sistema nervoso ad esso strettamente collegato. Soprattutto le pratiche avanzate, poi, devono essere eseguite sotto la guida di un Maestro, o almeno di un esperto, per evitare i rischi che una applicazione da autodidatta può comportare, specialmente per le due fasi di sospensione antarakumbhaka (ritenzione a polmoni pieni) e bāhyakumbhaka (astensione a polmoni vuoti).

--- Pratyāhāra: il quinto gradino dell'Aṣṭāṅgayoga di Patañjali, fa riferimento allo stato di interiorizzazione o astrazione nel quale il soggetto si disidentifica dalle attività sensoriali o, a più alto livello, dall’attività della mente inferiore. La propedeutica è costituita da tecniche che promuovono l’introspezione, dove il praticante sperimenta il distacco dalle impressioni provenienti dall’esterno o da quelle che sono nella sua mente.

--- Dhāraṇā : concentrazione che, in genere, prelude alla meditazione; aggregazione delle facoltà della mente verso un solo punto o oggetto. Questo esercizio facilita la cessazione dell’attività sensoriale. È il primo degli antar-aṅga o stadi, per così dire, più orientati all’esperienza spirituale. Gli ultimi tre aṅga, sono chiamati nel loro insieme anche saṃyama, alludendo alla disciplina della concentrazione della mente.

--- Dhyāna: “meditazione”, ho disposto questa parola fra virgolette poiché mi sembra doveroso, come al solito, precisare che le parole meditare e meditazione sono usate impropriamente se riferite a questo genere di pratiche. Tali termini, infatti, discendono dalla parola latina “mens” e si riferiscono inequivocabilmente al “mentale” ed alla sua attività. Ciò che qui s’intende conseguire con le esperienze interiori è sicuramente volto in altre direzioni: sperimentare il mentale nel tentativo di superarlo e giungere a stadi “sovraordinari” di contemplazione che coincidano con stati di coscienza diversi da quelli comuni, nei quali l’uomo si identifica con il contenuto della sua mente.  Ci tengo a sottolineare una volta in più, che, quando siamo nel mentale, siamo sempre a contatto con ciò che è già avvenuto, anche se prodotto dai sensi pochi istanti prima. Le vie indiane sono impegnate da migliaia di anni nel tentativo di riportare l’uomo nel presente proponendone la sperimentazione nella coscienza. Anche per questo, un termine più adatto per definire tali pratiche potrebbe essere “contemplazione”. E, specialmente nelle tradizioni dell’India, la contemplazione assume una grande importanza al punto da essere considerata determinante, nelle pratiche spirituali, ai fini dell’illuminazione. La pratica considerata più produttiva dalla maggior parte dei maestri è tuttavia quella che sviluppa il vairāgya o distacco. Questa, che promuove la capacità di contemplare il proprio mentale, senza venirne coinvolti, è reputata la via della conoscenza.  Il vairāgya consente, a mano a mano che l’abilità del meditante si fa più raffinata, di affrontare gli strati più profondi del subconscio e dell’inconscio liberandoli per riviverli nuovamente nel conscio. In questo modo, senza coinvolgimento, possiamo conoscere la loro vera natura e origine e liberarci dalle impressioni che li rivestono. Essi torneranno ad essere utili come memoria-esperienza, ma non saranno più in grado di creare disturbo ne impedimento all’esplorazione di ciò che sta oltre il mentale. Trascendere il mentale, porta a conoscere la natura essenziale e reale delle cose, non più rivestite dalle sovrastrutture costruite dall’ego. È questa la via considerata della liberazione e conoscenza.

--- Samādhi : lo stato dell’estasi. Mi viene da dire che il samādhi di cui si parla non è un vero samādhi. Si può intuire che si tratta di uno stato dell’essere che va al di là della veglia, del sogno e del sonno profondo. Esiste nella meditazione lo stadio iniziale nel quale lo yogin dispone di una concentrazione a carattere soggettivo dove egli non ha ancora chiara coscienza di se stesso; un’altra fase più oggettiva nella quale impara ad avere coscienza in maniera distinta sia di se stesso che dell’oggetto della concentrazione; ed infine la fase più alta, né soggettiva, né oggettiva, corrispondente ad uno stato di coscienza in cui lui stesso e l’oggetto della concentrazione sono la medesima cosa senza distinzione. Quest’ultimo stato di concentrazione-coscienza viene chiamato samādhi. Ed è in questo stato di perfetta trascendenza, non duale ed estatica, che si avrebbe l’opportunità di fare l’esperienza del brahman.   Nella mia personale pratica, che dura ormai da anni, ho beneficiato una sola volta, durante la meditazione, di uno stato estatico. Alla luce di questa mia esperienza, invito gli insegnanti yoga e gli studiosi ad adottare maggiore prudenza nell’esprimersi: con troppa leggerezza si parla di samādhi nelle scuole, cioè di cose di cui non si è fatta reale esperienza. Non ce n’è bisogno di puntare o parlare di estasi. Lo yoga è in grado sia di apportare meravigliosi cambiamenti nella personalità, per così dire psico-somatica, dell’individuo, sia di indurre una vita più consapevole, e direi che ciò è già un grande risultato.

Chi pratica yoga dovrebbe essere una persona equilibrata, ed dovrebbe essere cosciente della complessità del campo che sta esplorando. Talvolta ha l’impressione di trovarsi in una vasta area senza punti di riferimento e in queste condizioni gli risulta difficile affermare principi con certezza. Farlo potrebbe essere già sinonimo di fanatismo frutto di avidyā (non conoscenza, per non dire ignoranza)..

OMM - The One Minute Meditation - di Patrizio Paoletti

«La meditazione ha dei benefici confermati scientificamente». Il libro "OMM - The One Minute Meditation" di Patrizio Paoletti è una guida pratica e facile per conoscere se stessi e vivere felice. Per Paoletti non bisogna sottovalutare il potere racchiuso in un solo minuto. Un minuto per stare meglio.

È insegnante di meditazione riconosciuto nel panorama internazionale e creatore di diverse tecniche di meditazione, oggetto di ricerca psicologica e neurofisiologica, tra cui: “OMM The One Minute Meditation”, e "Quadrato Motor Training" e “OVO Camera di deprivazione sensoriale”, tecniche su cui sono state realizzate diverse pubblicazioni scientifiche. I suoi interessi di ricerca si incentrano sullo sviluppo armonico dell’essere umano, spaziando dall’indagine neuroscientifica sulla coscienza, agli strumenti didattici più efficaci per realizzare i processi di Lifelong Learning e Lifewide Education.

Patrizio Paoletti, coach e filantropo, creatore della fondazione OMM, da quasi 40 anni si occupa di sviluppo personale attraverso diversi programmi di training esperienziale che porta in tutto il mondo, a migliaia di persone. Tutte contraddistinte dallo stesso bisogno: quello di stare bene, conoscersi e migliorare. Perché abbiamo bisogno di meditazione, oggi più che mai? «Si percepisce questo scollamento tra il mondo interiore, le nostre istanze intime e profonde (ad esempio ciò che vorremmo essere e ciò che vorremmo realizzare) e la nostra vita quotidiana fatta di mille momenti di incomprensione con noi stessi innanzitutto, con la nostra insoddisfazione e con gli altri», risponde Paoletti. «Per questo spesso le relazioni tra gli esseri umani sono tese e poco focalizzate. Anche per dare futuro alla nostra specie nasce l’esigenza di migliorare la consapevolezza che abbiamo di noi stessi». Restare in silenzio con il proprio respiro è dunque sufficiente a riavvicinarsi al proprio vero sé: «Per comprendere meglio abbiamo bisogno di un attimo di pausa tra la sollecitazione e la risposta. Questo spazio viene individuato dalle neuroscienze come consapevolezza». E aggiunge: «Per poter sopravvivere la nostra specie farà questo salto evolutivo di imparare ad utilizzare i prefrontali valutativi e non il cervello istintivo - l'amigdala- rispondendo con aggressività a tutto ciò che non comprendiamo».

Paoletti pratica yoga e meditazione e si occupa di neuroscienze facendo centinaia di conferenze all'anno nel mondo», e distingue il metodo OMM da yoga e mindfulness: "Oggi la mindfulness va per la maggiore, io invece preferisco parlare di un aspetto specifico: self-awareness, ovvero autoconsapevolezza. Dobbiamo restare connessi, tenendo presente i tre principi fondamentali per il nostro benessere: l'ascolto di noi stessi, la comprensione di chi siamo e delle nostre aspirazioni, infine la capacità di godere della vita". 

Tante persone si vietano l'opportunità di sentirsi bene». Paoletti è infatti promotore di programmi come la Human Inner Design e la School of Self-Awareness la cui validità è studiata da ricerche che conduce in ambito neuro-scientifico con l’Istituto di Neuroscienza della Fondazione Paoletti in collaborazione con studiosi, Istituti e Università internazionali.
«La meditazione assidua e continuativa ha dei benefici confermati scientificamente da decine di interventi di ricercatori: il primo effetto a lungo termine è che la meditazione sviluppa la creatività. Anche un solo minuto di meditazione permette di modificare il processo respiratorio. Così il respiro rallenta, è più profondo e ossigena meglio il corpo e cervello. Un effetto immediato invece è sul ritmo del battito cardiaco e del processo respiratorio, rilasciando endorfine e benessere: ne consegue che si acquisisce la serenità necessaria a capire meglio la domanda che la vita mi pone e migliorare la capacità di risposta». «Questo attimo in meditazione genera benessere e si riesce a capire cosa è davvero importante».

Nel libro, Paoletti illustra le tre D, che sono i tre passaggi fondamentali da seguire attraverso il percorso di consapevolezza del sé: Distacco dallo stress giornaliero, Distanza dalle molte emozioni distruttive che si vivono quotidianamente e Determinazione a sviluppare un ascolto finalizzato a una successiva realizzazione dei propri desideri più intimi e profondi. Tutto il libro si concentra sui 5 passi concreti della scoperta del stare bene attraverso lo studio e la pratica di piccole azioni, una “track list” che corrisponde alle 5 dita della mano. «È necessario inserire delle piccole novità per modificare le azioni ataviche responsabili della condizione di infelicità in cui ci si trova».
Partecipazione è un’altra parola chiave. «Il tentativo di raggiungere dei risultati non lo vivo come un obbligo ma come una condizione e per essere partecipativo devo essere felice. Viviamo in un mondo pieno di aggressività».

A chi si avvicina alla meditazione e al suo metodo per la prima volta, Paoletti consiglia: «Innanzitutto cominciare con tranquillità. Tutti abbiamo a disposizione un minuto: come una pausa-caffè per riflettere su se stessi una o più volte al giorno, non servono monasteri. È necessario spezzettare questa pratica. Perché non dedicarmi un minuto? Prendere del tempo per sé è una rivoluzione. Dico a me stesso che sono pronto ad accogliermi come sono e a sospendere il giudizio. Quanti di noi sono nemici accaniti di se stessi, e si vergognano?  Bisogna cercare di perdonarsi non in modo passivo, ma propositivo, con la volontà di migliorarsi.  Posso trasformarmi e diventare più consapevole».

Sessanta secondi che possono essere vissuti o divorati senza rendersene conto, ma che, se veniamo lasciati da soli, con niente altro che il nostro respiro, possono essere lunghissimi. Un periodo di tempo chiave per qualsiasi disciplina di meditazione, yoga o mindfulness: l’unità di misura su cui costruire la propria consapevolezza. Basti pensare a quante cose si possono fare in un minuto o anche meno. È più grande dell’istante necessario per fare accadere qualcosa come: «prendere una decisione, scegliere una strada, sorridere, ringraziare, scusarsi oppure scivolare su una buccia di banana, dire una parola sbagliata, compiere un movimento inadeguato».

Iniziando la pratica OMM potrai restare in silenzio con il tuo respiro per un intero minuto e, grazie a esso, scoprire che puoi vivere un'altra dimensione e imparare a costruire un Nuovo Te Stesso.
Nell’era in cui tutti sono costantemente interconnessi, il grande paradosso è che è sempre più difficile trovare un momento, anche solo un minuto, per stare con noi stessi e chiederci: “Ma chi sono io? Che cosa voglio davvero?”  Se fuggi continuamente da queste domande, fuggi continuamente dalla vita. Il rimuginare sul passato e l’ansia per il futuro occupano così tanto spazio nella nostra mente e così tanto tempo nella nostra vita che perdiamo di vista ciò che conta davvero: il momento presente.
E così, passiamo una vita a perderci la vita che è adesso, qui e ora, in questo preciso istante. Ecco qual è la causa primaria del tuo stress e della tua perenne insoddisfazione.

La soluzione per l'autore è OMM che significa dare più vita ai tuoi giorni. Vivere in modo più consapevole. Vivere appassionatamente. OMM è questo momento, OMM è accogliere te stesso per come sei, OMM è non giudicarti, OMM è perdonarti, OMM è migliorarti, OMM è trasformarti, OMM è sapere che sei qui ora e questa è la cosa più importante.  OMM è una tecnica molto semplice che riprende alcune delle pratiche, idee, metodi e strumenti più complessi e millenari riguardanti lo sviluppo dell’uomo, rendendoli concreti e accessibili a tutti.

La meditazione ti permette di sospendere la risposta automatica che ti fa reagire negativamente a tutto ciò che crea stress e ansia, producendo uno spazio al tuo interno in cui puoi comprendere meglio te stesso, le persone e gli eventi.
Imparando a meditare ottieni un aumento della concentrazione, della produttività e creatività, riduzione di ansia, depressione e rabbia, incremento dell’intelligenza emotiva. Ma la meditazione è veramente straordinaria per tre motivi principali. Praticandola, impari a:

  •     ascoltare te stesso;
  •     capire meglio chi sei e quali sono le tue aspirazioni;
  •     godere pienamente della vita.

Meditare non è chiudere gli occhi. Meditare è aprire gli occhi.” - Patrizio Paoletti

--- La Fondazione Patrizio Paoletti è un Ente di Ricerca No Profit nato ad Assisi nel 2000 per volontà di Patrizio Paoletti e di un gruppo di ricercatori, pedagogisti, psicologi, sociologi, medici e imprenditori. La Fondazione realizza i propri programmi di ricerca ed i progetti pedagogici grazie al sostegno di oltre 100.000 persone per raggiungere un unico scopo: permettere ad ogni persona di entrare in contatto con il proprio immenso potenziale. Da oltre ventanni la Fondazione studia il funzionamento dell'uomo con una ricerca interdisciplinare: neuroscientifica, psicologica, educativa, didattica e sociale."    Indirizzo: Via Nazionale, 230 - Roma, tel: 06 808 2599  sito: https://fondazionepatriziopaoletti.org/

sabato 18 febbraio 2023

Riflessioni sullo yoga

Lo yoga non è un'attività fisica, questa associazione è assolutamente sbagliata! L'hatha yoga può, ovviamente, essere utilizzato anche solo come esercizio fisico, ma questo non è il suo vero vantaggio. Lo yoga può andare molto in profondità e toccare l'anima di un praticante. Se lo yoga è praticato adeguatamente, per un lungo periodo di tempo, il sistema nervoso viene purificato e quindi viene purificata anche la mente. Ci sono così tante diverse pratiche yoga e tutti pensano e dicono di praticarlo nel modo giusto. Come può essere il modo giusto se non produce un qualche cambiamento nelle persone, se non risveglia una qualche energia nei praticanti?  Solo i maestri severi, esigenti, duri insegnano l'intensità della pratica che porta a grandi trasformazioni negli allievi. Questo modo di procedere è ampiamente affermato anche nei testi classici dello yoga. L'accondiscendenza, lo scarso impegno, non sono la via dello yoga tradizionale. Ma forse questo metodo non è facilmente commercializzabile. Spesso i veri maestri trattano male gli allievi per scuoterli dal loro torpore, e questo rientra nella normale relazione di guru-sisya [maestro-discepolo].  Usando tutti i mezzi a sua disposizione, un grande maestro, insegna allo studente come raggiungere il livello di successo che lui stesso ha raggiunto.

Ma lo yoga è anche una relazione, non un movimento di massa. È una relazione uno a uno tra due persone (un maestro e un discepolo) e non un rapporto commerciale. Ciò che sta accadendo in Occidente è un'ampia generalizzazione e trasmissione dell'insegnamento e, purtroppo, i contatti personali sono scarsi. E i praticanti dovrebbero rivalorizzare le relazioni personali.

Il praticante deve lavorare molto duramente e dimostrare qualità di sincerità, onestà e virtù. È responsabilità degli esseri umani muoversi e agire in modo veramente onorevole e, come diceva Patanjali, sviluppare le qualità di gentilezza, compassione, gioia e amore infinito. Quando incarniamo queste quattro qualità, iniziamo ad avvicinarci alla strada per evolvere.

Molte persone hanno perso la fiducia in se stesse, la loro forza e lo yoga fa ri-emergere questi aspetti, li rende nuovamente forti. Il risveglio di questa fiducia interiore nella propria forza è uno dei benfici dello yoga. Attraverso lo studio di sé e l'autocritica, lo yogi sviluppa la propria intelligenza e impara a discernere tra ciò che è reale e ciò che non lo è.  Lo yoga mette in relazione la respirazione e i movimenti fisici. Ogni postura è collegata a una certa sequenza respiratoria. Ciò mantiene aperti i flussi di energia e previene il ristagno di energia nel corpo. Lo yoga purifica il corpo, il sistema nervoso e sviluppa un campo energetico positivo. Gli asana fungono da ponte per unire il corpo con lo spirito e lo spirito con l'anima. Praticare asana e pranayama insegna a controllare il corpo e i sensi, in modo da poter sperimentare la luce interiore, il proprio Sé.

Tutte le nostre differenze e predisposizioni mentali sono limitate dal tempo e dallo spazio, ma quando restiamo al centro del nostro essere, del nostro infinito potenziale, ci svegliamo con una coscienza universale, allargata e non più limitata dalla nostra identificazione. Questa coscienza non ha forma e tuttavia si riflette nel nostro corpo e nella nostra mente come un campo di energia.

Devo confessare, lo yoga è diventato una dipendenza per me, seppure una buona dipendenza. Mi sento male se non faccio la mia pratica o se non medito. Penso che quello che sono oggi lo devo, in buona parte, allo yoga.  Penso che lo yoga risvegli una potente energia nelle persone, un qualcosa di bello che le sostiene dall'interno e ciò permette alla natura umana di rivelarsi. Finché ci sono ardenti ricercatori e praticanti, sono sicuro che la bellezza dello yoga sopravviverà.  

I libri fondamentali per comprendere lo yoga sono: la Baghavad Gita, gli Yoga Sutra di Patanjali, le Upanishad, le varie opere sul Vedanta, il Samkhya,  lo Yoga Karika, lo Yoga Vasishta, lo Yoga Yajnavalkya e i testi classici dello yoga tantrico: Hatha-yoga pradipika, Gheranda samhita e Shiva samhita. 

  • Lo yoga è una delle sei darsana (scuole di pensiero filosofiche) che si contrappongono a quella classica e ortodossa dei Veda (testi sacri) legata a credenze e rituali. Lo yoga si fonda sul testo  Samkhya karika, un testo molto antico, che esordisce con una domanda ben precisa: quali sono le cause della sofferenza umana? Un testo complesso e articolato ma che fornisce un’idea chiara, della causa della sofferenza: la nostra mente e le sue fluttuazioni.

    Secondo questo testo lo yoga può essere la via verso un perfetto equilibrio tra mente e corpo, tra materia e spirito. Lo yoga ha il potere sull’acquietamento della mente. La concentrazione deriva dalla pratica costante e disciplinata. Lo yoga permette, a chi lo pratica in maniera assidua, con disciplina e fervore (tapas), di annullare i vortici mentali, i chitta vritti, i nostri onnipresenti rimuginamenti mentali, che sono la causa, insieme ad altri fattori (secondo la filosofia yoga) della perenne instabilità emotiva umana e quindi della sofferenza.

    Un vero praticante yoga deve prima cambiare il proprio modo di essere, se non vuole che lo yoga resti una mera pratica di stretching. Una volta modificato il nostro modo di porci verso gli altri e verso noi stessi, che sono i primi due concetti dell’ashtanga yoga espressi da Patanjali, allora potremmo realmente comprendere l’essenza della  pratica dello yoga.

  • Lo Yoga Vasishta o Yogavāsiṣṭha è un testo di filosofia indiana āstika (il termine significa colui che crede nell'esistenza di un Sé/Anima o Brahman) scritto fra il VI - VII secolo ed il XII secolo. Il testo è scritto sotto forma di dialogo fra Vasishta ed il giovane principe Rāma.  Secondo la classificazione tradizionale, le Scuole filosofiche indiane sono ripartibili in due grandi categorie, rispettivamente note come astika (ortodossa) e nastika (eterodossa).
    In senso moderno questi due termini significano rispettivamente teistico e ateo, mentre nel linguaggio filosofico tradizionale astika indica chi crede nei Veda e anche chi ha fede nella vita dopo la morte; il termine nastika viceversa , designa soprattutto il rifiuto dell’autorità dei Veda.
    Il gruppo astika comprende i sei principali sistemi di pensiero o darshana: Nyaya (logica), Vaisheshika (fisica), Samkhya (filosofia), Yoga (psicologia), Karma Nimansa (ritualistica) e Vedanta (teologia). Il secondo gruppo, quello nastika, comprende i tre sistemi filosofici denominati Carvaka, Bauddha e Jaina. Nella tradizione antico-indiana ogni scienza non viene considerata come una disciplina a sé stante ma strettamente collegata a tutte le altre in un progetto globale, organico ed integrato di apprendimento e di educazione, volto alla crescita dell'essere su tutti i piani antropologici. La psicologia indiana è saldamente connessa alla filosofia indiana, si basa quindi su fondamenta costituite da profonde verità eterne riguardanti la natura della realtà, lo scopo ultimo dell'esistenza umana e i problemi esistenziali che da sempre hanno interessato l'uomo. 

  • Lo Yoga Yajnavalkya è un scritto sotto forma di un dialogo maschio-femmina tra il saggio Yajnavalkya e Gargi. “Lo yoga di Yājñavalkya  ci permette di conoscere il modo in cui lo yoga era vissuto e praticato in India intorno al x°secolo. Il trattato sviluppa tutti gli elementi che Patañjali aveva proposto molti secoli prima;  vi troviamo un’esposizione precisa del prānāyāma in quanto tecnica respiratoria che tiene in considerazione prāna e āpana con l’indicazione anche del celebre ritmo 1.4.2.1 e l’introduzione di un mantra. Altra originalità del testo è che esso esprime in modo perfetto lo spirito brahmanico dell’epoca, in particolare nell’insistere sulla mistica devozionale ed, al contempo introduce in modo elaborato, concetti celebri come quelli di kundalinī, di agni, di chakra e di nādī che verranno poi ripresi, molti secoli più tardi. Yājnavalkaya viene considerato come uno dei più importanti maestri dell’insegnamento vedico sia rispetto a jñāna (la conoscenza) che rispetto a karma  (l’azione).

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...