sabato 18 febbraio 2023

La meditazione - Mauro Bergonzi

Mauro Bergonzi ha insegnato Religioni e Filosofie dell’India e Psicologia Generale all’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” dal 1985 al 2017. E’ membro della International Association for Analytical Psychology (I.A.A.P.) e del Centro Italiano di Psicologia Analitica (C.I.P.A.). Ha pubblicato articoli e saggi sui processi meditativi nel buddhismo antico, sulla psicologia del misticismo, sul simbolismo religioso, sull’incontro tra Oriente religioso e Occidente contemporaneo e sul dialogo interculturale fra psicologie sapienziali orientali e psicologia occidentale. A partire dagli anni ’70, ha praticato varie forme di meditazione con uno spirito libero da dogmi e adesioni confessionali, approdando infine ad una prospettiva non-dualista, che da diversi anni trasmette attraverso i suoi incontri di ‘condivisione dell’essere’ (sat-sang).  Sito:  http://www.consapevol-mente.it/mauro-bergonzi/

Appunti presi durante gli incontri di ‘condivisione dell’essere’ (sat-sang). 

Bergonzi comincia ad illustrare che cosa è la meditazione usando il seguente racconto: "Un leoncino viene adottato da un contadino e viene usato insieme agli altri asini per trasportare varie cose e come questi si abitua a mangiare erba. Un giorno arriva un possente leone, gli asini scappano, così pure il leoncino, il leone riesce a prendere il leoncino, lo porta al fiume, lo fa specchiare nel fiume e il leoncino scoprendo la sua vera natura ruggisce". La meditazione è proprio questo: il fermarsi a guardare la nostra immagine riflessa e scoprire la nostra vera natura.  La nostra natura non scompare, il nostro vero sé è già lì ed è un punto fisso. Quello che noi vediamo nella quotidianità, quello che crediamo di essere è la molteplicità in movimento.  Spesso nel nostro cammino spirituale cerchiamo un maestro (un possente leone) e non ci accorgiamo che tra noi e il maestro non c’è nessuna differenza, solo una diversa consapevolezza. Se si vive il rapporto con il maestro, come una differenza, abbiamo perso in partenza.

Quello che viviamo nella quotidianità è la molteplicità in movimento, e spesso l’instabilità ci indebolisce, siamo dilaniati da un conflitto diacronico nel tempo tra ciò che siamo e ciò che vorremmo essere con un consumo enorme di energia.  Dietro a colori, suoni, sensazioni e ricordi comunque c’è sempre un io, ma quando provo ad osservare questa costante, che è la nostra visione del mondo, il nostro sé, la sensazione sfugge perché questa costante non si può osservare, in quanto la costante è l’osservatore con il suo sguardo sul mondo. L’osservatore guarda attraverso la coscienza consapevole che la mente del resto non può afferrare.

Con la meditazione si può arrivare ad un momento di silenzio e a rallentare. E quando si rallenta, si rallenta, gli oggetti a poco a poco scompaiono, e si a rriva ad un punto in cui non ci sono più oggetti ed è più facile identificare la coscienza consapevole, manifestare la vera natura (ruggire), e prendere coscienza di essere sempre stati un leone. Poi al risveglio le forme si rimettono in movimento ed è irrilevante ciò che credo di essere. La differenza tra il risvegliato (l’illuminato, il possente leone) e il non risvegliato (il non illuminato, il leoncino) è che il non risvegliato crede che ci sia ancora una differenza tra di loro.  Nella meditazione c’è l’erronea percezione di poter disciplinarsi, di poter gestire il processo del rallentamento; ma non è così, le cose ad un certo punto accadono e non sei più in grado di gestirle, tutto collassa e ti trovi in un’altra dimensione, in un’altra modalità percettiva e la stanza dove stai meditando non è più una stanza.

 Lo scopo della meditazione è quello di trovare un'armonia corpo mente, di coltivare stati di quiete profonda, essere in armonia con la realtà.  Il primo passo nel cammino della meditazione è la meditazione sul respiro o su un punto tra le sopracciglia, ed è basata sulla concentrazione, un focalizzarsi su un oggetto, in questo caso aumenteranno i sintomi di irrequietezza (deglutire, distrarsi, ecc) poi la mente proverà il gusto della quiete. Il passaggio successivo sarà la concentrazione su un oggetto.

Per ottenere uno stato di quiete profonda occorre: 1) essere in una situazione non conflittuale, 2) meditare per un periodo di tempo lungo, 3) vivere in una situazione particolare, 4) essere guidato da un maestro, 5) star bene fisicamente, 6) non preoccuparsi della quotidianità, 7) la mente del meditante, deve cercare la quiete ed evitare distrazioni. L'iniziazione con un guru crea una implicazione emotiva e può essere la situazione ideale. Il risultato non è condizionato dal tipo di pratica,  il tipo di pratica viene scelto in funzione della propria personalità e i propri interessi.

Favoletta Taoista: "Un uomo ricco viveva al Cairo, ereditò una fortuna ma cedette tutti i suoi beni ai suoi amici, e gli restò soltanto una casa con una veranda, una palma e vicino un pozzo. Una notte sogno il volto di un uomo che emergeva dall’acqua con in bocca una moneta che gli diceva “se vuoi trovare un tesoro, devi andare a Isfarn una città distante dal Cairo e lì sotto gli archi della città troverai indicazioni per un tesoro. L’uomo parte arriva la sera stremato e si sistema per la notte a dormire sotto gli archi, dove dormono anche ladri, borseggiatori ecc,  La polizia fa una retata e dopo avergli dato diverse manganellate lo portano in questura. Qui il commissario lo interroga e ascolta divertita la sua storia, e allora gli rivela “anch’io tutte le sere sogno che qualcuno mi indica di andare al Cairo ed in una casa con la veranda troverò un tesoro in un pozzo vicino ad una palma” ma non è che io vado al Cairo per questo….”  L’uomo capisce il messaggio, ritorna al Cairo e dentro il pozzo trova il tesoro.  Il tesoro ce l’abbiamo in casa, ma spesso in certe situazioni dobbiamo fare un viaggio e poi, semplicemente, ti ritrovi a casa con una maggiore consapevolezza. Applicata alla meditazione questa storiella indica che spesso la meditazione è inutile ma in certi casi occorre seguire questo percorso per arrivare all’illuminazione.

La meditazione è un invito per riconoscere la presenza. Quando le idee collassano, in quel momento, in quel NON tempo, tutto sparisce, e la separazione scompare,  e si manifesta l’amore.

La versione non dualista ti obbliga a stare nella vita. Quale è il ruolo della volontà? Esiste il bene o il male?  Nel mondo delle manifestazioni non dualistiche, le onde oscillano da un punto all’altro e così le vibrazioni.  Il linguaggio separa, è fatto di pieni e vuoti, le frasi separano un opposto dall’altro. Caldo freddo, bene male, ci alleniamo con il bene e speriamo di annientare il male. Gli opposti sono tracciati come linee nella nostra mente, quando traccio un angolo concavo su una lavagna mi ritrovo anche l’angolo convesso.

L’esistenza oscilla tra il momento in cui si vive una coscienza cosmica o si vive un io separato. La dualità è l’essenza della falsità, la realtà è un’infinità di differenze ma non c’è separazione tra l’io e il mondo.  La meditazione è un invito alla non dualità, permette di sperimentare che esserci e essere cosciente sono una unica cosa.

Quando la mente è in stato di galleggiamento spensierato, le idee collassano, in quel momento, in quel NON tempo, tutto sparisce, e la separazione scompare, l’io e il mondo diventano una sola cosa, l’io che abbiamo costruito scompare.  Queste esperienze di sperimentazione del Tutto, della non separazione, della non localizzazione avvengono anche nella quotidianità come ad esempio al mare, di fronte ad un tramonto, ad un concerto.  La mente è in stato di galleggiamento spensierato, fuori dal tempo, e in quello stato la coscienza dell’io scompare. La dualità è l’essenza della falsità, nella realtà infinità di differenze non c’è separazione.

Gesù e il Diavolo stavano parlando, quando videro un uomo che si chinava per raccogliere qualcosa, Gesù disse “ha trovato la verità”, Il diavolo rispose “Bene, allora  potrò così organizzare la verità e creare una  nuova religione, dei riti ecc".

Spesso l’ostacolo a questa esperienza è proprio la ricerca di una tecnica e di un metodo. Il suggerimento è quello di Non cercare di razionalizzare, e di vivere la vita con leggerezza ed allegria, come rappresentata da Shiva nataraja la vita è una danza.

Meditazione 2 - Mauro Bergonzi

Appunti presi durante gli incontri di ‘condivisione dell’essere’ (sat-sang) organizzati da Mauro Bergonzi. Mauro Bergonzi è docente di “Religioni e Filosofie dell’India” presso l’Università degli Studi di Napoli “L’Orientale” e socio ordinario della International Association for Analytical Psychology (I.A.A.P.) e del Centro Italiano di Psicologia Analitica(C.I.P.A.). Ha pubblicato articoli e saggi sui processi meditativi nel buddhismo antico, sulla psicologia del misticismo, sul simbolismo religioso, sull’incontro tra Oriente religioso e Occidente contemporaneo e sul dialogo interculturale fra psicologie sapienziali orientali e psicologia occidentale.

La parola meditazione, dal latino meditare, ha origine indoeuropea, significa Man, ossia misurare con il pensiero; meditare in latino è collegato a mentire, la radice Ma significa misurare, madre, maya, metro, matrice.  Il costruttivismo, è un'esperienza costruita dalla nostra mente, il nome è utile, ci dice a cosa serve un oggetto, con la Ma misuriamo la realtà che diventa una matrice (mappa) della realtà che poi viene scambiata per la realtà, La mente mente, la meditazione è la medicina della mente. La meditazione è una tecnica per tornare dallo stato artificiale (mente che mente) allo stato naturale.

Possiamo identificare tre tipi di meditazione:

  • su un oggetto specifico su cui meditare,  la mente è attratta naturalmente da un oggetto, occorre scegliere un oggetto come supporto meditativo, osservare solo quell’oggetto,  può essere anche una candela, una statua, un mantra ripetuto, il mantra funziona in automatico fino a diventare uno sfondo pervasivo della coscienza e porta pace, col tempo si ha una diminuzione del rumore interno, e diventa indistinguibile la mente dall'oggetto. In questo caso  inizia a svilupparsi una quiete, una voglia di rimanere in questa situazione ed  il resto diventa un disturbo. Se si arriva a questo livello si soffre meno, anche se arriva qualcosa a destabilizzare la mente. Il passaggio successivo è il passaggio dalla mente alla non mente, coltivando la quiete della mente, un processo unstressing per scaricare la tensione. Durante la meditazione, lo stress per la prima volta emerge in maniera pura ed è difficile da controllare. 
  • meditazione di consapevolezza aperta; non si sceglie nessun oggetto ma si pone l’attenzione su quello che emerge di volta in volta nel momento presente, è molto difficile perché si deve essere capaci di mollare l’oggetto su cui siamo concentrati per dedicarci ad un altro più preponderante, fino a raggiungere lo stato di quiete profonda mentale. Nella pratica di consapevolezza aperta non c’è preferenza tra mente quieta e mente agitata.  E' un'esperienze di flusso, dove la realtà compare e scompare.Si può comparare questo tipo di tecnica ad un guardiano sulla soglia del cancello della città.
  • esperienze vibrazionali quando si medita sulle energie, lasciando lavorare le energie positive del corpo, è qualcosa di esperienziale che ha degli effetti anche fisici. Un esempio di questo tipo di meditazione è il Tibao. Il Tibao si può fare in piedi, seduti e sdraiati, durante la pratica la mente galleggia, l’energia si muove, si cerca di sintonizzarsi con uno spensierato galleggiamento.

Cosa si vuole ottenere dalla meditazione?  Coltivare la quiete, far interagire mente e corpo, acquisire maggiore energie, sviluppare il silenzio, sviluppare l’attenzione in azione, vivere meglio nel quotidiano, raggiungere uno stato profondo di beatitudine. La meditazione non ci può dare la felicità con la F maiuscola, può ridurre la sofferenza, si possono ottenere dei vantaggi, ma i vantaggi che raggiungeremo li perderemo.  Esempio del lama tibetano che ha creato Pomaya, devastato dal tumore dopo 40 anni di meditazione si sentiva come foglia al vento.

Dovremmo iniziare ad investigare su ciò che non cambia mai attraverso le varie esperienze, e perché quindi preoccuparci di ciò che va e viene?

Si inizia la meditazione per ottenere la pace, il controllo delle energie utilizzando tecniche diverse. Ma occorre sapere che non ci sono tecniche per raggiunge la liberazione, a volte accade. 

Esistono altri due tipi di meditazione:  sull’oggetto e sul soggetto (ad esempio l'investigazione sul sé nel buddhismo). Secondo Maharishi, si deve indagare sul chi medita (ed è più importante), in quel caso l’attenzione dall’oggetto si orienta sul soggetto, e la  mente ritorna all’interno. Lo stesso avviene nella pratica di meditazione nello Zen, in questo tipo di pratica si deve volgere la luce dell'attenzione all’interno (rotazione a 180 gradi dell’attenzione).

Nisargadattha e Ramakrisna posero spesso la domanda "Chi sono io?"  In questo caso occorre passare dall’attenzione sugli oggetti all'attenzione sull’io sono, il pensiero dell'io sono fa sparire tutti gli altri pensieri. Concentrarsi sul pensiero "io sono" non indica nient’altro che l’esserci (quello che c’è sempre), il foglio dietro le parole, un abisso di meraviglia che può essere assaporato in qualsiasi momento della vita quotidiana.  Dobbiamo lasciare andare l’io sono. Entrare nella nube del non sapere per andare oltre il pensiero e distruggere il pensiero (questo è l'obiettivo degli indiani e dei tibetani ), o non pensare a niente (questo è l'obiettivo dei cinesi). Dobbiamo passare dalla mente distratta alla mente una, poi alla non mente.

La tecnica consiste nel lasciare andare l’oggetto percepito, cercare di percepire il vuoto e poi spostare l’accento su chi percepisce il vuoto. L’investigazione è una pratica ma ci si muove nell’ottica dell’io separato e limitato. Occorre utilizzare dei metodi o tecniche come la meditazione per superare la separazione.

Le pratiche meditative possono muoversi  nella orizzontalità per aiutarci a gestire il dolore (se muore un coniuge, genitore o figlio) imparando qualcosa di nuovo e migliorarsi; questo ci aiuta eliminare tanta sofferenza. Oppure nella verticalità di ciò che siamo, l'apparenza di un io separato è reale come è illusorio che l’io sia veramente separato, la percezione della separazione dell’io separato non altera ciò che lo percepisce. L’io separato che cerca il tutto è un gioco che porta sofferenza.

Un discepolo su un greto del fiume chiede al maestro che siede sull’altra sponda: “come si fa a raggiungere l’altra sponda?” Il maestro rispose “tu sei già sull’altra sponda”.

Io non sono un corpo che cambia, io sono quel quid che non cambia. Se scarto tutto quello che cambia, resta la coscienza di esserci, e l'esserci. Ma la tua coscienza può essere diversa dalla mia? In che cosa è diversa? La differenza può essere nella coscienza del corpo, mente, stato sociale, ecc. La luna che si manifesta in mille riflessi è la stessa luna (vedi la copertina del libro di Bergonzi Il sorriso segreto dell'Essere).

La coscienza di esserci abita tutto, Noi non siamo solo individualità, tu puoi vederti come onda o come mare, l’onda è attività dell’acqua, è mare. Ci sono infinite differenze, ma non reale separazione, il pensiero usato impropriamente crea dualismo, il pensiero viene dalla totalità, e quindi non può portare alla totalità, ci manca la semplicità.

Se io osservo vedo molteplicità in movimento, la costante è l’elemento che non muta, l’osservatore, la coscienza costante e invisibile.  Per percepire il cambiamento c’è bisogno di qualcosa che non cambi, la coscienza che percepisce è vuota e invisibile come lo spazio, quando oggetti molteplici si manifestano la coscienza diventa invisibile. Per definire la coscienza possiamo adottare la metafora dello spazio e del silenzio ( è lo sfondo dove il suono e le cose si manifestano). Quando non ci sono più oggetti è più facile percepire la coscienza (l'io sono).

La vera spiritualità è una forma radicale di democrazia. Ci sforziamo di diventare leoni e cerchiamo il "chi sono io". Ma se scartiamo tutto quello che cambia (corpo, sesso, nazionalità, età), si sgretola l'identità. Ad un certo punto il pensiero deve dire "non so", a quel punto tutto evapora, anche il tempo, resta solo esistenza e coscienza, il pensiero si abbandona, si lascia il filosofo e si scende al cuore e nasce il mistico. La coscienza è lo spazio dove tutto finisce, non si muove niente, non è nel tempo. La coscienza è il non esserci. Per Kant inseriamo le cose in griglie conoscitive di tempo e spazio. La coscienza accetta tutto senza alterarlo. Il libero arbitrio presuppone un io separato dagli altri.

Sei sicuro che esisti evidenza dell’esserci nasce il pensiero, il tempo appare all’interno dell’esperienza, la presenza è qui, e l’io separato va e viene.

L'attività del percepire è caratterizzata da esperienze che appaiono e scompaiono, Per percepire il movimento esterno ci vuole qualcosa che sta fuori. Non c’è una sola percezione che può apparire separatamente dalla coscienza. Quindi coscienza ed esperienza sono la stessa cosa. Io sono il mondo.

La coscienza è uno spazio senziente, una vivida presenza, la coscienza del dormiente crea il sogno, questa coscienza di qualcosa sparisce ogni notte nel sonno profondo. La coscienza se ne va con la morte. Coscienza in sé, è un fatto puro e semplice di essere cosciente. Per Nisargadatta, l'assenza di memoria non è prova di inesistenza. La coscienza è una funzione del cervello? Ma io chi sono in realtà? Il cervello non è la sola somma di neuroni, Da quando ero bambino ad oggi, c’ero e ci sono. Il mio essere cosciente in che cosa mi differenzia da un altro? Esperienze e le emozioni sono diverse ma non la coscienza. C’è una sola coscienza o molte coscienze?

Un sistema auto osservante è costretto a dividersi in due parti: in osservatore e osservato e quindi l’osservazione non sarà mai completa.  La coscienza è invisibile a se stessa, ma è l’unica cosa certa, coscienza e consapevolezza sono sinonimi. L'attenzione è invece diversa dalla coscienza. Per dare attenzione a qualcosa (per avere la coscienza di qualcosa) devi lasciare andare tutto il resto, il resto è sfondo. L’attenzione può esserci solo con la coscienza, la coscienza non puoi espanderla perché è già lì.

Il Monismo è un sistema filosofico, un modo di descrivere la realtà ed afferma l’uno e nega la molteplicità. Nel Non dualismo si afferma che esiste qualcosa che abbraccia tutto, l’uno e i molti, appaiono infinite differenze ma nessuna separazione. Bergonzi aderisce ad un Non dualismo radicale (ma non possiamo definirlo una filosofia). 

Con il pensiero non è possibile descrivere questa meraviglia, non è possibile rappresentare l’infinito, che è caratterizzato dalla famosa frase "Neti, Neti", non è nè questo, nè quello.

Sei sicuro di esserci? Si, quindi ho una consapevolezza concettuale. Se prima non ci sono io niente appare. Essere ed essere cosciente sono la stessa cosa, sono parti di uno stesso io, puoi essere cosciente dell’io sono, del pensiero che io sono. La coscienza è però universale. Absoluto, sciolto da tutto, il sé comprende l’io, il sé comprende il tutto, c’è una sospensione dell’io, il sé è irraggiungibile dall’io, le cose accadono anche senza l’io. Esperienza e realtà sono la stessa cosa?  E' indimostrabile che ci sia un’unica coscienza, quando dormi il mondo non c’è più ma per un altro esiste.

La coscienza è il cervello? E’ una funzione del cervello? La coscienza in sé non è possibile studiarla, è possibile studiare i contenuti della coscienza. La coscienza è un’emergenza del cervello, la coscienza è creata dal cervello, ma così si crea un loop epistemologico. Shrodering  pone le seguenti domande: Come è possibile che migliaia di cellule diano vita ad una sola coscienza?

La vita è corta, se non ha senso e significato che viviamo a fare? Allora cerchiamo delle risposte, le cerchiamo rivolgendoci alla mente, al pensiero. La mente per dare un senso alla vita ci racconta delle storie. Ogni storia ha un protagonista, ci dimentichiamo che le abbiamo inventate, è meglio una brutta storia che l’assenza di storie. Anche l’illuminazione è una storia, e l’illuminazione non può essere definitiva, tutto ciò che possiamo raggiungere poi muore, si perde. Questo è vero ma c’è un’unica eccezione: la liberazione (ci si convince che questa storia non andrà via).

Avidya significa non vedere, non vedere la nostra connessione con il tutto, il senso di qualcosa che è proiettato in qualcosa di più grande, l’universo.  Il movimento dell’universo è simile ad una danza ed un movimento senza finalità.

Solo coloro che hanno tempo per la sapienza dispongono del loro tempo. La solitudine è per lo spirito ciò che il cibo è per il corpo. Frequenta quelli che potranno renderti migliore, accogli quelli che tu potrai rendere migliori. Insegnando gli uomini imparano.   

sabato 11 febbraio 2023

La sintesi dello Yoga, la conoscenza integrale - Sri Aurobindo

 Dal testo La sintesi dello Yoga - Sri Aurobindo, II - Lo yoga della conoscenza integrale.

Tutte le ricerche spirituali muovono verso qualcuno o qualcosa di eterno, d'infinito, di assoluto che non è la realtà a cui siamo sensibili. Mirano a uno stato di conoscenza e ad una coscienza diversa e più elevata. Si deve abbandonare tutto ciò che è individuale e mondano per arrivare alla Verità assoluta e il solo oggetto di conoscenza spirituale è il supremo Sè o l'assoluto Nulla.  

Per giungere alla conoscenza del Sè è indispensabile una completa passività intellettuale, il potere di allontanare ogni pensiero; bisogna che la mente abbia il potere di non pensare, come descritto nella Gita. Solo quando la mente si fa immobile come un'acqua chiara e senza increspature scendendo nella purità di una perfetta pace, e l'anima trascende il pensiero, il Sè affiora nella pura essenza del nostro essere, sorgente e superamento di tutto il divenire. Solo nel silenzio completo si ode il Silenzio; solo in una pace assoluta si svela l'Essere.

In India la concentrazione implica il ritirarsi del pensiero da tutte le attività obbligandolo a concentrarsi sull'idea dell'Uno, per cui l'anima può elevarsi ed uscire dal mondo dei fenomeni per entrare nell'unica Realtà. Un valido aiuto alla concentrazione, secondo le Upanishad, è rappresentato dalla sillaba mistica AUM, le cui tre lettere rappresentano il Brahman nei tre gradi del suo stato (L'anima di veglia, di sogno e di sonno).  Colui che pratica il Raja yoga, la via regale, il metodo di disciplina spirituale che si serve del dominio della respirazione e dell'attività mentale, deve avere un grado elevato di purezza morale e spirituale. La concentrazione è il mezzo mediante il quale, l'anima individuale s'immedesima col Sè e questa unificazione col Divino è la condizione per raggiungere la conoscenza divina ed è il principio dello yoga della conoscenza. Il samadhi non è uno stato che ci permette di ritirarci dal mondo esteriore, ma una condizione che deve persistere anche quando siamo in stato di veglia.

Se la disciplina delle diverse parti del nostro essere, mediante la purificazione e la concentrazione, è il braccio destro dello yoga, la rinuncia ne è il braccio sinistro. La rinuncia è uno degli strumenti indispensabili per la nostra perfezione. L'attaccamento e il desiderio devono essere quindi interamente rifiutati. Non bisogno però rifiutare l'amore, tenderemo quindi ad un amore universale sereno ed intenso, oltre la passione. Uno dei più grossi ostacoli o resistenze è l'Ego. Dobbiamo scovarlo e portarlo alla luce per distruggerlo. L'altruismo e l'indifferenza sono i suoi travestimenti preferiti.

Lo scopo della Conoscenza è il ritrovamento del Sè, nostra vera esistenza. Il Sè è la realtà e l'universo una realtà del Sè, una realtà della coscienza del Sè e non solamente una formazione materiale, che tuttavia è reale.   Lo yoga della conoscenza per arrivare alla conoscenza del Sè ha messo a punto due metodi (pag. 55): il metodo negativo consiste nel ripetere continuamente "io non sono il corpo, la vita, la mente, i movimenti, i sensi e il pensiero". E il metodo positivo che consiste nel ripetersi "Io sono Quello, il puro , l'Eterno, il beato". Concentrandosi su questo saremo in grado di rinunciare all'esistenza individuale e al cosmo.

Per arrivare ad una vera relazione col Sè, il mezzo più semplice è separare Purusha e Prakriti. Il Purusha o anima deve ricordarsidella sua natura ed essere consapevole che il corpo non è che un'operazione di Prakriti e la mente, una volta disciplinata, imparerà ad avere un'attitudine corretta con il corpo fino ad arrivare a percepire il corpo come qualcosa di esterno e  separabile. La mente assume un sereno distacco. Nella sua ascesa l'anima deve non solamnete separarsi dalla vita nel corpo, ma anche dall'azione dell'energia vitale sulla mente. (Pag 69) Il Purusha dopo essersi servito della mente pensante per liberarsi dalla identificazione con la vita, col corpo e con la mente di desiderio, di sensazioni ed emozioni, chiuderà il circolo e affronterà la mente pensante dicendo "Non sono nemmeno questo". In questo modo si crea una divisione tra la mente che pensa e vuole, e la mente che osserva. Il Purusha diventa il semplice testimone.  Ma è necessario il silenzio, è nel silenzio e non nel pensiero che si scopre il Sè e per ottenere questa ascesa è necessario liberarsi del senso dell'ego nella mente.

Il pensiero umano è diviso in due estremi opposti: uno mondano e prammatico che considera la soddisfazione del senso dell'ego mentale, vitale e fisico dell'individuo o della collettività, come lo scopo della vita e non riesce ad andare oltre. L'altro spirituale, filosofico o religioso,ha come obiettivo la conquista dell'ego da parte dell'anima. Nel primo caso ci sono due posizioni: 1- l'ego è una creazione della mente e si dissolverà al momento della morte: 2- l'ego è il supremo compimento della natura, anche se transitorio, cercando di nobilitarlo convinti che la sua soddisfazione sia lo scopo della nostra esistenza.

(Pag. 71) Nei percorsi spirituali si ritrovano delle divergenze: il buddhismo che nega l'esistenza di un ego e nemmeno ammette quella di un essere universale e trascendente. L'Advaita Vedanta dichiara che l'anima individuale in apparenza, non è altro che il Sè supremo o Brahman; la sua individualità è un'illusione e sbarazzarsi dell'esistenza individuale è la sola e vera liberazione. Altri sistemi, affermano che la durata eterna dell'anima umana, in cui vedono una base di multipla coscienza dell'Unico o un ente dipendente anche se separato dall'Unico, attribuendogli, in ogni caso, una realtà costante e imperitura. Il ricercatore deve scegliere il percorso, ma se lo scopo è la liberazione, è indispensabile superare la ristretta cerchia dell'Ego. Una purificazione dall'egoismo è necessaria, non fosse altro che per il progresso e l'elevazione morale, o per il bene sociale, la perfezione sociale; ma ancora più indispensabile per la pace, la purezza e le gioie interiori.

(pag. 72) Dobbiamo uscire fuori dal mondo dell'ego, l'ego deve fondersi in un più grande Io, nell'immensità dell'Io cosmico che contiene tutti questi piccoli sè o nel Trascendente di cui anche il Sè cosmico non è che un'immagine ridotta. Trovare, conoscere e possedere l'esistenza divina, la coscienza e la natura divina e vivere per il Divino, è il nostro vero scopo e la sola perfezione a cui dobbiamo aspirare.  Bisogna sbarazzarsi di ogni senso dell'ego e ritornare al Purusha su cui si appoggia, e di cui è l'ombra; L'ombra deve sparire e si rivelerà la limpida sostanza dello Spirito che il pensiero europeo chiama monade e la filosofia indiana Jiva o Jivatman, l'ente vivente, il sè della creatura vivente. Questo Spirito è lo stesso Sè del nostro sé, l'Unico, l'Altissimo, il Supremo che dobbiamo realizzare, l'Esistenza infinita in cui dobbiamo entrare.  Il Java deve liberarsi del senso dell'ego che proviene dalla natura inferiore o Maya.

(pag. 75) Il ricercatore monista si immergerà nel Supremo, il dualista punterà alla sparizione dei molteplici nell'Uno, il devoto avrà come scopo l'essere assorto nell'amore e nella gioia del Supremo. Ma il percorso sarà veramente completo quando il ricercatore vive la sua unità essenziale ed integrale col Supremo.   Tutto sarà l'Uno e ogni Persona o ogni Purusha sarà per il ricercatore, l'Uno sotto una delle sue innumerevoli forme, o piuttosto sotto uno dei suoi innumerevoli aspetti. Il Java rimane uno col Signore, e non c'è più legame nè illusione. E' in possesso del Sè e liberato dell'ego.  Dobbiamo accogliere tutti gli esseri e tutte le cose nella nostra nuova coscienza cosmica, una col tutto e non più separata da una egoista individualità. Dobbiamo accettare di essere la coscienza cosmica, dobbiamo identificare il nostro essere con l'Infinito, base e sostanza dei mondi, dimorante in tutte le esistenze. Il nostro Sè non è l'essere mentale dell'individuo, che è solo immagine, apparenza, il nostro vero Sè è cosmico, infinito, uno con tutta l'esistenza e dimorante in tutte le esistenze. Dobbiamo aiutare la mente, attraverso la concentrazione e la meditazione, a desistere di pensare che le cose e gli esseri esistano separati gli uni dagli altri e considerare sempre l'Uno in tutto e tutto nell'Uno.   Non vivremo nella vera Verità finche non vivremo nella vera Unità.

(Pag. 82) La realizzazione che tutto è Dio o Brahman, presenta vari aspetti. In primo luogo il Sè in cui tutti gli esseri esistono. Lo Spirito, il Divino che si manifesta come Essere infinito esistente in sè, puro e libero da tempo e spazio che sono immagini della sua coscienza. Rifiutando le nostre resistenze dell'intelletto dobbiamo sapere (tramite la nostra conoscenza completa e integrale) che il Divino abita tutte queste forme in divenire e ne è il vero Sè, lo Spirito cosciente e questo bisogna sentirlo per esperienza personale. La nostra mente, corpo e vita sono espressioni del divenire del Sè.

La scienza e l'arte dello yoga (pag. 85) tentano di conoscere l'Altissimo e di unirsi a lui, vivere nel Sè, unirsi col Divino ed esprimere questa Verità in tutto ciò che siamo e facciamo.  La Gita asserisce che lo yoga il samkhya sono necessari alla conoscenza integrale. Ogni essere individuale è il Sè, il Divino, malgrado le limitazioni esteriori  in cui si presenta nel mondo.  Esiste un vero e stabile potere del nostro essere che dobbiamo conoscere e preservare affinché attraverso di esso, l'Infinito possa manifestarsi.  

Tutto è purusha e Brahman, ma il purusha è mutevole, un fenomeno dell'Eterno, non la sua stabile realtà. La Gita distingue tre Purusha, che costituiscono la totalità del Divino nella sua immobilità e nel suo movimento: il mutevole, l'immutabile, e il supremo al di là dell'uno e dell'altro e che li comprende entrambi. Il Supremo è il Signore in cui viviamo, il Sè supremo nostro e di tutti. L'immutabile è il Sè silenzioso, uguale, inattivo, senza cambiamenti, che raggiungiamo quando passiamo dall'attività alla passività. Il mutevole è la sostanza e il motivo immediato del flusso continuo della personalità. 

La filosofia indiana, a proposito di questo triplice modo dell'Essere, distingue fra il Brahman con attributi e senza attributi, come il pensiero europeo fra il Dio Personale e Impersonale. Il Nirguna senza attributi ma non incapace di attributi, si manifesta nel saguna e nell'anantaguna dagli infiniti attributi. Esistono tre gradi di avvicinamento al Dio personale: il primo è concepito con forma e attributi particolari, che sono il nome e la forma della Divinità, il secondo in cui Egli è la vera persona, la personalità totale, l'ananta-guna; il terzo è quello che ci riporta alla radice di ogni idea e di ogni realtà personale, ed è ciò che l'upanishad deisigna Lui senza attributi.

(Pag. 93) Il Samkhya è l'aspetto della conoscenza che si occupa della realizzazione astratta e analitica della verità, mentre lo yoga è l'aspetto della conoscenza quale realizzazione concreta e sintetica. Lo yoga della conoscenza porta ad una perfetta ed efficace conoscenza di cui la pace è l'eterno fondamento. Tutto è Chit perchè tutto è Sat; tutto è un vario moto della Coscienza originaria, perchè tutto è un moto variato dell'Essere originario. Se scopriamo, vediamo o conosciamo Chit, scopriamo che la sua essenza è Ananda o gioia in sè dell'esistenza. Il Divino, che si manifesta nella totalità degli attributi o senza attributi è sempre SatChitAnanda.

Esistono due specie di realizzazioni del Sè o SatChitAnanda: quella che è indifferente al fenomeno infinito dell'universo e lo osserva senza parteciparvi  e quella che sostiene la manifestazione, governandola liberamente senza esserne legata. E' il Trascendente nella sua essenza e questo è l'oggetto della realizzazione del sadhaka dello yoga integrale. Questa rapporto tra statico e dinamico è la base della filosofia Samkhya, che insegnava che il Purusha  o Anima Cosciente è un'entità passiva, inattiva, immutabile, e che la Prakriti o Anima della Natura (in cui sono comprese la mente e l'intendimento) è attiva, mutevole e si riflette nel Purusha, che si immedesima con ciò che in esso si riflette prestandogli la luce della propria coscienza. Quando il Purusha impara a non più identificarsi, la Prakriti incomincia a perdere impulso e ritorna all'equilibrio e al riposo. Anche nella filosofia Vedantica c'è la concezione del Sè inattivo o sola realtà il Brahman, mentre le altre cose vengono considerate con nomi e forme che cadono su di Lui e gli si sovrappongono in virtù di un'illusione mentale. (pag. 110).  Da qui emergono due attitudini: o rimanere inattivi testimoni del gioco cosmico (lo yoga ascetico), oppure agirvi meccanicamente, senza la partecipazione del sè cosciente ( in modo passivo, indifferenza, assenza di emozioni).     Oppure si può raggiungere il simultaneo stato di libertà completa: di passività interiore ed attività esteriore. Lo yogi, come dice la Gita agisce senza agire, non è lui che agisce ma la Natura universale guidata dal Signore della Natura. Egli non è legato al risultato delle sue opere che non lasciano in lui traccia alcuna.

L'essere divino si fonda sull'unità e la trascendenza, sulla totalità; l'essere umano si fonda sulla molteplicità separata delle cose di cui si fa suddito. Fra i due piani esiste un velo che impedice all'umano di conoscere il Divino. Mediante un processo d'allargamento del sè e di trasformazione si può passare dall'uomo materiale all'uomo divino o spirituale. Il sadhaka che ha seguito la discipla necessaria a ritirare il sè dalla sua identificazione con l'ego, la mente, la vita e il corpo, arriva mediante la conoscenza, alla realizzazione di una pura, immobile Esistenza autocosciente, senza divisioni, tranquilla, inattiva, non turbata dall'azione del mondo. (Pag. 109) - Lo yoga integrale esige, invece un ritorno divino all'esistenza nel mondo e il suo primo passo deve essere la realizzazione del Sè come Tutto, sarvam brahma, Tutto ciò che esiste per la mente e i sensi è l'immagine di un mondo che esiste nel puro Sè che, per la nostra coscienza, siamo divenuti.

Vivere il Brahman attivo ed unirsi a Lui, significa passare dalla coscienza individuale a quella cosmica , più o meno perfettamente a seconda che l'unione sia totale o solo parziale. La realizzazione sulla via della conoscenza è nella dissoluzione della personalità nel Sè universale e il fondersi nella coscienza cosmica è fondersi in SatChitAnanda e in questa dimensione l'esperienza e la valutazione delle cose dell'Universo risulta radicalmente cambiata. Mediante la conoscenza integrale perveniamo al nostro vero essere, eterno, immutabile, all'Esistente in sé, che ogni "io" nell'universo rappresenta oscuramente, e che annulla ogni differenza nella grande certezza: "So aham", "io sono Lui"; e ci conduce nello stesso tempo alla nostra identità con tutti gli esseri umani. Le nostre opere saranno equanimi, non legate nè alla azione nè ai risultati.

(Pag. 142) Una salvazione individuale non è il nostro obiettivo, anche la liberazione degli altri è cosa che ci concerne intimamente, altrimente la nostra unione con gli altri non avrebbe senso. Scoprire l'illusione dell'egoismo è la prima vittoria, scoprire l'illusione della felicità dei cieli, è la seconda vittoria, scoprire la grande illusione dell'evasione dalla vita è l'altra grande vittoria. Elevare gli uomini verso il Divino è il solo mezzo efficace per aiutare l'umanità.

Psychothèrapie de Dieu. Le sexe et les dieux - Boris Cyrulnik

"L'attività più regolamentata nelle religioni è la sessualità. Si tratta di codificare un atto fisiologico,  in modo tale da conferirgli un'importanza metafisica". Così Boris Cyrulnik inizia la sua riflessione sulla sessualità nella sua nuova Psicoterapia di Dio.

 Boris Cyrulnik (1937- ), ex responsabile del gruppo di ricerca di etologia clinica dell'ospedale di Tolone e docente di etologia umana presso l'Università del Sud di Tolone-Var, è noto per aver sviluppato il concetto di "resilienza" (rinascita dalla sofferenza).  Da bambino ebreo durante la seconda guerra mondiale, fu affidato a una famiglia affidataria e nel 1943 fu catturato dai nazisti a Bordeaux.

Regole/Proibizioni.  In effetti, fin dall'inizio, le religioni hanno inquadrato la sessualità con norme e divieti, la cui ragione principale è la necessaria regolazione degli impulsi per il buon equilibrio della società. I divieti erano terribili, spesso conditi da condanne a morte; anche il quadro normativo era molto forte, con una regolamentazione estremamente codificata degli atti intimi: il più delle volte organizzati intorno al dominio maschile, con l'obbligo del coito coniugale e il divieto di accoppiarsi in periodi ben precisi, come le mestruazioni femminili, certe cerimonie o eventi sociali...

Cyrulnik ci ricorda le fasi della socializzazione che portano agli eccessi: "Per stare bene insieme, dobbiamo sviluppare l'empatia. I divieti necessari per strutturare le nostre relazioni e incanalare i nostri impulsi spesso diventano abusivi. E poiché l'eccesso diventa disgustoso, l'atto sessuale diventa disgustoso, agli occhi degli iper-credenti.   La giustificazione di questi regolamenti e divieti è sempre data dalla parola divina, o dai suoi commentatori, ovviamente indiscutibile. "Un piacere vergognoso contamina lo sguardo di chi prova questo sporco desiderio: "chi guarda una donna (...) ha già commesso adulterio con lei" (Vangelo di Matteo), poiché il semplice fatto di desiderarla è una contaminazione". Il famoso Manuale del Confessore, all'inizio del secolo scorso, non diceva nulla di diverso quando condannava "l'adulterio nel pensiero".

Desiderio.  "Più si è innamorati di Dio, meno partner sessuali si hanno, il che non impedisce di provare un sentimento di fiducia, di piacevole intimità sessuale e di benessere con il partner con cui si hanno pochi incontri sessuali". Sembra quindi importante che i partner siano in sintonia tra loro nella coppia: "Le coppie religiose sono tanto più armoniose quanto più la loro religiosità è in sintonia. Se uno va in chiesa e l'altro se ne frega, il legame di attaccamento è intessuto in modo imperfetto, perché non permette la condivisione di un'esperienza affettiva importante. Cyrulnik sottolinea l'importanza della coesione del credo religioso per l'equilibrio coniugale.

Concezione e piacere.  Il cristianesimo insiste sulla scissione fondamentale tra fertilità e sessualità, il che significa che il concepimento di un bambino è accettabile solo in assenza di desiderio e, naturalmente, di piacere. La rottura tra sessualità e piacere è quindi evidente: "L'odio per il piacere sessuale si ritrova in molte religioni (...) Il godimento coniugale, osteggiato dalla Chiesa, veniva chiamato "fornicazione" per significare la dissolutezza di un incontro sessuale senza frutto. Solo i rapporti coniugali sono moralmente accettabili.

Astinenza.    Infine, Boris Cyrulnik ci ricorda che i modelli dell'amore cristiano sono tutti asessuati (la Vergine Maria, Giuseppe e Cristo...), così come l'induismo e il buddismo che, per ragioni diverse, sono oggi "campioni dell'astinenza" "mentre in origine il sesso era considerato un semplice elemento naturale della condizione umana" (vedi paragrafo sotto)". Il sesso sublimato permette quindi di accedere alla condizione spirituale. Questa diffidenza nei confronti del desiderio (pericoloso quando non è controllato perché lascia agire i nostri impulsi animali) è una costante dei grandi monoteismi.

Questa ricca interrogazione di Boris Cyrulnik sui legami tra sessualità, rapporto coniugale, modernità e religione è solo una delle sfaccettature del suo nuovo libro - Psicoterapia di Dio - sul rapporto tra gli uomini e gli dei che hanno creato; il rapporto del bambino con il Dio che gli viene presentato; i legami tra affettività, empatia e religiosità; la costruzione della perdita e del lutto; la costruzione della Fede; l'attaccamento a divinità "punitive"; il legame amoroso con una divinità; la costruzione della spiritualità; credenze e false credenze...

Dal paragrafo Le sexe et les dieux del libro Psychothèrapie de Dieu.  Nell’induismo e nel buddhismo il sesso era considerato come un semplice elemento naturale della condizione umana. Il sesso è celeste poichè dona la vita, espressione della danza divina, il Kamasutra ne è l’illustrazione, L’omosessualità non era ripugnante e i partners multipli non erano immorali. L’atto sessuale senza seme, dovuto all’energia femminile, apre i centri psichici dei chakras. Questa sessualità tranquilla è stata poi modificata dal puritanesimo.

Anche il buddhismo, derivato dall’induismo, considerava la sessualità come una semplice attività umana. La sola costrizione morale era il rispetto, dell’altro e di sé. Si potevano dunque avere delle avventure extra coniugali a condizione di non “tradire” il congiunto. L’atto sessuale con un altro non era un tradimento, ma mentirgli, nascondergli la relazione lo era.

 Helena Blavatsky, la viaggiatrice in cerca delle fonti della sapienza millenaria

La biografia di  Helena Blavatsky presa dal sito https://www.teosofica.org/it/societa-teosofica/origine-e-storia/biografia-di-helena-petrovna-blavatsky/,28

H. P. Blavatsky (1831-1891), è stata una delle figure più straordinarie del XIX secolo. L’influenza della sua vita, dei suoi scritti ed insegnamenti è stata importante ed ha sicuramente influito sullo ”spirito” del nostro tempo.  Le tre citazioni che seguono, tratte da opere di studiosi accademici non iscritti alla Società Teosofica, possono senz’altro fornire un’idea della vastità dell’influenza di Madame Blavatsky al pensiero spirituale del tempo.
“…M.me Blavatsky… si eleva come la sorgente del pensiero occulto moderno; essa fu sia l’iniziatore che il divulgatore della maggioranza dei termini e delle idee che si sono riunite un secolo dopo nel movimento New Age. La Società Teosofica, di cui fu la cofondatrice, è stata la maggiore sostenitrice della filosofia occulta in occidente e la sola più importante strada dell’insegnamento orientale all’occidente”. (J. Gordon Melton, New Age Almanac, Detroit, Michigan, Gale Research Inc. 1991, pag. 16).
“La teosofia occupa un posto centrale nella storia dei nuovi movimenti spirituali. Attraverso le opere della Blavatsky ed alcuni dei suoi seguaci ha avuto una grande influenza al di fuori della sua organizzazione… L’importanza della Teosofia nella storia moderna non dovrebbe essere sottostimata. Le opere della Blavatsky ed altri non solo hanno ispirato parecchie generazioni di occultisti ma il movimento ha avuto un ruolo rimarchevole nella restituzione ai popoli delle colonie in Asia del 19° secolo, della loro eredità spirituale” (Robert S. Ellvood, “Religions and Spiritual Groups in modern America”, ’89 p. 63).
“Helena Petrovna Blavatsky… è sicuramente fra le menti più originali e percettive del suo tempo. Sepolte nella massa disordinata delle sue due maggiori opere giacciono in forma rudimentale la prima filosofia dell’evoluzione psichica e spirituale apparse nel mondo moderno. Con tutta la critica scagliatasi contro di lei, H.P.B. emerge come un talento riproduttivo del nostro tempo… Dopo tutto essa è fra gli ardenti trascinatori moderni dell’idea irreale (visionaria). Nello stesso momento storico in cui Freud, Pavlov e James hanno iniziato a formulare la secolarizzata e materialista teoria della mente, che ha così velocemente dominato il pensiero moderno occidentale, H.P.B. ed i suoi compagni Teosofi liberavano dalle tradizioni occulte delle religioni esotiche una dimenticata psicologia del superconscio e dell’extrasensoriale. Madame Blavatsky potrebbe essere accreditata per aver posto le basi dello stile di una moderna letteratura occulta”. (Theodore Roszak, “The Unfinished Animal: The Aquarian Frontier and The Evolution of Consciousness, N.Y. Harper and Row, 1975, pag. 118 e seg.).

La vita di H.P.B., come essa preferiva chiamarsi, fu molto avventurosa. Finora sono state pubblicate varie sue biografie. Fra tutte merita una citazione quella di Sylvia Cranston, dal titolo di: “Helena Blavatsky – La straordinaria vita ed il pensiero della fondatrice del movimento teosofico moderno”, pubblicata in Italia da Armenia. Questa biografia brilla per il suo approccio di tipo scientifico e per la neutralità, che finiscono per dare il giusto risalto all’eccezionalità della figura di H.P.B..
Negli archivi della Società Teosofica ad Adyar esiste il passaporto di H.P.B. che documenta, anche se parzialmente, le date ed i paesi da lei visitati; inoltre sono state raccolte varie testimonianze di persone che ebbero l’opportunità di incontrarla nei vari periodi della sua esistenza. Da tutti questi elementi si può ricostruire la biografia della "sfinge del XIX secolo”, come fu definita a suo tempo da un giornalista americano.
Helena Petrovna von Hahn, nacque di sette mesi in Ukraina nel sud della Russia, ad Jekaterinoslav (attuale Dniepropetrovsk), importante porto fluviale sulle rive del Dniepr, il 12 agosto 1831 alle ore 1 e 42 minuti o, secondo il calendario ortodosso allora in uso, nella notte tra il 30 e il 31 luglio.
Era la primogenita del colonnello comandante dell’artiglieria imperiale russa Peter Hahn von Rottenstern, discendente di antica nobiltà prussiana di Meclemburgo emigrata in Russia. La madre, Helena Andreevna, nata Fadeeva, celebre romanziera soprannominata “la George Sand russa” era a sua volta discendente dalla nobile famiglia ugonotta Bandre du Plessy, emigrata dalla Francia a causa delle persecuzioni religiose. Ai suoi otto anni la famiglia di Helena si trasferì a Saratov sul Volga dove il nonno Fadeev era Governatore della Provincia. Il 6 luglio 1842, a 28 anni, la madre di Helena morì di tubercolosi, lasciando tre orfani: Helena, Vera e Leonida. Da allora la loro educazione fu affidata alla nonna materna, Principessa Helena Paulovna Dolgorukova Fadeeva, discendente della più antica nobiltà russa. Helena Fadeeva era nota per la sua grande erudizione e per le sue diverse pubblicazioni sulle scienze naturali, botanica, archeologia, numismatica; era, inoltre, socia corrispondente della Società Geografica Britannica.
A sua volta il nonno era un noto cultore di discipline occulte e possedeva una vasta biblioteca di opere rare su magia, alchimia e scienze occulte in generale. A tal proposito H.P.B. scrisse: “Prima dei miei 15 anni lessi tutti questi libri con il più intenso interesse e tutte le diavolerie medievali trovarono rifugio nella mia testa”.
Helena era una bambina eccezionale e già in tenera età era consapevole d’essere diversa da coloro che la circondavano. Il suo possesso di certi poteri psichici sconcertava la sua famiglia ed i suoi amici. Allo stesso tempo insofferente verso qualunque autorità e profondamente sensibile, essa era dotata in molti campi: in quello linguistico, in quello musicale (era infatti una pianista di talento), in quello artistico; essa era, inoltre, un’impavida cavallerizza e fu sempre in stretto contatto con la natura. In età giovanile Helena sentì che era in qualche modo destinata ad una vita di servizio ed era consapevole di possedere una guida ed una protezione speciale.
Quasi diciottenne sposò un uomo di mezz’età, Nikifor von Blavatsky, Vice Governatore della Provincia di Yerivan, con uno stato d’animo ribelle di indipendenza e, forse, con un piano per liberarsi del suo ambiente.
Il matrimonio siffatto non significò nulla per lei e non fu mai consumato. Dopo pochi mesi essa fuggì e viaggiò in lungo e in largo, in Turchia, Egitto e Grecia, con il denaro fornitole da suo padre.
Nel suo ventesimo compleanno, nel 1851, trovandosi a Londra, incontrò l’individuo che essa aveva conosciuto nelle sue visioni psico-spirituali di bambina. Un Iniziato orientale originario di Rajput, il Mahatma Morya o “M”, come esso fu conosciuto negli anni seguenti tra i teosofi.
Questi le indicò una parte del compito che ad essa era riservato e da quel momento Helena accettò pienamente la sua Guida.
Più tardi, lo stesso anno, Helena s’imbarcò per il Canada e, dopo avventurosi viaggi in varie parti degli Stati Uniti, Messico, Sud America e Indie occidentali, giunse via Città del Capo e Ceylon in India, nel 1852. Il suo primo tentativo di entrare in Tibet fallì. Essa, quindi, ritornò in Inghilterra via Java nel 1853.
Nell’estate del 1854, si recò nuovamente in America, attraversando le Montagne Rocciose.
Alla fine del 1855 partì per l’India via Giappone e gli stretti. In questo viaggio, riuscì ad entrare in Tibet attraverso il Kashmir e il Laddak.
Nel 1858 Helena fu in Francia e in Germania, quindi ritornò in Russia nel tardo autunno dello stesso anno, dove restò per un breve soggiorno presso sua sorella Vera a Pskov.
Dal 1860 al 1865 visse e viaggiò attraverso il Caucaso; nel mentre soffrì di una grave crisi psico-fisica che le consentì di prendere piena coscienza del proprio psichismo.
Lasciò nuovamente la Russia nell’autunno del 1865 e viaggiò ampiamente attraverso i Balcani, la Grecia, la Siria, l’Egitto e l’Italia.
Nel 1868 raggiunse il Tibet via India. In questo viaggio Helena Petrovna Blavatsky incontrò il Maestro Koot Hoomi “K.H.” e per la prima volta soggiornò nella sua casa nel Piccolo Tibet.
Alla fine del 1870 tornò a Cipro ed in Grecia. Imbarcatasi per l’Egitto, naufragò vicino l’isola di Spetsai il 4 Luglio 1871. Salvata dall’annegamento andò al Cairo dove cercò di formare una Società dello Spirito che però presto fallì. Dopo ulteriori viaggi attraverso il Medio Oriente, tornò per un breve periodo dai suoi parenti a Odessa, in Russia, nel Luglio del 1872. Nella primavera del 1873 ad Helena venne indicato di andare a Parigi prima ed a New York dopo; sbarcò il 7 Luglio 1873.
H.P. Blavatsky aveva 42 anni.
Ad avviso dei Mahatma essa era il migliore strumento disponibile per il lavoro che essi avevano in mente, vale a dire offrire al mondo una nuova rappresentazione, sebbene solo in un breve profilo, dell’antica Theosophia “La saggezza accumulata nel corso delle Ere, provata e verificata da generazioni di profeti”, quel corpo di verità del quale religioni grandi e piccole sono nient’altro che rami di un unico albero. Il suo obiettivo era sfidare da una parte le fortificate credenze ed il dogmatismo tipico di alcuni ambienti religiosi occidentali e, dall’altra, le vedute, ugualmente dogmatiche, della scienza dei suoi giorni. Una spaccatura, tuttavia, era apparsa recentemente nella duplice struttura di quelle “fortificazioni” mentali. Fu causata dallo spiritualismo a quel tempo in auge in America.
Per citare le parole di H.P.B.: “Io sono stata mandata per fornire la prova dei fenomeni e della loro realtà e per mostrare la fallacia della teoria spiritualistica dello spirito”.

Nell'ottobre del 1874 H.P.B. fu messa in contatto con il colonnello Henry Steel Olcott, un uomo di genuino valore che aveva acquistato considerevole fama durante la guerra civile; aveva servito il Governo U.S.A. con distinzione ed era, allo stesso tempo, praticante avvocato a New York. Incontrò anche William Quan Judge, un giovane avvocato irlandese che avrebbe pure giocato un ruolo nel futuro lavoro teosofico. Il 7 settembre 1875, insieme con alcune altre eminenti figure, fondò una società che essi scelsero di chiamare "La Società Teosofica", istituita per diffondere gli antichi insegnamenti della Teosofia, ovvero la saggezza concernente il Divino, che è stata la base spirituale di altri grandi movimenti del passato quali il Neo-Platonismo, lo Gnosticismo e le scuole Misteriche del mondo classico. Il discorso inaugurale del Presidente-fondatore Colonnello Olcott, fu pronunciato il 17 Novembre 1875, una data che viene considerata quella ufficiale della fondazione della Società. Partendo da una generalizzata esposizione degli obiettivi, vale a dire Riordinare e diffondere lo scibile delle leggi che governano "l'Universo", i fondatori presto li espressero più specificatamente, dopo alcuni cambiamenti di second'ordine, nella formulazione di quegli obiettivi base da perseguire: 1) Formare un nucleo di fratellanza universale dell'Umanità, senza distinzione di razza, credo, sesso, casta o colore. 2) Incoraggiare lo studio comparato di religioni, filosofie e scienze. 3) Investigare le leggi inesplicate della natura e i poteri latenti nellメuomo. 

La Società Teosofica ha per motto: “Non vi è religione superiore alla Verità”. Ogni religione, ogni filosofia, ogni scienza, ogni attività trae quanto possiede di bellezza e di verità dalla Divina Sapienza, ma nessuna può dichiararsene esclusiva proprietaria contro tutte le altre.
La Teosofia non appartiene alla Società Teosofica, bensì la Società Teosofica alla Teosofia.  

Nel settembre 1877 si ebbe un potente impatto sui lettori e sull'opinione pubblica per la pubblicazione della prima opera monumentale di H.P. Blavatsky: "Iside svelata" che venne distribuita da J.W. Bouton nella città di New York. Le mille copie della prima edizione furono vendute in 10 giorni. Il New York Herald Tribune considerò l'opera come una delle più "rimarchevoli produzioni del secolo". Molti altri giornali e riviste si espressero in termini simili. "Iside svelata" descrive a grandi linee la storia, lo scopo e lo sviluppo delle scienze occulte; la natura e le origini della magia, le radici della cristianità, gli errori del dogmatismo cristiano e le errate credenze della enunciata scienza ortodossa, contro lo sfondo dei segreti insegnamenti che scorrono, come un filo d'oro attraverso i secoli passati emergendo, di quando in quando, nei vari movimenti mistici degli ultimi 2000 anni. L'8 luglio 1878, H.P. Blavatsky venne naturalizzata cittadino statunitense; un evento che fu pubblicato su vari quotidiani. Nel dicembre dello stesso anno H.P.B. e il Colonnello Olcott partirono per l'India via Inghilterra. Arrivati a Bombay nel febbraio 1879, stabilirono il loro Quartier Generale Teosofico in quella città. Subito dopo il loro sbarco furono contattati da Alfred Percy Sinnett, successivamente Editore del giornale governativo "The Pioneer" di Allahabad. Questo contatto presto si dimostrò di estrema importanza. Dopo un viaggio nell'India nord-occidentale, i fondatori ritornarono a Bombay dove diedero vita, nell'ottobre del 1879, ad una rivista strettamente teosofica,denominata "The Theosophist" (ancor oggi pubblicato), con H.P.B. come editore. La Società Teosofica ebbe poi un rapido sviluppo ed attrasse alcune persone straordinarie sia in India che altrove.

Nel 1880 i fondatori soggiornarono a Ceylon (Sri Lanka) dove il Colonnello Olcott pose le fondamenta del suo successivo compito: stimolare la rinascita del Buddhismo. I due fondatori divennero, nel contempo, ufficialmente buddisti. Nel settembre ed ottobre 1880 H.P.B. ed il Colonnello Olcott fecero visita ad A.P. Sinnett ed a sua moglie Patience a Simla nel nord dell'India. Il serio interesse di Sinnett per gli insegnamenti e per il lavoro svolto dalla Società Teosofica indussero H.P. Blavatsky a stabilire un contatto epistolare fra Sinnett ed i due Adepti che avevano patrocinato la Società, i Mahatma K.H. ed "M". Sulla base di questa corrispondenza Sinnett scrisse "Il Mondo Occulto" (1881) e "Buddismo Esoterico" (1883) che ebbero entrambi un'enorme influenza, contribuendo notevolmente a generare un pubblico interesse nei riguardi della teosofia. Le repliche e le spiegazioni fornite dai Mahatma sulle domande poste da Sinnett vennero incorporate nelle loro lettere scritte nel periodo tra il 1880 e il 1885. Queste furono pubblicate nel 1923 con il titolo "Lettere dei Mahatma ad A.P. Sinnett". Le lettere originali dei due Maestri sono conservate a Londra nella British Library, dove possono essere vedute previa concessione di un permesso speciale rilasciato dal Dipartimento dei Manoscritti Rari. Nel maggio 1882 fu acquistato un vasto podere ad Adyar (nel sud dell'India vicino a Madras) dove, alla fine dell'anno, fu trasferita la Sede Centrale della Società Teosofica. Questo centro divenne presto il punto irradiante di un'attività teosofica di ampiezza mondiale. Madame Blavatsky ed il Colonnello Olcott si impegnarono in viaggi verso lontane regioni, fondarono sedi e gruppi, ricevettero visitatori, mantennero un'enorme corrispondenza con tutti coloro che richiedevano informazioni ed arricchirono il loro giornale con argomenti estremamente eruditi, il cui scopo principale fu di rivitalizzare gli interessi sopiti di una parte dell'India nei confronti del valore spirituale delle proprie antiche scritture. Il Colonnello Olcott nel febbraio 1884 partì per Londra per presentare una petizione al governo britannico in favore del Buddismo di Ceylon. H.P.B. che allora non godeva di buona salute andò con lui in Europa.

Dopo un soggiorno di quasi 5 mesi a Parigi ed a Londra, H.P.B. andò a far visita alla famiglia Gebhard ad Elberfeld, in Germania, durante la fine dell'estate e l'inizio dell'autunno del 1884 e fu attivamente impegnata a scrivere la sua seconda opera "La Dottrina Segreta". Nel frattempo le fu lanciato un attacco diffamatorio da parte di Alexis ed Emma Coulomb (due membri del suo staff ad Adyar). La Blavatsky rientrò ad Adyar il 21 dicembre 1884, per conoscere i dettagli della situazione. Essa voleva citare in giudizio la coppia, già cacciata da Adyar per le sue rozze diffamazioni su di lei concernenti la supposta fraudolenta produzione di fenomeni psichici. H.P.B., a seguito anche di alcune incomprensioni con alcuni dirigenti della Società Teosofica, rassegnò le dimissioni da Segretario incaricato della corrispondenza della Società. Il 31 marzo 1885 partì per l'Europa per non far più ritorno sul suolo indiano. L'attacco dei Coulomb, come è stato successivamente ed ufficialmente provato, non aveva il benché minimo solido fondamento. Nel frattempo, la S.P.R. (Società di Ricerche Psichiche) di Londra aveva designato una speciale commissione per indagare in merito ai reclami di Madame Blavatsky. Successivamente, nel dicembre 1884, Richard Hodgson, un membro della Commissione di inchiesta della Società di Ricerca dei fenomeni psichici, si recò in India per indagare sul caso e riferire riguardo alle affermazione dei Coulomb. Basandosi sulle conclusioni di Hodgson la Commissione S.P.R., nel suo rapporto finale del dicembre 1885, bollò Madame Blavatsky come "uno dei più istruiti, ingegnosi ed interessanti impostori della storia". Tale rapporto è stato la base della maggior parte dei successivi attacchi contro Helena Petrovna Blavatsky. Va altresì rilevato che recentemente la stessa Società di Ricerche Psichiche ha stabilito l'inattendibilità di tale rapporto, rivalutando quindi pienamente H.P.B. che certo non ne aveva bisogno ma che comunque, seppure ex post, vede riconosciuta la sua forza ed il suo valore. Del resto, già nel 1963, Adlai Waterman (pseudonimo di Walter A. Carrithers Jr.), nel suo lavoro definitivo intitolato "Necrologio: Il rapporto Hodgson su M.me Blavatsky", analizzò e confutò gli assunti di Hodgson contro Madame Blavatsky. Una più recente confutazione dei capi d'accusa rivolti contro H.P.B. è offerta dal libro di Vernon Harrison intitolato H.P. Blavatsky e l'S.P.R.: un esame del rapporto Hodgson del 1885. H.P.B., dopo aver lasciato l'India per l'Europa soggiornò inizialmente in Italia e poi, nell'agosto 1885, a Wurzburg in Germania, dove lavorò su "La Dottrina Segreta". Nel luglio 1886 si trasferì ad Ostenda in Belgio e nel maggio 1887, in seguito all'invito dei teosofi inglesi, si trasferì in una piccola casa ad Upper Norwood, Londra. Dopo il suo arrivo in Inghilterra le attività teosofiche si misero rapidamente in moto. La Loggia Blavatsky aveva formulato ed avviato le idee teosofiche rendendole pubbliche. H.P.B. fondò nel settembre 1887 "Lucifer", una rivista mensile progettata, come affermato sul suo frontespizio, "per illuminare le cose misteriose celate dalle tenebre". Nello stesso mese H.P.B. si trasferì al 17 di Lonsdowne Road, Holland Park, Londra.

H.P.B. continuò a scrivere la sua grande opera, che aveva finalmente completata e pubblicata in due grossi volumi nell' ottobre/dicembre 1888. Fra i suoi infaticabili collaboratori per la trascrizione e pubblicazione dei manoscritti furono Bertram e Archibal Keightly il cui sostegno finanziario fu anche di grande aiuto. "La Dottrina Segreta" fu il coronamento dell'opera letteraria di H.P. Blavatsky. Il primo volume riguarda principalmente l'evoluzione dell'Universo. L'ossatura di questo volume è costituita da sette stanze, tradotte dal libro di Dzyan, con commentario e spiegazione di H.P.B. In questo volume vi è pure un'estesa delucidazione dei simboli fondamentali contenuti nelle grandi religioni e mitologie del mondo. Il secondo volume contiene una ulteriore serie di stanze da "Il libro di Dzyan" che descrive l'evoluzione dell'Umanità. Nell'ottobre del 1888, Madame Blavatsky costituì la Sezione Esoterica (o scuola) della Società Teosofica per un più profondo studio della Teosofia affrontato da studenti consacrati e scrisse per loro "Tre E.S. istruzioni". Nel 1889 H.P.B. pubblicò "La chiave della Teosofia", una chiara esposizione sotto forma di domande e risposte riguardo l'etica, la scienza, la filosofia e sullo studio del fine per cui la Società Teosofica è stata fondata; nonché la gemma mistico-devozionale chiamata "La Voce del Silenzio" contenente brani estratti e tradotti da un testo sacro orientale: "Il libro dei precetti d'oro" che essa aveva imparato a memoria durante il suo addestramento in Oriente. Nel luglio 1890, H.P.B. stabilì il Quartier Generale Europeo della Società Teosofica al n° 19 di Avenue Road, St. John's Wood, London dove morì l'8 maggio 1891 a causa di una violenta influenza epidemica scoppiata in Inghilterra. I suoi resti furono cremati nel Surrey. Per il bagaglio culturale dei suoi scritti ed insegnamenti, la sua vita ed il forte carattere, la sua missione e lo straordinario psichismo, H.P. Blavatsky è destinata ad essere riconosciuta nel tempo in tutto il suo valore e originalità, come una sincera e grande divulgatrice dei principi e del sapere della Fratellanza degli Adepti Trans-Himalaiana. Potremmo concludere dicendo di H.P.B.: "una persona autentica e sincera e totalmente al Servizio dell'Unità della Vita e della Fratellanza Universale senza distinzioni".

 

Altro articolo su  Helena Blavatsky, la viaggiatrice in cerca delle fonti della sapienza millenaria che non ha mai smesso di fermarsi.   https://www.elle.com/it/magazine/storie-di-donne/a28361500/helena-blavatsky-viaggi-libri/

Ciò che interessava a Helena Blavatsky era la libertà di esplorare le fonti del mistero per raggiungere la verità. E per farlo ha percorso il mondo intero. Da molti fu considerata una illuminata, da altrettanti una ciarlatana. Ma nel corso della sua vita Helena Blavatsky andò avanti nelle sue ricerche delle fonti sapienziali incurante dei giudizi degli altri, pronta a mettersi in discussione, aperta a tutte le credenze, contraria a ogni dogmatismo. Le sue ricerche hanno influenzato profondamente le dottrine esoteriche occidentali, fino a influire sulla nascita del movimento New Age del XX secolo. Come diceva, “la conoscenza aumenta in proporzione all’uso che ne viene fatto, il che vuol dire che più si insegna, più si impara.”.

venerdì 3 febbraio 2023

Il fenomeno BookTok - letture e recensioni di libri in diretta

BookTok è un hashtag, nato spontaneamente su TikTok (un social network nato nel 2016 con un miliardo di utilizzatori) nel corso del primo lockdown, a marzo 2020. È quello che si definisce un trend, che prevede il suggerimento di nuovi libri da leggere all'interno della piattaforma, sfruttando i linguaggi, come suoni virali o effetti video, messi a disposizione in quello spazio.  Su TikTok molte ragazze si lanciano nelle critiche di romanzi in meno di tre minuti e fanno esplodere le vendite. Una boccata d'aria per le case editrici. 

Durante il primo confinamento (nel 2020) in Francia e negli Stati Uniti i video raggruppati sotto l'hastag #BookTok - contrazione di Book e di TikTok esplodono, sotto questo hashtag sono pubblicati 13 milioni di video con 88 miliardi di viste nel mondo (In Francia 1,6 miliardi di viste). E' impossibile, ad oggi, determinare il numero di produttori di video. Quasi tutti i produttori di video sono delle giovani donne, di cui molte con più di 10.000 abbonati al canale. Reinventano la critica letteraria (non molto amata dalla generazione Z) attraverso dei video corti e tematici.  Molte case editrici come Gallimard e Pocket, così come molte librerie non esitano più ad utilizzare TikTok come vetrina promozionale di qualche nuovo romanzo.   Ci sono esempi molto significativi del potere di questi video, ad esempio un video sul libro il Canto di Achille di Madeline Miller uscito nel 2015, fa passare le ventite del libro da 15000 copie a 180000 copie in poco tempo.  E' stato un passaparola via TiTok che ha fatto decollare le vendite. 

I librai che non erano ancora preparati e presenti su questo social, si sono stupiti nel vedere i risultati. Adesso le case editrici seguono la tendenza andando là dove si trovano i lettori, soprattutto quelli che di solito non entrano in una libreria. Per presentare, quindi le loro novità letterarie utilizzano le influencer più conosciute. Alcune di queste influencer guadagnano tra i 400 e i 5000 euro al mese in funzione del  numero di abbonati al canale e della casa editrice.

TikTok essendo un social network permette di creare dei legami tra gli influencer e i loro coetanei "I consigli tra pari sono i più apprezzati e quindi i più efficaci" dice Victoire Ducluzeaud, la second influencer su BookTok in Francia per numero di abbonati al canale (160000 abbonati dopo Galliane Goural con 186000 abbonati).   Molti di queste influencer propongono ai loro abbonati autori classici come Roland Barthes, Raimond Radiguet ed altri, ridando un po' di spinta a questo tipo di letteratura classica che era stata accantonata dai giovani.

Secondo un rapporto del 2022 del Centro national du livre (CNL) in Francia, l'11% di giovani tra 7-25 anni sceglie le letture dopo averne sentito parlare sui Social o su YouTube. Su TikTok  l'8% dei giovani dichiara di aver scelto il libro sulla base della presentazione e la raccomandazione di un'influencer.  TikTok diventa in questo modo una nuova forma di pubblicità per la letteratura dell'infanzia e dei ragazzi che finora era poco presente nei vari media. Il paradosso che si effettuerà una selezione di questi libri in funzione del numero di Like.  L'altro paradosso, di un fenomeno che  spinge alla lettura del libro, è che il tempo libero dei giovani è catturato dallo schermo: gli adolescenti scrollano sul web per 3,5 ore al giorno e consacrano solo 3,15 alla lettura a settimana.

Il Maestro arriva quando il discepolo è pronto - Osho.

 Osho Rajneesh (1931-1990), o semplicemente Osho, è stato un mistico e un controverso maestro spirituale indiano.  Dal testo la Creazione del Presente.     

Un uomo decise di cercare il maestro perfetto. Lesse molti libri, fece visita a un'infinità di saggi, li ascoltò, discusse con loro e si esercitò, ma finiva sempre per ritrovarsi pieno di dubbi e insicurezze.  

Dopo vent'anni incontrò un uomo le cui parole e le cui azioni corrispondevano perfettamente alla sua idea di persona totalmente realizzata. Il pellegrino non perse tempo e disse: "Tu mi sembri proprio un maestro perfetto: se e' cosi', il mio viaggio e' giunto al termine!".

"In effetti" rispose il maestro "puoi chiamarmi in quel modo". 

"Allora, di prego, accettami come tuo discepolo"!" Implorò l'uomo.

"Questo non posso farlo" rispose il saggio "perche', per quanto tu desideri un maestro perfetto, lui, dal canto suo, puo' accettare solo un discepolo perfetto".

Il maestro arriva solo quando il discepolo è pronto, e mai prima: non puo' essere diversamente e non puo' accadere in nessun altro momento della vita. Solo quando il discepolo sarà pronto e maturo gli apparirà il maestro: prima deve imparare a vedere e ad ascoltare, e deve creare nel suo cuore la capacità di sentire. Se sei cieco, come puo' apparirti il sole? Anche se lo facesse, non te ne accorgeresti!

Se non sei capace di vedere, al mondo non esisterà alcuna bellezza; i fiori sbocceranno, ma non per te, le stelle riempiranno il cielo di uno splendore immenso, ma tu non le vedrai... Al mondo non esiste nessuna bellezza se non puoi vederla! Se nel tuo cuore non c'è amore, non troverai mai la persona amata: bisogna soddisfare il prerequisito di fondo, perchè solo l'amore può trovare l'amato, solo gli occhi possono cogliere la bellezza, e solo le orecchie sanno ascoltare musiche e melodie...

Purtroppo ci sono davvero tante persone - e sono la maggioranza - che si ostinano a cercare qualcosa che sta fuori da loro, senza aver creato una ricettività corrispondente dentro di sè. Ho incontrato molti ricercatori che cercavano un maestro, ma erano totalmente inconsapevoli del fatto che il discepolo fosse del tutto assente: e se il discepolo non esiste, come puo' trovare un maestro?

Il maestro non e' un semplice fenomeno oggettivo che si trova fuori da te: prima di tutto deve essere una realtà presente nel tuo cuore! Essere un discepolo richiede una preparazione, implica una sete, un desiderio ardente e una grande passione per la verità. Ma nonostante l'assenza di tutte queste cose, le persone si mettono alla ricerca di un maestro - e non stupisce certo che non lo trovino! Non lo troveranno mai, e anche se ne incontreranno parecchi, continueranno a non accorgersene.

Come puoi vedere il maestro se non ti rendi vulnerabile? Come puoi incontrarne uno se non sai nemmeno cosa voglia dire essere un discepolo? Il punto di partenza della ricerca consiste nell'essere un discepolo! Il vero ricercatore non si preoccupa del maestro, non si chiede dove sia; l'unica cosa che gli interessa è creare il discepolo dentro di se', come diventare un allievo, come essere aperto alla realta', e come agire partendo da uno stato di innocenza e non in base a un qualche sapere.

Se vivi basandoti sul sapere, incontrerai molti insegnanti, ma non troverai mai nessun maestro. Se sai gia' una cosa o pensi di saperla, ti imbatterai solo in altri eruditi, in altra gente che sostiene di saperne piu' di te: incontrerai soltanto le persone che puoi incontrare, ossia altri individui come te. Un uomo che si muove basandosi sui saperi che ha accumulato incontrera' molti insegnanti e imparera' molte cose, ma non trovera' mai un maestro.

Per incontrare un maestro, devi essere un bambino, devi essere del tutto innocente e non possedere alcun sapere; la tua mente deve essere vuota e colma di passione per la verita', ma non deve contenere alcuna convinzione in proposito: questa e' la condizione adatta al vero apprendimento - e a quel punto non e' necessario andare da nessuna parte, perche' sara' il maestro a venire da te!

Qui con me ci sono molti sannyasin - molti ricercatori del Vero - che non sono arrivati in seguito alle loro ricerche, ma che ho trovato io; sono giunti grazie a me e non grazie a se stessi, e questo è il vero modo per arrivare qui. Se vieni da me di tua iniziativa, significa che non sei arrivato affatto: continui a restare dove sei, ostinato, gonfio di ego - sei così pieno di te che non resta alcuno spazio perchè io possa entrare nel tuo cuore!

Essere capace di imparare è uno dei requisiti di fondo di un ricercatore, e quando dico "imparare" intendo che si dovrebbe sempre agire partendo da uno stato di innocenza. Non dovresti portarti dietro convinzioni preesistenti, perchè ti impediranno di apprendere: se infatti incontri qualcuno che le contraddice, sarai costretto a rifiutarlo, e se nulla le mette in crisi, non imparerai niente, ma rafforzerai semplicemente il tuo vecchio pregiudizio.

Se una cosa si accorda alle tue convinzioni, non provoca alcun apprendimento, ma si limita a rafforzare la tua vecchia mente, e il maestro non puo' fare questo: al contrario, deve distruggere tutto ciò che è vecchio per far posto al nuovo, deve portarti via tutto ciò che hai sempre tenuto con te - deve far spazio dentro di te! Se ti aggrappi a convinzioni, pregiudizi, idee e filosofie, non riuscirai mai a incontrare un maestro, perche' il suo compito consiste nel distruggere ogni genere di filosofia: è interessato solo alla realtà, non alla speculazione.

Se sei pieno di convinzioni, e' impossibile che tu arrivi davvero al maestro, perchè le tue idee si frapporranno fra te e lui come una barriera. Bisogna arrivare a lui completamente aperti, disponibili, senza sapere nulla...Tutto questo dovrebbe essere scontato, perchè se possiedi già un sapere, vuol dire che non sei disponibile: sono le tue stesse idee a sbarrarti la strada.

Diventa un discepolo e non preoccuparti del maestro: quando sarai pronto arriverà. A volte si manifesta in forme strane, ma accade sempre! Quando una persona è matura, il divino la raggiunge in molti modi, e il maestro è l'ultima incarnazione con cui il divino si manifesta al discepolo: dopo di lui non esiste più alcuna forma. E' l'ultima esperienza dotata di un corpo: poi c'è l'etereo - il divino privo di forma. Il maestro è l'ultima manifestazione del divino simile a te, che vive come te, che puoi toccare e con cui puoi dialogare, perche' parla la tua stessa lingua: al di la' di lui c'é l'incorporeo, c'é il silenzio - completo, assoluto, vergine...

Il maestro sta esattamente fra il mondo e il divino. Se sei davvero stanco del mondo, della sua routine e del suo tran tran, non iniziare a cercare un maestro, trova piuttosto il modo di diventere un discepolo: comincia a liberarti dal peso dei pregiudizi e dei dogmi, e dimentica tutto quello che sai...

La vera ricerca consiste nel diventare un discepolo, nell'imparare a svuotare la coppa del tuo io, in modo che, se incontri un essere straripante di divinita', possa riempirti e colmare il tuo cuore fino all'orlo. La gente invece tenta di trovare un maestro senza cercare la condizione del discepolo, ed è così che si perde.

In questo caso ti imbatterai in moltissime persone, continuando a sentirti insoddisfatto, e la radice di questa insoddisfazione non è esterna a te; proviene dalla tua mente, perchè continui a portarti appresso le tue convinzioni.

Nell'accogliere un discepolo, Ramana Maharshi era solito dirgli: "Se vuoi stare con me, devi disimparare; se non lo fai, io non ho nulla da darti: sei già fin troppo pieno!".

Pattabhi Jois e l'Asthanga Yoga

Gli insegnamenti e la presenza di K. Pattabhi Jois’s (fondatore dell'Ashtanga Yoga Research Institute, a Mysore, South India) hanno avuto un profondo effetto sul mondo dello yoga. Vista da lontano la pratica dell'Ashtanga yoga sembra essere semplicemente una sequenza di posizioni di  yoga, ma, il vero yoga è ciò che non può essere visto. Gli elementi che, combinati insieme, costituiscono la pratica sono: 

  •     bandhas (le "valvole" interne dell'energia),
  •     respirazione ujjayi (la respirazione con la laringe socchiusa),
  •     asana (seuqenze di posizioni),
  •     drishti (un punto in cui si focalizza lo sguardo)
  •     e vinyasa (il preciso coordinamento del respiro con i movimenti fluidi)

 Attraverso l'applicazione di questi principi Pattabhi Jois ha costruito un approccio olistico allo yoga ed alla vita stessa. Lui era uno studioso e un professore di sanscrito e aveva una conoscenza molto profonda dei testi yogici della tradizione. Possedeva inoltre un grande entusiasmo, una gioia e una energia positiva contagiosi e di grande ispirazione. I suoi insegnamenti permettevano agli allievi di crescere fornendo loro gli strumenti per un'auto esplorazione e un progresso individuale.

Yama, niyama, asana, pranayama, pratyahara, dharana, dhyana, e samadhi questi otto rami sono le basi della struttura dell'insegnamento di Patanjali, che compongono l'albero dello yoga. Non possono essere isolati. La profonda bellezza e l'integrità dell'albero dipendono dall'effetto bilanciato di tutti i suoi rami. Pattabhi Jois insegnava che il miglior modo per alimentare l'albero era attraverso l'applicazione di tutti i principi della pratica.
Pattabhi Jois era solito dire "99% pratica e 1% teoria.” Praticare non significa soltanto eseguire le asana sul tappetino, ma utilizzare gli aspetti benefici della pratica delle asana all'interno della parte rimanente della nostra giornata. Il risultato finale è aumentare il prana mentre pratichiamo sul tappetino e poi portarci dietro l'energia positiva nella vita di tutti i giorni per rendere il mondo un posto migliore. Il tappetino può diventare un microcosmo per la vita di tutti i giorni. Il respiro, l'attenzione e la pazienza sono la chiave. Quando ci confrontiamo con l'esistenza quotidiana possiamo contare sulla forza che abbiamo acquisito dalla pratica sul tappetino.
Pattabhi Jois dava molta importanza al respiro. Il respiro è vita! Entriamo in questo mondo inspirando e lo lasciamo esalando. La consapevolezza del respiro è il centro dello yoga, attorno al quale tutto il resto ruota. Nell'Ashtanga emettiamo un suono quando respiriamo (la respirazione ujjayi), questo suono agisce come un mantra sul quale meditiamo e ci focalizziamo durante la pratica. Questa meditazione ci porta alla verità. Sia che siamo immobili, sia che siamo nel movimento del vinyasa, continueremo a sentire il suono del nostro respiro; se la mente vaga altrove la riportiamo indietro a quell'esatto momento.
Essere uno yogi nel mondo moderno, significa contribuire un pochino a migliorare l'ambiente nel quale si vive e a migliorare le relazioni umane.
Pattabhi Jois ci ha lasciato una immensa eredità, la sua scomparsa è stata una grande perdita, ma la luce che ci ha lasciato continua a splendere. L'Ashtanga è un viaggio che dura per tutta la vita e ognuno cercherà di mettere a punto una propria pratica personale. Muoversi verso il prossimo livello significa muoversi con profonda consapevolezza nella quotidianità e non significa acquisire scioltezza o forza.

--- In una celebre lettera alla testata giornalistica americana Yoga Journal, Pattabhi Jois, criticava alcune nuove tendenze dell'insegnamento. David Swenson,  considerato una delle massime autorità dell'Ashtanga Yoga, riassume così il suo intervento:
"Sono contrariato nel verificare che molti studenti neofiti abbiano preso l'Ashtanga Yoga e lo abbiano trasformato in un circo ad uso e consumo della propria notorietà e del proprio profitto. Ad esempio il nuovo 'Power Yoga' degrada la profondità, lo scopo e il metodo del sistema di insegnamento dello yoga così come io lo ricevetti dal mio guru Sri. T. Krishnamacharya. Lo stesso appellativo 'Power', è una caratteristica propria di Dio, non è qualcosa che possa essere raccolta dall'ego di nessuno. Metodi yoga incompleti, contravvenendo con i loro stessi propositi, possono alimentare nel cuore 'i sei nemici' (il desiderio, la rabbia, l'avidità, l'illusione, l'infatuazione e l'invidia). L'intero sistema dell'Ashtanga Yoga, praticato con devozione, conduce alla liberazione del proprio cuore, del proprio spirito. Il verso II.28 degli Yoga Sutra conferma questo aspetto: 'praticare tutti gli aspetti dello yoga distrugge le impurità affinché risplenda la luce della conoscenza e della consapevolezza'.
Si tratta di un caso sfortunato la circostanza in cui alcuni studenti che non sono ancora maturati nella propria pratica abbiano modificato il metodo originale ed abbiano tagliato fuori l'essenza di un antico lignaggio di insegnamento per assecondare i propri limiti.
Il sistema dell' Ashtanga yoga non dovrà mai essere confuso con il presunto 'power yoga' o qualsiasi altra capricciosa creazione che vada contro la tradizione delle originali scritture dello yoga. Sarebbe davvero un peccato perdere il prezioso gioiello della liberazione, nel fango di uno stolto body building."

Bhante Henepola Gunaratana

Il venerabile Bhante Henepola Gunaratana (1927- ) è monaco dall'età di 12 anni e ha preso l'ordinazione completa all'età di 20 anni nel 1947 nello Sri Lanka. Nel 1954 lascia l'isola per lavorare con gli Intoccabili in India. Giunto negli Stati Uniti nel 1968, divenne Segretario Generale Onorario della Buddhist Vihara Society, un monastero di Washington, mentre conseguiva un dottorato in filosofia all'American University, dove in seguito prestò servizio come cappellano buddista.  Nel 1988, il venerabile Gunaratana è diventato presidente della Bhavana Society di High View, in West Virginia, un centro in cui si incoraggiano la meditazione e la vita monastica.  "Bhante G" (come viene affettuosamente chiamato dai suoi studenti) per oltre quarant'anni ha insegnato buddismo e guidato ritiri di meditazione nel Sud-Est asiatico, in Nord America, Europa, Messico e Australia. Conduce regolarmente ritiri su vipassana, mindfulness, metta (Loving-friendliness), concentrazione e altri argomenti sia alla Bhavana Society che altrove.

Ha scritto numerosi libri tra cui:

  • Meditare nella vita quotidiana, 2019 (in francese: Méditation au quotidien - Une veritable pratique du bouddhisme. 
  • Introduzione alla meditazione profonda, 2021 (in francese: Introduction à la méditation profonde).  In questo testoHénépola Gunaratana accompagna i meditanti in una nuova fase, quella della meditazione profonda, oltre la mindfulness.

Riassunto del testo Meditare nella vita quotidiana.  Siamo costantemente a caccia di esperienze e cose, per affrontare questo senso di tensione pervasivo che avvertiamo. Ed è strano perché più le persone perseguono obiettivi materiali, più la felicità delle persone è in calo. Il problema è che viviamo in un mondo non reale, in un'illusione autocreata. La causa del 99% dei problemi è il fatto che viviamo in questo mondo autocreato e non siamo nel qui ed ora. La soluzione è  praticare la meditazione Vipassana, che è la meditazione di consapevolezza.
È la capacità di scavare più a fondo nella realtà con consapevolezza, per essere in grado di vedere le cose come sono realmente.  Meditando si comincerà ad avere delle rivelazioni. Per alcune ci vorrà una settimana. Alcune potrebbero richiedere sei mesi. Alcune potrebbero richiedere anni. Ma piano piano vengono smontati tutti questi concetti e valori che la società propone attraverso i genitori, gli amici, i media. Srotola tutte queste cose e guardale una per una. Prendi ognuna di esse e la guardi per quello che è. E dopo un po' di tempo, alla fine, dopo anni e anni di pratica, arriverai al punto in cui anche te stesso, la tua identità, quello che chiamiamo l'ego, questo concetto di sé si dissolverà perché alla fine anche il  concetto del sé è una creazione.
La meditazione è solo un modo più sano per decostruire gli elementi negativi della tua personalità che non ti servono, che non ti aiutano, che causano la tua sofferenza, che ti hanno portato ad avere pensieri insidiosi e tornare alla verità, al vero Sé. Allora comincerai a vivere la tua vita con intenzione, con controllo, facendo quello che vuoi fare perché lo vuoi fare, non perché soddisfa questo ego autocreato.
Con la meditazione Vipassana, ci concentriamo sul respiro. Questo è il punto focale di tutta la pratica meditativa perché la mente ha bisogno di qualcosa su cui concentrarsi. Altrimenti, verrà semplicemente tirata in diverse direzioni. Più meditate, più vi impegnate, più avrete il controllo della vostra mente.  La tua concentrazione aumenterà e ancora più importante, la tua consapevolezza aumenterà. La concentrazione ti aiuterà a concentrarti su una cosa, un compito, a portarlo a termine e a porre la tua attenzione su quello. La consapevolezza ti permetterà di cogliere la natura transitoria della vita. Allora noterete che le cose sono sempre in movimento. I pensieri vanno e vengono. I suoni vanno e vengono. Le sensazioni nel tuo corpo vanno e vengono. La vita è praticamente un flusso di cose diverse che accadono. Quando sei veramente attento, niente sarà mai noioso perché c'è sempre qualcosa che accade e sempre diverso. C'è sempre qualcosa da imparare. Piano piano si penetrerà sempre più a fondo nella realtà stessa guadagnando in consapevolezza. 

Occorre strutturare la pratica di meditazione e meditare con costanza in un posto tranquillo per cominciare. Mantenendo lo stesso posto il cervello lo identificherà come luogo di meditazione.
La meditazione è un processo lento. Tutto ciò che vale nella vita richiede tempo. La meditazione è una pratica e se vuoi ottenere dei veri cambiamenti duraturi, occorre iniziare a incorporare la consapevolezza anche nella vita quotidiana.
Mindfulness è letteralmente prestare attenzione a che cosa stai vivendo senza giudizio. Semplicemente accettandolo al 100%.  Così la vera arena è il mondo reale; Prendere ogni momento per quello che è e vederlo per quello che è. Si dovrà cercare di essere consapevoli di tutto ciò che si sta facendo e vivendo; e solo così si vedranno delle vere differenze in termini di relazioni con le altre persone e il mondo esterno.     Citazioni di Henepola Gunaratana:

  • "L'ironia della cosa è che la vera pace arriva solo quando si smette di inseguirla".
  •  "La pazienza è la chiave. Se non imparate altro dalla meditazione, imparerete la pazienza. La pazienza è essenziale per qualsiasi cambiamento profondo".
  • "Se sei infelice sei infelice; questa è la realtà, questo è ciò che succede, quindi affrontalo. Guardalo dritto negli occhi senza tirarti indietro. Quando stai passando un brutto momento, esamina quell'esperienza, osservala con attenzione, studia il fenomeno e impara i suoi meccanismi. Il modo per uscire da una trappola è studiare la trappola stessa, imparare come è costruita. Lo fai smontando la cosa pezzo per pezzo. La trappola non può intrappolarvi se è stata fatta a pezzi. Il risultato è la libertà"
  •  "Il dolore è inevitabile, la sofferenza no".
  • "Non ponetevi obiettivi troppo alti da raggiungere". 
  • "Sii gentile con te stesso". 
  • "Cerca di seguire il tuo respiro continuamente e senza pause. Questo ti aiuterà ad essere scrupoloso ed esigente. 
  •  "La cosa fondamentale è essere consapevoli di ciò che sta accadendo, e non cercare di controllare ciò che sta accadendo".

Meenakshi Devi Bhavanani

Yogamani Kalaimamani Yogacharini Meenakshi Devi Bhavanani è direttore e Acharya  (guida religiosa) residente del famoso Centro Internazionale per l'Educazione e la Ricerca sullo Yoga (ICYER / Ananda Ashram) di Pondicherry.  È guru ed ex artista di Bharata Natyam una forma di danza classica del Tamil Nadu. È inoltre, la discepola più anziana del maestro di Yoga di fama internazionale, Yogamaharishi Dr. Swami Gitananda Giri Guru Maharaj e ha dedicato la sua vita ai suoi insegnamenti e alle istituzioni da lui fondate.

Ammaji, come è popolarmente conosciuta, è considerata uno dei maggiori leader internazionali del moderno movimento Yoga e fa parte di vari comitati nazionali del governo indiano per la diffusione dello Yoga.  I suoi libri più importanti, "La storia dello Yoga dai tempi antichi a quelli moderni" (Vol. I e Vol. II), sono un'opera di rottura e sono stati acclamati come le "pubblicazioni che definiscono la storia dello Yoga fino ad oggi".
Dopo aver formato migliaia di studenti in tutto il mondo negli ultimi cinquant'anni, è considerata una pioniera nel portare le Belle Arti Carnatiche classiche e lo Yoga alla gente comune di Pondicherry. 
 
https://www.academia.edu/39101111/Yogacharini_Meenakshi_Devi_Bhavanani_Il_suono_dello_yoga_demistificando_le_basi_dello_yoga
 
Al link sopra riportato puoi trovare dei testi importanti sullo yoga.

Kamlesh Patel

 Kamlesh Patel (nato nel 1956) è conosciuto da molti come Daaji. I suoi insegnamenti pratici nascono dalla sua esperienza personale sul sentiero della Heartfulness, ma riflettono anche il suo profondo spirito di ricerca e il suo rispetto per le grandi tradizioni spirituali e i progressi scientifici del mondo. Avendo iniziato la pratica spirituale molto giovane, Daaji è anche un uomo di famiglia e ha costruito un'attività di farmacia a New York per oltre tre decenni prima di essere nominato nel 2014 quarto di un lignaggio secolare di maestri spirituali.

Questa tradizione è il sistema Sahaj Marg di Raja Yoga, offerto dalla Shri Ram Chandra Mission, un'organizzazione no-profit. Essendo un sistema di meditazione universale basato sul cuore, Sahaj Marg è anche conosciuto come la Via della Cuoriosità, e oggi Daaji estende il suo sostegno a milioni di ricercatori spirituali in oltre 130 Paesi. Studente autoproclamato della spiritualità, dedica molto tempo ed energia alla ricerca nel campo della coscienza e della spiritualità, affrontando l'argomento con una metodologia scientifica - un approccio pratico che deriva dalla sua esperienza e dalla sua maestria sul campo.

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel blog ci sono ci...