sabato 18 marzo 2023

La non dualità. Dal sito di Mauro Bergonzi

Dal sito di Mauro Bergonzi  Il Sorriso dell'Essere:    https://sites.google.com/site/ilsorrisodellessere/home?authuser=0

https://sites.google.com/site/ilsorrisodellessere/satsang                                        - Dialoghi

La parola ‘Non dualità’ indica il semplice fatto che nella realtà ci sono infinite differenze, ma nessuna vera separazione.  La realtà, Ciò che tu veramente sei, non è qualcosa che la mente possa comprendere col pensiero. Ma appena ti fermi un attimo (e questo può accadere in qualsiasi momento), ecco di nuovo chiara ed evidente la Presenza silenziosa che è sempre qui, sempre adesso, a mostrarti il fatto inaudito e meraviglioso che ci sei e sei cosciente. Se proprio vogliamo trovare un ‘senso’ alla nostra apparentemente effimera esistenza, è proprio questo: la meraviglia di scoprire che siamo l'eterna Presenza che non smette mai di danzare. Ma anche se non lo scopriamo, siamo sempre e comunque la Presenza.       Tutto questo non è altro che il sorriso dell'Essere.  

 - Se cerchi la completezza di una pace incorruttibile, di una felicità che non dipenda dal piacere, dove sentirti finalmente a casa, allora quello che cerchi è già qui, adesso.
- Se cerchi Dio, dato che è Onnipresente, potrebbe non essere già qui, adesso?
- Se cerchi la vera Realtà, dato che è Tutto, potrebbe non essere già qui, adesso?
- Se cerchi il tuo vero Sé, dato che tu sei presente, potrebbe non essere già qui, adesso?
- Qualsiasi parola usi per indicare 'Ciò che è', puoi non vederlo, puoi non sapere che cosa sia, ma di sicuro dev'essere qui, adesso.     

Quindi non c'è alcun bisogno di fare qualcosa, percorrere una via o praticare un metodo per raggiungerlo.

Vi riporto alcuni testi presi dal sito:

La non dualità.  Il dischiudersi di una prospettiva radicalmente non dualista non è dipeso da una scelta deliberata, ma è 'accaduto' nella mia diretta esperienza della realtà. Qualcosa si era innescato nel lontano 1981, in occasione di uno sconvolgente incontro con Nisargadatta Maharaj: fu come un’esplosione, che è continuata sotterraneamente per tanti anni, agendo per vie misteriose. Pian piano, in modo estremamente ordinario e gentile, è come se tutti gli schermi mentali che avevo davanti agli occhi si fossero sempre più assottigliati, cadendo uno dopo l’altro, finché è rimasta soltanto una specie di ‘chiarezza’ che permea la mia vita quotidiana.  La fine di un miraggio. Con la scomparsa della ricerca spirituale e del ‘cercatore’, l’agio e la chiarezza che hanno spontaneamente permeato la mia vita ordinaria sono state meglio riconosciute alla luce di ciò che hanno detto Jiddu Krishnamurti, Ramana Maharshi, Tony Parsons ed altri autori sulla stessa lunghezza d’onda   Tutto ciò ha reso la mia comunicazione non dualista alquanto 'destabilizzante', soprattutto per chi segue un percorso di ricerca spirituale che si basi su una pratica orientata verso una meta futura.   ‘Non dualismo’ è anch’esso una parola, come tale inadeguata ad esprimere Ciò che è. Nell’imperfetto modo in cui è possibile descriverlo, ‘non dualismo’ vuol dire che non ci sono reali separazioni nella realtà (infinite differenze si, ma nessuna vera separazione). ‘Non dualismo’ non è ‘monismo’ (che afferma l’uno escludendo il due). Il non dualismo non esclude mai niente, assolutamente niente, tanto meno le nostre preoccupazioni quotidiane. E’ pace profonda che appare come conflitto e inquietudine, è uno che appare come molti, è nulla che appare come tutto, è essere che appare come divenire, è coscienza che appare come mutevoli esperienze. La pace dello spirito contrapposta al turbamento è ciò che si ottiene con le pratiche meditative del ‘testimone’ (l’osservatore che pensa: “Io non sono l’osservato”), vale a dire uno stato costruito dalla mente, una specie di ‘torre d’avorio’ che alcune tradizioni indiane scambiano per la liberazione. Ma non è possibile separare l’osservatore dall’osservato, come non puoi separare il mare dalle onde: il mare è le onde, ma è anche tanto di più. La coscienza-testimone non si può separare dai suoi contenuti, comprese le nostre quotidiane preoccupazioni: è anche quelle, ma non solo quelle. La vera pace, la vera felicità, non è qualcosa che possiamo ottenere o costruire: è qualcosa che siamo, lo sfondo costante su cui si manifestano tutte le esplosioni di piacere e dolore che chiamiamo ‘la nostra vita’.   Noi come ‘singoli individui’ continuiamo ad essere turbati, ma la coscienza che ci abita non lo è. Nel teatro dei burattini compaiono due personaggi diversi, Pulcinella e il Carabiniere, che vanno in collera e se le danno di santa ragione, finché uno vince e l’altro perde. L’illusione che siano individui separati e dotati di due coscienze diverse nasce solo dal fatto che il burattinaio è nascosto alla vista del pubblico. Il burattinaio è uno solo, anche se sembra che ci siano due diversi individui. Il burattinaio non è arrabbiato, non vince e non perde. La sua coscienza è l’unica esistente, anche se illusoriamente appaiono due coscienze diverse. Pulcinella e il Carabiniere non sono nemmeno coscienti: la coscienza che li abita è solo una, quella del burattinaio.

La realizzazione. Se il 'risveglio' è la liberazione dal miraggio di un sé separato, allora, come dice Tony Parsons, l'idea stessa di una persona liberata è una contraddizione in termini. Nessuno lo è stato o lo sarà mai, perché l'idea di un individuo separato dal Tutto è contraddittoria e illusoria.  Il concetto stesso di 'risveglio' è obsoleto, perché Ciò che veramente siamo  non dorme mai, è sempre sveglio. Secondo una prospettiva autenticamente non dualista, l''Essere è sempre realizzato, mentre non esistono 'esseri' realizzati, per il semplice fatto che non esistono separazioni. la Presenza che è sempre qui, evidente e innegabile nella semplice coscienza ordinaria che illumina ogni esperienza. Qualcuno ha detto: “L’unica differenza tra un ‘risvegliato’ e un ‘non risvegliato’ è che il secondo crede ancora di vedere una differenza”. Crediamo di essere un'onda separata dalle altre, mentre siamo tutti un unico mare che 'ondeggia'.  Può forse esistere un'onda fatta di un'acqua che sia più acqua delle altre?  Può esistere un'onda più 'realizzata' delle altre?    Come dice Ramana Maharshi, prima ci convinciamo di essere solo un io separato e limitato, poi sentiamo tutto il peso di questa illusoria limitazione e allora cerchiamo la 'realizzazione' della Totalità: ma cercare non fa che rinforzare la falsa idea che ci manchi veramente qualcosa. Finché cerchiamo, non troveremo, proprio come la signora che cerca la propria collana credendo di averla persa, mentre ha solo dimenticato che ce l’ha appesa al collo. Finché la cerca, non la trova, perché l'unico ostacolo a trovarla è la falsa idea di averla perduta.   La Presenza è al di là del credere o non credere, al di là del pensiero, dei concetti, delle parole e delle prediche. La Presenza è proprio qui, semplice, evidente, ma assolutamente niente può descriverla.  

Il non dualismo e il guru.   L'idea del guru (almeno qui da noi in Occidente) crea più problemi di quanti non ne risolva, mentre l’amicizia  è la chiave della spiritualità, esalta la parità nella differenza, perché gli amici si ritengono tutti allo stesso livello, anche se ognuno apporta contributi unici e insostituibili alla comune risonanza. La spiritualità è inseparabile dal sorriso, mille miglia lontana dalla seriosa tetraggine di tante conventicole imbalsamate che, attorno ai propri guru, si prendono troppo sul serio e trasformano la ricerca in una pratica maledettamente 'seria'. L'uguaglianza nella differenza dell'amicizia rispecchia l'Uno che appare come molti e il sorriso del 'divertimento' riecheggia la danza e il 'gioco' della Vita, così debordante che non ha bisogno di uno 'scopo' per esserci e risplende di luce propria. Mi piace anche sentire che non hai alcun desiderio di 'convertire' gli altri: la Presenza appare perfettamente in tutto ciò che è, dal fondamentalista islamico al non dualista.  In fondo, alche il non dualismo non è che un dito puntato verso Ciò che non ha nome né etichetta.

Ego ed io. Nella psiche sono attive le cosiddette ‘funzioni dell’io’ (regolazione degli scarichi pulsionali, gestione del sistema mnemonico, concettuale ed emotivo, coordinamento fra input sensoriale e output motorio, ecc.) che, fungendo da interfaccia fra organismo e ambiente, favoriscono il nostro adattamento alla realtà. Per queste funzioni utili e necessarie si usa comunemente il termine ‘io’. Di solito il termine ‘ego’ e i suoi derivati (egocentrismo, egoismo, ecc.) vengono invece usati per indicare l’esclusiva identificazione con un ‘sé’ isolato, che ci separa dal rapporto con gli altri e con la realtà, perché diventiamo prigionieri di reazioni, pensieri ed emozioni al cui centro domina appunto soltanto il nostro ego e le sue esigenze. Per esempio, nella misura in cui una sofferenza mentale o un desiderio ci isola dagli altri, è espressione del nostro ‘ego’. C’è uno spazio di consapevolezza che non si esaurisce nell’ego e ne è totalmente libero: è questo il fondamento sempre presente della nostra vera identità.

L'universo. Noi non siamo separabili dall'universo: questo è un fatto, non una ‘sensazione’. Se da un lato siamo capaci di vedere, udire, odorare, assaporare e sentire, e dall’altro non siamo separati dall’universo, ciò significa allora che è l'universo intero a vedere, udire, odorare, assaporare e sentire attraverso noi. L’'io' cosciente che ciascuno di noi crede di essere non è l'individuo, ma l'universo intero. E’ l’universo l'unico soggetto cosciente, che appare come tutto questo: alberi, case, montagne, discariche, tramonti, guerre, sorrisi, uomini buoni e uomini cattivi… tutti differenti, ma non separati. Il senso di esserci, di essere ‘io’, è quella coscienza. Tutto il resto è una costruzione mentale.Chi è l''io' che non riesce a eliminare la costruzione mentale dell'io? Un altro 'io'? Ci sono forse due 'io'? L'unico vero Sé è l'universo che appare come tutto questo mondo. In un sogno ci sei tu (il protagonista) e tanti altri personaggi apparentemente separati da te: alcuni simpatici, altri antipatici, alcuni che ti inseguono per farti del male, altri che ami e vorresti sempre accanto. Di che cosa siete fatti ‘tu’ (il protagonista del sogno) e tutti gli altri personaggi apparentemente separati? Di una sola e unica coscienza: quella del sognatore che sta dormendo tranquillamente nel proprio letto.Noi siamo i personaggi del ‘sogno’ o del ‘film’ dell'universo, fatti di una stessa e sola luce bianca che non nasce e non muore: la coscienza. Naturalmente, finché ti trovi nell'illusione del sogno, la separazione sembra reale e si sente, ma non per questo è meno illusoria. Il sogno è uno stato di coscienza diverso sia dal sonno profondo sia dalla veglia. Ma la coscienza che percepisce il sogno è forse un’altra rispetto a quella di veglia? Pensi che abbiamo più di una coscienza? Oppure sia nel sogno, sia nella veglia, ci sentiamo sempre uno stesso ‘io’ presente e cosciente? La coscienza del sognatore è una, indivisibile e contiene tutto il sogno.  Il mondo e la coscienza appaiono sempre insieme, senza eccezione. Quando due cose appaiono sempre e soltanto insieme, dobbiamo concludere che non sono due ‘cose’, ma due aspetti diversi della stessa cosa. Il ragionamento è semplice:1) Noi siamo dotati di coscienza   2) Noi non siamo separati dall'universo, che ci include. 3) Ergo: l'universo è un sistema auto-osservante dotato di coscienza, il quale vede se stesso attraverso noi.   Nell'advaita c'è una metafora che rende bene l'idea: quando guardi un vaso, facilmente puoi farti l'idea che ci sia uno spazio ‘dentro’ separato dallo spazio ‘fuori’. Il vaso simboleggia il nostro corpo/mente e lo spazio la consapevolezza. Così crediamo che la 'nostra' consapevolezza sia qualcosa di limitato e separato, dentro al corpo/mente. Ma non è lo spazio ad essere dentro al vaso, è il vaso ad essere letteralmente immerso nello spazio e fatto di spazio. Infatti tutte le sensazioni fisiche che chiamiamo 'corpo' e tutti i pensieri che chiamiamo 'mente' appaiono soltanto nella e come consapevolezza.  Ciò che veramente siamo non nasce e non muore. Quando c'è l'ego, è la Presenza che appare come ego. Quando non c'è, è la Presenza che appare come non-ego.  Quindi puoi rilassarti e riconoscere che sei sempre l'infinito spazio senziente che non nasce e non muore.pieghi che cosa intendi per ‘meravigliosa unità del Tutto’, di cui parli spesso?

L'unità del Tutto. Quando si scopre la completa identità fra sé e il tutto, ogni ‘interazione’ diventa obsoleta: invece di una relazione fra due entità separate, c’è un solo Essere che danza.  Mentre guardi un fiume, ti accorgi che la sua acqua assume infinite forme diverse: c’è un gorgo qui che ti sembra separato da un altro lì, e così via.  A un certo punto decidi di 'catturare' il gorgo più vicino con un secchio: ma appena lo fai, si dissolve e ti ritrovi con un secchio d'acqua stagnante. La rigetti nel fiume, ed ecco che di nuovo comincia a scorrere, formando mulinelli. Allora ti rendi conto che tutti questi gorghi sono inseparabili dal fiume, che non esistono come entità isolate, che sono la semplice azione di un'unica corrente d'acqua: ogni gorgo è il modo in cui si manifesta in quel punto l'indivisa corrente del fiume. C'è un’unica cosa: l’acqua del fiume. I gorghi sono solo azioni del suo movimento incessante.  Questa è l'unità del Tutto.   I taoisti raccontano una parabola:

Un barcaiolo si trova nella nebbia, lungo il fiume.  A un certo punto, si accorge che la sagoma vaga di una barca sta venendo dritta verso di lui, contromano. Grida all'altro barcaiolo di scansarsi, ma non riceve risposta. La barca continua a puntare dritta contro la sua. Il barcaiolo va in collera e comincia ad inveire contro l'altro, ma invano. Quando l'altra barca giunge più vicina e diviene ben visibile, il barcaiolo si accorge che è vuota: nessuno la guidava, si è solo sciolta dagli ormeggi per via della corrente. Allora tutta la rabbia del barcaiolo svanisce.

Quando pensiamo che gli altri abbiano un 'io' separato che li guidi, prendiamo tutto sul piano personale e restiamo in balìa della nostra rabbia. Quando li vediamo come barche vuote che seguono semplicemente la corrente, ovviamente li evitiamo, ma niente turba la nostra pace.

La coscienza e i pensieri.  La coscienza percepisce i pensieri, mentre i pensieri non percepiscono proprio niente: semplicemente appaiono e scompaiono alla luce della coscienza. Senza la coscienza, i pensieri non possono apparire, mentre la coscienza senza i pensieri fa tante altre cose: sente odori, sapori, colori, percezioni fisiche, ecc. La coscienza c'è sempre: prima, durante e dopo che un pensiero si è manifestato. Se cade l'illusione di un io separato, appare chiaro che siamo l'universo intero: un unico grande processo che non nasce e non muore.  C'è una differenza sostanziale fra la coscienza (che osserva) e il pensiero (che viene osservato).  Questo processo di identificazione con i pensieri è come dimenticarsi di avere sul naso un paio di occhiali: non puoi più osservare i pensieri (che diventano invisibili, proprio come gli occhiali sul naso). Osservare il dolore e i pensieri è come sfilarsi gli occhiali e posarli sul tavolo: adesso non vedi più tutta la stanza colorata e distorta dalle loro lenti, ma vedi gli occhiali come un semplice oggetto fra i tanti altri presenti di fronte a te.

L'Io. Non è il corpo, non è la mente, non è la coscienza: è una semplice parola, un nome per indicare di volta in volta cose diverse. Dunque 'io' è una semplice parola per indicare di volta in volta le sensazioni fisiche che chiamiamo 'corpo', i pensieri che chiamiamo 'mente' e infine la coscienza.  E' la coscienza che percepisce il pensiero come un oggetto passeggero che va e viene. Dunque la coscienza percepisce i pensieri che chiamiamo 'mente' e non viceversa. Perciò c'è una sostanziale differenza fra la coscienza da un lato e il corpo-mente dall'altra: il corpo-mente è fatto di sensazioni e pensieri che appaiono e scompaiono come semplici oggetti percepiti dallo e nello spazio della coscienza.   Immagina un foglio bianco con un puntino nero in mezzo. Il foglio è lo spazio della coscienza senza cui nulla potrebbe apparire e il puntino è il corpo-mente.  Chi sei tu? Un puntino nero su un foglio bianco, o un foglio bianco con un puntino nero?  La coscienzae percepisce tutto, per cui non è in grado di osservare se stessa come se fosse un oggetto fra gli altri oggetti, proprio come l'occhio può vedere tutto tranne se stesso.   Ciò non significa che allora non ne puoi avere esperienza, solo che non è una esperienza 'oggettiva'.  La coscienza è totalmente libera, come lo spazio è libero da tutti gli oggetti che contiene. 

La mente: La mente non esiste, è una semplice astrazione. 'Mente' è solo una parola, un termine collettivo per indicare la totalità dei pensieri. Se ti guardi dentro in cerca della mente, non la trovi: percepisci solo una serie di pensieri che velocemente appaiono e scompaiono. Una parola può forse ‘fare’ qualcosa? Può essere cosciente? Può osservare? Dunque, se la mente è solo una parola, non può fare niente, tanto meno osservare se stessa o altro. E' la coscienza che osserva tutto, compresi ì pensieri che chiamiamo 'mente'. Nella sua immediatezza e semplicità, la coscienza non può essere condizionata da nulla, perché tutti i condizionamenti sono pensieri e concetti accumulati nella memoria che stanno sempre dalla parte di ciò che è osservato, mai dalla parte di chi osserva. Non esiste dunque un’autosservazione della mente: c’è solo la coscienza che vede i pensieri, e questo avviene spontaneamente, senza alcuno sforzo. Accorgersi dei pensieri non è una pratica: semplicemente accade. La coscienza osserva tutto: sia le percezioni visive, uditive, ecc. che chiamiamo 'mondo', sia le sensazioni fisiche che chiamiamo 'corpo', sia i pensieri che chiamiamo 'mente'. Praticare l’'autosservazione' significa limitare il campo dell'attenzione solo ai pensieri che chiamiamo 'mente', escludendo tutto il resto e rinforzando così l'illusione che 'io' sia separato dal mondo 'esterno'. Invece, se osservi tutto quello che c'è ad ogni momento, accanto ai pensieri tristi ci saranno anche tante altre cose: il sole che filtra fra le foglie di un albero, le candide nuvole che veleggiano nel cielo, la freschezza di un bicchier d'acqua, il vento che accarezza la pelle, il sorriso di un bambino. Allora è difficile sentirsi soli.

Il pensiero critico è sempre indispensabile nell’analisi dei problemi specifici della realtà. Per quanto concerne però le grandi domande universali sull’esistenza, sulla nostra vera identità o sul ‘senso’ della vita, esso è di fondamentale importanza soltanto per decostruire i filtri con cui distorciamo la realtà, ossia per vedere ciò che è falso come falso: allora Ciò che è diventa evidente da sé. Ma, oltre questo punto, ostinarsi ad usare il pensiero critico risulta controproducente: è come continuare a prendere una medicina dopo che si è guariti. Nella mia comunicazione uso il pensiero sia per decostruire le false idee su noi stessi e sulla realtà, sia per indicare (come fa il dito con la luna) o suggerire ciò che è oltre la sua stessa portata.

Amore.  C'è un'unica, indivisibile Vita che si manifesta attraverso ogni cosa. L'espressione di questa unità è l'amore. Quando ami qualcuno, non desideri forse diventare tutt'uno con lui/lei? Quando viviamo la illusoria separazione fra corpo e corpo, fra anima e anima, l'amore è l'anelito a ricomporre l'unità apparentemente perduta. Quando viviamo l'unione con il tutto, l'amore è l'espressione naturale di tale unione. Senza il riconoscimento della non separazione, tutto sembra sempre meschino e gretto. amicizia.  . 


Il trattamento ayurvedico

L'ayurveda, è uno dei sistemi di medicina naturale più antichi tramandati dall'uomo, un grande dono dell’India al mondo. Il termine ayurveda indica “la conoscenza, il sapere sacro” (Veda) relativo alla “vita” o “longevità” (ayus). Nella Charaka Samhita, il trattato più antico e autorevole sulla medicina ayurvedica, ayus è "l'unione di corpo, organi, mente e sé (atman)". Quindi il suo significato è  "l’arte del buon vivere".  Oltre alla scienza medica racchiude in sè elementi di filosofia, arte e disciplina, ed offre una visione completa dell’esistenza, insegnando a conoscere la vera natura dell'Essere Umano ed il suo ambiente, ed a mantenere l’equilibrio tra esso e l’Universo. Questa definizione evidenzia l'impostazione psicosomatica dell’ayurveda che studia non solo il corpo, ma l’essere vivente nella sua interezza, comprese le funzioni dei sensi (vista, udito, odorato, gusto e tatto), la mente e il sé. Ricorda, inoltre, che l'uso scorretto delle facoltà sensoriali e psicologiche può provocare svariate malattie. 

L’ayurveda deriva dalle verità scoperte dagli antichi rishi (veggenti) durante pratiche meditative e discipline ascetiche. Trae la sua origine dalla filosofia samkhya.  Sono 24 i principi o elementi che costituiscono l’universo: dall’energia creativa, fino agli elementi più grossolani (bhuta). 
Secondo l'ayurveda la vita va gestita secondo quattro principali obiettivi: Dharma (virtù da seguire, "dovere"), Artha (ricchezza della comprensione, benessere/prosperità), Kama (felicità), Moksha (libertà/illuminazione).

In Occidente spesso l'ayurveda è ricondotto unicamente ai preparati a base di erbe e sostanze naturali, massaggi, varie terapie di purificazione, rilassamento e bellezza abbinate alla cosmesi, ma comprende in realtà un orizzonte assai più ricco e complesso. Secondo l'ayurveda, "ogni individuo è un'espressione unica di coscienza.”
Eppure, poiché la nostra vita è fatta di / e dalle relazioni con gli altri, spesso perdiamo di vista la nostra unicità. Nelle nostre relazioni con gli altri e il mondo, siamo aperti al supporto, al riconoscimento e all'amore di cui abbiamo bisogno per essere soddisfatti e, allo stesso tempo, in questo spazio siamo vulnerabili a problemi di comunicazione e traumi. Il trauma diventa una "ferita della mente che non guarisce". Queste sono le ferite presenti nelle nostre espressioni uniche e a cui il pensiero e la pratica ayurvedica offrono la guarigione.  "Quando guariremo questo trauma, ameremo l'intera esistenza".
Lo scopo principale dell'ayurveda è quello di aiutare l'individuo a conservare buona salute e benessere. È consigliata una pratica regolare. Secondo i testi classici dell’ayurveda il massaggio ayurvedico previene i processi di invecchiamento del corpo, aiuta a superare la fatica e dona vigore, rafforza e migliora il sistema nervoso, la vista e la qualità del sonno.

Uno dei trattamenti conosciuti nell'Aayurveda è il trattamento abyhanga che viene eseguito su tutto il corpo con oli vegetali specifici in relazione alla costituzione del soggetto ma anche alla stagione, al clima, ai disturbi. Si utilizzano degli oli tiepidi scelti dal terapista che possono essere arricchiti con essenze aromatiche per armonizzare uno specifico dosha. Scopo dell'abyhanga è armonizzare i dosha, i principi biologici costitutivi di ogni essere umano, eliminare le tossine fisiche e mentali, creare un flusso emozionale positivo ed elevare lo spirito. Le manovre del massaggio sono standard, ma estremamente personalizzata è la manualità che differisce a seconda del dosha.

L'azione del massaggio non è solo terapeutica, ma anche di prevenzione in quanto permette di interpretare, recepire e modificare parte dei messaggi che provengono dal corpo: rallenta i processi degenerativi, migliora la resistenza allo stress, pacifica la mente, potenzia il sistema immunitario e il potere di auto-guarigione dell'organismo, aiuta a risolvere i disturbi legati a insonnia, depressione, stanchezza, ciclo mestruale, digestione, tensioni e contrazioni della colonna vertebrale.

Il primo beneficio del massaggio ayurvedico è quindi la sensazione di rilassamento che invade piacevolmente il corpo e la mente. I dolori dovuti alle tensioni o alla stanchezza tendono a scomparire a tutto vantaggio del proprio benessere. È particolarmente consigliato a chi è soggetto a ansia o stress proprio per il suo effetto rilassante nonché è indicato per chi soffre di insonnia.

Questo tipo di massaggio ha, inoltre, un potente effetto disintossicante per il corpo e coadiuvante della circolazione sanguigna. In tal modo in processo di eliminazione delle scorie è attivamente stimolato e i tessuti profondamente nutriti dal sangue. È inoltre tra i trattamenti ayurvedici per la cellulite. Migliora le difese immunitarie e la salute della pelle grazie all’utilizzo di oli specifici. Tonifica i muscoli e ha un salutare effetto drenante. Ottimo a fine giornata per cancellare la fatica della quotidianità previene i processi di invecchiamento del corpo.

L'Ayurveda prevede tre dosha o tre costituzioni che sono: aria (vata), fuoco (pitta) e acqua (kapha). A seconda del fatto che siano malate o sane, esse distruggono o mantengono in salute il corpo.

  • Vayu (o vata) si accumula durante l’estate e manca in inverno con l'arrivo del freddo e piogge. Per compensarlo: cibi grassi, ambienti e vestiti caldi, massaggi con olio. 
  • Kapha freddo e umido si accumula durante l’inverno e si manifesta ai primi tepori, da evitare cibi dolci e pesanti, consigliati alimenti piccanti e amari e astringenti, miele.
  • Pitta accumulatosi durante la stagione delle piogge aumenta con il calore dell’autunno e durante l’estate, consigliati cibi di sapore dolce, burro chiarificato.
  • Kapha predomina nell’infanzia, il suo picco è la mattina, la sera e dopo i pasti.
  • Pitta dà l’impronta alla giovinezza e alla mezza età, il suo picco è a mezzogiorno, mezzanotte, durante la digestione.
  • Vayu domina l’età avanzata e la vecchiaia, massimo la sera e durante la notte.

L'ayurveda dà molta importanza all’igiene dei denti, cavità orale, lingua, pasta di sandalo, aloe, e olio per il corpo. L’insonnia è sintomo di Vayu e Pitta. L’eccesso di fatica fa aumentare Vayu. 

Le otto branche della medicina ayurvedica sono: generale, chirurgia, collo, testa, pediatria, ostetricia, psichiatria, tossicologia. Rasayana è la branca dell'ayurveda che si occupa del ringiovanimento e dell'incremento della vitalità. Vajakarana è la branca che si occupa di favorire la virilità. L'olio di sesamo riduce vayu, mentre il burro di latte di bufala riduce pitta. L'olio di ricino è usato per massaggi.  Tiphala è uno dei farmaci più importanti per ridurre i tre dosha, ed è usato per il ringiovanimento. Il chyavamprash è un tonico che contiene miele, cannella, cardamomo, malva, pepe.

Ishvara Pranidhana - Il concetto del Divino nello Yoga

Nello Yoga, Ishvara Pranidhana, è il quinto e ultimo Niyama o osservanza. Il termine “Isvara Pranidhana” è composto da due parole:   Isvara, che si traduce come “Essere Supremo”, “Dio”, “Brahman”, “Realtà ultima” o “Vero Sé” e  Pranidhana, che significa “fissare”. Yoga Sutra 2.45.  - 

Possiamo dunque tradurre come l’arrenderci fiduciosi all’Universo e il rendere ogni azione un’offerta a qualcosa più grande di noi..
Patanjali ci presenta la nozione di Ishvara nel primo capitolo degli Yoga Sutra. Non menziona pratiche devozionali tipicamente associate a una divinità. Piuttosto lo definisce come coscienza superiore, illimitata e impersonale.  Non si tratta né di un Dio creatore né di un Dio giudice o tantomeno salvatore. Piuttosto viene definito sommo Sé (puruṣa), consapevolezza suprema (cap I. 24-25). Questo concetto di Divino è alquanto distante dalla visione occidentale. Ishvara è un termine dell’ Induismo, con una vasta gamma di significati che dipendono dall'epoca e dalla darshana (scuola di pensiero). Qui tratteremo la visione dello Yoga, che è una di queste scuole di pensiero.

Possiamo fare una distinzione tra Divino immanente e Divino trascendente. Il Divino immanente (Divino interiore, sé, essenza) è quello che nella tradizione cristiana (e non solo) è conosciuto come anima. E’ un centro di coscienza e di saggezza che esprime la vera natura di ogni essere umano, e costituisce una “particella” del Divino trascendente.
Il Divino trascendente (Divino esteriore, sommo Sé) è l’essere che sostiene e sottende a ogni manifestazione dell’universo, dall'atomo ai sistemi più complessi. E’ il substrato metafisico di tutto ciò che esiste.  Di fatto la sostanza dell’uno e dell’altro è identica. Interiore o esteriore, sono solo modalità soggettive di percezione della realtà, perché sul piano dell’assoluto “tutto è uno”! Quindi, quando parliamo di Ishvara, parliamo del Divino di cui l’essenza dell’uomo è parte.
Arrendersi al Divino significa arrendersi alla vita senza trasformarsi in un’entità diversa da ciò che siamo. Accettare la vita com’è, essere la vita stessa. Allora la vera personalità fiorisce, libera dal soffocamento dell’ego.

Accettare la vita non vuol dire avere un atteggiamento arrendevole, perché Ishvara pranidhana si rivela come frutto di una pratica intensa (tapas) e della conoscenza di sé (svadhyaya), che sono altri due Niyama. Ishvara Pranidhana è dunque associato a un lavoro costante e consapevole. Dobbiamo impegnarci e fare del nostro meglio, ma non dobbiamo essere attaccati ai frutti delle nostre azioni. Ishvara Pranidhana è “libertà dall’ego”, dove per ego si intende ciò che genera nell’uomo un senso di separazione che impedisce di entrare in contatto profondo con il Tutto e di vivere in armonia con il prossimo. Si tratta di sentire la vita come espressione di noi stessi e riconoscerla anche fuori di noi.
Attraverso la pratica di questo Niyama, riconosciamo che il Divino permea tutto l’universo, e attraverso questa consapevolezza abbracciamo il nostro ruolo come parte del Tutto, dell’Uno.

Lo Yoga è una religione? E’ una domanda che molti praticanti di yoga (ma non solo) si sono posti.  Lo Yoga è in contrasto con il mio sentire religioso? Devo cambiare il mio credo in favore di un altro? Non posso praticare Yoga (o pronunciare l’Om) se sono credente? 
No, lo Yoga non è una religione (non è Induismo, Giainismo, Buddhismo e Sikhismo: le religioni che troviamo in India) e non è in conflitto con la religione o con la nostra sensibilità.
E’ altrettanto vero che troviamo riferimenti a Dio, ma con l’accezione di Divino: l’Universo, la Madre Terra, la fonte dell’infinito ed eterno Amore, è tutto ciò che ci circonda.
In India ci sono molte divinità che rappresentano l’incarnazione delle diverse energie.
Lo yoga nasce da una tradizione orale, in cui i concetti venivano tramandati solamente a voce e servivano per questo racconti ricchi di immagini suggestive e facilmente esplicative.

Negli yoga sutra troviamo la parola Ishwara tradotta come Dio, la Natura, l’Universo, un’Essenza più ampia, quindi, di un concetto riferito ad una religione specifica.

Lo yoga è una scienza che indaga il nostro Essere e non offre una nuova religione, ma ha sicuramente una dimensione spirituale importantissima. “Non sei un essere umano in cerca di un’esperienza spirituale. Sei un essere spirituale immerso in un’esperienza umana”.  Questa affermazione è uno dei tanti, importantissimi, insegnamenti dello yoga.
La vita e la scienza dello yoga sono quindi un’opportunità per entrare in connessione con la nostra parte più spirituale. Praticare Yoga (e meditazione) ci aiuta ad armonizzare corpo, respiro e spirito. Quando uniamo la pratica fisica degli asana alla meditazione, agli esercizi di pranayama (ma anche allo studio dei testi) diventiamo più consapevoli di essere un tutt’uno con ciò che ci circonda e raggiungiamo una più profonda connessione con noi stessi e con il mondo.

Negli Yoga Sutra di Patanjali non viene proposto un dogma, ma è un invito a provare sulla nostra persona gli insegnamenti. Siamo invitati a sviluppare una nostra personale ricerca, anche verso la dimensione spirituale. Ma se non ci sentiamo a nostro agio cantando l’Om o i mantra, non dobbiamo sforzarci. Possiamo sentirci liberi di accogliere e fare nostro ciò che preferiamo, e lasciare andare ciò che non sentiamo appartenerci. Questo non significa stravolgere i testi, o i significati profondi della pratica, ma imparare a conoscerli, rispettarli, ma rispettare anche noi stessi scegliendo di abbracciare ciò che sentiamo in armonia con il nostro essere (anche questo è Svadhyaya) e lasciar andare ciò che (magari in quel determinato momento) non fa per noi.

Come potremmo arrenderci fiduciosi all’Universo se prima non abbiamo ripulito il nostro corpo dentro e fuori, se non abbiamo la percepito la contentezza che ci arriva dall’essere in questa vita, se non ci siamo privati del superfluo e non abbiamo dedicato una parte del nostro tempo alla rinuncia, se non abbiamo compreso chi siamo?  Solo allora e solo dopo questo intenso cammino, forse saremo pronti ad una resa totale a qualcosa di più grande.  Quando avremo compreso l’essenza della parola Universo, del Sé e della Verità Eterna, allora sarà semplice comprendere anche che la Verità Eterna è il potere supremo dell’Universo. Questa comprensione profonda ci porterà a sviluppare l’attenzione verso quell’indefinito “qualcosa di più Grande”, e sarà questa attenzione che porteremo in noi a renderci vicini e in unione con questo.

Il senso della parola ‘arrendersi’ può rimandarci ad un senso di debolezza e sottomissione, forse passiva.  Ma arrendersi alla pratica degli asana non è affatto debolezza, anzi è forse la cosa più forte che puoi fare; ancora una volta lasci andare i pensieri, le aspettative, gli obiettivi da raggiungere e, nell’ascolto, comprendi il momento e lo spazio dove fermarti, dove fissare, dove riposare. Da questo riposo puoi ricevere un’enorme comprensione di te, il rispetto per il tuo corpo, coltivare la pazienza, diventare più umile e potrai inoltre permettere alla pratica di sostenerti, grazie allo sviluppo di una straordinaria forza di volontà.
Perciò, mentre pratichi cerca di mantenere sempre la tua consapevolezza sul respiro e cerca di far si che sia sempre lungo, lento, regolare e profondo. La pratica consiste nel lasciare continuamente andare e nel non creare aspettative, mentre la mente continuerà imperterrita a fare programmi, rendiconto e a desiderare risultati con uno scopo ben preciso. Passo dopo passo, anche se con fatica, noterai che inizierai ad agire più rilassato, che le aspettative diventeranno meno insistenti e che “il guadagno” che intendi ricavare dalle tue azioni diventa via via meno importante.
Lasciare andare è un arte che si può apprendere. Se osserviamo un artista, un atleta o un insegnante nella realizzazione delle azioni che stanno compiendo, ci rendiamo conto che sono nel flusso della vita.
Importante è compiere l’azione senza alcuna aspettativa, ciò ci condurrà con naturalezza verso la pratica di Isvara Pranidhana. Seguire il nostro cammino yogico è solo uno fra i nostri doveri; possiamo predisporci ad altre azioni benevolenti senza aspettative. Se impariamo a riconoscere la connessione fra amore e Divino, ci accorgiamo della profondità e immensità che questo porta in noi.
Swami Satchidananda dice: “Se sei in grado di padroneggiare questo Niyama, non c’è bisogno di praticare nessuno degli altri”.

Lo Studiolo

Lo studiolo   https://www.spaziocorpo.it/      

Spazio Corpo / Lo Studiolo – Centro Yoga ed Educazione Somatica si trova a Roma in via E.Stevenson 24, Roma  - zona Bologna/XXI Aprile. Metro Bologna oppure Annibaliano/Sant’Agnese.

Spaziocorpo promuove yoga e body work e propone interessanti seminari con Mauro Bergonzi.

domenica 12 marzo 2023

Divine Life Society - possibilità di scaricare testi sulla spiritualità gratuitamente

 
I libri pubblicati dalla Divine Life Society sono disponibili sul web sia in formato PDF (Portable Document Format) che in HTML e sono scaricabili gratuitamente.  

Vedi link:   https://www.dlshq.org/download/

La Divine Life Society è un'organizzazione spirituale indù e un ashram, fondata da Swami Sivananda Saraswati nel 1936, a Rishikesh, India. Oggi ha filiali in tutto il mondo, con sede a Rishikesh.

La scienza sacra - Swami Sri Yukteswar

"L'Oriente e l'Occidente  devono trovare un'aurea di mezzo tra l'attività e la spiritualità".

Paramahansa Yogananda nella sua Autobiografia di uno Yogi paragona il suo Maestro, Sri Yukteswar (1855-1936) come grandezza al Cristo. Sri Yukteswar (Priya Nath Karar) è stato il discepolo di Lahiri Mahasaya di Benares, il primo ad aver insegnato il kriya yoga, affermando che questa scienza era il mezzo più efficace per ottenere la realizzazione di Dio. Sri Yukteswar  invitava i suoi studenti a diventare legami viventi tra le virtù dell'Occidente e quelle dell'Oriente. Sri Yukteswar era un occidentale dalle abitutini esteriori e interiormente e spiritualmente un orientale. Nel 1920 inviò Paramahansa Yogananda in America per far conoscere ai ricercatori della verità di tutto il mondo la scienza liberatrice del Kriya yoga. Per questo Yogananda fondò la Self-Realization Fellowship, un'associazione internazionale con sede a Los Angeles. Il grande guru entrò nel mahasamadhi, la cosciente uscita dal corpo di uno yogi, il 9 marzo 1936 a Puri.

Lo scopo del libro La scienza sacra, scritto nel 1894 da Sri Yukteswar,  è quello di mostrare che esiste una unità di fondo tra tutte le religioni e che non esistono reali divergenze tra insegnamenti spirituali occidentali e orientali. Le varie dottrine servono soltanto ad inalzare barriere quasi insormontabili che minacciano di dividere per sempre il genere umano.  Tutte le creature desiderano tre cose: l'esistenza, la conoscenza e la beatitudine. Dio è presente in tutto l'universo. Non riusciamo a comprendere Dio, perchè l'uomo si identifica con il corpo fisico, deve trascendere la maya (l'illusione) e diventare egli stesso divino.

Le idee base della nostra civiltà: il tempo, lo spazio, l'atomo sono una stessa e unica cosa, e in sostanza soltanto idee. L'atomo sotto l'influsso di cit (la conoscenza universale) forma il citta, ossia quella condizione di calma della mente, che, una volta spiritualizzata prende il nome di buddhi, l'intelligenza o intelletto. Il suo opposto è manas, la mente, nella quale dimora il jiva: il sè con ego (l'ahamkara) e l'idea dell'esistenza separata.

Quando l'uomo comprende la sua vera natura, liberarsi dalla schiavitù di maya diventa lo scopo principale della sua vita. Con l'influenza di maya subisce tutte le angosce della vita e della morte. Il dolore nasce da avidya, l'ignoranza che è la percezione dell'inesistente, e la non-percezione dell'Esistente. Avidya si manifesta sotto forma di egoismo, attaccamento, avversione e cieca ostinazione. L'uomo è sottoposto all'influenza di questi mali e poi soffre. Il fine dell'uomo è la liberazione completa dall'infelicità. L'esistenza, la coscienza e la beatitudine sono i tre grandi desideri del cuore umano.  Quando l'uomo comprende che il suo Sé è un frammento dello spirito universale, raggiunge kaivalya, l'unione del Sé con Dio.

Il cammino è costituito da sacrificio (yajna), nella penitenza (tapas), dal profondo studio (svadhyaya), e dalla pratica della meditazione. La meditazione sul suono divino Om (pranava), è la sola via che porta a Brahman, e alla salvezza. Inoltre, occorre rivolgere il proprio amore al guru e seguirne amorevolmente gli insegnamenti.  

La forza morale è rafforzata dall'osservanza di yama (moralità e autocontrollo) e di  niyama (osservanze religiose, purezza del corpo e della mente). Praticando Yama e Nyama, le indegnità svaniscono dal cuore dell'uomo e si manifesta la virtù. L'essere umano diventa così un Sadhaka, un vero discepolo in grado di conseguire la verità.

L'obiettivo è liberare la mente da tutti i pregiudizi e i dogmi limitanti, vivere una vita in modo naturale. La qualità della vita dipende dalla scelta del cibo, della dimora e della compagnia. L'uomo è un animale frugivoro che si nutre di frutta e verdura. Ama stare in compagnia di coloro che dissolvono le sue angosce, chiariscono i suoi dubbi e gli concedono la pace. Deve pertanto evitare qualsiasi cosa che produca gli effetti opposti. Inoltre, deve studiare gli scritti degli esseri illuminati.

Calmo e Limpido - Lama Mi-pham

"Possano questi testi aiutare le persone ad aiutare se stesse. Che tutti gli sforzi siano per la liberazione di tutti gli esseri".

Riassunto del testo che è diviso in due parti.

Parte prima. La ruota della meditazione analitica.  Alla meditazione buddhista non interessa l'Io e neppure il super-Io, un io trascendente o qualsiasi altra fantasia, quanto piuttosto infrangere la stretta mortale di queste fantasie, lasciando emergere la vera identità dell'uomo. La meditazione mira quindi a un'esperienza di identità in cui ogni immagine di se stessi non è altro che una distorsione e un travestimento. La stessa analisi deve essere condotta con ciò che viene chiamato mente. La maggior parte delle nostre esperienze viene filtrata attraverso un sistema di categorie, di costruzioni, di fantasie e di compartimenti, sempre centrati sull'io e basati sulla supposizione che il mondo possa essere osservato solo dal punto di vista degli interessi  o delle esigenze di chi lo percepisce.

- Le quattro verità del Mahayana si rifanno alle stesse caratteristiche dei fenomeni: la molteplicità composita, la transitorietà, l'origine della sofferenza e la non sostanzialità dell'essenza. La qualità dei frutti dipende dalla ferma risoluzione a praticare.

La causa delle frustrazioni, dei fallimenti, delle disgrazie e delle ansie non è esterna. Deve essere cercata dentro di noi. La confusione, creata dai conflitti emotivi prodotti dai giochi mentali che distorcono la visione, è l'ostacolo fondamentale alla conoscenza dell'identità di samsara e nirvana. La disciplina della mente conduce alla comprensione e alla piena consapevolezza. Gelosia, odio e orgoglio sono le emozioni che ci perturbano ed offuscano la mente, la passione è la forza emotiva che distrugge la serenità. Una volta che il dominio della sensualità è trasceso le tendenze grossolane sono eliminate. Nel buddhismo mahayana ci sono tre percorsi: 1- lo Sravakayana, il discepolo sopprime le sue emozioni ma non riesce a comprendere la natura della realtà e rimane legato al samsara; 2- il Pratyekabuddha, il praticante si ritira in solitudine e avendo sottomesso la sua natura passionale riesce a liberarsi dall'illusione che via sia qualcosa di esterno, 3-  Il Pratyekabuddha non ha però la spinta altruista che possiede il Boddhisattva, colui ha scoperto il vuoto essenziale di tutta l'esistenza e si dedica agli altri esseri senzienti immerso nel mondo per amore dell'armonia universale.  La mente è come il mare (similitudine indiana): è profonda, trasparente e priva di limiti; quando le correnti delle passioni agitano il fondo e la superfice è disturbata dalle onde del pensiero, non può esservi limpidezza e non può esservi pace.  l praticante potrà  misurare i suoi progressi verso il sentiero della meditazione Samatha e Vipasyana attraverso una struttura idealizzata dei nove stadi della meditazione (pag. 60). Durante la meditazione, la mente tende verso l'interno, rimane concentrata, e quando si distrae ritorna facilmente nello stato di concentrazione, le distrazioni non influiscono più, la mente è meno possessiva, le emozioni si risolvono nella pace, si rimuovono i desideri di ciò che non si ha, ci si concentra su un solo punto e non si ha più voglia di tornare nel mondo esterno, si percepisce l'esistenza incondizionata che è interamente illuminata. Di seguito sono riportati alcuni sutra (strofe) del testo.

  • 1 - Nella vita le cause della confusione e della frustrazione sono le virulente passioni della mente. Alla dispersione e alla distorsione, cause delle passioni, deve subebtrare la incisiva attenzione.
  • 29 - Si riconosce, attraverso la costante meditazione, la complessità, la transitorietà, il dolore e l'insostanzialità di tutta l'esistenza condizionata, sia propria che degli altri corpo-mente. 
  •  30 - La mente si imbeve di piena comprensione.
  •  31 - Libero dai frangenti della passione, l'oceano della mente è sereno e limpido, in armonia con la tranquilla purezza, si raggiunge la concentrazione nella pace e nella calma.
  • 40 - Attaccandosi a nulla, ma aspirando alla compassione, e scivolando nella vita senza paure, come un uccello nel cielo della semplicità, il figlio di Buddha raggiunge la dimensione più elevata.
  • 44 - Nei sutra è detto che l'offerta rituale alla tripla gemma, per mille anni della vita di un dio, è meno benefica del riconoscimento della transitorietà, del vuoto e dell'assenza dell'Io per il solo attimo che basta allo schiocco di due dita.

Parte seconda. Istruzioni sulla visione nella Via di Mezzo.    La tranquillità e la limpidezza della mente sono il punto di partenza per lo sviluppo della compassione. Tutti i praticanti del Buddha Dharma in Tibet sono seguaci della via di mezzo e ci sono due scuole principali che sono: Prasangika e Svatantrika.  Entrambe concordano sull'asserire che l'Io non esiste in nessuna forma sostanziale (pag. 72).  Finchè si crede nell'esistenza delle forme indipendentemente da chi le percepisce, la ricerca di una sostanza auto-esistente continua. Purtroppo le abitudini percettive, ormai profondamente radicate, insistono nel dualismo, nel trovare una distinzione tra Io ed esso, tra soggetto ed oggetto.  La trasformazione più importante si compie quando tutte le cose sono viste come un campo di relazioni reciproche.  Il secondo passo è quando si scopre che non esiste una mente, non vi è più divisione tra pensiero ed esperienza (non vi è l'uno senza l'altra - come calore e fuoco, come acqua e umidità).  Le due verità quella empirica relativa e quella ultima e assoluta diventano una, e lo yogi è colui che possiede la conoscenza di questo autentico stato dell'esistenza. Questo è il culmine del sentiero del Madhyamika, o della Via di Mezzo, sentiero in cui si avanza progressivamente. L'altro sentiero più diretto è quello del MantraYana. Questi sono i due sentieri del Mahayana.  Quelli riportati di seguito sono alcuni principi a cui si ispira il Mahayana.

  • Meditando sulla natura dell'apparente Vuoto dell'illusione, il Vuoto è nella forma e la forma è il Vuoto.
  • La ricerca spossante delle informazioni e della semplice conoscenza oggettiva diviene inutile con l'esperienza della meditazione che conduce rapidamente alla serenità.  
  • Nessuna certezza intellettuale ha valore quando si trova di fronte alla nuda realtà delle profondità della mente.                                
Mangalam - Siano tutti gli esseri felici!

Meditazione guidata

Vi propongo due meditazioni guidate, stile Mindfulness.

-  Meditazione guidata (1).

https://www.elearningmaramici.it/sito2021/documenti/MeditazioneItaliano.m4a

-  Meditazione guidata (2) - Scanner del corpo.

https://www.elearningmaramici.it/sito2021/documenti/MeditazioneScannerCorpo.m4a

giovedì 9 marzo 2023

Tony Parsons - 2

"I principianti che partecipano a questi incontri sono lasciati senza nulla. Queste conferenze si fanno a livello di parola, ma in questi incontri accade qualcosa su di un piano di saggezza non verbale. Si tratta di una risonanza che si manifesta e si può sentire nella stanza perché quella comunicazione non è un insegnamento, semplicemente perché non c’è nessuno che impara, c’è solo il bisogno di un richiamo a qualcosa di già conosciuto".  Tony Parsons     .

Per conoscere Tony Parsons (1953- ) vedi anche: http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/vedanta/parsons2.htm


Incontrare Tony Parsons significa trovarsi di fronte a un paradosso. Tony appare come una persona comune e ordinaria, ma il messaggio che condivide è unico, rivoluzionario e comunicato con gentile ma impersonale autenticità che emana da un'assoluta chiarezza. Tony Parsons indica senza compromessi che qualsiasi ricerca della Verità è assolutamente inutile perché essa è già totalmente presente come lo spazio in cui ogni cosa accade, ovvero il nostro essere, la nostra stessa natura. In questo riconoscimento colui che cerca, si dissolve accanto alla ricerca spirituale: quello che resta è ciò che è, una presenza che è amore incondizionato.  I workshop di Tony Parsons sono semplicemente una descrizione di qualcosa, non sono un insegnamento, sono semplicemente uno spunto attraverso il quale l’identità potrebbe morire come è successo a lui. Un giorno, in un parco ha fatto un'esperienza straordinaria, si è sentito semplicemente parte del Tutto, la sua identità era totalmente scomparsa e l’illusione che ci sia qualcosa era stata distrutta completamente. Nei workshop Tony espone che noi siamo un’illusione, poi descrive la natura del tutto, della completezza. E’ un’operazione molto difficile perché la natura del Tutto è inconoscibile. C’è solo il Tutto, ad un certo punto gli individui appaiono. Noi siamo energia contratta, questo è il senso del vivere, questo è quello che Tony sentiva, che viveva in un corpo. Il parlare è una scusa per far si che qualcosa accada. 

"Cosa sono Io, se non ho una identità personale?"  Tony Parsons propone che non c’è un individuo libero di scegliere. In alcune persone scatta una risonanza perchè sono immerse nella sola effettiva realtà.
Io e te siamo seduti uno di fronte all’altro, ma questa è un’apparenza, non c’è niente che appare e non c’è niente qui. Vediamo quello che apparentemente appare. Non c’è niente che abbia un significato, gli individui investono tempo e energia per realizzarsi. Vedi quel fiore, è giusto quello che è, siamo noi che diamo al fiore un significato. Tony Parsons parla così dei partecipanti ai suoi incontri: "Tutti i partecipanti nella stanza sono l’assoluto che si ricorda che è". Quando quel messaggio radicale è inteso, il mentale cerca di svalutarlo, denigrarlo o perfino ad evitarlo e persiste a volere che gli si dica che c’è un processo da seguire.

 Le persone che assistono a questi incontri hanno  la mente che cerca qualcosa da compiere e questo è frustrante, ma qui la mente non ottiene nessun compromesso. E’ chiaro. La mente non può più aggrapparsi a qualcosa e finisce per  abbandonarsi con grande sollievo. Questo è il processo che si produce al momento della morte e allora perché aspettare la morte fisica per vivere questo momento? Quando il risveglio arriva, si prova semplicemente gioia senza causa. Le persone mi chiedono “che posso fare per favorire il risveglio?” e io gli rispondo: “Non cercate ciò che potete fare, ma rendetevi conto che la vita si produce, semplicemente, e che non si produce per nessuno in particolare". Nei ritiri e negli incontri, c’è molto silenzio. In quel silenzio, ciò che dico alle persone è che tutto quello che accade è qui … e più tardi, quando prendo la parola, dico ancora: "Tutto ciò che è, è qui".  "Esiste solo l'essere senza la conoscenza dell'essere" - Tony Parsons.

Ciò di cui parliamo è un mistero. Un’altra realizzazione che arriva dal risveglio è che non c’è destino, niente è mai avvenuto, niente avverrà mai. Perché tutto quello che c’è è questo. E’ tutto. E’ veramente questo il messaggio, molto semplicemente. 
"Ciò che desideriamo più di ogni altra è in realtà del tutto semplice, immediato e disponibile. E, strano a dirsi, ciò che desideriamo non ci ha mai abbandonati". 
[...] Ciò che accade è che, quando siamo bambini piccoli, esiste solo l'essere senza la conoscenza dell'essere; c'è solo l'Essere. Poi arriva qualcuno che ci dice: «Tu sei Bill» o «Tu sei Mary», «Tu sei una persona». E in un modo o nell'altro, la mente - il pensiero dell'«io», l'identità, l'idea «Io sono una persona» - assume il controllo dell'energia dell'essere e lo identifica come Bill o Mary o quant'altro. S'impadronisce dell'essere e gli dà un nome. Nascono le parole, nascono le etichette, e l'intero concetto di «me» diviene il principale investimento della vita. [...] .  L'intero obiettivo è: «Io sono una persona e devo far funzionare la mia vita»,
E così vieni nutrito e cresciuto a forza di liste di cose da fare. Prima cosa essere un bravo bambino, poi un bravo studente... E poi c'è la lista dei requisiti per essere un bravo lavoratore, di solito seguita da quella per diventare un bravo marito, o moglie o partner. [...]
L'idea del «te» è continuamente rafforzata. [...] La finzione del «me» continua a essere convalidata persino nella ricerca dell'illuminazione, perché ciò che un cosiddetto maestro vi dirà è: «Io ho conseguito l'illuminazione e ora sono una persona illuminata e anche tu potrai diventare una persona illuminata». [...]    Se vuoi, puoi chiudere gli occhi e percepire l'energia che pensi sia quel «te», È come una sensazione di vitalità... [...] 
Ma quell'energia, [...] quella sensazione di chi pensi di essere - quella sensazione di vitalità ed energia - è l'essere; è solo l'essere. Non è mai venuta e non se n'è mai andata, non ti ha mai lasciato; è sempre stata presente. Pensavi che fosse "te", ma è solo il puro essere. Non è chi sei, ma ciò che sei. Ciò che sei è semplicemente essere, presenza, vita. Tu sei vita, la vita che accade [...].
La mente vorrà chiacchierare di questa cosa [...]. Accadrà che le sue domande non avranno risposte e capirà che non andrà da nessuna parte, perché è così che le cose stanno. La mente vuole dire: «Sì, ma...» [...].
Ma ad un certo punto la mente vorrà arrendersi. E alla fine, tutto ciò che sarà visto è che c'è solo la vita.
Se chiudi gli occhi, tutto ciò che trovi sono delle sensazioni. [...] Il corpo che sta seduto sulla sedia; una brezza leggera che entra dalla finestra; il rumore dei fogli di carta stropicciati; le auto che passano... Non c'è alcuna storia. La storie sono solo una finzione, perché c'è sempre stato solamente questo. [...] Tutto ciò che sta accadendo è semplicemente l'invito a vedere, che tutto ciò che esiste, è questo. In ogni momento la vita ti dice: «Guarda, c'è solo la vita. Non c'è alcuna storia, c'è solo la vita". "Semplicemente c'è la manifestazione dell'Uno"
"Penso che in molti modi, ciò che accade qui, è che la mente si fa avanti con l'intenzione di ottenere qualcosa e poi comincia a rendersi conto che non sta ottenendo un bel niente, perché non c'è niente che le viene dato. E così continua a farsi avanti, sempre con l'idea di ottenere qualcosa e alla fine poi si arrende. [...] 
Il risveglio non è affatto un'esperienza. [...] Qualunque cosa accada a Tony Parsons - tutto ciò che accade adesso: le braccia che si muovono, la voce che viene fuori, il fatto che è un po' caldo qui, il tossire di qualcuno - è semplicemente la manifestazione dell'Uno. [...]
Tony Parsons è solo un'apparenza; è solo un personaggio nel gioco e non significa nulla [...].
 
Quando ha luogo la separazione, sopraggiunge l'«io-pensiero» e, come un cuculo, si piazza nel nido e si mette seduto sulla consapevolezza presente. Da quel momento in poi, il «me» pensa di essere la totalità dell'universo e ogni cosa che emerge viene apparentemente vista dal «me».

Durante tutta la mia prima vita ho sentito che c'era un'altra possibilità che, una volta realizzata, avrebbe trasformato tutto e tutti. Un giorno quella possibilità divenne realtà, ed era semplice e ordinaria, magnifica e rivoluzionaria. È "il segreto aperto" (The open secret) che si rivela in ogni parte della nostra vita. Ma la realizzazione non emerge attraverso i nostri tentativi di cambiare la nostra vita, arriva come una riscoperta diretta di chi è che vive. The Open Secret' è un'opera singolare e radicale che parla della liberazione fondamentale che è assolutamente al di là dello sforzo, del percorso, del processo o del credo.
La liberazione avviene quando questo individuo semplicemente collassa, non c’è più l’"io", il sè, e il senso d’identità scompare. La liberazione non ha niente a che fare con il tempo, la storia, la ricerca ed è è totalmente inconcepibile che ci sia un guru, un qualcuno ti indichi il percorso per la liberazione,

Occorre liberarsi dall’illusione di essere imprigionati in una separazione. L’individuo vive nelle storie, se non c’è la storia non c’è individuo. Da qualche parte c’è una risonanza, ma questo è totalmente impersonale. C’è la cognizione che è la fine di qualcosa che non è mai esistita. Non c’è un processo da A a B. L’insegnamento di indicare il mezzo per trovare qualcosa è una manifestazione del dualismo, l'insegnamento per Tony  è un messaggio totalmente non dualista, impersonale.
L’individuo non può vedere il fiore come realmente è perché l’individuo vede il fiore come un oggetto separato,  e vive in continua insoddisfazione. Poi, ad un certo punto,  questa energia (individuo) che vede ogni cosa come separata, improvvisamente collassa, c’è ogni cosa e niente nello stesso tempo. 
 
Non c’è un individuo separato libero di scegliere e di volere. L’individuo cresce e pensa di avere una capacità decisionale, il cervello fa una costruzione e assume che è un mondo separato. Tutto quello che c’è, è energia. Per la fisica quantistica ogni cosa è vibrazione. L'insegnamento è basato sulla negazione che tu, per esempio, puoi scegliere di meditare, questo è dualismo. Non c’è possibilità che qualcuno ti indichi la via per arrivare all’illuminazione. 
Quando l’energia individuale collassa, quando il costrutto artificiale collassa, non lascia niente.
Non c’è consapevolezza, coscienza, centro. Non rimane niente, solo quello che apparentemente accade. Bisogna lasciare che la vita si manifesti. E’ giusto quello che accade.
Abbandonarci alla vita suppone che ci sia qualcuno, suppone un processo di A verso B, la NON dualità non è questo. "Something has to happen". Il ricercatore spirituale cerca sempre che qualcosa accada. La liberazione invece non accade.  Non è un lasciarsi andare al flusso della vita. E’ la fine, é la fine di se stessi.
Noi abbiamo l’impressione di essere seduti qui, Ma non c’è niente che accade, e questo NON può essere compreso. La vita dell’individuo è una storia inventata. Quello che sta accadendo è che il cervello sta dicendo muovi il fiore e poi la mia identità dice che è stato lui. The open secret non è dire questo è vero o questo è falso, ma questo è quello che accade. Non c’è né pace, né armonia. Noi abbiamo perso la coscienza e cerchiamo di ritrovarla, anche questo è una storia falsa. Non c’è niente fuori che sta facendo qualcosa. Il mio messaggio non è di aiutare o abilitare le persone a capire.
Non c’è una coscienza da sviluppare, ogni cosa è assolutamente e completamente perfetta. Il tutto non ha bisogno di niente. Non c’è un ruolo dell’umanità. Per avere un ruolo ci deve essere una storia.
Cinquanta anni fa anni fa c’erano ancora autorità religiose e maestri, Quello che sta succedendo oggi è che i patriarchi, le autorità religiose e politiche stanno collassando. Le persone vogliono essere libere e all’autorità sta subentrando l’anarchia.
The open secret non è un messaggio ma è solo pura anarchia e mette in discussione l’ordine esistente. Occorre smantellare il sistema negando qualsiasi autorità. Non c’è tradizione, gerarchia. C’è solo quello che accade.
C’è un'illusione di individualità dove c’è causa ed effetto. Non esiste un messaggero, c’è solo quello che accade. Quello che sto comunicando esce dal nulla. C’è una risonanza che si manifesta, non c’è una agenda.
Nell’individuo c’è una insoddisfazione di fondo, perché quello che prova è di essere separato dal tutto, siamo attratti da chi può darci amore; l’impeto di questa energia e andare verso un’altra energia; essere ricompensati di quello che abbiamo perso che è la completezza, il tutto.
L’individuo è bombardato dai cinque sensi, dal pensiero; cerca di trovare l’amore, potere, ricchezza, donne. Sta cercando di colmare un bisogno che non potrà mai essere colmato, l’amore incondizionato che abbraccia tutto come individuo non potrà mai essere colmato. Amore incondizionato è accettare tutto, accettare Hitler, il terrore, la guerra, ecc.
Totale accettazione senza condizione e senza giudizio. Ogni cosa accade e tu pensi che accade a te; Improvvisamente l’io può sparire e resta solo ciò che sta accadendo e non c’è più nessuno qui.  C'è giusto quello che sta accadendo. Quando non c’è più nessuno, non c’è più il desiderio.
Ti svegli la mattina e pensi cosa farò oggi? Non programmi? No, non programmo, il programmare accade;  Nel sonno profondo, la notte, l’illusione di essere qualcuno è completamente scomparsa. Non c’è nulla. L’io è ricostruito ogni mattina dal cervello, io mi lavo, pulisco i denti, ecc, la storia ricomincia ad andare avanti.
Il messaggio finale è questo: quello che cercate è costantemente con voi, ed è già qui. Non c’è un processo individuale creativo, c’è solo la totalità che apparentemente crea. E’ giusto qualcosa che esce dal nulla.

Insegnamenti di Corrado Pensa

Corrado Pensa (83 anni) è dal 1987 insegnante guida dell'A.ME.CO. (Associazione per la meditazione di consapevolezza) di Roma. E' stato per anni docente di Filosofia dell'India presso l'università la Sapienza di Roma, oltre che psicoterapeuta junghiano. E' un autorevole insegnante di meditazione buddhista e conduce ritiri intensivi.

Dall'incontro del 25/02/2022.  Corrado Pensa sottolinea l'importanza dei ritiri dicendo: "Il silenzio condiviso è molto più potente del silenzio solitario". Sottolinea, inoltre, l'importanza di ricominciare sempre, con nuove riflessioni e nuove esperienze. Spesso ci sono problemi dovuti proprio alla resistenza al cambiamento, in quanto teniamo a controllare le cose. A questo associamo tranquillità. Quindi sono importanti momenti di reattività e di risveglio. Una delle caratteristiche che ci permette di vivere bene il presente è l'accettazione, soprattutto con il passare degli anni, si rivaluta l'accettazione. Le cose sono così come sono. Consapevolezza, accettazione, amore come gentilezza. Ogni momento è prezioso. Accettarsi fragili e vulnerabili, in una realtà sempre presente. Si percorre un percorso spirituale per cercare di essere in questa vita nel modo migliore.  Nella quotidianità, spesso, abbiamo una reazione negativa al primo sgarbo. Dovremmo incorniciare il negativo e svalutare il positivo. Si è sempre alla ricerca di difetti - con una mente castrante -  giudicandoci e giudicando a pioggia.  Ciò è dovuto a famiglie severe, amicizie negative o scontentezza di base che cerca i colpevoli del nostro malessere.

Corrado Pensa invita a liberarsi di attaccamento, avversione e confusione e solo così si può avere una situazione nutriente e luminosa. La mente è in cerca del negativo in noi e negli altri. Occorre acquisire consapevolezza attraverso la pratica. La meditazione ci permette di conoscere i meccanismi della nostra mente, ed individuare così gli ostacoli alla corretta visione interna ed esterna. Continuiamo a giudicare noi stessi di non essere perfetti. Grazie alla conasapevolezza arriviamo al perdono che è una forma d'amore. Attraverso la meditazione, abbiamo la possibilità di scegliere se identificarsi con una mente avversiva o optare per una mente più spaziosa che accoglie amore e pace interiore. Una delle cose più importanti per l'essere umano è "la pace interiore".  E' talmente importante che dobbiamo fare di tutto per tenerla viva.

Bisogna essere dolci con se stessi anche se facciamo stupidaggini, c'è sempre qualcosa da apprezzare e per la quale essere grati in ogni situazione.  Dobbiamo mantenere in vita apprezzamento e gratitudine.  Il contrario di attaccamento è equanimità, nemico dell'equità è l'indifferenza. La pratica ci apre al bene.  Bisogna prendere l'abitudine, come diceva Thich Nath Hanh, di fermarsi durante la giornata e fare tre respiri consapevoli (è come rinascere). Occorre aprirsi alle cose così come sono, che non dipendono da noi e dalla nostra volontà, mentre dipende da noi il lavoro interiore. Corrado Pensa suggerisce di ricordarsi della pratica durante la giornata,  amare la pratica e i suoi frutti. 

Il cammino interiore ci permette di vivere in un'altra maniera, ci porta verso qualcosa di luminoso, diventa l'essenza della nostra giornata.  La pratica della consapevolezza spiegata in modo semplice: la consapevolezza è radicata nell'adesso, ci aiuta a vivere meglio, ci porta ad una chiara visione e ci aiuta a vivere meglio. Dobbiamo esercitare un'osservazione non giudicante.  Abbiamo difficoltà ad accettare i nostri stati mentali sgradevoli come irritazione, rabbia, ecc, ed abbiamo paura della paura. I tre inquinanti per il buddhismo sono: attaccamento, l'avversione, la confusione.  Hanno un grande valore l'accettazione e l'amore.  La risorsa della consapevolezza è necessaria per coltivare una vita migliore. La paura è un ostacolo ad una via più serena. Nel dhammapada è scritto:  "smetti di fare il male , fai il bene, purifica il cuore".  Per il Buddha "Non c'è altra cosa non trattabile che una mente non coltivata, una mente coltivata è fonte di felicità nella nostra vita". 

Per Neva Papachristou, la parola più importante è amore. Buddha disse:"la saggezza è amore, l'amore è saggezza". Molto importante è l'accettazione ma con un tono di voce non giudicante. Amare la possibilità di amare, durante la pratica scelgo di dimorare nell'amore. Se una persona ci sta offendendo, usciamo dal campo di battaglia ed entriamo nel campo dell'amore. Magari dicendo, con tono tranquillo, ne parliamo domani.  Se siamo avari di amore con noi stessi, non possiamo dare amore. Cita il caso di una volontaria che aiutava tutti i pazienti fino allo stremo, per sentire il suo cuore. Occorre arrivare a sentire l'amore prima ed essere cari a se stessi. Nel dhammapada c'è una parte dedicata a noi stessi.  Gli aspetti importanti della pratica sono: gratuità,  generosità, etica, meditazione. Tutti cercano qualcosa a cui affidarsi, la sola cosa su cui possiamo contare è il momento presente.  Non dobbiamo affidare la vita a qualcun altro, dobbiamo affidarci a noi stessi. 

Una mia riflessione. Il problema, oggi, è proprio quello di applicare questi luminosi insegnamenti nelle relazioni che costruiamo nella vita quotidiana al fuori dal Sangha che possono essere sintetizzate in queste due frasi che seguono. Dal testo: Anomalie di Hervé Le Tellier "Nessuno vive abbastanza per sapere a che punto nessuno si interessa di nessuno", Oppure dal testo Gurdjeff e la psicosintesi di Fabio Guidi : "Oggi le relazioni si riducono a semplici connessioni, in un contesto in cui è possibile con pari facilità entrare ed uscire, puri contatti senza impegno e responsabilità".

Yoga per malati oncologici con corsi gratuiti online

Dalla terribile esperienza di un lutto è nato un progetto con l’obiettivo di portate benessere con lezioni da seguire anche in ospedale. Il progetto di Massimo e Sibilla Mannarelli in un anno ha portato alla creazione di una rete forte di sostegno e aiuto..

Lo yoga è una pratica che affonda le sue radici lontano, con l’obiettivo di migliorare l’equilibrio tra corpo e mente. Se praticato con regolarità aiuta a stare meglio, per questo negli anni si è diffuso dall’India – sua patria natia – ed ora è conosciuto e apprezzato in tutto il mondo. Il valore di questa disciplina è noto anche per la sua capacità di aiutare chi la pratica ad affrontare momenti difficili grazie alla meditazione ed è anche da qui che nasce l’idea di una coppia residente a Milano di aiutare con lo yoga e la meditazione chi si trova impegnato a combattere una delle più terribili battaglie che ci si può trovare ad affrontare nella vita, quella contro il tumore.

Massimo e Sibilla, insegnante di yoga lei, operatore di mindfulness lui e coppia nella vita, hanno dato vita a “Il Dono della Presenza”, non un’associazione, ma un gruppo di insegnanti di yoga e meditazione unito dallo stesso intento: quello di aiutare i malati oncologici.

Ufficialmente il progetto, spiega Sibilla, inizia nel mese di febbraio 2022: «A seguito della scomparsa di una nostra cara amica per un tumore. Tale perdita ha fatto scaturire un interrogativo: se fossimo stati più presenti usando i mezzi a disposizione durante l’emergenza sanitaria avremmo potuto esserle di qualche sollievo? Abbiamo ritenuto di sanare quella che abbiamo sentito essere una nostra manchevolezza attraverso un’azione diretta, concreta e pratica rivolta a coloro che stanno affrontando l’esperienza della malattia oncologica ed anche ai loro familiari che insieme condividono questo percorso di dolore e sofferenza portando quello che sappiamo fare, ossia insegnare yoga e meditazione. Da questa nostra idea di due sole persone il progetto si è poi sempre più allargato ricevendo grande risposta ed entusiasmo da tanti insegnanti decisi a collaborare per dare vita a questa iniziativa seguendo i principi profondi del “bhakti yoga”, il servizio devozionale e del ”karma yoga”, l’azione disinteressata».
Pochi ma fondamentali gli step che hanno trasformato il “Il dono della presenza” in un vero e proprio movimento di insegnanti e maestri che ha condiviso e si è messo a disposizione dell’iniziativa.

Massimo e Sibilla raccontano: «Abbiamo contattato attraverso la pagina Fb “Oltre Il Nastro Rosa” Lorella Villani e in pochi giorni abbiamo dato vita al progetto che al momento coinvolge oltre 260 malati attraverso quasi 30 corsi settimanali e vari eventi mensili. I corsi cercano di portare ad un maggiore benessere psico-fisico della persona e sono corsi di yoga, meditazione, rilassamento, danze in rosa, pittura, reiki, EFT, pilates e anche estetica. Ci sono poi corsi con cadenza quindicinale o mensile come gli incontri con la naturopata, la nutrizionista, i corsi di arteterapia e musica. La nostra offerta cresce settimana dopo settimana come cresce il numero dei praticanti che evidenziano quanto questo prendersi cura di sé al di fuori della malattia sia importante. Il nostro progetto è aperto a tutti senza preclusione per questa o quella problematica patologica oncologica".
"Il nostro solo obiettivo oggi è diffondere il nostro progetto ed arrivare a più malati possibili perché stiamo osservando i grandi benefici che stanno sperimentando i praticanti che vengono anche solo dal fatto che qualcuno disinteressatamente si mette al loro servizio» conclude Sibilla.


Sono già numerose le testimonianze e le dimostrazioni di affetto e stima che i partecipanti ai corsi hanno espresso nei confronti dei loro maestri e di tutto il progetto che è e resterà sempre gratuito, e che affonda la sua ragione d’essere proprio nei riscontri positivi di chi, malato oncologico, trova sollievo nella pratiche offerte, le parole di una meditante sull’iniziativa parlano più di mille parole: «È molto bella e importante per noi la strada che avete intrapreso e che ci dà un aiuto immenso». 

Facebook.com/donodellapresenza  -  e-mail: vocidelloyoga@gmail.com  -  Cell: 347 4813055

Quand la connaissance s'éveille - Anthony De Mello

Padre Anthony De Mello (1931-1987), è nato a Bombay. A sedici anni entra in un seminario gesuita e diventa padre gesuita.  Ha lavorato anche come scrittore, psicologo e psicoterapeuta e l'intera sua opera è dedicata alla liberazione interiore. Ha dedicato tutta la sua vita ad aiutare gli uomini a realizzare le loro esperienze spirituali e ritrovare energia nel quotidiano, ottimismo per il futuro, coraggio e discernimento nelle difficoltà della vita. Pillole di fiducia, aforismi di illuminanti, parabole di saggezza: questi sono i segreti del pensiero positivo di Anthony De Mello.  I suoi libri sono stati tradotti e diffusi in tutto il mondo e sono best seller internazionali.

Questo testo Quand la connaissance s'éveille (Quando la coscienza si sveglia) è una raccolta di racconti, favole e parabole che, influenzate dalla spiritualità buddista e taoista, tracciano i sentieri di una saggezza originale ed efficace. Attingendo alla sua esperienza di guida di ritiri spirituali, Anthony de Mello si rivolge direttamente al lettore, con uno stile vivace e familiare. Affronta i temi essenziali che possono illuminarlo sul risveglio a se stesso, condizione per l'armonia interiore e la felicità. Questo libro sarà un compagno prezioso per chi vuole camminare verso la conoscenza di sé.

Il significato di Hari Om Tat Sat

'Hari Om Tat Sat' è un mantra molto antico, tratto dai Veda ed è l'unone di due mantra. 'Hari Om' che è di per sé un mantra, e 'Om Tat Sat' che é un altro mantra.  'Hari' rappresenta l'universo manifesto e la vita. 'Om' rappresenta la realtà non manifesta e assoluta e infinita. Si potrebbe anche usare la parola: Dio o Brahman, il Tutto, sono tutti termini sinonimi che puntano a un solo essere, ma in realtà non lo definiscono.

Questa realtà ha due fasi. Una assoluta e l'altra manifesta. Questo universo, i milioni di soli, le lune e le stelle, lo spazio, e ciò che è al di là di questa piccola terra, sono tutte manifestazioni della realtà, piuttosto che creazioni della realtà.  

Il mantra Om, Tat, Sat, è la triplice definizione del Brahman, da cui i Brahmanas, i Veda ed il sacrificio furono creati dall’antichità ed in essa risiedono tutti i loro significati. Tat, Quello, indica l’Assoluto. Sat indica l’esistenza suprema ed universale nel suo principio. Om è il simbolo del triplice Brahman: quello rivolto all’esterno, quello rivolto verso l’interno o  verso la realtà sottile ed il purusha (uomo o anima) causale supercosciente. Ogni lettera A,U,M indica uno di questi tre stati in ordine ascendente e dalla sillaba intera sprigiona il quarto stato, Turiya, che sale verso l’Assoluto.

Quindi, 'Hari Om Tat Sat "significa" ciò che è verità". Quello che io vedo con i miei occhi e ciò che è al di là i miei occhi sono entrambi la stessa cosa, non una diversa. Il creatore e la creazione non sono due. Il creatore non ha creato la creazione, ma ha manifestato o trasformato se stesso in creazione.

Kapotasana - la posizione del piccione

La posizione del piccione o kapotasana è un asana abbastanza complesso da eseguire, soprattutto se si è principianti. Ecco come farla, i benefici e i rischi.
La posa del piccione è un asana yoga, che aiuta ad aprire i fianchi e alleviare il dolore lombare. Sebbene possa essere un ottimo modo per aumentare la flessibilità e allungare i muscoli, è importante eseguire correttamente il movimento per prevenire lesioni o stiramenti. Sebbene la posa del piccione sia generalmente sicura, c'è il rischio di lesioni, soprattutto se si esegue l’allungamento in modo troppo aggressivo e veloce andando oltre le proprie capacità.

Se si hanno problemi all’anca, al ginocchio o alla zona lombare è meglio evitarla del tutto, a meno che non sia consigliato da un operatore sanitario. Le donne in gravidanza o persone con lesioni muscolo scheletriche, da lievi a moderate, dovrebbero prima di praticarla, parlare con un medico.

lunedì 6 marzo 2023

WWOOF - un movimento mondiale

WWOOF è un movimento mondiale che mette in relazione visitatori e progetti rurali naturali promuovendo esperienze educative per costruire una comunità globale consapevole delle pratiche agricole ecologiche.
I soci viaggiatori, o WWOOFer, condividono la quotidianità rurale con l'host e imparano tecniche agricole sostenibili trascorrendo circa metà della giornata ad aiutare in fattoria. 

WWOOFing è un movimento globale che mira a riconnettere le persone alla terra grazie alla condivisione volontaria dell’agricoltura biologica.  I volontari (WWOOFer) visitano fattorie di piccole e medie dimensioni dove vivono e lavorano le persone ospitanti (host). I WWOOFer aiutano nelle attività agricole mentre condividono la quotidianità rurale degli host, i quali mettono a loro disposizione i pasti e l'alloggio.

Diventare un socio di WWOOF significa aderire ai valori della WWOOF Carta. Ti permette inoltre di contattare gli host della rete e organizzare la tua permanenza presso di loro.

Essere un host ti consente di ti consente di aprire le porte al mondo ospitando WWOOFer di tutte le provenienze. È anche un'opportunità per ricevere aiuto fisico e morale per il tuo progetto agricolo, per scambiare idee, valori e conoscenze.

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...