venerdì 2 giugno 2023

Satyananda Saraswati

Satyananda Saraswati (1923-2009), era un Sanyasi, insegnante di yoga e guru sia nella sua nativa India che in Occidente. Era uno studente di Sivananda Saraswati, il fondatore della Divine Life Society, e ha fondato la Bihar School of Yoga nel 1964.

La tradizione del Satyananda Yoga (o Bihar Yoga) è il sistema di yoga sviluppato, esposto e trasmesso da Swami Satyananda Saraswati e dal suo successore Swami Niranjanananda Saraswati, basato sui testi e sugli insegnamenti delle tradizioni di Samkhya, Vedanta, Yoga e Tantra che giungono attraverso l’antico lignaggio di sannyasa.

Il Satyananda Yoga è una scienza completa per una vita armoniosa, adatta a tutti, indipendentemente da età, genere, condizione mentale e livello di forma fisica. Rivolgendosi alla persona nella sua interezza, il Satyananda Yoga offre un metodo sistematico di integrazione di mente, corpo e spirito e un procedimento di sviluppo delle facoltà fisiche, mentali, emozionali e spirituali nella vita; integrando la profonda essenza delle diverse forme di yoga si rivela utile nella vita quotidiana e appropriato per i bisogni della società moderna.

Questa tradizione include i sistemi classici di hatha, raja, karma, bhakti, gyana, mantra, kriya e kundalini yoga, e di altre branche dello yoga. La conoscenza o gyana, l’azione o karma e la devozione o bhakti non sono separati uno dall’altro e non si può ottenere uno sviluppo integrale se uno di questi aspetti della personalità viene trascurato. L’ideale dello yoga è divenire armoniosamente equilibrati in tutte queste direzioni.

Lezioni di Satyananda Yoga sono attualmente condotte in differenti parti del mondo, negli ospedali, scuole, università, centri sociali, centri di cura, uffici governativi, istituzioni sportive e prigioni. Tramite la pratica regolare, gli allievi possono fare esperienza di una maggiore stabilità, pace, forza, salute e benessere. Stress, preoccupazioni ed ansia spesso sono il risultato di uno stile di vita focalizzato su eventi passati o futuri ed ampiamente privo di contatto con la realtà presente.

Satyananda Yoga non richiede alcun credo politico o religioso e fornisce a chiunque, indipendentemente dallo stato sociale, gli strumenti per lo sviluppo della personalità così da divenire stabili e sicuri in se stessi.  Il Satyananda Yoga è un sistema olistico che promuove uno sviluppo ottimale del potenziale umano a tutti i livelli: fisico, mentale, emozionale, psichico e spirituale. 

Gli insegnamenti del Satyananda Yoga offrono un sistema olistico adatto al modo di pensare della moderna umanità e alla sue necessità. È importante sapere che non è necessario cambiare il proprio stile di vita per praticare yoga, ma è sufficiente solo introdurlo nella propria vita quotidiana per generare un cambiamento armonioso.  Lo yoga ci insegna che per poter scoprire e risvegliare il nostro potenziale interiore latente, abbiamo bisogno di comprendere le differenti dimensioni della nostra personalità che sono:

  • Dinamica/fisica: istintiva, dinamica, energetica, ecc. interagisce con il corpo, i sensi e l’ambiente;
  • Mentale/razionale: riflessiva, pensierosa; contemplativa, intellettuale, logica, analitica, razionale, focalizzata, ecc.
  • Emozionale: sensibile, premurosa, affettuosa, gentile, empatica, compassionevole, tenera. ecc.
  • Psichica: vuole scoprire la natura e il potenziale interiore latente, le dimensioni nascoste della coscienza, la relazione fra vita individuale ed esistenza, ecc.
 Una lezione comprende la pratica delle posizioni (asana), tecniche per lo sviluppo della respirazione e per l’energia vitale (pranayama), rilassamento guidato (yoga nidra) e tecniche di concentrazione e meditazione, ponendo l’accento sullo sviluppo della consapevolezza.
Satyananda Yoga per il sostegno di persone affette da fibromialgia:   https://www.satyanandaitalia.net/yoga-nel-sociale/satyananda-yoga-per-il-sostegno-di-persone-affette-da-fibromialgia/ 

Il mantra Om Namah Shivaya

Il mantra Om Namah Shivaya è uno dei più conosciuti, recitati e, per questo, famosi, il cui significato è il seguente: “Mi inchino con profondo rispetto; salute a te, Shiva!”
(Namah in sanscrito significa abbandonarsi, arrendersi; Shivaya fa riferimento a Shiva, il Dio della dissoluzione, più che della distruzione, è il simbolo della fine e del corrispondente nuovo inizio).

Il mantra dedicato a Shiva è composto da sei sillabe (le più importanti secondo il pensiero filosofico indiano): Om, Na, Mah, Si, Va, Ja.

  • Om è la sillaba sacra, il suono originale da cui tutto ebbe inizio.
  • Na appresenta la Terra, le radici (che corrispondono alle nostre gambe che supportano il corpo)
  • Mah rappresenta l’elemento Acqua, corrispondente allo stomaco e, quindi al mondo manifesto.
  • Si è il Fuoco, che troviamo nel nostro corpo nella zona delle spalle, corrisponde anche a Shiva Nataraja, il signore della danza.
  • Va è l’elemento Aria, che trova corrispondenza nella zona della bocca.
  • Ja, o Ya è lo spazio, il simbolo dell’anima individuale.

Questa che lega le sillabe agli elementi, non è però l’unica interpretazione. Infatti, ne esiste un’altra, collegata alla danza del “Dio Shiva”, la Tandava, dove troviamo un gesto corrispondente ad ogni sillaba.

  • Na è il potere della distruzione, simboleggiato dalla mano sinistra che tiene in fuoco.
  • Ma invece è lo svelamento, che corrisponde al piede destro che schiaccia la testa del nano simbolo dell’ignoranza, Avidya.
  • Si è la creazione, la mano destra che fa suonare il tamburo.
  • Va è considerato la grazia, ovvero il piede sinistro, sospeso a mezz’aria, tra cielo e terra.
  • Ya corrisponde al mantenimento (Sthiti) mano destra davanti in Abhaya mudra, il gesto che allontana le paure.

Queste sillabe, sono quindi considerate miracolose e permetterebbero di attivare i centri energetici del nostro corpo, in modo da abbandonare tutto ciò che è superfluo e abbracciare la nostra vera identità spirituale.Shiva è il simbolo del ciclo distruzione-rinascita, per fare spazio al nuovo è necessario che il vecchio soccomba. Questo è uno dei tanti insegnamenti dello yoga, legato al non attaccamento (ai beni materiali, al lavoro, alle altre persone). Non attaccamento, però, non significa essere totalmente indifferenti a questi aspetti (lo Yoga ci insegna, anche l’arte dell’attenzione e della cura), ma esprime il concetto di non concedere a niente e nessuno di renderci infelici se una di queste cose ci viene sottratta.

Recitando il mantra Om Namah Shivaya chiediamo a Shiva di eliminare inquietudini, dubbi, distrazioni, ignoranza dal nostro cammino. Shiva, è l’Eternamente benevolo, portatore di felicità. Quindi possiamo recitare i l mantra dedicato a Shiva per liberarci dalle negatività, dalle illusioni e per ritrovare la gioia.


Perché il mantra sia efficace (questo nello specifico, così come qualsiasi altro mantra), non dev’essere recitato in modo sporadico, è infatti necessario per vederne i benefici recitarlo per 30 minuti al giorno, ogni giorno (anche dividendo le recitazioni in 2, 3 momenti) per 42 giorni, senza interruzioni. Se la pratica viene interrotta, sarebbe bene ricominciare da capo.


I benefici della recitazione del mantra sono innumerevoli, a livello fisico:

  • – Respirazione diventa calma e profonda
  • – Le tensioni diminuiscono
  • – Viene stimolato il sistema immunitario (grazie alla respirazione più approfondita, alle cellule arriva più ossigeno)
  • – Si verifica una notevole riduzione dello stress

A livello sottile:

  • – Aumenta la concentrazione
  • – Attiva la produzione di endorfine, quindi ci sentiamo più felici!
  • – Riduce rabbia e paura

Per la crescita spirituale:

  • – Dissolve il vecchio Karma
  • – Aiuta a liberarci dall’attaccamento
  • – Porta maggior equilibrio interiore

Quando meditiamo o recitiamo un mantra con passione e grande concentrazione può capitare di ritrovarci a oscillare e a cullarci e questo movimento aiuta anche a lasciare andare lo stress. Ritroviamo quel movimento calmo, rilassante, ritmico tipico del rapporto madre-bambino, che naturalmente ci dona amore, pace, conforto.
Oltre alla recitazione del mantra se vogliamo liberarci da qualcosa di negativo, che sentiamo il bisogno di dover lasciar andare possiamo rinforzare il nostro proposito con un semplice rituale.
Dopo aver purificato l’ambiente bruciando del palo santo o della salvia bianca possiamo scrivere su un foglietto ciò di cui vogliamo liberarci. Andremo poi a bruciare il foglio (in sicurezza) e potremo spargere la cenere nella terra, in giardino o in un vaso.

Sulla critica - Krishnamurti

 𝗦𝘂𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗿𝗶𝘁𝗶𝗰𝗮 -  𝗞𝗿𝗶𝘀𝗵𝗻𝗮𝗺𝘂𝗿𝘁𝗶.

 𝗗𝗼𝗺𝗮𝗻𝗱𝗮: Che ruolo svolge la critica nella relazione? Qual e' la differenza tra critica costruttiva e distruttiva?    

𝗞𝗿𝗶𝘀𝗵𝗻𝗮𝗺𝘂𝗿𝘁𝗶: Anzitutto, perche' critichiamo? E' per capire? Oppure si tratta semplicemente di farlo per dare noia? Se vi critico, vi comprendo? La comprensione viene attraverso il giudizio? Se intendo comprendere, se voglio capire meno superficialmente, ma in profondita', l'intero significato del mio rapporto con voi, comincerò col criticarvi? Oppure saro' consapevole di questa relazione tra voi e me, osservandola in silenzio: non proiettando le mie opinioni, le mie critiche, i miei giudizi, le mie identificazioni e condanne, ma osservando silenziosamente cio' che accade? E se non critico, che cosa accade? Si e' li' li' per addormentarsi, non e' cosi'? Il che non significa che non ci si addormenti quando si dà noia agli altri. Forse diventa un'abitudine, e ci mettiamo a dormire per abitudine. Esiste un intendimento piu' profondo, piu' ampio, della relazione, che abbia luogo attraverso la critica? Non importa se la critica sia costruttiva o distruttiva: senza alcun dubbio cio' e' irrilevante. Percio' la domanda e': "Qual e' la condizione mentale, e del cuore, necessaria a capire la relazione?". Qual e' il processo del comprendere? In quale modo comprendiamo qualcosa? Come comprendete vostro figlio, se vi interessate di lui? Lo osservate, non e' cosi'? Lo osservate mentre gioca, lo studiate nei suoi diversi modi, umori; non proiettate su di lui la vostra opinione. Non dite che dovrebbe essere questo o quello. Siete vigili, all'erta, non e' vero? Siete attivamente consapevoli. Allora, forse, comincerete a capire il bambino. Se lo criticate ininterrottamente, se introducete ininterrottamente la vostra propria particolare personalita', le vostre idiosincrasie, le vostre opinioni, decidendo il modo in cui il vostro bambino debba o non debba essere, e cosi' via, ovviamente creerete una barriera in quel rapporto.      Sfortunatamente molti di noi criticano per configurare, per interferire; troviamo un certo piacere, un certo compenso nel configurare qualcosa: il rapporto col marito, con un bambino o con chichessia. Vi si avverte un senso di potenza, si e' il padrone, e cio' offre una remunerazione straordinaria. Senza dubbio, in tutto questo processo non vi e' alcuna comprensione del rapporto. Vi e' pura imposizione, vi e' la brama di modellare gli altri secondo lo schema particolare della vostra idiosincrasia, del vostro desiderio, della vostra volonta'. Tutto cio' impedisce la comprensione del rapporto, non vi sembra?

Poi vi e' l'autocritica. Criticare se stessi, condannare e giustificare se stessi: cio' comporta la comprensione di se'? Quando comincio a criticare me stesso, non limito forse il processo della comprensione, dell'esplorazione? L'introspezione, che e' una forma di autocritica, disvela il se'? Che cosa rende possibile il disvelarsi del se'? Essere costantemente analitici, timorosi, critici, certamente non comporta tale disvelarsi. Cio' che lo comporta in modo che si cominci a comprenderlo e' la consapevolezza costante di esso, senza alcuna condanna, senza alcuna identificazione. Occorre una certa spontaneita' non si puo' stare continuamente ad analizzarlo, a disciplinarlo, a configurarlo. Questa spontaneita' e' essenziale per capire. Se non faccio che limitare, controllare, condannare, blocco il movimento del pensiero e del sentimento, non e' cosi'? Ed e' nel movimento del pensiero e del sentimento che compiro' scoperte, non nel puro controllo. Quando si compiono scoperte, e' importante scoprire anche in qual modo agire. Se agisco secondo un'idea, secondo una certa norma, secondo un certo ideale, allora costringo il se' entro uno schema particolare. In cio' non vi e' alcun intendimento, non vi e' trascendenza.

Cosi' potra' darsi intendimento soltanto quando la mente sara' sileziosamente consapevole, quando osservera'; il che e' arduo, perche' noi ricaviamo piacere dall'essere attivi, inquieti, critici, dal condannare e giustificare. E' questa la nostra intera struttura; e, attraverso lo schermo delle idee, dei pregiudizi, dei punti di vista, delle esperienze, delle memorie, cerchiamo di capire. E' possibile liberarci da tutti questi schermi e capire, cosi' direttamente? Senza dubbio lo facciamo quando il problema e' assai vivo: non passiamo attraverso tutti quei metodi, lo affrontiamo direttamente. La comprensione della relazione si ha soltanto quando tale processo di autocritica viene compreso e la mente si calma. Se mi ascoltate e cercate di seguire, senza troppo sforzo, quanto tento di comunicarvi, allora esiste una possibilita' di comprenderci l'un l'altro. Ma se continuerete a criticare senza tregua, introducendo le vostre opinioni, quel che avete imparato dai libri, quello che qualcun altro vi ha detto e cosi' via, allora voi ed io non ci troveremo in rapporto, perche' fra noi si frapporra' quello schermo. Se ambedue ci sforziamo di trovare le soluzioni del problema, che si trovano entro il problema stesso, se ambedue siamo ansiosi di andare al fondo della questione, di scoprirne la verita', di scoprire che cosa essa e', allora ci troviamo in relazione. Allora la vostra mente e' nello stesso tempo vigile e passiva, osserva per scorgere quale sia, in tutto cio', la verita'. Percio' la vostra mente deve essere straordinariamente docile, non deve ancorarsi ad alcuna idea o ideale, ad alcun giudizio, ad alcuna opinione che abbiate consolidato attraverso le vostre esperienze particolari. La comprensione giunge, senza dubbio, quando vi e' quella docile pieghevolezza tipica di una mente che sia passivamente consapevole. Allora essa e' capace di recepire, allora e' sensibile. Una mente non e' sensibile quando e' gremita di idee, di pregiudizi, di opinioni, di pro o contro.

Per intendere la relazione occorre una consapevolezza passiva, il che non distrugge la relazione. Al contrario, rende il rapporto assai piu' vitale, assai piu' significativo. Allora esiste, in quella relazione, una possibilita' di affermazione reale; vi e' calore, vi e' senso di vicinanza, che non e' puro sentimento o sensazione. Se potremo accostarci cosi', o trovarci in una consimile relazione con qualsiasi cosa, risolveremo facilmente i nostri problemi: i problemi della proprietà, del possesso, poiche' noi siamo cio' che possediamo. Chi possiede denaro e' denaro. Chi si identifica con la proprieta' e' la proprieta', o la casa, o il mobilio. Similmente con le idee o con la gente; quando vi e' possesso, non vi e' relazione. La maggior parte di noi possiede perche', se non possiede, non ha altro. Siamo gusci vuoti se non possediamo, se non riempiamo la nostra vita di mobili, di musica, di conoscenza, di questo o di quello. E quel guscio fa un sacco di rumore, e quel rumore lo chiamiamo vivere; e di cio' siamo soddisfatti. Quando vi e' rottura, quando cio' si frantuma, allora vi e' angoscia, perche' improvvisamente si scopre come siamo fatti: un guscio vuoto, senza molto significato. Essere consapevoli dell'intero contenuto della relazione e' azione, e in quell'azione vi e' una possibilita' di relazione vera, la possibilita' di scoprirne la grande profondita', il grande significato, e di sapere che cos'e' l'amore.

𝗝𝗶𝗱𝗱𝘂 𝗞𝗿𝗶𝘀𝗵𝗻𝗮𝗺𝘂𝗿𝘁𝗶 (𝘓𝘢 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘦𝘥 𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘢 𝘭𝘪𝘣𝘦𝘳𝘵𝘢').

Iside Svelata di H.P.Blavatsky

Iside Svelata di H.P.Blavatsky ha inciso profondamente sulla cultura contemporanea, ciò è un dato di fatto oggettivo, ha portato avanti rivoluzioni culturali straordinarie, influenze innumerevoli in vari campi, che hanno costituito la cultura del XX secolo.

 "Iside Svelata contribui in maniera determinante alle dottrine teosofiche, a far crescere l'analisi delle religioni comparate consentendo di gettare uno sguardo su una terra sconfinata ignorata dai più, ad aprire una porta all'oriente e alla filosofia orientale, in particolare  al buddhismo e induismo, interpretava i miti, rappresentava un'apertura e recupero dell'esoterico,  un'apertura  ai diversi livelli di realtà". - Paola Giovetti

Cornice storica dell'opera pubblicata nel 1877:  La fine dell'ottocento è un'epoca di grandi contrasti, c'è la guerra franco-prussiana,  nasce l'impero germanico Bismarkiano, che rappresenta il trionfo di una precisa strategia politica, quella del picchiare forte e poi ragionare, una corsa agli armamenti, e poi trattati di pace.  Mezzo secolo di tranquillità relativa in Europa. Mire sugli altri continenti come l'Africa (che costituirà il colpo di grazia dopo lo schiavismo), il suo sfruttamento porterà al sottosviluppo e all'arretratezza cronica di questo continente. Epoca anche di grandi conflitti sociali, di lotte operaie, di fuga nelle colonie, di espansionismo coloniale,  trionfa il sapere scientico e il positivismo. La tecnologia diventa padrona del mondo e non vuole avere più rivali. Trionfo della scienza su tutto e tutti. Nello stesso tempo il mondo della chiesa e delle religioni è in fibrillazione. C'è la fine dello Stato pontificio (con la presa di Porta pia nel 1870), La chiesa cattolica vive un periodo particolare, il Papa si dichiara prigioniero, la chiesa cerca di difendersi dal cosiddetto mondo moderno.  Quanta Cura è la XXVII enciclica di papa Pio IX, che pubblicò nel 1864, allegandovi il Sillabo degli errori moderni. Con esse venivano denunciati i grandi vizi dell'epoca contemporanea e condannate tutte le ideologie "moderne", dal liberalismo al socialismo. In questo periodo si affermano nazionalismi, razzismo, rifiuto dell'altro, militarismo esaltato e fantico. Nel Sillabo sono condannati tutti i fenomeni culturali che caratterizzano il naturalismo e il mondo moderno.  I rischi sono panteismo, razionalismo, socialismo, indifferentismo, il volere sganciare lo Stato dalla Chiesa, l'educazione laica, la filosofia esercitata senza approvazione della Chiesa. In particolare il Papa si scaglia contro chi osa sostenere che si può raggiungere la salvezza seguendo qualsiasi religione, sperare nella salvezza per i non battezzati è una follia, si scaglia contro quelli che sostengono che la Chiesa cattolica non ha il potere di stabilire quale è la vera religione.

Helena Petrovna Blavatskij è un personaggio di una caratura eccezionale, ha fatto nascere una letteratua filosofica immensa. Ha fatto viaggi avventurosi in tutto il mondo. sottolineando l'importanza della sua permanenza in Tibet, confermata dal Dalai Lama e D.T. Suzuki. E' stata anche seguage di Garibaldi, e sembra sia stata ferita nella battaglia di Mentana. Approda in America dove incontra il colonnello Olcott e fonda la società Teosofica a New York nel 1875.  L'obiettivo è quello della della ricerca della verità al di sopra delle correnti, delle singole religioni e sette.

Il suo segretario particolare G.R.S. Mead, uno dei massimi studiosi dello gnosticismo, primo cristanesimo, tradizioni ermetiche, esordì dicendo: “H.P.B. Blavatsky è morta, nostra maestra e amica, ella sola mi diede il senso di essere in contatto con qualcuno di titanico, qualcosa di cosmico, non era un insegnante tradizionale, non aveva nessuna idea cosa fosse impartire cognizioni ordinate e coordinate, non faceva mai un'esposizione lineare. Detestava l'idea di essere un maestro di etica e spiritualità. Era un fuoco naturale, un'ispiratrice per andare alle nostre origini". 

Lo scopo teosofia è quello di rimediare ai mali flagranti del cristianesimo, coltivare un reale amore universale esteso anche agli animali, espandere luci di amore e semi di fratellanza. Basta odio religioso, arroganza teologica, occorre opporsi al bigottismo, cercare di conoscere le leggi della natura, incoraggiare lo studio delle scienze occulte, allargare gli studi filosofici, creare una grande biblioteca di testi antichi (la biblioteca della Società Teosofica di Adyar, situata nella città di Chennai in India, contiene documenti orientali rarissimi).  

Gandhi conosce  La Bhagvad Gita e Buddha la luce dell'Asia grazie ai teosofi a Londra. Per Gandhi è uno shock. Conosce Annie Besant e la Blawatsky a Londra. Maria Montessori si avvicinò alla Societa Teosofica per contribuire in tutti i modi possibili allo sviluppo dell'educazione libera, fuori dagli intralci settari,  privileggiando la libertà di pensiero, creando scuole anche per fuori casta in Sri Lanka  e India.

"Non accetto senza riserva le vedute di alcun uomo presente o trapassato sulla base di un’autorità terrena".   ___ L'opera è apparsa poco dopo la nascita della società teosofica nel 1877 in due enormi volumi. Lo scopo dell'opera era quello di far crescere l’interesse delle religioni comparate e dell’occulto, e favorire il contatto con l’Oriente. E' un'opera immensa, immense sono le tematiche affrontate, e contiene un indice analitico di circa 1000 pagine. Quando è pubblicata, suscita scalpore e interesse; è una provocazione nei confronti del mondo dell'epoca e cerca di illuminare le menti indicando nuove strade. Riporta un successo straordinario, con 1000 copie esaurite in pochi giorni. I giornali dell'epoca riportano: "un libro meraviglioso, una delle produzioni più importanti del secolo". 

Il titolo Iside Svelata non piacque alla Blavatsky, il titolo che aveva proposto era il Velo di Iside,  e HPB avrebbe preferito non essere l'autrice, ma uno dei tanti collaboratori, in quanto aveva solo raccolto dei testi provenienti da mondi lontani e messi insieme. Il testo presenta eterogeneità di contenuti e forme stilistiche, si citano tantissime opere raramente reperibili. Il testo fu prodotto in poco tempo stando chiusa in casa. Il materiale riportato sarebbe stato percepito a livello chiaroveggente, in quanto sarebbe stato impossibile leggere tanti testi situati in posti disparati del pianeta. Ci sono due tesi per giustificare il contenuto e la stesura dell'opera: HPB fu aiutata dai suoi poteri psichici per riuscire ad avere contatti con maestri oppure è un'opera prodotta dalla stessa HPB utilizzando la sua straordinaria memoria. 

 L'opera va vista come un'opera di rottura, una critica nei confronti del mondo contemporaneo. Mette sotto processo  chiesa cattolica, scienza positivistica, pratica spiritistica e le relative filosofie.   L'opera della Blavatsky contiene una polemica incandescente nei confronti del cristianesimo in generale e nella chiesa cattolica in particolare, precisando con acutezza, che i vertici della chiesa che hanno stravolto il messaggio di Cristo, in nome di colui che rimarrebbe sconcertato nel vedere cosa è stato fatto nel suo nome durante i secoli. Dalla Patristica in poi. Con filosofia patristica si intende la filosofia cristiana dei primi secoli, elaborata dai Padri della Chiesa e dagli scrittori ecclesiastici. 

In quell'epoca lo spiritismo ha finito per diventare, per le persone deluse da preti e scienziati, come l'unica alternativa, per poter indagare oltre i confini dell'ordinario. Lo spiritismo ha giocato un ruolo importantissimo, molti intellettuali si sono avvicinati a questo mondo. Capuana, Pirandello Fogazzarro. Un mondo caratterizzato anche di grandi incognite e pericoli. HPB mette in guardia anche i cultori dello spiritismo.  

Della chiesa cattolica si denuncia l'abissale distanza tra cristianesimo delle chiese con il messaggio originale di Cristo, la salvazione  e l'eternità delle pene infernali, il dogmatismo indiscutibbile, l'intolleranza, la persecuzione di eretici e non credenti che ha versato fiumi di sangue. Mette in risalto la grandezza del pensiero pre-cristiano, l'intimo legame sussistente tra le sapienze diffuse nel mondo antico e il messaggio del Nazzareno e la sua vicinanza enorme con la spiritualità buddhista.

Nei confronti della scienza, sottolinea l'infondatezza delle sue convinzioni, ne denuncia l'approccio materialistico ed oggettivo (solo misurabile e sperimentabile), l'incapacità di prendere atto di una gamma di fenomeni misteriosi (c'è una rassegna di fatti insoliti riportati in Iside Svelata);  Quello che noi abbiamo compreso con gli strumenti ordinari del sapere è pochissimo, quindi c'è una critica della falsa scienza, del dispotismo scientifico e del papato scientifico: gli scienziati di fronte ai tanti fenomeni inspiegati della natura devono ampliare i confini dell'indagine.

La strada per uscire da questi tre tipi di pericolo, è quella di riscoprire gli insegnamenti del mondo antico orientale, ritornare alle radici, alla grandezza della saggezza orientale. 

Scrive HPB: "La nostra disamina delle molte fede religiose professate indica che tutte derivano dalla stessa fonte originaria, il raggio della divinità e della verità si scinde nei frammenti multicolori delle religioni, il buddhismo e le filosofie pre-vediche sono all'origine delle religioni".  Il libro dà anche qualche prezioso consiglio per alzare almeno un poco il velo di Iside.  

Nell'edizione italiana, il primo volume tratta la scienza, il secondo volume tratta la teologia. L'edizione originaria era composta di un solo volume. Dalla prefazione di Iside Svelata si evince, che l'opera è frutto di un'intima amicizia con gli adepti orientali, che lei ha sempre considerato i suoi maestri. La Blavatsky (HPB) dice più volte: "Io ho fatto un'opera di raccolta, ho svolto una funzione di veicolo, ma la luce proviene da altrove, da molto più in alto di me". 

Siamo di fronte ad un bivio o HPB è un messaggero di un'antica fratellanza di gente che conosce molto cose di cui noi abbiamo solo una minima percezione o HPB  era un'impostore. L'insegnamento riportato nell'opera è il rifiuto del principio dell'autorità, sottolineando che l'unica autorità è la nostra coscienza profonda, è il nostro spirito che deve esprimersi su ciò che è vero e ciò che è falso. 

Iside è offerta a tutti coloro che sono disposti ad accettare la verità ovunque ella si trovi. Questa frase caratterizza l'opera, ossia privilegiare la ricercà pura e trasparente ovunque si trovi. Libera la ricerca da tutti i pregiudizi. Iside rappresenta un tentativo di far cogliere i principi essenziali che sono alla base dei sistemi filosofici: l'entità spirituale dell'uomo (contro il positivismo e la desertificazione dello spirito) che si esprime con un corpo fisico, un corpo psichico (anima astrale), uno spirito immortale che sopravvive alle succesive reincarnazioni. L'essere umano è caratterizzato da questa triplice unità.

Alla fine dell'ottocento il darwinismo dilaga, anche in campi non attinenti come il sociale, o socio politico. Per HPB l'evoluzione intellettuale/spirituale accompagna ed arrichisce l'evoluzione fisica, e si intrecciano. Siamo in cammino verso un'evoluzione collettiva e individuale, in cammino verso l'autoperfezionamento e libertà interiore. 

Per la Blavatsky, in Iside Svelata, la materia non viene vista come qualcosa di morto e inorganico.  Tutto è vivo, ogni singolo atomo. Tesi poi ripresa anche da  Giordano Bruno e Spinoza. Se tutto è vivo e in evoluzione, in espansione, la natura non può essere senza intelligenza, e HPB presuppone anche l'esistenza di mondi paralleli.

Critica la concezione antropomorfica della divinità, l'uomo non può conoscere un Dio che superi i limiti della sua mentalità, come hanno asserito anche Senofane (filosofo e poeta greco antico presocratico) e Andreas Feuerbach (filosofo tedesco tra i più influenti critici della religione). Dentro di noi c'è la luce di un principio divino, più lo specchio della nostra anima è lucido, più riusciamo a percepire questo principio, di solito percepiamo solo una piccola scintilla. 

Nessuno crede al Dio capriccioso delle superstizioni, ma tutti credono nel bene e nel male, l'intelligenza è incapace di percepire l'essere luminoso che è anche in noi. L'unico artefice delle nostre vite vive in noi, come noi viviamo in lui, c'è un sentire intuitivo inerente alla natura umana una volta che è stato compreso.  Dio come descritto nelle Upanishad é "neti, neti",  non è questo, non è quello. Non dobbiamo dire niente di limitante su Dio. Secondo  Plotinio, se c'è una molteplicità, ci deve essere un'unità che tutto abbraccia.

HPB introduce anche il concetto del karma. individua nel pensiero buddhista, presentandolo come la giusta alternativa ad un destino cieco o ad una salvezza fondata su un intervento soprannaturale. Parla anche della magia intesa in un'ottica più aperta e corretta, come sostenuto anche da Ammonio Sacca (filosofo alessandrino, fondatore del Neoplatonismo e maestro sia di Plotino che di Origene), Porfirio, Pico della Mirandola, Marsilio. Una magia intesa come scienza del profondo, che vuole penetrare il livello delle mere apparenze,  ed è intesa come la conoscenza delle leggi occulte della natura e della loro manifestazione. Ciò rende possibile all'iniziato di entrare in sintonia con l'ordine cosmico. L'ultimo punto che introduce è l'etica di un amore universale cosmico, rivolto a tutti gli esseri umani e viventi (inclusi gli animali) caratterizzato dalla capacità di rispondere al male con il bene. Ce lo dice facendo parlare altri, citando le parole di grandi Maestri che parlano di saggezza e compassione, che caratterizzano la vera morale e filosofica.

Per la Blawatsky, è necessario cercare la verità ovunque. Per fare questo occorre combattere l'ipotesi scientifica e la teologica che la impongono. L'errore difeso in maniera preconcetta, va affrontato e smascherato. Iside aspira ad ottenere il riconoscimento della grandi conquiste dell'umaninità nell'antichità. Ci presenta i grandi tesori dell'antichita dimenticati e cerca di recuperarli e rivalutarli.

Scrive HPB: "Quale archeologo oserebbe negare che la stessa mano ha eretto le piramidi e Angkor Wat, Palenque e Tikal, i resti dei musei, vestigie testimoniano la grandezza delle civiltà antiche.  Questi popoli scomparirono per la rabbia umana, per la ferocia, per una civiltà che ha imposto il proprio credo, la propria civiltà distruggendo tutto il distruggibile. Interi popoli derubati della loro grandezza". "Filologia (la capacità di decodificare i testi) e archeologia umilieranno il nostro orgoglio, smaschereranno le nostre pseudo certezze. Questi antichi conoscevano assai meglio il fatto dell'evoluzione nell'aspetto fisico e spirituale, l'evoluzione è un teorema universale. Non ha senso parlare di miracoli, esistono leggi di natura e la loro conoscenza è una battaglia a favore della ragione contro le pseudo scienze.  Tra le antiche tradizioni, i sacerdoti nascondono cenni di scienza ancora non conosciute, nell'attuale periodo. La scienza potrà avvalersi delle antiche tradizioni per migliorare la conoscenza. Nel mondo antico, in Egitto e nel mondo romano, si utilizzavano cose che ancora oggi non siamo capaci di spiegare; come ad esempio sia stato possibile costruire le costruzioni ciclopiche, il potere psichico della musica, ecc. 

Iside ci parla di un sapere che va al di là delle conoscenze del tempo, di un'anima umana destinata a percepire nuove relazioni e più profonde con le leggi della natura. Un sapere aperto a tutti. Solo dopo l'incontro con saggi dell'Oriente, dotati di misteriori poteri e saggezza, ha potuto trovare risposte valide ai suoi interrogativi fondamentali.

L'unica strada percorribile per dimostrare l'esistenza di Dio, è l'acquisizione di una diretta conoscenza dell'immortale Sé dell'uomo, arrivare a percepire l'immensità dell'universo, partendo dall'esperienza interiore.  Solo grazie alla presenza della divinità che è in noi, possiamo riuscire ad intravedere l'essenza di un principio cosmico e infinito (che possiamo eventualmente anche chiamare Dio).

I fenomeni paranormali, manifestati dalla Blawatsky, che hanno portato alle accuse dei suoi detrattori, sono stati una scelta concordata con i suoi istruttori, i suoi maestri, per creare un varco, per togliere dei veli, far capire che al di là del mondo percepito con determinati metodi, c'è qualcosa d'altro, che rientra nelle leggi che guidano la natura stessa.

Il cammino iniziatico non ha niente a che vedere con spiritismo e magia. Lei dice:  Se noi  riuscissimo a far capire la grandezza dello spirito e dei poteri reconditi dello spirito, ciò potrebbe aiutarci a capire che stiamo compiendo i primi passi, verso una conoscenza vera; da gemme di luce possiamo intuire l'infinita luce da cui tutto scaturisce".

Il pensiero moderno è orientato verso il liberalismo. Una religione imposta con la forza può nutrire solo inganni, secoli di soggezione, diventare un ostacolo all'avanzamento. Coloro che hanno portato avanti la niuova fede sono stati sottoposti a massacri e censura. Il tempo della dominazione dei dogmi ha raggiunto il suo epilogo, il clero che ha insegnato all'uomo la sua impotenza, ha tolto ogni fiducia verso sé stessi e autorispetto. Chiediamo di ricordare che il cristianesimo è un insegnamento non di Cristo, ma del clero della chiesa di Roma che in maniera coercitiva ha catechizzato interi popoli, impedendo il pensiero libero,  una chiesa mediatrice tra terreno e divino, tra sacro e profano. Bisogna aver fiducia nella contesa che si sta aprendo, dopo la pubblicazione del libro, tra la libertà di pensiero e dall'altra parte la reazione.

Molte ed aguerrite sono state le persone che si sono schierate contro questo libro: gli ecclesiastici, i pseudo scienziati, i mercenari della stampa (HPB era giornalista). Quando HPB si scaglia contro il cattolicesimo e le nefandezze compiute da santa madre Chiesa,  distingue il nucleo originario del messaggio del profeta di Nazareth da quello che gli altri hanno costruito intorno a questo nucleo e facendolo diventare lontanissimo. C'è un Abisso che separa il messaggio di Gesù e i suoi interpreti: quando moriva sulla croce, chiese perdono per i suoi nemici, pregava per loro, ed insegnava  a benedire tutti. Mentre gli eredi di San Pietro, senza esitare. maledicono chiunque resiste alla loro dispotica volontà. Bisogna smascherare le ipocrisie del mondo religioso che dovrebbe condurci verso il sacro.

Altra citazione di HPB: "l'eterno conflito tra le varie religioni cristianesimo, giudaesimo, bramanesimo, paganesimo, buddhismo, che lei invita a dialogare, deriva da una sola origine:  la verità è nota a ben pochi, tutti gli altri  non son disposti a sollevare il velo dai loro cuori e sperano di accecare gli occhi del prossimo".

Dal paragrafo: Davanti al velo. Situazione culturale dell’epoca. 19 secoli sono trascorsi da quando l'Idolatria e il Paganesimo sono scomparsi grazie al cristianesimo. E la scienza si è affermata.
Durante l'affermazione della luminosa stella di Bethlem, la brutalità era la regola. Da un lato c'era un clero dogmatico corrotto, una selva di sette, religioni in lotta tra loro, e fedeli assetati di piacere, dall'altro lato ipotesi scientifiche basate sul nulla e una corsa verso il materialismo; Era in corso una lotta mortale tra scienza e teologia. In mezzo a questi due titani, il pubblico stava perdendo qualsiasi anelito alle divinità, l’uomo stava scendendo a livello animale.   

Si registra un'angoscia profonda del mondo dell’epoca stritolato da questi due colossi, in questo periodo si perde il senso della spiritualità e della trascendenza. L'uomo non è solo un insieme di atomi ma un’entità spirituale con un destino molto più ampio e luminoso.
In questa situazione di stallo, lo spiritismo comincia a diffondersi alla fine dell'ottocento. Nello stesso periodo che si diffonde il decadentismo che è stato un movimento artistico e letterario sviluppatosi in Francia e poi diffusosi nel resto d'Europa, tra la fine dell'Ottocento e il primo decennio del Novecento, che si contrappone alla razionalità del positivismo scientifico e del naturalismo. Per lo spiritismo, molto diffuso, c'è un interesse crescente anche da parte di persone con un certo livello culturale e di scienziati che si avvicinano a questi studi, unico possibile rifugio tra le traballanti religioni e scienza. Lo spiritismo diventa una via preziosa per far riprendere forza all’esistenza dell’anima e al mondo ultraterreno, ma nello stesso tempo si diffonde una certa critica per limiti e aspetti preoccupanti.
Attività medianiche e spiritismo costituiscono, in questo periodo, una valida alternativa ai due poli.
Dobbiamo evitare il fervore e l'atteggiamento preconcetto e giudizi sprezzanti dei detrattori di carattere scientifico; lo spiritismo è un fenomeno che riguarda milioni di uomini e donne ragionevoli.
La scienza non può ignorare tutto questo, e in quel periodo sir William Cruz, Nicolas Camille Flammarion, e astronomi, condurranno indagini e inchieste sul fenomeno. Per indagare occorre avere gli strumenti culturali giusti, ed è un errore adottare un'unica chiave di lettura per medium, tavolini che si muovono e voci dall'aldilà, e anime dei trapassati  che vogliono entrare in contatto con persone.
Le chiavi di lettura, dice la Blavatskij, vanno attinte dalle antiche filosofie per comprendere questi fenomeni, e individuare il rapporto corretto con questo mondo.  Ad esempio tra medianità passiva e attiva ci sono differenze abissali, il mondo dello spiritismo è un’occasione per aprire gli occhi e capire che il nostro mondo è maya (una costruzione, un'illusione), una dimensione dell’essere montata dal materialista che la ritiene l’unica possibile. Nello stesso tempo la Blavatskij ci mette in guarda dall’accettare spiegazioni sempliciste.    
Altro errore è il rinchiudersi in uno specie di fideismo e in un orientamento filosofico che propugna la priorità della fede rispetto alla ragione.
La Filosofia Occulta può liberarci dall’accettare tutto questo, e ottolinea l'importanza del sapere magico. Gli squarci ottenuti con i fenomeni spiritici, per essere fonte di progresso culturale spirituale, devono essere sostenuti da informazioni adeguate ricavate proprio dal sapere magico. La magia era la somma scienza che permetteva agli uomini di intelletto di passare al di là dei veli di maya, noumenici. Della magia con Ma maiuscola ne parlavano i sapienti neo paltonici, Pico della Mirandola, ecc. Magia e scienza non sono agli opposti, ma la magia è profondamente scientifica. Il vero sapere non ha connotazioni e etichette.
La magia è in grado di farci capire cose fondamentali. Tutte le cose sono pervase da un principio vitale che può essere controllato dalla volontà umana.  La magia è pedagogia - dovrebbe aiutare ad educare l’umanità verso orizzonti più luminosi, I poteri magici esistono in ogni essere umano.

Le idee base sono l'unità del tutto, l'unità di Dio (non Dio antropomorfico ma visto come principio assoluto), della natura, l’immortalità, la salvezza sulla base dei meriti (che sono la base di religioni come buddhismo, induismo, ecc). Il Dio vendicativo del testo biblico è inaccettabile. L’unico Dio di cui si può parlare è quello che vive nella natura, è quello che vive in noi e noi viviamo in lui. Il platonismo e il neoplatonismo, le upanishad, il pensiero filosofico mistico hanno messo in luce l’impossibilità di ingabbiare il concetto di Dio in coordinate umane,  l'infinito in razionalità.
Senofane filosofo e poeta greco antico presocratico, dice che l’uomo proietta sul concetto di Dio quello che trova dentro di sé,  concetto ribadito anche da Ludwig Andreas Feuerbach che è stato un filosofo tedesco tra i più influenti critici della religione ed esponente della sinistra hegeliana. Parlare spesso di Dio con concetti di natura umana è assurdo. i grandi mistici come Plotinio ed Eckart definiscono il Divino infinitezza insondabile, l'essenza dell’essere, esseità (assoluto Non-Essere); occorre parlare con la voce del silenzio, ogni altra voce umana è irrispettosa e incapace di parlarne.
Occorre andare oltre i tentativi goffi di parlare di Dio, fuorvianti e menzonieri. Parole sagge sono "Neti neti" delle Upanishad, Del Dio nell’alto dei cieli, non siamo in grado di dire niente, ma vive in noi. Plotinio dice che noi possiamo avere una qualche forma di contatto con il principio divino che anima ogni cosa, la sua essenza è nella profondità della nostra anima,  nel cuore umano esiste e non si spegne mai l’anelito e l'intuizione verso il supremo.

Le religioni sono orpelli intellettualistici, allontanano l’individuo verso lo slancio interiore, questa ricerca, questo anelito soppianterà un giorno il dogmatismo dei tempi cristiani, anelito che cerca l’immortalità dell’anima, più dentro di sé rispetto ad attività pseudo spiritistiche.
Siamo di fronte a questo anelito insoddisfato che si scontra con forme di dogmatismo religioso e scientifico. Un tema su cui insite la Blavatsky è quello dell’identità del nucleo esoterico delle antiche religioni, tra pitagorismo e buddhismo c'è la stessa identità di pensiero. Occorre mettere da parte il modello egocentrico secondo il quale la filosofia deriva dal mondo greco. Un approccio più corretto e scientifico sarebbe quello di considerare la grandezza primaria del mondo orientale, visto le tante somiglianze tra platonismo e religioni dell’India.
Da noi occidentali, in questa visione deforme, sono cominciate le cose più importanti. Per la Blawasky le religioni sono gocce di un mare, parti di un tutto pervadente:  lama buddhisti, bhramani, filosofi greci manifestano lo stesso spirito che anima le piccole cose anima ed anche l’uomo. Occorre rivalutare i
legami tra Oriente ed Occidente, il pregio storico di Iside svelata e del movimento teosofico, è quello di far aprire agli occhi al mondo occidentale, ad avvicinarsi agli altri mondi, come umile apertura all’apprendimento, in un’ottica scambievole.  Gli orientali riconoscono alla teosofia questa grande apertura.
Molti sono i legami tra filosofia occidentale e Oriente, i filosofi occidentali avevano il desiderio di andare in India dove c’è la conoscenza antica ed i bhramani conoscevano l'arte magica. Pitagora espresse più volte il desiderio di andare in Oriente, anche Plotino cercò di arrivare in India, Talete viaggiò in Egitto, Persia, ed India.
La filosofia pagana e cristianesimo hanno un debito verso il buddhismo e la filosofia indiana. La Blawatsky si sofferma sull’oblio  dei mondi antichi perché c’è stata un’azione pianifica portata avanti dalla religione cristiana vincitrice; Queste dottrine filosofiche orientali e antiche si espandevano come una macchia su tutto il mondo pre-cristiano, sopravvissero alle persecuzioni e alle false interpretazioni,  formando la pietra angolare delle religioni esistenti tranne il cristianesimo. Non si trova niente nell’insegnamento di Gesù  che non fosse stato già insegnato da Buddha e Krishna.
Antonio Sacca il caposcuola del neoplatonismo, maestro di Plotino, di cui sappiamo pochissimo, non ha scritto nulla, insegnare che ogni religione era basata sulla stessa verità unica, favorire la conoscenza tra religioni e dialogo costruttiva, creare vera fratellanza, superare le grettezze e contrapposizioni tra religioni.
Persecuzioni e false interpretazioni, manipolatorie, del passato si è cercato di fare terra bruciato, non è causalità che del passato è rimasto poco; Paracelso e Giordano Bruno, sotto le ceneri qualcosa è rimasto,  trionfo del cristianesimo sulla cultura pagana, vandali e persecuzioni dei vandali che furono Costantino, Giustiniano, al di là delle santificazioni, gli antichi testi dati alle fiamme.
l’antica saggezza sparì e si ritrova nella palude delle superstizioni,
i Neo platonici, 7 filosofi rimasti vanno in Persia, superstiti delle persecuzioni, scuola 529 chiusa da Giustiniano, conclusione delle persecuzioni. Testi bruciati e nell’oblio, intelligibili solo agli iniziati, i vandali pagani e cristiani distrussero tutto.   
Neo platonici fulcro e cuore della filosofia antica, chiusura della scuola di Atene,  ora non si pensa più, ora la filosofia diventa un crimine contro Dio e contro lo Stato. Teodosio editto  di Tessalonica.
Data importante che dovrebbe essere ricordata come la giornata della memoria, il paganesimo scompare grazie a Costantino, arrivano i soldati a sigillare la scuola di Atene, non è più necessario parlare, discuter, ricercare cosa è il bene e il male,   sta scritto qua, abbiamo stabilito noi cosa è bene e male , dopo scismi, lotte, diatribe ecc, santa romana chiesa.  Credere obbedire combatter, pensiero filosofico diventa un atto criminale e chi vuole continuare a dialogare deve scappare, e continuerà così per secoli, inquisizioni ecc.
Neo platonismo è rinato con le accademie nel Rinascimento accademia a Firenze creata da …..  , rivincita c’è stata e la parola diventa gesto,  Pico della Mirandola  provò a organizzare grande conclave, concilio ecumenico a cui voleva invitate tutti i rappresentanti delle religioni per trovare un punto di incontro, nella sua utopica visione del mondo , convocare a Roma un conclave di questo tipo, con tutti i sapiente da tutte le parti del mondo, quando la chiesa viene a sapere questo c’è la scomunica e scappa a Firenze, piccoli segnali di rinascita,  suo sogno poi ritornerà con Giordano Bruno, superamento delle varie differenze, unire l’umanità questo messaggio non è stato mai sconfitto del tutto,    Esperienze luminose che ci anno permesso di andare avanti, persone che non si sono arrese.
Iside svelata un’opera di riscatto della antica saggezza, sopravvissuta a fatica qua e là.
 Sensibili alla titanica lotta tra spiritualità e scienza materialismo dilagante , aiutare aspirazioni spirituali e arrestare materialismo, speranze deluse, smascherare le false teologie, distinguere tra la religione divina e i dogmi umani, affrancamento dalla scienza e dalla teologia.
Il Papa propone la Fides et Ratio (1998) Giovanni Paolo II.  Ma la riabilitazione della filosofia è fatta con l’ottica agostiniana, della fides et ratio,  credo per capire capisco per intendere  ed è la mia fede che mi permette di fare filosofia, facendo uso bene del mio intelletto mi porta a credere, se non mi porta a credere è usato male. L’uomo è un ricercatore della verità, una ricerca che può trovare nell’atteggiamento dello scienziato un luminoso esempio di passione e di rigorosa perseveranza. La ratio deve usata, ma deve essere usata unicamente a sostegno in chiave propedeutica al raggiungimento della fede, san Tommaso ha sistematizzato quello che ci ha detto Agostino: la filosofia deve restare sempre succube alla religione.  La fede sta oltre la filosofia, la teologia è la verità rivelata.

La fede è cieca senza la ragione e spesso stabilisce su cosa la ragione debba indagare. Invece, solo la ragione deve stabilire i confini in cui muoversi, ad esempio, se il Dio di Mosè, mi dice di combattere  posso razionalmente pensare che sia un mostro.
Se parto da una verità rivelata è difficile stabilire di cosa possa occuparsi la libera ricerca filosofica: se mi conferma quello che dice la verità rivelata è ripetitiva, non mi dice niente di nuovo, se invece mi dice delle cose diverse, mi porta lontano da Dio. Il pensiero agostiniano è un pensiero terribile che legittima il pensiero ecclesiastico e le persecuzioni  religiose.
La fede può essere differenziata dalla fede cattolica?
La scelta della fede è rispettabilissima, di fronte al fedele sincero che cerca di viverla in maniera completa, ha senso per chi la vive, e guai a chi si intromettesse. Nessuno deve stabilire le modalità di questa esperienza. 

Il "Non intendo" di Sant’Anselmo, è la prova ontologica dell’esistenza di Dio, non voglio entrare nell’abisso che abbraccia e ama, inesplorabile, che il mio cuore ha già deciso di amare.  La mia scelta l’ho fatta aprioristicamente, al cuore non si comanda, se il cuore sceglie di credere in x o y, la ragione non ha nulla da dire, non si deve interferire.
Un'altra cosa è la concettualizzazione ideologica di sostenere la supremazia della fede sulla ragione, sono due cose totalmente diverse.
Ci sono cose che la ragione non può sapere e di cui il  mio cuore parla, questa fede si può conquistare? Attraverso un percorso spirituale, salendo gradini sul percorso, uno dopo l'altro forse si può arrivare a credere… Ad esempio, quando scegliamo di vivere con una persona, è una scelta fideistica, non possiamo avere la certezza che quella persona ci amerà per sempre, è un atto di fede. E meno male, se ci asserragliassimo su tutto quello di cui abbiamo dimostrazione oggettiva, che vita sarebbe la nostra? Senza slancio e trasporto? 

Non bisogna spacciare una cosa per l’altra, ad esempio le posizioni e i dogmi della chiesa cattolica e l’atto di fede. L'atto di fede è meritevole di essere accettato dalla ragione, nel messaggio del Cristo trovi delle parole che risonano dentro di noi e che cerchiamo di  farle maturarle. Il messaggio della montagna "Ama il prossimo tuo come te stesso" è un pensiero ragionevole,  non ho bisogno della fede per accettarlo,  così come per accettare i contenuti di testi buddhisti, della Baghvad Gita  non ho bisogno di credere.
Ho fede nell’umanità nonostante tutto, è un atto di fede?  Ci basta un Gandhi, un Martin Luther King, che sono luci nelle tenebre che ci permettono di credere nell’umanità,   
Ad esempio, nel discorso di Luca e Matteo della montagna, la frase della pagliuzza, e la trave,  il fare il bene al prossimo, sono cose bellissime, meravigliose, sagge, le ritroviamo in altri molti testi, e non ho bisogno che me le abbia dette un figlio di Dio, un illuminato, un avatar…
La fede diventa necessaria, ad esempio, nel credere nella verginità di Maria, nella natura una e trina della Trinità, nel Dio che è un'unica sostanza che si articola in tre persone, ed è evidente che l’esserci di tre persone metta in discussione l’unicità della sostanza. L’hanno formulato signori che si accapigliavano sulla virgola, nate dopo secoli di discussioni, si è raggiunto un primato con Costantino, hanno stabilito ciò che sia giusto e ciò che sia sbagliato.
Se non ho fede nell’umanità, non ho fede nemmeno in me stesso,  bisogna lasciare una spiraglio aperto.  

______Approfondimenti: 

Fides et Ratio è il più esteso documento della Chiesa Cattolica dedicato al compito della filosofia e ai suoi rapporti con la ricerca della verità. La Rivelazione ricorda alla filosofia di osare nella ricerca del vero, segnalandole al contempo l’esistenza di risposte, donate nella fede, che certamente la superano, ma vanno anche sorprendentemente incontro a quanto essa intravede e verso cui aspira.
Il mondo e ciò che accade in esso, come pure la storia e le diverse vicende del popolo, sono realtà che vengono guardate, analizzate e giudicate con i mezzi propri della ragione, ma senza che la fede resti estranea a questo processo. Conoscere a fondo il mondo e gli avvenimenti della storia non è, pertanto, possibile senza confessare al contempo la fede in Dio che in essi opera. In questo modo la fede affina lo sguardo interiore.

Sant'Anselmo. Nella tradizione monastica che lo aveva preceduto si era sviluppata una teologia che era essenzialmente una esegesi della Bibbia. La teologia di Anselmo intende invece essere anche razionale argomentazione sulle verità bibliche. Afferma di voler esporre una meditazione su Dio non partendo dalla Bibbia, ma assegnando alla ragione il compito di tradurre la certezza della fede in evidenze razionali. Nel Proslogion, un dialogo con Dio pieno di contemplazione mistica, tratta dell’esistenza di Dio e del modo di provarla attraverso la celebre prova di Anselmo, o “argomento ontologico”. Dio viene inteso come l’essere di cui non si può pensare il maggiore, mostrando poi come ciò che esiste nell’intelletto, per ciò stesso esiste nella realtà: “Non solo, o Signore, tu sei colui del quale non si può pensare cosa più grande, ma sei qualcosa di maggiore di quel che si possa pensare”.                     
 

 

 

La vita di Thich Nhat Hanh

Il buddhismo in Vietnam e la vita di Thich Nhat Hanh.

Un approccio sincretistico ancora più pronunciato è rinvenibile negli insegnamenti di un’altra figura di spicco della scuola Lin Chi del Ch’an, considerato da molti la voce più importante del buddhismo contemporaneo dopo il Dalai Lama: il maestro vietnamita Trung Quang Nhat Hanh (al secolo Nguyen Xuan Bao, nato nel 1926; come di uso per i monaci nella sua patria, al nome viene premesso l’epiteto onorifico Thich, che denota l’appartenenza al clan gentilizio degli Śākya, il lignaggio del Buddha). La sua esistenza s’intreccia con le vicende del buddhismo del Vietnam. Fattosi monaco nel 1949 nel tempio di Tu Hieu presso l’antica capitale imperiale di Hue, si scontrò con gli ambienti più conservatori, finendo per stabilirsi in un monastero abbandonato nei dintorni di Saigon. In seguito divenne direttore dell’organo ufficiale della General association of Vietnamese buddhists (GAVB) costituita nel 1951. La sua entusiastica predicazione di un buddhismo unificato, disapprovata dai più, portò alla chiusura del periodico. L’incessante attività del personaggio in quest’epoca comprende la fondazione del monastero delle Foglie di palma fragranti (Phuong Boi) nel Vietnam centrale, della casa editrice La Boi e della prima Scuola superiore buddhistica del Vietnam, in grado di fornire un’alternativa alle strutture educative francesi. Con la partizione sancita dagli accordi di Ginevra, nel nord la General association of Vietnamese buddhists veniva disciolta d’autorità nel 1957 e i suoi fautori imprigionati o soppressi, mentre una Association of unified Vietnamese buddhists, creata sul modello cinese, garantiva il controllo del Partito comunista su strutture e istituzioni buddhistiche nella neonata Repubblica del Vietnam. A sud il prestigio internazionale del Thich Nhat Hanh, che per due anni si era distinto studiando religioni comparate a Princeton e insegnando alla Columbia university, gli valse alla fine una legittimazione da parte dell’establishment monacale e fu chiamato a contribuire alla fondazione, nel 1964, dell’università buddhistica di Saigon, che prendeva nome dal vicino tempio delle Mille benedizioni (Van Hanh), ed era destinata a divenire un prestigioso focolaio di iniziative politiche e culturali. Validamente coadiuvato dalla sua discepola Cao Ngoc Phuong (nata nel 1938), ritornata allora in patria dopo essersi laureata in biologia a Parigi, egli creava altresì, con un gruppo di professori e studenti, la School of youth for social service, un corpo di 10.000 volontari operante nelle aree arretrate e martoriate dalla guerra del Paese, per la riedificazione di villaggi distrutti, per la costruzione di scuole e ospedali e per l’insegnamento delle tecniche agricole progredite ai contadini. Una tale attività appariva filocomunista agli occhi del governo e non mancarono arresti ed esecuzioni sommarie di attivisti. Nel 1964, simultaneamente alla trasformazione della General association of Vietnamese buddhists nell’Unified buddhist church of Vietnam (il Vien Hoa Dao), il maestro fondava l’Order of interbeing (Tiep Hien), termine da lui coniato per rendere la catena di cause e condizioni che nella visione buddhistica forma l’orizzonte del divenire impermanente, qui considerata sotto un profilo decisamente positivo. Di lì a poco il Thich Nhat Hanh ritornava negli Stati Uniti, chiamato dalla Fellowship of reconciliation per rendere edotto il pubblico americano sui terribili effetti della guerra, contro la quale si era battuto per anni attirandosi odi e diffidenze nei due campi avversi. Le sue posizioni emergono da una conferenza stampa del 1° giugno 1966 indirizzata al presidente Lyndon B. Johnson e al suo Gabinetto: egli richiedeva che gli Stati Uniti sospendessero i bombardamenti, riducessero o arrestassero temporaneamente le altre azioni militari e, nel caso di una risposta positiva dei Vietcong a queste iniziative, annunciassero il ritiro delle loro truppe dal Vietnam. In seguito essi avrebbero sia dovuto comprendere che la dittatura militare non era l’unica alternativa al comunismo sia sostenere il popolo vietnamita nel suo desiderio di un governo nazionalista conforme alle loro aspirazioni, non compromesso con la persecuzione dei buddhisti; questi non consideravano gli Stati Uniti come un nemico, ma come un alleato, un alleato per la pace e non per la guerra. Nel 1965 aveva scritto a Martin Luther King una lettera aperta intitolata Searching for the enemy of man, giustificando il suicidio con il fuoco di alcuni suoi confratelli, tra cui il venerabile Thich Quang Duc (1897-1963), per protestare contro la discriminazione nei confronti della maggioranza dei vietnamiti (fra il 70 e il 90% a seconda delle stime) costituita dai buddhisti, da parte del dittatore cattolico Ngo Dinh Diem. Dopo l’incontro King si impegnò a osteggiare la guerra nel Vietnam, avanzando nel 1967 la candidatura di Nhat Hanh al premio Nobel per la pace, che non gli fu conferito in quanto quell’anno non fu scelto alcun candidato. La giustificazione fornita fu che lo stesso King aveva pregiudicato la nomina preannunciandone pubblicamente l’esito. Nel 1969 Nhat Hanh ottenne il ruolo di principale esponente della delegazione per la pace della Unified buddhist church of Vietnam, che a Parigi partecipava ai colloqui destinati a porre fine al conflitto; contemporaneamente teneva lezioni alla Sorbona. In Francia fondò quello stesso anno una sua Église bouddhique unifiée. Nel 1973, una volta giunti alla pace, il maestro, considerato assieme a Chan Khong, che nel frattempo l’aveva raggiunto, persona non grata dal governo vietnamita, fu di fatto esiliato. Quando, nel 1975, ebbe luogo la riunificazione del Vietnam sotto il regime comunista trionfante, la sua situazione non mutò. Ponendo come suo quartier generale la Communauté des patates douces, situata in una fattoria non lontano dalla capitale dove teneva frequentatissimi corsi di meditazione, egli si era adoperato per organizzare aiuti ai profughi che cercavano di fuggire per mare dal Vietnam del Sud, dalla Cambogia e dal Laos, i cosiddetti boat people, desistendo alla fine a causa dell’ostruzionismo dei governi del Sud-Est asiatico coinvolti nella vicenda. Mentre il suo prestigio restava intatto, come provano i riconoscimenti internazionali che si sono susseguiti negli anni dell’esilio, la sfera d’influenza del personaggio andava restringendosi, anche perché veniva meno il ruolo pubblico della Unified buddhist church of Vietnam, fatta oggetto di dure repressioni nel tentativo di estendere il controllo, già vigente al nord del paese, alle strutture e istituzioni buddhistiche del sud. A questo fine veniva creata, nel 1981, la Vietnam buddhist church (VBC) poi ribattezzata Vietnam buddhist Sangha, organo del Fronte patriottico del Partito comunista del Vietnam e sola voce ufficiale dei buddhisti vietnamiti in patria e all’estero.

A partire dal 1982, trasferito il centro della sua organizzazione al Village des pruniers in Dordogna, il Thich Nhat Hanh è venuto accrescendo la propria attività in Occidente. Accanto ai programmi di insegnamento estivi in Francia, seguiti da 2000 persone all’anno, ha intrapreso diversi viaggi, segnatamente negli Stati Uniti, fondando 230 centri di meditazione. Lo troviamo tra i promotori della dichiarazione da parte dell’Assemblea generale dell’ONU del periodo dal 2001 al 2010 (International decade for a culture of peace and non-violence for the children of the world) e, in collaborazione con diversi assegnatari di premi Nobel per la pace tra i redattori del Manifesto 2000 dell’UNESCO sulla pratica di tali valori. I libri scritti e dettati dal maestro, che è anche poeta, sono circa 40, inclusa una voluminosa vita romanzata del Buddha, Old path white clouds. Walking the footsteps of the Buddha (1991). La sua carica rivoluzionaria, che cerca una sintesi tra le posizioni delle diverse scuole soprattutto in una ortoprassi rinnovata secondo le esigenze del mondo contemporaneo, si può cogliere dall’attenta revisione durata cinque anni dell’intero Vinaya (il minuzioso codice formato da prescrizioni ascritte al Buddha in persona che regola ogni aspetto della condotta degli asceti) da parte del Concilio dei maestri del Dharma (Dharmācārya) del Village des pruniers presieduto dallo stesso Thich Nhat Hanh. Il risultato è stato promulgato solennemente il 31 marzo 2003 alla Choong Ang Sangha university di Seoul.

Dopo trentanove anni d’esilio, nel 2005 Nhat Hanh è finalmente ritornato in Vietnam. Le sue condizioni per avvalersi del visto finalmente concesso dalle autorità, desiderose di migliorare la propria immagine presso l’opinione mondiale, comprendevano l’essere accompagnato da un seguito di duecento tra monaci e monache e la facoltà di parlare in pubblico. Ciò gli è stato accordato sotto forma di una conferenza da tenersi presso la Scuola dei quadri del Partito comunista, seguita, grazie all’approccio conciliante del maestro nei confronti dell’ideologia dominante, da una serie d’incontri coronati da un certo successo, durati quattro mesi. Un suo nuovo viaggio in Vietnam ha avuto luogo nel 2007, con una cerimonia pubblica di ‘gran compianto’ per i caduti della guerra, da lui stesso officiata. La sua intesa abbastanza cordiale con il regime ha portato a critiche da parte degli esponenti della Unified buddhist church of Vietnam, tuttora sotto attacco da parte dello Stato e considerata ormai espressione di una minoranza tra i dieci milioni di buddhisti vietnamiti.

Reincarnazione o rinascita?

Il Buddhismo asserisce la rinascita, ossia Il continuum mentale di un individuo, con i suoi istinti, talenti, e così via, proviene da vite passate e prosegue in vite future. In base alle proprie azioni e alle propensioni..

 "Nel buddhismo noi possiamo trascendere la nozione di nascita e di morte e utilizziamo il termine: ri-manifestazione".   (Thich Nhat Hanh, 20 agosto 2001).

Di volta in volta noi dobbiamo abbandonare le nostre percezioni e le nostre nozioni e conoscenze in favore di percezioni migliori, di una fede migliore. Non possiamo associarci ad una sola nozione, ad un oggetto unico della nostra fede.

All'inizio quindi è possibile che noi crediamo che il concetto di reincarnazione corrisponda all'idea che un'anima entri nel corpo. Possiamo dire che l'anima è permanente e il corpo impermamente. Allorquando ci sbarazziamo di un corpo possiamo entrare nuovamente in un altro corpo.
L'immortalità dell'anima e l'impermanenza del corpo è forse una prima nozione di reincarnazione.

Può darsi che noi cominciamo in questo modo e che iniziamo a chiamarci buddhisti: è accettato da parte di un debuttante.  Ma se continuate ad essere buddhisti dovete praticare di più, e l'idea di immortalità dell'anima deve lasciare spazio ad un'altra idea più prossima alla realtà.
Se studiate i sutra, se praticate l'osservazione della vostra "mente-cuore", vedrete che non esiste nulla di permanente nell'insieme dei cinque skanda (aggregati): il corpo, le sensazioni, le percezioni, le formazioni mentali e la coscienza.
Tutto cambia costantemente. Non esiste una sola cosa che resti identica per due istanti consecutivi.
Vedete che non solamente il corpo, ma anche l'anima è impermanente, perché anche l'anima è composta da elementi, come le sensazioni, come le percezioni, come le formazioni mentali e come la coscienza.
Al di fuori di questi elementi non vi è nulla che voi possiate chiamare "anima".
L'idea di immortalità dell'anima deve quindi essere rimpiazzata e la vostra comprensione di reincarnazione sarà più prossima alla realtà.

Chiamiamo buddhismo popolare il buddhismo della masse. Ma se continuate, entrate in un altro buddhismo, il buddhismo profondo, ed è il territorio dell'esplorazione. In conseguenza di tale esplorazione siamo più prossimi alla realtà di noi stessi e del Dharma. L'idea di reincarnazione è ancora là, ma la nostra comprensione è differente. Re-in-carn-azione: "carn" è la carne. L'idea consiste nel fatto che vi sia un'anima, un corpo, e l'anima penetra nel corpo. 

Nel buddhismo noi non utilizziamo il termine reincarnazione ma la parola "rinascita", questo perché la nozione di reincarnazione implica l'esistenza di un'anima immortale che entra e esce dal corpo e poi entra di nuovo in un altro corpo.
Non esiste niente di simile a questa anima immortale che esce da un corpo per entrare in un altro.

L'utilizzazione del termine rinascita è percepita come qualcosa di inadeguato perché anche la parola "nascita" rappresenta qualcosa che non esiste veramente, se siamo capaci di toccare la realtà della non-nascita e della non-morte.
Essere, infatti, non significa che a partire da *niente* diventiamo qualche cosa e che a partire da quel *qualche cosa* ridiventiamo niente quando muoriamo.
Esisto per tanti anni e tutt'a un tratto cesso di esistere: questa è la nozione comune di morte e di nascita. Ma osservando bene ed a fondo ciò che ci circonda vediamo chiaramente che proprio niente funziona così.
C'è un fiore, e noi pensiamo che è qualcosa che viene dal niente.
Ma prima della sua nascita il fiore esiste sotto un'altra forma.
Nel buddhismo possiamo trascendere la nozione di nascita e di morte e utilizziamo il termine "RIMANIFESTAZIONE".
La nascita del fiore è un giorno di rimanifestazione.
Il fiore era quindi già lì, sotto una certa forma, ma noi non eravamo capaci di riconoscerlo.

Vishnapti vuol dire manifestarsi in modo tale che le persone possano riconoscere e percepire.
L'idea di manifestazione implica l'idea di una manifestazione anteriore. Questa cosa è sempre là. Se le condizioni sono sufficienti, allora questa cosa può nuovamente rimanifestarsi. E, quando vediamo le cose manifestarsi, diciamo che sono nate, ma in effetti esse non sono nate, ma si sono manifestate. Questo perché essere nati significa essere nati dal nulla. Invece qualcosa esisteva prima che avvenisse la manifestazione.  Le nozioni di nascita, di esistenza, di venire, di comparire sono nozioni che noi applichiamo a una cosa *dopo* che essa si è manifestata. Prima della manifestazione di questo fiore noi non lo vediamo. Allora noi diciamo: il fiore non è ancora nato. E quando invece si manifesta, allora noi diciamo: il fiore è nato, è arrivato.

Essere nato, essere venuto al mondo significa essersi manifestato , allora, quando il fiore - a causa di una mancanza di condizioni necessarie - cessa di manifestarsi noi diciamo che non esiste più.
Quindi tutte le nozioni come la nascita, la morte, l'esistere, il non esistere, arrivare, partire, tutte queste nozioni devono essere trascese. La realtà è al di fuori di queste nozioni.
Dal momento che studiamo il buddhismo e pratichiamo la visione profonda noi ci liberiamo di tutte queste idee.  Noi abbiamo sempre un credo [in questo caso potrebbe essere tradotto indifferentemente come fede, credenza, opinione, ma userei qualcosa come convinzione-visione, qualcosa su cui fare affidamento] ed essa è istante dopo istante sempre più solida e nessuno può privarcene, perché il nostro credo non è fatto di nozioni ma di realtà.

All'inizio possiamo credere alla reincarnazione, e grazie a questo credo avete l'impressione di trovarvi su una certa strada, ma, quando cominciate a praticare, la vostra idea della reincarnazione cambia.
All'inizio avete l'idea di questa anima immortale che entra in un corpo e che ne esce per poi entrare in un altro. Ma appena osservate profondamente all'interno e all'esterno comprendete che questa nozione è un po' naïve. Quindi trascendete questa nozione ed anche la vostra fede si sviluppa.

Poiché il credo della vostra fede è basato sull'osservazione veritiera, voi avrete sempre la vostra fede che continua a portarvi della gioia, e sapete che anche se la vostra opinione domani cambierà voi non avrete paura perché vi state avvicinando sempre di più alla realtà.

Non vi è alcun pericolo di non avere più un vostro credo perché voi avete deciso di essere uno con la realtà. Se invece decidete di attaccarvi ad un concetto rischiate davvero di dover poi dubitare e allora, piomberete nel buio dell'assenza di fede e questo è un momento molto difficile da vivere in un'esistenza umana.

Dal sito di Gianfranco Bertagni:  http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/buddhismo/reincarnazione.htm 

Vedere anche: https://studybuddhism.com/it/buddhismo-tibetano/il-sentiero-per-l-illuminazione/karma-e-rinascita/cos-e-la-rinascita

https://studybuddhism.com/it/studi-avanzati/lam-rim/impermanenza-e-morte/il-tema-della-rinascita-nel-buddhismo

Buddhismo e buddhismi

Gli insegnamenti del Buddha, hanno segnato il destino intellettuale e spirituale dell’Asia. Molte scuole si sono formate differenziandosi sia nella dottrina sia nella prassi sotto numerosissimi aspetti.

Sri Lankha. Molti dotti occidentali come Elena Petrovna Blavatskij (1831-1891) e Henry Steel Olcott (1832-1907), aderirono formalmente al buddhismo e in particolare al Sangha di Sri Lanka 1880. Olcott cercò di ridare respiro alla cultura tradizionale a Colombo e Kandy. David Hewavitarne (1864-1933), divenne monaco con il nome di Dharmapāla e cercò di far affermare il buddhismo al di là dei suoi confini. Nel 1950, veniva fondata a Colombo, sotto gli auspici governativi, la World fellowship of buddhists (WFB), con una decisione sottoscritta dai delegati di 27 nazioni. Il primo presidente fu George Pieris Malalasekera (1899-1973. Dal 1963 la sede della WFB si è trasferita a Bangkok. Nel 1998, venne creata la World buddhist university (WBU). La WFB presenta una struttura imponente, che conta 15 vicepresidenti, con diversi plessi radicati in tutto il mondo (è recente l’istituzione in Tanzania d’un centro regionale per la diffusione del buddhismo in Africa). 

Sempre a Colombo viene fondato nel maggio 1966 il World buddhist sangha council (WBSC), destinato ad affiancare la WFB specialmente nei rapporti e scambi fra le diverse comunità monastiche. Nel 1967, a coronamento del suo primo Congresso, il WBSC promulgava una dichiarazione sui Basic points unifying the Thēravāda and the Mahāyāna, ricorrendo significativamente al lessico sanscrito proprio del Mahāyāna nella recensione in lingua occidentale. I principi sono di seguito elencati:

  • «Il Buddha è il nostro primo Maestro. 
  • Prendiamo rifugio nel Buddha, nel Dharma (il complesso delle dottrine da lui insegnate) e nel Sangha (la comunità dei monaci).
  • Se Dio abbia creato e/o governi il mondo è questione che non tende all’edificazione.
  • Consideriamo fine della vita lo sviluppare la compassione per tutti i viventi senza distinzione e l’operare per il loro bene, felicità e pace, nonché lo sviluppare la saggezza che conduce alla realizzazione della Verità ultima.
  • Siamo guidati dalle quattro nobili verità – la verità sul Duḥkha (il disagio esistenziale), la verità sul sorgere del Duḥkha, la verità sulla cessazione del Duḥkha, la verità sul sentiero che mena alla cessazione del Duḥkha – e dalla legge di causa ed effetto, il Pratītyasamutpāda (il con-sorgere dei fenomeni in presenza di cause e condizioni).
  • Asseriamo che tutti i saṃskāra (le cose condizionate) sono anitya (impermanenti) e duḥkha e che tutti i dharma (le cose condizionate e incondizionate, incluso il Nirvāna) sono anātman (senza sé o non sé).
  • Accettiamo i trentasette bodhipakṣadharma (le qualità che conducono all’Illuminazione) come aspetti diversi della via insegnata dal Buddha che mena all’Illuminazione.
  • Vi sono tre modi d’attingere la Bodhi (l’Illuminazione): come śravaka (uditore, discepolo che l’attinge grazie all’insegnamento altrui), come pratyekabuddha (Buddha per uno che l’attinge per sé stesso e non la insegna ad altri) e come Saṃyaksambuddha (Buddha perfettamente e totalmente illuminato, che l’attinge per sé stesso e la insegna ad altri). Accettiamo come ideale più elevato, più nobile ed eroico il seguire la carriera d’un Bodhisattva (dalla mente tesa all’Illuminazione, un futuro Buddha) e divenire un Saṃyaksambuddha al fine di salvare gli altri.
  • Ammettiamo l’esistenza di differenze in credenze e pratiche buddhistiche in diversi Paesi. Tali forme ed espressioni esteriori non vanno confuse con gli insegnamenti essenziali del Buddha».

Queste iniziative mirano a identificare un minimo comune denominatore tra i diversi ‘buddhismi’ – qui rappresentato dai capisaldi più significativi del Thēravāda, ultima sopravvissuta delle diciotto scuole buddhistiche antiche. I risvolti politici del WBSC appaiono anche dal fatto che alla sua presidenza onoraria sia stato posto un prestigioso esponente dell’establishment buddhistico della diaspora cinese, il venerabile maestro del Dharma Wu Ming.

Negli Stati Uniti gli immigrati dalle diverse zone dell’Asia, che formano la massa dei buddhisti statunitensi (l’80% dei circa sei milioni di persone che si riconoscono tali nei censimenti effettuati sui gruppi religiosi americani), non sembrano sentirne il bisogno di fare riferimento ad una organizzazione internazionale e s’accontentano di far capo a strutture confessionali interne alle rispettive tradizioni delle loro comunità, come l’imponente organizzazione nazionale delle Buddhist churches of America (BCA) che raccoglie i seguaci della scuola della Vera pura terra di Amitābha (Jōdo Shinshū). Le BCA aderiscono direttamente alla WFB; ma ve ne sono, moltissime che l’ignorano.

In Europa è stata fondata nel 1975 la European buddhist union (EBU), che abbraccia comunità e istituzioni buddhistiche d’ogni appartenenza. In origine destinata a raccogliere soltanto l’adesione di confederazioni nazionali – come la Deutsche buddhistische Union E.V. (DBU, fondata nel 1955), la Österreichische buddhistische Union (fondata nel 1976) e l’Unione buddhista italiana (UBI, fondata nel 1985) e riconosciuta dallo Stato italiano con intesa stipulata nel 2007.

Il Friends of the western buddhist order (FWBO) è stato fondato nel 1967-68 a Londra da Dennis Lingwood. Dopo il suo rientro in patria dall’India dopo una serie di iniziazioni al Thēravāda e al Mahāyāna tibetano, ha tentato una sintesi(un sincretismo) tra le diverse esperienze proponendo una versione occidentale del buddhismo.  Un altro alfiere di questa tendenza è lo scozzese Stephen Batchelor, ordinato monaco nella tradizione dei Gelugpa tibetani nel 1978 dopo un duro noviziato – durato otto anni a Dharamshala e in Svizzera. Traduttore dal tibetano e dal coreano e autore del brillante pamphlet che porta il significativo titolo di Buddhism without beliefs. A contemporary guide to awakening (1997), questo ‘buddhista agnostico’, come si autodefinisce, relativizza la maggior parte delle concezioni su cui poggia la visione del mondo delle diverse scuole che si rifanno al Buddha.

I membri effettivi del FWBO ricevono un’iniziazione e s’impegnano a uno stile di vita a metà tra quello tradizionale dei bhikkhu e quello dei laici. Si noterà che, anziché presentarsi come upāsaka (così normalmente nel lessico buddhistico vengono detti i laici), questi ‘buddhisti occidentali’ preferiscono essere chiamati dharmacārin (praticante del Dharma).

La branca indiana del FWBO ha rilevante importanza tra quelle, sempre più numerose, che si sono formate via via in Occidente, in Oceania e nell’Asia meridionale.  Lingwood durante il suo soggiorno indiano aveva incontrato Bhimrao Ramji, poi Babasaheb Ambedkar (1891-1956), uno dei padri della Costituzione dell’India, fondatore dell’Independent labour party e fiero nemico della società tradizionale basata sulle caste – essendo egli stesso un appartenente alla stirpe degli ‘intoccabili’ mahar. Ambedkar ha fondato la Buddhist society of India nel 1955 e  si è fatto iniziare al Thēravāda il 14 ottobre 1956, portando con sé un seguito di quasi mezzo milione di seguaci.  The Buddha and his Dhamma (1957) è il suo testamento spirituale. I seguaci del Navayāna (nuovo veicolo) sarebbero circa cinquanta milioni secondo le stime dei portavoce del movimento, meno di dieci secondo i suoi avversari; il censimento è reso difficile dal fatto che perlopiù continuano a essere registrati all’anagrafe come hindu. Accanto a un esplicito rifiuto dei tradizionali culti indiani e della fede nelle ‘incarnazioni’ di Dio , coloro che pronunciano i ventidue voti dettati da Ambedkar si impegnano a credere nell’eguaglianza tra tutti gli esseri umani e a lottare per stabilirla, oltre ad adottare il Dhamma del Buddha (il termine è in lingua pāli e sottolinea l’appartenenza al Thēravāda) come sola vera religione. Non mancano incidenti con esplosioni di violenza popolare; l’ultima risale al 2006. Chi contesta la figura e gli scritti di Ambedkar talora è minacciato di morte dagli estremisti che si fanno chiamare buddhist panters. Vi sono organizzazioni buddhistiche indiane, che si rifanno espressamente ad Ambedkar, le quali aderiscono alla WBF.

Nel 2007 vi sono state nel Regno Unito interrogazioni parlamentari che hanno espresso preoccupazioni sul presunto carattere settario del FWBO, così come di altri movimenti buddhistici, quali la Soka Gakkai international (UK) e la New Kadampa tradition, che reclutano con successo i loro adepti fra i sudditi britannici, tutti coordinati dal Network of buddhist organisations (UK) (NBO), fondato nel 1993. Il NBO è stato accolto come membro dalla European buddhist union apparentemente sullo stesso piano del FWBO: il che fa pensare che quest’ultimo abbia conservato una certa indipendenza nei confronti del primo.

Il Dalai Lama ricopre un ruolo rilevante nel coordinare e unificare il frammentatissimo panorama delle scuole buddhistiche. Le tappe della vita e delle vicissitudini di tale carismatica figura sono ben note: Lhamo Dondup venne riconosciuto all’età di tre anni come quattordicesimo tülku del Bodhisattva Avalokiteśvara nel ruolo di Dalai Lama. Fu educato nel palazzo-monastero di Potala a Lhasa, venendo da allora in poi designato con gli epiteti onorifici di Jetsun Jamphel Ngawang Lobsang Yeshe Tenzing Gyatso. Il suo insediamento ufficiale ebbe luogo il 17 nov. 1950, un mese dopo l’ingresso in Tibet di un corpo di spedizione cinese di 80.000 uomini. Il nuovo capo di Stato convisse faticosamente con il dominio cinese fino a che fuggì in India (marzo 1958) con un piccolo seguito che, negli anni successivi, venne ingrossandosi fino a contare 85.000 persone. 

Javaharlal Nehru, mentre garantiva a Pechino che l’esule non si sarebbe più occupato di politica, lo sostenne nella formazione di un governo tibetano in esilio. Nel giugno 1959 il Dalai Lama faceva appello all’ONU, in cui invitava a rispettare, così come a non pregiudicare, i diritti umani della sua popolazione. La risoluzione  del 1961 esprimeva allarme per l’esodo dei tibetani e tornava a invitare con forza al rispetto dei loro diritti umani, incluso quello di autodeterminazione. Dopo che la Repubblica popolare cinese all’ONU ha preso il posto della Repubblica di Cina, ridotta a Taiwan, nel 1971 non vi sono state altre prese di posizione da parte dell’Assemblea. L’India, ammise nel 1954 che il Tibet fosse «una regione della Cina», riconoscendone implicitamente la sovranità. Il Dalai Lama, allocato dal governo dell’India a Dharamshala, stilava nel 1955 una Charter of Tibetans in exile. Fino a oggi il Dalai Lama ha compiuto circa 90 viaggi ufficiali, ricevendo lauree honoris causa e onorificenze in numerosi Paesi, conferendo a decine di migliaia di occidentali iniziazioni – segnatamente connesse alla pratica della Mahāmudrā e alla scuola tibetana del Kālacakra – e sovrintendendo alla diffusione delle diverse scuole tibetane, cominciando da quelle della tradizione dei Gelugpa.

Negli Stati Uniti, ha fondato la Foundation for the preservation of the Mahayana tradition (FPMT). Nel 1987 il Dalai Lama ha stilato un Five point peace plan for Tibet, chiedendo: a) la trasformazione dell’intera regione in zona demilitarizzata; b) la cessazione dell’immigrazione massiccia dalla Cina di popolazione Han, mirante a trasformare i tibetani in una minoranza sotto tutela; c) il rispetto dei diritti umani dei tibetani e delle loro libertà democratiche; d) la cessazione dell’uso cinese del Tibet come pattumiera nucleare; e) l’inizio di negoziati con la Cina per arrivare ad una autonomia del Tibet.

Nel 1989 gli venne conferito il premio Nobel per la Pace. Nella documentazione relativa a questa onorificenza gli veniva riconosciuto il ruolo di «capo spirituale e temporale del popolo tibetano», e veniva menzionato per i suoi ripetuti contatti con le autorità religiose di tutto il mondo, sottolineando in particolare i suoi colloqui con Paolo VI, nel 1963, e con Giovanni Paolo II.  Il Dalai Lama tracciava così le linee di un umanesimo universale in cui il retaggio del Buddha è importante, ma tutt’altro che esclusivo. La visibilità internazionale del Dalai Lama si è accresciuta nel tempo soprattutto in Italia, Inghilterra, Francia e Belgio. Nel 2009 è stato insignito della cittadinanza onoraria di Roma e di Venezia. Ha partecipato a sedute plenarie del Parlamento europeo.

Nel Sud-Est asiaticoè presente il buddhismo Thēravāda. Solo nella Thailandia, dove la società si è evoluta senza drammatiche fratture, lo status del Sangha conserva gran parte dell’antico prestigio: la monarchia continua a sostenerlo e a esserne sostenuta. I bhikkhu – possono ritornare allo stato laicale – godono di privilegi come, per es., il trasporto gratuito sui mezzi pubblici, ma vige per essi il divieto di votare e candidarsi a ricoprire ruoli politici. Si registra la presenza di leader monacali con un certo peso nell’opinione popolare come Mongkol Rakpong. Nella sua autobiografia, Truths about my life (1993), egli si presenta come un Bodhisattva con una certa carica di sincretismo.  Il buddhismo thailandese ha avuto molti rapporti con il potere politico in varie occasioni. Il movimento, impegnato nell’istruire i contadini nell’agricoltura alternativa e nel predicare un’ideologia basata sul ‘meritismo’ opposto al capitalismo, ha avuto parte attiva nel Phalang Tham (Partito ‘della Forza del Dhamma’) fondato nel 1988 dall’ex generale Chamlong Srimuang. Una importante scuola è quella della Tradizione della selva. Si tratta di un movimento ascetico originariamente promosso dal monaco Sao Kantasila (1861-1941) e dal suo allievo Mun Bhūridatta (1870-1949).  La disseminazione in Occidente degli insegnamenti di questa scuola si deve a un discepolo di Bhūridatta, Bodhiñāna, più noto come Chah (1918-1992). Dopo avere accolto nel 1966 tra i suoi allievi l’americano Robert Jackman, divenuto bhikkhu con il nome di Luang Por Sumedho, l’anno seguente, il maestro Chah, coadiuvato da costui, cominciò a insegnare a un numero crescente di occidentali, fino a fondare, nel 1975, per accoglierli il Wat Pah Nanachat (Pagoda internazionale della selva). Gli anni successivi li videro viaggiare in Europa, in America e in Oceania, dove sono stati fondati diversi monasteri.

Il buddhismo in Birmania. Esponente del Thēravāda birmano è il famoso maestro Sobhana Mahāthēra (1904-1982), ha creato la scuola della Vipassanā; i centri di meditazione che ne prolungano l’insegnamento sono presenti in tutto il territorio birmano, con più di mezzo milione di praticanti, e all’estero. E' considerata una ‘via birmana al Socialismo’ ed anche Aung San Suu Kyi ha seguito queste pratiche.  Anche qui il buddhismo è legato alla politica; nel settembre-ottobre del 2007 la cosiddetta rivoluzione (in abito color) zafferano (saffron revolution) ha visto i bhikkhu partecipare, sovente nel ruolo di coprotagonisti con laici. Il governo ha listituito nel 1990  uno State Sangga maha nayaka committee che permette di condannare senza esitazioni i bhikkhu sospetti di simpatie antigovernative, dopo averli ridotti allo stato laicale.

La Repubblica popolare cinese fin dalla sua nascita (1949) ha in larga misura osteggiato, in nome dell’ateismo di Stato, le diverse scuole buddhistiche presenti da secoli nel Paese. Fra il 1966 e il 1967 la rivoluzione culturale lanciata da Mao Zedong si accanì tra l’altro contro quel che restava delle strutture buddhistiche cinesi, producendo guasti irreparabili a templi e santuari. Nel solo Tibet i monasteri distrutti furono più di duemila. Ciò era in armonia con la condanna di tutte le forme di religione, accusate di aver causato pregiudizio alla Cina, e il divieto d’ogni pratica a esse relativa. Morto Mao Zedong, nel 1976, ed esauritasi la rivoluzione culturale, la trentennale politica di lotta al buddhismo è stata ufficialmente abbandonata. La nuova Costituzione della Repubblica popolare cinese, con successivi aggiornamenti ed emendamenti) dichiara che «lo Stato tutela i legittimi interessi e diritti delle minoranze nazionali» (art. 4) e sancisce la libertà di credenze religiose». L’eventuale egemonia straniera su organizzazioni e affari di natura religiosa in Cina è formalmente esclusa (art.36). Le statistiche ufficiali parlano dell’8% della popolazione è buddhsita, mentre i simpatizzanti sono in numero assai maggiore. A fini di promozione d’immagine presso gli stranieri molti monasteri sono stati ricostruiti o eretti ex novo, come quello di Nanshan sull’isola di Hainan, terminato nel 1998, e sono divenuti mete turistiche.

A partire dal 1953 tutte le attività buddhistiche dei gruppi di monaci e laici sono state assoggettate al coordinamento della China buddhist association, impegnandone gli aderenti al perseguimento della lotta di classe sotto la guida del Partito comunista cinese. A partire dal 1983, la sua parola d’ordine è stata «coniugare il Ch’an con i lavori agricoli», ponendo sotto questa etichetta qualsiasi attività produttiva rivolta al bene della società: accanto all’esercizio della coltivazione vera e propria, i monasteri sono invitati a creare fabbriche, cliniche e a praticare il commercio.  Ci sono stati molti episodi di repressioni verso i monaci che non erano allineati con la politica governativa (come ad esempio Xu Zhiqiang, il maestro Jiequan, il maestro Shengguan).

A Formosa (Taiwan), dove il governo del Kuo Min Tang si era rifugiato nel 1949, la Buddhist association of the Republic of China è sopravvissuta come unico punto di riferimento dei buddhisti emigrati dal continente. POi cìè stato una ripresa dello sviluppo del buddhismo dal basso. Oggi sono circa 8 milioni (le statistiche ufficiali parlano del 34% della popolazione), di cui 30.000 hanno abbracciato lo stato monacale. Una figura importante in questo processo è stata un esponente della Scuola della pura terra e del Ch’an: il maestro del Dharma Yin Shun (1906-2005) ed autore del testo The Buddha in this world. Tra i suoi discepoli la venerabile maestra Cheng Yenha posto le basi della Buddhist compassion relief (Tzu Chi) foundation, le cui monache rifiutano di ricevere donazioni nel modo tradizionale, tramite la questua e la recitazione dei sūtra, e lavorano per guadagnare risorse destinate all’aiuto delle famiglie non abbienti.  Il movimento conta più di 5 milioni di sostenitori, centocinquanta monache e 30.000 ‘commissari’ laici (solo il 30% maschi) sparsi per il mondo: attività caritatevoli; contributi alla medicina; sviluppo dell’educazione; umanitarismo; assistenza nelle calamità naturali; donazione di midollo; volontariato e riciclaggio. Cheng Yen ha anche dato alle stampe alcuni saggi, tra i quali Still thoughts (1996); The thirty-seven principles of enlightenment (1999) e Three ways to the pure land (2001).   Le tecniche di ‘Ch’an in moto’ insegnate in tali istituzioni affiancano alla meditazione in posizione assisa elementi tratti dal Qigong.

Il Vietnam. Considerato da molti la voce più importante del buddhismo contemporaneo dopo il Dalai Lama: il maestro vietnamita Thich Nhat Hanh (1926-2021) è uno dei massimi esponenti del buddhismo in Vietnam. Fattosi monaco nel 1949 divenne direttore dell’organo ufficiale della General association of Vietnamese buddhists (GAVB) costituita nel 1951 che poi fù chiusa. Veniva istitutita l'Association of unified Vietnamese buddhists, creata sul modello cinese, che garantiva il controllo del Partito comunista su strutture e istituzioni buddhistiche nella neonata Repubblica del Vietnam. Una sua discepola Cao Ngoc Phuong, ritornata allora in patria crea, con un gruppo di professori e studenti, la School of youth for social service, un corpo di 10.000 volontari operante nelle aree arretrate e martoriate dalla guerra del Paese, per la riedificazione di villaggi distrutti, per la costruzione di scuole e ospedali e per l’insegnamento delle tecniche agricole progredite ai contadini. Una tale attività appariva filocomunista agli occhi del governo e non mancarono arresti ed esecuzioni sommarie di attivisti. 

Thich Nhat Hanh prima andò negli Stati Uniti, si incontrò con Martin Luther King, denunciò i terribili effetti della guerra, contro la quale si era battuto per anni attirandosi odi e diffidenze nei due campi avversi. Nel 1967 fù candidato al premio Nobel per la pace, che non gli fu conferito in quanto quell’anno non fu scelto alcun candidato. Costitui la Communauté des patates douces, situata in una fattoria non lontano da Parigi dove teneva corsi di meditazione.  In Vietnam La Unified buddhist church of Vietnam, fu fatta oggetto di dure repressioni e contemporaneamente veniva creata, nel 1981, la Vietnam buddhist Sangha, organo del Fronte patriottico del Partito comunista del Vietnam e sola voce ufficiale dei buddhisti vietnamiti in patria e all’estero. A partire dal 1982, Thich Nhat Hanh ha trasferito la sua organizzazione al Village des pruniers in Dordogna. Accanto ai programmi di insegnamento estivi in Francia, seguiti da 2000 persone all’anno, ha fondato 230 centri di meditazione in America. Dopo trentanove anni d’esilio, nel 2005 a Nhat Hanh è stato concesso di ritornare in Vietnam.

Riferimento: https://www.treccani.it/enciclopedia/buddhismo-e-buddhismi_%28XXI-Secolo%29/

BuddhaNet’s eBook library, http://www.buddhanet.net/

Buddhist publication society, http://www.accesstoinsight.org/lib/

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Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...