mercoledì 13 settembre 2023

Le scuole del buddhismo tibetano

La penetrazione del Buddhismo nel Tibet risale all’VIII sec. E.C..    Il Buddhismo tibetano era in occidente erroneamente denominato “lamaismo” dall’appellativo lama «superiore», con cui vengono chiamati i monaci quando sono anche maestri spirituali. Il c.d. lamaismo discende dalla scuola del Māhayāna, ma nella pratica rivela qualche connessione con riti e credenze della primitiva religione tibetana, successivamente denominata Bön, definibile un complesso di credenze animistiche. Oggi i Bönpo, o seguaci del Bön, sono presenti soprattutto nel Tibet orientale.         
Il Buddhismo si divide in due yana o “veicoli”, cioè modalità per raggiungere il Risveglio (bodhi): il Theravada o buddhismo antico diffuso nell’Asia meridionale e sud-orientale, e il Mahayana, diffusosi dal nord del subcontinente indiano in gran parte dell’Asia fino al Giappone. Madhyamaka e Yogachara sono le principali correnti filosofiche dello sviluppo del Buddhismo Mahayana in India prima dell’introduzione del Buddhismo in Tibet. La scuola Yogachara (“pratica dello yoga”), è detta anche Vijnanavada, o “dottrina della sola coscienza”.  Madhyamaka è la scuola della via mediana, annunciata dal maestro Nagarjuna (150-250) nel secondo secolo E.C..   Per approfondimenti vedi: https://www.sangye.it/altro/?p=9979    
Nagarjuna, insieme ad Asanga, è una delle figure le più eminenti del Grande Veicolo Mahayana in India e fu anche abate dell'università monastica di Nalanda; nelle sue opere ha perfettamente condensato la totalità degli insegnamenti del Buddha. A Nalanda ricevette in giovane età l'iniziazione a una pratica tantrica di lunga vita che apparentemente gli permise di superare la malattia di cui soffriva. Lettere a un amico è un poema scritto (un testo sacro o shastra) al suo amico e discepolo, il re Détcheu Zangpo, soggetto a debolezze e in preda al dubbio, come del resto molti dei praticanti buddhisti occidentali ancora oggi. Un altro importante testo di Nagarjuna è Le strofe della via mediana, uno dei fondamenti di questa corrente filosofica. 

 

Le quattro scuole del Buddhismo tibetano derivano tutte dal Vajrayana o Veicolo di Diamante (considerato come un ramo del Mahayana o Grande Veicolo) che unisce agli insegnamenti del Buddha alcuni elementi esoterici, in particolare alcune tecniche di meditazione trasmesse da maestro a discepolo, destinate a raggiungere rapidamente il Risveglio, se possibile in una sola vita. Queste scuole condividono gli stessi insegnamenti e gli stessi riti; si distinguono per dettagli di dottrina e di pratiche trasmesse dai loro rispettive lignaggi di maestri. Grande importanza ha la mistica e le pratiche caratteristiche dello yoga indiano, le quali consentono di raggiungere il samādhi, cioè quello stato di meditazione profonda e astratta con cui si attua il completo e assoluto distacco da ogni evento esteriore e contingente. Nei conventi e nei templi si compiono rituali e cerimonie collettive del culto con una liturgia che consiste nella recitazione di formule religiose fatta ad alta voce, spesso in coro, in benedizioni e in offerte.
Nyingmapa (gli Antichi). La scuola appunto più antica, stabilita nel sec. VIII E.C., rivendica di discendere da Padmasambhava, il “nato dal loto”, anche detto Guru Rinpoche, “il maestro prezioso” che introdusse il tantra buddhista nel Tibet e che viene considerato come un secondo Buddha. Padmasambhava avrebbe lasciato nelle grotte e nei laghi degli insegnamenti che dovrebbero essere scoperti al momento opportuno da esseri ispirati (terton). Questa scuola sostiene che esistono due vie di trasmissione: la “trasmissione dei tesori spirituali” (terma), considerata la più breve perché scavalca le generazioni, e la trasmissione orale o lunga (karma) che risale al Buddha secondo una filiazione continua da maestro a discepolo. I Nyingmapa non conoscono organizzazione centralizzata, ma si riuniscono intorno a maestri che spesso hanno reputazione di santità. Molti di questi maestri sono sposati (i maestri delle altre scuole sono quasi sempre monaci). Gli insegnamenti si fondano in questa scuola su un itinerario articolato in nove veicoli – i più elevati, che sono i più segreti, sono in qualche modo le anticamere del Risveglio. Alla vetta si trova la pratica dello dzoghen, la Grande Perfezione che conduce al “corpo di luce”. Una fra le divinità principali degli Nyingmapa è Vajrakilaya. Il capo attuale di questa scuola è Penor Rimpoché.  L' A.C.E.C.  Centre d'etudes de Chanteloube fa (vedi: https://songtsen.org/chanteloube/) fa riferimento alla tradizione Nyingma e si ispira alla vita e al lavoro di Kangyur Rinpoche. Il centro fu fondato nel 1980 con il supporto di Dilgo Khyentse Rinpoche, e la principale attività è quella di organizzare ritiri per studiare e praticare il Buddhismo.
L’ordine Sa-skya-pa (o Sakyapa, la Terra chiara). Nel sec. XI Virupa, un potente maestro tibetano, trasmette il suo insegnamento tantrico al tibetano Drokmi Shakya Yeshe, che a sua volta ebbe come discepolo un appartenente della famiglia Khon, Köntchok Gyalpo (o Konchog Gyalpo: 1034-1102). Questi fonda un monastero nel Tibet centrale nel 1073, in un luogo dove la terra è di color grigio chiaro e perciò lo chiama sakya, “terra chiara”. Portò dall’India l’insegnamento dei grandi yoghin e, grazie alla posizione del monastero, che si trovava lungo una frequentata via commerciale, l’ordine e la forza dell'ordine Sa-skya-pa crebbe rapidamente. Questa scuola è famosa per la perfezione dei suoi rituali e i suoi studi metafisici molto avanzati. Il suo insegnamento specifico è il lamdré, “la Via e il frutto”, che postula l’unità ultima del samsara (il ciclo delle rinascite) e del nirvana (il Risveglio). Questa è l'unica scuola dove la trasmissione sia familiare, generalmente da zio a nipote. Il ramo ngorpa è noto per il suo rigore monastico. Due figure importanti sono il grande erudito Sakya Pandita (1182 – 1251) e il filosofo Gorampa (1429 – 1490).  La scuola è centrata sulla divinità tantrica Hevajra.  Dalla famiglia Khon nasce anche il ramo Karma-pa.

SSST-2  Sua Santità il 41esimo Sakya Trizin è Kyabgon Gongma Trichen Rinpoche (1945 - ).

  L'ordine Kagyu (o Kagyupa, la Via della Trasmisione orale) fu fondato da Marpa (discepolo di Naropa, che fu discepolo a sua volta di Tilopa) ed è diventato famoso con il suo discepolo Milarepa, il più famoso e potente degli yoghin tibetani, celebre per i suoi poteri magici. Il suo insegnamento segue un itinerario di sei veicoli di cui la vetta è il Grande Sigillo (mahamudra) – l’unione della vacuità e della chiara luce. Il più conosciuto discepolo di Milarepa, fu Gampopa (1079-1153). Sotto l’influenza di Gampopa, i Kaguypa fondarono varie scuole e si dotarono di numerosi monasteri che sono diventati centri importanti di insegnamento. Se assegnano, come gli Nyingmapa, molto spazio allo yoga e alla meditazione, mettono tuttavia l’accento sull’importanza della teoria. Vari lignaggi sono usciti da questa scuola: la più conosciuta è quella dei Karma Kagyupa, diretta dai karmapa, sono il primo lignaggio dichiarato di tulku, reincarnazioni di Düsum Khyenpa (XII secolo).   Il XVII karmapa risiede attualmente in India. Il Ghyalwa Karmapa è ritenuto essere pienamente illuminato, titolare del lignaggio Kagyu. Trinley Thayé Dorje è il XVII ghyalwa karmapa (c'è stata una grande controversia per la successione).   Fra gli altri lignaggi citiamo i Shangpa Kagyu, ai quali apparteneva Kalu Rimpoche e i Drukpa Kagyu. Una delle divinità principali è Chakrasamvara. 

Il monastero Dhagpo Kagyu Ling, fondato nel 1975 in Francia, è la sede europea della scuola Karma Kagyu. In Francia, quasi settanta centri sono collegati al Dhagpo (vedi: https://www.dhagpo.org/).     

 Con Gampopa passiamo dall’epoca dei traduttori a quella degli studiosi buddhisti tibetani in grado di scrivere dissertazioni sulla dottrina. Dei maestri studiosi Sa-skya ricordiamo Kun’-dga’-snying-po (che sistematizzò gli insegnamenti basati sui culti tantrici) e Kun-dga’rgyal-mtshan (che commentò i tantra principali e scrisse sulla filosofia, la logica, la grammatica e la poesia) e ancora ‘Phags-pa (che compose le spiegazioni dei Tantra). Dall’inizio del XIII secolo vi furono sette centri importanti di insegnamento in Tibet. La fama e la ricchezza dei monasteri crebbero in fretta.
Da VII al XIII secolo i sapienti tibetani furono principalmente impegnati nella traduzione di ogni opera buddhista indiana scritta in sanscrito, opere che andarono a costituire la base fondamentale delle scritture tibetane comuni a tutti i diversi ordini tradizionali.

Dal XII secolo alcuni sapienti tibetani avevano trasferito in Tibet non solo i testi ma anche l’intero modo di vivere dei monaci buddhisti e degli yoghin indiani. I tibetani acquisirono tutto il possibile del Buddhismo indiano fino a percepire il Buddhismo non più in collegamento con la sua patria d’origine, ma come religione propria e tradizionale, soprattutto, dopo l’invasione dei musulmani nell’India settentrionale che aveva provocato la distruzione dei più grandi centri buddhistici [buddhistico lo preferisco, ma devi uniformare] in India (XII-XIII secolo) e l’uccisione dei monaci.
I mongoli di Gengis Khan nel XIII secolo si introdussero nella corte cinese. Nello stesso periodo il Tibet si sottomise pacificamente ai mongoli che adottarono la religione buddhista (mentre il Buddhismo scompariva nei paesi confinanti). Nel 1239 Godan, uno dei due figli di Ogodai (successore di Gengis Khan), impressionato da ciò che gli venne riferito sui grandi Lama, convocò un rappresentante tibetano alla sua corte. Nel 1244 il Lama di Sa-skya fu nominato “reggente” con l’obbligo di risiedere alla corte del Khan e iniziò Godan al Buddhismo.
Alcuni Lama cercarono di imitare i Sa-skya e chiesero protezione a qualche capo mongolo. Si creano così delle rivalità e guerre vere e proprie fra monasteri per cercare di avere l'appoggio mongolo e ottenere maggior prestigio. I Sa-skya regnarono per circa settantacinque anni e furono affiancati dal potere Karmapa. Il declino dei Lama Sa-skya fu in parte dovuto al sistema della successione per nascita (ad ogni Lama deceduto corrispondevano tre reincarnazioni: del corpo, della mente e di beatitudine) che produsse un gran numero di eredi potenziali.
Dal XIV secolo (forse anche prima) prende piede in Tibet una forma di successione, quella del lama incarnato, che per quanto supportata dalla dottrina buddhista canonica ha caratteri unici. La rinascita di un Lama incarnato è vista come rinascita di un Buddha, libero dal karma, che rinasce volontariamente per il bene degli altri. In punto di morte il lama da indicazioni sul luogo in cui si dovrà cercare la sua prossima nascita.
-  La scuola Ghelugpa (o Guelugpa i virtuosi). Il Buddhismo viene rivitalizzato in Tibet dal Lama Tzong Khapa (o Tsongkhapa) nel 1400 (inizio del sec. XV) che fonda la scuola dei cosiddetti berretti gialli, i Gelugpa (a questa tradizione appartiene il Dalai Lama), dal berretto che i monaci portano per distinguersi dalle altre scuole che hanno un berretto rosso. I copricapi dei primi eruditi (pandita) buddhisti sarebbero stati gialli, colore che evoca la terra e la stabilità. Nel sec. VII, per manifestare la loro volontà di trionfare sui seguaci di altre religioni in occasione di dibattiti che spesso si tenevano, gli oratori buddhisti avrebbero adottato dei berretti rossi, colore del fuoco e dell’eloquenza. Con l’adottare il berretto giallo, Tsong khapa, fondatore della scuola Ghelugpa, preconizzava un ritorno alle origini.

La scuola Ghelugpa è la più recente delle scuole tibetane e mette l’accento sul rigore della disciplina monastica e sullo studio, riservando le pratiche tantriche agli studenti più avanzati.  Ventuno anni di studi portano all’esame di dottore (gheshe), coloro che riescono a superare l'esame possono essere nominati abate (rettore di una università monastica). Si pone un’attenzione del tutto particolare sullo studio della logica e della filosofia buddhista, e più particolarmente sulla vacuità (shunyata). Il capo dei Ghelugpa è il Ganden Tripa. 

Il Dalai Lama, capo spirituale e temporale del Tibet, è uscito dai Ghelugpa, ma riceve insegnamenti da maestri di tutte le scuole di cui è il protettore. Il Panchen Lama, seconda autorità spirituale del Tibet è anche lui uscito dalla scuola Ghelugpa.
Conseguita la supremazia sulle altre scuole tibetane, nel sec. XVI    i capi di questa scuola assunsero dal 1578 il titolo di Dalai Lama e consolidarono nel sec. XVII l'assetto politico-religioso che il Tibet conservò per circa tre secoli. Tzong Khapa ingiunse ai monaci l’osservanza del celibato e di una rigorosa disciplina e sul piano dottrinario assegnò alla preparazione scolastica un ruolo essenziale nel conseguimento dell'Illuminazione contro l'uso indiscriminato della "Via dei Tantra", senza però negare la legittimità del tantrismo stesso. Espose il suo pensiero in due Summae di vasta estensione. 
Il Dalai Lama è una emanazione di Avalokiteshvara, il bodhisattva della compassione. È anche un maestro vajra dei mandala esoterici del tantra dello yoga supremo, specialmente del Kalachakra (“La ruota del tempo”). L’università tantrica Ghyuto fu fondata nel 1475 da Jetsun Kunga Dhondup, ed è una delle più grandi istituzioni tantriche dell'ordine tradizionale Ghelugpa. Altra analoga istituzione importante di questa tradizione è il Ghyume.  

L'istituto Lama Tzong Khapa di Pomaia fa riferimento a questa tradizione (vedi: https://www.iltk.org/chi-siamo/lignaggio-maestri/). 

Vedi anche https://rigpa.it/rigpa-chi-siamo/

Medicine dell'Asia, l'arte dell'equilibrio: una sorprendente esposizione sul benessere al Musée Guimet

La mostra Mèdecines d'Asie, al Musée Guimet  di Parigi, ci offre un vero e proprio viaggio introspettivo sulle pratiche medicinali in Asia. La mostra ci porta dalla Cina all'India, passando per il Tibet, alla scoperta delle credenze e delle tradizioni di questi tre grandi Paesi.
Oggetti antichi, statue, arazzi, sculture, dipinti, abiti, accessori... Alcuni di questi pezzi vengono mostrati al pubblico per la prima volta. Più di 300 opere sono riunite ed esposte in questo percorso suddiviso in quattro temi. Si esplorano gli aspetti storici e mitologici di queste tradizioni medicinali, poi i sistemi di diagnosi e cura, la medicina dell'anima e infine il confronto tra Oriente e Occidente.

Nel visitare la mostra si scopre come le pratiche della meditazione, dell'agopuntura, dell'astrologia, dello sciamanesimo, dell'esorcismo, del massaggio e della farmacopea vengono utilizzate per curare il corpo e la mente.  La mostra cerca, inoltre, di fornire un contesto storico alle pratiche più popolari, come la meditazione, lo yoga e l'uso di piante medicinali.   

La mostra immerge i visitatori in quattro grandi temi, attraverso 300 opere, la maggior parte delle quali esposte per la prima volta, provenienti da collezioni nazionali francesi e da importanti istituzioni del patrimonio europeo.

  • Dal mito alla storia.  Questa parte presenta gli aspetti fondamentali delle tre grandi tradizioni della medicina, attraverso opere di grande forza estetica e spirituale. Il visitatore scopre gradualmente la mitologia, la storia e lo sviluppo di queste tradizioni mediche. Il viaggio prosegue con la presentazione del pantheon di divinità legate alla medicina, in cui si incarnano i concetti di malattia e guarigione, ricordando i legami tra medicina e spiritualità.
  • Diagnosi e cura. Questa sezione presenta la farmacopea, l'agopuntura e la moxibustione. Inoltre, presenta piante medicinali e preziose scatole di medicinali. Vengono presentate anche tecniche di trattamento come il massaggio e le pratiche energetiche (qi gong, tai chi, yoga).
  • Medicina per l'anima. Oltre al corpo fisiologico, la medicina asiatica si occupa anche dello spirito e della psiche degli esseri umani. Astrologia, incantesimi e rituali, amuleti e abiti talismanici sono tutti utilizzati per combattere le indicibili afflizioni dell'anima.
  • Il rapporto Oriente e Occidente. La parte finale della mostra analizza il dialogo medico tra Oriente e Occidente a partire dal XVI secolo. Preziose opere enciclopediche sono esposte in una scenografia che ricorda l'atmosfera delle antiche biblioteche.

Lettre a un ami - Nagarjuna

Lettre a un ami di Nagarjuna, commentato da Kangyiur Rinpoché (1875-1975), maestro e erudito d'eccezione fu la reincarnazione di uno dei discepoli di Padmasambhava. Kangyour Rinpoché dedicò i suoi ultimi anni della sua vita, quando era in India, alla preservazione del Dharma e costruì un monastero a Darjeeling. Contribuì a portare il Dharma in Francia (in Dordogna), dove la sua famiglia si installò alla sua morte.     

Nagarjuna, insieme a Asanga, è una delle figure le più eminenti del Grande Veicolo e fu anche abate all'università monastica di Nalanda, e nelle sue opere ha perfettamente condensato la totalità degli insegnamenti di Buddha. A Nalanda ricevette in giovane età l'iniziazione a una pratica tantrica di lunga vita che apparentemente gli permise di superare la malattia di cui soffriva. Lettere a un amico è un poema scritto (un testo sacro o sastra /shastra), al suo amico e discepolo, il re Détcheu Zangpo soggetto a debolezze e in preda al dubbio, come molti dei praticanti buddhisti occidentali. Un altro importante testo di Nagarjuna è Les stances de la Voi médiane, uno dei fondamenti di questa corrente filosofica.

Il testo inizia come è tradizione nei shastra, con una promessa, e poi comincia a spiegare le sei virtù trascendentali (paramita). La via progressiva è realizzabile anche da esseri ordinari e il testo è utile a chi si allontana dalla via e dalla meditazione, distratto da vari stimoli esterni.   

Contenuto del testo Lettre à un ami. Omaggio a Manjushri Kumarabhuta.

2- Questi versi espongono il santo Dharma.

4- Il Buddha, la Dottrina, la comunità, la generosità, la disciplina e gli esseri celesti; i Vincitori spiegano perfettamente questi sei punti.

8- Generosità, disciplina, pazienza, diligenza, concentrazione e conoscenza; sviluppa queste incommensurabili virtù. Bisogna essere generosi con i genitori. Queste virtù faranno di te un Buddha.

10- Astieniti da nuocere, rubare, avere relazioni sessuali, mentire, bere dell'alcol, mangiare avidamente, cantare, danzare, e portare gioielli.

12- Considera come nemici della virtù l'avarizia, il tradimento, l'attaccamento, la pigrizia, l'arroganza, la sete, la rabbia e l'orgoglio.

15- Non cedere mai al più piccolo istante di collera, rinunciare alla collera permette di raggiungere lo stadio del Senza-ritorno.

16- Rinuncia al rancore,

21- Non guardare la donna di altri, e scappa dal piacere dei sensi che sono la nostra perdita.

32- Fede, disciplina, erudizione, generosità, coscienza morale immacolata, senso della vergogna, e conoscenza superiore, sono i sette tesori che insegna il saggio.

34- Accontentarsi è una delle più belle ricchezze, se sei soddisfatto in ogni circostanza, sarai veramente ricco.

38- Considera il cibo come una medicina, e prendilo senza attaccamento, né avversione; mangia solo per nutrire il tuo corpo.

44- L'agitazione e il rimorso, animosità o ostilità, il torpore e la sonnolenza, l'aspirazione al piacere dei sensi, il dubbio, questi sono i cinque ostacoli, pronti a mettere in pericolo la virtù.

46- La malattia, la vecchiaia, la morte e la separazione dai nostri cari ci spiano,

48- Sappi queste verità: gli uomini soffrono, sono impermanenti e sprovvisti di un "Io" e impuri.

49- La materia non è il sé, il sé non è la materia. Non c'è un sé o "Io", vedi la vacuità degli aggregati.

52- La liberazione riposa su di te soltanto, esercitandoti allo studio, alla disciplina, e alla concentrazione applicati con diligenza alle quattro nobili verità.

58- Tutto è impermanente e sprovvisto di un sé.

59- E' più difficile di rinascere umano, che per una tartaruga di passare fortuitamente la testa in un cerchio che galleggia in un immenso oceano.

62- L'importanza dell'amico spirituale.

89- Gli animali soffrono di diversi tormenti.

91- Anche i preta soffrono i terribili tormenti. I preta, nel buddhismo sono degli esseri rinati in una condizione inferiore a quella umana e a quella animale a causa del loro comportamento dettato da avarizia o gelosia.

105 - Attraverso la disciplina, la concentrazione e la conoscenza è possibile lo stato del nirvana, dove tutto è purezza, in uno stato d'immortalità, senza vecchiaia.

106 - Attenzione, discernimento, diligenza, gioia, elasticità estatica, il raccoglimento, l'imparzialità sono i sette componenti del Risveglio.

109- Il saggio insegna che dall'ignoranza provengono gli atti, dagli atti la coscienza, e da questa il fattore nome-forme che condiziona l'apparizione delle sei facoltà di percezione sensoriale.

111- Da che apapre la nascita, vengono la sofferenza, la malattia, la vecchiaia, ... una massa di sofferenze.

112- Chi vede l'interdipendenza correttamente è sulla strada del Buddha.

113- La vista, i mezzi di sussistenza, lo sforzo, l'attenzione, il raccoglimento, la parola, il comportamento e il pensiero costituiscono gli otto componenti della via.

117- Controlla la mente! IL Buddha insegna che la mente è la radice di tutti i fenomeni.

120- Controllare lo yoga di tutte le eccellenze durante numerose vie è l'indicazione di Avalokiteshvara.

121- Possa tu rinascere all'immagine del Buddha Amitabha.

123- E quando avrai raggiunto lo stato di re dei Vincitori, libera dalla paura, dalla nascita e dalla morte gli innumerevoli essere tormentati dalle passioni.

Possa tu , pacificare tutto nel nirvana dove i nomi sono assenti, raggiungere lo stato senza paura, immutabile e senza errori.

Commenti. Il sanscrito è la più eminente delle lingue dell'Asia, ed è usato dai saggio che hanno conosciuto il risveglio per trasmettere gli insegnamenti.

Ci sono quattro categorie di esseri: quelli che vanno dalla luce alla luce, altri vanno dalle tenebre alle tenebre, altri vanno dalla luce alle tenebre, altri vanno dalle tenebre alla luce. Di queste quattro categorie appartieni alla prima: quella che va dalla luce alla luce.

La sensazione del piacere non fa nascere il benessere e la felicità, benché per gli esseri ordinari i piaceri possono assomigliare alla felicità; rinuncia a questi piaceri, in quanto le emozioni perturbatrici dell'attaccamento sono le catene che legano strettamente gli esseri umani al cerchio delle esistenze.

Il saggio ha vinto la battaglia contro i sensi, ci sono persone ordinarie che vincono delle guerre ma non riescono a controllare le sensazioni percettive.

Onora le persone che sono dotate di conoscenza e disciplina, anche se sono sprovvisti di altre qualità come la bellezza, discendenza prestigiosa, ecc... Queste persone sono posizionate tra i santi.

Tu che conosci il mondo sai sicuramente quali sono le otto preoccupazioni mondane: benessere e malessere, onore e infamia, lode e critica, guadagno e perdita, per arrivare al di là del mondo non bisogna farsi coinvolgere da queste preoccupazioni.

Giocare, andare allo spettacolo, rimanere senza far niente, avere cattive compagnie, bere e andare in giro la notte, queste sono le sei attività che ti porteranno ai regni inferiori.

Rinunciare all'attaccamento al cibo, considera il cibo come una medicina e prendilo senza avversione né attaccamento, mangia solo per sostenere il tuo corpo.

Medita come puoi, senza arrestarti sull'amore, la compassione, la gioia empatica, e l'imparzialità, anche se non arriverai allo stato superiore, sarai comunque felice.

Al cuore della compassione - Commento alle 37 pratiche dei boddhisattva di Dilgo Khyentsé

"Le 37 pratiche dei boddhisattva costituiscono l'insegnamento del Grande veicolo il più diretto e il più profondo sulla modalità di raggiungere il Risveglio".   

Al cuore della compassione. Commenti delle 37 pratiche dei boddhisatva - di Thonmè Zangpo. Autore Dilgo Khyentsé.  Le 37 istanze, scritte nel XIV secolo da Gyalsé Ngultchou Thogmé (considerato l'incarnazione di Avalokiteshvara), sono il riassunto del Bodhicaryavatara di Shantideva (685-763), una delle opere più importanti del Grande Veicolo.         

Biografia di Gyalsé Thogmé (1295-1369). Ricevette l'ordinazione a 14 anni, e passò la vita in povertà con il giuramento di non possedere mai niente, insegnando regolarmente i testi del grande veicolo, come il Bodhicaryavatara e la Conoscenza trascendentale. Dalla sua più tenera età aveva tagliato i legami con il desiderio e l'attaccamento, e la sua bontà era meravigliosa. Era sufficiente vederlo e incontrarlo per essere presi dalla fede, la rinuncia, l'amore e la compassione e dalla voglia di coltivare lo spirito del Risveglio. Grandi maestri dicevano di lui: "E' il Buddha sotto forma umana" e si inchinavano in direzione del suo eremo. I suoi ultimi consigli furono: "Rispettare i tre giuramenti, abbandonate l'attaccamento e la credenza all'esistenza reale delle cose, e aiutate gli esseri in atti, parole e pensieri. Ecco quello che costituisce una pratica eccellente".

Biografia di Dilgo Khyentsé Rimpoché (1910-1991) è stato uno delle principali figure della tradizione nyingma, e praticò meditazione per ventidue anni in ritiro. Erudito, saggio e poeta, non cessava di impressionare chi lo incontrava per la sua semplicità e buon umore. Il suo maestro principale fu Shèchen Gyaltsap. Un altro grande maestro, Khenpo Shenga de Dzogchen gli trasmise la sua opera maggiore, I tredici grandi trattati. I Khyen-tsé (significa saggezza e amore) sono le reincarnazioni di grandi personaggi della storia del buddhismo Tibetano (come il re Thrisong Détsen, Vimalamitra e Gourou Rimpoché che introdussero nel IX secolo il buddhismo tantrico). Dilgo Khyentsé Rimpoché passò parte della sua vita a ri-editare le più importanti opere del buddhismo tibetano e a costruire stupa e monasteri in luoghi sacri; è stato uno dei maestri più rispettati del Bhutan. Andò per la prima volta in Occidente nel 1975, insegnò soprattutto in Dordogna, a Tashi Pelbar Ling, la sua sede europea dove si può fare il ritiro dei tre anni. In Dordogna fu accompagnato dalla sua sposa Sangyoum Lhamo e da suo nipote Rabjam Rinpochè erede spirituale. Diede insegnamenti anche al Dalai Lama a Dharamsala. E' stato il maestro di Matthieu Ricard.

Prefazione.  Omaggio a Lokeshvaraya  (Omaggio al signore del mondo).
Rispettosamente rendo sempre omaggio attraverso le tre porte ai supremi lama e al protettore Avalokiteshvara che, pur percependo tutti i fenomeni come privi di ‘andare’ e ‘venire’, s’impegnano univocamente per il beneficio dei trasmigratori.  I perfetti buddha, fonti di beneficio e felicità, sorgono dall’aver praticato il santo Dharma che, a sua volta, dipende dalla conoscenza delle pratiche relative.

Commenti. Nelle istruzioni fondamentali delle 37 istanze della pratica del boddhisattva si trovano gli insegnamenti del Grande Veicolo sulla disciplina, la concentrazione e la saggezza. Assimilandole e realizzandole, si percorrerà senza difficoltà la via della liberazione.

L'attaccamento o l'avversione derivano dal fatto che si crede si essere un individuo realmente esistente. Shantideva nel suo Bodhicaryavatara dice: "Tutto il benessere del mondo viene dalla ricerca del benessere altrui, tutte le sofferenze del mondo vengono dalla ricerca del proprio benessere". La via del Grande Veicolo consiste nell'abbandonare l'idea stessa di un sè realmente esistente. Quando la preoccupazione del sè si dissipa, non c'è più ragione di avere della rabbia, dell'attaccamento egoista, l'orgoglio, gelosia o ignoranza. Praticando correttamente gli insegnamenti del Grande veicolo (Mahayana), si praticano anche gli insegnamenti del Piccolo veicolo (Hinayama). Quando lo spirito del risveglio nascerà spontaneamente in voi, possederete la radice stessa di tutti gli insegnamenti dei sutra (sutrayana), dei mantra (mantrayana), del grande sigillo (mahamudra), e della grande perfezione.

Avalokiteshvara, il Buddha della compassione si è manifestato varie volte nel mondo, le sei sillabe del mantra Om mani padme houng (Om ma ni pad me hung) sono una sua manifestazione. Chiunque ascolta questo mantra riceverà il seme della liberazione. Per arrivare alla liberazione occorre combinare i mezzi e la conoscenza superiore (praticare le virtù trascendentali) e la realizzazione della vacuità. L'uomo ha la fortuna di avere la libertà di praticare, delle 10 ricchezze favorevoli alla pratica: 5 sono legate alle condizioni individuali: essere nato come essere umano, in una regione centrale, disporre di tutte le facoltà, condurre una vita che si accorda con il Dharma, avere fede negli insegnamenti. Le altre riguardano le condizioni generali: un Buddha è apaprso, la sua dottrina si è perpetrata fino ad oggi, avere l'opportunità di praticare, essere accettati da un amico spirituale. Le tendenze avverse sono: essere presi da attività varie, avere un atteggiamento corrotto e depravato, non credere alle sofferenze del samsara, essere privi del gioiello della fede, non avere rimorso nel compiere atti negativi, non coltivare qualità positive, aver rotto i legami sacri del veicolo del Diamante (samaya) che legano il discepolo al maestro.

Shantideva dice: "L'esistenza umana è un battello per traversare l'oceano della sofferenza". "Gli esseri umani sono così rari nei sei mondi che corrispondono alle stelle del mattino".

I Paesi in cui il Dharma è una tradizione vivente sono rari, in questi Paesi quante persone sono ispirate dalla pratica? Quanti di loro mediteranno fino a raccoglierne i frutti? La gran parte degli esseri umani butta via la loro vita in attività inutili, egoiste e volgari.

Oggi l'incontro con il Dharma non è una semplice coincidenza, ma il risultato dei nostri atti passati. Solo il Dharma ci aiuterà nel momento della morte e noi sappiamo che la morte è certa. Quindi è pura follia non iniziare subito a praticare. Si dice che il samsara è impregnato di tre tipi di sofferenze: 1- la sofferenza accumulata, 2- la sofferenza del cambiamento, e 3- la sofferenza inerente a tutto ciò che è composto. Gli esseri umani subiscono le quattro sofferenze: della nascita, della vecchiaia, della malattia e della morte. E non possiamo invertirne il corso.

Importante è essere convinti che la sola cosa per cui valga la pena è impegnarsi  per raggiungere il Risveglio Supremo.  Quando il Buddha fece girare la ruota del Dharma per la prima volta, insegnò le quattro nobili verità: 1- la sofferenza esiste ed è importante riconoscerla, 2- la sofferenza ha una causa, e bisogna individuarla e rinunciare a questa causa., che sono le emozioni perturbatrici (klesha). Le principali sono: il desiderio, l'aggressività, l'ignoranza, orgoglio e gelosia. 3- c'è una via che libera gli esseri da questa sofferenza, e bisogna seguirla. 4- Facendo questo, la sofferenza terminerà.

Il primo passo, quindi, è quello di ascoltare gli insegnamenti, il secondo consiste nel riflettere sugli insegnamenti e scoprirne il senso profondo, il terzo consiste nel meditare su questi insegnamenti profondi, passando da una tappa all'altra le vostre qualità spirituali nasceranno spontaneamente, perchè la natura di Buddha (tathagatagarbha) che è in voi si rivelerà.

Questa opera svela l'essenza stessa di questi insegnamenti sotto forma di semplici istruzioni che dovranno essere applicate. Forse un giorno aspirerete alla solitudine di un ritiro per meditare profondamente su questi insegnamenti.

Lasciare il paese di origine , significa rinunciare all'attaccamento e alla rabbia,e al fattore oscurante dell'ignoranza che li impregna. In generale questi tre veleni sono più violenti nel nostro ambiente, nei nostri rapporti con la famiglia e gli amici. In un nuovo ambiente, niente risveglierà questi sentimenti e emozioni negative. Nella solitudine, non c'è niente da fare che domare la nostra mente e le nostre emozioni. Cosi scrive Shantideva nel Bodhicaryavatara, VIII, 85) : "Disgustati dal desiderio, troviamo la gioia nella solitudine di piacevoli foreste esenti di conflitti e emozioni negative". Questo è quello che facevano gli yogi di un tempo, andando come mendicanti da un luogo all'altro, l'animosità lascerà il posto alla voglia di aiutare gli altri, l'attaccamento ai vostri amici a un sentimento potente di impermanenza e dell'imminenza della morte.

L'essenza degli studi è la riflessione, e l'essenza della riflessione è la meditazione. Anche se praticate meditazione una sola ora al giorno, le vostre qualità non cesseranno di crescere regolarmente.

Gli amici più intimi che per tanto tempo si sono accompagnati si separano, le ricchezze e i beni accumulati con grande sforzo vengono lasciati e si comincia a intravedere l'impermanenza. 

La vita è così effimera come la goccia di rugiada su un filo d'erba. Voi potrete essere estremamente bello, non riuscirete a sedurre la morte. Un grande Maestro disse al suo discepolo che chiedeva degli insegnamenti. "Io morirò, tu morirai". Questo è tutto quello che ho da dirti. E' su questo che medito e pratico, non c'è niente di più grande. I grandi saggi ascoltavano gli insegnamenti sulla morte e l'impermanenza, li tenevano a mente, poi ci riflettevano prima di integrarli nel più profondo della loro coscienza attraverso la meditazione. Non preoccupatevi troppo della quotidianità e concentratevi sul Dharma, passate la giornata aspirando al risveglio, la sera riflettete su quello che avete fatto durante la giornata e individuate quello che è stato negativo, dedicatevi al benessere di tutti gli esseri. Sperate di fare meglio il giorno seguente. Il bhrahmano Upagupta indicava con una piccola pietra nera i pensieri e atti negativi, con una piccola pietra bianca quelli positivi. All'inizio erano quasi tutte pietre nere, poi con attenzione e vigilanza si ritrovò con tutte pietre bianche.

Gli amici influenzano notevolmente i vostri pensieri e emozioni e la vostra pratica. Si distinguono due categorie di cattive compagnie: 1- i falsi maestri spirituali, 2- gli amici nefasti. In compagnia di alcune persone vedrete che i vostri difetti e le vostre emozioni si accrescono, è il segno che non sono dei veri amici. Più tempo passerete con loro, più i tre veleni si svilupperanno: rabbia, cupidigia, ignoranza.

E' impossibile liberarsi dal cerchio delle esistenze e arrivare al risveglio senza un maestro spirituale autentico e qualificato. Tale maestro agisce, pensa e parla in perfetto accordo con il Dharma.

Senza fede non otterrete nessun beneficio seguendo il Dharma. La fede è un elemento decisivo per il percorso spirituale.  Solo con la fede potreste essere pronto a seguire il Dharma e prendere rifugio nei tre gioielli: Il Buddha, il Dharma, il Sangha.

Shakyamuni è il quarto dei mille e due Buddha della presente era cosmica. Ha trasmesso tre categorie di insegnamenti che vengono chiamati I tre Canestri (tripitaka): 1- le vinaya o disciplina, 2- i sutra o istruzioni condensate, e 3- l'Abhidarma che tratta anche della metafisica e della cosmologia. Il Buddha ha insegnato in tre luoghi e in tre diversi tempi, per questo si parla dei tre movimenti della ruota del Dharma. Alla prima ha spiegato la verità relativa, alla seconda un misto di verità relativa e assoluta, alla terza ha spiegato la verità ultima.

Per prendere rifugio in maniera autentica nel Dharma occorre possedere quattro gradi di fede, senza la fede sarà inutile prendere rifugio; quando abbiamo preso rifugio, dobbiamo rispettare scrupolosamente i precetti, questi consistono ad astenersi a compiere tre azioni e compierne altre tre azioni. Le tre azioni da evitare sono: non prendere rifugio negli dei mondani, abbandonare ogni forma di violenza in pensieri, azioni e non dovete seguire le persone che hanno un modo di vivere totalmente diverso. Le tre azioni da compiere sono: dovete rispettare tutte le rappresentazioni del Buddha, dovete rispettare tutte le scritture, dovete rispettare i membri della comunità monastica e tutti i vostri compagni che praticano il Dharma.

Seconda parte. L'insegnamento principale: presentazione della via. Una volta preso rifugio nei tre gioielli, qualsiasi cosa arriva è importante agire rispettando gli insegnamenti.Ci sono quattro vie:

  • La via degli esseri con poche facoltà. Cercate di compiere atti benefici e evitate di nuocere alle persone. Non mentire, essere onesto e benevolente con tutti, portare tutti gli esseri sulla via del risveglio, rispettare i maestri spirituali, non mentire sui propri difetti e qualità, non tradire chi è degno di rispetto.
  • La via degli esseri con capacità medie. Quando realizzerete l'unità della vacuità e della produzione interdipendente, vedrete chiaramente che le vie del mondo sono fittizie e scoprirete la vera natura del samsara, il modo di liberarsi è rafforzare la disciplina, allenarsi alla concentrazione e alla conoscenza trascendentale (prajna). Per distaccarsi dal mondo conviene rispettare undici accorgimenti: essere solo, lasciare la terra natale, non avere desideri sessuali, non preoccuparsi dell'opinione degli altri, con la meditazione arrivare a liberarsi dell'attaccamento degli esseri cari, adottare la posizione più umile possibile davanti agli eventi, non affliggervi di niente, non avere niene a rimproverarsi di questa vita, come un mendicante al momento del suo ultimo soffio, recitare costantemente il mantra: Non ho bisogno di niente, avere bene le redini del proprio destino, praticare costantemente in modo autentico.
  • La via degli esseri con facoltà elevate. Quando si riconosce la natura del samsara, subentrerà un grande abbandono, e questo inciterà ad andare verso la liberazione, facendo tutti gli sforzi possibili. La sofferenza del samsara dipende dal credere e all'attaccamento a un "sè". La liberazione consiste nel liberarvi dell'io delle emozioni e dalle azioni negative. IL mezzo per liberarvi è la pratica del Dharma, allenarsi alla disciplina, alla concentrazione e alla prajna, la conoscenza trascendentale che permette di realizzare l'irrealità del sè dell'individuo e dei fenomeni. Gli esseri che assaporano la pura gioia della pratica del Dharma rinunciando a tutte le preoccupazioni di questa vita sono estremamente rari. Per distaccarsi dal mondo è importante non avere niente a rimproverarsi in questa vita, come unmendicante al momento del suo ultimo respiro.
  • La via degli esseri con grandi facoltà. Questa via consiste nel meditare sulla vacuità e la compassione per raggiungere la liberazione al di là del samsara e del nirvana. Lo spirito del risveglio è la volontà di contribuire al raggiungimento del risveglio per tutti gli esseri umani. Non conservare per se le conoscenze, i beni e le realizzazioni, ma dedicateli interamente a tutti gli esseri e fate il giuramento che possano ascoltare il Dharma, riflettere e meditare su di esso. I meriti e la saggezza portano verso la buddhità. Quando un boddhisatva fa qualcosa di utile, il suo atto è totalmente disinteressato. Voler cercare di aiutare gli altri senza essere pronti è ricercare i problemi. La vostra pratica deve crescere in stabilità, occorre coltivare le attitudini e l'altruismo incondizionato. Sarete allora pronti a mettere in opera il vostro amore e la vostra compassione in modo realmente benefico.

Lo spirito del risveglio presenta due aspetti: 1- lo spirito del risveglio assoluto è la realizzazione della vacuità, 2- lo spirito del risveglio relativo che può portare all'altruismo, al profondo desiderio di aiutare gli altri e non nutrire più il nostro egoismo.

Per aiutare ad allargare questa visione si usa la pratica di quello che si chiama "lo scambio di se stessi con gli altri", in tibetano tonglen, si prova a scambiare con sincerità la sofferenza e la felicità degli altri, e un giorno potrete veramente arrivare a guarirli.

Un'altra pratica è quella di provare ad avere una sensibilità e una compassione profonda per tutti gli esseri; meditare sulle persone care fino ad arrivare a tutte le persone che considerate nemici o vi creano problemi. Applicate la pratica dello scambio con intensa compassione, concentratevi sulla persona che detestate di più e espirando inviategli la vostra vitalità, felicità, salute, ecc, inspirando assorbite i suoi difetti, le sue malattie, ecc..

Non si può avanzare nella pratica se lasciamo che le nostre emozioni negative si manifestino come nella vita ordinaria. Uno dei testi fondamentali della pratica del risveglio è il Bodhicaryavatara di Shantideva. Nel capitoloVIII, v 129.130 dice: "Tutta la felicità del mondo viene dalla ricerca della felicità degli altri, tutte le sofferenze del mondo vengono dalla ricerca del proprio benessere".

La miglior offerta al Buddha è quella di aiutare gli altri. Occorrerebbe essere capaci di utilizzare le condizioni sfavorevoli come perdita, sofferenza, infamia e critica in occ asioni di crescita sulla Via della liberazione. Quando siete testimoni di un atto negativo, pensate alla sofferenza creata nell'autore dell'atto.

Occorre, inoltre, essere consapevoli che l'"IO" è un'etichetta che mettiamo su una combinazione effimera di concetti e di attaccamento relativi al corpo, parola e mente. Non è una verità assoluta, eterna e indistruttibile come il corpo assoluto dei Buddha.

Se volete essere un vero discepolo di Buddha, non ci si deve vendicare del male subito. Ricordare i quattro precetti dell'allenamento positivo: se vi insultano, non rispondete all'insulto, non rispondete con la collera, se qualcuno parla dei vostri difetti, non fate altrettanto, se qualcuno vi colpisce non reagite.

Praticate la pazienza e non cedete mai alla collera, prendete le cose in modo positivo e eliminate il vostro orgoglio, praticate la generosità e la compassione. Molti grandi maestri buddhisti sono stati malmenati dai cinesi nel Tibet, e piuttosto che cedere alla rabbia, prendevano questi eventi come un modo per purificare le azioni negative di tutti gli esseri. Shatideva dice: "Non c'è peggior errore che la collera, né miglior ascesi che la pazienza".

Il miglior amico spirituale è quello che vi aiuta a scoprire i vostri difetti nascosti, e vi dà le istruzioni per eliminarli. Un maestro direbbe: "non faccio altro che mostrare alle persone i loro difetti nascosti, e dico loro: se potete riuscire ad accettarlo, rimanete altrimenti potete tranquillamente partire".

Due circostanze difficili da accettare e sopportare sono l'ingratitudine e l'umiliazione. Ci sono molte persone che non sono in grado di gestire le loro azioni e non sono in grado di correggere le loro azioni. Qualsiasi sia il loro comportamento hanno bisogno del vostro aiuto e della vostra compagnia e ricordate che sono vittime delle loro emozioni.

Quando l'amore e la compassione si sono radicate in voi, non ci possono essere più nemici fuori. Il testo Les Cent Stances recita: "Se eliminate la collera, eliminerete i vostri nemici per sempre".

La vera ricchezza è accontentarsi di quello che si ha. I grandi saggi di un tempo si accontentavano dello stretto necessario e vivevano in grotte.

Spesso noi dividiamo la nostra quotidianità in aspetti gradevoli e sgradevoli, ma l'esperienza del gradevole o dello sgradevole non è inerente agli oggetti che percepiamo, ha solo un'esistenza nella mente. Questo è insegnato dal saggio Talopa a Narpa: "quello che ti lega non è l'oggetto, ma l'attaccamento, taglia questo attaccamento".

Spesso dei forti ricordi del passato affluiranno alla coscienza, progetti, decisioni e speculazioni concernenti il futuro, si passa il tempo a correre dietro a pensieri, concetti, una serie di attività mentali non utili per la pratica. La vera sorgente del benessere è la nostra mente ed è importante conoscerne il funzionamento. Spesso le reazioni ad un evento sono solo pensieri, ma una volta che installati nella mente, possono prendere il sopravvento e generare altri pensieri. La mente non è che una accumulazione aleatoria di pensieri e per lavorare sul mentale l'unico oggetto di analisi possibile è il pensiero presente. Tutti i pensieri sono vuoti per natura e non esiste altro che la vacuità. I pensieri che nascono dalla mente sono sprovvisti di realtà tangibile o di consistenza, non c'è dunque nessuna ragione logica per cui i pensieri abbiano tanto potere sull'individuo, non ci sono ragioni per diventarne schiavi. La persona si compone dei cinque aggregati, uno per il corpo e quattro per la mente, il nome, l'idea dell'"IO" designa l'associazione momentanea del corpo e della mente. Una volta riconosciuto che i concetti di corpo, mente e nomi sono vuoti, così come i fenomeni, non resta niente di quello che chiamiamo "Io". Il corpo è un insieme insieme di elementi e quando questi elementi sono separati non resta niente che possa essere identificato con il corpo. In verità tutti i fenomeni dell'universo appaiono nella loro infinita varietà come il risultato di una combinazione di cause e condizioni particolari.

Chiarezza e vacuità sono inseparabilmente unite nella vera natura dello spirito che va oltre i concetti di esistenza e inesistenza. Quando un pensiero sorge, riconoscetene la vacuità, allora perderà immediatamente tutto il suo potere e non produrrà attaccamento e rabbia. E quando non c'è più attaccamento o rabbia,la realizzazione del Dharma autentico si svilupperà dall'interno.

In questo modo si svilupperà la calma mentale (shamatha) e ciò permetterà alla mente di restare in uno stato di tranquillità meditativa, libera della molteplicità dei pensieri. La visione profonda (vipashyana) permetterà di riconoscere la vacuità della mente in questo stato di calma. L'unione della calma mentale e della visione profonda costituisce l'essenza della pratica della meditazione.

Se avete contemplato la vacuità dei fenomeni durante la meditazione, vi sarà più facile di vedere, tra una seduta e l'altra di meditazione, che i fenomeni sono simili ai sogni che non hanno una propria esistenza. Fare il bene degli altri senza sosta è la pratica post-meditativa dello spirito del Risveglio assoluto.

Potete anche arrivare a credere facilmente che se avete tutto quello che desiderate - famiglia, amici, ricchezze, voi sarete perfettamente felice. Se lascerete la mente seguire la sua tendenza naturale cercherà di avere più amici, più ricchezza e così via (più amici avrete e più saranno quelli che sarete costretto a vedere morire, ecc, a che serve allora avere più amici?). Il desiderio, per sua natura, non porta che problemi e insoddisfazioni. Quando vi arriva qualcosa di indesiderabile pensate che è il frutto delle vostre cattive azioni del passato.

I migliori amici che potrete avere sono la calma della mente e il controllo di sé. Le sei virtù trascendenti sono: generosità, disciplina, pazienza, diligenza, concentrazione e conoscenza superiore.

La generosità è l'espressione naturale dell'altruismo e del distacco del bodhisattva. Ha per essenza il non-attaccamento. Ci sono tre forme di generosità: 1- la prima materiale, 2- la seconda consiste nel salvare la vita degli esseri e proteggerli dalla paura, 3- la terza è il dono degli insegnamenti di Buddha.

Senza disciplina non si può arrivare al proprio benessere. La disciplina permette di coltivare tutte le qualità positive ed è il pilastro delle pratiche del Grande veicolo, del veicolo del Diamante, e del veicolo Fondamentale. Disciplina significa anche rispettare i samayas, i legami sacri che uniscono il discepolo e il maestro spirituale.

Indicazione per la pratica:  1- coltivare la pazienza senza risentimento per chiunque. 2- sopportare il male che vi affligge, 3- rafforzare senza paura le prove legate al Dharma (ad esempio malattia, calore, freddo, fame sete), 4- contemplare senza paura il senso profondo della dottrina e le qualità illimitate dei tre gioielli. 5- Se qualcuno vi ferisce, non cercate di vendicarvi o e non abbiate rancore.

La diligenza consiste nel coltivare un coraggio e una forza d'animo come un'armatura contro lo scoraggiamento, e non cedere mai agli ostacoli posti dai quattro demoni che sono: emozioni negative, l'attaccamento al conforto, la malattia fisica e la morte. E' importante utilizzare lo studio, la riflessione e la meditazione.

La concentrazione. Esaminiamo il corpo, la parola e la mente, è facile riconoscere la supremazia della mente. se la mente è perfettamente addestrata alla calma mentale e alla visione profonda, il corpo e le parole la seguiranno sulla via della liberazione. In questo modo si può arrivare a liberarsi dal desiderio, dalla rabbia, dall'ignoranza. Per far si che la vostra concentrazione acquisti stabilità è utile ritirarsi in un luogo piacevole e isolato, lontano dalle distrazioni. La calma mentale si può ottenere con o senza oggetto di concentrazione. Nel meditare mettetevi seduto nella posizione in sette punti del bouddha Vairocana: gambe incrociate, le mani posate nel gesto dell'uguaglianza, le spalle rilassate, la colonna vertebrale dritta, il mento leggermente rientrato, lo sguardo posato sullo spazio all'altezza del naso, la lingua tocca il palato, gli occhi fissano senza distrazione un punto situato al di là della punta del naso (a douze travers de doigt). Poi visualizzate il buddha Shakyamuni. Piano piano si deve cercare di avere la visione più fine e precisa possibile. Il metodo migliore nella concentrazione è unire la calma mentale e la visione profonda.

La più importante virtù trascendentale è la conoscenza superiore. Senza la conoscenza superiore, le altre cinque virtù, generosità, disciplina, pazienza, diligenza, concentrazione, sono come cinque ciechi che senza la conoscenza superiore non possono trovare la cittadella della liberazione. Solo quando sono associate alla conoscenza superiore possono essere qualificate virtù trascendenti (paramita). La conoscenza superiore presenta tre aspetti che corrispondono a tre tappe graduali: la conoscenza attraverso lo studio, la conoscenza scaturita dalle riflessioni sugli insegnamenti, la conoscenza che nasce dalla meditazione. La realizzazione della conoscenza superiore è lo scopo ultimo degli insegnamenti. Gli insegnamenti si dividono in due categorie: quelli il cui senso è provvisorio o espedienti, che rivelano la verità relativa e quelli il cui senso è diretto e definitivo, che rivelano la verità assoluta. Il punto ultimo di tutti gli insegnamenti è la comprensione della vacuità che passa attraverso lo studio del sistema filosofico della via mediana (madhyamika) fino alla più intima convinzione della vacuità.

Eliminare i propri errori attraverso l'esame del vostro spirito come se fosse uno specchio, analizzando dall'interno la mente, voi potrete sapere se le vostre parole, i vostri atti,i vostri pensieri sono conformi al Dharma. Spesso i praticanti fanno notare i difetti negli altri , trascurando la montagna che è formata dai loro difetti. Alcuni dei difetti dei praticanti sono: essere eruditi in materia di Dharma senza rinunciare al male, ritenere istruzioni profonde, senza riuscire a cambiare in meglio, essere bravi a lodarsi e a svalorizzare gli altri. La natura di Buddha ( tathagatagarbha) con tutte le qualità positive, è presente in tutti gli esseri. Trattatevi mutualmente con grande bontà e grande apertura e non cercate i difetti negli altri, se cominciate a trovare dei difetti, ne troverete ovunque. Considerate tutte le tradizioni o scuole buddhiste come punti di vista diversi e non come contraddittori in quanto tutte sono un'espressione autentica dell'insegnamento del Buddha (Il pandit Lobsang Yeshe). Nel veicolo del Diamante la fede e la visione pura sono le due radici della pratica che inizia dopo aver ricevuto una iniziazione.

Tagliate definitivamente con le attività ordinarie, giorno dopo giorno siate contento di quello che avete e soddisfatto di quello che vi accade. Tutto il resto troverà il suo posto. La vostra pratica sarà l'antidoto alle emozioni negative e della credenza nell'esistenza reale delle cose. Una emozione comincia sempre con un pensiero o un sentimento infimo che poi si amplia. Se riuscite a riconoscere questo pensiero nell'istante preciso in cui sorge, vi sarà più facile farla dissipare. Le emozioni distruggono le persone che praticano, gli altri e la disciplina. Per sbarazzarsene è sufficiente riconoscerle.

Se nel presente nessuna malattia fisica, nessuna sofferenza mentale vi affettano, è il tempo per voi di praticare.

Dharma in tibetano si dice tcheu, termine che significa nello stesso tempo "rimediare ai difetti" e "fare nascere tutte le qualità positive". In sanskrito Dharma significa "quello che si tiene" o "quello che teniamo" nel senso che una volta stabilita una connessione con il Dharma, questo vi sosterrà fermamente per farvi uscire dalle profondità del samsara verso il Risveglio.

Per concludere la pratica del boddhisattva consiste nel superare l'attaccamento all'IO, eliminare ogni traccia di egoismo, e a mettersi al servizio degli altri, aver veramente assimilato la realizzazione della vacuità. Solo colui che ha raggiunto la realizzazione perfetta della vacuità è libero dai concetti di soggetto, oggetto e azione. La vera generosità consiste a non avere attaccamento, la vera disciplina nel non avere desideri, la vera pazienza a non avere della rabbia. E' importante comunque, che in ogni istante verifichiamo le nostre attitudini e motivazioni. Le azioni che avrete compiuto senza orgoglio o rimpianti avranno una energia incredibile che vi permetterà di progredire rapidamente sulla strada del Risveglio.

Il signore Buddha Shakyamuni ha fatto girare la ruota del Dharma a tre riprese, la prima volta a Benares insegnò le quattro nobili verità, la seconda volta a Rajagriha, e insegnò l'assenza delle caratteristiche; e la terza, in tempi e luoghi diversi, annunciò la verità ultima. Così spiegò la via del Risveglio in maniera incredibilmente profonda e vasta. e il saggio Thogmé, in modo umile, ha cercato di esporre l'essenza di tutti questi insegnamenti. Thogmé significa "senza intralci, senza ostacoli"; ed è un fatto che la sua conoscenza e comprensione degli elementi più profondi della teoria e della pratica del Dharma non conosceva né dei limiti, né degli ostacoli.

Ultimi consigli: Milarepa ha detto: "Non attendetevi nessun risultato, ma praticate sinceramente fino alla vostra morte". Il grande saggio Patrul Rimpoche ha detto: "In questa era oscura, si può definire Dharma di trasmissione il semplice fatto di ascoltare gli insegnamenti, e Dharma di realizzazione quello di praticare 24 ore su 24 la calma mentale e la visione profonda".

"Nel momento presente, tutto è nelle vostre mani, voi avete tutto il necessario per praticare e raggiungere il Risveglio; Non perdete un solo istante".

Il Buddha disse: "Vi ho mostrato il cammino, non dipende che da voi, il poter raggiungere la liberazione".

Il vero maestro ha una vasta conoscenza dei sutra, dei tantra, dei shastra. ai suoi discepoli offre dei regali, parla con dolcezza, insegna secondo le facoltà di ciascuno, e si conforma a quello che insegna. Anche se ha l'apparenza di una persona ordinaria, si trova costantemente nello stato del risveglio che trascende quello degli esseri ordinari. Prostratevi davanti a lui, non camminate davanti a lui, non camminate sulla sua destra, e camminate intorno al luogo dove vive.

Dal sutra del Pendant d'oreille: "Senza maestro spirituale noi non riusciremo a liberarci dalla esistenza samsarica". Il grande veicolo insiste sulla assoluta necessità di seguire un maestro spirituale autentico che detiene una tradizione e ne ha la realizzazione.

Estratto dal Vaso di amrita. "Occorre essere veramente profondamente disgustati dal cerchio delle esistenze e provare un forte desiderio di uscirne per iniziare la pratica".

Si può effettuare la meditazione di concentrazione su un oggetto, sull'antidoto, sui nove stadi di stabilizzazione dello spirito. 

Alcune istanze: 

  • Istanza 15 - Inchinarsi con rispetto verso chi svela i nostri difetti, è agire da Boddhisatva.
  • Istanza 17 - Anche se qualcuno, per orgoglio, ci umilia, rispettarlo come un maestro spirituale, è agire da Boddhisatva.
  • Istanza 26 - senza disciplina, non si può realizzare il proprio bene, allora pretendere di fare il bene degli altri, diventa assurdo. Osservare una disciplina senza motivazione mondana è agire da Boddhisatva.
  • Istanza 31 - Esaminare costantemente i nostri errori, è agire da Boddhisatva.
  • Istanza 34 - Rinunciare alle parole sgradevoli, è agire da Boddhisatva.

domenica 10 settembre 2023

Le Trentasette Pratiche dei Bodhisattva di Thogmé Zangpo

Omaggio a Lokeshvaraya (Omaggio al signore del mondo). "Rispettosamente rendo sempre omaggio attraverso le tre porte ai supremi lama e al protettore Avalokiteshvara che, pur percependo tutti i fenomeni come privi di ‘andare’ e ‘venire’, s’impegnano univocamente per il beneficio dei trasmigratori.  I perfetti buddha, fonti di beneficio e felicità, sorgono dall’aver praticato il santo Dharma che, a sua volta, dipende dalla conoscenza delle pratiche relative".     

Le trentasette pratiche dei Bodhisattva
1  Al fine di liberare se stessi e gli altri dall’oceano dell’esistenza ciclica, ascoltare, riflettere e meditare giorno e notte senza alcuna indolenza, ora che si è ottenuto il raro vascello di libertà e fortune
difficile da ottenere, è una pratica dei bodhisattva.
2  Nella propria terra natia, l’attaccamento per gli amici ci sommerge, l’odio per i nemici ci consuma, il buio dell’ignoranza dimentica ciò che deve essere praticato e ciò che
deve essere abbandonato. Lasciare la propria terra natia è una pratica dei bodhisattva.
3  Attraverso l’abbandono degli oggetti negativi, le emozioni afflittive gradualmente diminuiscono; attraverso l’assenza di distrazioni, una condotta virtuosa si sviluppa naturalmente; attraverso
la chiarezza della mente viene generata la convinzione nel Dharma. Affidarsi alla solitudine è una pratica dei bodhisattva.
4  Gli amici più intimi che per tanto tempo si sono accompagnati si separano, le ricchezze e i beni accumulati con grande sforzo devono essere abbandonati, la coscienza abbandona la casa del
corpo. Rinunciare a questa vita è una pratica dei bodhisattva.
5  La compagnia di amici fuorvianti incrementa i tre veleni, degenera l’ascolto, la riflessione e la meditazione ed esaurisce totalmente amore e compassione. Abbandonare le cattive amicizie è una pratica dei bodhisattva.
6  Relazionandosi con un amico spirituale, i difetti vengono rimossi e le buone qualità aumentano come la luna crescente. Considerare l'amico spirituale più caro del proprio corpo è una pratica dei bodhisattva.
7  Chi potrebbe ottenere protezione da una divinità mondana, legata essa stessa alla prigione dell’esistenza ciclica? Quindi, prendere rifugio nei Tre Gioielli, che non ingannano mai, è una pratica dei bodhisattva.
8  IBuddha ha insegnato che le sofferenze delle cattive trasmigrazioni, così difficili da sopportare, sono il frutto delle azioni negative. Quindi, non commettere azioni negative, anche a costo della propria vita, è una pratica dei bodhisattva.
9  La felicità dei tre reami dell’esistenza ciclica, come una goccia di rugiada sulla sommità di un filo d’erba, si dissolve in breve tempo. Quindi, la ricerca del supremo stato dell’immutabile
liberazione è una pratica dei bodhisattva.
10  Qual è l’utilità della propria felicità se le madri, che da tempo senza inizio sono state gentili con noi, soffrono? Quindi, generare la mente dell’illuminazione per liberare gli innumerevoli esseri senzienti è una pratica dei bodhisattva.

11  Tutte le sofferenze sorgono dal ricercare unicamente la propria felicità, mentre i buddha perfetti nascono dall’attitudine di beneficiare gli altri. Quindi, scambiare completamente la propria felicità
con l’altrui sofferenza è una pratica dei bodhisattva.
12  Anche se qualcuno, mosso da grande desiderio, rubasse tutte le loro ricchezze o mandasse un altro a rubarle, dedicare a questa persona il proprio corpo, risorse e virtù dei tre tempi è è una pratica dei bodhisattva.
13  Anche se qualcuno tagliasse loro la testa quando non hanno commesso neppure il più lieve degli errori, prendere su di sé, colmi di compassione, le negatività di quella persona è una pratica dei bodhisattva.
14  Anche se qualcuno diffondesse, attraverso i miliardi di mondi, vari tipi di calunnie nei loro confronti, parlare con una mente amorevole delle buone qualità di quella persona è una pratica dei bodhisattva.
15  Anche se qualcuno, nel mezzo di una folla di molti esseri, rivelasse i loro difetti o proferisse parole malvagie nei loro confronti, inchinarsi rispettosamente a quella persona considerandola
un amico virtuoso è una pratica dei bodhisattva.
16  Anche se una persona, che hanno protetto caramente come un figlio, li trattasse come un nemico, essere particolarmente misericordiosi nei suoi confronti, come una madre per un figlio ammalato, è una pratica dei bodhisattva.
17  Anche se un essere, uguale o inferiore a loro, pieno d’orgoglio li deridesse, visualizzarlo rispettosamente sulla cima del proprio capo, come un maestro, è una pratica dei bodhisattva.
18  Anche se privi di mezzi di sostentamento, continuamente  disprezzati dagli altri, afflitti da malattie gravi e da demoni, prendere su di sé, senza scoraggiarsi, le negatività e le sofferenze di tutti gli esseri,
è una pratica dei bodhisattva.
19  Anche se fossero famosi, venerati da molti e avessero ottenuto ricchezze pari a quelle di Vaishravana, il non esserne orgogliosi, percependo la mancanza di essenza della gloria e delle ricchezze
dell’esistenza ciclica, è una pratica dei bodhisattva.
20  Se il nemico interiore, l’odio, non viene domato, quando si cerca di soggiogare i nemici esterni, questi aumentano. Domare il proprio continuum, per mezzo dei soldati dell’amore  e della compassione, è una pratica dei bodhisattva.

21  Le buone qualità del reame del desiderio, come acqua salata, più vengono godute più incrementano l’attaccamento ossessivo. Abbandonare immediatamente le cose che generano
attaccamento è una pratica dei bodhisattva.
22  Qualsiasi cosa appaia è la propria mente, la mente stessa è libera sin dall’inizio dagli estremi delle elaborazioni. Attraverso la conoscenza di ciò, il non prestare attenzione ai segni di percepito e percepiente è una pratica dei bodhisattva.
23  Quando si incontrano oggetti attraenti, anche se questi appaiono meravigliosi come un arcobaleno estivo, il vederli come non veri e abbandonare l’attaccamento ad essi è una pratica dei bodhisattva.
24  Come la morte di un figlio in un sogno, il mantenere come veritiere le apparenze erronee delle innumerevoli sofferenze causa un grande affaticamento. Quindi, quando si incontrano condizioni sfavorevoli, il vederle come erronee è una pratica dei bodhisattva.
25  Se, per coloro che desiderano l’illuminazione, è necessario donare anche il proprio corpo, non è neppure da menzionare la necessità del donare oggetti esterni. Quindi, donare senza aspettative di ricompensa o di maturazione karmica in cambio, è una pratica dei bodhisattva.
26  Senza disciplina e senza etica, non si può realizzare il proprio bene, allora pretendere di fare il bene degli altri, diventa assurdo. Osservare una disciplina senza motivazione mondana è una pratica dei bodhisattva.
27  Per un bodhisattva che ricerca le risorse che sorgono dalle virtù, tutti coloro che lo danneggiano sono come un tesoro di gioielli. Quindi, coltivare la pazienza senza provare odio intenso per nessuno, è una pratica dei bodhisattva.
28  Se perfino gli uditori e i realizzatori solitari, che conseguono solo il proprio scopo, vengono visti impegnarsi come se dovessero domare un fuoco sulla cima del loro capo, applicare lo sforzo entusiastico, sorgente di buone qualità per il beneficio di tutti i trasmigratori, è una pratica dei bodhisattva.

29  Comprendendo che le emozioni afflittive si sconfiggono completamente per mezzo della visione speciale, perfettamente dotata di calma dimorante, coltivare la concentrazione che supera anche i quattro assorbimenti senza forma è una pratica dei bodhisattva.
30  Siccome non si può ottenere la perfetta illuminazione mediante le altre cinque perfezioni senza la saggezza, coltivare la saggezza possedendo metodo e non concettualizzando le tre sfere è una pratica dei bodhisattva.
33  Discutere per acquisire guadagni e onori causa il deteriorarsi delle attività di ascolto, riflessione e meditazione. Quindi, abbandonare l’attaccamento verso i possedimenti di amici e benefattori è una pratica dei bodhisattva. 
34  Le parole dure turbano la mente altrui e causano il deteriorarsi del comportamento di un bodhisattva. Quindi, l’abbandono delle parole dure, spiacevoli per gli altri, è una pratica dei bodhisattva.
35  Se ci si abitua alle emozioni afflittive, sarà difficile sconfiggerle applicando gli antidoti. Quindi, vincere le emozioni afflittive dell’attaccamento e così via, immediatamente, al loro primo apparire, brandendo l’arma dell’antidoto generato attraverso consapevolezza e introspezione, è una pratica dei bodhisattva.
36  In breve, realizzare l’altrui beneficio attraverso la pratica continua di consapevolezza e introspezione, conoscendo lo stato della propria mente in ogni tipo di condotta, è una pratica dei bodhisattva.
37  Dedicare all’illuminazione, con la saggezza della purezza delle tre sfere, le virtù ottenute con sforzo in questo modo, al fine di eliminare la sofferenza degli innumerevoli esseri trasmigratori, è una pratica dei bodhisattva.

I consigli di Matthieu Ricard per il raggiungimento della felicità

Se è vero che la felicità non si nasconde negli oggetti materiali o nel possesso, esistono dei passi da compiere, delle strategie che possiamo mettere in atto per vivere una vita più piena e felice?       
Matthieu Ricard, ricercatore francese diventato monaco buddista, viene scientificamente considerato l’uomo più felice del mondo, dopo che alcune analisi hanno dimostrato che il suo cervello produce un eccezionale livello di onde gamma, mai riscontrato prima. Studioso di genetica in Francia, negli anni settanta Ricard ha deciso di lasciare la propria carriera per andare alla scoperta dei segreti del buddismo, trasferendosi nell’altopiano del Tibet. Negli anni ha abbandonato progressivamente la ricerca scientifica e i dibattiti intellettuali per avvicinarsi al lato più spirituale dell’esistenza, iniziando a viaggiare in giro per il mondo alla ricerca del senso della vita e della felicità.          

https://www.ted.com/talks/matthieu_ricard_the_habits_of_happiness?language=it

La pratica quotidiana della meditazione ha certamente svolto un ruolo essenziale nel rendere Ricard l’uomo più felice al mondo – ma c’è di più. Nel corso della sua vita, ha messo a punto alcune “tecniche” che possono aiutarci a raggiungere una felicità autentica e duratura, migliorando la qualità della nostra esistenza.  Le cinque strategie per intraprendere il cammino verso il raggiungimento della felicità sono:

  •         Non ti preoccupare di ciò che non puoi risolvere;
  •         Allenati alla felicità;
  •         Trova il tuo perché;
  •         Renditi utile;
  •         Vivi di felicità riflessa.

Non ti preoccupare di ciò che non puoi risolvere.   Spesso la nostra mente è rivolta verso il futuro o il passato, verso preoccupazioni per cose che potrebbero accadere o rimorsi per cose che non sono accadute (o non sono andate come avremmo voluto). In entrambi i casi, non siamo concentrati sul presente e questo ci impedisce di essere felici davvero. Se il problema che ci affligge non ha una soluzione che dipende dalla nostra volontà di azione, evitiamo di preoccuparci, e dedichiamoci invece ad altre attività sulle quali abbiamo maggiore potere.

Allenati alla felicità.  
Secondo Ricard, la felicità è come un muscolo che va allenato con pazienza affinché diventi sempre più forte e potente. Se le nostre giornate sono fatte di profonda infelicità e disappunto nei confronti della vita, del lavoro, della nostra famiglia, proviamo ad introdurre nella nostra routine dei piccoli “esercizi” per una vita più felice.   Iniziamo a guardarci intorno con meraviglia e ad essere grati per tante piccole cose che accadono nelle nostre giornate. Qualche esempio? La parola cortese di un collega di lavoro o la telefonata di un amico che non sentivamo da tempo, il nostro film preferito visto insieme al partner. Solo se impariamo ad apprezzare questi “piccoli e trascurabili momenti di felicità”, riusciremo davvero a vivere una vita più felice e soddisfacente.

Trova il tuo perché
. I giapponesi lo chiamano ikigai, che significa “ragione della propria esistenza”. Dobbiamo trovare nelle nostre giornate uno scopo, un motivo per essere felici che muove le nostre azioni e i nostri pensieri.    Mai trascorso giornate correndo tra mille faccende senza riflettere sul loro senso e ciò che ci rende felici? Trovare lo scopo, ciò che ci fa alzare la mattina con entusiasmo, è fondamentale per vivere una vita felice.  Cosa ci fa sentire davvero bene? Quali azioni faremmo anche se siamo stanchi o demotivati? Poniamoci questi interrogativi quotidianamente, fino a scoprire il nostro scopo, a individuare la passione che guida il nostro cammino.  Potrebbe essere accudire bambini, cucinare, suonare uno strumento o praticare sport. Qualunque cosa sia, custodiamola nel cuore e usiamola come faro per illuminare i momenti bui e tristi delle nostre giornate.

Renditi utile. Trovare il proprio scopo nella vita vuol dire anche riuscire ad essere di aiuto alle altre persone. La felicità esiste solo se condivisa, sosteneva il giovane Chris McCandless, la cui storia ha ispirato il film “Into the wild” (2007).  Questo vuol dire che non possiamo essere felici davvero se ci chiudiamo nel nostro piccolo universo e non facciamo un passo verso gli altri aiutandoli e a superare le loro difficoltà e i loro problemi. In ogni cosa che facciamo, in ogni nostra attività, cerchiamo il modo di essere di aiuto anche alle altre persone. Pratichiamo volontariato, svolgiamo delle attività socialmente utili, sosteniamo un amico in un momento di difficoltà, ascoltiamo le lamentele dei nostri genitori anziani.  Con le nostre azioni diffonderemo la felicità nel mondo e, di conseguenza, ne ricaveremo una maggiore felicità per noi stessi.

Vivi di felicità riflessa. Se è vero che non possiamo essere davvero felici se qualcuno attorno a noi è triste, sta soffrendo o ha dei problemi, allo stesso modo non saremo mai felici davvero se trattiamo male gli altri o compiamo delle azioni negative nei loro confronti, li offendiamo, li deridiamo. Essere felici significa liberarsi dall’arroganza, dal narcisismo, dall’egocentrismo, da tutti quegli atteggiamenti e quei sentimenti che danneggiano il prossimo. Solo se ci liberiamo di questi stili di vita riusciremo a raggiungere la vera felicità. 

- Articolo di Sabrina Del Fico, pubblicato il 26 Agosto 2023

The Devotion of Matthieu Ricard     https://www.youtube.com/watch?v=gpGfIVEBlxU&ab_channel=festivalmedia

Matthieu Ricard, è uno dei monaci buddisti più nto in Europa, oltre che un consigliere fidato del Dalai Lama.  Matthieu Ricard nel 2009 è stato al centro di uno studio scientifico condotto su di un folto gruppo di persone dedite con costanza alla meditazione. In tale frangente Richard Davidson, esperto della University of Wisconsin, ha applicato alla testa del monaco buddista 256 sensori che hanno potuto cogliere un dato rilevante. Quando l’uomo si trovava in stato meditativo, avendo come oggetto la compassione (con il significato di empatia), il suo cervello era in grado di produrre un livello di onde gamma mai registrato prima per quanto concerne attenzione, apprendimento e memoria. È inoltre emerso come l’emisfero sinistro del suo cervello fosse molto più attivo rispetto alla parte destra dello stesso, registrando in questo modo una inconsueta propensione alla positività ed alla felicità contro una minima tendenza alla negatività. Tali risultati hanno spinto i ricercatori a dichiarare ufficialmente Matthieu Ricard come l’uomo più felice del mondo. 

Conversazione con Matthieu Ricard e Richard J. Davidson https://www.youtube.com/watch?v=TMtJQ1U1fHs&ab_channel=Mind%26LifeInstitute

Buddhism meets Neuroscience | Matthieu Ricard & Wolf Singer    https://www.youtube.com/watch?v=Nne3BJ-p7Yg&ab_channel=HowToAcademyMindset

Antoine Lutz - The Neuroscience of Compassion      https://www.youtube.com/watch?v=8fIeI6sfX6E&ab_channel=EmpathyandCompassioninSociety

L'amore è un mistero

 L'amore è un mistero, non possiamo definirlo, i poeti e gli scrittori hanno cercato di tesserne le lodi, quello che possiamo dire è solo questo: l'amore è un sentimento importantissimo per lo sviluppo psichico ed emozionale dell'individuo.                          

Sono stati gli uomini ad inventare l'amore eterno e non si è capito che di eterno c'è solo l'aspirazione universale alla sicurezza e alla stabilità del rapporto con l'altro. Comunque, anche se temporaneo, è il solo sentimento che possa dare una dimensione veramente umana all'individuo. 

Ci sono diversi tipi di amori: l’amore platonico, l’amore passionale, l’amore maturo.  Cosi come sono diverse le fasi che lo caratterizzano: l’incontro, la seduzione, la lontananza, l’atto sessuale, l’abbandono. Se ci mettessimo ad analizzare tutti questi tipi e queste forme ci passeremo almeno un mese. Cercherò di presentare brevemente questo importante sentimento.

Oggi purtroppo tutto viene consumato in fretta, l'edonismo e l'individualismo più sfrenati regolano i rapporti tra le persone è tutto deve essere vissuto ai massimi livelli, Il rapporto di coppia è una relazione a rischio; se il partner non riesce a soddisfare tutti i bisogni dalla sfera affettiva, alla sicurezza, alla sessualità viene abbandonato e ci si rimette in cerca di nuove esperienze.

Ogni volta che si entra in contatto con qualcuno dobbiamo essere competitivi, sembrare sempre al top della nostra forma, mai e poi mai possiamo permetterci di guardarci all’interno, non possiamo mai rilassarci e i motivi per cui si crea un rapporto sono il rimedio contro l'angoscia e la solitudine. Oggi più nessuno sacrificherebbe la propria carriera per un rapporto di amore; l'altro non deve costituire nessun intralcio ai bisogni di crescita individuale.

Si cerca un rapporto di coppia basato su due insiemi autonomi, un rapporto che permetta la massima libertà per entrambi i contraenti e nello stesso tempo dia sicurezza e stabilità, un modello difficilmente mantenibile, e questo è uno dei motivi per cui aumentano i numeri di separazioni e divorzi.

I rapporti asimmetrici (lui autonomo e sereno, lei depressiva o viceversa) sono messi al bando (anche se dai contatti che ho con il mondo, questi rapporti sembrerebbero ancora numerosi e resistenti).

La visione dell’amore più diffusa è quella di trovare una persona con la quale fondersi e fare unità,  non a caso molti libri sull’amore riportano sulla copertina il bacio di Rodin, la scultura in cui le due figure tendono a costituire un unico blocco. Questa è anche la visione dell’amore di Platone che illustra nel Simposio: quella di due esseri ermafroditi che si cercano, e cercano di fondersi in una unità. "Un giorno Zeus tagliò in due l’androgino per punirlo della sua insolenza, da quel giorno dopo il dimezzamento della figura umana, ogni parte rimpiangeva il suo doppio e vi aderiva, era tutto un intrecciarsi con le braccia, un vivo nodo, come febbre di fondersi ancora, così morivano di sfinimento, di totale inerzia, perché non si adattavano a compiere una sola mossa senza l’altro.  Ognuno delle due metà, non faceva che cercare l’altro mezzo suo, gli si abbarbicava".

L'ideale è un rapporto di complementarità basato sul rispetto, sulla tenerezza, su relazioni paritetiche e sulla cooperazione. L’amore è l’incontro tra il finito e l’infinito e l’atto sessuale è l’incontro tra l’individuo e il cosmo, uno dei pochi momenti in cui si può cercare di raggiungere la dimensione della trascendenza, una esperienza con il divino. La donna è la sacerdotessa di questo rito.

L'amore dovrebbe basarsi su tre elementi: La fusione con l'altro, L'idealizzazione dell'altro, L'impegno.

La fusione deve tendere ad una costruzione del Noi, ad un progetto a due, deve essere quella tensione ideale tra io e il noi.  L'idealizzazione deve portare alla rappresentazione dell'altro come unico, insostituibile, come punto di riferimento per la propria vita (almeno per un periodo di medio termine). Questi due primi punti derivano dallo slancio iniziale, mentre il terzo punto presuppone un impegno costante nel tempo, soprattutto quando la bellezza e la novità cominciano a venire meno e la routine comincia a prendere il sopravvento. E' in questo momento che occorre dar prova di maturità affettiva cercando attraverso gentilezza, ironia, attesa, tolleranza e concessioni reciproche, di instaurare un nuovo rapporto basato sulla crescita reciproca, di prospettare un cammino da percorrere insieme e combattere l'usura del tempo.

Molti sono incapaci di creare un Noi basato sulla dialettica polarità/fusione e si servono dell'altra/o per la crescita del proprio Io e per la ricerca del senso della propria vita. L'altro costituisce un mezzo per soddisfare stimoli e bisogni, non un fine, un valore in se stesso. E' importante instaurare un rapporto basato sulla condivisione e sul rispetto. E' importante anche cercare di dare un senso al quotidiano, oggi caratterizzato da solitudine, ansia, inquietudine per il futuro, accettare l'altro e cercare di crescere insieme.

Occorre vincere l’insoddisfazione cercando di divertirsi insieme, aumentare la capacità di fare insieme anche le cose più banali e sapersi prendere scherzosamente in giro accettando pienamente l’altro con i suoi limiti e i suoi pregi.  Questo è la mia idealizzazione dell’amore.

Poi c’è l’applicazione di questi principi al caso concreto … e come diceva Kuhn: "la teoria é come una rete che tocca la realtà solo in alcuni punti", o come dice Nick Hornby in High fidelity: "Se tutti si fidanzassero con il loro tipo ideale tutti sarebbero fidanzati con una super modella/o".

Quello che è pericoloso nei rapporti è l'usura e la malinconia della memoria, (dell'infanzia, del non vissuto, ecc.) che possono innestare la necessità di nuovi incontri e di relazioni particolari. Le relazioni particolari sono quelle che nascono quasi inavvertitamente in situazioni particolari, quasi senza intenzione, ma che si trasformano in una sorta di comunità necessaria e naturale, che seleziona e filtra rapporti con il mondo esterno, che condivide pensieri e atteggiamenti, che sente una unicità della relazione, quasi un possesso. Queste relazioni particolari possono essere rapporti di amicizia, ma anche rapporti di amicizia/amore.

Herman Hess fa la distinzione tra amare e essere amati; per lui “Essere amati non è niente mentre amare è tutto, felicità è amore, nient’altro". Per Hesse "l’amore non vuole avere, vuole soltanto amare".  “Felice chi sa amare”. Ma subito dopo precisa “Non tutti sono capaci di amare”.

Le gout de vivre, retrouver la parole perdue - Edouard Zarifian

Édouard Zarifian (1941-2007) è stato uno psichiatra francese, professore universitario e medico. È noto per i suoi libri che mettono in guardia dagli interessi dei laboratori farmaceutici e dai pericoli dell'uso sistematico di sostanze chimiche come gli psicofarmaci al posto di trattamenti più umanistici che tengono conto della singolarità del paziente. 

In questo testo, l'autore Edouard Zarifian, incita a riscoprire la parola così spesso perduta in questi ultimi anni e che fa di noi degli esseri umani.  Lo scambio di parole sono perfettamente efficaci per avanzare nella conoscenza dei nostri meccanismi psichici. Questo scambio è la sola via per uscire dalla sofferenza e ci aiuta a ritrovare il gusto della vita.  Ogni essere umano è prima di tutto una storia vissuta in maniera unica nella più totale soggettività. Perchè il modo in cui viviamo gli eventi della nostra esistenza e di cui noi percepiamo le parole che ci sono indirizzate entra in risonanza con il nostro mondo interiore, che si è costruito nel corso degli anni sulla base degli scambi continui tra noi e gli altri. Questa dimensione unica che ci caratterizza è la nostra psiche.

L'incomprensione reciproca

L'incomprensione reciproca è un articolo scritto dal mio amico Alessandro sulla difficoltà di comunicare prendendo spunto da citazioni di Georges Ivanovič Gurdjieff.

G. I. Gurdjieff diceva: "Prima di discutere con qualcuno occorre realizzare fino a che punto quella persona può capire le nostre parole. Il parlare nonostante l'impossibilità di essere compresi dall'altro è sempre una perdita di tempo e di energia. Chi è consapevole, parla solo quando è certo che chi ascolta è in grado di comprendere."        

La malcomprensione è la regola tra gli esseri umani. Dalla più piccola lite alla guerra in larga scala. Perché? perché ogni parola assume per ognuno di noi un significato diverso a seconda del proprio vissuto e sopratutto dal livello di coscienza soggettivo. Ecco perché non comprendersi, tra le persone, e' la norma.

Se credete che ogni essere umano debba comprendere le vostre parole o quelle dei Maestri, come arrivano a voi, vi illudete. L'illusione è un fenomeno mentale che ci allontana dalla realtà e dalla sua complessità. La vita segue una sua "logica" che va oltre il nostro concetto di "giusto" e "sbagliato". La vita non è morale e nemmeno immorale ma amorale.

Le nostre credenze sulla realtà non sono la realta' "oggettiva" ma una sua rappresentazione interna delle nostre credenze. Una credenza è un costrutto mentale inserito nella nostra mente dall'esterno. Noi entriamo in conflitto per le credenze che sono spesso più idee che esperienze.

Una persona che, per esempio, non ha mai vissuto l'esperienza dell'amore incondizionato o del perdono potrà parlarne sul piano analitico ma non può sapere di cosa parla se non è passato per quella esperienza. Lo stesso vale per la sessualità, la malattia e il lutto. Come può un prete parlare di sesso senza averlo provato? Come può un terapeuta curare un depresso senza aver mai esperito una depressione?   Esperire vuol dire morire a se stessi… passare attraverso l'esperienza… per andare oltre la logica razionale. Per crescere bisogna morire alle proprie credenze.

Non credete a nessuno, neanche alle parole dei cosiddetti "Maestri" o a quelle che, secondo voi, sono le autorità o si proclamano tali. Non credere neanche a te stesso ma credi solo all'esperienza… nessuno può dirti cosa è giusto o sbagliato e tu non puoi dire a nessuno cosa è giusto o sbagliato.

Decidi cosa è "giusto" o "sbagliato" per te attraverso l'esperienza e prenditi la responsabilità della tua vita ma ricorda che nessuno potrà comprenderti veramente perché siamo sempre soli nella nostra esperienza.

Le parole sono il mezzo con cui comunichiamo anche se ci scontriamo perché utilizziamo termini diversi, secondo noi oggettivi, per dire a volte la stessa cosa. Quello umano è un mondo intersoggettivo e la relazione si basa proprio sulla negoziazione del significato delle parole. E' nella relazione che si costruiscono i significati. Ma la relazione non è fatta solo di parole, anzi le parole spesso ci allontanano. Le parole dette senza coscienza feriscono, uccidono.

Funzioniamo così: "io ho ragione, secondo i miei schemi mentali, mentre l'altro ha torto perché ha schemi mentali diversi dai miei". Questo fenomeno è amplificato sui social dove ci si irrita, si giudica, si offende l'altro per imporre la propria visione del mondo.

L'Arte, per esempio, nasce all'anima perché usa il linguaggio simbolico che è universale e arriva direttamente al cuore… quella che viene definito "Centro Emotivo Superiore" da Gurdjieff. Senza una comunicazione da cuore a cuore gli esseri umani sono impossibilitati a comunicare.

Dovremmo imparare il valore del silenzio, non per presunzione, ma perché è necessario capire se quello che voglio dire l'altro possa capirlo veramente oppure no.

Ho speso tanto tempo e fiato con persone che pensavo potessero e dovessero capirmi e ho compreso che a sbagliare ero io. Non puoi parlare a chi è sordo e non puoi mostrare il tuo mondo interiore a chi è cieco. Non puoi pretendere che l'altro ti capisca… perché l'altro non è te. L'altro è diverso da te. L'altro non è dentro di te.

L'amore è necessario all'equilibrio dell'essere umano

"Vivere è l'incontro e la combinazione sottilmente dosata e costantemente riaggiustata del reale, dell'immaginario e del simbolico".               "Vivere è evolvere tra l'amore, il sogno e la ragione".

L'amore è la forma di scambio più necessaria e la più creatrice dei legami tra gli esseri umani. L'amore scambiato, condiviso, quale che sia la forma è necessario all'equilibrio dell'essere umano. La mancanza e la perdita d'amore è all'origine di sofferenze importanti. Persistere ad amare qualcuno chi vi ha lasciato o non vi ama rivela dell'incapacità ad adattarsi al cambiamento. Difficoltà di amare o relazionali sono dovute spesso alla carenza di amore in famiglia. 

Noi siamo organizzati sul piano psichico per amare e essere amati. Non arrivare ad amare procura sicuramente una sofferenza importante. Alcuni non sono riusciti ad amare che loro stessi o, per paura dell'abbandono, a non impegnarsi mai in un autentico scambio di amore. L'amore nasce dall'incontro tra il reale, il simbolico e l'immaginario.

L'amore di sè, è legittimo e necessario in particolare per poter amare gli altri e essere amato da loro. Questo amore è la parte qualitativa della stima di sè basata sulle proprie capacità, potenzialità e risultati. Per amarsi, abbiamo bisogno che gli altri dicano che vi amano. Quando amate qualcuno, non glielo direte mai abbastanza. Molti hanno il pudore a dire "Ti amo", come se svelassero qualcosa troppo intimo di loro per essere espresso nella quotidianità. E' molto gradevole sentire dire "Ti amo".

La vera amicizia è rara, la sua achimia è complessa e si base sulla simmetria e la complementarietà tra due persone. Spesso è difficile distinguere tra l'amore e l'amicizia. Si parla di amicizia in senso riduttivo o attenuato quando esistono delle affinità, degli interessi comuni, delle possibilità di aiuto reciproco e allora in questo caso, l'amicizia ha una vera funzione sociale.

Le persone si distruggono a vicenda

Il pitone ha soffocato il cobra reale mentre il cobra reale l'ha morso. Entrambi i serpenti sono morti, uno per asfissia e l'altro per avvelenamento.

Ed è così che le persone si distruggono a vicenda. Le amicizie finiscono, le relazioni finiscono e le famiglie finiscono per decimarsi perché uno vuole sempre essere migliore dell'altro.

Alcune persone "soffocano" con il loro ego di superiorità, altre finiscono per avvelenarsi con pettegolezzi, invidie e inganni fino a distruggersi a vicenda.

Scegli amore, compassione, lealtà e onestà.


 

 

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Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...