venerdì 17 settembre 2021

Media, Regime e democrazia

Purtroppo in questi ultimi due anni, la pandemia ha accelerato tutti i tipi di tendenze che si stavano già muovendosi nelle nostre società: l’atomizzazione sociale e l’ascesa dello Stato paternalista. Uno Stato che sa cosa è giusto o sbagliato per i cittadini, un po’ bambini e un po’ incoscienti. 

Tra i più preoccupanti fenomeni attuali,  c’è anche l’aumento della censura da parte delle più grandi aziende tecnologiche e il modo in cui una manciata di oligarchi sono arrivati ​​a stabilire i termini del dibattito e persino a stabilire ciò che è vero.
Che le piattaforme e i media stabiliscano ciò che è vero e ciò di cui si può discutere
, in un momento come questo in cui il dibattito scientifico è fondamentale, indipendentemente dalle nostre posizioni sul virus e sui vaccini, è molto preoccupante.  

 Per certi versi siamo peggio dell’Ottocento perché almeno allora era chiaro che la libertà di stampa non c’era. Invece, oggi la rete viene magnificata come il massimo della libertà e, nella misura in cui non disturbi il manovratore, nessuno ti infastidisce. Se poi invece fuoriesci dalle “regole” semplicemente vieni oscurato, sparisci dalla “Community”, senza che gli altri ne sappiano nulla. Certo meglio una sparizione virtuale di quella fisica nei vari regimi totalitari, ma certo la cosa è inquietante.

In questo periodo molti scienziati, che si ponevano domande sulla gestione della pandemia con articoli sui media sono stati censurati. E bisogna anche ricordare che rappresentanti di Facebook e Twitter sono stati convocati al Parlamento inglese per discutere di censura intorno alle discussioni sulla pandemia.  In questo periodo si sono verificati molti casi gravi, ne riporto alcuni:

  • La prima è stata una dichiarazione di Martin Kulldorff, professore presso la Harvard Medical School. Un suo tweet, in cui suggeriva che coloro che erano stati precedentemente infettati forse non dovevano essere vaccinati, è stato etichettato come “fuorviante” da Twitter.  I twittatori non sono stati più in grado di interagire con lui e hanno ricevuto un messaggio che affermava che “i funzionari sanitari raccomandano un vaccino per la maggior parte delle persone”.
  •  Allo stesso modo Facebook ha etichettato come “informazioni false” un articolo di The Spectator sull’efficacia delle mascherine, scritto da Carl Heneghan e Tom Jefferson del Center for Evidence-Based Medicine dell’Università di Oxford.
  • Un altro esempio è l'articolo scritto su Facebook  ‘Basta catastrofismo sui vaccini’ da Sara Gandini  Epidemiologa e docente che è stata oscurato, e l'autrice ha denunciato più volte e pubblicamente l'accaduto.
  • Considerare immediatamente una "fake news", quanto detto in diretta dal premio Nobel per la medicina Luc Montagnier sugli effetti ancora inprevedibili dei vaccini, alla trasmissione "Di martedì", senza nemmeno provare a discuterne.

Lasciamo da parte i vaccini e la pandemia e vediamo altri esempi. 

Paolo Ferrero di Rifondazione Comunista Facebook è stato censurato da Facebook, in questo stesso periodo, e la sua pagina oscurata perché aveva messo per due volte post a favore del popolo curdo e del suo leader Abdullah Ocalan in prigione in Turchia. Questi due post sono stati considerati contrari alle regole della comunità.  Anche lui ha pubblicamente denunciato l'accaduto, anche su giornali come il Fatto Quotidiano e riporto alcune sue considerazioni "Alla faccia della democrazia della rete, con questa privatizzazione della comunicazione siamo tornati all’Ottocento, quando non c’era la libertà di stampa. Infatti, secondo i padroni di Fb, battersi per la libertà del leader curdo è censurabile e deve essere proibito. Con lo stesso criterio non avremmo potuto batterci su Fb per la libertà di Nelson Mandela o per quella di Silvia Baraldini. In altri termini la libertà, secondo il padrone di Fb Mark Zuckerberg, significa glorificare l’esistente. Provando a cambiarlo si rischia di incappare nella censura".

Notizia di oggi18/9/2021,  Google e Apple obbediscono a Putin oscurando la app dell'oppositore Navalny

Queste vicende evidenziano come vi sia un enorme problema di democrazia e come sia necessario rendere pubblica la rete e la gestione dell’informazione. 

Non è possibile che i padroni dei Social  facciano il bello e il cattivo tempo, in condizioni di monopolio, non solo sull’utilizzo dei nostri dati (che oggi valgono miliardi di euro)  ma anche sulla possibilità di controllarci (con la scusa di bloccare i pedofili in rete, combattere il cyberbullismo, i nazisti o coloro che diffondono fake news, come Donald Trump)  e censurarci ed escluderci (sulla base dei loro interessi nascosti). E questo accade ogni giorno, nel silenzio più totale, a centinaia di persone che si battono per la libertà e la giustizia.

È evidente che la proprietà privata di questi immensi monopoli della socializzazione e in definitiva dell’informazione costituiscono una minaccia alla democrazia e solo una pubblicizzazione della proprietà e delle regole democratiche su scala globale può permettere alla rete di sviluppare le sue potenzialità democratiche.

vedi articoli correlati: 

  •  https://maramici.blogspot.com/2021/08/sorveglianza-di-massa-su-mail-e.html
  • https://maramici.blogspot.com/2021/08/i-5-colossi-del-web.html
  • https://maramici.blogspot.com/2021/09/facebook-xcheck-e-sistema-di-influenze.html
  • https://maramici.blogspot.com/2021/09/edward-snowden-laffare-pegasus-un.html
  • https://maramici.blogspot.com/2021/08/julian-assange.html

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