Matthieu Ricard e Bruno Patino. Alla ricerca del tempo perduto.
"Internet è anche l'illusione della conoscenza. Vogliamo sapere tutto, e immediatamente, su qualsiasi soggetto". - Matthieu Ricard
"La rabbia sui social? L'umanità non è diventata più cattiva, è l'effetto degli algoritmi". - Bruno Patino
Uno passa la vita a meditare, l'altro è nel cuore del mondo audiovisuale. Entrambi si inquietano per una civilizzazione digitale diventata frenetica. Hanno preso dei cammini differenti ... per arrivare alla stessa conclusione: il vero lusso oggi è il tempo.
Nuovo petrolio del mondo 2.0, i nostri minuti di "cervello disponibile" sono diventati una manna inesauribile per l'industria digitale che ci vampirizza, tanto quanto ci sfrutta. Bombardati di notificazioni, allert incessanti, noi siamo diventati gli schiavi consenzienti della tirannia degli schermi, tra dipendenza e astinenza, il monaco buddhista e il presidente di Arte invitano ad immaginare una terza via. Intervista di Romain Clergeat pubblicata su Paris Match il 27/02/2022
Link all’intervista: https://www.parismatch.com/Actu/Societe/Matthieu-Ricard-et-Bruno-Patino-Internet-c-est-l-illusion-de-la-connaissance-1788572
Di seguito è riportata l’intervista.
Domanda: Perché il tuo primo libro si chiamava La civilisation du poisson rouge.
Bruno Patino: Ho iniziato da un seminario su YouTube a cui ho partecipato. Si diceva che, secondo Google, i pesci rossi hanno una capacità di attenzione di otto secondi. Tuttavia, tra i giovani iperconnessi, è ora nove secondi! Gli strumenti digitali catturano il nostro tempo e ci costringono a svolgere diversi compiti contemporaneamente. Presi insieme, questi compiti richiederebbero all'americano medio non 24 ore al giorno ma 31 ore, anche io arrivo a 34 ore. Per scrivere un libro come questo, bisogna essere o un malato di Internet o un medico. Non sono un medico. Sono chiaramente dalla parte dei pazienti.
Gli strumenti digitali ci danno la possibilità di comunicare con tutto il mondo. Ma, in realtà, non ci isolano?
P.B. Non credo che sia la tecnologia stessa, ma il modo in cui è sfruttata. Nel mio libro La tempesta nel boccale cerco di dimostrare come l'universo digitale che si è sviluppato deve, per catturare il più possibile l'attenzione, aumentare l'intensità delle sollecitazioni. I nostro comportamenti sono calcolati in permanenza per utilizzare questo principio. La cosa che è diventata più rara per noi, è il tempo.
Matthieu Ricard, voi non siete ostile alla tecnologia, poichè voi utilizzate un portatile e rispondete alle vostre e-mail. Come fate per sfuggire alla dipendenza, di cui noi generalmente siamo vittime?
Matthieu Ricard: Nel mio eremo, in Nepal, Internet non funziona. Utilizzo il portatile in Tibet dove spesso non c'è una rete fissa, ma non ho questa febbre che lei menziona. Non devo lottare contro questi strumenti per mantenere il mio tempo. Ho fondato un'associazione, Karuna-Shechen, che aiuta 350.000 persone in India, Nepal e Tibet. E' vero, leggo le e-mail ma non i utilizzo i social. Mi ricordo di un giovane tibetano che, passeggiava a Times Square, davanti a tutti questi neon pubblicitari, mi aveva detto: "Ci stanno rubando il nostro spirito". E' vero che si tende a catturare incessantemente la nostra attenzione. La società occidentale offre un effetto tapis roulant.
Nel libro di Bruno Patino si parla del cofondatore di Twitter, Jack Dorsey, e dei suoi corsi di disconnessione. Questo significa che il mostro è ora sfuggito ai suoi creatori?
B.P. Lo sviluppo del mercato dell'attenzione digitale pone ora un problema. Il nostro rapporto con le applicazioni assomiglia alla bulimia compulsiva. Il rapporto con noi stessi deve essere ricostruito perchè si possa vivere in questo nuovo mondo tecnologico. Altrimenti saremo travolti.
M.R. Stiamo gradualmente uscendo dalla povertà. Nel XX secolo, l'aspettativa di vita è passata da 49 a 80 anni. abbiamo proiettato l'idea che avremmo avuto tutto per essere felici. Salvo che il nostro controllo sulle condizioni esterne è limitato, temporaneo e spesso illusorio. La nostra mente può essere il nostro miglior amico come il nostro peggior nemico. E' la mente che traduce le condizioni esterne in benessere o malessere. Noi sotto-stimiamo considerevolmente il suo potere di trasformazione. E' possibile con l'allenamento coltivare una maniera di essere ottimale. E' il vero scopo della meditazione. La società occidentale propone la corsa al consumismo che non si ferma mai! La vita è corta, passa come un gesto della mano. Il tempo è la cosa più preziosa di cui si dispone e, per utilizzarlo bene, bisogna ... avere del tempo.
Tra la vita nel mondo connesso e quello che voi proponete, la frattura sembra immensa. Non bisogna scegliere un campo?
P.B. Cosa ci ha mostrato il lock down? Che la connessione permanente, è straordinaria anche. Si poteva essere in confinamento e continuare ad amare, lavorare, avere una vita sociale. Io sono tutto tranne un tecnofobo. L'apparizione del digitale ci ha fatto cambiare in modo antropologico. Ci sono state tre fasi: l'entusiamo utopico degli inizi, poi la fase critica, quando ci siamo accorti del nostro livello di dipendenza, e quando abbiamo scoperto questa società, dove si urla per video interposto e collegato. Adesso siamo nella terza fase: stiamo provando di costruire una visione accettabile. Quando ho cominciato ad aprirmi al mondo digitale, negli anni 2000, le persone che ci vendevano le soluzioni tecnologiche per gli alert sui portatili, ci dicevamo: "Non più di un Alert a settimana, altrimenti le persone si sentiranno troppo sollecitate!" Oggi abbiamo 46 sollecitazioni al giorno. Ed è una media...
M.R. Occorre della saggezza nell'acquisizione di questi strumenti, in quanto sono incredibili. Quando ho scritto il mio libro Plaidoyer pour l'altruisme ho consultato 1600 referenze scientifiche. Ho scaricato degli articoli, comprato dei libri, ma non ho messo piede in una biblioteca. Grazie al digitale. Nello stesso tempo, vedevo che le mie ricerche si moltiplicavano come dei piccoli pani. Se non stavo attento mi portavano verso la dispersione.
Come è possible che il fenomeno delle "Fake news" può propagarsi così facilmente?
B.P. In realtà, il volume dei messaggi di odio o di disinformazione propagati dai social è molto limitato. Dell'ordine del 2 o 3%. L'umanità non è diventata più cattiva di prima. Ma grazie al gioco degli algoritmi, la loro esposizione è duplicata.
Voi lo dimostrate scrivendo che solo dodici persone che pubblicano dei messaggi antivax, ne raggiungono 59 milioni!
B.P. Sono le cifre di un organismo ufficiale. Il Presidente Biden, quando gli è stato chiesto, durante la crisi vaccinale, che cosa pensava di facebook e dei social, ha risposto "Uccidono le persone". Questo studio mostrava non solamente che l'eco era sproporzionato, ma soprattutto che la maggioranza delle persone avevano ricevuto questi messaggi grazie ad un algoritmo. E questo è l'aspetto inaccettabile del sistema. Questi messaggi, virulenti, sono quelli che attirano maggiormente la nostra attenzione, in quanto provocano un coinvolgimento emozionale: siamo sorpresi, scioccati; allora si ... che guardiamo lo schermo.
M.R. Ci possiamo allora domandare se esiste un legame tra la nostra perdita di attenzione e l'adesione anche rapida alle notizie false e alle teorie del complotto. Perchè purtroppo, Internet è anche l'illusione della conoscenza. Vogliamo sapere tutto, tutto immediatemente, su qualsiasi soggetto. Degli tsunami di informazioni che finiscono per distogliere le persone dalle informazioni valide. Avere una padronanza di un'informazione intellettuale, culturale o scientifica necessita una sacra dose di attenzione sostenuta. L'attenzione è uno strumento necessario per tutte le acquisizioni di expertise, di conoscenza e di maniera di vivere. Ai nostri giorni, le persone non amano molto avere una padronanza di un soggetto perchè questo richiederebbe molti sforzi e prenderebbe molto tempo.
La nostra abitudine agli oggetti digitali non comincia ad avere anche degli impatti cognitivi sul nostro cervello?
B.P. Non si dispone di studi scientifici definitivi sulla questione. Ma ci sono degli aneddoti, dei casi particolari che danno delle indicazioni. Oggi siamo in una fase di sovraccarico emozionale. Gli strumenti per catturare la nostra attenzione fanno in modo che noi reagiamo ad ogni stimolo in maniera emozionale. E di conseguenza, il nostro modo di reagire alla realtà diventa troppo emozionale. Questo include anche il nostro rapporto con la conoscenza. Quando si tenta di convincere con la pedagogia gli antivax, si arriva a convincerne un piccolo numero, ma lo zoccolo duro si radicalizza. Si sente aggredito emozionalmente dal tentativo.
M.R. Le emozioni mettono la mente in movimento. Se queste sono la compassione, la benevolenza, e la pace interiore è perfetto. Ma ci sono le emozioni tossiche: la rabbia, l'animosità, l'arroganza, la gelosia, la mancanza di discernimento, tutto quello che avvelena la nostra esistenza e quella degli altri. Una buona parte dei compiti della via del buddhismo, è di provare a dissolvere non solo queste emozioni quando arrivano, ma anche le tendenze, per impedire che si ripresentino.
In una comunità buddhista, in un senso molto ampio, avete mai visto persone che hanno iniziato ad essere dipendenti dal digitale?
M.R.
Nel nostro monastero in Nepal, avevamo un giovane monaco che non voleva
lasciare la sua camera. Passava la vita sul suo telefono. Era
malato!
Ed è vero che in Tibet si vedono questi cavalieri sui loro cavalli, le redini in una mano e il telefonino nell'altra. È strano. Non era così vent'anni fa. Siamo trasportati dalla corrente. Lo notiamo con un misto di curiosità e sgomento.
Libri consigliati.
Tempête dans le bocal, di Bruno Patino, pubblicato da Grasset, 216 pagine.
Carnets d'un moine errant. Mémoires, di Matthieu Ricard, éd. Allary, 764 pagine.
Bruno Patino è stato un attivista di Internet fin dall'inizio e oggi ne denuncia gli eccessi. Si è incontrato con Matthieu Ricard nel Perigord.
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