mercoledì 13 settembre 2023

Le medicine orientali (1)

In un approccio legato al benessere, le medicine dell’Asia sono oggi largamente conosciute nel mondo. Hanno un interesse crescente e sono spesso incluse nei percorsi ospedalieri e terapeutici convenzionali. Mentre la medicina occidentale è prima di tutto una medicina della malattia, che conviene trattare, le medicine dell’Asia appaiono come delle medicine della buona salute, che è opportuno mantenere. Anche se preventive, le medicine dell’Asia hanno sviluppato delle diagnosi, dei trattamenti e un approccio globale - olistico, che prende in conto il corpo e la mente come un tutto che collega il paziente all’universo che lo circonda. La relazione tra cure e sacro è senza dubbio all’origine del legame che unisce l’arte alla medicina, poiché è nel campo religioso che la produzione artistica è la più importante.         


In Cina, Corea e Giappone il buon medico non è quello che ha vinto la malattia ma piuttosto quello che riesce ad evitare che il paziente sia malato. Per questo bisogna garantire un equilibrio tra le funzioni organiche, il processo di rinnovamento del corpo e del modo di vita del paziente. Questa armonia si evidenzia nel soffio vitale il Qi che dà vitalità al corpo, circola nei dodici canali connessi tra essi, chiamati meridiani, corrispondenti ai dodici organi principali. Così la salute si concepisce come il mantenimento di un flusso regolare e equilibrato del sangue e del Qi che si propagano senza ostacoli nei canali. Le prime testimonianze scritte concernenti la medicina in Cina datano della fine del 2 millenario prima di Cristo, La base di questi insegnamenti si trovano nel testo Classique interne de l’empereur Jaune, un’opera redatta un secolo A.C. e attribuita a Huandgi, uno degli imperatori mitici fondatori della civiltà cinese. I procedimenti terapeutici cinesi i più frequentemente utilizzati per ritenere il flusso vitale sono la stimolazione con il calore o l’utilizzo di fini aghi o l’assunzione di preparati medici.

Medicina tibetana. Designata nella lingua autoctona sowa rigpa, la scienza delle cure, la medicina tibetana entra nella storia molto tardi, verso il 7 secolo, con l’introduzione nel paese di un sistema di scrittura che, sin dalle origini, ne è il vettore principale. Si caratterizza per i molteplici influssi stranieri, soprattutto indiani (la teoria ayurvedica degli umori), ma anche cinese (certe pratiche di diagnosi, come controllare il battito del polso). L’acquisizione e la trasmissione del sapere medico si iscrivevano nella formazione religiosa. Il terapeuta esercitava la sua arte sulla base di trattati medici di cui il più importante è I quattro tantra, redatto nel 12 secolo da un sapiente dal nome di Yuthog Yonten Gonpo, è percepito come l’aggiornamento degli insegnamenti del Buddha della medicina, Bhaishajyaguru. Affronta vari campi della teoria e della pratica medica; anatomia, fisiologia, patologia, diagnostica e terapia. Nella sfera culturale del Tibet, restare in buona salute o guarire riguarda sia la scienza medica che la religione. Così per la persona che conosce i rimedi (menpa) come per il paziente, la medicina è sempre coesistita con altre pratiche terapeutiche, empiriche o magico-religiose suscettibili di offrire un rimedio contro la malattia. I cinque elementi: o dosha, sono la costituzione o gli umori del corpo, e sono associati ai cinque elementi e alla divinità che li personalizza: etere/aria (Vayu), acqua (Varuna), fuoco (Agni), terra (Bhumi/Prithvi) , Sadashiva. Nel tamil Nadu queste divinità sono portate in processione.

L’Ayurveda il cui nome significa letteralmente saper (veda) per prolungare la durata della vita (ayus) è più che una medicina. E’ una scienza religiosa, le cui prime prescrizioni terapeutiche, presenti nei testi sacri dell’India (I Veda) erano basati sul ricorso delle potenze divine. I testi fondatori della medicina ayurvedica sono due trattati redatti in sanskrito nei primi anno D,C. , basati sulla tradizione orale: la Sushruta Samhita, e la Charaka Samhita. La dottrina classica dell’ayurveda ha per principio quello che si chiamava in Occidente la teoria degli umori. La diagnosi delle malattie si fonda sull’esame metodico dei tre umori (dosha) – il vento (vata), la bile (pita) e il muco (kapha) – comandati dalle rispettive divinità Vayu, Agni, Varuna. La buona salute dipende dall’equilibrio di questi tre umori. Essi variano secondo dei fattori differenti quale il regime alimentare, il metabolismo, o secondo influenze esterne naturali o sovrannaturali. Una buona alimentazione, l’assenza di eccessi e la pratica di attività fisiche come lo yoga possono garantire una buona salute. E’ in questo senso che si può parlare dell’ayurveda come medicina preventiva.

In Asia tutte le divinità sono portatrici di benessere, sia sul piano spirituale che fisico. Alcune, comuni al mondo religioso orientale, sono specialmente invocate per premunirsi contro gravi malattie. Nell’induismo la terribile Mariyammai era conosciuta per proteggere dal vaiolo, nel buddhismo la dea Hariti (Kishimojin in Giappone) una diavolessa pacificata dal Buddha, è particolarmente venerata in quanto protettrice dei bambini; e nel taoismo, è la Signora di Jada del monte Taishana che la credenza popolare ha elevato al rango di protettrice dei nuovi nati. E’ nel buddhismo che si incontra il maggior numero di divinità associate alla cura e alla guarigione: Bhaishajyaguru (il Buddha della medicina), Amitayus il Buddha della longevità infinità, ma anche certi Bodhisattva, come Avalokiteshvara il grande compassionevole (Guanyin in Cina e Kannon in Giappone) garantiscono buona salute e lunga vita. L'opera benefica delle divinità, soprattutto nel campo della salute, è resa possibile e particolarmente efficace dalla forza quasi magica dei riti  a loro dedicati, perché è dall'attuazione dei riti e dal loro buon funzionamento che procede l'atto divino.
Poco documentati dalla storia, i "luoghi della medicina" in Asia sono ancora poco conosciuti.  Ad esempio, all'epoca della grandezza di Angkor e dell'impero khmer sotto il regno del re buddista Jayavarman VII (1181 - 1220 circa), sono ben documentati  gli ospedali in Cambogia diffusi in tutto il Paese, che erano accessibili a tutta la popolazione. Costruiti in legno, gli edifici ospedalieri non sono sopravvissuti. Si conoscono solo le cappelle in pietra che li accompagnavano.

Nella medicina dell’Asia la cura si articola intorno a tre assi fondamentali: la diagnosi, i trattamenti terapeutici e la presa in carico del paziente nella sua globalità, sia sul piano fisico che spirituale. Gli squilibri interni possono manifestarsi per delle alterazioni degli organi visibili, come gli occhi, la pelle, la lingua, irregolarità del battito del polso, ecc, In seguito a questi esami, si ricorre a vari trattamenti terapeutici con l'obiettivo di riequilibrare le energie interne. Tra questi, molto conosciuta in Occidente, l'agopuntura che tratta gli squilibri utilizzando aghi sottili inseriti nei meridiani e nei canali energetici del corpo. Basata sugli stessi principi, la moxibustione (combustione di moxa) prevede di stimolare i punti di agopuntura con il calore utilizzando bastoncini di artemisia, un'erba aromatica. La coppettazione, invece, viene applicata sulla pelle per favorire la circolazione e decongestionare un organo (prevede la suzione di alcune aree anatomiche del corpo umano, mediante speciali vasetti). Anche la pratica di meditazione contribuisce all’equilibrio mentale del paziente. 

I metodi di diagnosi del paziente sono ripartiti in quattro categorie: l’osservazione, l’interrogazione, il sentire e l’ascolto, la presa dei battiti del polso. Si osserva come la persona cammina, gli occhi, la sonorità della voce, il modo di esprimersi e la costituzione del corpo. L’esame continua con il palpare tutti gli organi vitali. Questo permette di avere una prima impressione dello stato interno del corpo e dei cambiamenti a livello funzionale o strutturale. In seguito, il medico pone un certo numero di domande sui problemi di di salute attuali e passati. Poi procede alla presa dei battiti cardiaci a livello del polso, per determinare eventuali disequilibri dell’energie del corpo. La salute si coltiva con degli esercizi fisici che riaffermino la vitalità e favoriscano la buona salute dei praticanti come ad esempio esercizi di Qi Gong, Tai chi, e Yoga. Lo scopo è armonizzare la mente e calmare il corpo. Il Qi Gong consiste nell’effettuare dei gesti lenti e ripetitivi al fine di stimulare la circolazione dell’energia, e nella sua versione più marziale, il Tai Chi, hanno mostrato dei risultati nel trattamento di numerose malattie geriatriche e gli effetti benefici su dei dolori cronici. Certe forme di yoga permettono di ritrovare della mobilità alle articolazioni e di rendere elastici i muscoli, i tendini e i legamenti. Permette di guadagnare in elasticità e equilibrio, di rivitalizzare gli organi interni grazie a un massaggio generato da certe posizioni.

La meditazione è una pratica che permette di coltivare e di sviluppare certe qualità umane fondamentali. Le parole sanskrite e tibetane tradotte in meditazione sono rispettivamente bhavana che che dà benessere e sgom pa coltivare diventare familiare con. Si tratta principalmente di familiarizzare con una visione chiara e giusta delle cose, e di coltivare delle qualità che noi possediamo ma che dimorano allo stato latente se noi non facciamo lo sforzo di svilupparle. Se lo scopo principale della meditazione è di trasformare l’esperienza del mondo, è indubbio che praticare la meditazione ha anche degli effetti benefici sulla salute fisica. In un mondo dove medicina e religione sono strettamente legati, le manifestazioni della malattia, che è l’espressione di un disequilibrio interno dei flussi energetici, possono risultare da cause soprannaturali come l’azione di un demone o gli effetti di un cattivo destino. Il legame intimo esistente tra divino e medicina nella prevenzione delle malattie si sviluppa in un dialogo tra salute e magia. Il medico e l’esorcista diventano complementari. 

Gli esorcismi hanno portato alla produzione di alcuni oggetti di grande effetto, come i grembiuli d'osso del Tibet o le maschere di legno dipinte dipinte dello Sri Lanka, utilizzate in cerimonie vivaci e altamente teatrali. In Corea, la complessa figura dello sciamano, al tempo stesso anello di congiunzione tra l'uomo e la natura e tra il mondo dei vivi e quello dei morti, è al centro dell'attenzione, è un punto culminante nella presentazione del mondo medico asiatico.

Gli scambi nel campo della medicina tra Europa e Asia datano a partire del 16 secolo, I missionari portoghesi in India e Cina, poi in Giappone si sono interessati inizialmente alla farmacopea e alla classificazione delle piante. Queste piante faranno poi la ricchezza della Compagnia delle Indie attraverso il commercio delle spezie. 

Un altro campo ha attirato l’attenzione degli occidentali: l’agopuntura. Conosciuta a partire dal 18 secolo, fu combinata nel 19 secolo con l’elettricità per dare vita a una terapia per curare i reumatismi (vedi Jean Baptiste Sarlandiere 1787-1838 che utilizzo questo metodo in Francia). In Asia, è soprattutto con la traduzione dei trattati di medicina europei nelle lingue locali che si propagano le conoscenze mediche. In Cina, all’inzio del 17 secolo, queste traduzioni hanno permesso di completare le conoscenze sull’anatomia. L’apertura al Giappone a partire dal 1868 favorisce lo sviluppo della medicina occidentale in questo Paese. La creazione a Tokyo nel 1875 dell’istituto di farmacologia e farmacia diretto da Alexandre Langgaard (1847-1971) è una delle più importanti testimonianze. 

Attualmente Oriente e Occidente cominciano a comprendersi reciprocamente ea scambiarsi conoscenze essenziali.

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