giovedì 21 novembre 2024

Letture Luminose - Presentazione On Line del libro La Fine è il mio Inizio

Questo mercoledì 27.11.2024 alle ore 18,30  presentazione ON LINE su piattaforma ZOOM 

del libro di Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio,  a cura di Cesare Maramici  

nell'ambito dell'iniziativa   LETTURE LUMINOSE 2024-2025.   

La nostra iniziativa è ormai al quinto anno. Con il tempo ci è sembrato sempre più evidente che incontrarsi e conversare partendo da un testo di ispirazione sia un’attività particolarmente preziosa in un’epoca in cui non solo i valori e la cultura, ma addirittura il buon senso, si stanno progressivamente sgretolando. 

L'iniziativa, è  totalmente GRATUITA.  Per iscriversi occorre mandare una mail a fpistolato@yahoo.it con la dicitura: CICLO LETTURE LUMINOSE 2024-2025. Il link di accesso verrà fornito alla vigilia di ogni incontro, che verrà registrato e inviato poi a tutti gli iscritti, i quali potranno seguire comunque il ciclo, qualora non sia stato loro possibile partecipare alla diretta.

mercoledì 20 novembre 2024

Percorsi di ricerca spirituale

Novembre - dicembre 2024.  Alla Biblioteca Vaccheria Nardi  -   Indirizzo e contatti
Via Grotta di Gregna, 37, 00155, ROMA Tel. 0645460490 - vaccherianardi@bibliotechediroma.it
Metro B  direzione Rebibbia ..  Fermata   Santa Maria del soccorso     Contatti:  s.luzzi@bibliotechediroma.it    

Nel mondo contemporaneo, in cui domina la religione dell'Avere, si va facendo sempre più strada il bisogno di una spiritualità aperta, capace di promuovere e affermare un'autentica filosofia dell'Essere". E molti sono i sentieri e le esperienze culturali che concorrono nel favorire un clima di rinnovata ricerca interiore.
In questa prospettiva viene proposto un breve ciclo di incontri mirato a favorire lo scambio di conoscenze e di punti di vista, fra persone interessate a portare avanti un cammino di indagini e di esplorazioni di carattere spirituale.   

Vedi link: https://www.bibliotechediroma.it/opac/news/percorsi-di-ricerca-spirituale/35720


Bonnard, Pierre et Martha - regia di Martin Provost

Pierre Bonnard è noto per i colori audaci delle sue opere e per una predilezione per la pittura di elementi della vita quotidiana. Con i suoi colleghi pittori, Pierre Bonnard formò nel 1888 il gruppo di giovani artisti francesi noto come “Les Nabis”.      Soprannominato «le poète de l’intime», egli eccelle nella rappresentazione dell’intimità domestica, dedicando numerose tele a soggetti femminili e maschili colti nella nudità di momenti quotidiani come il risveglio o la toilette. Nel 1891 decide di abbandonare l’attività forense per dedicarsi completamente alla pittura e nello stesso anno espone per la prima volta al Salon des Indépendants.   

Il film Bonnard, Pierre e Marthe del regista Martin Provost è la storia di un grande amore.  Racconta la relazione passionale e artistica tra il celebre pittore Pierre Bonnard e la sua compagna di arte e vita, Marthe de Méligny, interpretati da una formidabile coppia di attori: Vincent Macaigne e Cécile De France.

Una passione travolgente, un’unione indissolubile, un amore fuori da ogni schema. Quando Pierre Bonnard - amico di Degas e Renoir - incontra Marthe, cerca solo una modella disposta a posare per lui. Quello che trova è molto più di una musa: Marthe si rivela un’anima affine, una compagna d’arte e di vita, una donna dallo spirito moderno e indipendente. Compare in oltre un terzo delle opere di Bonnard.

Pierre e Marthe si conoscono a fine 1800; Marthe però non sembra essere interessata alla vita parigina e dopo alcuni anni convince Pierre a trasferirsi in Normandia. La villa che occupano è soprannominata la “Roulette” e non è lontana dall’abitazione di Claude Monet che gli fa spesso visita, come viene ben narrato nel film.   Nel film viene anche narrato il dramma che ha vissuto la coppia. Renée Monchaty, una giovane studentessa di belle arti che posava saltuariamente come modella per Pierre diventa la sua amante. E poi questo rapporto si trasforma in un rapporto a tre insieme a Marthe.  Poi Renée chiede a Pierre di scegliere tra lei e Marthe. Pierre inizialmente promette a Renée di sposarsi, andando addirittura insieme a Roma.  L’artista però sceglierà alla fine di tornare con la compagna di una vita: Marthe. Sopraffatta dal dolore la giovane Renée si toglierà la vita.   

Marthe morirà, cinque anni prima di Bonnard, con cui alla fine convolò a nozze nel 1925, trasferendosi in una villa a Le Cannet, nel sud della Francia.   Nel villaggio provenzale  Pierre Bonnard coltiverà il proprio isolamento, come Claude Monet o Paul Cézanne prima di lui, rispettivamente a Giverny e ad Aix-en-Provence.

Il regista, in questo film,  ritrova i temi che gli sono più cari: il rapporto tra vita e creazione, ma soprattutto l’emancipazione femminile, il rapporto delle donne in relazione al mondo dell’arte e delle istituzioni. 

Per essere Liberi bisogna avere tempo

 “Non mi stancherò mai di spiegare che per essere liberi bisogna avere tempo, da spendere nelle cose che ci piacciono, poiché la libertà è il tempo della vita che se ne va e che spendiamo nelle cose che ci motivano.

Mentre sei obbligato a lavorare per sopperire alle tue necessità materiali, non sei libero, sei schiavo della vecchia legge della necessità.   Ora, se non poni un limite alle tue necessità, questo tempo diventa infinito.

Detto più chiaramente: se non ti abitui a vivere con poco, con il giusto, dovrai vivere cercando di avere molte cose e vivrai solo in funzione di questo.

Ma la vita se ne sarà andata via…

Oggi la gente sembra non accorgersene e si preoccupa soltanto di comprare e comprare e comprare, in una corsa infinita…”

José "Pepe" Mujica 

José Alberto Mujica Cordano detto "Pepe" è un politico uruguaiano, Presidente dell'Uruguay dal 1º marzo 2010 al 1º marzo 2015.

Bisogna lavorare per vivere e non vivere per lavorare, non serve riempirsi di oggetti che ci danno una felicità solo apparente e che probabilmente non utilizzeremo mai, la vera felicità sta nelle cose semplici ed in quello che non si può comprare.

Respirare - di Federico Dainin Jôkô Sensei

Federico Dainin Joko Sensei ha ricevuto lo shiho, la certificazione da cuore a cuore dal suo maestro Pierre Taigu Sensei ed è diventato maestro zen e il 93esimo patriarca della tradizione Soto.   In questo breve testo spiega l'importanza del respiro nella pratica dello Zazen (sedersi in meditazione).

Nel praticare Zazen è importante, prima di iniziare, salutare lo spazio in cui ci sediamo per prendere coscienza che ci siamo; per educarci ad essere consapevoli di ciò che andremo a fare, del luogo in cui ci troviamo e dove posiamo la nostra presenza.   
Salutiamo il cuscino e in seguito ci giriamo di 180 gradi e salutiamo coloro che sono di fronte al nostro cuscino. È un gesto rituale che ci fa salutare il luogo in cui ci troviamo senza dimenticare che in un altro posto vicino così come lontano, visibile e invisibile, altri luoghi diversi dal nostro meritano la nostra attenzione e il nostro rispetto.   In questo modo salutiamo la presenza del mondo intero; con la stessa intensità, la stessa profondità, con la stessa fede, lo stesso coinvolgimento del corpo e dello spirito.

Il cuscino, sia pulito o pieno di polvere, ben centrato sulla stuoia o un po’ di traverso, ci ricorda come è la nostra vita, magari perfetta in una giornata briosa, oppure in una giornata grigia, in un momento di felicità o infelicità, di dolore o di gioia, salutiamo questa vita che è lì in quel momento, così com’è.     

Tutto questo (salutare il cuscino, quindi voltarsi e salutare tutte le persone sedute e tutte quelle presenti nel mondo) rappresenta molto più di un semplice gesto rituale; con questi gesti esprimiamo la fede nello Zazen e coltiviamo l'entusiasmo, perché salutando ogni volta che ci sediamo e che ci alziamo, riconosciamo che non è più lo stesso cuscino e non c’è più la presenza di poco prima. Gli altri, tutt’intorno a noi, non sono più gli stessi e tutto ricomincia da capo.   Questo semplice gesto invita ad avere fiducia in tutto ciò che accadrà.

Se è vero che nel Buddismo Zen non c’è una credenza particolare e un Dio, c’è comunque una nozione di fede. Una fede nell’eterno cambiamento delle cose, nell’eterno stato di novità delle cose, a condizione d’essere presenti e coscienti in quel preciso momento.  La fede che tutto andrà bene, e anche quando tutto sembra non andare, tutto va bene così com’è. Perché anche in questi “non va” le cose sono esattamente così come dovrebbero esistere in quel momento.

Poi, la prima cosa che facciamo dopo questo rituale è sederci. Avviciniamo le nostre gambe, se possiamo, in mezzo Loto o in Loto completo e ci abbandoniamo alla terra, semplicemente abbandonando tutto. E in questo corpo seduto in contatto con la terra, iniziamo prendere coscienza che il mondo in cui viviamo ci permette di essere vivi, semplicemente.
Seduti, realizziamo il miracolo profondo d’essere qui, su questa terra, poiché il vero miracolo non è quello di camminare sull’acqua, ma è quello di poter camminare in questa terra. Questa vita non è che una continua scoperta miracolosa, perché non ci è dovuto l’essere presenti in questa terra, non è per forza un nostro diritto. E’ prima di tutto, un dono, una possibilità, un’opportunità, una fortuna. 

In una postura dritta cominceremo davvero respirare con il ventre e riempire il corpo d’aria. Ad ogni inspirazione andiamo sempre più profondamente dentro di noi, ad ogni espirazione andremo e sempre più intensamente, verso il vuoto.

E'  l’attività stessa della nostra vita, che rallenta e che scende in profondità, sempre più in profondità. Nel più profondo del profondo, come una pietra che cade nell’oceano... fino a quando non ci sarà più niente, solo un profondo senso di vacua serenità.

Questa grande profondità in noi è sempre stata calma e pacifica. L'unica differenza tra l'ordinario e la meditazione è che in meditazione iniziamo davvero a frequentare questa pace e più la frequentiamo, più questa si sviluppa.  Il cuore dello Zazen è riuscire a distribuire correttamente il respiro. Il buon respiro è naturale ed estremamente profondo. In realtà, non abbiamo bisogno di nient'altro. Tutto ciò che conta è in questo respiro. L'inspirazione non è comandata, ma naturale, a seconda della gabbia toracica, e l’espirazione è controllata, profonda e attiva.

Ad ogni ispirazione, riporremo l’attenzione su tutto ciò che attraversa la nostra vita. Tutto. I suoni del cortile, i suoni del nostro cuore, la musica, il vicino che si muove, i rumori interni, i pensieri, le immagini ecc ... Osserviamo. E mentre espiriamo, affideremo al respiro tutto ciò che abbiamo osservato e che ci osserva e lo lanceremo nel vuoto. Non lo rifiutiamo, lo rilasciamo nel vuoto e lo liberiamo. Così, respiro dopo respiro, impariamo a liberarci di tutte le cose, di tutti gli esseri, di tutto ciò che abita dentro di noi.

Questo è il cuore di Zazen, pratica di liberazione e libertà, che passa per il respiro. Non abbiamo bisogno del maestro per questo, dobbiamo solo meditare davvero con il respiro costantemente e seriamente. La prima cosa che facciamo quando veniamo al mondo è un’ispirazione molto violenta e forte. I polmoni si aprono in un colpo solo ed è impressionante al punto da farci piangere. L’ultima cosa che facciamo prima di andarcene, di lasciare questa vita, è un’espirazione.
Il respiro è il fulcro della nostra vita. Perché tra questo primo e l'ultimo momento, la nostra vita sarà solo una serie di ispirazioni ed espirazioni.

Lo Zazen è solo questo. E’ coltivare l’attività dell’essere vivi. Potremmo porre fine a tutte le cerimonie, tutti i canti, tutte le pratiche formali, tutti gli insegnamenti dei maestri in Kesa rosso, lasciare cadere tutto e la sola cosa che resterebbe di questa pratica di Zazen, è coltivare il respiro che viene, che ci rende coscienti, che va e che ci libera.
Quando sono davvero consapevole del mio respiro, quando mi capita, mentre medito, di essere davvero consapevole di ciò che osservo, come se fossi davvero un tutt’uno con ciò che mi attraversa, e consapevole di avere questo potere di lasciare andare tutto nel respiro, e quando entro, quando lo provo tutto questo, ne sono incredibilmente scosso. E’ qualcosa che mi nutre per settimane. Questa consapevolezza che la vita è in me, mi rende sensibile, mi rende disponibile a tutto e allo stesso tempo mi libera da tutto. È meraviglioso.
E’ questo il risveglio. Questa vita che mi abita, che da’ il ritmo alla mia esistenza, sia che sia stato buono o cattivo. Attraverso lo Zazen viviamo l’esperienza di questa vita che va e viene in noi….

Film Touch - regia di Baltasar Kormákur

- Looking back as days gone, by precious to my hearth, such sweet memories
stay with me day and night. so ever, I never forgot.
- Ripensando ai giorni passati, preziosi al mio cuore, questi dolci ricordi
mi accompagnano giorno e notte, per sempre. Non li ho mai dimenticati.

Il film Touch è un film del 2024 con la regia di Baltasar Kormákur. Gli interpreti sono Egill Ólafsson, Masahiro Motoki, Yoko Narahashi, Ruth Sheen, Masatoshi Nakamura.
Kristofer (interpretato da
Egill Ólafsson) è un signore anziano islandese che scopre di avere una malattia neurologica degenerativa. Il medico gli consiglia di chiudere i conti in sospeso, così decide di partire e dall'Islanda prima va a Londra e poi in Giappone alla ricerca di una donna che non ha mai dimenticato. In tutto questo, sua figlia, preoccupata, continua a chiamarlo. Un viaggio suggestivo nel tempo e in culture lontane e diverse tra loro. Un film emozionante e esteticamente poetico che parla di amore, memoria, radici, discriminazioni, ritorni, malattia. 

Kristofer è il protagonista di un viaggio di ritorno nei ricordi di giovinezza. Lo rivediamo giovane intento a imparare i segreti della cucina giapponese in un ristorante di Londra a conduzione familiare. Si scopre segretamente innamorato dell'affascinante Miko, la figlia del responsabile del ristorante.  Una relazione calata in una serie di eventi storicamente importanti (si sfiora l'argomento scottante di Hiroshima e dei traumi dei sopravvissuti alla bomba atomica) con dettagli sulla società del tempo (patriarcato paterno giapponese compreso).  Unire la poesia alla quotidianità, un lavaggio di piatti a una dichiarazione d'amore è la caratteristica di questo film che riesce ad emozionare lo spettatore.

venerdì 1 novembre 2024

George Harrison - My Sweet Lord: la Via della Spiritualità

Il libro George Harrison - My Sweet Lord: la Via della Spiritualità - di Sergio d’Alesio descrive la via alla spiritualità che George Harrison ha percorso, in parte anche insieme ai Beatles. Questo percorso è corredato da tantissime notizie e racconti inediti. 
E' un libro che ci racconta il viaggio dell'artista in ogni angolo dell’India, cercando il significato della propria esistenza, studiando l’induismo e manifestando nell’arte e nella vita questa sua ricerca del trascendente e il massimo rispetto verso ogni creatura, religione e cultura. Questo rispetto nasce dalla consapevolezza che DIO è uno solo e noi tutti siamo una goccia nell’oceano dell’universo. 
 
La ricerca spirituale che stiamo vivendo, e che coinvolge  da qualche decennio milioni di persone in tutto il mondo, è dovuta in parte al percorso di  George Harrison...
Quando i Beatles raggiunsero il culmine della fama, le sue esperienze con la musica indiana e lo studio del sitar lo spinsero a cercare l’onnipresenza di Dio nella musica (nada brahma). L’aspetto meditativo trascendentale insito nelle atmosfere del mondo orientale influenzò profondamente il ritmo e la melodia di “Within You Without You” nell’album Sgt Pepper del 1967. L'artista rimase folgorato da una lezione tenuta da Maharishi Manesh Yogi a Londra sulla meditazione trascendentale. Partì per  tre mesi in  ritiro spirituale a  Rishikesh (nel febbraio 1968) insieme agli altri Beatles, per apprendere l’arte della meditazione trascendentale. Nell'ashram George Harrison,  John Lennon, Paul McCartney, e Ringo Star passarono settimane a scrivere canzoni.
 
Nel luglio del 1968, la sua ricerca spirituale divenne l'emblema dei disegni animati psichedelici di Yellow Submarine: dove George appare come il Beatle mistico, seduto nella posizione del loto indossando una collana di grani di legno.
I dieci brani del Cd allegato "In The Garden Of George Harrison" interpretati da artisti di etnie e nazionalità completamente differenti come Deva Raja, Swami, Hariprasad, Capitanata e Thea Crudi, sono un funzionale supporto per la meditazione e lo yoga.
La musica propone atmosfere profonde e meditative di grande suggestione emotiva che donano all’ascoltatore la possibilità di portare alla luce la scintilla divina che plasma l’anima umana. Un vero e proprio tributo alla “vita straordinaria” dell’artista, universalmente giudicato il padre della world music.
Al di là di ogni riferimento al misticismo induista, In The Garden Of George Harrison si sottolinea il concetto che tutti noi siamo UNO: una sola anima, un solo cuore, una sola palpitante emozione nata in simbiosi con le vibrazioni dell’universo.
L'ascolto consapevole di queste musiche ci conduce ad uno stato di leggerezza mentale e di benessere psicofisico e ci accompagna dolcemente, ad una energia rinnovata.
L'ascolto sonoro attivo del CD è un potente mezzo di rilassamento e di esplorazione interiore, in grado di armonizzare e riportare in equilibrio le frequenze energetiche del corpo, donandoci pace e benessere, mantenendoci sani e felici.
I suoni della natura di questo CD sono stati registrati al Sun Temple situato nello stato dell’Orissa in India, vicino alla sacra città di Puri, nel Tempio dedicato a “Surya” il dio sole, a Rishikesh, Benares, e sulle rive del Gange.  Titoli dei brani del CD:
  •     Wonderful future - Deva Raja
  •     Rishikesh - Swamy
  •     Maharishi - Hariprasad
  •     Sun meditation - Capitanata
  •     Peace on earth - Hariprasad
  •     Benares sunset - Capitanata
  •     Puja - Deva Raja
  •     Kriya Yoga - Swamy
  •     Krishna - Capitanata
  •     Mahamantra - Capitanata & Thea Crudi

Amare in consapevolezza - Thich Nhat Hanh

 “In Asia per tradizione si tratta il partner con lo stesso rispetto che si riserverebbe a un ospite. E’ così anche per chi sta insieme da tantissimo tempo: l’altro merita sempre il tuo pieno rispetto. Il rispetto è la vera natura del nostro amore”

“Quando impariamo ad amare e comprendere noi stessi, a essere veramente compassionevoli nei nostri confronti, allora sì che possiamo amare e comprendere davvero un’ altra persona!”

“La comprensione è la vera natura dell’amore. Il regalo migliore che puoi fare a una persona è comprenderne la sofferenza. Se non comprendi non puoi amare”

“Quando nutriamo la felicità in noi e le diamo sostegno, in quel momento stiamo alimentando la nostra capacità di amare. Per questo, amare significa imparare l’arte di alimentare la propria felicità”

“Amare non significa possedere l’altra persona o consumare per intero la sua attenzione e il suo amore: amare significa offrire all’altro la gioia e un balsamo per la sua sofferenza. Questa è la capacità che dobbiamo imparare a coltivare”

“Quando sai generare gioia, questa nutre te e anche l’altro; la tua presenza è un’ offerta, come l’aria fresca, come i fiori primaverili o il cielo limpido e azzurro”

“Spiritualità non significa una fede cieca in un insegnamento spirituale: quella spirituale è una pratica che porta sollievo, comunicazione e trasformazione. Tutti hanno bisogno di una dimensione spirituale nella vita; senza una dimensione spirituale, affrontare le difficoltà che incontriamo tutti quotidianamente è una dura sfida”

Dal testo di Thich Nhat Hanh – Amare in consapevolezza.

Vedi breve sintesi del testo:   https://www.google.it/books/edition/Amare_in_consapevolezza/yopwDQAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&pg=PT6&printsec=frontcover

L'essentiel c'est Dieu - Georges Vandamme (2)

Seconda parte del libro  L'essentiel c'est Dieu - Nouveaux rapports de la Science et de la philosophie à l'aube du 21e siècle jusqu'au seuil de la foi chrétienne scritto da Georges Vandamme e pubblicato nel 2011.    

Jacques Monod  sviluppa una filosofia dell'assurdo basata sulla obiettività della natura, in questo contesto l'uomo scopre la sua totale solitudine e estraneità radicale, è solo nell'immensità indifferente dell'universo da dove è emerso per caso. Il suo destino non è scritto da nessuna parte. Questo materialismo filosofico non-marxista si distingue dal finalismo e dal materialismo marxista.  

Francosis Jacob anche lui si rivela materialista e partigiano del caso: "Quello che dimostra la biologia, è che non esiste una entità metafisica che si nasconde dietro la parola vita" E' difficile descrivere l'orientazione della selezione naturale, così le parole progresso, perfezione non possono rappresentarla. 


Karl Popper nella sua opera La logica della scoperta s'interroga sul metodo scientifico induttivo, che va dal particolare al generale, dall'esperienza all'ipotesi e alla teoria. Popper preconizza un nuovo metodo che è esattamento l'opposto, il metodo deduttivo che parte da una idea nuova, da un'ipotesi per arrivare a conclusioni logiche (vedi la legge della relatività di Einstein) e verificare se  esistono delle relazioni tra di loro. Con questo nuovo approccio però si tolgono le barriere che separano la scienza dalla speculazione metafisica.  Il problema è distinguere le scienze empiriche (sperimentali) da una parte e i sistemi matematici e logici (concettuali) dall'altra e di fissare dei confini ben definiti.

Il criterio di demarcazione si situa al livello della confutabilità, una teoria è valida fino a quando non è dimostrato il contrario.  Una teoria è considerato confermata fino a quando passa le verifiche e i test con successo. Per questo è importante che la teoria scientifica possa essere sottoposta a dei test. Ne consegue che ogni evento che si produce una sola volta e non può riprodursi non può essere considerato dalla scienza. 

Il XX secolo ha messo in discussione le nostre certezze.  Con Einstein le due relatività ristrette e generali, il tempo e lo spazio sono confluiti in una entità a quattro dimensioni, con Bohr e i fisici quantisti, la materia è uscita dal campo della nostra prevedibilità, con Hubble l'universo stabile ha fatto posto a un cosmo in espansione la cui storia è cominciato con il mitico Big-bang. Con Godel la logica è stata messa in secondo piano per lasciare il posto all'indicibile, con Crick e Warson il mistero della vita è stato associato al gioco banale delle forze elementari nel cuore della molecola.  Ciò ci ha portato ad accettare che non c'è niente di definitivo, soprattutto senza prove decisive. Bisogna abbandonare anche la speranza di capire il Big-bang e l'origine dell'universo perchè rientra nelle ipotesi inverificabili. Anche  Dio che per definizione non è un oggetto ma uno Spirito non può essere analizzato con il linguaggio matematico.

E' conferamto da varie teorie che i principi quantici (indeterminismo) hanno la supremazia sui principi della relatività ( determinismo).  Il principio di indeterminazione di Heisemberg regola le interazioni tra l'emittente e il ricevente, che sono i soli a condividere la chiave e il messaggio. Se qualcuno prova di decifrare questo messaggio perturba lo stato dei protoni ed è impossibile rinviare una copia del messaggio. I ricercatori hanno battezzato questo teorema di "non-clonaggio quantico".  Il principio quantico inizialmente aveva come campo di applicazione la microfisica, potrebbe applicarsi anche alla macro-fisica. Il principio di causalità ha perso il suo carattere assoluto con l'avvento dell'indeterminismo nella microfisica.

Claude Allegre affermava: "La fisica è essenzialmente la scienza che per comprendere la natura del mondo fisico e le sue leggi, usa il linguaggio matematico deduttico". E questi linguaggi non sono sostituibili se si vuole parlare di scienza.

Stephen Hawking scrive nel suo libro Una breve storia del tempo: "Se l'universo  ha un inizio (Big-bang) noi potremmo supporre che c'è un creatore. Ma se realmente l'universo si contiene tutto intero, non essendoci nè frontiere, nè bordi, non dovrebbe avere nè inizio, nè fine, dovrebbe semplicemente essere. Che posto resterebbe per un Creatore?"

L'universo dipende dalle quattro leggi  fisiche che sono:  interazione debole, interazione forte, interazione elettromagnetica, e la relatività generale, esse costitutiscono la base di tutti i fenomeni conosciuti nell'universo. 

Secondo Alfred Kastler (nel libro Questa strana materia) in microfisica fotoni, neutroni, protoni, atomi o molecole non possiedono quella che possiamo chiamare "esistenza permanente". La scienza non può conoscere che degli istanti di esistenza e non degli Esseri.

Karl Popper dice: "Bisogna rigettare l'idea di un universo causalmente chiuso ma anche di un universo probabilistico (uscito dal caso). Il nostro universo è parzialmente causale, parzialmente probabilistico e parzialmente aperto. E' Emergente. In ogni momento infinitesimale tutto quello che sembra esistere si trasforma, e riempe così tutte le caratteristiche dell'Essente (ètant). L'essere è la coscienza di esistere, Un essente (ètant) è un essere attuale che diviene tale solo nel momento che pensa di esistere".

Se facciamo riferimento a una nozione metafisica di un Creatore, potremmo dire che l'universo e tutta la creazione sono nella durata e nello spazio l'Essendo dell'Essere Divino"  Partecipano in un presente assoluto al suo pensiero creatore. 

Hubert Reeves dichiara che l'universo "ruisselle" d'intelligenza, ma da dove viene questa intelligenza? Ciò implica l'idea di un finalismo spiritualista, che ha come scopo il far emergere una intellligenza riflessiva in ciascun essere umano sotto forme diverse. Questo principio di finalità spiritualista prevale sulla causalità.

Kark Popper diceva: "l'evento che si produce una sola volta non può essere consderato dalla scienza". Bisogna distinguere tra Teodicea che cerca l'accesso alla conoscenza di Dio attraverso la via della ragione e la Teologia che è una riflessione su Dio fatta alla luce della Rivelazione ( antico e nuovo testamento). 

Più tardi la scolastica medioevale considera la metafisica come lo studio dell'esistenza di Dio, dei suoi attributi e dei suoi rapporti con le creature. Poi Descartes orienta la metafisica verso l 'analisi del pensiero e nel XVII e XVIII secolo si considera che il problema fondamentale della metafisica è quello dell'esistenza del mondo. Nel XX secolo appaiono la fenomenologia e l'esistenzialismo  e l'oggetto della riflessione è la natura dell'uomo (o antropologia filosofica).  Si vede quindi che il concetto di metafisica cambia durante i veri periodi storici. 

Oggi ci sono delle difficoltà per portare avanti concetti metafisici, ad esempio una stessa parola Causalità esprime due concetti: la causa prima e le cause secondarie, queste ultime entrano in contraddizione con la prima.  I fisici domandano che la riflessione metafisica ( o una nuova-metafisica)  si appoggi sulle quattro leggi fondamentali (interazione debole, interazione forte, e interazione elettromagnetica nel campo quantico da una parte e la relatività generale dall'altra parte), leggi che regolano tutti i fenomeni conosciuti nell'universo.   La scienza può dire quello che l'uomo può fare, ma non quello che deve fare ( che rientra nel campo dell'etica o della politica). 

Nel contesto attuale la tendenza filosofica si divide in due: da una parte i materialisti che propugnano l'auto-organizzazione e dall'altra quelli che portano avanti il principio antropico che include la questione del senso (le leggi della fisica sono quelle che hanno permesso alla vita di manifestarsi).    Gli scienziati non concepiscono l'universo, lo osservano.

Alfred Kastel, nel testo Questa strana materia esprime la seguente idea: "L'apparizione della vita sul nostro pianeta è il risultato di una sequenza di eventi altamente improbabili. Una tale successione ha ben poche possibilità di riprodursi una seconda volta". 

Esistono due formulazione del principio antropico: debole e forte. Il principio antropico debole cerca tutte le limitazione e aggiustamenti che si devono imporre alle leggi della fisica (le 4 leggi fondamentali)  per permettere l'apparizione della vita. Il principio forte enuncia che sono talmente tante le coincidenze  e le costanti fondamentali necessarie all'apparizione della vita che non può essere il frutto del solo caso e quindi l'apparizione della vita potrebbe costituire una finalità dell'evoluzione cosmica. Ed entriamo quindi nella formulazione metafisica.

La scienza moderna sa bene che l'osservazione dell'universo è il risultato di un compromesso tra determinismo e indeterminismo, a dei momenti successivi nel tempo e nello spazio, e dunque è estremamente difficile sapere dove e quando si sono prodotti.

Henry Atlan afferma : "Non abbiamo bisogno di supporre l'esistenza di un essere intelligente per produrre degi esseri intelligenti".  Con questa frase riafferma la sua opposizione all'esistenza di un essere creatore.

Anche Edgar Morin esprime la sua opinione sul senso dell'universo: "Non voglio credere a un disegno intelligente che avrebbe spinto l'universo a esistere. Penso che l'universo si è auto-prodotto, si è auto-creato". Il grando mistero dell'universo è questa capacità di organizzazione che crea delle qualità nuove, non esistenti separatamente negli elementi che riunisce tra i quali c'è la finalità. Non è l'organizzazione che nasce dal disegno, ma il disegno che nasce dall'organizzazione. 

Jacques Monod chiama teleonomia questa finalità di sopravvivenza dello sviluppo e della riproduzione. Non credo che ci sia un disegno intelligente, ma dal momento che si è creata la vita si sono creati miriadi di disegni intelligenti, con la volontà di esistere e riprodursi. Così l'auto-organizzazione resiste alla morte e si serve della morte delle cellule per crearne di nuove e rigenerarsi...  Queste auto-organizzazioni giocano un ruolo nell'ordine biologico - Alfred Kastler.

Hubert Reeves ci parla di un mondo che è pieno di intelligenze, riconosce che l'intelligenza esiste e che la creazione ne è la manifestazione. Ma quale intelligenza?  Quella dei piccoli disegni o quella di una intelligenza creatrice?  Forse l'intelligenza come capacità di adattazione a situazioni nuove ma unicamente a queste e senza un disegno o progetto a livello di scelta. Ma questa non è una intelligenza cognitiva.

Francosis Jacob mantiene il concetto di caso ma lo inquadra nel gioco delle possibilità. 

Molti intellettuali adottano questo approccio come giustificativo dell'inutilità di una Intelligenza creatrice.  H. Atlan dichiara: La materia inanimata e la materia animata sono la stessa materia, ma organizzate diversamente.  C'è il passaggio dalla materia inerte retta dalle leggi dell'universo a una biosfera che utilizza le potenzialità che gli sono offerte nella cornice del gioco del possibile,  di cui l'indeterminismo fisico che è essenziale per ottenere una creazione per evoluzione. La formazione di una galassia per esempio non ha niente a che vedere con la modifica del genoma. C'è solo una differenza di scala di funzionamento.

Si può arrivare anche a pensare che l'inerte attivo è indispensabile all'esistenza del vivente, questa subordinazione postula qualcosa di diverso da un auto-organizzazione cieca e senza disegno per spiegare l'origine dell'universo e la sua esistenza permanente.  Ciò ci porta a pensare che possa esistere una finalità spiritualista globale.  Un essere divino che avrebbe programmato in dettaglio lo sviluppo della storia umana.

Per Huber Reeves, l'universo possiede dalla notte dei tempi le proprietà richieste (le leggi fondamentali dell'universo)  per condurre la materia ad arrivare alle tappe della complessità.  La specie umana domina le altre specie animali grazie alla forma particolare della sua intelligenza, una intelligenza riflessiva, capace di pensieri astratti che danno accesso alla coscienza

Nel dibattito tra chi sostiene l'auto-organizzazione e chi adotta il principio antropico forte, asserendo che l'universo risponde a un progetto che include l'esistenza di un essere Divino, gioca un ruolo importante l'apparizione della coscienza riflessiva nella specie umana.

L'essentiel c'est Dieu - Georges Vandamme (1)

L'essentiel c'est Dieu - Nouveaux rapports de la Science et de la philosophie à l'aube du 21e siècle jusqu'au seuil de la foi chrétienne è un testo scritto da Georges Vandamme e pubblicato nel 2011.            

Georges Vandamme, originario del nord della Francia, è stato per 35 anni direttore d'azienda. Affascinato dal rapporto tra scienza, metafisica e fede, ha sviluppato una conoscenza approfondita del pensiero degli scienziati contemporanei. Qui condivide con noi i risultati delle sue riflessioni e convinzioni.     

Questo libro si rivolge a tutti gli "uomini e donne di buona volontà" alla ricerca della verità. La prima parte racconta le riflessioni degli scienziati (fisici e biologi) sulla loro disciplina nel corso del XX secolo, con le loro particolarità. Jacques Monod, ad esempio, basa il suo pensiero sul caso come "libertà assoluta ma cecità", François Jacob sul "gioco delle possibilità", Alfred Kastler sulla "finalità oggettiva" e Trinh Xuan Thuan sulle "leggi dell'universo con possibilità evolutive".
Quanto a Georges Charpack, in Soyez savants, soyez prophètes, afferma: "Ciò che rimane la chiave del problema che la scienza pone alla filosofia si trova nelle leggi dell'universo e nell'interpretazione del loro carattere. Non abbiamo trovato nulla che risponda veramente ai nostri desideri". Ma la domanda rimane, non come una sfida ai filosofi, ma come una richiesta alla riflessione. 

È questa la sfida a cui questo libro cerca di rispondere, mettendo in discussione alcuni concetti filosofici per arrivare a una neo-metafisica richiesta dagli scienziati. Attraverso uno studio sintetico del passaggio dal politeismo al monoteismo fino alle soglie della Rivelazione cristiana, l'autore sviluppa l'originale concetto neo-metafisico di "Essere ed Esserci" applicato all'Universo. Tale concetto costituisce una svolta decisiva nella ricerca della Verità su Dio, rivelando una correlazione senza precedenti con il prologo del Vangelo di San Giovanni.  Per i teisti, i monoteisti, quelli che ammettono l'esistenza di un solo Dio che sia ebreo, cristiano o mussulmano, questo Dio è il creatore dell'universo. E questo è il postulato fondamentale di tutte le fedi religiose.

Tra la scienza e il Dio creatore dell'universo ci sono necessaraimente delle relazioni. La scienza è neutra, e non potrà mai provare che Dio esiste, e si passerà immancabilmente da una conoscenza scientifica a una apprezzazione metafisica o a un giudizio filosofico.  Nello stesso tempo la scienza non potrà mai provare che Dio NON esiste.  Il problema  dell'esistenza di Dio è di ordine metafisico, quello dell'approccio alla conoscenza di Dio è di ordine teologico.

L'osservazione dell'universo e in particolare del mondo vivente ci lascia meravigliati davanti all'intelligenza che scaturisce dalla varietà, dalla diversità, dalla ricchezza della natura che ci circonda. Come lo diceva Hubert Reeves, il mondo "ruisselle" di intelligenza. Delle nuove nozioni e teorie sono apparse agli inizi del '900 e hanno messo in discussione tutto l'impianto scientifico.

Nel 1900 Marx Planck pubblica la teoria dei Quanta che suppone che l'energia deve avere una struttura discontinua (i quanta di luce).

Nel 1923-1927 prende luce la meccanica ondulatoria  con i lavori di Louis De Broglie e le relazioni di indeterminazione in microfisica con Werner Heisenberg con i l suo libro La partie et le Tout.   Quello che opponeva Bohr e Einstein erano due concezioni dei principi della fisica. Bohr difendeva la nuova concezione della teoria quantica  a carattere essenzialmente statistico, mentre Einstein non poteva ammettere che non era possibile conoscere tutti i parametri necessari a una determinazione del processo. Da qui la famosa frase "Dio non gioca a dadi". Einstein fu l'ultimo difensore del principio di causalità integrale dove i fenomeni fisici si manifestano  nello spazio e nel tempo, indipendentemente da noi, secondo delle leggi fisse.  Ammetteva la teoria quantica come una spiegazine provvisoria, ma non come interpretazione definitiva dei fenomeni atomici. E difendeva l'idea di una teoria determinista con "variabili nascoste".  

Solo nel 1982, con la costruzione di un laser molto potente, Alain Aspect (premio Nobel per la fisica nel 2022) presso l'istituto ottico di Orsay attraverso una serie di esperimenti, ripetuti, ha escluso la possibilità di costruire una teria deterministica a Variabili nascoste, mettendo in discussione i testi di John Bell, Rosne e Podosky che difendevano il paradosso di Einstein (comunque una teoria non locale resta possibile, ma violerebbe la relatività ristretta).

Nel periodo della guerra fredda (1950-1970), con l'uso del nucleare, si cerca sempre più di penetrare nel mondo infinitesimale dell'atomo.

Nel 1970 Jacques Monod, premio Nobel per la medicina nel suo libro Le hasard et la nècessite poneva un problema filosofico,  tutta la sua dimostrazione filosofica si basa sul principio di oggettività della natura. La tesi che porta avanti è che la biosfera non contiene una classe prevedibile di oggetti e fenomeni, ma costituisce un evento particolare non prevedibile.  Afferma: " Il caso puro è il solo caso: la libertà assoluta è alla radice del prodigioso edificio dell'evoluzione. Questa nozione centrale della biologia moderna, non è più oggi un'ipotesi tra le altre possibili. E' la sola concepibile.  E' il primato dato al caso sulla teleonomia". 

Francois Jacob (premio Nobel) con Jacques Monod e Etienne Wolf pubblicano La logica del vivente per confermare questa tesi. E introducevano il processo straordinario con cui il DNA si organizza nel cuore della cellula. Il DNA funziona come un piccolo computer e 10 milioni di segni sono contenuti in un millimetro (il cromosoma), all'interno della cellula.  Alcuni teologi ritengono la scienza sospetta nel giustificare questo materialismo ideologico.

Nel 1976 Alfred Kastler (Premio Nobel per la fisica) nel suo libro Cette etrange matiere rivela gli enigmi metafisici che si poneva la scienza della materia.  Sosteneva la natura ondulatoria della materia, e queste relazioni sono universali sia che si applicano ai fotoni (corpuscoli della luce)  o alle particelle della materia ( atomi, molecole, ecc). Sosteneva l'impssibilità di determinare una traiettoria di questi corpuscoli micro fisici, e da qui arrivare alla rinuncia del determinismo nella micro-fisica. Impossibilità dell'osservatore di conoscere come si svilupperà la realtà oggettiva.  

Nel 1979 Bernard d'Espanat pubblica A la recherche du réel e mette in rilievo la meccanica quantica per spiegare i fenomeni fisici.  E' più importanti della relatività delle variabili nascoste, che non è mai stata dimostrata.   I fisici rimettono in causa i principi tradizionali della metafisica.   In un altro libro Un atomo di saggezza parla della microfisica  e dichiara che l'assiomatica quantica non è compatibile con tutte le visioni dell'universo.  "Questa visione indeterministica non implica il caos, ma l'armonia dentro delle regole (le leggi della natura)   e non a livelllo delle apparenze che sono le cose del reale visibile, con la realtà globale che implica l'esistenza di un reale nascosto". Riconosce che l'ipotesi è ancora più ardita in seno all'Essere non conoscibile in senso stretto che genera ai nostri occhi tali apparenze.

Nel 1981 l'astrofisico Huber Reeves, nel testo Patience dans l'azur pone la questione essenziale della metafisica: "Perchè c'è qualcosa piuttosto che niente?"  E ci fa prendere coscienza dei tre enigmi dell'universo: una omnipresenza della materia o la sua influenza. Gli oggetti obbediscono alle stesse leggi della fisica, senza che in passato ci sia stata una comunicazione tra di loro: La meccanica quantica indica che due particelle restano in contatto permanente, indipendentemente dalla distanza. Per i suoi colleghi queste domande rientrano nel campo della metafisica.  Per Reeves l'universo è pieno di intelligenze e cerca di capire come sono in relazione con l'evoluzione cosmica.   Francois Jacob introduceva il concetto "del gioco delle possibilità" per spiegare l'evoluzione, e ciò non impediva la presenza di spazi di indeterminismo che permette a tutte le specie di evolvere e all'uomo di accedere all'intelligenza riflessiva.

Nel 1984 esce il libro Pour lire la creation dans l'évolution. Gli autori ( Christian Montenat, Luc Plateaux, Pascal Roux) mettono in evidenza il continuum dell'emergenza dell'autonomia presso gli essere viventi e la comparsa della coscienza nell'essere umano. La scienza della natura ci porta a mettere l'uomo in una traiettoria temporanea.  Si parte da esseri unicellulari fino ad arrivare all'ultimo anello della catena che è l'uomo. La conoscenza del cervello potrà un giorno spiegare come è nata la coscienza  e la capacità di pensare in modo astratto?

Nel 1988 appaiono due interessanti opere sulla cosmologia e sul come decriptare l'origine dell'universo:  Una breve storia del tempo di Stephen Hawking e Melodie segrete di Trinh Xuan Thuan.    Hawking cerca di riprendere la nozione di funzione di onda e cerca di applicarla all'universo. L'evoluzione dell'universo dipende dalle leggi fisiche chiamate le costanti fondamentali della natura ma anche dalle condizioni iniziali. E quella del Big Bang è quella meglio accettata oggi.  I fisici pensano che l'universo è regolato con una estrema precisione e che tutto si gioca sull'equilibrio, Equilibrio nella densità della materia e dell'universo,  i componenti obbediscono al principio di Pauli, il principio di esclusione (uno stato quantico dato non può contenere che un solo fermione (le 12 particelle di materia); Se questo principio non fosse rispettato la materia dell'universo scomparirebbe in una fornace di energia. L'uomo non ha risposta di fronte al silenzio degli spazi infiniti.  L'uomo è perso nell'immensità dell'universo da cui è emerso per caso. 

Alcuni dicono che il caso non ha mai costruito niente e cominciano a pensare che non è un caso se la coscienza e l'intelligenza sono emerse in un essere vivente. La vita sulla terra è dovuta ad una perfezione incredibile, e l'uomo non cessa di imitare la natura. E si potrebbe concludere che l'uomo è meno intelligente che la natura.  Ogni essere umano è unico rispetto ai miliardi di esseri umani che popolano e che hanno popolato questo pianeta. Dalla riunione del materiale genetico si forma un nucleo contenente i 46 cromosomi che costituiscono la specie umana.  ( se si è credenti si potrebbe pensare che è il Dio che ci ha dato la vita a renderci unici).  Per gli scienziati questa meraviglia della creazione ha la sua origine nella scelta delle costanti fisiche e nelle condizioni iniziali, e dalle leggi dell'universo (la distanza del sole dalla terra, l'attrazione magnetica che permette agli oceani di mantenersi, e così via...).  La cosa sorprendente è che l'uomo è capace di osservare questo universo, per constatare che obbedisce a delle leggi, le cui caratterisitiche sono state perfettamente descritte (molte sono state scoperte e altre sono da scoprire).   

Pag. 27.   Come si pone il problema metafisico agli scienziati?   Alfred Kastel scrive: "ho difficoltà a comprendere alcuni scienziati che deificano un principio (il caso) e rigettano l'altro (il finalismo) all'inferno. Entrambi sono concetti metafisici, delle costruzioni della mente umana. La legge casuale si libera poco a poco dell'osservazione dei fatti; in microfisica il fisico constata che partendo dalle stesse condizioni inziali non ottiene gli stessi effetti e che alla legge causale deve sostituire la legge delle probabilità. ... Perchè rifiutare di parlare di finalità. Non è irrazionale riconoscere l'esistenza di un progetto o di un programma nei fatti del mondo fisico.  Tutta la struttura dell'universo si basa sul principio di Wolfang Pauli: uno stato quantico dato può contenere un solo fermione. Se questo principio non è rispettato la materia fonderebbe in una fornace di energia. E' il principio di  integrazione della materia. Ma è un principio di casualità o di finalità?

Gli scienziati possono affrontare il principio di finalità solo sotto il suo aspetto fisico o biologico che chiameremo un "finalismo oggettivo". Ma si può concepirne un altro che possiamo definire "finalismo spirituale". L'universo sarebbe stato creato per far si che emerga al suo interno un essere vivente capace di una coscienza e di una intelligenza riflessiva. Si tratterebbe di un finalismo di origine divina. Per gli scienziati positivisti parlare di un progetto è inserire l'idea di un creatore supremo: Dio.

L'uomo di scienza può pensare la sua disciplina nell'insieme della cultura moderna per arricchirla di idee venute dalla scienza, ma allora fa della filosofia o una neo-metafisica.  Anche l'uomo di scienza può porsi delle domande come "Perchè l'universo esiste, Che facciamo in questo universo, ecc".  Quando si privilegia il caso sulla telenomia (il potere dello spirito di dare a sé stesso la propria legge), si fa della filosofia. 

Trinh Xuan Thuan rimette in discussione gli argomenti filosofici riguardanti l'esistenza di Dio, con una nuova visione dell'universo.  Il flusso quantico fa andare in pezzi l'argomento della Causa prima. Nel mondo microscopico delle particelle elementari, le relazioni causali e il determinismo sono fuori luogo. Soprattutto la causa primaria perde il supporto delle sue cause secondarie. Il principio di casualità è stato determinante fino a qualche decennio fa, è stato uno dei principi fondamentali della ragione dopo Aristotele e annuncia. "Tutto si rifà a una causa e le stesse cause nelle stesse condizioni producono gli stessi effetti".

Gli scienziati affermano che questo principio fondamentale perde il suo carattere assoluto e deve essere sosstituito dalle quattro leggi fondamentali attualmente conosciute: gravità ( o relatività generale), elettromagnetismo, forza debole e forza forte (nel campo quantico). Ma forse c'è di più. (vedi:  https://www.geopop.it/quali-sono-le-quattro-forze-fondamentali-della-natura-e-cose-la-possibile-quinta-forza/ ).   Queste leggi non provengono dall'universo in quanto alla sua origine non è che una materia inerte, incapace di pensare e di creare delle leggi che provengono da un'intelligenza, che le ha fondate. Se noi comprendiamo queste leggi è dovuto al fatto che la nostra intelligenza uscita da questo universo è in intima connessione con quella che agisce nel cosmo.    Come diceva Einstein "Quello che è incomprensibile, è che l'universo sia comprensibile dall'intelligenza umana".

Reeves asserisce: La meccanica quantica implica che due particelle restino in contatto permanente indipendentemente dalla loro distanza, anche se non sono più collegate causalmente.  Tra questa asserzione e la teoria della relatività che esclude ogni forma di comunicazione a una distanza superiore a quella della luce c'è una contraddizione insolubile. Einstein per salvare la sua teoria concluse che ci dovevano essere delle variabili nascoste. Kastler dice: questa contraddizione tra il determinismo apparente in macrofisica e l'indeterminismo reale nella microfisica giustifica che siamo di fronte a una Materia Strana. Gli scienziati sono giunti ad asserire che esistevano due livelli di realtà: il reale visibile (macrofisica) che obbediva al principio di causalità (cause secondarie) e la microfisica che seguiva altre leggi. 

Nel 1992 Claude Allegre, professore di geofisica, nel suo libro Introduzione a una storia naturale, asserisce che Dio è il fondatore creatore delle leggi dell'universo, creatore dell'istante Zero e che interviene per far si che gli avvenimenti decisivi si svolgano nel buon momento.  Un Dio  che migliora la sua opera nello spazio tempo (Francois Jacob). 

Un'altra concezione è quella di Claude Allegre, Trinh Xuan Thuan, Alexandre Favre, Alfred Kastler che arrivano al concetto di Caos apparente che maschera l'esistenza di un ordine capace di adattarsi all'entropia dell'ambiente e per conseguenza alle leggi dell'universo.    Queste due concezioni sono in realtà complementari.    Oggi nella biologia molecolare si è scoperto un meccanismo estremamente complesso che obbedisce a un programma, che Jacques Monod chiama la Teleonomia.  Fino a quando, in laboratorio, non si arriverà a realizzare la sintesi del DNA che si ricostituirà da solo, senza intervento esterno, non avremo compreso niente dell'origine della vita. Questa ricerca continua per arrivare a ottenere una cellula elementare capace di riprodursi. 

Nel 1998 Trinh Xuan Thuan pubblica Il Caos e l'Armonia e in questo testo parla delle leggi della natura che sono universali, assolute, intemporali, omniscenti.  Le leggi della natura regolano tutta la fisica, ma nello stesso tempo integrano in esse un indeterminismo che si manifesta nel gioco delle possibilità. Queste leggi trovano la loro esistenza solo collegandosi a un'Intelligenza superiore che le ha create per far si che l'universo esista e si evolva. 

L'opposizione tra un Dio eterno fuori dal tempo e dello spazio e un Dio legato alle contingenze delle situazioni non è più incompatibile. Trinh Xuan Thuan asserisce: "Dio, l'Essere Divino e creatore delle leggi intemporali e necessarie è responsabile dell'ordine del mondo, non per azione diretta, ma offendo le potenzialità che l'universo è capace di attualizzare o meno". 

Se l'universo è accessibile alla nostra intelligenza è perchè: "L'intelligenza dell'uomo è fatta per scoprire l'Intelligenza Divina Creatrice dell'universo visibile e invisibile". 

Durante il XX secolo la scienza è passata da un positivismo a un realismo lucido che apre una via feconda alla riflessione metafisica e filosofica. 

Pag. 43. Che cosa è la verità?  Oggi la metafisica o meglio la Neo-metafisica si mette alla ricerca della verità.  Tommaso D'Aquino nel Medioevo aveva definito così la verità: "La verità è l'adeguazione tra l'intelligenza e la realtà".  L'intelligenza è la capacità di analizzare delle situazioni accompagnata da una capacità di sintesi permettendo di accedere a dei risultati reali e nuovi.

Credere che una verità umana è assoluta conduce all'intolleranza. La verità umana non può essere che parziale e temporanea.

Claude Allegre scrive nell'Introduzione alla storia umana: Finito il tempo del determinismo, quello delle certezze e del definitivo, la scienza accetta di considerare le sue teorie come una visione del mondo che occorrerà modificare e fare evolvere. Gli scienziati inventano, scoprono, lavorano con passione ogni giorno, si avvicinano all'obiettivo. Devono pertanto sapere che la Verità è un ideale asintotico che nel linguaggio scientifico, è ciò che tende ad avvicinarsi sempre più a qualcosa senza mai raggiungerla o coincidere con essa.  Qualcosa che non si raggiungerà mai. 

Allora dove si trova la verità suprema? Si può trovare solo in Dio. Lui solo ha ha l'intelligenza infinita dell'universo e la conoscenza del reale che lo costituisce. La verità umana è tributaria della realtà. La verità divina è costitutiva della realtà.   Molte opere contemporanee si chiedono: "Dio esiste? Il mondo si è creato da solo?"  Senza contare il dibattito sul principio antropico e l'auto-organizzazione che postulano l'idea di Dio o quella del non-Dio.  Per alcuni Dio non esiste, è l'uomo che l'ha inventato e dunque Dio è il risultato della fabbricazione della mente dell'uomo.  

Comunque la specie umana possiede una forma d'intelligenza particolare, l'uomo ha la facoltà del pensiero astratto, quello che lo differenzia da tutti gli esseri viventi.  Dovrebbe esserci un nuovo modo di pensare la filosofia (nel ramo metafisico) che potremmo chiamare neo-metafisica che sia in accordo con quello che ci apporta la scienza attuale.  

Vedi articolo: Pensée philosophique et pensée scientifique. Indifférence réciproque, cohabitation pluridisciplinire ou engagement interdisciplinaire?  https://www.implications-philosophiques.org/wordpress/wp-content/uploads/2013/11/CITOT-Pens%C3%A9e-philq-et-pens%C3%A9e-sciq.pdf

Sull'altruismo - Federico Dainin Jôkô Sensei

Rileggendo un libro del maestro zen Federico Dainin Jôkô Sensei, ho trovato queste magnifiche frasi sul volontariato e l'altruismo che volevo condividere ...                 

Spesso ci piace avere l'onore di dire a noi stessi che abbiamo fatto qualcosa di grande per l'umanità. Ma in realtà, non c'è niente di più grande che seminare i semi della buona volontà ogni giorno, ovunque ci troviamo.


L'importante è pacificare la propria vita. Poi pacificare chi ci circonda. È come lo zazen: si inizia riconciliandosi con se stessi, amandosi.

Ho lavorato a lungo in associazioni umanitarie e vedo squadre meravigliose di volontari che fanno sempre qualcosa per compensare la propria mancanza. Un consiglio: iniziate a rivolgervi agli altri il giorno in cui sarete in grado di stare in piedi da soli e di essere liberi.

Perché per raggiungere gli altri bisogna imparare a non aspettarsi nulla in cambio. È il dono di voi stessi. Questo dono di sé è possibile se non si ha più bisogno di nulla. È allora che si diventa un dono per gli altri.

Credo che l'atteggiamento giusto sia quello di essere profondamente a posto con se stessi, pieni, realizzati, unificati, prima di rivolgersi agli altri.    Un altro consiglio: evitate di fare il bene solo perché lo ritenete tale. Fare il bene non deve essere uno sforzo, deve scaturire da noi, e perché possa scaturire da noi, questo “noi” deve essere pacificato. A quel punto smettiamo di chiederci se “mi piacerebbe fare del bene”.

La cosa triste è che viviamo in una società che comunica molto, ma non si ascolta. L'ascolto è un dono enorme! L'ascolto è miracoloso. Se sei un buon ascoltatore, dove sei, hai già realizzato il desiderio del boddhisattva: salvare le persone dalla sofferenza.

Diventate il mondo che volete sia un posto migliore.
Ispirate gli altri con la vostra vita liberata e pacificata.
È un buon inizio.

La sofferenza nel mondo - Thich Nhat Hanh

Qualcuno mi ha chiesto: "Non sei preoccupato per lo stato del mondo? ”    

Mi sono permesso di respirare e poi ho detto: “La cosa più importante è non permettere che la tua ansia per ciò che accade nel mondo ti riempia il cuore. Se il tuo cuore è pieno di ansia, ti ammalerai e non potrai aiutare. ”

Sì, c'è una sofferenza tremenda in tutto il mondo, ma sapere questo non deve paralizzarci. Se pratichiamo la respirazione consapevole, la camminata consapevole, la seduta consapevole e il lavoro nella consapevolezza, possiamo fare del nostro meglio per aiutare.

Thich Nhat Hanh 


Boir la lune et chevaucher les nuages - Federico Dainin Joko Sensei (2)

Federico Dainin Joko Sensei ha ricevuto lo shiho, la certificazione da cuore a cuore dal suo maestro Pierre Taigu Sensei ed è diventato maestro zen e il 93esimo patriarca della tradizione Soto.     

Devi amare senza limiti il solo essere con il quale dovrai vivere tutta la vita: te stesso. Ed è come bere la luna o come cavalcare le nuvole.

 La prima cosa che si fa quando si sta in meditazione (zazen) è sedersi, tranquillizzarsi e vedere chiaramente la propria vita. La prima cosa che constatiamo, è che siamo insoddisfatti, saltiamo da esperienza a esperienza, senza fermarsi. La prima causa di questa insoddisfazione è di non sapere chi siamo veramente, E se non sai chi sei veramente, non puoi amarti.   Se non ti ami profondamente, avrai sempre bisogno dell'amore degli altri per soddisfare la tua esistenza. Dobbaimo imparare ad amarci e così la nostra vita non dipenderà dagli altri. Certo l'amore degli altri è una immensa ricchezza, ma se un domani questo amore verrà a mancare, la nostra vita non ne risulterà devastata.  La distinzione tra Amore e amore è che l'Amore è libero e l'amore è interessato.  Il modo in cui riusciamo ad amarci condiziona il modo in cui amiamo gli altri. Se noi ci amiamo solo al verificarsi di determinate condizioni, allora anche l'amore verso gli altri sarà sottoposto a determinate condizioni da soddisfare. Se l'amore verso noi stessi è stabile, gratuito, profondo, e liberato, sarà lo stesso verso gli esseri che noi amiamo.  L'amore per se stessi non è un atto egoista.  Amarsi e proteggersi non significa tagliarsi dal mondo, ma al contrario ancorarsi per essere forti nel mondo.  Significa anche essere liberi, indipendenti e autentici  e riuscire a non trasferire le nostre sofferenze sugli altri.
I darani sono delle formule esoteriche d'invocazione, che spesso risalgono al tantrismo cinese. Noi abbiamo paura, le nostre vite sono debordanti di paure. Anche quando ci crediamo forti, abbiamo paura. Non dimenticare che morirai, Non dimenticare che sei in vita.
 
Uno degli elementi base dell'insegnamento buddhista è la vacuità, che è completamente diversa dal concetto di vuoto, dal nulla. La vacuità è lasciarsi andare, comprendere che quello che può essere bello per me può essere brutto per te. Quello che costituisce la tua felicità oggi, può diventare il tuo peggiore incubo. Questa sofferenza può trasformarsi in un momento di grazia. Quello che hai amato per venti anni può diventare il tuo peggiore nemico. Il tuo nemico può diventare il tuo miglior amico.  Questo significa che la vacuità non è il vuoto. 
La vacuità è il cambiamento permanente di tutte le cose. La vacuità è la promessa che tutto può succedere, che ad ogni istante tutto è nuovo. E' capire che noi possiamo mettere delle etichette quanto vogliamo, ma non sono che illusioni. Tutto cambia senza sosta.  Se apro la mano dell'esistenza, posso dare e ricevere... Sarebbe bello fare di ogni istante un'eternità.  La vacuità può essere considerata una forma di non-attaccamento, ossia fare l'esperienza di tutto senza attaccarsi a qualcosa.  L'essere vivi comporta che tutto cambia senza sosta. E questo perchè tutto è meravigliosamente vuoto.
Dobbiamo combattere e dimenticare le nostre paure che ci allontanano dall'altro, dalla vita, dal presente e inevitabilmente da noi.  La nostra esistenza è pavimentata di rimpianti, la paura dei sogni, la paura di rivelarti per quello che sei, la paura di dire "ti amo", o io non sono d'accordo,  tu mi hai ferito, mi hai mentito, ecc.  La paura di non essere accettato per quello che siamo, paura di impressionare o di deludere, tutte queste paure ci portano più o meno inconsciamente a rinunciare a vivere. 
Lo zen non è una religione, ma non è necessaria una religione per elevare spiritualmente l'uomo. La religione dello zen è l'uomo in tutta la sua bellezza e complessità. Vivere in armonia con l'universo e i suoi abitanti. La religione dello zen è "io non so" che può accogliere il Tutto, e permette di vivere in armonia con tutte le religioni e con l'ateismo.
Zazen è ritornare allo stato originale, è ritornare alla natura originale e gustare una grande pace, una grande serenità che sorge nell'abbandono meditativo.  non bisogna dimenticare questa pace profonda che ci abita anche nel ritmo della quotidianità, anche nei giorni di tempesta quando la superficie delle cose è mossa. Segui il tuo respiro che va e viene nell'immobilità del corpo, attraverso il respiro prendiamo coscienza della nostra vita, più il respiro è cosciente, più la vita è presente. Prendiamo consapevolezza della benevolenza che si trova da sempre dentro di noi.  Noi possiamo rendere il mondo più bello con una parola : "Ti amo, tu conti per me, grazie, tu sei prezioso"...

Nello zen, l'alimentazione è essenziale come la meditazione. Il responsabile della cucina è la persona più importante nel tempio dopo l'abate.  Quando si diventa monaci, durante la cerimonia d'iniziazione si ricevono due strumenti: la "kesa", la veste degli illuminati che si mette durante la meditazione, e la "patra", la ciotola che serve per mangiare durante il giorno. 
L'arte del mangiare nella pratica zen si chiama Shojin Ryori e che si traduce in profondo entusiasmo. Mangiare con coscienza e etica ci ricollega alle stagioni e al tempo. 
Nella cucina zen non c'è carne, nè pesce per rispettare il voto di non prendere la vita. Comunque il vegetarianismo non è un dogma. 
Altra tecnica meditativa è la serena marcia senza aspettative (kinhin) seguendo coscientemente il ritmo del respiro.

Boir la lune et chevaucher les nuages - Federico Dainin Joko Sensei (1)

Federico Dainin Joko Sensei ha ricevuto lo shiho, la certificazione da cuore a cuore dal suo maestro Pierre Taigu Sensei ed è diventato maestro zen e il 93 patriarca della tradizione Soto.          

L'insegnamento che i  maestri zen offrono spontaneamente durante la meditazione seduta  è un luogo intimo, fragile come un fiore e tagliente come una spada. Non insegnano seguendo i testi ma partendo dalla loro vita. La via dello zen implica un combattimento feroce con il proprio ego e le proprie illusioni. Presuppone l'ascolto del solo vero maestro: la tua esistenza e tutto quello che esprimi.   

Devi amare senza limiti il solo essere con il quale dovrai vivere tutta la vita: te stesso. Ed è come bere la luna o come cavalcare le nuvole.

 Lo zen è il ramo giapponese del buddhismo che accorda una grande importanza alla meditazione seduta silenziosa (che è anche il cuore della pratica buddhista mahayana). In questa filosofia dell'essenziale, della vita al presente (qui e ora), la meditazione è la via privilegiata per trovare l'armonia e conoscersi meglio. I valori dello zen sono la pace interiore, l'amore di sé e del  prossimo, compassione, indulgenza, risveglio... 

Attraverso lo zen si può riuscire a conoscersi, amarsi, a riconciliarsi con la propria storia; Si diventa più compassionevole verso gli altri, come se non eravamo più al centro del mondo. Lo zen ti invita a smettere di cercare di essere felice per cominciare finalmente ad essere. 

La meditazione (zazen) non è che questo: percepire il mistero dell'esistenza, conoscerci per capire il mondo, amarci pienamente per poter amare, accettare la complessità e l'estrema semplicità della vita per poter capire quella degli altri, cessare di avere dei rimpianti e fantasmi, per viverla come siamo capaci di fare, liberarci delle nostre illusioni che sono fonte di sofferenza e ridare al mondo il suo splendore.  Zazen è anche diventare consapevoli della purezza originale che si nasconde in fondo ad ogni essere sensibile.  E' anche fare l'esperienza dell'interessere (termine creato da Thich Nhat Hanh) e che quindi tutti esseri sono correlati.    Segui il soffio, diventa quello che sei!

Durante lo zazen (za significa seduto e zen significa meditazione) il maestro condivide le sue esperienze con i suoi discepoli e questa pratica è chiamata kusen. Questo insegnamento non è preparato, ma sorge dal reale dell'stante e si offre non come un sapere, ma piuttosto come l'esperienza condivisa della Via. Praticare la via del Buddha è dimenticare tutto quello che si crede di sapere su se stessi, fino a dimenticarsi di se stessi, permettere così ad ogni cosa di apportarci un insegnamento. Diventare una pura presenza e prepararsi a ricevere se stessi con amore. Non è facile oggi trovare il tempo per incontrare se stessi e riuscire a fare un gesto d'amore verso se stessi.      

Noi cerchiamo tutti l'amore, lo chiediamo e vogliamo darlo e questa è una cosa nobile. Voler essere amati e sentire il bisogno di amare è giusto. Soltanto che i nostri amori sono spesso maldestri, imperfetti, squilibrati, e si trasformano spesso in inganno e sofferenza.  Perche?   Perchè abbiamo dimenticato che il primo essere verso cui dirigere il nostro amore, la nostra compassione siamo noi stessi. Raramente siamo in grado di prenderci in considerazione e così la nostra esistenza è un abisso vuoto d'amore. Portare uno sguardo d'amore su se stessi, è cominciare ad essere pieni, a essere pienezza. Questo significa accordarsi fiducia, profondamente, senza limiti e indipendentemente di tutto e tutti. Potrai vivere anche con la sconfitta e la sofferenza, e sarai capace di vedere la bellezza anche nelle situazioni più cupe. E in questa bellezza troverai la sorgente della vita.    La tua vita è una tela bianca sulla quale tu decidi in qualsiasi momento di dipengere la felicità o l'insoddisfazione.    Ogni vita la sua felicità, la sua storia e le sue prove.

Importante è sapere se tu hai sufficientemente fiducia per fare in modo che, anche dopo una notte di tristezza e disperazione, tu sei in grado di vivere, restare in piedi e fare quello che è necessario per te, per quelli che ti amano, e per quelli che ti sono vicini. Quello che conta è la luce interiore che è dentro di te anche nelle notti più nere.          La luce della luna è dolce come la luce che brilla in te.

Proteggi la tua mente, mantienila chiara e serena. Non lasciate che qualcosa vi maltratti, vi cambi o vi vincoli.   Sei capace di sopportare la calunnia, il tradimento, restando fedele a quello che sei?

L'individuo dovrebbe lasciarsi andare alla danza della vita, approfittando delle belle esperienze e accettando le brutte. Dobbiamo far si che tutti i tradimenti, le delusioni, le sofferenze che abbiamo vissuto ci aprano all'esterno invece di rinchiuderci nella paura. Importante è non lasciarci condizionare dalle ferite del passato, o dalla paura delle ferite che potrei ricevere. 

Meditare è praticare per percepirci e conoscerci per quello che siamo. Meditare è andare all'incontro con l'essere più prezioso di tutta la tua vita: Te stesso.  Non c'è nessun luogo dove tu non sei. 

Se  sei solo in una stanza oscura con una sola candela, tu vedrai appena intorno a te, ma se altre persone ti raggiungono, ciascuno con la sua candela, allora si riuscirà a illuminare il mondo intero. 

Mi sono liberato del superfluo e mi sono sbarazzato dei miei desideri.  

Nello zazen, seduto, non fai altro che essere presente, e questo senza che la tua vita dipenda dai fenomeni dell'esistenza.  Zazen è apprendere a praticare profondamente con tutto quello che siamo. Non per liberarci da qualcosa, ma per considerare tutto e per accettare quello che siamo fino a che la nostra vita ridiventi uguale alla nostra pratica meditativa.      Rivelarci ci riconcilia con noi stessi.  In zazen cessiamo di dipendere dalle nostre emozioni e dai nostri pensieri, ma li contempliamo. Nel silenzio meditativo tu puoi percepire che tu fai parte di qualcosa di più grande, più vasto. Segui il respiro e contemplati con amore, con benevolenza, resta seduto con tutto quello che tu sei. Libero ad ogni istante. Nella pratica come nella vita. Inspira e espira.    Abbandona il tuo corpo alla posizione; la tua presenza è la vita che risponde alla vita. Sii soltanto questa presenza che non si aspetta niente, che non è altro che apertura, accettazione, disponibilità.

Se apprendi semplicemente a essere, allora la tua vita non dipenderà nè dalla sofferenza, nè dalla gioia, nè dal lavoro, nè dall'amore, nè dall'odio, ecc. Vivi come pratichi, Pienamente, semplicemente. 

Se lasci che la pratica della meditazione zazen, ti unifichi e ti riveli, quando amerai qualcuno, tu amerai veramente. E anche se di fronte a te, non ci sarà l'altrettanto amore che speravi;  importante è aver amato, non di essere stati amati.

Viene al mondo con le mani vuote, se ne va con le mani vuote. Ecco l'essere umano.

Noi cerchiamo senza sosta di vivere la vita, ma non lasciamo mai vivere la vita in noi.

C'è un luogo profondo e intimo in cui si sperimenta la libertà e la bellezza interiore, che non dipende nè dalla vita, nè dalla morte, nè dalla gioia, nè dalla tristezza: la nostra vera natura. Arrivare a questo è arrivare al risveglio, che viene chiamato nirvana, l'illuminazione. 

Se cominci ad accettarti così come sei, allora fai il primo passo verso il paese della bellezza, della tua grande libertà.

Si viene in questo mondo con le mani vuote, e si partirà un giorno con le mani vuote. Comprendere questo vuoto è il regalo più bello che la Via possa farci. Questo vuoto è la nostra vera natura.  In zazen si sperimenta questo vuoto meraviglioso, questa vasta vacuità.

Apprendi a morire, non della morte ultima, ma della morte che ti aspetta al passare di ogni istante della tua esistenza. E ad ogni istante, rinascere.  Accettando la vita e la morte si diventa pura presenza e si prova un'infinità libertà.

Il Mondo è il momento in cui maestro e discepoli si confrontano apertamente e pubblicamente sugli insegnamenti (del dharma).  Ogni insegnamento viene percepito in maniera unica e diversa da ogni allievo a secondo della esperienza vissuta. Non esiste uan verità assoluta.

Nello zen a poco a poco anche i piccoli gesti del quotidiano eseguiti con grazia e presenza diventano una cerimonia, come nel dojo (luogo deputato per la pratica religiosa).

Quando si vuole qualche cosa si perde tutto, e quando non si vuole niente si possiede il Tutto, allora il mondo intero è nelle tue mani. Se tu non trovi qui la felicità, nella tua vita attuale in questo momento dove ti trovi, Dove speri di trovarla?

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ci...