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martedì 5 dicembre 2023

Presentazione on line del testo Adagia di Erasmo da Rotterdam

Letture luminose 2023-2024, quinto incontro incontro Erasmo da Rotterdam: Adagia

Mercoledì 6 dicembre 2023, h. 18.30 (accesso dalle 18.15) su piattaforma Zoom

Erasmo (1466-1536j) è stato un intellettuale raffinatissimo, la penna più stimata a livello internazionale nell’ambito dell’intero clima umanistico-rinascimentale. Un intellettuale sapiente quanto indipendente, sempre libero e severo nel giudicare e rimproverare i vizi e le jatture del suo mondo, stracolmo di ipocrisia e di contraddizioni.
Le sue opere sono gioielli di eleganza stilistica e di nitore argomentativo. Ne sono uno splendido esempio gli Adagia o Adagi, libro che contiene più saggi, ispirati ad antichi proverbi.

Oggetto della nostra lettura sarà quello più terribilmente attuale: “Chi ama le guerra, non l’ha vista in faccia.”   L’incontro sarà condotto da Roberto Fantini, in dialogo con Francesco Pistolato.

Per poter partecipare all'incontro contattare Francesco Pistolato alla seguente e-mail       fpistolato@yahoo.it

Per capire meglio Erasmo da Rotterdam è consigliato di leggere il testo di Stephen Zweig.  

lunedì 30 ottobre 2023

La scienza sacra di Swami Sri Yukteswar (2)

 Nel corso dei secoli i profeti di ogni Paese sono riusciti a trovare Dio perchè hanno raggiunto lo stato della vera illuminazione, il nirbikalpa samadhi, in cui al di là delle parole e delle forme, si realizza la Realtà Suprema.  

In questo testo Sri Yukteswar (1855-1936), mette in evidenza l'unità intrinseca tra le Scritture del Cristianesimo e del Sanatana Dharma (Religione eterna, ossia il corpus degli insegnamenti vedici che costituiscono la base dell'induismo).  Lo scopo del testo è mostrare che esiste una armonia e un'unità di fondo tra tutte le religioni; solo pochi esseri particolarmente dotati riescono a sottrarsi all'influenza del proprio credo e a scorgere l'identità perfetta delle verità sostenute da tutte le grandi religioni.  Tra gli insegnamenti spirituali orientali e quelli occidentali non solo non esistono reali divergenze, ma neppure vere contraddizioni. Spesso, invece, le varie religioni innalzano barriere quasi insormontabili che minacciano di dividere per sempre il genere umano.      

E' stato scritto nel 1894 per obbedire a una richiesta di Babaji, il maestro di Lahiri Mahasaya, suo maestro, incontrato ad Allahabad, il sacro Prayaga Tirtha, punto d'incontro dei fiumi Gange, Yamuna e Sarasvati, dove si svolge il Kumbha Mela, qui si radunano grandi saggi completamente votati allo spirito e uomini ancora schiavi del mondo.   E' stato scritto nel Dvapara Yuga, un'era di rapido sviluppo in tutti i campi della conoscenza e in cui l'uomo è favorito nel comprendere i misteri dell'esistenza.    

Il libro è diviso in quattro parti che corrispondono alle quattro fasi di sviluppo della conoscenza. La metà suprema è la conoscenza del Sè, Atmanjnanam, ma per raggiungerla è necessario conoscere il mondo esterno. Tutte le creature desiderano tre cose : Esistenza, Conoscenza e Beatitudine.

  • Capitolo 1.  Le sacre scritture. Sutra 1. Parambrahma (lo spirito) è eterno, assoluto, senza inizio nè fine. E' l'Essere unico e indivisibile. E' la sola sostanza reale, Sat ed è presente in tutto l'universo. E' incomprensibile all'uomo, a meno che, trascendendo Maya, l'uomo non diventerà egli stesso divino.
  • Sutra 2. In Esso è l'origne di tutta la conoscenza, l'amore, la gioia.
  • Sutra 3. Parambrahma  induce la creazione, la natura inerte (prakrti) ad emergere. Da Om (pranava) hanno origine il tempo (kala), lo spazio (anu), l'atomo (la struttura vibratoria della creazione).
  • Sutra 4.  Gli atomi sono la causa della creazione, nel loro insieme sono chiamati Maya che genera l'illusione, ogni singolo atomo è chiamato avidya, illusione.
  • Sutra 5. Il Sè individuale essendo una manifestazione di Parambrahma, è uno con Esso.
  • Sutra 6. L'atomo sotto l'influsso di Cit (la conoscenza universale) forma il Citta, ossia quella condizione di calma della mente, che uan volta spiritualizzata, prende il nome di Buddhi, l'intelligenza (intuito). Il suo opposto e Manas, la mente, nella quale dimora il Jiva:il sè con Ahamkara, l'ego, e l'idea dell'esistenza separata. 
  • Sutra 7-10. Quando compare l'idea dell'esistenza separata del Sè, compaiono cinque manifestazioni che costituiscono il corpo causale del Purusha. Le cinque forze elettriche tramite i loro tre attributi o Guna (satva, rajas, tamas) danno origine agli organi dei sensi, agli organi dell'azione e agli oggetti dei sensi. Questi 15 attributi uniti alla mente e all'intelligenza costituiscono le membra del corpo sottile (Lingasarira).
  • Sutra 11-12. I cinque attributi o oggetti combinandosi fra loro producono l'idea della materia nei suoi cinque stati solido, liquido, igneo, gassoso e etereo. I  5 stati, i 15 attributi, mente, intelligenza, citta (il cuore) e ego costituiscono i 24 principi fondamentali della creazione. Sono soltanto l'evoluzione l'evolversi dell'ignoranza (avidya), la creazione non ha in effetti uan vera esistenza, ma è solo un gioco di idee in seno alla sostanza eterna.
  • Sutra 13. Questo universo si suddivide in 14 sfere, 7 svarga e 7 patala (7 centri vitali). 
  • Sutra 14. Il Purusha (il figlio di Dio) è coperto da 5 kosha o involucri (cuore, buddhi, manas, prana, materia fisica). 
  • Sutra 15-16. Le nostre percezioni nello stato di veglia sono irreali, essendo soltanto il prodotto dell'inferenza. Il mondo esteriore non è ciò che ci appare.
  • Sutra 17. Abbiamo bisogno di un guru che ci risvegli alla devozione e alla percezione della verità.
  • Sutra 18. La liberazione (Kaivalya)  si ottiene quando si realizza l'identità del proprio Sè con il Sè universale, la verità suprema.  Si ottiene in questo modo l'assolutà libertà e indipendenza. 
  • Capitolo 2. La mèta.  Sutra 1. Nasce il desiderio di raggiungere la liberazione.
  • Sutra 2 . La liberazione è lo stabilirsi di Purusha (Jiva, l'anima) nel suo vero Sé, Liberarsi dalla schiavitù di maya diventa lo scopo della vita.
  • Sutra 3. finisce ogni sofferenza e si consegue lo scopo supremo.
  • Sutra 4. Altrimenti, nascita dopo nascita, l'uomo prova infelicità che dha origine dai desideri insoddisfatti.
  • Sutra 5-6. Il dolore nasce da avidya, l'ignoranza che è la percezione dell'inesistente.
  • Sutra 7-15. L'ignoranza si manifesta sotto forma di egoismo, attaccamento, avversione e cieca ostinazione. L'egoismo asmita genera l'identificazione del Sè con il corpo fisico. 
  • Sutra 16-21. L'esistenza (sat), la coscienza (cit), e la beatitudine (ananda) sono le tre grandi qualità che costituiscono la vera natura dell'uomo.  Quando ogni desiderio è soddisfatto e ogni infelicità eliminata si raggiunge Paramartha (la metà suprema).
  • Sutra 22. Quando l'uomo si unisce attivamente al divino, il Sè al Sè supremo, arriva allo stato di Kaivalya, l'unione. 
  • Capitolo 3. Il cammino. Sutra 1-4. Yajna, il sacrificio, consiste nella penitenza (tapas), nel profondo studio (svadhyaya), e nella pratica della meditazione sull'OM (Brahamanidhana). Tapas è l'auto disciplina e l'imperturbabilità in qualsiasi circostanza e nell'equanimità di fronte alla dualità. La meditazione sul suono divino di Om (pranava) è la sola via che porta a Brahman. 
  • Sutra 5-6. L'Om si ode coltivando sraddha (l'amore ), virya (la forza morale), smirti (il ricordo della propria natura divina) e samadhi (la vera concentrazione).  La persona che soffre nel corpo e nella mente non troverà mai pace e la vita gli diventerà di peso. 
  • Sutra 7. Bisogna sviluppare sraddha verso il guru e seguire i suoi insegnamenti.
  • Sutra 9-11. La forza morale è rafforzata seguendo Yama e Niyama. Yama comprende: non violenza, sincerità, onestà, moderazione e assenza di avidità. Niyama significa: purezza del corpo e della mente, contentezza in ogni circostanza e seguire gli insegnamenti del guru.
  • Sutra 12-18. Dobbiamo eliminare odio, vergogna, paura, dolore, critica, pregiudizi, orgoglio. Questo porta alla grandezza d'animo. In tal modo possiamo praticare le asana, pranayama, pratyahara.  Attraverso il pranayama si possono controllare i nervi involontari (del cuore, polmoni, e altri organi vitali). con il riposo riprendono a funzionare con rinnovata vitalità, si allontana il decadimento del corpo fisico. Con il pratyahara lo yogi rivolge i sensi interiormente verso il proprio Sè. Per percepire chiramente una cosa nel proprio cuore, si deve mettere in prtica l'asana, la posizione immobile e confortevole del corpo.
  • Sutra 19-22.  IL samadhi, la vera concentrazione, consente di abbandonare l'individualità per l'universalità. Così nasce samyama (il controllo e superamento del sè egoistico)  grazie al quale si può percepire la vibrazione OM che rivela il divino.
  • Sutra 25-26.  Sandhisthala è lo stato intermedio, in cui gli uomini sono ansiosi di raggiungere la vera conoscenza.  L'uomo ama stare in compagnia di color che dissolvono le sue angoscie, chiariscono i suoi dubbi e gli concedono la pace. 
  • Sutra 30. Non più sottoposto all'influenza dell'ignoranza maya, l'uomo consegue la purezza del cuore. accede alla casta dei brahmana (coloro che conoscono Brahma), questo è lo stato mentale che predomina nel Satya Yuga. 
  • Sutra 31. L'uomo raggiunge lo stato di liberazione finale o Kaivalya, l'unione con lo spirito. Nell'universo non esiste niente altro al di fuori del proprio Sè.
  • Capitolo 4. La Rivelazione. Sutra 1-3. l'essere umano deve purificare i tre corpi, la materia densa si purifica attraverso la natura, il corpo sottile attraverso la penitenza, la mente attraverso i mantra. 
  • Sutra 4-5. Grazie ai mantra si può udire il Pranava o suono di Om. 
  • Sutra 6. Chi ha puriifcato il cuore, con la guida del guru inizia a percorrere il sentiero della disciplina spirituale (sadhana), e diventa un iniziato pravartaka.
  • Sutra 7. Praticando yama e Niyama l'essere umano diventa un vero discepolo (sadhaka) in grado di conseguire la salvezza. 
  • Sutra 10-11. In virtù dells conoscenza e del potere dello yoga l'essere umano consegue la salvezza e diventa uno con il divino. 
  • Sutra 12. La conoscenza dell'evoluzione, della vita e della dissoluzione, porta così alal completa liberazione dai legami di maya, l'illusione. Contemplando il sè nel Sè supremo, l'uomo conquista la libertà eterna.

Parte del testo lo trovi all'indirizzo: https://www.google.it/books/edition/La_Scienza_Sacra/PfJvEAAAQBAJ?hl=it&gbpv=1&printsec=frontcover

Accenno agli Yuga.  Gli Yuga sono periodi temporali.

  • Il primo yuga composto da 1200 anni è il Kali yuga  (1000 anni + 100 anni l'alba + 100 anni il tramonto). Durante questa fase l'intelletto umano può capire solo gli aspetti più elementari del mondo esteriore).
  • Il secondo il Dvapara yuga è composto da 2400 anni (inclusi alba e tramonto ognuno 200 anni). L'intelletto umano può comprendere la materia sottile).
  • Il terzo è il  Treta yuga composto da 3600 anni, (considerando l'alba e il tramonto, ognuno di 300 anni). L'intelletto umano può arrivare a capire la sorgente e le forze da cui dipende il mondo.
  • Il quarto, il Satya yuga dura quattromila anni, la sua alba e tramonto hanno 400 anni (in totale 4000+400+400 = 4800 anni) ed  è la fase più favorevole all'illuminazione, l'intelletto può comprendere tutto. 

Questo ciclo  di quattro fasi, che dura complessivamente 12.000 anni, viene dichiarato un'Età degli Dei.   Un giorno di Brahma è costituito di mille Età degli Dei, la notte di Brahma ha la stessa durata.

domenica 8 ottobre 2023

Le 10 malattie trasmesse spiritualmente

"Tutto ciò che gonfia l'Ego è totalmente opposto allo Spirituale". 

"Pensiamo davvero che se qualcuno medita per 5 anni o pratica yoga per 10 anni, sarà una persona meno nervosa di chiunque altro? No, per niente, al massimo ne sarà un po' più consapevole».

La Psicoterapeuta dott. Mariana Caplan ha dedicato la sua vita all'esplorazione del discernimento nella spiritualità, soprattutto in quelle aree scivolose come il potere, il sesso, l'illuminazione, i guru, gli scandali, la psicologia e la nevrosi...  Questa non è vera spiritualità, perché, secondo Mariana, si tratta di idee confuse e immature rispetto a principi spirituali complessi, che però si diffondono come una malattia  

Le 10 malattie spiritualmente "trasmissibili" da cui dobbiamo tutti guardarci:

1) SPIRITUALITÀ FAST-FOOD: consiste nel credere che esistano rimedi facili e rapidi per eliminare la sofferenza ed evolvere spiritualmente. La trasformazione spirituale non può essere rapida perché il processo spirituale stesso consiste nel lasciare la fretta e rispettare i propri ritmi naturali.
2) SPIRITUALITÀ IMITATIVA: è la tendenza a parlare, vestirsi e/o agire come dovrebbe fare una persona spirituale. È come indossare una pelle di leopardo per sembrare un leopardo.
3) MOTIVAZIONI CONFUSE: anche se il desiderio di crescere è autentico, spesso si mescola con altre motivazioni come quella di appartenere, essere amato, essere speciale o addirittura superiore e concretizzare l'ambizione personale.
4) IDENTIFICATI CON ESPERIENZE SPIRITUALI: accade quando l'ego, dopo aver vissuto un'esperienza spirituale, se ne appropria, in modo da poter credere che tutto ciò che è suo deriva da queste esperienze spirituali, che in realtà sono stati transitori che trascendono l'ego.
5) L'EGO SPIRITUALE: quando la persona si identifica eccessivamente con i concetti e le idee spirituali tende ad essere invulnerabile alle critiche, in modo che la sua crescita si rallenta. Diventa un essere impenetrabile, lontano dal mondo.
6) PRODUZIONE IN MASSA di MAESTRI SPIRITUALI: attualmente ci sono molte tradizioni spirituali che danno titoli a persone che sono molto lontani dall'aver raggiunto la loro maestria spirituale eppure si vendono come maestri spirituali. Il problema non è che questi insegnanti formino altre persone, ma che si vendano come se avessero raggiunto un alto grado di master.
7) ORGOGLIO SPIRITUALE: la persona, dopo aver raggiunto un vero grado di spiritualità, si stagna lì
scusandosi in questa conoscenza per non continuare a crescere.  Spesso è legato a un sentimento di superiorità, di essere migliore degli altri.
3) MENTE DI GRUPPO: descritto anche come pensiero di gruppo, mentalità di culto o malattia di Ashram, si verifica quando le persone appartenenti a un determinato gruppo accettano le regole implicite su come pensare, parlare, vestire e agire. Le persone con questo "virus" rifiutano altre persone che non rispettano questa normativa e si rifiutano di confrontarsi con loro.
9) IL COMPLESSO DI PERSONE SCELTE:  è la convinzione che "il nostro gruppo è più evoluto, potente, illuminato o semplicemente migliore degli altri".  È diverso pensare di aver trovato il gruppo migliore per noi,  che pensare che sia il gruppo migliore .
10) IL VIRUS MORTALE:  IL "SONO GIÀ ARRIVATO":
questa malattia è cosÌ forte che ha il potenziale di uccidere la crescita spirituale. È un po' come sono arrivato alla fine della mia crescita spirituale, non ho più nulla da imparare".  In quel momento la crescita
spirituale cessa, è come se uccidessimo la nostra anima. 

vedi: https://lameditazione.com/10-malattie-spiritualmente-trasmissibili/

Amatorialmente tradotto in italiano da “10 spiritually transmitted deseases” di Mariana Caplan.
L’articolo è un adattamento da Eyes Wide Open: Cultivating Discernment on the Spiritual Path  di Mariana Caplan.

Mariana Caplan è laureata in Antropologia Culturale e in Counseling Psychology. E' autrice di diversi libri. Diversi suoi articoli e saggi sono pubblicati in italiano su www.fiorigialli.it.

venerdì 6 ottobre 2023

Sadhguru a Milano

Sadhguru (nato nel 1957), il cui vero nome è Jagadish Vasudev, è molto noto sui social (più di 11 milioni di seguaci ) ed è considerato uno dei più popolari guru indiani contemporanei. E' noto soprattutto in Occidente ed è considerato da molte persone sul percorso spirituale un punto di riferimento. 

Sadhguru non è un filosofo, né un maestro e nemmeno un religioso; è semplicemente un uomo alla ricerca, che in materie di spiritualità è tra le più autorevoli persone al mondo. Se per spiritualità però intendiamo la profonda conoscenza di sé stessi. Un mistico certo, ma assolutamente al passo con i tempi. Perché con il suo linguaggio semplice, accompagnato da una intelligente ironia, sa trasmettere concetti profondi, ma estremamente pratici. Invitato ad Harvard, ad Oxford, alle Nazioni Unite, alla FAO, all'UNESCO, ha parlato di quella crescita individuale che passa solo attraverso la consapevolezza, per inebriarsi della vita senza alcol né droghe, ma solo sperimentandola. Un messaggio che Sadhguru trasmette dall'inizio del suo viaggio, da quella esperienza mistica (avuta nel 1982, su una collina vicina a Mysore) che gli cambiò la vita.

All'Allianz Cloud di Milano, (il 1 ottobre 2023) erano in 4mila ad ascoltare le parole di Sadhguru, il mistico indiano amato dalle star hollywoodiane come Will Smith e Matthew McConaughey. E' stato il più grande evento di meditazione mai realizzato in Italia.

Sadhguru è salito sul palco tra gli applausi e i canti dei presenti e ha iniziato a ballare qualche passo davanti alla folla entusiasta. Poi ha tenuto un discorso di cinque ore in cui ha spiegato la sua visione della vita: "tutto ciò che accade nel mondo dipende da ciò che accade dentro di noi, quindi dobbiamo imparare a “controllare il corpo, la mente, le emozioni e le energie, e vivere una vita felice e appagante”.

Vedi: https://video.sky.it/news/spettacolo/video/sadhguru-a-milano-incontro-con-il-mistico-indiano-866745

Il guru ha interrotto il suo monologo solo per una breve pausa di meditazione collettiva di circa 15 minuti. La parte finale dell’evento è stata dedicata alle domande del pubblico.  La prima domanda è stata: “Qual è il senso della vita?”. E lui, che ha le idee chiare a riguardo, ne ribalta il significato: “A che serve, anzi a chi serve chiedersi qual è il significato della vita? Qual è il significato del sole che sorge, di un fiore che sboccia, del sorriso sul viso di un bambino? È solo la mente umana che deve trovare un senso per fuggire alla follia”.   Altra domanda: "Se non si trova un senso, almeno come si arriva alla felicità?”. La risposta per Sadhguru è semplice ed è dentro ognuno di noi: “Tutti abbiamo gli stessi bisogni, come mangiare e dormire, ma i nostri desideri sono diversi. Come trovare la felicità? Perché devi trovare la felicità? Quando eri bambino eri felice, poi cos’è successo?    Il problema è la capacità cerebrale che la maggioranza degli esseri umani non sa gestire”.  “Se non fate pace con la vostra mente come potete fare pace con il mondo – ha detto Sadhguru – Il problema del mondo sono gli esseri umani, perché non sanno gestire la loro mente”.  Sadhguru ha anche parlato del suo progetto di costruire una città in California – seguendo le orme dell’altro grande maestro indiano Osho – e forse anche una sede europea: “Prima pensavo fosse sufficiente costruire dentro il cuore delle persone, ora ho capito che alcuni rischiano di smarrirsi e che ci vogliono posti e persone dedicate che le aiutino”.

Sadhguru, letteralmente 'guru non istruito', non ha una formazione specifica sulle tematiche spirituali, e il suo insegnamento si basa solamente sulla sua esperienza interiore.  Ha organizzato l’evento a Milano per “portare il potere trasformativo della meditazione e dello yoga nel cuore dell’Italia” ed è comunque un personaggio controverso.

Jagadish Vasudev è nato a Mysore ed è figlio di un oftalmologo che non gli diede alcuna educazione spirituale. Dopo essersi laureato iniziò a girare l'India in motocicletta, sua grande passione, fondando assieme ad un amico un’impresa edile. La svolta mistica avvenne all’età di 25 anni, come raccontato dallo stesso Sadhguru in un Ted Talk del 2009 e in altre interviste. Nel 1982, salito in moto su collina vicina a Mysore, mentre era seduto su una pietra ebbe una esperienza mistica e una rivelazione: “Per la prima volta non sapevo cos’ero io e cosa non ero io, all’improvviso ero ovunque, la roccia su cui ero seduto, l’aria e l’atmosfera intorno a me, ero esploso in ogni cosa. Mi sentivo far parte del tutto". Quella fu la svolta. Jagadish Vasudev decise di abbandonare la sua attività imprenditoriale e di dedicarsi ai viaggi e alla meditazione: iniziò ad insegnare yoga gratuitamente e il suo nome iniziò a farsi conoscere in India come all’estero.

Il cambio di prospettiva arriva dieci anni dopo la sua prima esperienza mistica: nel 1992 fonda infatti la Isha Foundation, un’organizzazione ufficialmente senza scopo di lucro con 300 centri sparsi nel mondo dove si svolgono molte attività, tra cui ritiri di yoga e meditazione pagamento. Nel 2021 la Fondazione aveva un fatturato vicino ai 30 milioni di dollari: è gestita da 5.600 persone a tempo pieno, quasi tutte volontarie, e da oltre 16 milioni di volontari part-time.  Un guru sempre in movimento, soprattutto in motocicletta con cui lo scorso anno ha percorso in 100 giorni ben 30.000 km, per il movimento Save Soil cui è il fondatore.  Il guru indiano è stato invitato a parlare da importanti società private come Google e Microsoft, ed ha tenuto discorsi anche al World Economic Forum (per ben tre volte), alle Nazioni Unite e alla Banca Mondiale.

Nel 2017, Sadhguru ha ricevuto il Padma Vibhushan, il secondo più alto riconoscimento civile del governo indiano. Lo stesso anno ha inaugurato a Coimbatore la gigantesca statua di Adiyogi Shiva (il primo yogi) alta 34 metri, riconosciuto dal Guinness dei primati come il busto più alto al mondo

La “coesistenza” tra il suo ruolo di guru mistico e la sua maniacale attenzione all’immagine, così costruita, oltre all’essere di fatto titolare di un impero commerciale, hanno attirato feroci critiche a Sadhguru.  Il mistico è stato anche indagato, e poi archiviato, in una inchiesta per la morte della moglie Vijikumar, avvenuta nel 1997. Il guru sostenne che sostenne che si fosse trattato di Mahasamadhi, ossia un’ultima grande meditazione in cui la persona abbandona volontariamente il proprio corpo per fondersi col divino e raggiungere l’onnipresenza. Sadhguru si è attirato numerose critiche anche per aver propagandato idee pseudoscientifiche: Tulasi Srinivas, docente di antropologia e religioni all’Emerson College, ha definito Sadhguru “un guru neoliberale per tempi neoliberali”.

venerdì 29 settembre 2023

La puissance de la joie (1) - Frédéric Lenoir

L'effet de la sagesse, c'est une joie continue. -  Seneca.     La gioia è una potenza, coltivatela. - Il Dalai Lama.            

Frédéric Lenoir è filosofo e sociologo e coproduttore dell'emissione " les racines du ciel" su France Culture. È autore di numerosi opere, saggi e romanzi che sono delle riflessioni sulla saggezza e l'arte di vivere, e tradotti in una ventina di lingue. In questo testo ci parla della gioia sotto vari aspetti. 


La gioia è un'emozione più profonda del piacere, più concreta del benessere, un'emozione che coinvolge tutto l'essere e che diventa, attraverso mille sfumature, il sentimento supremo desiderabile.  La gioia porta in essa una potenza che ci va vacillare, ci invade, ci fa gustare la pienezza dell'essere. È una affermazione della vita e una manifestazione della nostra potenza vitale, è il mezzo che abbiamo a disposizione per toccare questa forza di esistere, di gustarla. Filosofi come Bergson, Spinoza e Nietzsche hanno messo la gioia al cuore del loro pensiero.

"Bisogna andare oltre il piacere effimero, e andare verso la felicità, più durevole e globale". Pierre Rabhi.

La felicita è continuare a desiderare ciò che già  possediamo.  L'ideale di saggezza si riassume in una parola: aurarkeia, l'autonomia ossia la libertà interiore che non fa più dipendere la nostra felicità o il nostro malessere dalle circostanze esterne. Reagiamo solo di fronte a quello che dipende da noi, a quello che possiamo cambiare. Oltre la felicità e il piacere c'è la gioia, un'emozione, un sentimento che i due psichiatri Christophe André  e Francois Lelord, descrivono come un'esperienza mentale e fisica intensa, in reazione a un avvenimento di durata limitata. Per Spinoza la gioia permanente, la beatitudine si raggiunge quando ci siamo liberati dalla schiavitù delle passioni, è l'obiettivo ricercata dai grandi saggi. L'amore può essere una gioia passiva (una passione) quando è fondato su un falso pensiero, su una non conoscenza dell'altro, quando creiamo dei legami con una persona che abbiamo idealizzato e sulla quale abbiamo proiettato delle attese infantili, che procureranno tristezza piuttosto che gioia. Nietzsche come Spinoza giunge alle conclusioni che la gioia è la potenza della vita sulla quale appoggiarsi. Critica ferocemente le religioni che definisce la teologia della tristezza, che predicano una morale della repressione dall'istinto, del corpo, del desidero e riducono le possibilità della gioia.  Per Bergson la gioia è legata alla creazione, alla riuscita nella vita. Un atto di creazione, un'opera d'arte, una nascita, ecc, procurano gioia.  

Ci sono una serie di attitudini che possono creare un clima favorevole alla gioia. La prima è l'attenzione, occorre essere qui e adesso per vivere pienamente le esperienze sensoriali che portano alla gioia. Inoltre, occorre riapprendere a sentire interiormente, a non tagliarci dalle nostre emozioni. L'attenzione ci educa alla presenza, ma la presenza va oltre il semplice fatto di essere attento. Consiste nell'accogliere con generosità il reale, l'altro, il mondo. La presenza è sentire una qualità dell'essere, sentire profondamente l'altro, essere presente all'altro con uno sguardo, con un sorriso, una carezza. Una vita riuscita non sarà in funzione del numero di esperienze fatte, ma dalla qualità di queste esperienze. Gli occidentali quando viaggiano cercano il circuito più completo, si fermano sul posto, giusto il tempo di fare un selfie,  e ripartono; senza nemmeno provare a comunicare con le persone o  conoscere la storia del Paese. 

Una delle esperienze che ci possono educare all'attenzione e alla presenza è la meditazione. La mindfulness o piena attenzione (preferibile a piena coscienza) ci permette di accogliere tutto quello che emerge in noi, accettare di vivere con una certa vulnerabilità, di connetterci alle nostre emozioni profonde che possono procurare gioia e a volte tristezza. Spesso preferiamo proteggerci e blindare le nostre emozioni, relegarle nel nostro sub-conscio, proteggere il nostro cuore per non soffrire. Ma in questo modo ci proteggiamo dalla tristezza e dal dolore, ma ci precludiamo l'accesso alle gioie dell'amore. Per aprire il nostro cuore bisogna aver fiducia nella vita, e questo dipende dai nostri genitori e dai primi anni di esistenza. Quando la gioia busserà alla nostra porta, dobbiamo essere pronti ad accoglierla, per questo è importante essere predisposti all'apertura e all'incontro.

Per i buddhisti, la gioia è il frutto di un amore altruista, che consiste nel gioire del benessere altrui. Questo amore e la gioia che l'accompagna hanno origine dalla benevolenza, maitri, che i praticanti provano verso ogni essere vivente. Questo è il miglior rimedio contro l'invidia che la maggior parte delle persone provano nei confronti di chi ha successo e chi è felice. Tutte le nostre attività sono intraprese per avere in cambio denaro,  riconoscenza o successo sociale e raramente sono mosse dalla gratuità. Dobbiamo avere gratitudine per quello che abbiamo, ringraziare di essere là, per avere una buona salute, avere la possibilità di fare ciò che amiamo. Spesso non apprezziamo quello che abbiamo, e spesso come scrive Jacques Prevert: "ho riconosciuto la felicità dal rumore che ha prodotto lasciandomi". Bisognerebbe ringraziare la vita ogni mattino, e avere voglia di vivere la giornata. La sera prima di addormentarci dovremmo ricordarci di cinque bei momenti della giornata passata.

Spesso una grande gioia è il frutto di una grande perseveranza, come tenere una conferenza in inglese in America, dopo avere studiato per sei mesi. Confucio ci dice che per essere felici, bisogna essere virtuosi, e imitare l'ordine cosmico. Tutto è prevedibile e rassicurante, mentre per i taoista dobbiamo lasciarci andare al flusso della vita. E accettare anche che, a volte, ci allontaniamo dagli obiettivi che ci siamo prefissati. Utilizziamo le contrarietà e le difficoltà per far emergere del positivo e la gioia.

La puissance de la joie (2). Frédéric Lenoir

Frédéric Lenoir è filosofo e sociologo e coproduttore dell'emissione " les racines du ciel" su France Culture. È autore di numerosi opere, saggi e romanzi che sono delle riflessioni sulla saggezza e l'arte di vivere, e tradotti in una ventina di lingue. In questo testo ci parla della gioia sotto vari aspetti.            

Divenire se stessi. "Il più ignorante degli uomini è colui che rinuncia a quello che conosce di sé stesso per adottare l'opinione di altri". Ahmad Ibn Ata Allah, un maestro sufi.     

Spinoza si domandava se esiste un cammino da percorrere che ci permetterebbe di rendere la gioia più costante, o permanente anche se di più debole intensità, meno soggetta a eventi esterni.
- Il primo cammino consiste nell'andare verso se stessi, è la gioia della liberazione;  - Il secondo consiste ad andare verso gli altri ed essere in armonia con il mondo, e la gioia della comunione.
Il primo percorso consiste nel diventare pienamente se stessi, con un lavoro di introspezione si elimina ciò che ci è stato imposto dall'esterno e si cerca di sviluppare aspetti che sono stati soffocati. Questo processo di individuazione, come lo definisce Jung, comincia verso i 35 anni, quando abbiamo preso coscienza, confrontandoci con l'esperienza, della nostra vera natura e delle nostre aspirazioni reali. Importante è mantenere i legami con la comunità, la famiglia e avere dei valori. Spinoza direbbe: "osserva quello che ti porta della gioia e quello che ti rende triste". 
È impossibile vivere nella gioia se siamo in permanenza dipendenti della critica o del giudizio degli altri.       

Come sottolinea Spinoza: "non si nasce liberi lo si diventa", e fino a quando non abbiamo fatto questo lavoro interiore di conoscenza di sè e di lucidità, siamo condizionati dalle nostre emozioni, desideri, passioni,  credenze, immaginazione, opinioni. 

Quello che noi pensiamo di compiere liberamente è il risultato dei nostri condizionamenti. Essere liberi è agire secondo la nostra natura e non secondo i nostri condizionamenti. Dobbiamo liberarci dallo sguardo degli altri  e in modo particolare dallo sguardo dei genitori; ma soprattutto dalla nostra schiavitù  interiore che porta spesso al vittimismo. Spinoza è stato il filosofo che ha annunciato il secolo delle Lumieres reclamando una repubblica  laica che rispetti le libertà di coscienza e d'espressione, e nello stesso tempo è il grande pensatore della libertà interiore. La schiavitù dell'uomo è dovuta al cattivo orientamento dei desideri, dobbiamo orientarci verso oggetti che ci elevano utilizzando il discernimento razionale. Potremo allora gustare la gioia piena e costante di un nostro desiderio, regolato in modo adeguato.

 Una volta che l'essere umano è diventato perfettamente autonomo, è molto più utile agli altri e capace di amare in maniera giusta. Corrisponde a quello che dice Gandhi: "solo cambiando se stessi  si cambierà il mondo". La rivoluzione è interiore.

"Essere capaci di trovare la propria gioia nella gioia dell'altro: ecco il segreto della felicità". - Bernanos.  Nessun essere umano può vivere e restare senza amore, senza legami affettivi con gli altri e il mondo. Nell'etica a Nicomaque, Aristotele usa la parola philia per descrivere l'amore è l'amicizia. Philia è un amore profondo che unisce sia degli amici che delle coppie, il fondamento di tutte le relazioni umane autentiche: si sceglie una persona per condividere un progetto, o condivisione di scambi, di piaceri e di conoscenze. E' fondata sulla reciprocità, con una persona con la quale ci incoraggiamo mutualmente, ci aiutiamo reciprocamente a svilupparci, a essere pienamente noi stessi. 

Philia comporta una dimensione senza la quale nessun amore può essere vero: la gioia di poter essere pienamente se stesso e di aiutare l'altro a essere, anche lui, pienamente se stesso. A volte c'è un amore incondizionato verso l'altro, a volte questo amore è condizionato (genitori cha amano i figli se riescono negli studi, il partner che ama il compagno/a se mantiene una certa forma fisica, ecc).  Un esempio di forte amicizia è quello tra Montaigne e La Boétie che si incontrarono nel 1558 al parlamento di Bordeaux.

Il vero amore non consiste nel possedere una persona, ma nel volere la sua autonomia. Nella sua forma più autentica, l'amore unisce due esseri autonomi, indipendenti, e deve sempre esserci uno spazio tra di loro, come ha ben descritto il poeta Khalil Gilbran. Spesso la fusione nell'amore è l'indicatore di mancanza di sicurezza interiore. La dipendenza assoluta tra due persone è la manifestazione di qualche forma di perversione, la voglia di possedere l'altro è una forma di perversione che inquina l'amore. 

Se un amore finisce  non è dovuto al fatto, che grazie alla libertà e autonomia, la persona ha incontrato un altro, ma perché è semplicemente triste con noi. Quando in una relazione non c'è più gioia  domandiamoci se è buono per noi, se è una relazione tossica, e se  vediamo che un processo di ricreare una relazione sana è impossibile, troviamo qualcuno che ci permette di sbocciare e fiorire. Sono le relazioni giuste che ci permettono di evolvere.

Esiste un altro tipo di relazione d'amore, l'amore dono. Si ama senza attendere niente in cambio. Quando aiutiamo qualcuno in maniera disinteressata. È l'amore-compassione (karuna) del buddhismo che si distingue dalla semplice benevolenza (maitri) del buddhismo primitivo. Corrisponde alla agape del nuovo testamento, e questo amore dono qualifica sia l'amore divino che l'amore gratuito per l'altro. Una frase di Gesù è la seguente: "c'è più gioia a dare che a ricevere". I greci evocavano l'idea di accordarsi al mondo in maniera armoniosa. Ossia entrare in risonanza con i nostri simili, la natura, il cosmo. L'obiettivo è condurre una vita eticamente giusta, sentirsi in armonia con tutto quello che ci circonda. Contemplare un'opera d'arte che ci emoziona, fermarsi davanti alla perfezione della natura ci permette di collegarci a qualcosa di trascendente, far emergere la parte più  nobile di noi. Rispettando la natura e la vita, l'essere umano si accorda al mondo, ha un'attitudine etica giusta.

La filosofia è la psicologia dell'India, ben sintetizzata nel XX secolo da swami Prajnanpad, il cui insegnamento è stato diffuso in Occidente da Arnaud Desjardins: "la nostra personalità si struttura intorno a due istanze: l'ego e il mentale". 

L'ego permette di avere delle percezioni gradevoli o spiacevoli, che l'educazione ci permette di gestire. È anche il supporto delle nostre emozioni: paura, collera,  tristezza  gioia che contribuiscono alla costruzione della nostra personalità. Una volta che la nostra personalità è costruita siamo completamente identificati al nostro ego.   L'altra istanza è il mentale, che ci aiuta a razionalizzare gli avvenimenti e a sopravvivere.  Farci accettare il reale anche se a volte non è facile. Per Freud la più grande invenzione del mentale è Dio o la provvidenza. Il mentale è l'ego hanno costruito un filtro tra noi e il reale. Ci impediscono di vedere il mondo così come è veramente. Per questo bisogna trascendere l'ego e abbandonare la bussola del mentale è arrivare a percepire il nostro vero Sé. Questo potrebbe essere comparato all'esperienza del risveglio del Buddha che si basa sulla presa di coscienza dell'illusione dell'ego. Attraverso questo processo accediamo alla conoscenza intuitiva. Il saggio percepisce di fare parte di un Tutto. C'è una similitudine tra la filosofia delle Upanishad e quella di Spinoza: "Dio non esiste fuori dal mondo  il mondo e Lui sono la stessa sostanza, tutto è in Dio, come Dio è in tutto". Il saggio esce dalla dualità e diventa un essere liberato (jivan mikta) che vive in piena felicità della pura coscienza (sat chit ananda). Romain Rolland ha trovato l'espressione "sentimento oceanico" per descrivere questo sentimento di unità con l'universo, con quello che è più grande di noi stessi. Anche le arti ( ad esempio la musica) possono provocare  un'esperienza cosmica o mistica. Ci aiuta a uscire dal nostro ego, del nostro sentimento di individualità e ad andare verso l'universale.

Spesso le scelte di una vita monastica e spirituale  si basano sulla trappola della ferita narcisistica, e il bisogno di riconoscimento che ne deriva e ciò fa si che si cerca di elevarsi, di diventare un eroe spirituale, senza riconoscere la profonda fragilità da cui questa aspirazione scaturisce (Jean Vanier, il fondatore della comunità l'Arche).  Lenoir ha passato quasi tre anni a un monastero e stava per prendere i voti, e ha cambiato idea quando ha ascoltato una conferenza di Jean Vanier. Ha anche accennato alle molte persone, buddhisti o cristiani, che ha incontrato nei suoi ritiri e che avevano delle personalità psicotiche. Oggi non si può intraprendere un percorso spirituale senza un lavoro psicologico, un vero lavoro di conoscenza di sé e delle nostre motivazioni. Spesso occorre conoscere le nostre zone d'ombra e fare un lavoro di ristrutturazione dell'ego, per non rimanere vincolati dai giudizi di approvazione. Occorre anche amore e riconoscenza sociale.

La vera gioia, arriva quando nasciamo ed è la gioia di vivere, che è la gioia perfetta secondo il filosofo Clément Rosset La gioia di vivere è ricevere la vita come un regalo e approfittarne in tutte le sfumature. Il Dalai Lama sorride tutto il tempo anche se ha sulle spalle il pesante fardello delle condizioni in cui vivono i tibetani. Dominique Lapierre ha scritto sulla situazioni delle bidonville di Calcutta nel libro La città della gioia : "malgrado le condizioni materiali, questa bidonville era una cattedrale di gioia  di vitalità, di speranza".  Ci sono popoli che vivono in estrema semplicità ma pieni di gioia (vedi emissione "Rendez-vous en terre inconnue" di Frederic Lopez su France 2). Noi vorremmo vivere di più  e speriamo di diventare immortali, invece dovremmo apprendere a vivere meglio e toccare l'eternità in ogni istante pienamente vissuto. 

Solo l'accettazione del dolore, degli ostacoli, della vita nella sua interezza apre le porte della gioia. 

Esistono due tipi di saggezza che hanno come scopo di portare ad un benessere profondo e durabilità. 

  • -La prima mira all'atarassia, all'assenza di problemi e alla serenità, con diminuzione dei piaceri e dell'affettività.    Epicuriani, stoici e buddhisti, anche se non esprimevano i piaceri, vivevano una vita ascetica, sobria e moderata.
  • -La seconda aspira alla gioia perfetta, prima che all'assenza di problemi o alla serenità. Meno portata sulla repressione delle passioni, appplica una sorta di distacco, senza essere succubi dei piaceri mondani e dei beni materiali. Altra soluzione è quella di accettare pienamente la ricchezza e l'intensità di una vita affettiva, accettando la sofferenza come corollario (La via dei taoista, di Montaigne e Spinoza). 

Per esempio,  se amo una persona, la amo pienamente senza spirito possessivo, né  attaccamento passionale, ma assumendo il rischio di una separazione. E se un giorno succederà, soffrirò, piangerò, il mio cuore sarà ferito, ma il mio amore per questa persona non sarà indebolito, nè il mio amore per la vita. La mia gioia di vivere sarà sempre presente e potrò cercare di superare questa prova. Questo amore, nella misura che è vero, ha raggiunto una forma di pienezza che gli conferisce un carattere eterno: più niente e nessuno potrà farlo sparire, o far sparire la gioia vissuta durante questo rapporto. Tutti gli esseri che abbiamo amato, anche se la loro assenza ci è dolorosa, continuano a vivere in noi.  Percepiamo ancora questa gioia nata dall'amore. Quando amiamo veramente una persona, questo amore se è vero, è eterno, e non può scomparire o trasformarsi in rabbia. Si vive una gioia, la gioia di sentire il nostro amore, quello di più puro e vero è ancora là.

La saggezza della gioia ci incita anche a vivere nel cuore del mondo, per sposare le contraddizioni e impegnarsi per trasformarlo. Si deve avere come obiettivo il pieno sviluppo, per tutti gli esseri viventi. La gioia di vivere è empatica, invita alla compassione e alla condivisione. La gioia di vivere ci rende più coraggiosi, più aperti, più audaci, più tolleranti di fronte ai problemi degli altri.  La gioia di vivere non porta nessuna risposta teorica al male. Ma apporta una piccola pietra per la costruzione di un mondo migliore: non rispondere con violenza alla violenza, aiutando le persone vicine, provando a inquinare meno, consumare meno, impegnarsi nella comunità e nel volontariato. Il movimento Colibrì è uno dei tanti movimenti che cercano di dare il loro contributo per cambiare il mondo ed è stato fondato da Pierre Rabhi. Come emblema è stato scelto il colibrì che cerca di spegnere l'incendio nella foresta trasportando una piccola goccia d'acqua nel becco. Cerchiamo di fare la nostra parte in questa opera immensa che è di guarire il mondo dalle piaghe che le nostre cattive passioni gli infliggono:  desiderio di dominazione, cupidigia, gelosia, invidia, orgoglio e paura.

Con la saggezza della gioia trasformiamo noi stessi e convertiamo le nostre passioni in azioni.

Tre minutes de philosophie pour redevenir humain. - Fabrice Midal

"Essere umani  significa essenzialmente che non si ricerca la perfezione". - George Orwell.          

In questo testo Trois minutes de philosophie pour redevenir humain,  Fabrice Midal ci parla dei benefici della filosofia nel nostro vivere quotidiano.      Fabrice Midal è Dottore in filosofia e anche insegnante buddhista, dirige l’associazione buddhista “Prajna e Philia”      

La filosofia ci sveglia e ci illumina, oggi è molto più importante in quanto è agli antipodi del dogmatismo attuale, del discorso degli esperti, di quelli che hanno tutto compreso. Socrate, il padre di tutti i filosofi, insiste sul fatto che lui, al contrario, non è esperto in niente. Non è nemmeno un saggio, qualità che è riservata solo agli dei. La filosofia ci invita a scoprire la nostra umanità e ad avere un pensiero autonomo  a liberarci della dittatura del profitto disumanizzante che riduce tutto, donne  uomini, alberi, fiumi in risorse da sfruttare.

Da secoli una corrente di pensiero ci invita a uno stato di perfezione... identificato con una specie di distacco, o di controllo della ragione sul nostro essere,  sostenendo che l'essere perfetti ci porti a essere più felici. Ma non è così.  I grandi maestri vasai giapponesi, una volta realizzato un vaso, aggiungevano una imperfezione per sottolineare la loro fragilità e modestia.

Di seguito ho riportato alcuni passi del libro che mi hanno particolarmente colpito. 

"In mezzo all'inverno, ho scoperto in me un'invincibile estate". -  Albert Camus. Con questa frase Camus ci invita a aprirci a un'altra prospettiva, scoprire che non esistono eventi felici o tristi in sé, ma che esiste in ciascuno di essi, in ogni istante della nostra vita, una dimensione più profonda, positiva.

"Prenditi cura di te". - Socrate.   Prenditi cura di te non significa tagliare i legami con il mondo, ma cercare di capirsi, per meglio impegnarsi nel mondo. Purtroppo oggi, sempre di più si cerca di collegare la scuola al mondo del lavoro e l'educazione deve produrre dei lavoratori efficaci, non persone che pensano autonomamente.

"L'attenzione, miracolo alla portata di tutti, a ogni istante". - Simone Weil.  Con questa frase Simone Weil ci invita alla presenza con l'altro; Per ascoltare quello che l'altro ha da dirci, occorre che io non sappia in anticipo cosa vuole dirmi. Solo in questo modo posso entrare in una relazione profonda.

"La vita sorride a quelli che la vivono". - Maya Angelou.  La poetessa ci manda il messaggio di cercare di fare in modo di non morire senza aver compiuto qualcosa di meraviglioso per l'umanità. Non bisogna mai rinchiudersi nel ruolo della vittima e lamentarsi della nostra condizione, e auto giustificarsi.

"La stupidaggine consiste nel voler concludere". - Gustave Flaubert.  Spesso il dialogo, anche con il proprio compagno, amico, interlocutore sfocia in rabbia e violenza. Si proietta sul mondo e sull'altro la nostra comprensione costruita sui nostri pregiudizi, nostra impazienza e la nostra cecità. Spesso ci cerca di dimostrare che l'altro ha torto senza cercare di capire le sue aspirazioni profonde, e ciò porta a conflitti religiosi, politici e sociali e a guerre.

"L'amore non muore mai di morte naturale, muore perché non siamo capaci di ritornare alla sua sorgente". - Anais Nin.   Esiste una obsolescenza programmata dell'amore in funzione dell'abitudine e del tempo?  L'amore non è una gioia reciproca e immediata, e a torto l'abbiamo identificato al piacere.  L'amore è una prova, una prova difficile, un lavoro che impegna tutta la nostra esistenza. Questo lavoro ci rende profondamente felici.  Lavorare per amare significa non smettere di avere uno sguardo aperto verso il nostro amore, ritrovare la nostra tenerezza, solo così si può ritornare alla sorgente dell'amore. Non seguiamo questa strada perché pensiamo che amare sia un atto spontaneo e non un atto volontario.

giovedì 27 luglio 2023

Monaco per un mese in Ladakh

In Ladakh, a 3500 metri su un altopiano circondato dalle montagne innevate del Tibet e laghi azzurri, il Mahabodi International Meditation Centre di Leh offre la possibilità di sperimentare per trenta giorni un’esperienza spirituale di buddhismo tibetano himalayano.  Il Ladakh ha poco meno di 60 mila chilometri quadrati e dal 2019 è un territorio a se stante rispetto all’India. Chiuso al turismo fino al 1974 ha una densità di popolazione di neanche 4 abitanti per chilometro quadrato.       

I partecipanti prenderanno parte alle attività quotidiane del monastero che ospita 11 monaci (6 giovani e 5 anziani) e 9 monache, tutti del Ladakh. Un’esperienza limite, nel cuore di quello che viene chiamato il «piccolo Tibet», nel territorio di Leh che oggi è conosciuta soprattutto per i siti buddhisti e trekking. Il Ladakh è descritto come un luogo dove la spiritualità buddhista e la sua antica cultura regnano sovrane, immerse nella natura incontaminata. È un’area desertica, ma fredda nel nord dell’India, punteggiata da minuscoli villaggi disseminati sulle vette himalayane adiacenti al Tibet. Le condizioni climatiche sono difficili e può capitare, se non si è attenti, di subire scottature o congelamento anche in estate. Particolarmente importanti sono i primi giorni del ritiro, visto che l’organismo deve acclimatarsi per l’altitudine a 3.500 metri dell’altopiano.

«Le giornate iniziano alle 5.30 del mattino con il suono di una campana e sono dedicate agli insegnamenti e includono sessioni di meditazione. A fine giornata ci sarà un momento dedicato alle domande/risposte, durante il quale si potranno chiedere approfondimenti su tecniche di meditazione, letture, e molto altri. Durante il percorso proposto è previsto l’alternarsi di 3 giorni di meditazione “guidata” e 2 giorni di pratiche individuali, durante i quali si potranno mettere in pratica i frutti degli insegnamenti, interagire con i monaci del centro e con le altre persone presenti al ritiro, oltre ad avere l’opportunità di vivere un’esperienza spirituale rilassante in questo deserto ad alta quota. Questa esperienza permetterà di avere uno scambio culturale profondo; infatti, i partecipanti dovranno adattarsi allo stile di vita monastico, sperimentando anche la quotidianità dei monaci buddisti, osservando le regole ed i precetti del centro.

Il centro di meditazione Mahabodi International Meditation Center nasce nel 1986 con lo scopo di offrire sia servizi umanitari che spirituali alle persone del Ladakh, nonché provvedere alla loro istruzione per migliorare le condizioni di vita locali.  - Adesso offre la possibilità a viaggiatori provenienti da tutto il mondo, di partecipare ad un'esperienza spirituale che include ritiri di meditazione, un'opportunità di apprendere le tecniche meditative e di ritrovare il proprio benessere mentale e fisico. Gli alloggi previsti sono piccole casette tradizionali (kuti), semplici ma confortevoli e pulite, che rendono il soggiorno ancora più pacifico e piacevole, rispetto al pernottamento nei tipici dormitori dei monasteri.
Per coloro che avranno  il desiderio di un cambiamento radicale c’è anche la possibilità di avere un colloquio con il monaco principale del centro, Bhikkhu Sanghasena, presidente e fondatore della Mahabodi International Meditation Center nel 1986.

Vedi: http://www.mahabodhi-ladakh.info/   https://www.consciousjourneys.com/it/monaco-per-un-mese/

venerdì 2 giugno 2023

Sulla critica - Krishnamurti

 𝗦𝘂𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗿𝗶𝘁𝗶𝗰𝗮 -  𝗞𝗿𝗶𝘀𝗵𝗻𝗮𝗺𝘂𝗿𝘁𝗶.

 𝗗𝗼𝗺𝗮𝗻𝗱𝗮: Che ruolo svolge la critica nella relazione? Qual e' la differenza tra critica costruttiva e distruttiva?    

𝗞𝗿𝗶𝘀𝗵𝗻𝗮𝗺𝘂𝗿𝘁𝗶: Anzitutto, perche' critichiamo? E' per capire? Oppure si tratta semplicemente di farlo per dare noia? Se vi critico, vi comprendo? La comprensione viene attraverso il giudizio? Se intendo comprendere, se voglio capire meno superficialmente, ma in profondita', l'intero significato del mio rapporto con voi, comincerò col criticarvi? Oppure saro' consapevole di questa relazione tra voi e me, osservandola in silenzio: non proiettando le mie opinioni, le mie critiche, i miei giudizi, le mie identificazioni e condanne, ma osservando silenziosamente cio' che accade? E se non critico, che cosa accade? Si e' li' li' per addormentarsi, non e' cosi'? Il che non significa che non ci si addormenti quando si dà noia agli altri. Forse diventa un'abitudine, e ci mettiamo a dormire per abitudine. Esiste un intendimento piu' profondo, piu' ampio, della relazione, che abbia luogo attraverso la critica? Non importa se la critica sia costruttiva o distruttiva: senza alcun dubbio cio' e' irrilevante. Percio' la domanda e': "Qual e' la condizione mentale, e del cuore, necessaria a capire la relazione?". Qual e' il processo del comprendere? In quale modo comprendiamo qualcosa? Come comprendete vostro figlio, se vi interessate di lui? Lo osservate, non e' cosi'? Lo osservate mentre gioca, lo studiate nei suoi diversi modi, umori; non proiettate su di lui la vostra opinione. Non dite che dovrebbe essere questo o quello. Siete vigili, all'erta, non e' vero? Siete attivamente consapevoli. Allora, forse, comincerete a capire il bambino. Se lo criticate ininterrottamente, se introducete ininterrottamente la vostra propria particolare personalita', le vostre idiosincrasie, le vostre opinioni, decidendo il modo in cui il vostro bambino debba o non debba essere, e cosi' via, ovviamente creerete una barriera in quel rapporto.      Sfortunatamente molti di noi criticano per configurare, per interferire; troviamo un certo piacere, un certo compenso nel configurare qualcosa: il rapporto col marito, con un bambino o con chichessia. Vi si avverte un senso di potenza, si e' il padrone, e cio' offre una remunerazione straordinaria. Senza dubbio, in tutto questo processo non vi e' alcuna comprensione del rapporto. Vi e' pura imposizione, vi e' la brama di modellare gli altri secondo lo schema particolare della vostra idiosincrasia, del vostro desiderio, della vostra volonta'. Tutto cio' impedisce la comprensione del rapporto, non vi sembra?

Poi vi e' l'autocritica. Criticare se stessi, condannare e giustificare se stessi: cio' comporta la comprensione di se'? Quando comincio a criticare me stesso, non limito forse il processo della comprensione, dell'esplorazione? L'introspezione, che e' una forma di autocritica, disvela il se'? Che cosa rende possibile il disvelarsi del se'? Essere costantemente analitici, timorosi, critici, certamente non comporta tale disvelarsi. Cio' che lo comporta in modo che si cominci a comprenderlo e' la consapevolezza costante di esso, senza alcuna condanna, senza alcuna identificazione. Occorre una certa spontaneita' non si puo' stare continuamente ad analizzarlo, a disciplinarlo, a configurarlo. Questa spontaneita' e' essenziale per capire. Se non faccio che limitare, controllare, condannare, blocco il movimento del pensiero e del sentimento, non e' cosi'? Ed e' nel movimento del pensiero e del sentimento che compiro' scoperte, non nel puro controllo. Quando si compiono scoperte, e' importante scoprire anche in qual modo agire. Se agisco secondo un'idea, secondo una certa norma, secondo un certo ideale, allora costringo il se' entro uno schema particolare. In cio' non vi e' alcun intendimento, non vi e' trascendenza.

Cosi' potra' darsi intendimento soltanto quando la mente sara' sileziosamente consapevole, quando osservera'; il che e' arduo, perche' noi ricaviamo piacere dall'essere attivi, inquieti, critici, dal condannare e giustificare. E' questa la nostra intera struttura; e, attraverso lo schermo delle idee, dei pregiudizi, dei punti di vista, delle esperienze, delle memorie, cerchiamo di capire. E' possibile liberarci da tutti questi schermi e capire, cosi' direttamente? Senza dubbio lo facciamo quando il problema e' assai vivo: non passiamo attraverso tutti quei metodi, lo affrontiamo direttamente. La comprensione della relazione si ha soltanto quando tale processo di autocritica viene compreso e la mente si calma. Se mi ascoltate e cercate di seguire, senza troppo sforzo, quanto tento di comunicarvi, allora esiste una possibilita' di comprenderci l'un l'altro. Ma se continuerete a criticare senza tregua, introducendo le vostre opinioni, quel che avete imparato dai libri, quello che qualcun altro vi ha detto e cosi' via, allora voi ed io non ci troveremo in rapporto, perche' fra noi si frapporra' quello schermo. Se ambedue ci sforziamo di trovare le soluzioni del problema, che si trovano entro il problema stesso, se ambedue siamo ansiosi di andare al fondo della questione, di scoprirne la verita', di scoprire che cosa essa e', allora ci troviamo in relazione. Allora la vostra mente e' nello stesso tempo vigile e passiva, osserva per scorgere quale sia, in tutto cio', la verita'. Percio' la vostra mente deve essere straordinariamente docile, non deve ancorarsi ad alcuna idea o ideale, ad alcun giudizio, ad alcuna opinione che abbiate consolidato attraverso le vostre esperienze particolari. La comprensione giunge, senza dubbio, quando vi e' quella docile pieghevolezza tipica di una mente che sia passivamente consapevole. Allora essa e' capace di recepire, allora e' sensibile. Una mente non e' sensibile quando e' gremita di idee, di pregiudizi, di opinioni, di pro o contro.

Per intendere la relazione occorre una consapevolezza passiva, il che non distrugge la relazione. Al contrario, rende il rapporto assai piu' vitale, assai piu' significativo. Allora esiste, in quella relazione, una possibilita' di affermazione reale; vi e' calore, vi e' senso di vicinanza, che non e' puro sentimento o sensazione. Se potremo accostarci cosi', o trovarci in una consimile relazione con qualsiasi cosa, risolveremo facilmente i nostri problemi: i problemi della proprietà, del possesso, poiche' noi siamo cio' che possediamo. Chi possiede denaro e' denaro. Chi si identifica con la proprieta' e' la proprieta', o la casa, o il mobilio. Similmente con le idee o con la gente; quando vi e' possesso, non vi e' relazione. La maggior parte di noi possiede perche', se non possiede, non ha altro. Siamo gusci vuoti se non possediamo, se non riempiamo la nostra vita di mobili, di musica, di conoscenza, di questo o di quello. E quel guscio fa un sacco di rumore, e quel rumore lo chiamiamo vivere; e di cio' siamo soddisfatti. Quando vi e' rottura, quando cio' si frantuma, allora vi e' angoscia, perche' improvvisamente si scopre come siamo fatti: un guscio vuoto, senza molto significato. Essere consapevoli dell'intero contenuto della relazione e' azione, e in quell'azione vi e' una possibilita' di relazione vera, la possibilita' di scoprirne la grande profondita', il grande significato, e di sapere che cos'e' l'amore.

𝗝𝗶𝗱𝗱𝘂 𝗞𝗿𝗶𝘀𝗵𝗻𝗮𝗺𝘂𝗿𝘁𝗶 (𝘓𝘢 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘦𝘥 𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘢 𝘭𝘪𝘣𝘦𝘳𝘵𝘢').

Iside Svelata di H.P.Blavatsky

Iside Svelata di H.P.Blavatsky ha inciso profondamente sulla cultura contemporanea, ciò è un dato di fatto oggettivo, ha portato avanti rivoluzioni culturali straordinarie, influenze innumerevoli in vari campi, che hanno costituito la cultura del XX secolo.

 "Iside Svelata contribui in maniera determinante alle dottrine teosofiche, a far crescere l'analisi delle religioni comparate consentendo di gettare uno sguardo su una terra sconfinata ignorata dai più, ad aprire una porta all'oriente e alla filosofia orientale, in particolare  al buddhismo e induismo, interpretava i miti, rappresentava un'apertura e recupero dell'esoterico,  un'apertura  ai diversi livelli di realtà". - Paola Giovetti

Cornice storica dell'opera pubblicata nel 1877:  La fine dell'ottocento è un'epoca di grandi contrasti, c'è la guerra franco-prussiana,  nasce l'impero germanico Bismarkiano, che rappresenta il trionfo di una precisa strategia politica, quella del picchiare forte e poi ragionare, una corsa agli armamenti, e poi trattati di pace.  Mezzo secolo di tranquillità relativa in Europa. Mire sugli altri continenti come l'Africa (che costituirà il colpo di grazia dopo lo schiavismo), il suo sfruttamento porterà al sottosviluppo e all'arretratezza cronica di questo continente. Epoca anche di grandi conflitti sociali, di lotte operaie, di fuga nelle colonie, di espansionismo coloniale,  trionfa il sapere scientico e il positivismo. La tecnologia diventa padrona del mondo e non vuole avere più rivali. Trionfo della scienza su tutto e tutti. Nello stesso tempo il mondo della chiesa e delle religioni è in fibrillazione. C'è la fine dello Stato pontificio (con la presa di Porta pia nel 1870), La chiesa cattolica vive un periodo particolare, il Papa si dichiara prigioniero, la chiesa cerca di difendersi dal cosiddetto mondo moderno.  Quanta Cura è la XXVII enciclica di papa Pio IX, che pubblicò nel 1864, allegandovi il Sillabo degli errori moderni. Con esse venivano denunciati i grandi vizi dell'epoca contemporanea e condannate tutte le ideologie "moderne", dal liberalismo al socialismo. In questo periodo si affermano nazionalismi, razzismo, rifiuto dell'altro, militarismo esaltato e fantico. Nel Sillabo sono condannati tutti i fenomeni culturali che caratterizzano il naturalismo e il mondo moderno.  I rischi sono panteismo, razionalismo, socialismo, indifferentismo, il volere sganciare lo Stato dalla Chiesa, l'educazione laica, la filosofia esercitata senza approvazione della Chiesa. In particolare il Papa si scaglia contro chi osa sostenere che si può raggiungere la salvezza seguendo qualsiasi religione, sperare nella salvezza per i non battezzati è una follia, si scaglia contro quelli che sostengono che la Chiesa cattolica non ha il potere di stabilire quale è la vera religione.

Helena Petrovna Blavatskij è un personaggio di una caratura eccezionale, ha fatto nascere una letteratua filosofica immensa. Ha fatto viaggi avventurosi in tutto il mondo. sottolineando l'importanza della sua permanenza in Tibet, confermata dal Dalai Lama e D.T. Suzuki. E' stata anche seguage di Garibaldi, e sembra sia stata ferita nella battaglia di Mentana. Approda in America dove incontra il colonnello Olcott e fonda la società Teosofica a New York nel 1875.  L'obiettivo è quello della della ricerca della verità al di sopra delle correnti, delle singole religioni e sette.

Il suo segretario particolare G.R.S. Mead, uno dei massimi studiosi dello gnosticismo, primo cristanesimo, tradizioni ermetiche, esordì dicendo: “H.P.B. Blavatsky è morta, nostra maestra e amica, ella sola mi diede il senso di essere in contatto con qualcuno di titanico, qualcosa di cosmico, non era un insegnante tradizionale, non aveva nessuna idea cosa fosse impartire cognizioni ordinate e coordinate, non faceva mai un'esposizione lineare. Detestava l'idea di essere un maestro di etica e spiritualità. Era un fuoco naturale, un'ispiratrice per andare alle nostre origini". 

Lo scopo teosofia è quello di rimediare ai mali flagranti del cristianesimo, coltivare un reale amore universale esteso anche agli animali, espandere luci di amore e semi di fratellanza. Basta odio religioso, arroganza teologica, occorre opporsi al bigottismo, cercare di conoscere le leggi della natura, incoraggiare lo studio delle scienze occulte, allargare gli studi filosofici, creare una grande biblioteca di testi antichi (la biblioteca della Società Teosofica di Adyar, situata nella città di Chennai in India, contiene documenti orientali rarissimi).  

Gandhi conosce  La Bhagvad Gita e Buddha la luce dell'Asia grazie ai teosofi a Londra. Per Gandhi è uno shock. Conosce Annie Besant e la Blawatsky a Londra. Maria Montessori si avvicinò alla Societa Teosofica per contribuire in tutti i modi possibili allo sviluppo dell'educazione libera, fuori dagli intralci settari,  privileggiando la libertà di pensiero, creando scuole anche per fuori casta in Sri Lanka  e India.

"Non accetto senza riserva le vedute di alcun uomo presente o trapassato sulla base di un’autorità terrena".   ___ L'opera è apparsa poco dopo la nascita della società teosofica nel 1877 in due enormi volumi. Lo scopo dell'opera era quello di far crescere l’interesse delle religioni comparate e dell’occulto, e favorire il contatto con l’Oriente. E' un'opera immensa, immense sono le tematiche affrontate, e contiene un indice analitico di circa 1000 pagine. Quando è pubblicata, suscita scalpore e interesse; è una provocazione nei confronti del mondo dell'epoca e cerca di illuminare le menti indicando nuove strade. Riporta un successo straordinario, con 1000 copie esaurite in pochi giorni. I giornali dell'epoca riportano: "un libro meraviglioso, una delle produzioni più importanti del secolo". 

Il titolo Iside Svelata non piacque alla Blavatsky, il titolo che aveva proposto era il Velo di Iside,  e HPB avrebbe preferito non essere l'autrice, ma uno dei tanti collaboratori, in quanto aveva solo raccolto dei testi provenienti da mondi lontani e messi insieme. Il testo presenta eterogeneità di contenuti e forme stilistiche, si citano tantissime opere raramente reperibili. Il testo fu prodotto in poco tempo stando chiusa in casa. Il materiale riportato sarebbe stato percepito a livello chiaroveggente, in quanto sarebbe stato impossibile leggere tanti testi situati in posti disparati del pianeta. Ci sono due tesi per giustificare il contenuto e la stesura dell'opera: HPB fu aiutata dai suoi poteri psichici per riuscire ad avere contatti con maestri oppure è un'opera prodotta dalla stessa HPB utilizzando la sua straordinaria memoria. 

 L'opera va vista come un'opera di rottura, una critica nei confronti del mondo contemporaneo. Mette sotto processo  chiesa cattolica, scienza positivistica, pratica spiritistica e le relative filosofie.   L'opera della Blavatsky contiene una polemica incandescente nei confronti del cristianesimo in generale e nella chiesa cattolica in particolare, precisando con acutezza, che i vertici della chiesa che hanno stravolto il messaggio di Cristo, in nome di colui che rimarrebbe sconcertato nel vedere cosa è stato fatto nel suo nome durante i secoli. Dalla Patristica in poi. Con filosofia patristica si intende la filosofia cristiana dei primi secoli, elaborata dai Padri della Chiesa e dagli scrittori ecclesiastici. 

In quell'epoca lo spiritismo ha finito per diventare, per le persone deluse da preti e scienziati, come l'unica alternativa, per poter indagare oltre i confini dell'ordinario. Lo spiritismo ha giocato un ruolo importantissimo, molti intellettuali si sono avvicinati a questo mondo. Capuana, Pirandello Fogazzarro. Un mondo caratterizzato anche di grandi incognite e pericoli. HPB mette in guardia anche i cultori dello spiritismo.  

Della chiesa cattolica si denuncia l'abissale distanza tra cristianesimo delle chiese con il messaggio originale di Cristo, la salvazione  e l'eternità delle pene infernali, il dogmatismo indiscutibbile, l'intolleranza, la persecuzione di eretici e non credenti che ha versato fiumi di sangue. Mette in risalto la grandezza del pensiero pre-cristiano, l'intimo legame sussistente tra le sapienze diffuse nel mondo antico e il messaggio del Nazzareno e la sua vicinanza enorme con la spiritualità buddhista.

Nei confronti della scienza, sottolinea l'infondatezza delle sue convinzioni, ne denuncia l'approccio materialistico ed oggettivo (solo misurabile e sperimentabile), l'incapacità di prendere atto di una gamma di fenomeni misteriosi (c'è una rassegna di fatti insoliti riportati in Iside Svelata);  Quello che noi abbiamo compreso con gli strumenti ordinari del sapere è pochissimo, quindi c'è una critica della falsa scienza, del dispotismo scientifico e del papato scientifico: gli scienziati di fronte ai tanti fenomeni inspiegati della natura devono ampliare i confini dell'indagine.

La strada per uscire da questi tre tipi di pericolo, è quella di riscoprire gli insegnamenti del mondo antico orientale, ritornare alle radici, alla grandezza della saggezza orientale. 

Scrive HPB: "La nostra disamina delle molte fede religiose professate indica che tutte derivano dalla stessa fonte originaria, il raggio della divinità e della verità si scinde nei frammenti multicolori delle religioni, il buddhismo e le filosofie pre-vediche sono all'origine delle religioni".  Il libro dà anche qualche prezioso consiglio per alzare almeno un poco il velo di Iside.  

Nell'edizione italiana, il primo volume tratta la scienza, il secondo volume tratta la teologia. L'edizione originaria era composta di un solo volume. Dalla prefazione di Iside Svelata si evince, che l'opera è frutto di un'intima amicizia con gli adepti orientali, che lei ha sempre considerato i suoi maestri. La Blavatsky (HPB) dice più volte: "Io ho fatto un'opera di raccolta, ho svolto una funzione di veicolo, ma la luce proviene da altrove, da molto più in alto di me". 

Siamo di fronte ad un bivio o HPB è un messaggero di un'antica fratellanza di gente che conosce molto cose di cui noi abbiamo solo una minima percezione o HPB  era un'impostore. L'insegnamento riportato nell'opera è il rifiuto del principio dell'autorità, sottolineando che l'unica autorità è la nostra coscienza profonda, è il nostro spirito che deve esprimersi su ciò che è vero e ciò che è falso. 

Iside è offerta a tutti coloro che sono disposti ad accettare la verità ovunque ella si trovi. Questa frase caratterizza l'opera, ossia privilegiare la ricercà pura e trasparente ovunque si trovi. Libera la ricerca da tutti i pregiudizi. Iside rappresenta un tentativo di far cogliere i principi essenziali che sono alla base dei sistemi filosofici: l'entità spirituale dell'uomo (contro il positivismo e la desertificazione dello spirito) che si esprime con un corpo fisico, un corpo psichico (anima astrale), uno spirito immortale che sopravvive alle succesive reincarnazioni. L'essere umano è caratterizzato da questa triplice unità.

Alla fine dell'ottocento il darwinismo dilaga, anche in campi non attinenti come il sociale, o socio politico. Per HPB l'evoluzione intellettuale/spirituale accompagna ed arrichisce l'evoluzione fisica, e si intrecciano. Siamo in cammino verso un'evoluzione collettiva e individuale, in cammino verso l'autoperfezionamento e libertà interiore. 

Per la Blavatsky, in Iside Svelata, la materia non viene vista come qualcosa di morto e inorganico.  Tutto è vivo, ogni singolo atomo. Tesi poi ripresa anche da  Giordano Bruno e Spinoza. Se tutto è vivo e in evoluzione, in espansione, la natura non può essere senza intelligenza, e HPB presuppone anche l'esistenza di mondi paralleli.

Critica la concezione antropomorfica della divinità, l'uomo non può conoscere un Dio che superi i limiti della sua mentalità, come hanno asserito anche Senofane (filosofo e poeta greco antico presocratico) e Andreas Feuerbach (filosofo tedesco tra i più influenti critici della religione). Dentro di noi c'è la luce di un principio divino, più lo specchio della nostra anima è lucido, più riusciamo a percepire questo principio, di solito percepiamo solo una piccola scintilla. 

Nessuno crede al Dio capriccioso delle superstizioni, ma tutti credono nel bene e nel male, l'intelligenza è incapace di percepire l'essere luminoso che è anche in noi. L'unico artefice delle nostre vite vive in noi, come noi viviamo in lui, c'è un sentire intuitivo inerente alla natura umana una volta che è stato compreso.  Dio come descritto nelle Upanishad é "neti, neti",  non è questo, non è quello. Non dobbiamo dire niente di limitante su Dio. Secondo  Plotinio, se c'è una molteplicità, ci deve essere un'unità che tutto abbraccia.

HPB introduce anche il concetto del karma. individua nel pensiero buddhista, presentandolo come la giusta alternativa ad un destino cieco o ad una salvezza fondata su un intervento soprannaturale. Parla anche della magia intesa in un'ottica più aperta e corretta, come sostenuto anche da Ammonio Sacca (filosofo alessandrino, fondatore del Neoplatonismo e maestro sia di Plotino che di Origene), Porfirio, Pico della Mirandola, Marsilio. Una magia intesa come scienza del profondo, che vuole penetrare il livello delle mere apparenze,  ed è intesa come la conoscenza delle leggi occulte della natura e della loro manifestazione. Ciò rende possibile all'iniziato di entrare in sintonia con l'ordine cosmico. L'ultimo punto che introduce è l'etica di un amore universale cosmico, rivolto a tutti gli esseri umani e viventi (inclusi gli animali) caratterizzato dalla capacità di rispondere al male con il bene. Ce lo dice facendo parlare altri, citando le parole di grandi Maestri che parlano di saggezza e compassione, che caratterizzano la vera morale e filosofica.

Per la Blawatsky, è necessario cercare la verità ovunque. Per fare questo occorre combattere l'ipotesi scientifica e la teologica che la impongono. L'errore difeso in maniera preconcetta, va affrontato e smascherato. Iside aspira ad ottenere il riconoscimento della grandi conquiste dell'umaninità nell'antichità. Ci presenta i grandi tesori dell'antichita dimenticati e cerca di recuperarli e rivalutarli.

Scrive HPB: "Quale archeologo oserebbe negare che la stessa mano ha eretto le piramidi e Angkor Wat, Palenque e Tikal, i resti dei musei, vestigie testimoniano la grandezza delle civiltà antiche.  Questi popoli scomparirono per la rabbia umana, per la ferocia, per una civiltà che ha imposto il proprio credo, la propria civiltà distruggendo tutto il distruggibile. Interi popoli derubati della loro grandezza". "Filologia (la capacità di decodificare i testi) e archeologia umilieranno il nostro orgoglio, smaschereranno le nostre pseudo certezze. Questi antichi conoscevano assai meglio il fatto dell'evoluzione nell'aspetto fisico e spirituale, l'evoluzione è un teorema universale. Non ha senso parlare di miracoli, esistono leggi di natura e la loro conoscenza è una battaglia a favore della ragione contro le pseudo scienze.  Tra le antiche tradizioni, i sacerdoti nascondono cenni di scienza ancora non conosciute, nell'attuale periodo. La scienza potrà avvalersi delle antiche tradizioni per migliorare la conoscenza. Nel mondo antico, in Egitto e nel mondo romano, si utilizzavano cose che ancora oggi non siamo capaci di spiegare; come ad esempio sia stato possibile costruire le costruzioni ciclopiche, il potere psichico della musica, ecc. 

Iside ci parla di un sapere che va al di là delle conoscenze del tempo, di un'anima umana destinata a percepire nuove relazioni e più profonde con le leggi della natura. Un sapere aperto a tutti. Solo dopo l'incontro con saggi dell'Oriente, dotati di misteriori poteri e saggezza, ha potuto trovare risposte valide ai suoi interrogativi fondamentali.

L'unica strada percorribile per dimostrare l'esistenza di Dio, è l'acquisizione di una diretta conoscenza dell'immortale Sé dell'uomo, arrivare a percepire l'immensità dell'universo, partendo dall'esperienza interiore.  Solo grazie alla presenza della divinità che è in noi, possiamo riuscire ad intravedere l'essenza di un principio cosmico e infinito (che possiamo eventualmente anche chiamare Dio).

I fenomeni paranormali, manifestati dalla Blawatsky, che hanno portato alle accuse dei suoi detrattori, sono stati una scelta concordata con i suoi istruttori, i suoi maestri, per creare un varco, per togliere dei veli, far capire che al di là del mondo percepito con determinati metodi, c'è qualcosa d'altro, che rientra nelle leggi che guidano la natura stessa.

Il cammino iniziatico non ha niente a che vedere con spiritismo e magia. Lei dice:  Se noi  riuscissimo a far capire la grandezza dello spirito e dei poteri reconditi dello spirito, ciò potrebbe aiutarci a capire che stiamo compiendo i primi passi, verso una conoscenza vera; da gemme di luce possiamo intuire l'infinita luce da cui tutto scaturisce".

Il pensiero moderno è orientato verso il liberalismo. Una religione imposta con la forza può nutrire solo inganni, secoli di soggezione, diventare un ostacolo all'avanzamento. Coloro che hanno portato avanti la niuova fede sono stati sottoposti a massacri e censura. Il tempo della dominazione dei dogmi ha raggiunto il suo epilogo, il clero che ha insegnato all'uomo la sua impotenza, ha tolto ogni fiducia verso sé stessi e autorispetto. Chiediamo di ricordare che il cristianesimo è un insegnamento non di Cristo, ma del clero della chiesa di Roma che in maniera coercitiva ha catechizzato interi popoli, impedendo il pensiero libero,  una chiesa mediatrice tra terreno e divino, tra sacro e profano. Bisogna aver fiducia nella contesa che si sta aprendo, dopo la pubblicazione del libro, tra la libertà di pensiero e dall'altra parte la reazione.

Molte ed aguerrite sono state le persone che si sono schierate contro questo libro: gli ecclesiastici, i pseudo scienziati, i mercenari della stampa (HPB era giornalista). Quando HPB si scaglia contro il cattolicesimo e le nefandezze compiute da santa madre Chiesa,  distingue il nucleo originario del messaggio del profeta di Nazareth da quello che gli altri hanno costruito intorno a questo nucleo e facendolo diventare lontanissimo. C'è un Abisso che separa il messaggio di Gesù e i suoi interpreti: quando moriva sulla croce, chiese perdono per i suoi nemici, pregava per loro, ed insegnava  a benedire tutti. Mentre gli eredi di San Pietro, senza esitare. maledicono chiunque resiste alla loro dispotica volontà. Bisogna smascherare le ipocrisie del mondo religioso che dovrebbe condurci verso il sacro.

Altra citazione di HPB: "l'eterno conflito tra le varie religioni cristianesimo, giudaesimo, bramanesimo, paganesimo, buddhismo, che lei invita a dialogare, deriva da una sola origine:  la verità è nota a ben pochi, tutti gli altri  non son disposti a sollevare il velo dai loro cuori e sperano di accecare gli occhi del prossimo".

Dal paragrafo: Davanti al velo. Situazione culturale dell’epoca. 19 secoli sono trascorsi da quando l'Idolatria e il Paganesimo sono scomparsi grazie al cristianesimo. E la scienza si è affermata.
Durante l'affermazione della luminosa stella di Bethlem, la brutalità era la regola. Da un lato c'era un clero dogmatico corrotto, una selva di sette, religioni in lotta tra loro, e fedeli assetati di piacere, dall'altro lato ipotesi scientifiche basate sul nulla e una corsa verso il materialismo; Era in corso una lotta mortale tra scienza e teologia. In mezzo a questi due titani, il pubblico stava perdendo qualsiasi anelito alle divinità, l’uomo stava scendendo a livello animale.   

Si registra un'angoscia profonda del mondo dell’epoca stritolato da questi due colossi, in questo periodo si perde il senso della spiritualità e della trascendenza. L'uomo non è solo un insieme di atomi ma un’entità spirituale con un destino molto più ampio e luminoso.
In questa situazione di stallo, lo spiritismo comincia a diffondersi alla fine dell'ottocento. Nello stesso periodo che si diffonde il decadentismo che è stato un movimento artistico e letterario sviluppatosi in Francia e poi diffusosi nel resto d'Europa, tra la fine dell'Ottocento e il primo decennio del Novecento, che si contrappone alla razionalità del positivismo scientifico e del naturalismo. Per lo spiritismo, molto diffuso, c'è un interesse crescente anche da parte di persone con un certo livello culturale e di scienziati che si avvicinano a questi studi, unico possibile rifugio tra le traballanti religioni e scienza. Lo spiritismo diventa una via preziosa per far riprendere forza all’esistenza dell’anima e al mondo ultraterreno, ma nello stesso tempo si diffonde una certa critica per limiti e aspetti preoccupanti.
Attività medianiche e spiritismo costituiscono, in questo periodo, una valida alternativa ai due poli.
Dobbiamo evitare il fervore e l'atteggiamento preconcetto e giudizi sprezzanti dei detrattori di carattere scientifico; lo spiritismo è un fenomeno che riguarda milioni di uomini e donne ragionevoli.
La scienza non può ignorare tutto questo, e in quel periodo sir William Cruz, Nicolas Camille Flammarion, e astronomi, condurranno indagini e inchieste sul fenomeno. Per indagare occorre avere gli strumenti culturali giusti, ed è un errore adottare un'unica chiave di lettura per medium, tavolini che si muovono e voci dall'aldilà, e anime dei trapassati  che vogliono entrare in contatto con persone.
Le chiavi di lettura, dice la Blavatskij, vanno attinte dalle antiche filosofie per comprendere questi fenomeni, e individuare il rapporto corretto con questo mondo.  Ad esempio tra medianità passiva e attiva ci sono differenze abissali, il mondo dello spiritismo è un’occasione per aprire gli occhi e capire che il nostro mondo è maya (una costruzione, un'illusione), una dimensione dell’essere montata dal materialista che la ritiene l’unica possibile. Nello stesso tempo la Blavatskij ci mette in guarda dall’accettare spiegazioni sempliciste.    
Altro errore è il rinchiudersi in uno specie di fideismo e in un orientamento filosofico che propugna la priorità della fede rispetto alla ragione.
La Filosofia Occulta può liberarci dall’accettare tutto questo, e ottolinea l'importanza del sapere magico. Gli squarci ottenuti con i fenomeni spiritici, per essere fonte di progresso culturale spirituale, devono essere sostenuti da informazioni adeguate ricavate proprio dal sapere magico. La magia era la somma scienza che permetteva agli uomini di intelletto di passare al di là dei veli di maya, noumenici. Della magia con Ma maiuscola ne parlavano i sapienti neo paltonici, Pico della Mirandola, ecc. Magia e scienza non sono agli opposti, ma la magia è profondamente scientifica. Il vero sapere non ha connotazioni e etichette.
La magia è in grado di farci capire cose fondamentali. Tutte le cose sono pervase da un principio vitale che può essere controllato dalla volontà umana.  La magia è pedagogia - dovrebbe aiutare ad educare l’umanità verso orizzonti più luminosi, I poteri magici esistono in ogni essere umano.

Le idee base sono l'unità del tutto, l'unità di Dio (non Dio antropomorfico ma visto come principio assoluto), della natura, l’immortalità, la salvezza sulla base dei meriti (che sono la base di religioni come buddhismo, induismo, ecc). Il Dio vendicativo del testo biblico è inaccettabile. L’unico Dio di cui si può parlare è quello che vive nella natura, è quello che vive in noi e noi viviamo in lui. Il platonismo e il neoplatonismo, le upanishad, il pensiero filosofico mistico hanno messo in luce l’impossibilità di ingabbiare il concetto di Dio in coordinate umane,  l'infinito in razionalità.
Senofane filosofo e poeta greco antico presocratico, dice che l’uomo proietta sul concetto di Dio quello che trova dentro di sé,  concetto ribadito anche da Ludwig Andreas Feuerbach che è stato un filosofo tedesco tra i più influenti critici della religione ed esponente della sinistra hegeliana. Parlare spesso di Dio con concetti di natura umana è assurdo. i grandi mistici come Plotinio ed Eckart definiscono il Divino infinitezza insondabile, l'essenza dell’essere, esseità (assoluto Non-Essere); occorre parlare con la voce del silenzio, ogni altra voce umana è irrispettosa e incapace di parlarne.
Occorre andare oltre i tentativi goffi di parlare di Dio, fuorvianti e menzonieri. Parole sagge sono "Neti neti" delle Upanishad, Del Dio nell’alto dei cieli, non siamo in grado di dire niente, ma vive in noi. Plotinio dice che noi possiamo avere una qualche forma di contatto con il principio divino che anima ogni cosa, la sua essenza è nella profondità della nostra anima,  nel cuore umano esiste e non si spegne mai l’anelito e l'intuizione verso il supremo.

Le religioni sono orpelli intellettualistici, allontanano l’individuo verso lo slancio interiore, questa ricerca, questo anelito soppianterà un giorno il dogmatismo dei tempi cristiani, anelito che cerca l’immortalità dell’anima, più dentro di sé rispetto ad attività pseudo spiritistiche.
Siamo di fronte a questo anelito insoddisfato che si scontra con forme di dogmatismo religioso e scientifico. Un tema su cui insite la Blavatsky è quello dell’identità del nucleo esoterico delle antiche religioni, tra pitagorismo e buddhismo c'è la stessa identità di pensiero. Occorre mettere da parte il modello egocentrico secondo il quale la filosofia deriva dal mondo greco. Un approccio più corretto e scientifico sarebbe quello di considerare la grandezza primaria del mondo orientale, visto le tante somiglianze tra platonismo e religioni dell’India.
Da noi occidentali, in questa visione deforme, sono cominciate le cose più importanti. Per la Blawasky le religioni sono gocce di un mare, parti di un tutto pervadente:  lama buddhisti, bhramani, filosofi greci manifestano lo stesso spirito che anima le piccole cose anima ed anche l’uomo. Occorre rivalutare i
legami tra Oriente ed Occidente, il pregio storico di Iside svelata e del movimento teosofico, è quello di far aprire agli occhi al mondo occidentale, ad avvicinarsi agli altri mondi, come umile apertura all’apprendimento, in un’ottica scambievole.  Gli orientali riconoscono alla teosofia questa grande apertura.
Molti sono i legami tra filosofia occidentale e Oriente, i filosofi occidentali avevano il desiderio di andare in India dove c’è la conoscenza antica ed i bhramani conoscevano l'arte magica. Pitagora espresse più volte il desiderio di andare in Oriente, anche Plotino cercò di arrivare in India, Talete viaggiò in Egitto, Persia, ed India.
La filosofia pagana e cristianesimo hanno un debito verso il buddhismo e la filosofia indiana. La Blawatsky si sofferma sull’oblio  dei mondi antichi perché c’è stata un’azione pianifica portata avanti dalla religione cristiana vincitrice; Queste dottrine filosofiche orientali e antiche si espandevano come una macchia su tutto il mondo pre-cristiano, sopravvissero alle persecuzioni e alle false interpretazioni,  formando la pietra angolare delle religioni esistenti tranne il cristianesimo. Non si trova niente nell’insegnamento di Gesù  che non fosse stato già insegnato da Buddha e Krishna.
Antonio Sacca il caposcuola del neoplatonismo, maestro di Plotino, di cui sappiamo pochissimo, non ha scritto nulla, insegnare che ogni religione era basata sulla stessa verità unica, favorire la conoscenza tra religioni e dialogo costruttiva, creare vera fratellanza, superare le grettezze e contrapposizioni tra religioni.
Persecuzioni e false interpretazioni, manipolatorie, del passato si è cercato di fare terra bruciato, non è causalità che del passato è rimasto poco; Paracelso e Giordano Bruno, sotto le ceneri qualcosa è rimasto,  trionfo del cristianesimo sulla cultura pagana, vandali e persecuzioni dei vandali che furono Costantino, Giustiniano, al di là delle santificazioni, gli antichi testi dati alle fiamme.
l’antica saggezza sparì e si ritrova nella palude delle superstizioni,
i Neo platonici, 7 filosofi rimasti vanno in Persia, superstiti delle persecuzioni, scuola 529 chiusa da Giustiniano, conclusione delle persecuzioni. Testi bruciati e nell’oblio, intelligibili solo agli iniziati, i vandali pagani e cristiani distrussero tutto.   
Neo platonici fulcro e cuore della filosofia antica, chiusura della scuola di Atene,  ora non si pensa più, ora la filosofia diventa un crimine contro Dio e contro lo Stato. Teodosio editto  di Tessalonica.
Data importante che dovrebbe essere ricordata come la giornata della memoria, il paganesimo scompare grazie a Costantino, arrivano i soldati a sigillare la scuola di Atene, non è più necessario parlare, discuter, ricercare cosa è il bene e il male,   sta scritto qua, abbiamo stabilito noi cosa è bene e male , dopo scismi, lotte, diatribe ecc, santa romana chiesa.  Credere obbedire combatter, pensiero filosofico diventa un atto criminale e chi vuole continuare a dialogare deve scappare, e continuerà così per secoli, inquisizioni ecc.
Neo platonismo è rinato con le accademie nel Rinascimento accademia a Firenze creata da …..  , rivincita c’è stata e la parola diventa gesto,  Pico della Mirandola  provò a organizzare grande conclave, concilio ecumenico a cui voleva invitate tutti i rappresentanti delle religioni per trovare un punto di incontro, nella sua utopica visione del mondo , convocare a Roma un conclave di questo tipo, con tutti i sapiente da tutte le parti del mondo, quando la chiesa viene a sapere questo c’è la scomunica e scappa a Firenze, piccoli segnali di rinascita,  suo sogno poi ritornerà con Giordano Bruno, superamento delle varie differenze, unire l’umanità questo messaggio non è stato mai sconfitto del tutto,    Esperienze luminose che ci anno permesso di andare avanti, persone che non si sono arrese.
Iside svelata un’opera di riscatto della antica saggezza, sopravvissuta a fatica qua e là.
 Sensibili alla titanica lotta tra spiritualità e scienza materialismo dilagante , aiutare aspirazioni spirituali e arrestare materialismo, speranze deluse, smascherare le false teologie, distinguere tra la religione divina e i dogmi umani, affrancamento dalla scienza e dalla teologia.
Il Papa propone la Fides et Ratio (1998) Giovanni Paolo II.  Ma la riabilitazione della filosofia è fatta con l’ottica agostiniana, della fides et ratio,  credo per capire capisco per intendere  ed è la mia fede che mi permette di fare filosofia, facendo uso bene del mio intelletto mi porta a credere, se non mi porta a credere è usato male. L’uomo è un ricercatore della verità, una ricerca che può trovare nell’atteggiamento dello scienziato un luminoso esempio di passione e di rigorosa perseveranza. La ratio deve usata, ma deve essere usata unicamente a sostegno in chiave propedeutica al raggiungimento della fede, san Tommaso ha sistematizzato quello che ci ha detto Agostino: la filosofia deve restare sempre succube alla religione.  La fede sta oltre la filosofia, la teologia è la verità rivelata.

La fede è cieca senza la ragione e spesso stabilisce su cosa la ragione debba indagare. Invece, solo la ragione deve stabilire i confini in cui muoversi, ad esempio, se il Dio di Mosè, mi dice di combattere  posso razionalmente pensare che sia un mostro.
Se parto da una verità rivelata è difficile stabilire di cosa possa occuparsi la libera ricerca filosofica: se mi conferma quello che dice la verità rivelata è ripetitiva, non mi dice niente di nuovo, se invece mi dice delle cose diverse, mi porta lontano da Dio. Il pensiero agostiniano è un pensiero terribile che legittima il pensiero ecclesiastico e le persecuzioni  religiose.
La fede può essere differenziata dalla fede cattolica?
La scelta della fede è rispettabilissima, di fronte al fedele sincero che cerca di viverla in maniera completa, ha senso per chi la vive, e guai a chi si intromettesse. Nessuno deve stabilire le modalità di questa esperienza. 

Il "Non intendo" di Sant’Anselmo, è la prova ontologica dell’esistenza di Dio, non voglio entrare nell’abisso che abbraccia e ama, inesplorabile, che il mio cuore ha già deciso di amare.  La mia scelta l’ho fatta aprioristicamente, al cuore non si comanda, se il cuore sceglie di credere in x o y, la ragione non ha nulla da dire, non si deve interferire.
Un'altra cosa è la concettualizzazione ideologica di sostenere la supremazia della fede sulla ragione, sono due cose totalmente diverse.
Ci sono cose che la ragione non può sapere e di cui il  mio cuore parla, questa fede si può conquistare? Attraverso un percorso spirituale, salendo gradini sul percorso, uno dopo l'altro forse si può arrivare a credere… Ad esempio, quando scegliamo di vivere con una persona, è una scelta fideistica, non possiamo avere la certezza che quella persona ci amerà per sempre, è un atto di fede. E meno male, se ci asserragliassimo su tutto quello di cui abbiamo dimostrazione oggettiva, che vita sarebbe la nostra? Senza slancio e trasporto? 

Non bisogna spacciare una cosa per l’altra, ad esempio le posizioni e i dogmi della chiesa cattolica e l’atto di fede. L'atto di fede è meritevole di essere accettato dalla ragione, nel messaggio del Cristo trovi delle parole che risonano dentro di noi e che cerchiamo di  farle maturarle. Il messaggio della montagna "Ama il prossimo tuo come te stesso" è un pensiero ragionevole,  non ho bisogno della fede per accettarlo,  così come per accettare i contenuti di testi buddhisti, della Baghvad Gita  non ho bisogno di credere.
Ho fede nell’umanità nonostante tutto, è un atto di fede?  Ci basta un Gandhi, un Martin Luther King, che sono luci nelle tenebre che ci permettono di credere nell’umanità,   
Ad esempio, nel discorso di Luca e Matteo della montagna, la frase della pagliuzza, e la trave,  il fare il bene al prossimo, sono cose bellissime, meravigliose, sagge, le ritroviamo in altri molti testi, e non ho bisogno che me le abbia dette un figlio di Dio, un illuminato, un avatar…
La fede diventa necessaria, ad esempio, nel credere nella verginità di Maria, nella natura una e trina della Trinità, nel Dio che è un'unica sostanza che si articola in tre persone, ed è evidente che l’esserci di tre persone metta in discussione l’unicità della sostanza. L’hanno formulato signori che si accapigliavano sulla virgola, nate dopo secoli di discussioni, si è raggiunto un primato con Costantino, hanno stabilito ciò che sia giusto e ciò che sia sbagliato.
Se non ho fede nell’umanità, non ho fede nemmeno in me stesso,  bisogna lasciare una spiraglio aperto.  

______Approfondimenti: 

Fides et Ratio è il più esteso documento della Chiesa Cattolica dedicato al compito della filosofia e ai suoi rapporti con la ricerca della verità. La Rivelazione ricorda alla filosofia di osare nella ricerca del vero, segnalandole al contempo l’esistenza di risposte, donate nella fede, che certamente la superano, ma vanno anche sorprendentemente incontro a quanto essa intravede e verso cui aspira.
Il mondo e ciò che accade in esso, come pure la storia e le diverse vicende del popolo, sono realtà che vengono guardate, analizzate e giudicate con i mezzi propri della ragione, ma senza che la fede resti estranea a questo processo. Conoscere a fondo il mondo e gli avvenimenti della storia non è, pertanto, possibile senza confessare al contempo la fede in Dio che in essi opera. In questo modo la fede affina lo sguardo interiore.

Sant'Anselmo. Nella tradizione monastica che lo aveva preceduto si era sviluppata una teologia che era essenzialmente una esegesi della Bibbia. La teologia di Anselmo intende invece essere anche razionale argomentazione sulle verità bibliche. Afferma di voler esporre una meditazione su Dio non partendo dalla Bibbia, ma assegnando alla ragione il compito di tradurre la certezza della fede in evidenze razionali. Nel Proslogion, un dialogo con Dio pieno di contemplazione mistica, tratta dell’esistenza di Dio e del modo di provarla attraverso la celebre prova di Anselmo, o “argomento ontologico”. Dio viene inteso come l’essere di cui non si può pensare il maggiore, mostrando poi come ciò che esiste nell’intelletto, per ciò stesso esiste nella realtà: “Non solo, o Signore, tu sei colui del quale non si può pensare cosa più grande, ma sei qualcosa di maggiore di quel che si possa pensare”.                     
 

 

 

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Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...