sabato 19 giugno 2021

Coronavirus, Yunus: "Non torniamo al mondo di prima"

La portata dei disastri provocati nel mondo dalla pandemia da coronavirus è sconvolgente. Nonostante ciò, e malgrado danni ingentissimi, siamo davanti a un’occasione senza precedenti.

In questo lungo articolo Muhammad Yunus spiega quali dovrebbero essere le strategie economiche per avere un mondo più giusto e solidale, come portare avanti un programma di ripresa economica post-coronavirus trainato da una consapevolezza sociale e ambientale. Muhammad Yunus (1940) è un economista e banchiere bengalese. È ideatore e realizzatore del microcredito moderno, ovvero di un sistema di piccoli prestiti destinati ad imprenditori troppo poveri per ottenere credito dai circuiti bancari tradizionali. Per i suoi sforzi in questo campo ha vinto il premio Nobel per la pace 2006. 

In questo momento tutto il mondo deve trovare una risposta a un grande interrogativo. Non si tratta di come far ripartire l’economia perché, per fortuna, sappiamo già farlo. Le esperienze vissute in passato ci hanno aiutato a mettere a punto una terapia generica per ridare vita all’economia. No, il grande interrogativo a cui dobbiamo dare risposta è un altro: riportiamo il mondo nella situazione nella quale si trovava prima del coronavirus o lo ridisegniamo daccapo? La decisione spetta soltanto a noi.

 Inutile dire che, prima del coronavirus, il mondo non ci andava bene. Fino a quando tutti i titoli dei giornali non sono stati dedicati interamente al coronavirus, ovunque si gridava a gran voce annunciando le terribili calamità che stavano per accadere. Contavamo letteralmente i giorni che mancavano a quando l’intero pianeta sarebbe diventato inabitabile per la catastrofe climatica. Parlavamo di quanto fosse grave la minaccia di una disoccupazione di massa provocata dall’intelligenza artificiale, e in che modo la concentrazione della ricchezza nelle mani di pochi stesse raggiungendo un livello deflagrante. Ci rammentavamo di continuo a vicenda che questo decennio è l’ultimo a nostra disposizione. Al termine di esso, infatti, tutti i nostri sforzi porteranno a risultati soltanto parziali, inadeguati a salvare il nostro pianeta.   

  Dovremmo tornare a quel mondo? A noi la scelta.  All’improvviso il coronavirus ha cambiato radicalmente il contesto delle cose e i dati spiccioli. Ha spalancato davanti ai nostri occhi possibilità temerarie che non erano mai state prese in considerazione in precedenza. All’improvviso, eccoci di fronte a una tabula rasa. Possiamo andare in qualsiasi direzione vorremo. Che incredibile libertà di scelta!

 Prima di farla ripartire, dobbiamo decidere che tipo di economia vogliamo. Prima e più di ogni altra cosa, l’economia è uno strumento che ci può aiutare a perseguire gli obbiettivi che noi stessi ci prefiggiamo. Non deve farci sentire tormentati e impotenti. Non dovrebbe fungere da trappola letale messa a punto da qualche potenza divina per infliggerci una pena. Non dobbiamo dimenticare mai, neppure per un istante, che l’economia è uno strumento creato da noi uomini. Dobbiamo dunque continuare a progettarlo e riconfigurarlo finché non renderà tutti felici. È uno strumento messo a punto per arrivare alla massima felicità collettiva possibile.  

 Se, a un certo punto, abbiamo la sensazione che non ci sta portando dove vogliamo andare, sappiamo immediatamente che nel suo hardware o nel suo software di cui facciamo uso c’è qualcosa di sbagliato. Tutto quello che dobbiamo fare è sistemarlo. Non possiamo esimerci dicendo semplicemente “scusate, non possiamo realizzare i nostri obbiettivi perché il nostro software e il nostro hardware non ce lo permettono”. Si tratterebbe di una scusa patetica e inaccettabile. Se vogliamo creare un mondo di zero emissioni di anidride carbonica, costruiremo il software e l’hardware giusti per riuscirci. Se vogliamo un mondo nel quale la disoccupazione non esista, faremo altrettanto. Se vogliamo un mondo nel quale non ci sia nessuna concentrazione della ricchezza, faremo altrettanto. Tutto sta nel mettere a punto l’hardware e il software giusti. Ne abbiamo le capacità. Possiamo farlo. Quando gli esseri umani decidono di fare qualcosa, la fanno e basta. Niente è impossibile per gli uomini.  La notizia più entusiasmante legata alla crisi del coronavirus è che ci sta offrendo inestimabili opportunità per un nuovo inizio. Possiamo iniziare progettando l’hardware e il software su uno schermo praticamente vuoto.

 La ripresa post-coronavirus deve essere una ripresa trainata da una consapevolezza sociale ed ambientale. Ad aiutarci in modo sostanziale è una singola decisione globale unanime: sia chiaro, non vogliamo assolutamente tornare al mondo di prima. Nel nome della ripresa, non vogliamo saltare nella stessa padella rovente di prima.  I governi devono garantire ai cittadini che questo programma di ripresa sarà completamente diverso da quelli del passato. La prossima ripresa non sarà attuata per riportare le cose al punto in cui erano prima. Questa sarà la ripresa della gente e del pianeta. Si dovranno creare imprese in grado di rendere tutto ciò possibile. Il punto cruciale per lanciare un programma di rilancio post-coronavirus consisterà nel mettere al centro di ogni decisione e di tutti i processi decisionali politici una nuova consapevolezza sociale e ambientale. I governi dovranno garantire che neanche un dollaro andrà a finire nelle tasche di qualcuno a meno che non ci sia la garanzia che, rispetto a qualsiasi altra opzione, quel dollaro dato a quel qualcuno porterà al massimo vantaggio sociale e ambientale possibile per la società intera. Tutto quello che andrà fatto nella ripresa dovrà portare alla creazione di un’economia consapevole per il singolo Paese e per il mondo intero a livello sociale, economico, ambientale.

 Il momento è arrivato. Inizieremo come raccomandato dalle terapie di un tempo con i pacchetti di salvataggio in extremis, ma questa volta li useremo per progetti e interventi stimolati dalla consapevolezza sociale. Dobbiamo metterli a punto adesso, in piena crisi perché, quando questa sarà finita, ci sarà un tumulto di vecchie idee e di vecchi esempi volti a indirizzare gli interventi in una data direzione. Ci sarà chi argomenterà con foga per far deragliare le nuove iniziative, e dirà che si tratta di politiche mai collaudate. Dobbiamo prepararci prima che abbia inizio il fuggi-fuggi generale. Il momento è arrivato. Quel momento è adesso.

 Impresa sociale. In questo mio articolo illustro una serie di politiche che mi sono ben note e nelle quali ripongo fiducia. Questo non esclude che vi siano molte altre opzioni creative ed efficaci. Incoraggio pertanto anche altre persone a farsi avanti con le loro raccomandazioni e proposte.

 Nel NRP (New Recovery Programme, Programma della nuova ripresa) che vi propongo, assegno un ruolo fondamentale a una nuova forma di impresa detta impresa sociale. Si tratta di un’impresa creata esclusivamente per risolvere i problemi delle persone, un’impresa che non crea un utile personale per gli investitori, se si eccettua il solo recupero dell’investimento iniziale. Una volta rientrati in possesso dell’investimento originario, tutti gli utili successivi devono essere re-immessi nell’impresa.  I governi avranno molte occasioni per incoraggiare, assegnare le priorità, fare spazio affinché le imprese sociali possano impegnarsi in responsabilità crescenti e di ampia portata finalizzate alla ripresa. Al tempo stesso, i governi dovranno portare avanti i programmi nei confronti dei quali si devono impegnare in ogni caso, per esempio l’assistenza agli indigenti e ai disoccupati grazie ai tradizionali programmi del welfare, ripristinando i programmi dell’assistenza sanitaria e con questi tutti i servizi necessari, sostenendo tutte le imprese di ogni settore dove le opzioni per il social business non facciano ancora passi avanti.

 Sul fronte delle imprese sociali, i governi possono creare Social Business Venture Capital Funds, fondi  a livello centrale e locale; possono stimolare il settore privato, le fondazioni, le istituzioni finanziarie e i fondi di investimento a fare altrettanto; possono incoraggiare le imprese tradizionali a trasformarsi in imprese sociali o a stringere accordi con partner, imprese e soci che operino a questo livello, così che tutte le imprese siano spronate ad avere una divisione che si occupa di social business o a dar vita a imprese sociali che operino in joint venture con altre imprese di questo tipo.  In base al NRP, i governi potranno finanziare le imprese sociali per acquisire altre aziende e allearsi a quelle in stato di bisogno per trasformarle a loro volta in imprese sociali. La banca centrale potrà dare la priorità a queste ultime nell’assegnazione dei finanziamenti da parte delle istituzioni finanziarie, da investire nel mercato azionario o per immettervi quelli di imprese sociali forti. Ovunque si presentano opportunità gigantesche: i governi dovrebbero coinvolgere quanti più attori possibile impegnati nelle imprese sociali.

 Chi investe nelle imprese sociali? Chi sono gli investitori nelle imprese sociali? Dove si possono trovare? Sono ovunque. Non li vediamo perché i libri di testo di economia in circolazione non ne riconoscono l’esistenza. Di conseguenza, i nostri occhi non sono abituati a individuarli. Solo di recente i corsi di economia prevedono di affrontare alcune tematiche a questo proposito, quali le imprese sociali, l’imprenditoria sociale, gli investimenti a impatto sociale, le organizzazioni no-profit e così pure alcune questioni ispirate dalla popolarità globale della Grameen Bank e dal microcredito.

 Finché l’economia resterà una scienza per massimizzare i profitti, non potremo farvi affidamento per mettere a punto un programma di rilancio e ripresa basato sulla consapevolezza sociale e ambientale. Ma non potremo girare l’interruttore e spegnere dalla sera alla mattina l’economia tradizionale. Mentre essa proseguirà nelle sue attività, i governi dovranno creare sempre più spazio affinché le imprese sociali possano far valere la loro affidabilità ed efficienza. Il successo delle imprese sociali diventerà tangibile quando vedremo che chi massimizza gli utili per il proprio tornaconto non soltanto coesisterà con imprenditori interessati ad avere zero profitti personali – e nasceranno amicizie e forme di collaborazione – , ma anche quando sempre più imprenditori e investitori interessati al ricavo personale creeranno imprese sociali per conto loro o legandosi in partenariato con altre attività sociali. Quello sarà l’inizio di un’economia trainata da una consapevolezza sociale e ambientale.

 Non appena la politica di governo inizierà a riconoscere gli imprenditori e gli investitori nell’impresa sociale, costoro si faranno avanti con entusiasmo per assumere l’importante ruolo sociale che si renderà necessario a quel punto. Gli imprenditori delle imprese sociali non appartengono a una piccola economia di “gente che fa del bene”. Qui si parla di un ecosistema globale significativamente grande, che comprende le grandi multinazionali, i grandi fondi delle imprese sociali, i molti amministratori di talento, oltre a istituzioni, fondazioni, trust con molti anni di esperienza alle spalle nei settori della finanza e della gestione di imprese sociali globali e locali.  Infine, quando il concetto di fondo e l’esperienza delle imprese sociali inizierà a ricevere l’attenzione dei governi, molti irremovibili imprenditori interessati al tornaconto personale saranno felici di mettere in mostra la parte più sconosciuta del loro talento diventando a loro volta imprenditori di imprese sociali di successo, e rivestiranno ruoli di importanza inestimabile in tempi di crisi sociale ed economica come la crisi del cambiamento del clima, la crisi della disoccupazione, la crisi della concentrazione della ricchezza e così via.

 Gli esseri umani nascono imprenditori, non cercatori di un posto di lavoro. L’NRP deve spezzare la tradizionale divisione del lavoro tra i cittadini e il governo. Si dà per scontato che compito dei cittadini sia prendersi cura delle rispettive famiglie e pagare le tasse, e che sia responsabilità del governo (e, in misura circoscritta, del settore no-profit) prendersi cura di tutti i problemi della collettività, come il clima, il mondo del lavoro, l’assistenza sanitaria, l’istruzione, l’acqua e così via. L’NRP deve far cadere questo muro divisorio e incoraggiare tutti i cittadini a farsi avanti, a dar prova dei loro talenti nella risoluzione dei problemi creando imprese sociali. La loro forza non sta nella portata delle loro iniziative, ma nel loro numero. Una piccola iniziativa moltiplicata per un grande numero si trasforma in un’azione nazionale significativa. Uno dei problemi che gli imprenditori delle imprese sociali potranno affrontare e risolvere immediatamente sarà quello della disoccupazione provocata dal tracollo dell’economia. Chi vorrà investire nelle imprese sociali potrà occuparsi di crearle per produrre a cascata posti di lavoro per i disoccupati. Potrà anche scegliere di trasformare i disoccupati in imprenditori a loro volta, e dimostrare così facendo che gli esseri umani nascono imprenditori, non cercatori di lavoro. Le imprese sociali potranno adoperarsi insieme al sistema di governo per creare un solido sistema sanitario. Chi investe in un’impresa sociale non deve essere necessariamente una persona fisica. Può essere un’istituzione, per esempio, o un fondo di investimento, una fondazione, un trust, un’azienda di gestione o amministrazione di imprese sociali. Molte di queste istituzioni sanno benissimo come lavorare con amabilità con i proprietari d’azienda tradizionali. Un invito proficuo lanciato dal governo per la disperazione e la situazione di emergenza del periodo post-coronavirus potrà mettere in moto un’ondata di attività finora sconosciute. Sarà una cartina di tornasole per la leadership per dimostrare come il mondo possa essere fatto rinascere in modi inediti e del tutto nuovi a cominciare dai giovani, dalle persone di mezza età, e dagli anziani, uomini e donne.

 Non ci sarà un posto dove nascondersi. Se mancheremo di impegnarci in un programma di ripresa economica post-coronavirus trainato da una consapevolezza sociale e ambientale, imboccheremo inevitabilmente una strada molto peggiore della catastrofe provocata dal coronavirus. Per difenderci dal coronavirus possiamo rinchiuderci nelle nostre case ma, se non riusciremo a dare risposte adeguate alle questioni globali in costante peggioramento, non avremo dove nasconderci da Madre Natura arrabbiata con noi e dalle masse degli arrabbiati di tutto il pianeta. 

Il cammino spirituale

Cercherò in queste poche righe di fornire dei punti di riferimento per capire meglio il fenomeno dell'interesse crescente dell'Occidente verso la New Age e le filosofie orientali e per dare delle linee guida per intraprendere un percorso di ricerca, in maniera consapevole, aperta e libera da barriere ideologiche.

Non mi piace la New Age e nemmeno le forme esasperate di ricerca spirituale e di ricerca del benessere. Così come non mi piace il fenomeno del business associato a questo. Per me spiritualità e denaro sono incompatibili. Nel calderone della ricerca spirituale si trovano molti venditori di fumo, ciarlatani ma anche associazioni veramente valide, alcune delle quali sono anche accreditate presso le Nazioni Unite, che hanno messo a punto metodi per aiutare le persone ad acquisire maggior consapevolezza, ridurre l'aggressività ecc, con risultati certificati anche da ricerche scientifiche (per quel che valgono oggi) .

Ho letto centinaia di libri sullo yoga, il buddhismo, lo zen, ayurveda, pranoterapia, shiatsu, re-birthing, ecc., e non in uno di questi libri ho riscontrato aggressività e intolleranza. Gli autori non trattano mai le altre religioni, la religione cristiana o l'islam, come il nemico o come ciarlatani. Queste discipline dicono semplicemente di sperimentare un metodo, un approccio; e di continuarne il percorso solo se ne vedono dei benefici. Molti corsi fanno dei parallelismi tra Gesù e Krishna, considerano Gesù un avatar, una reincarnazione di Visnù. Durante le sedute di meditazione non si esorta a pensare ad un Dio, ma si dice semplicemente  “ognuno si concentri sul proprio Dio", pensano che esista un solo Dio che è uguale per tutti e che viene chiamato in modi diversi. Per Ramakrishna, uno dei più grandi mistici indiani, che familiarizzo anche con l’islam e il cristianesimo, tutti i cammini portano a Dio. Anche l'ateismo. 

Queste filosofie (semplificando al massimo e senza entrare nei dettagli) asseriscono che la vita è dolore, è maya o illusione, che esiste una spazio interiore inesplorato al quale forse vale la pena di provare ad affacciarsi, asseriscono che la vera natura dell'essere umano è composta da qualità positive come  bontà, amore, altruismo, offuscate però dai sensi e dall'esperienza quotidiana; mettono l'accento sul karma, e che la vita che è il risultato delle nostre azioni o pensieri (noi siamo liberi di scegliere, ma una volta compiuta un'azione, prima o poi ne vedremo il frutto).

Queste filosofie, quelle ortodosse almeno, invitano a prendere distanza dalle cose, il che non significa menefreghismo, ma semplicemente riuscire ad essere testimone degli eventi per poterli affrontare in maniera corretta e non troppo emotiva. Per queste filosofie la morte è un evento naturale; all'ultimo festival yoga sono veramente rimasto colpito da un professore italiano universitario che, alla fine di una conferenza sulla morte, ha rivelato, con serenità e con il sorriso sulle labbra che era malato terminale di tumore. Ecco, la meditazione aiuta anche a questo, ad affrontare serenamente la morte. Una volta accettata la morte è più facile approfittare della vita. 

In ogni cosa, tranne che nel Dio cristiano, c'è dualismo; in Oriente non esiste il bene senza il male. Lo stesso simbolo del Tao, detto anche dello “yin e yang”, rappresenta il cammino, il divenire di tutte le cose, che si realizza con un movimento che oscilla tra due estremi: ogni volta che uno dei due viene raggiunto, una forza spinge in direzione contraria e così via.  Per conoscerci veramente dovremmo entrare dentro di noi e, come dice Gurdjieff, riconciliarci con la nostra parte parte oscura. Queste filosofie cercano di illustrare un cammino verso la consapevolezza, verso il sovrannaturale e verso stati elevati di coscienza, un percorso in cui si cerca di esprimere le qualità migliori ed oggi, di questi tempi, ne abbiamo veramente bisogno.

Io penso che per un buon equilibrio occorre avere un corpo sano ed una mente sana (in quanto si influenzano reciprocamente), e si dovrebbe cercare di conciliare l'immanente con il trascendente, e come in una psicoterapia Junghiana trovare un equilibrio con il mondo che ci circonda, trovare un posto nel quotidiano. Se non lo troviamo, entriamo in depressione o ci sentiamo a disagio esprimendo aggressività. E' sempre più difficile constatare, nei piccoli micro mondi di cui facciamo parte, la presenza di persone  capaci di annullare il proprio ego, mostrare disponibilità al dialogo e ridurre in questo modo la loro carica aggressiva.

Lo scopo dello yoga è ritrovare il vero Sé, ritrovare l’unità, trascendere la dualità. Lo yoga è un percorso alternativo alla psicoterapia, è una forma di psicologia positiva che lavorando sul corpo, sul respiro (pranayama) e sulla mente (con la concentrazione, meditazione e mantra) cerca di migliorare l'uomo, educare l'individuo in maniera inconsapevole a liberarsi dal proprio ego, o dall'io freudiano. In uno stadio avanzato, il praticante serio e disciplinato, dopo essere riuscito a ritirare all'interno i sensi, cercherà di trovare il rapporto con il Tutto, con una coscienza più elevata.

La persona che intraprende un percorso spiritualità  è interessata a comprendere la “Reale Natura e l’Essenza” di se stessa, e gli eventi che la determinano. E capisce che nè il corpo, nè la mente sono la Realtà Assoluta. La spiritualità è un processo di comprensione della Totalità di noi stessi: dalla materia alla mente, all'energia che pervade il nostro corpo e di tutti gli elementi che costituiscono la nostra realtà. Quando il corpo non c’è, la mente non c’è, l’ego non c’è, l’intelletto non c’è, rimane questa “Presenza a se stessi”. Sperimentare questo stato elevato di coscienza, in cui diventiamo "testimoni" di ciò che ci circonda e ci sentiamo parte di qualcosa di più grande, è la tappa finale della ricerca.

Ancora oggi, molti occidentali si tormentano col passato, si proiettano nel futuro e dimenticano di vivere nel presente.  Quando sono nel presente, la loro sola ossessione è accumulare soldi e consumare. Tutto è trasformato in consumo e monetizzato, anche le proposte spirituali, ed i vari guru vengono assaggiati e scartati come se fossero dei vini.   Una volta che siamo riusciti ad ottenere un tenore di vita dignitoso, dovremmo fare una scelta radicale: fermarsi, cominciare a guardarsi interiormente, vivere di più a contatto con la natura e praticare benevolenza ed altruismo nella comunità di riferimento.

La vera persona illuminata si riconosce con il suo rapporto con la quotidianità, dal suo sorriso, calmo, determinato in ogni situazione, testimone degli eventi. Mi ha colpito la bellissima frase di un libro di Terzani che racconta il suo soggiorno in India che recita così :  "Un giorno a Delhi, davanti al Sai Baba mandir usciva un bell’indiano con i baffi, forse avvocato o ingegnere, con un grande collana di fiori arancioni appesa al collo, e ci passò accanto mormorando qualche mantra, Ma con un sorriso così sereno, così beato che la mamma disse: quello sa qualcosa che noi non sappiamo. Ecco il senso di stare in India, e i miei anni seguenti sono stati dedicati a scoprire cosa sapeva quel tale".      

Ecco, anche io sono stato colpito da vari personaggi che ho conosciuto durante i miei viaggi in Oriente, e sto passando i miei anni a cercare di scoprire i segreti delle filosofie orientali.

Rituale induista dedicato alla Dea del sacro fiume Gange, nella città sacra di Haridwar.

Gli strumenti per curare il corpo come i fiori di Bach, fitoterapia, ayurveda, aromaterapia, omeopatia ecc, lavorano sul primo livello, sul corpo e sono l'opposto dell'allopatia (la medicina tradizionale) che cura con le medicine i sintomi della malattia, ma non ne cura la causa ed è dannosissima perché procura  grossi effetti collaterali (basta leggere il foglietto illustrativo di qualsiasi medicina). Tutte le medicine orientali curano invece l'individuo nella sua interezza, lavorano anche sulla mente che ha un potere enorme sul corpo, sul funzionamento del sistema immunitario.

martedì 15 giugno 2021

L’accettazione di tutti i percorsi spirituali

Si dovrebbe evitare di ascendere al cammino che porta alla saggezza, senza prima passare per quello dell’amore.

L’accettazione di tutti i percorsi spirituali denota un’attitudine illuminata che è il risultato di un confronto serio con sentieri spirituali non percorsi.   

L’armonia non deve significare non seguire nessun percorso spirituale in particolare, perché ciò sarebbe altrettanto inutile del fanatismo.   

E’ necessario seguire la via verso cui ci si sente più portati e seguirla con zelo.

Studiare le altre tradizioni aiuta a comprendere meglio quella che abbiamo adottato. Il Buddha ha detto "Prova una via e vedi che cosa succede, se per te funziona usala, altrimenti scartala e cerca qualcos’altro". 

Lo zen a Roma

Dario Doshin Girolami è un insegnante zen della tradizione di Shunryu Suzuki Roshi e responsabile del Centro Zen "L’Arco" di  Roma.   Vedi link: http://www.romazen.it/

Shunryu Suzuki era un monaco e insegnante Zen Sōtō che aiutò a diffondere il buddhismo Zen negli Stati Uniti, ed è conosciuto per aver fondato il primo monastero buddhista Zen fuori dall'Asia.  

Lo Zen è una forma di buddhismo sviluppatosi in Giappone ed è l'incontro tra buddhismo e taoismo. La pratica dello Zen -che letteralmente vuol dire meditazione- è caratterizzata dalla semplicità, dalla sobrietà e dall'essenzialità. Essa dunque mira immediatamente all'obiettivo. Secondo lo Zen infatti non occorre far altro che sedersi per terra a gambe incrociate e focalizzare l'attenzione sulla corretta postura e sulla respirazione. Ciò permette di sviluppare la consapevolezza di se stessi, dello spazio circostante e dell'irripetibile bellezza del momento presente, dimensione dalla quale è possibile avere accesso alla reale pace e armonia in cui tutte le esistenze del cosmo da sempre vivono.

Uno degli obiettivi dello zen è quello di fare pace con la realtà presente e vivere con pienezza la vita. Poi aprirsi alla vera realtà e alla verità sempre presente. Abbiamo di fronte a noi due vie:  il samsara, la realtà fenomenica caratterizzata dal dolore, e il Nirvana la realtà dell'assoluta gioia. Scegliere una delle due strade è una nostra scelta.  Vita e morte sono due aspetti della realtà, la pratica spirituale serve ad aprirsi a questa realtà.

Nello zen si pratica la meditazione senza oggetto.  Noi ragioniamo in modo binario, la meditazione ci apre ad una visione più fluida, senza trasformazione la conoscenza intellettuale non ci aiuta a capire meglio la realtà.  Una delle caratteristiche dello zen è il koan, un modo di mettere in scacco matto la mente. Infatti il koan è una domanda di vita a cui si risponde con la vita. I koan intercettano questo punto di intersezione tra verità relativa e verità assoluta. Un esempio di koan può essere questo: Nel sogno siamo in una radura e da ogni direzione arriva una tigre, Quale è la possibilità di fuga???  La risposta è: Svegliarsi.

Per approfondire i koan e conoscere la differenza tra le scuole zen Soto e Rinzai vedi l'approfondimento: http://www.romazen.it/insegnante/dharma_koan.htm

Lunana: A Yak in the Classroom

Un racconto di crescita alla scoperta di sé stessi.

Lunana, A Yak in the Classroom, il primo lungometraggio realizzato nel 2019 dal giovane regista buthanese Pawo Choyning Dorji, é stato girato fra le alte montagne himalayane e vincitore del Premio per il Miglior Attore, Premio del Pubblico  al Festival International de Film Saint-Jean-de-Luz 2020, vincitore del Premio del pubblico al Palm Springs International Film Festival 2020.

Pawo Choyning Dorji è un fotografo e regista del Bhutan. I suoi scatti sono stati pubblicati su prestigiose riviste internazionali come LIFE, Esquire e VICE.  

Puoi vedere il film al seguente indirizzo: https://www.mymovies.it/ondemand/fescaaal/movie/6316-lunana-a-yak-in-the-classroom/

Ugyen, giovane insegnante della capitale del Bhutan vuole emigrare in Australia e realizzare il suo sogno di fare il musicista. Vincolato da un contratto governativo ancora per un anno, viene mandato nella scuola più remota del mondo, nel villaggio di Lunana, senza i comfort a cui è abituato e senza i minimi strumenti necessari per l’insegnamento.  Il piccolo villaggio sull’Himalaya, infatti, si raggiunge solo dopo otto giorni di cammino e là non arrivano elettricità o connessione internet. Qui vive tra montagne imponenti una comunità che custodisce l’antica tradizione legata al culto dello yak, grande mammifero asiatico. Quello che pare un incubo da cui fuggire, si rivelerà lentamente a Ugyen come una profonda lezione di vita.    

Thich Nath Hanh - L'arte di comunicare

Thich Nath Hanh è un monaco buddista zen vietnamita che pratica la meditazione mindfulness (per ulteriori dettagli vedi articolo precedente).

Ho letto due bei libri di Thich Than Hanh: Il miracolo di Mindfulness e L'arte di comunicare. In questo articolo faccio il riassunto dell'Arte di comunicare.

La solitudine è la sofferenza del nostro tempo. La maggior parte di noi vive molto isolata dagli altri. Noi esseri umani possiamo diventare estremamente soli.

Nei primi paragrafi del libro l'autore evidenzia le varie modalità di esprimere amore. Ci sono molte persone che possono sostenerci e amarci senza dire effettivamente "ti amo". È anche vero che le persone che amiamo possono non sapere di essere amate. A volte vogliamo dire a qualcuno quanto  teniamo a lui, ma non troviamo le parole adatte per esprimere effettivamente quello che proviamo.

Ciò che leggiamo, scriviamo e pensiamo può nutrire, aiutare, influenzare una persona pertanto dobbiamo porre molta attenzione a ciò che produciamo e consumiamo. Quando scriviamo un'e-mail o una lettera piena di comprensione e compassione, ci stiamo nutrendo di positività durante tutto il tempo in cui scriviamo la lettera. Le conversazioni che avvengono intorno a noi, e quelle a cui partecipiamo, possono costituire un nutrimento per le persone e aiutarle a crescere, oppure possono causare tensione e sofferenza. 

Poi l'autore pone la fatidica domanda: "Perché comunichiamo?".  La risposta è la seguente: Comunichiamo per essere compresi e per capire gli altri e ci sono due elementi chiave per avere una comunicazione efficace e vera: 

  • La prima è l'ascolto profondo; 
  • La seconda è la parola amorevole. 

Il gesto di unire i palmi delle mani e inchinarsi davanti all'altro non è un semplice rituale. È una pratica di risveglio e rispetto.  

Se vuoi veramente amare qualcuno e renderlo felice, devi capire che quella persona sta soffrendo. La felicità è la capacità di capire e di amare, perché senza comprensione e amore nessuna felicità è possibile. Se vuoi rendere felice qualcuno, dovresti chiederti: "Lo capisco abbastanza? La capisco abbastanza? "

Puoi aver vissuto con qualcuno per cinque, dieci, venti anni e forse non hai mai osservato profondamente quella persona per capirla. Forse hai fatto lo stesso con te stesso. L'obiettivo dovrebbe essere di cercare di capire la sofferenza, le difficoltà dell'altra persona ed ascoltarla di più, perché è il solo modo per amarla con compassione, curiosità e senza giudizio.

Poi vengono illustrate una serie di osservanze nel comunicare:

  • Dire la verità ed essere coerente, questo significa niente doppi sensi: parlare di qualcosa in un modo a una persona e in modo opposto a un'altra per motivi egoistici o manipolativi;
  • Usare un linguaggio pacifico;
  • Parlare ad ogni persona in modo diverso. Un discorso sbagliato causa malessere. Un discorso giusto porta benessere e guarigione.

Tich Nath Hanh poi illustra le sei frasi che incarnano un discorso amorevole, rendono la relazione più forte e fanno sapere alle persone con le quali ti relazione che le vedi, le capisci e ti preoccupi per loro:

  • Io sono qui per te. Questo è il miglior regalo che si possa fare a una persona cara. Niente è più prezioso della tua presenza. Essere lì è un'arte e una pratica. La tua mente deve essere lì e nel presente prima che tu possa amare.
  • So che ci sei, e sono molto felice. In questo modo state facendo sapere alla persona amata che la sua presenza è importante per la vostra felicità.
  • So che soffri, ed è per questo che sono qui per te.  
  • Io soffro e voglio che tu lo sappia. Sto facendo del mio meglio, per favore aiutami.  Dobbiamo mostrare all'altra persona che non possiamo sopravvivere molto bene senza di lei, ma spesso commettiamo una specie di errore: fingiamo di non soffrire.
  • Questo è un momento felice. Serve a ricordare a noi stessi e all'altra persona che siamo molto fortunati.
  • In parte hai ragione. Perché come esseri umani, abbiamo tutti aspetti positivi e negativi.

Le giuste frasi creano benessere ed aiutano alla salute, ci nutriscono e ci sollevano. Frasi non corrette creano tensioni, rabbia e sofferenza.

Le persone passano molto tempo a incontrarsi o a scrivere e-mail con gli altri, ma non spendono  molto tempo a comunicare con se stesse. Non vogliono sapere cosa sta loro accadendo, e in queste condizioni è difficile comunicare con un'altra persona. Se comprendono la loro sofferenza, sarà molto più facile capire la sofferenza degli altri e del mondo. La vera libertà arriva solo quando le persone sono in grado di liberare la loro sofferenza, dovuta per la maggior parte al rapporto con i nostri genitori nel periodo infantile.

Per entrare in noi stessi possiamo usare la tecnica di meditazione Mindfulness che  permette di acquisire la piena consapevolezza del momento presente e  aiuta ad abbracciare questa sofferenza. Questo processo inizia con la consapevolezza del nostro respiro. La respirazione promuove la comunicazione tra la mente e il corpo. Inspirare ed espirare è una pratica di libertà, rilasciamo tutto, comprese le preoccupazioni o le paure per il futuro e i rimpianti per il passato.

Oggi molti di noi soffrono perché comunicare con gli altri in maniera costruttiva è molto difficile. Solo quando saremo disposti a comprendere arriverà la compassione. Se aspettiamo che i nostri genitori o il nostro partner cambino, potrebbe passare moltissimo tempo, quindi è meglio cambiare se stessi e non forzare l'altra persona a cambiare.

Se qualcosa ti irrita nell'altra persona, devi staccarti dall'infelicità e tornare a te stesso, alla tua pace, finché non sai gestire la situazione in modo amorevole. A volte, in una relazione, pensiamo che la separazione o il divorzio siano l'unica alternativa. Questo è vero se siamo in una situazione violenta, altrimenti semplicemente non sappiamo come comunicare con l'altro.

Al lavoro dovremmo ascoltare tutti con uguale interesse e preoccupazione, sorridendo alle persone che incontriamo.  Non dovremmo cercare di imporre le nostre opinioni agli altri, in questo modo creeremo solo tensione e sofferenza sul lavoro. Durante un confronto sarebbe opportuno seguire il respiro mentre si ascolta e lasciare parlare una persona alla volta, senza interruzioni.

Comunicare significa condividere o rendere comune. Una persona che non crede nell'amore e nella comprensione non sarà capace di riceverlo. Se una persona non riesce autonomamente a liberarsi dalla sofferenza, l'energia di una comunità di mindfulness potrà aiutarla a raggiungere questo obiettivo.

Parlare, scrivere, il linguaggio del corpo, l'espressione del viso, il tono della voce, le azioni fisiche e i pensieri sono modi di comunicare. Il karma è la triplice azione dei nostri pensieri, della nostra parola e delle nostre azioni corporee;

Tecniche per alleviare la nostra sofferenza e migliorare la comunicazione:  

  • attivare il campanello del computer per ricordare di avere momenti di mindfulness durante la giornata;
  • bere il tè in piena consapevolezza;
  • ascoltare la propria interiorità ed affrontare la sofferenza;
  • scrivere una lettera d'amore, 
  • scrivere una nota di pace come strumento di guarigione quando siamo feriti o arrabbiati per qualcosa che qualcuno ha detto o fatto. In questa nota bisogna evidenziare le frasi o i gesti che ci hanno ferito;
  • prendete un appuntamento per parlarne insieme con una persona in caso di malinteso; durante il colloquio una persona inizia esprimendosi mentre l'altra ascolta profondamente;
  • abbracciare con consapevolezza e concentrazione un'altra persona può portare alla riconciliazione, comprensione e felicità. Puoi praticare la meditazione dell'abbraccio con un amico, tua figlia, i tuoi genitori, il tuo partner, o anche con un albero. Gli abbracci sono una delle forme di comunicazione più forti, durante questo gesto i nostri cuori si connettono e sappiamo di non essere,  degli esseri separati. 

Sequenze di yoga

 In questo articolo ho riportato una serie di sequenze di posizioni (asana) di yoga da fare eventualmente da casa.

 Sequenza proposta da  T.K.V. Desikachar. Leggera difficoltà.
Sequenza proposta all'ashram di Krishnamacharia.  Leggera difficoltà.
 
Sequenza di  André Van Lysebeth.  Difficoltà elevata.  Sequenza di Sivananda. Difficoltà elevata
                     
Sequenza di Satchidananda, il Maestro Silente di Madras. Difficoltà medio/elevata

Protocollo yoga. Difficoltà media.   Sequenza proposta da Antonio Nuzzo. Difficoltà media.
 

Altre sequenze. Difficoltà medio/elevata.
  
  
 

venerdì 11 giugno 2021

Frase del Dalai Lama

 "Quello che mi ha sorpreso di più negli occidentali, è che perdono la salute per fare i soldi e poi perdono i soldi per recuperare la salute. Pensano tanto al futuro che dimenticano di vivere il presente in tale maniera che non riescono a vivere né il presente, né il futuro. Vivono come se non dovessero morire mai e muoiono come se non avessero mai vissuto."

Sua santità il Dalai Lama

The Miracle of Mindfulness - Thich Nhat Hanh

 Che il nostro messaggio sia la nostra stessa vita.

Il maestro Zen Thich Nhat Hanh (1926 - gennaio 2022) è un leader spirituale globale, poeta e attivista per la pace, celebrato in tutto il mondo per i suoi insegnamenti sulla consapevolezza, l’etica globale e la pace. E' stato candidato al Nobel per la Pace.  E' stato uno dei maestri di Jon Kabat-Zinn. Ordinato monaco a 16 anni in Vietnam, Thich Nhat Hanh ha presto concepito una forma di buddhismo impegnato che potesse rispondere concretamente alle esigenze della società. È stato un insegnante e un attivista sociale di spicco nel suo Paese d’origine, prima di ritrovarsi esiliato dal suo paese per aver auspicato la pace. Nel 1964, durante la guerra del Vietnam è stato arrestato e torturato; si mantenne equidistante sia dal governo del Vietnam del Nord sia dal Vietnam del Sud e diede vita al movimento di resistenza nonviolenta dei "Piccoli Corpi di Pace": gruppi di laici e monaci che andavano nelle campagne per creare scuole, ospedali e per ricostruire i villaggi bombardati, nonostante subissero attacchi da entrambi i contendenti (vietcong e statunitensi), poiché li ritenevano alleati del proprio nemico. Nel 1967, mentre si trova negli Stati Uniti, incontra Martin Luther King, il quale, dopo averlo incontrato, lo candida al Premio Nobel per la pace.  Da allora interpreta e promuove il Dharma quale strumento per portare pace, riconciliazione e fratellanza nella società, accogliendo anche diverse tradizioni.

 In Occidente ha avuto un ruolo chiave nell’introdurre la consapevolezza e nel creare comunità di pratica (sangha) in tutto il mondo.  Anche in Francia, vicino Bergerac dove abitano i miei suoceri, ha creato una comunità chiamata Plum Village che ho avuto il piacere di  visitare varie volte.    Vedi link:  https://plumvillage.org/it/thich-nhat-hanh/

Ho letto due bei libri di Thich Than Hanh che vi consiglio vivamente di leggere: Il miracolo della Mindfulness e L'arte di comunicare.

The Miracle of Mindfulness, un manuale di meditazione è un libro del 1975 in cui Thich Nhat Hanh presenta diversi metodi per meditare e come arrivare alla liberazione.  Innanzitutto, precisa che la meditazione non è evasione, è un incontro sereno con la realtà, un modo di scoprire come vivere pienamente la realtà ed il momento presente.  

La meditazione non è evasione, è un incontro sereno con la realtà. Bisogna agire con consapevolezza nella realtà quotidiana. Ad esempio ci sono due modi di lavare i piatti. Il primo è lavare i piatti per avere piatti puliti e il secondo è lavare i piatti per lavare i piatti. Se abbiamo acquisito questa consapevolezza, quando si lavano i piatti, lavare i piatti deve essere la cosa più importante della propria vita.  Gli orientali e soprattutto i buddhisti zen usano come forma di meditazione la cerimonia del tè, durante la quale sono totalmente assorbiti dal loro compito. Mentre noi occidentali mentre beviamo la tazza di tè, pensiamo solo ad altre cose, e a malapena ci rendiamo conto della tazza che abbiamo in mano. Così siamo risucchiati nel futuro o nel passato e siamo incapaci di vivere pienamente il presente, di vivere effettivamente un solo minuto della nostra vita. Per acquisire questa consapevolezza dobbiamo lavorare sul respiro. Nella Mindfulness il respiro è l'ancora che ci tiene attaccati al momento presente e il ponte tra il nostro corpo e la nostra mente. Una corretta respirazione è più importante del cibo. 

Dovremmo essere aperti e disponibili verso l'altro nella vita quotidiana: ad esempio dovremmo ascoltare musica o sederci e praticare la respirazione all'inizio di ogni riunione o discussione.  Poi dovremmo sviluppare l'altruismo e la benevolenza verso gli altri. La parola servizio verso gli altri è immensa. Impariamo a praticare questa benevolenza, disponibilità all'ascolto ad una scala più modesta: le nostre famiglie, i nostri amici, la nostra comunità. Dobbiamo vivere per loro - perché, se non possiamo vivere per loro, per chi altro pensiamo di vivere?  Dobbiamo vivere in questo momento con le persone che ci circondano, aiutandole a diminuire la loro sofferenza e rendendo le loro vite un po' più felici.

Nel libro Thich Nhat Hanh invita ad auto-organizzare una giornata di mindfulness, durante la giornata scelta, ogni movimento deve essere fatto con calma, i passi devono essere accompagnati con respiri tranquilli e lunghi, mantenendo sempre un mezzo sorriso.  Ogni lavoro o compito va eseguito in modo rilassato, con tutta l'attenzione possibile, mantenendo ove possibile un silenzio consapevole durante tutta la giornata. Dovremo cercare di agire i consapevolezza sia nel cucinare il pasto, sia nel lavare i piatti.  Superando la repulsione e la paura, la vita sarà vista come infinitamente preziosa, ed ogni secondo varrà la pena di essere vissuto.

 

I buddisti chiamano gli oggetti della mente i dharma. I dharma sono raggruppati in cinque categorie: Forme corporee e fisiche, sensazioni, percezioni, funzioni mentali, coscienza.

giovedì 10 giugno 2021

Hatha Yoga Pradipika

Il libro Hatha Yoga Pradipika, light on Hatha Yoga con commenti di Yogi Swatmarami (sotto la guida di Swami Satyananda Saraswati) è uno dei migliori testi per avvicinarci allo Hatha Yoga. E' diviso nei seguenti quattro capitoli: 

  • le asana (le posture o posizioni); 
  • shatkarma  (gli esercizi di purificazione) e pranayama (gli esercizi per il controllo dell'energia o prana);
  • mudra (gesti simbolici con le mani per veicolare l'energia) e bandha (sono chiusure o contrazioni fisiche volontarie che coinvolgono determinati gruppi di muscoli e tendini, servono a canalizzare il respiro e l'energia);
  • samadhi (o illuminazione è considerato uno degli obiettivi più alti della vera pratica yoga.  Corrisponde alla realizzazione ultima dell'essere umano che acquisisce uno stato più elevato di coscienza che porta a comprendere del senso dell'universo).
Gli altri testi di riferimento all'hatha yoga sono: The Gheranda Samhita (uno dei testi tantrici),  The Shiva Samitha (un altro testo tantrico), le Upanishad (la parte filosofica dei Veda), Srimad Bhagavatam (uno dei Purāṇa, testi sacri della tradizione induista). Tutti questi testi sono stati scritti tra il VI e il XV secolo. D.C. Sulla base degli insegnamenti dello hatha yoga si formarono molte comunità e molte scuole in India, Tibet e Nepal.   

Hatha yoga è una preparazione per raggiungere stati di coscienza più elevati. Questa pratica, progettata per l'evoluzione del genere umano, è attualmente compresa e utilizzata in un modo molto limitato.  Yama e niyama, le regole di condotta e le osservanze che sono punti di riferimento nei sistemi buddhista e giainista, così come nel raja yoga di Patanjali in questa trattazione dello hatha yoga sono solo accennate nel praragrafo 1.6. 

Nel VI secolo a.C. la meditazione in India divenne la principale forma di pratica spirituale e le pratiche preparatorie furono ignorate. Gli yogi pensano che non si possa iniziare immediatamente la meditazione; bisogna prepararsi purificando tutto il corpo e i suoi componenti (stomaco, intestino, sistema nervoso, canali energetici).  La scienza della purificazione è uno dei temi centrali  dello hatha yoga. Con le sei pratiche di purificazione corporee chiamate shatkarma o kriya che sono: neti, dhauti, basti, kapalbhati, trataka e nauli) vengono eliminati muco, gas, acidità e tutti i blocchi nel sistema nervoso vengono rimossi.

L'obiettivo principale dello hatha yoga è quello di creare un equilibrio perfetto tra corpo, mente ed energia. Ha e tha sono due beeja mantra. Ha rappresenta il prana, la forza vitale, e Tha rappresenta la mente, l'energia mentale. Tutto nell'universo si evolve: mente, corpo, energia sono sempre in movimento ed ora anche la scienza ha iniziato a capire che la materia corrisponde ad una forma condensata di energia.

La differenza tra yoga e hatha yoga.  Kundalini l'energia primitiva risiede nel muladhara chakra alla base della colonna vertebrale. Quando la kundalini è risvegliata comincia a salire lungo i canali energetici (le nadi)  ida e pingala  e si unisce nel centro energetico chiamato ajna chakra; questo processo si chiama hatha yoga.  Dopo questa prima unione l'energia può ancora avanzare verso il centro  energetico superiore lo sahasrara chakra. Qui si verifica l'unità tra Shiva, la coscienza suprema e Shakti, l'energia kundalini e questa unione si chiama yoga. Quindi il fine ultimo dello hatha yoga è sperimentare lo yoga.

  

Con le tecniche di shatkarma si purifica l'intero sistema corporeo e si rimuovono i blocchi di energia nei canali ida e pingala. Quando l'aria scorre liberamente nella narice sinistra significa ida è attivo e la mente è predominante. Quando scorre nella narice destra significa che pingala è attivo e il prana è predominante. Quando l'aria fruisce nelle narici allo stesso modo, significa che l'energia scorre nella sushunna nadi. Quando si manifesta una malattia, sia fisica che mentale, significa che ci sono dei blocchi energetici ed il sistema è in disequilibrio. Hatha Yoga deve essere usato per trattare la personalità nella sua totalità: sia l'aspetto fisico, sia mentale. Questo è il vero spirito dello Hatha yoga.

Capitolo primo. Asana  (le posture).

La parola hatha è composta da due radici in sanskito, ha e tha. Ha significa sole, la forza pranica. Tha significa luna, l'energia mentale di chitta. Nad significa flusso.

In Occidente sembra che il vero scopo dello yoga sia trascurato. Lo yoga è generalmente praticato per migliorare o ripristinare la salute, per ridurre lo stress. Oggi l'uomo utilizza solo un decimo della sua capacità cerebrale totale.

1.14 Lo yoga dovrebbe essere praticato secondo le istruzioni del guru.

Questo sutra sottolinea l'importanza del guru. Devi dedicare trenta minuti alla sadhana ogni giorno. Gu significa "oscurità" e "ru" significa luce. Guru è colui che rimuove l'oscurità e l'ignoranza.

1.15 L'eccesso di cibo, lo sforzo fisico e mentale, la loquacità, l'aderenza alle regole, l'essere in compagnia della gente comune e l'instabilità della mente sono le sei cause che distruggono lo yoga.

Lo stomaco deve essere riempito per metà di cibo. Troppe parole dissipano l'energia vitale e sprecano tempo. Bisogna sviluppare l'abitudine di evitare tutte le attività inutili, dispendiose in termini di tempo e di esaurimento delle risorse energetiche. I sei ostacoli allo yoga sono kama (lussuria, desiderio), krodha (rabbia), lobha (avidità), moha (infatuazione), abhimana (orgoglio), mada (arroganza).

1.16 (i) Entusiasmo, perseveranza, discriminazione, fede salda, coraggio, evitare la compagnia di gente comune sono i sei elementi che portano al successo nello yoga.

1.16 (ii - iii) Illustra le dieci regole di condotta,  regole etiche e morali universali (yama): 

  • Non violenza, 
  • dire la verità, 
  • non rubare, 
  • continenza, 
  • perdono, 
  • resistenza, 
  • compassione, 
  • umiltà, 
  • dieta moderata, 
  • pulizia. 

e le dieci osservanze, freni o “astinenze” che limitano i comportamenti dannosi e distruttivi per lo yogi e per le sue relazioni con gli altri. Le virtù e i comportamenti positivi legati allo stile di vita del singolo individuo, da coltivare per migliorare sé stessi (niyama):

  • austerità, 
  • contentezza, 
  • fede in Dio, 
  • abbandonarsi a Dio, 
  • ascolto delle sacre scritture, 
  • modestia, 
  • intelligenza perspicace, 
  • ripetizione dei mantra, 
  • sacrificio. 

L'hatha yoga non pone molta enfasi su queste regole e come detto sopra sono solo accennate.  

Nello yoga sutra di Patanjali sono descritti solo cinque yama:

  • Nonviolenza (ahimsa),
  • Sincerità (satya),
  • Onestà (asteya),
  • Continenza sessuale (brahmacharya),
  • Non avidità nel possedere (aparigraha).

e cinque niyama:

  • Purificazione (saucha),
  • Accontentarsi (santosha),
  • Austerità (tapas),
  • Studio e conoscenza di sé (svadhyaya),
  • Abbandono alla volontà divina (ishvarapranidhana).

Il satsang è una riunione presieduta da una persona con conoscenze spirituali, durante la quale si dibattono varie tematiche. Il mantra universale che può essere usato da tutti è il mantra A U M. È la vibrazione cosmica della realtà manifesta e non manifesta. A rappresenta il mondo cosciente e la creazione, U rappresenta i regni intermedi e il subconscio, M rappresenta il non-manifesto e l'inconscio.

1.17 Prima di tutto si parla della prima parte dell'hatha yoga. Avendo fatto asana la persona ottiene la fermezza del corpo e della mente; salute e flessibilità degli arti.

Quando il prana, l'energia comincia a scorrere regolarmente, le tossine vengono rimosse e il corpo diventa elastico. Nei testi yogici il numero di asana descritto è trentatre.

Nei versi seguenti vengono descritte le tecniche per eseguire le varie asana, specificando per ognuana vantaggi e svantaggi. 1.20 gomukhasana (otto rappresenta l'infinito) 1.25 dhanurasana 1.26 matsyendrasana 1.28 pashimottanasana 1.32 shavasana, 1.44- 47 padmasana. 1.50-52 shimasana (postura del leone).

1.55-56 Gli yogi, essendo liberi dalla fatica nella pratica degli asana e dei bandha, dovrebbero praticare la purificazione di nadi, mudra e pranayama. L'esecuzione delle asana, le varietà di kumbhaka, le pratiche chiamate mudra e la concentrazione sul suono interiore (nada) sono incluse nella sequenza di hatha yoga.

Nei versi 1.57-62 vengono elencati i cibi da evitare praticando yoga. 

Capitolo due. Shatkarma (esercizi di purificazione) e pranayama (esercizi per il controllo del respiro e dell'energia).

2.1. Così essendo stabilito in asana e avendo il controllo (del corpo), seguendo una dieta equilibrata; il pranayama dovrebbe essere praticato secondo le istruzioni del guru.

Nel pranayama è la durata della ritenzione del respiro che deve essere aumentata per l'assimilazione del prana. Il processo di respirazione è direttamente collegato al cervello. Se hai il controllo della mente, puoi immergerti più profondamente in te stesso e controllare le emozioni. 

Nel sufismo, nel buddismo e nello yoga è stato scoperto che concentrandosi sul respiro si può calmare la mente ed entrare nei regni più profondi della mente e della coscienza.  Si parla del vayu che è il prana e l'aria necessaria per la vita. Le cinque principali funzioni del vayu sono: apana, prana, samana, udana, vyana.  L'assorbimento dell'energia è alimentato dal prana, l'eliminazione delle tossine è alimentata dall'apana, il samana è preposto al processo di assimilazione dello stomaco, il movimento nella gola e l'espressione facciale sono dovuti all'adana, la circolazione è alimentata dal vyana che pervade tutto il corpo.

2.4 L'aria vitale non passa nel canale centrale perché le nadi (i canali energetici) sono pieni di impurità.

2.5 Quando tutti le  nadi e i chakra (i centri energetici)  che sono pieni di impurità sono purificati, allora lo yogi è in grado di trattenere il prana.

I centri energetici sono collegati agli organi sensoriali. Mooladhara chakra  al naso, swadisthana alla lingua, manipura agli occhi e la vista, anahata  alle mani, vishuddhi alle orecchie e gola, quando l'energia raggiunge ajna, la dualità e l'ego cessano di esistere.  Tra l'ajna chakra e il sahasrara  c'è un altro centro il  bindu ed altri tre chakra che sono brevemente menzionati nel Tantra: lalana, manas, soma. Oltre il vishuddi i centri energetici sono collegati a forme di intelligenza più elevata, lo stesso ajna chakra è considerato il terzo occhio attraverso il quale il mondo sottile, energetico può essere percepito. Il Dr. Hiroshi Motoyama del Giappone ha messo a punto strumenti in grado di rilevare l'attività di questi chakra. Altri fattori che influenzano il flusso pranico nelle nadi sono: lo stile di vita, la dieta, i desideri, i pensieri e le  emozioni.

2.7 - 2.9 Questi versi spiegano come praticare Nadi shodana pranayama. Sedendosi in padmasana, lo yogi deve inalare attraverso la narice sinistra e trattenere il respiro fino alla massima capacità possibile, quindi espirare lentamente attraverso la narice destra. Quando sei riuscito a prolungare la durata di inspirazione / espirazione sei pronto per aggiungere kumbhaka che è la ritenzione del respiro. Durante la pratica del pranayama si può aggiungere la ripetizione di beeja mantra come yam e ram.  Il periodo migliore per praticare il pranayama è un'ora e mezza prima dell'alba, la sera al tramonto (l'incontro del giorno e della notte).

2.16 Con la pratica corretta del pranayama ecc., Tutte le malattie vengono sradicate. Attraverso la pratica scorretta possono insorgere tutte le malattie. Se la pratica è irregolare o scorretta, potrebbe essere molto dannosa ed è meglio non praticarla affatto. Devi sempre esercitarti con lo stomaco vuoto.

2.19 Quando le nadi sono purificate ci sono delle manifestazioni esterne, il successo è definito quando il corpo diventa magro e luminoso. 

Shatkarma (le sei tecniche di purificazione) sono per quelle persone che hanno disturbi o squilibrio nel dosha. I dosha secondo l'Ayurveda, sono le tre sostanze vitali presenti nell'apparato psico-somatico di ogni persona, che sono: Vata, Pitta e Kapha.

2,24 Descrive dhauti, la pulizia dello stomaco.

2.26 Descrive basti, la pulizia dell'intestino.

2.29 Descrive neti (la pulizia nasale). Inserire un filo morbido attraverso il naso fino alla lunghezza di un palmo in modo che esca dalla bocca. Jala neti invece è la pulizia nasale con acqua e il recipiente con un beccuccio da dove fare uscire l'acqua chiamato lota. È importante rimuovere dalle narici tutta l'acqua dopo la pratica. Si consiglia di praticare il bhastrika o kapalbhati pranayama dopo jala neti. Questo pranayama asciugherà il naso e genererà calore nelle narici. Neti promuove un equilibrio tra emisfero destro e sinistro del cervello e induce uno stato di armonia ed equilibrio.

2.31 Trataka. Guardando intensamente con uno sguardo fisso e determinato ad un piccolo punto fino a quando le lacrime non saranno versate. L'oggetto più utilizzato su cui fare trataka, di solito, è una fiamma di candela, perché dopo aver chiuso gli occhi l'impressione della fiamma rimane per qualche tempo. Metti una candela venti o trenta centimetri  di fronte a te con la fiamma all'altezza degli occhi. È vitale che la fiamma sia ferma e non lampeggi affatto. Cerca di mantenere gli occhi perfettamente fermi, fissa la fiamma per cinque, dieci minuti senza chiudere gli occhi.

2,33 Nauli. Piegarsi in avanti, portare le mani sulle ginocchia, protendere l'addome e ruotare i muscoli da destra a sinistra con velocità. Prima di tentare il nauli devi essere in grado di eseguire correttamente uddiyana bandha. Porta l'addome e lo stomaco in dentro come se risucchiato eseguendo uddyana bandha.

2.34 Il Nauli è una delle principali pratiche di hatha yoga. Accende il fuoco digestivo, rimuovendo eventuale indigestione,  cura la digestione lenta e tutti i disordini del dosha.

2,35 Kapalbhati. Eseguire espirazione e inalazione rapidamente come il mantice di un fabbro. Distrugge tutti i disordini legati al muco. L'inalazione in kapalabati è la reazione alla forzata esalazione.

2,51 Ujjayi. Chiudendo la bocca, inspira con controllo e concentrazione attraverso ida e pingala, in modo che il respiro venga sentito dalla gola al cuore e produca un suono sonoro. Fai kumbhaka come prima ed espira attraverso l'ida. Questo rimuove i problemi alla gola e stimola il fuoco digestivo. Può essere fatto in piedi, seduto o camminando.

2.54 Seetkari pranayama (respiro sibilante). Prendendo l'aria attraverso la bocca, produci un sibilo, senza aprire la bocca e espira attraverso il naso.

2.57 Sheetali (respiro da raffreddamento) Il saggio inspira l'aria attraverso la lingua e pratica il kumbhaka, quindi espira l'aria attraverso le narici.

2,59 Bhastrika (mantice, soffio). Sedersi correttamente in padmasana, mantenendo il collo e l'addome allineati, espirare attraverso il naso. E di nuovo l'aria deve essere inalata rapidamente fino al cuore. Il suono risuona dal cuore fino al cranio. In questo modo il respiro viene inspirato ed espirato ripetutamente, con lo stesso movimento di un mantice.

Bhastrika è simile al kapalbhati, ma in bastrika l'inalazione e l'espirazione sono uguali e sono il risultato di movimenti polmonari sistematici e uguali. Il respiro deve essere aspirato e spinto fuori con una piccola forza. Nel kapalbhati, l'inalazione è il risultato dell'espirazione forzata. L'aria crea un suono mentre entra e esce dal naso, ma non dovrebbe essere un suono pesante. Dovrebbe venire dal naso e non dalla gola. Durante la pratica il corpo dovrebbe rimanere stabile, le spalle e il torace non dovrebbero muoversi affatto, solo i polmoni, il diaframma e l'addome dovrebbero muoversi.  Padmasana è la posizione ideale per eseguire bastrika.  Dovrebbe essere eseguito dopo delle asana e dopo nadi sodhana, ma prima di seetkari, sheetali o ujjayi.

Bhramari (ronzio dell'ape). Inspirare velocemente, emettendo un suono riverberante come l'ape nera maschile, espira lentamente mentre fai dolcemente il suono dell'ape nera femmina. Chiudere le orecchie con l'indice e il medio premendo la parte esterna centrale del legamento dell'orecchio nel foro. Tieni le orecchie chiuse ed espira, emettendo un suono sommesso. Concentrati sul suono, tenendolo basso. Quando l'espirazione è completa, abbassa le mani sulle ginocchia e inspira lentamente; va ripetuto per dieci volte. 

Capitolo tre. Mudra (gesti simbolici con le mani per veicolare l'energia) e Bandha (sono chiusure o contrazioni fisiche volontarie che coinvolgono determinati gruppi di muscoli e tendini, servono a canalizzare il respiro e l'energia).

3.1 Come il serpente sostiene la terra e le sue montagne e boschi, così la kundalini è il supporto di tutte le pratiche yoga.

La parola Tantra è composta da due sillabe: Tan - espandere e Tra da liberare. Il Tantra è il processo di espansione della coscienza e dell'energia liberatrice, ed è la scienza più antica conosciuta dall'uomo. Questa energia è chiamata kundalini shakti, il processo riunisce i due poli opposti di energia, il muladhara (il polo negativo) e l'ajna (il polo positivo).

3.5 Perciò la dea che dorme all'ingresso della porta di Brahma dovrebbe essere costantemente sollecitata con tutti gli sforzi possibili compiendo  i mudra a fondo.

Il Mudra è una specifica posizione del corpo che canalizza l'energia prodotta da asana e pranayama nei vari centri, e suscita particolari stati d'animo. 

Quando la kundalini shakthi ascende attraverso i chakra la sua forma cambia finché non si unisce con il suo signore Shiva in sahasrara. Quando questo si verifica non c'è più individualità, energia e coscienza diventano una sola cosa e si manifestano sotto forma di pura luce.

3.6 Maha mudra, maha bandha, maha vedha, khechari, uddiyana, moola banda e jalandhara banda. Vipareta karani mudra, vajroli e shakthi chalana; questi sono i dieci mudra che distruggono la vecchiaia e la morte. Spesso nei testi yoga c'è confusione quando si parla di mudra e bandha.

3.10 Maha mudra (la grande attitudine). Premere il tallone sinistro nel perineo (o nella vagina), raddrizzare la gamba destra e con le mani afferrare saldamente il piede disteso.

Bloccando la gola e trattenendo il respiro, il prana sale dritto proprio come un serpente colpito con un bastone. Quindi la kundlini shakti entra in sushunna, e sale lentamente e gradualmente.

3.19 Maha bandha (la grande chiusura), premi il tallone del piede sinistro nel perineo / vagina e posiziona il piede destro sulla coscia sinistra. inspirando così (prima dalla narice sinistra, dopo dalla narice destra), porta il mento al petto (jalandhara bandha), contraendo la regione perineale / cervicale (moola bandha), concentrati sul centro delle sopracciglia (shambhavi mudra). Trattieni il respiro finché è confortevole, espira lentamente.

3.26 Maha vedha mudra. Sedendosi in padmasana, eseguendo il blocco della gola, disponendo i palmi delle mani a terra, lo yogi dovrebbe battere dolcemente le natiche sul terreno. Il prana lascia le due nadi ed entra nel canale centrale (sushumna). Quando ida, pingala e sushunna sono unite, l'immortalità è raggiunta, poi il respiro dovrebbe essere esalato. Con questa pratica i capelli grigi e il tremito della vecchiaia vengono elusi, quindi i migliori praticanti si dedicano a questo. Queste tre pratiche dovrebbero essere fatte ogni giorno ad ogni yama (periodo di tre ore). Esaltano le virtù e distruggono i vizi. Dovrebbero essere praticati gradualmente.

3.32 Khechari mudra. consiste nel girare la lingua all'indietro nella cavità del cranio e ruotando gli occhi verso l'interno verso il centro delle sopracciglia. La lingua dovrebbe essere esercitata e la parte inferiore leggermente tagliata. Infatti il ​​khechari si perfeziona quando la lingua tocca il centro delle sopracciglia.

3,55 Uddiyana bandha (blocco retrazione addominale). È così chiamato dallo yogi perché attraverso questa pratica il prana che è concentrato in un punto, comincia a salire attraverso il canale sushunna. La regione dell'addome sopra e sotto l'ombelico dovrebbe essere tirata indietro e di conseguenza l'ombelico sale.

Inspirate profondamente attraverso il naso, quindi espirate rapidamente attraverso le labbra incavate, ma non forzate. Dopo aver espirato completamente, esegui il jalandhara bandha spostando il mento verso il petto e sollevando le spalle. Quindi tirare l'addome e lo stomaco verso l'interno verso la colonna vertebrale e verso l'alto. Tenere premuto per alcuni secondi. Prima di inalare, rilassare lo stomaco e l'addome, rilasciare jalandhara sollevando la testa e stare dritti. Quindi inspirare attraverso il naso lentamente in modo controllato. Prima di ripetere la pratica, respira normalmente per un minuto o due. All'inizio esegui questa pratica per tre volte.

3.58 Anche una persona anziana può diventare giovane quando lo esegue regolarmente.

3,61 Moola bandha (blocco di retrazione del perineo / cervice). Premendo il perineo / vagina con il tallone e contraendo il retto in modo che l'apana vayu si muova verso l'alto è moola bandha.

Tuttavia, dovrebbe essere chiaramente inteso che nella moola bandha non dovrebbe esserci assolutamente alcuna contrazione anale. Quando viene praticato inizialmente, c'è una tendenza a contrarre le due aree, cioè il perineo e l'ano. Pratica moola bandha in combinazione con jalandhara bandha, è se possibile aggiungere kumbhaka. Quando prana / apana e nada / bindu sono uniti, la kundalini entra in brahma nadi e la perfezione totale viene raggiunta.

3,70 Jalandhara bandha (il blocco della gola). Contrai la gola portando il mento al petto. Distrugge tutti i disturbi della gola.

Il prana è un flusso costante nel corpo, a volte predomina prana shakti in pingala e talvolta predomina chitta shakti  in ida e questo crea varie situazioni e stati mentali. Le pratiche yoga moderano queste fluttuazioni.

 3.68 Vipareeta karani mudra. Ci sono vari asana che permettono di invertire il flusso di un fluido dal centro cerebrale senza eccessiva forza o pressione. I due più efficaci sono vipareeta e sirshasana. I Vipareeta karani creano una pressione nella gola che stimola la tiroide e risveglia il vishuddi chakra. Sirshasana influisce sul cervello e sul sahasrara chakra.

La pratica del vipareeta karani è simile a sarvangasana. La principale differenza è l'angolo della parte posteriore rispetto al pavimento. In sarvangasa la schiena e le gambe dovrebbero essere perpendicolari, in vipareeta karani la schiena è mantenuta ad un angolo di quarantacinque gradi rispetto al pavimento e alle gambe. Ciò significa che la gola non è completamente bloccata e consente il flusso di sangue al cervello. Vipareeta karani è il primo kriya praticato nel kriya yoga.  Sollevare le gambe in aria, i piedi verso il soffitto, non tesi, facendo fare alla schiena un angolo di quarantacinque gradi rispetto al pavimento. Sostenere la parte bassa della schiena con le mani, mantenendo i gomiti sul pavimento. Rimanere nella posizione, concentrarsi sul centro della gola. Quando di dovrà lasciare la posizione, bisogna abbassare lentamente la schiena sul pavimento, tenendo le gambe sollevate. Tenere i palmi delle mani a terra e abbassare lentamente le gambe, mantenendole dritte.

3.83 Vajroli mudhra. Vajra nadi controlla il sistema sessuale del corpo.

Nella sadhana tantrica questa energia non è soppressa ma viene risvegliata, reindirizzata e sublimata. L'uomo ha quattro desideri di base conosciuti come purushartha, il primo dei quali è il kaama o la gratificazione sensuale. Ogni azione, compreso l'atto sessuale, dovrebbe essere diretta verso lo sviluppo della piena coscienza. La vita spirituale non è associata al vivere secondo la morale puritana.

Se puoi seguire tali ideali puritani e ottenere l'illuminazione, allora praticali, ma non condannare gli altri. Nel momento in cui proponi un percorso spirituale rigido: deve essere come "questo" e non può essere come "quello" stai limitando la tua capacità di avere un'esperienza totale. Lo sviluppo spirituale è il processo evolutivo. Può accadere lentamente attraverso milioni di anni come il processo della natura, oppure può accellerare attraverso le pratiche dello yoga.

Capitolo quattro. Samadhi. (o illuminazione è considerato uno degli obiettivi più alti della vera pratica yoga.  Corrisponde alla realizzazione ultima dell'essere umano che acquisisce uno stato più elevato di coscienza che porta a comprendere del senso dell'universo). La parola samadhi è composta da due parti, sam che significa uguale e dhi che è riflessione o percepire.

Secondo il tantra, Shiva è la coscienza inattiva e inerte. Shakti è l'aspetto attivo e mutevole di questa energia. Nello schema della creazione, manifesta o potenziale, Shakti è la polarità opposta a Shiva. Il punto centrale di queste due "tensioni polari" è il bindu. 

4.5 Come il sale si fonde nel mare, allo stesso modo la mente e l'atma sono considerati uniti nel samadhi. Quando la duplice natura dell'anima individuale e dell'anima cosmica diventa una, tutti i desideri / identificazioni vengono distrutti e questo è considerato samadhi.

Non importa quanto tu pratichi lo yoga, se non c'è un guru, non ci può essere illuminazione.

4.16 Rimanendo nel luogo più adatto, avendo scoperto come penetrare il sushumna e far scorrere il prana attraverso il passaggio centrale, esso dovrebbe essere bloccato nel thhrahmarandhra, il centro della coscienza superiore.

4.18 Ci sono 72.000 nadi in tutta la gabbia di questo corpo. L'unico importante è sushumna.

4.31 Quando l'inalazione e l'espirazione vengono interrotte, il godimento dei sensi viene annientato, quando non c'è sforzo manifesto e si verifica uno stato immutabile della mente, lo yogi raggiunge laya o assorbimento.

4.36 Con la consapevolezza interiorizzata e lo sguardo esterno senza battere ciglio, che in verità è shambhavi mudra, conservato nei Veda. Quando il samadhi viene raggiunto attraverso la pratica, è chiamato unmani.

4.41 La mente ferma, gli occhi semiaperti, lo sguardo fisso sulla punta del naso, la luna (ida) e il sole (pingala) sospesi, senza alcun movimento (fisico o mentale), la persona raggiunge la forma di luce (jyoti) che è infinita ed è completa, radiosa, il Supremo. Che altro si può dire?

4.48 In mezzo alle sopracciglia c'è il posto di Shiva, lì la mente è tranquilla. Quello stato è noto come turiya o la quarta dimensione. Lì, il tempo è sconosciuto.  Il respiro esterno è sospeso, il prana e la mente rimangono immobili al loro posto (Brahamarandhra).

4.60 Tutto ciò che può essere conosciuto, tutto ciò che è conosciuto e la conoscenza, è chiamato mente. Quando il conoscitore e ciò che è noto sono fusi insieme, non esiste dualità o seconda via.

Tutto ciò che è nel mondo, animato e inanimato, è l'apparenza della mente. Quando la mente raggiunge la dualità, è perduta. (La parola "unmani" significa letteralmente "no mind", "no thinking").

4.67 Lo yogi, seduto in muktasana, concentrato nello shambhavi (su ajana chakra), dovrebbe ascoltare un suono all'interno dell'orecchio destro. Chiudendo le orecchie, il naso e la bocca, si sente un suono chiaro e distinto nella sushumna purificata. Sedendosi e chiudendo le orecchie, premendo il perineo, con la pratica si può iniziare a sentire varie gamme, qualità e forme del suono.

Shanmukhi mudra. Sedersi in siddhasana, inalare profondamente e lentamente ed eseguire antar kumbhaka (ritenzione del respiro in caso di inalazione), chiudendo le orecchie con i pollici, gli occhi con l'indice, il naso con il medio, la bocca con l'anello e il mignolo. Concentrati su qualsiasi suono sottile percepibile. Se si sente un suono, dovrebbe essere ascoltato. Cerca di distinguere da quale orecchio stai ascoltando il suono.  Prima di espirare rilascia yoni mudra ed espirare in modo controllato. Bisogna esercitarsi da cinque a dieci volte.

4.69 In tutte le pratiche yoga ci sono quattro fasi; arambha: iniziale, ghata: medio livello, parichaya: avanzata, nishpatti: esperto.

4.71 Quando lo yogi sperimenta l'arambha nel vuoto del cuore, il suo corpo diventa brillante  con un odore divino.

4,72 Nella seconda fase Shakti entra nella nadi centrale.

4.74 Nella terza fase c'è l'esperienza del suono del tamburo. Poi c'è il grande vuoto e si entra nel luogo della perfezione totale o siddhi. Lo squilibrio dei tre dosha, il dolore, la vecchiaia, la malattia, la fame, il sonno sono superati.

4.79 Ci sono praticanti di hatha yoga che non hanno la conoscenza del raja yoga. Li considero dei semplici praticanti perché non traggono alcun frutto per i loro sforzi.

4.80 Secondo me, la contemplazione sul centro sopracciglia porta immediatamente allo stato senza mente. È un metodo adatto anche per quelli con meno intelligenza per raggiungere lo stato di raja yoga. Il laya raggiunto attraverso il nada dà un'esperienza immediata.

Il raja yoga è l'esperienza dell'assorbimento continuo nella mente cosmica unificata espansa che accompagna sia la creazione che la dissoluzione in se stessa. La vita e le esperienze spirituali sono indipendenti dalle capacità accademiche e dalla conoscenza intellettuale o mondana. La conoscenza spirituale, il potere e l'esperienza esistono su un piano differente. Anche un dissoluto può percepire questi suoni e vivere un'esperienza profonda.

4.83 Attraverso l'ascolto prolungato della nada, la consapevolezza del suono esterno diminuisce. Quindi, lo yogi supera la turbolenza mentale entro quindici giorni e prova piacere.

4.103 Tutti i processi di hatha yoga e laya yoga sono solo i mezzi per raggiungere il raja yoga (samadhi).

4.109 Nel samadhi uno yogi non conosce né odore, gusto, forma, tatto o suono, non riconosce il proprio sé (ego) né quello degli altri.

Solo quando la dualità del tempo e dello spazio non esiste, puoi conoscere il vero sé. Darshan significa vedere, ma non con gli occhi. Quando gli occhi sono chiusi e i sensi sono chiusi, la mente si è ritirata e l'ego è stato permanentemente bloccato, in quel momento sei faccia a faccia con quello che chiami 'Dio'.

Il mantra è la base stessa dello yoga, del tantra e della vita spirituale. Il mantra può dare contentezza e influenzare la tua personalità. Il mantra può influenzare il cervello, il corpo e l'inconscio. Lo yantra è la forma del mantra. È una figura geometrica precisamente designata.

4.114 Mentre il prana non scorre nel passaggio centrale (di sushunna) mentre il bindu non è stabilizzato dal contenimento del prana, mentre la mente non riflette la meditazione spontanea, allora coloro che parlano di conoscenza spirituale si abbandonano solo a storie vanagloriose e false.

Il bindu è un punto di energia potenziale. Parlare di illuminazione, di risveglio di energia e coscienza, se non ha avuto luogo dentro di te, è ipocrisia. Chiunque parli di un argomento del genere deve aver avuto una sorta di realizzazione.

Il principio dello hatha yoga e del tantra è "Pratica e realizza", piuttosto che parlare e filosofare.

Le persone e gli insegnanti possono occuparsi dell'insegnamento della spiritualità, ma uno yogi lo vivrà.

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Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ci...