lunedì 12 giugno 2023

This Is Our Yoga - Antonio Nuzzo

   "This Is Our Yoga" è un documentario realizzato da ReYoga che ci porta a scoprire, attraverso diversi stili di Yoga e le storie di chi li insegna, il panorama Yogico Italiano.   

Vedi http:// www.reyoga.it                           https://www.youtube.com/watch?v=y-t9vKBtmhE

https://www.youtube.com/results?search_query=%22This+Is+Our+Yoga%22%2C+realizzato+da+ReYoga.

This Is Our Yoga - Intervento del Maestro Antonio Nuzzo - Hatha Yoga Inspired   https://youtu.be/nvAiIkVO5iI

Il primo libro letto dal Maestro Antonio Nuzzo sullo yoga è Imparo lo yoga di André Van Lysebeth. Per il Maestro Antonio Nuzzo, lo yoga è un modo per imparare a cambiare i processi interni condizionanti; infatti, l'energia dell'uomo è condizionata dal pensiero, se il pensiero è puro, l'energia è pura. Nello yoga dobbiamo usare l'intero corpo, l'essere nella sua interezza, educare il respiro e il corpo per poter sviluppare un pensiero spirituale.  Il pensiero spirituale è libero dall'azione.  Lo yoga è educarsi a vivere. 

  • Lo yoga non appare come lo si vede, non è una forma, un atteggiamento, un comportamento, un’immaginazione, non è imitare qualcun altro…    Lo yoga è fare e non fare, agire e non agire, è unirsi alla giusta intenzione con disciplina, determinazione e perseveranza…
  • La giusta intenzione non si crea, non si inventa, non si sogna… si studia, si scopre e si adotta.

Post di Antonio Nuzzo su Facebook:  Sono in tanti a pensare che nello haṭha-yoga ci siano tantissime pratiche fisiche senza considerare i capitoli dei tanti prāṇāyāma, delle svariate mudrā e di specifiche meditazioni!                        Interessante è leggere i commenti al post:

  • Giulio Polo. Le masse vedono solo il corpo e il gesto atletico....allenano la carcassa yantra....occidentalis karma😵‍💫😔🙃😑😢
  • Rita Lazzaro. Asana, pranayama, Mantras, pensiero positivo, alimentazione vegetariana/vegan
  • Alberto Mazzanti. Ma non c'è nulla di strano! Lo yoga è un processo intimo evolutivo. In questa evoluzione ognuno si evolve o si ferma dove meglio crede, lo yoga deve essere principalmente "libertà" non imposizioni.
  • Giulia Viero. Alberto Mazzanti proprio lo yoga però a me ha insegnato che la disciplina in realtà ci rende liberi, perché la libertà è la scelta di compromettersi ad un cammino, la libertà del "faccio quello che voglio, quando voglio e va bene tutto" direi che è più figlia della società dei consumi capitalistica attuale.
  • Rita Lazzaro. Alberto Mazzanti importante che non diventa ego
  • Paola de Simone. Non ti curar di lor ma guarda e passa. Continua a seguire gli antichi dettami del raja yoga e di Patanjali . Continua ad insegnare ciò che hai assorbito nei decenni......Il resto è noia.
  • Arianne Santiapichi. Quello non fa spettacolo sui Social
  • Loredana Sansavini. Sì, perché sono tanti gli insegnanti formati solo a questo e trasmettono così.. Penso che ognuno di noi abbia una grande responsabilità per la situazione che è venuta a crearsi. Si è fatto poco....
  • Maria Pia Tosti. Maestro Antonio, i tuoi corsi di pranayama che ho seguito mi hanno illuminato. Non sanno cosa perdono, nel mio piccolo lo dico a tutti ma dagli asana vanno (o tentano di andare) direttamente in meditazione in shavasana. Pochi seguono la via indicata da Patanjali, purtroppo. Speriamo che le cose cambino ma mi sembra che vadano sempre peggio.
  • Amalia Cornale. Per questo è importante divulgare e insegnare correttamente tutti i contenuti del percorso.
  • Luciana Pigeon. So di non sapere. Lo yoga è un infinito mondo tutto da esplorare che va sicuramente oltre il corpo fisico.
  • Rita Lazzaro. Bisogna eliminare il Business delle scuole per insegnante yoga, trent'anni fa occorrevano anni di pratica prima di avviarsi al percorso formativo, oggi i corsi di formazione sono aperti a chiunque voglia. 
Post di Antonio Nuzzo su Facebook:   Veramente oggi si arriva, persino, a pensare che lo yoga sia la stessa cosa del pilates e del fitness?          Commenti:
  • Simonetta Caruso Puglielli. Purtroppo
  • Laura Biolghini. Quando lo yoga diventa vita non può più essere confuso per ginnastica.
  • Sta a noi insegnanti continuare a coglierlo ed aiutare gli altri a coglierlo nei piccoli frammenti della quotidianità della vita di tutti i giorni e non solo in una pratica settimanale sopra un tappetino. Questo è ciò che credo, nel profondo del mio cuore. Grazie per avermi dato la possibilità di condividerlo. Laura
  • Alexandra van Oosterum. insegno dal 1986, ne ho visto di cambiamento. a settembre il nostro ultimo incontro formazione. non mi va di salire sulla barca, preferisco dedicarmi alla mia pratica e alle allieve ed allievi che mi seguono, ho chiuso la scuola formazione perché non voglio fare concessioni alle tendenze moderne, farò per i pochi interessati degli incontri a tema.
  • Sibilla Leanza. E la cosa più triste che per fare gruppo si insegna tutto in un'ora yoga e pilates insieme, Diciamo un minestrone
  • Monica Zocco. Vedo corpi che si annodano e si contorcono esibendo elasticità perfette. Ma siamo purtroppo molto lontano dal significato di yoga e dalla sua essenza. Chi la sperimenta non può far altro che mantenere nell' insegnamento un ascolto profondo all' altro, un rispetto totale verso la complessità dell'essere umano. Umilmente, senza gridare ma accompagnando ad ascoltare il silenzio.
  • Antonella Trezzi. Caro Antonio, molte posizioni del pilates ricordano le asana e se non si va oltre la forma, non si vede la differenza.
  • Monia Luzi. Troppe persone che fanno yoga, ma che non vivono lo yoga e questo crea molta confusione
  • Patrizia Braidi.  Esatto! Dove andiamo a finire?
  • Emanuela Tofoni.  Purtroppo si.  Pochi sanno che Pilates si è curato con lo yoga ....
  • Rossana Castelluccio. È verissimo Antonio, è questo che sta accadendo. Però ci sono tante persone che amano lo yoga che proponi tu e che continuiamo ad insegnare anche nel mio centro. È importante dare ancora un senso alla parola yoga tramite una corretta trasmissione. Per sempre grata🙏
  • Gloria Arnoldi.  Quando si arriva ad unire yoga a culatello, si resta senza parole, Potrebbe essere un'immagine raffigurante  lo yoga il seguente testo "Da Saltrio alla Big bench con yoga, lambrusco e culatello, mix perfetto... Sabato 3 giugno l'associazione Amici del..."
  • Anna Lozza. Ma come si può sostenere una simile bestialità? Lo yoga è un percorso spirituale!
  • Siamo chiamati a mantenere sana, integra e salda la madre di tutte le discipline. 🙏
  • Marina Francese. Noooooooooo! No, no. Le semplificazioni servono come avvicinamento, approccio molto da lontano, alla semina. Del raccolto, non v'è certezza. 💩🌱🪷
  • Anna Pagliai. Lo Yoga quello vero ti entra nel cuore e non ti lascia più.
  • Marzia Padeletti. Troppe persone che Credono di fare yoga, in realtà fanno delle belle posizioni e sequenze a livello estetico, d'altronde personalmente insegno e pratico da quasi trent'anni e Non smetto mai di confrontarmi con me stessa, le emozioni, le sensazioni quando pratico quindi sempre perché lo yoga, quello autentico, si sperimenta sempre anche al di là del tappetino
  • Cinzia Arcasi. .... secondo me non è tanto importante dare un nome a ciò che si fa e si pratica, Ma è importante l'intenzione e la consapevolezza di ciò che si fa'! Joseph Pilates si è ispirato alle asana per creare la sua disciplina,.....poi però la consapevolezza e il sentire fanno la differenza
  • Benedetta Spada. purtroppo è peggio, si pensa che lo yoga sia un sottoprodotto del pilates e che tutti lo possano insegnare dopo un weekend o 1 mese di formazione.... La via dello yoga non è per tutti e di tutti è una scelta di ricerca consapevole continua rivelazione tra mente, corpo e spirito.
  • Elisabetta Erba. Dipende anche tanto da come l'insegnante di Yoga si presenta... Purtroppo molti insegnanti si presentano come cultori del corpo fisico basti guardare l' abbigliamento mentre si fa lezione, se guardiamo le bacheche vediamo modelli di insegnanti un po' lontani dagli antichi Rishi..
  • Antonella Narciso. Verissimo. Ho avuto esperienze dirette di chi si è presentato in sala dichiarando di aver bisogno di fermarsi e fare qualcosa di calmo, ma nel momento in cui si sono trovati difronte al silenzio, all'ascolto interiore, al rallentamento dei ritmi e soprattutto alla riabilitazione del respiro, al termine della sessione, in alcuni casi dopo qualche sessione, mi sono sentita dire "ah però mi aspettavo qualcosa di diverso, di più dinamico, più acrobatico " Mi sono sentita solo di rispondere che forse avevano sbagliato disciplina e che lo yoga è altro rispetto alle loro aspettative. Salviamo e tuteliamo lo yoga🧘‍♀️  Om shanti🙏
  • Cristina Rapisarda Sassoon. La visione dello Yoga è universale. La si trova ovunque si cerchi una via per ri-educare la mente e il cuore. Si perde del tutto quando prevale la dimensione commerciale dell’esperienza. Quando viene tradotta in business. Il punto è qui e riguarda anche alcuni grandi interpreti della disciplina di ieri e di oggi. Restare in pochi non è un problema, purché uniti e consapevoli. 🪷🕉🪷
  • Shambhavi Manu Franzoni. ... non tutti associano pilates a yoga per fortuna. In molti insegnano le due discipline per ciò che sono differenti e con rispetto per entrambe. Il pilates inoltre non prende spunto solo dallo yoga ma anche da altro. Se si sa ciò che si fa e si lavora su di se non c'è bisogno di disapprovare l'altro, ma sicuro fare chiarezza è buona cosa
  • Adele Urpi. purtroppo mi sono imbattuta anche in chi sfrutta lo yoga per far fruttare quattrini e quello è yoga….. chi invece ha Praticato posture e insegnato Pilates con lo spirito da yogin riflettiamo,  Sono solo nomi e parole.  Al di là c’è un energia che spiega tutto. Chi pratica yoga anche in modo molto sottile sa che non deve giudicare e che nessuno di noi è veramente maestro ovvero lo siamo tutti …   Uno è uno Tutto e’ uno anche quella parte è una parte de…Insomma lo dice anche una un po’ streghetta nell’ambiente yoga   Con la preferenza per un lignaggio è vero ma che cerca di essere aperta.  Ho scritto anche in un romanzo a me caro un paio di capitoli dedicati solo allo yoga e una protagonista che è bel dissidio vivente tra cio che pensa sia lo yoga e ciò che esperisce realmente Sono onesta. Prima anche a me premeva veder brutto e male qui e la’ ora non m’importa più lascio scorrere, Panta rei, Un aiuto sicuramente è venuto dalla B. Gīta, Ognuno deve percepire quello che riesce, Molti falsi maestri yoga s’incontrano. (Per non parlare di persone rese schiave da ciò che alcuni maestri dicono che su deve fare o non fare e il lavaggio del cervello fino anche a morire come e’ capitato a quella ragazza in Liguria !!!)  che una buona lezione di pilates o simili fanno meglio Ci vuole un po’ di fluidità, Onestà. E lasciar vivere. Questo sarebbe già abbastanza yogici.
  • Alessandro Veronesi. Arrivare a pensare che il pilates o il fitness o qualsiasi altra ginnastica o sport sia qualcosa di avvicinabile allo Yoga e come confondere la scorreggia di un ubriaco con la toccata e fuga di Bach...🤔
  • Franco Di Mantova. Purtroppo accade anche...questo...Pensate che nella mia scuola è successo che qualcuno mi ha chiesto " Scusi che cosa posso praticare dalle 19,00 alle 20,00 tanto per me è lo stesso..." ...Incredibile ...Che pazienza ci vuole con certe persone... 🙏
  • Piergiorgio Cusinato. Sì, lo yoga ha toccato il fondo.
  • Sibilla Vecchiarino. Lo Yoga per me è karma yoga .. servizio e dono disinteressato.. distacco dal frutto delle azioni.
  • Lidia Iannetti. Se ci sono insegnanti così è perché ci sono allievi così, ognuno incontra l'insegnante che merita o cerca, i maestri sono per pochi fortunati. La Vita è sempre giusta se la si guarda bene.

Enciclopedia delle donne

Enciclopediadelledonne.it, è un sito che raccoglie schede biografiche dedicate a donne di tutti i tempi e di tutti i paesi, firmate da una vasta schiera di autrici e autori che aumentano di giorno in giorno, e anche da gruppi di lavoro (NOE - Nuclei Operativi dell’Enciclopedia). https://www.enciclopediadelledonne.it/
Racconta i contesti e le relazioni, la complessità di percorsi di vita illustri e non illustri e propone saggi, ricerche, documenti. Il progetto che è senza pubblicità e consultato da oltre 100mila utenti mensili.  


L’Enciclopedia delle donne  divulga l’idea della libertà e permette la conoscenza delle donne in carne e ossa del passato e del presente, al pari della loro vocazione, intelligenza, desideri.

Vandana Shiva

 Vandana Shiva (1952 - ) è un'attivista e ambientalista indiana che si è battuta per cambiare pratiche e paradigmi nell'agricoltura e nell'alimentazione e contro la globalizzazione. Tra le sue battaglie vi sono quelle contro OGM, colture intensive, desertificazione, ingegneria genetica, biotecnologie e biopirateria. S. inoltre ha condotto numerose campagne per la difesa dei diritti della proprietà intellettuale. Nel 1993 ha ricevuto il Right Livelihood Award ed è tra i principali leader dell’International Forum on Globalization, nonché vicepresidente di Slow Food Internazionale.

«Nel mondo c’è quanto basta per le necessità dell’uomo, ma non per le sue avidità" (Mahatma Gandhi)
«Vivere con meno è il nostro risarcimento» (Vandana Shiva).

Vandana Shiva, fisica quantistica ed economista militante ambientalista, è considerata la teorica più nota dell’ecologia sociale. È conosciuta grazie al successo di Monocolture della mente (1995), un best-seller in tutto il mondo, e in Italia anche grazie al documentario del 2009 di Ermanno Olmi, Terra Madre, che mostra la raccolta del riso, nei pressi della fattoria Navdanya nell'India del Nord-est, dove sono custoditi i semi delle varietà locali di riso, tramandati di generazione in generazione. La famiglia è “progressista”, impegnata nella lotta gandiana per il superamento delle caste nell’India.
L’infanzia di Vandana non è solo cultura, ma anche contatto diretto con la terra; trascorre la sua infanzia in piena natura tra le foreste del Rajahstan e la fattoria gestita dalla madre. Studia all'estero e in Canada consegue la laurea in filosofia della scienza, e poi un dottorato sui concetti filosofici della meccanica quantistica nel 1979.
Vandana torna in patria, a Bangalore, come ricercatrice in politiche agricole ed ambientali all’Indian Institute of Sciences, e all’Indian Institute of Management.
Nel 1982 Vandana torna a Dehra Dun dove crea la Fondazione per la scienza, la tecnologia e l’ecologia, un istituto indipendente di ricerca, proprio mentre nella valle si diffonde il movimento Chipko, delle donne contro la distruzione delle foreste da cui traggono sostentamento. Nell’Uttar Pradesh, sono evidenti le conseguenze della “rivoluzione verde”, dei fertilizzanti e delle varietà selezionate di semi: la resa è aumentata insieme alle estensioni coltivate a monocoltura, al degrado del suolo e delle acque, alle espropriazioni “facili” (la riforma agraria promessa da Nehru nel giorno dell’Indipendenza non è ancora iniziata). Ne sono vittime prima di tutto le donne, senza diritti men che meno di proprietà, le cui antiche pratiche sono meno produttive ma più rispettose degli ecosistemi, scrive in Staying Alive (1988). È il primo di oltre venti saggi, seguito sullo stesso tema nel 1990 dal rapporto sulle contadine indiane per conto della FAO, e da Eco-feminismo con Maria Mies, in cui scrivono: «Le donne non riproducono solo se stesse, ma formano un sistema sociale e dalla loro creatività proviene quello che io chiamo eco femminismo. Le donne sono le depositarie di un sapere originario, derivato da secoli di familiarità con la terra, un sapere che la scienza moderna baconiana e maschilista ha condannato a morte».
Nel 1991 Vandan Shiva fonda Navdanya (in hindi “nove semi”), il movimento che con altri sorti in tutto il mondo è presente al vertice di Rio de Janeiro nel 1992 dal quale nascono i primi accordi internazionali per la protezione della biodiversità. Da quel momento la difesa dei semi autoctoni contro le multinazionali che cercano di rivendicare come loro “proprietà intellettuale” varietà agricole selezionate nei secoli da comunità locali, diventa il maggior impegno di Vandana Shiva.
Quei “nove semi” rappresentano le nove coltivazioni da cui dipendono la sicurezza e l’autonomia alimentare dell’India. Il nome, dice Vandana Shiva, le è venuto in mente osservando un contadino che in un unico pezzo di terreno aveva piantato nove tipi di semi diversi. Oggi Navdanya conta circa 70 mila membri, donne per lo più, che praticano l’agricoltura organica in 16 stati del paese, una rete di 65 “banche dei semi” che conservano circa 6.000 varietà autoctone, e la Bija Vidyapeeth o Scuola del Seme che insegna a “vivere in modo sostenibile”.
Durante le riprese del documentario Terra Madre sopra citato, Maurizio Zaccaro ha realizzato un film documentario dal titolo Nove semi dove la stessa Vandana Shiva racconta l’esperienza della sua fondazione.
Ma Navdanya non è l’unico impegno di Vandana, che interviene nelle conferenze internazionali, viaggia in Africa, in Europa, in America Latina e in altri paesi asiatici, e dal 1996 partecipa in tutto il mondo alle lotte contro gli organismi geneticamente modificati, la crescita ad ogni costo, l’ingiusta ripartizione delle risorse e altri mali della globalizzazione. «Il cosiddetto sviluppo economico – scrive – anziché risolvere i problemi, rispondendo ai bisogni essenziali del mondo e della popolazione, minaccia la sopravvivenza del pianeta e degli esseri viventi che lo abitano. Questa apparente crescita economica, infatti, non ha creato nient’altro che disastri ambientali ed ha provocato un forte indebitamento dei paesi in via di sviluppo che, per creare delle basi adeguate per la loro crescita, tolgono risorse alla scuola e alla salute pubblica».
Consulente per le politiche agricole di numerosi governi, in Asia e in Europa (anche della regione Toscana), membro di decine di direttivi in altrettanti organismi internazionali, premiata più volte all’anno dal 1993, vive in parte nell’ambiente cosmopolita delle Nazione Unite e in parte nel mondo rurale indiano.
Le battaglie più notevoli vinte da Vandana, sono state contro le multinazionali che avevano ottenuto i brevetti del neem, del riso Basmati e del frumento Hap Nal. Questi ultimi due sono anche prodotti d’esportazione e paradossalmente, se i brevetti non fossero stati revocati, gli agricoltori indiani avrebbero dovuto pagare royalties alle società americane RiceTec e Monsanto, su ogni partita venduta all’estero.
«Oggi siamo testimoni di una concentrazione senza precedenti del controllo del sistema agroalimentare internazionale in cui convergono essenzialmente tre aspetti: il controllo dei semi, il controllo dell’industria chimica, il controllo delle innovazioni biotecnologiche attraverso il sistema dei brevetti. Il diritto al cibo, la libertà di disporre del cibo è una libertà per la quale la gente dovrà lottare come ha lottato per il diritto al voto. Solo che non vivi o muori sulla base del diritto al voto, ma vivi o muori sulla base del rifiuto del diritto di disporre di cibo».
Nel settembre 2011 l’India ha denunciato la Monsanto per bioterrorismo.
Naturalmente, le posizioni politiche di Vandana Shiva non trovano concorde la comunità scientifica ed ecologica. Inoltre, molte ambientaliste indiane sono preoccupate dalle manifestazioni religiose induiste organizzate da Navdanya e dalla recente insistenza di Vandana Shiva sul ritorno alla tradizione vedica in un periodo di forti tensioni con la minoranza musulmana. Giovani agronome hanno lasciato Navdanya, per raggiungere o fondare movimenti simili, ma non confessionali.
Collabora anche con «La Nuova Ecologia», la rivista di Legambiente.

Dal sito: https://www.enciclopediadelledonne.it/biografie/vandana-shiva/   Fonti, risorse, siti:

  • Terra Madre. Sopravvivere allo Sviluppo, UTET 2002
  • Monoculture della mente. Biodiversità, biotecnologia e agricoltura scientifica, 1995
  • Biopirateria. Il saccheggio della natura e dei saperi indigeni, 1999
  • Vacche sacre e mucche pazze. Il furto delle riserve alimentari globali, DeriveApprodi 2001
  • Campi di battaglia. Biodiversità e agricoltura industriale, Edizioni Ambiente, 2001
  • Il mondo sotto brevetto, 2002
  • Le guerre dell'acqua, Feltrinelli 2004
  • Le nuove guerre della globalizzazione, UTET 2005
  • Il bene comune della terra, Feltrinelli 2006
  • Dalla parte degli ultimi. Una vita per i diritti dei contadini, Slow Food 2008
  • India spezzata, Milano, il Saggiatore 2008
  • Ritorno alla terra, Fazi Editore 2009
  • Campi di battaglia, Edizioni Ambiente 2009

Filmografia.

  • L’economia della felicità, di Helena Norberg-Hodge, Steven Gorelick, John Page. Con Vandana Shiva. 2011.
  • Terra Madre, di Ermanno Olmi. Con Vandana Shiva. Documentario, durata 78 min. - Italia, 2009
  • Nove Semi (L’India di Vandana Shiva), di Maurizio Zaccaro, Documentario, Italia, 2009
  • Il mondo secondo Monsanto, di Marie-Monique Robin.  2008

venerdì 2 giugno 2023

Podcast Parliamo di Meditazione con il Maestro Amadio Bianchi - Parte 1 - Teoria

Fonte:  Podcast Parliamo di Meditazione di Pietro D'Ettole.  In questo Podcast Parliamo di Meditazione, il Maestro Amadio Bianchi insieme a Pietro D'Ettole, cercherà di rispondere a tutte le domande che potrebbe avere una persona che si voglia affacciare a questa pratica. Vedi link: https://podcasts.apple.com/it/podcast/parliamo-di-meditazione/id1668125206 

Interventi del Maestro Amadio Bianchi.

Episodio 1. La parola meditare è spesso usata impropriamente, per l'occidentale meditare si riferisce a mens, al mentale e alla sua attività. Invece, per l'orientale, la pratica è rivolta in altre dimensioni, per superare il mentale, per arrivare a stati superiori di coscienza e contemplazione, degli stati di coscienza diversi dal comune. L'uomo vive identificato con i contenuti della nostra mente, create soprattutto dalle emozioni, è un'esperienza ricolorata dal mentale, e si producono immagini distorte scambiate per realtà e così ci allontaniamo dalla visione oggettiva.  Come può aiutarci la meditazione?  .

La meditazione può aiutarci a riportare l'uomo nel presente, la pratica più importante è quella di sviluppare il distacco, contemplare il nostro mentale senza esserne coinvolti, è chiamata la via della conoscenza,  osservare i nostri pensieri e ritornare nella realtà presente. La meditazione è il mezzo per vivere meglio  il presente.  La meditazione, con la ridotta attività, aiuta a rigenerarci in quanto le cellule raggiungono la quasi totale immobilità.   La meditazione può far aumentare le capacità di focalizzazione e concentrazione, si ottengono risultati fisici e materiali, ma soprattutto ci aiuta a ricondurci al nostro sé,  al nostro vero sé. Oggi le persone sono attratte dalla cultura orientale,   e ci sono forme di meditazione adatte a tutti.

Episodio 2.  Nel praticare yoga, si ottengono risultati sul piano fisico, ma soprattutto si coltiva il desiderio di entrare in contatto con la parte più spirituale dell'essere. Il maestro Muktananda asseriva che meditare è un rapporto con il mio vero essere, è il desiderio di incontrare quella realtà interiore che chiamiamo il nostro Sè, che l'Occidente ci ha fatto dimenticare. Il miglior atteggiamento è l'umiltà, la consapevolezza che il sentiero è difficile, ed occorre fiducia, costanza, ed avvicinarsi alla meditazione senza aspettativa. Di cosa ha bisogno una persona per meditare?  E' necessario un ambiente adatto, penombra, silenzioso, trovare il momento giusto,  aver assolto i doveri quotidiani, e una coperta perchè c'è un rallentamento delle attività corporee.

La meditazione non è un atto religioso, è un mezzo a disposizione dell'uomo per incontrare la sua parte spirituale, un contatto diretto con il trascendente.  Con la costanza e le giuste attitudini si può sperare di ottenere un qualche risultato.

Episodio 3.  La postura più idonea per praticare, è una posizione stabile e confortevole, la colonna dritta, posizione iconografia orientale,  Dobbiamo chiederci la natura del Sè che è "sat chit ananda". Sat è la realtà, con la R maiuscola; chit è la coscienza, lo strumento idoneo ad andare incontro al nostro sè; ananda è beatitudine, ossia l'andare incontro a qualcosa di positivo e rigenerante.  Durante la pratica occorre essere vigili,  infatti il primo ostacolo è l'indolenza, le distrazioni della vita quotidiana, lo spreco di tempo,  la suscettibilità, il timore di essere incompresi. Bisogna essere fermi nei propri propositi e dare priorità alla propria realizzazione.   Nella preghiera, sei tu che parli e il divino ascolta; nella meditazione è il divino che parla e sei tu ad ascoltare. La meditazione è un invito a predisporsi all'ascolto, molti parlano ma nessuno ascolta, l'ascolto è fondamentale ai fini dell'apprendimento.

Episodio 4.    Abbiamo preparato l'ambiente, spento il cellulare, ci sediamo e chiudiamo gli occhi, cosa dobbiamo fare per iniziare a meditare?  Dobbiamo iniziare un percorso di consapevolezza verso il corpo, e poi verso l'atto respiratorio che ci connette con il presente qui ed ora, ascoltare la vibrazione del passaggio del respiro nelle narici e nella gola, un movimento ipnotico che ricorda le onde del mare, alla respirazione devo associare il suono "soh" all'inspirazione e "ham" all'espirazione,  ciò può fare da ponte tra micro e macro cosmo, l'esperienza ci porterebbe ad una sensazione di connessione tra l'individuo e l'universo, il soggetto che si fonde nell'oggetto.

Predisponendoci all'ascolto del respiro in maniera spontanea e naturale ci troveremo nello stato di meditazione, prevede un risveglio dello stato dell'attenzione,  l'attenzione si trasformerà in consapevolezza, e la consapevolezza ci condurrà alla coscienza, strumento necessario alla pratica. Durante la pratica aumenta la qualità della respirazione in quanto le poche respirazioni sono eseguite in pieno stato di consapevolezza. La vita consumata senza consapevolezza è come non averla mai vissuta, o averla vissuta nello stato del sogno; i momenti di meditazione sono i momenti vissuti più intensamente. Spesso all'inizio della meditazione, i pensieri impediscono di concentrarsi sul respiro, ed è la mancanza di consapevolezza ad impedirci di comprendere alcuni aspetti fondamentali della nostra esistenza. Mente, battito e respiro sono talmente connessi da essere considerati una stessa realtà, il pensiero influisce sulla mente e sul battito cardiaco. Controllando il respiro controlliamo gli altri due componenti: Un respiro calmo, calma anche la mente e il battito cardiaco.

I pensieri vanno accettati e non rifiutati,  in caso di distrazione si deve tornare sull'oggetto di concentrazione, il respiro,   con dolcezza e gradualità. Nessuna forzatura deve essere effettuata sulla mente, la legge causa ed effetto ci insegna che ad azione corrisponde una reazione uguale e contraria. I pensieri possono essere paragonati a nubi che passano davanti al sole. Spesso i dolori del corpo o i rumori nell'ambiente impediscono di concentrarci, anche qui la risposta è sempre accettazione e rispetto; se sono in grado di gestire il dolore sulla parte sofferente, indirizzo l'energia verso questa parte del corpo, se il dolore è ad un grado più alto occorre sciogliere la posizione, la stessa risposta vale nei confronti dei rumori. Bisogna adottare, nel corso della meditazione, un atteggiamento moderato senza fanatismi che imporrebbero di meditare ad ogni costo.

Episodio 6.  Per prima cosa occorre suddividere le meditazione in due tipi: di suggestione e di conoscenza, sono di suggestione il 99%  delle meditazioni praticate in Occidente e non sono il linea con la meditazione orientale. Queste meditazioni sono considerate propedeutiche, favoriscono le condizioni, per eventualmente andare oltre. Nella precedente meditazione guidata si è creato uno stato di suggestione  causata da parola, musica e incenso. Queste meditazioni possono aiutare a far sorgere le qualità necessarie per la meditazione di conoscenza;  in questa meditazione il meditante è solo, nemmeno con un maestro.  I sensi sono totalmente annichiliti, e si utilizza l'unico strumento idoneo che  è la coscienza, per andare a conoscere quella realtà che il nostro Sè.  Il Sè è la parte di noi che abbiamo in comune con tutte le manifestazioni, è l'unica realtà; tutto il resto è impermanente e non ci appartiene, nulla ci appartiene, lasciamo tutto quando moriamo. Ce ne andiamo solo con la goccia chiamata il nostro sè, la goccia e il mare hanno la stessa natura, il divino e la sua manifestazione sono la stessa cosa.  L'uomo, con la goccia che è il suo sè, va incontro alla sua parte divina, cerca di entrare in contatto e conoscere questa parte divina, questo è l'obiettivo della meditazione di conoscenza.

Come passare dalle meditazioni propedeutica alla meditazione di conoscenza? Dopo che il meditante è riuscito a compiere una purificazione psico-fisica, controllare il respiro e rimanere immobile, seduto per lungo tempo, acquisito la capacità di interiorizzarsi; allora sarà capace di portare l'attenzione solo su un soggetto ed il passaggio tra questi due tipi di meditazioni potrà avvenire in modo del tutto naturale. Ad un neofita consiglierei un atteggiamento moderato con un approccio graduale, meglio sarebbe farsi seguire da un buon maestro, la corretta via prevede una via costituita da tre gradini con esercizi pratici:

  • risveglio dell'attenzione;
  • l'attenzione che si trasforma in consapevolezza;
  • la consapevolezza che conduce alla coscienza, la coscienza è  l'idoneo strumento messo a disposizione dalla natura per la pratica della meditazione. 

Come si fa a riconoscere un buon maestro?   Un maestro di meditazione è difficile incontrarlo, professa un tipo di spiritualità che potremmo definire laica, universale. Accompagna gli allievi a ritrovare loro stessi, in quanto sa che ogni essere umano è unico e irripetibile, rispetta l'unicità delle persone. Accompagna come un padre, senza fini egoici, il figlio verso la realizzazione. Non propone certezze, ma un sano dubbio evolutivo,  insegnerà all'allievo a dubitare di tutto anche di lui stesso. Vede in ogni persona il divino, e pratica l'umiltà. 

Episodio 8. La disidentificazione. Tale atteggiamento ci conduce ad essere spettatori del proprio personaggio, e ci offre più possibilità di percepire una realtà oggettiva.  Spesso i litigi nascono per futili motivi, e i protagonisti si identificano totalmente nella situazione. Dovremmo nella vita avere sempre attivo quel testimone che ci consente, attraverso il distacco, di valutare meglio le situazioni nelle quali la vità può coinvolgerci. Una persona risvegliata, cioè capace di osservare, riesce a mantenere il dovuto non coinvolgimento anche in situazioni problematiche.  Vairagya, il distacco, non significa reprimere la capacità di emozionarsi. Le emozioni colorano la vita, quindi sono necessarie. Il distacco ci aiuta ad indirizzare le nostre emozioni verso ciò che è reale. Anzi, ci aiuta a distinguere il reale da ciò che reale non è. Bisogna far buon uso dei segreti della natura. Dobbiamo applicare questa tecnica anche nella quotidianità e valutare quello che ci capita scevro dalle emozioni, ci permetterebbe di essere più oggettivi e consapevoli nelle nostre scelte.

Episodio 9. Come la meditazione può cambiarti la vita. La meditazione sviluppa la chiarezza mentale, si riesce a capire quale sono le cose veramente importanti nella vita, questa pratica diventa parte della vita assumendo un posto prioritario. Anche le capacità percettive e intuitive si sviluppano a tal punto che anche l'ostacolo più ostico sembrerà facilmente superabile. Spesso si dà priorità ad altre cose. Salute si dice "Swastha", ossia essere nel proprio Sè. Per meditare bisogna essersi liberati dalle sofferenze fisiche e psicologiche. Molti problemi ed ostacoli alla pratica non provengono dall'esterno. La meditazione può essere portata nell'azione, non ci si può astenere dall'agire. Bisogna fare attenzione ai danni causati mettendosi al servizio del proprio ego. Fortunati coloro che hanno trovato il proprio Sè, e possono abbandonare le loro azioni nelle braccia del Sè. La contaminazione dell'azione è il desiderio e l'attaccamento al risultato. Le azioni non devono essere fatte per una gratificazione morale ed economica. Lo stupore nello scoprire il mondo è definita stato dell'innamoramento. Il nostro stato, il nostro Sé è costituito da esistenza, coscienza e beatitudine. Occorre sviluppare la calma necessaria per acquisire la gioia interiore. Falsi miti indotti dai media come la ricerca del successo e del denaro, il continuo bisogno di possedere nuovi oggetti, portano ansia e stress. 

Episodio 11. La costanza nella meditazione. Quando non si è abbastanza esperti, ovvero prima di avere la mente ben organizzata e sotto controllo, la mente abitualmente può trovarsi in diversi stati: mente distratta, assente, confusa, solo a volte raccolta, e il meditante subisce l'influenza di ostacoli come: dubbio, negligenza, malattia, apatia, indolenza, incapacità di trovare un punto di appoggio.  La persona che non è in grado di superare questi ostacoli si ritrova ancorata nella quotidianità con ansia, nervosismo, o nel dolore. Queste condizioni non facilitano il sorgere dell'attitudine corretta verso la meditazione. Mentre la buona volontà e l'interesse sono di aiuto alla regolarità. Questi ostacoli hanno a vedere con la condizione soggettiva della mente degli aspiranti alla pratica, in questo caso passando dalla purificazione delle facoltà intellettive è possibile risolverli, determinanti sono atteggiamenti verso la pratica con un favorevole comportamento etico, non violenza, coerenza, non prendere più di quello che ci necessità, controllare l'istinto, non essere avidi. La meditazione potrebbe aiutare a modellare la mente e trasformare il proprio punto di vista, incentivando l'attitudine allo studio, alla purezza, all'abbandono dell'attaccamento. Sentimenti di altruismo, compassione, gioia generano una trasformazione e influenzano la mente.

Gli ostacoli fisici non sono limiti insuperabili, la posizione si può adattare ai limiti fisici di ognuno, ma è vero che il limite fisico potrebbe creare limiti mentali, importante è l'accettazione.  L'ambiente dove il meditante pratica influisce sulla pratica, deve essere privo di elementi di disturbo, sobrio,  silenzioso. Di aiuto possono essere immagini di maestri, sarebbe buona cosa evitare sostante eccitanti, come caffè. Potrebbe essere utile, circondarsi di persone che praticano meditazione, utili nei momenti di difficoltà per rafforzare la propria volontà.  Il primo segnale di progresso nella pratica è la stabilità fisica, emozionale, mentale e spirituale, che sono in interrelazione dinamica.   Il secondo segnale è l'aumento della capacità di focalizzazione, il terzo è la presenza della gioia di vivere, e il contatto con il proprio sè che portano sensazioni di beatitudine. La stessa posizione seduta diventerà sempre più stabile e confortevole e gli stimoli sensoriali si attenueranno e disturberanno meno e la pratica si allungherà perchè si proverà piacere nel rimanene nel silenzio e in contatto con il proprio sè; i pensieri che insorgeranno nella meditazione saranno meno caotici. 

Episodio 13. Strumenti pratici per la focalizzazione - Cos'è un Mantra? Cos'è uno YantEra?                                                                                                                                                                Il mantra è uno strumento molto diffuso nello yoga e nell'ayurveda. Spesso la mente viene, a causa della sua instabilità, paragonata ad una scimmia, mentre per la meditazione abbiamo bisogno di una mente ben focalizzata, stabile. Il mantra è uno strumento per la mente o che libera la mente, il nostro universo è prima di tutto vibrazione, di conseguenza ogni cosa è influenzata dalla stessa. Le parole che compongono un mantra sono di secondaria importanza, quello che conta è la vibrazione che potrà influenzare la mente e il cervello. Generano nella mente impulsi volti alla auto-guarigione e alla elevazione. Con l'utilizzo di un mantra appropriato, tutto sembra divenire possibile.  Uno dei più conosciuti è la gayatri mantra, riportato nei veda, composto da 24 sillabe.  Gayatri può significare quello che soccorre chi lo recita è questo; è un inno alla terra, a quello che sta tra cielo e terra, inneggiamo il cielo, che gayatri stimoli le nostre menti. Un mantra più semplice dedicato alle energie di trasformazione, rappresentate da Shiva, è "om nama shivaia". Gli asceti usano questo mantra come saluto, e apporta a chi lo recita speciali virtù.  Tutto ha origine dal suono primordiale Aum, che rappresenta lo yoga, lo sforzo evolutivo, la manifestazione sotto forma di vibrazione, l'AUM è l'origine del mondo, il mantra dei mantra, da cui prendono origine tutti i mantra,   Aum è l'universo manifesto sotto forma di vibrazione, che diventa parola, che racchiude in sé tutti i possibili suoni.  

Gli yantra. Tra le tecniche di comunicazione c'è la parola, l'arte visiva, la musica, le mudra (i gesti), tra questi anche la geometria, attraverso il simbolo del quadrato del primo chakra, si trasmette alla mente stabilità, calma, regolarità, autocontrollo, il cerchio simbolo del secondo chakra, può ben rappresentare l'equilibrio tra maschile e femminile, il cerchio è un simbolo pacificante, dove la mente trova pace.  Le diversità le troviamo nei triangoli equilateri, con la punta verso l'alto simboleggia il maschile, con la punta verso il basso rappresenta il femminile; la sovrapposizione è un tentativo di fusione, nel punto che si trova al centro e rappresenta la realtà con la R maiuscola, quella che non di modifica, questo simbolo si trova nel quarto chakra, il chakra del cuore. Sono straordinari strumenti di focalizzazione. Occorre essere capaci di concentrare la mente su un punto, è un tentativo di riavvicinare la mente verso il proprio se,  riuscendo a pacificare il tumulto interiore.  Per focalizzare l'attenzione si può usare anche il respiro, ci sono molti esercizi che vanno al di là di ogni cultura, come ad esempio contare i respiri, o concentrarsi sul suono dell'aria passante per la gola, o anche la semplice focalizzazione visiva sulla fiamma di una candela.  I mantra e gli yantra non hanno niente a che vedere con le religioni, soprattutto con quelle organizzate. Lo yoga tratta argomenti che sono precedenti alla comparsa sul nostro pianeta delle religioni e sono argomenti rigorosamente laici.

Episodio 15. Scienza e meditazione.  Amadio Bianchi racconta: Una quarantina di anni fa, in una università di Haridwar nel Nord dell'India, dove c'era anche un  ashram, ho visitato un reparto scientifico, e lì sono venuto a conoscenza per la prima volta dei risultati delle ricerche effettuate sui benefici, fisici e mentali, emozionali e spirituali della meditazione. Molte ricerche sono state effettuate in seguito. Ad esempio nel 2001, una ricerca dell' Università americana di Harward ha dimostrato che la meditazione può aumentare la materia grigia nell'ippocampo, una regione importante per la memoria e l'apprendimento,  nello stesso anno l'Istituto pscichiatrico di Bologna, ha dimostrato che meditazione può aumentare la capacità di concentrazione e di memoria, l'anno seguente una università israeliana, ha dimostrato come la meditazione  può aumentare la capacità creativa di adattarsi a nuove situazioni per affrontare problemi; Ogni anno si hanno nuovi risultati sui benefici della meditazione. Durante una mia lezione avevo sostenuto che il ritmo del cuore, un muscolo involontario può essere cambiato a piacimento. Alcuni miei allievi, dottori, mi chiesero di poterlo dimostrare in pratica sotto il controllo di idonei strumenti,  e quando mi chiesero di aumentare o rallentare il battito cardiaco, ci riuscii senza difficoltà. C'è un collegamento tra mente, respiro, battito cardiaco che si influenzano reciprocamente.  Rallentando il respiro e riducendo il flusso dei pensieri, riuscii a ridurre la frequenza del battito cardiaco. I ricercatori capirono quanto era importante quello che cercavo di trasmettere loro.  In questo momento storico, in cui la depressione è sempre più dilagante, la meditazione può aiutare a ridurre l'ansia e la depressione e migliorare la qualità della vita. Uno studio dell'università di Oxford, nel 2016  ha dimostrato che la meditazione può ridurre il rischio di recidiva nella depressione. Una società americana ha pubblicato un documento in cui  dimostrava che la meditazione può migliorare la qualità della vita nei pazienti affetti da malattie croniche riducendo l'ansia e sintomi depressivi. Vorrei incoraggiare ad intraprendere questo percorso, perchè l'aiuto della meditazione è più sano e salutare di molti altri.   Tante ricerche confermano che la parte fisica e la parte non fisica sono direttamente interconnesse, per cui una buona salute mentale aiuta ad avere una buona salute fisica.  La meditazione può migliorare la salute cardiovascolare, riducendo anche i livelli di colesterolo, e,  un articolo del 2008 ha sottolineato che può ridurre anche la pressione sanguinea in pazienti con ipertensione. Con la meditazione si possono aumentare le difesa immunitarie e la risposta anti-infiammatoria e migliora le difese dell'organismo. Comunque, la meditazione non può essere sostitutiva alle cure mediche, ma è uno strumento di prevenzione senza nessuna controindicazione.Episodio 17.  Risposte alle domande sulla meditazione. Domanda: Una persona non riesce a stare ferma e quindi non riesce a meditate. Cosa si può fare? Per iniziare a meditare non è necessario stare in una posizione statica, si può apprendere a meditare anche nell'azione, anche camminando Queste forme sono propedeutiche alla vera meditazione per chi incontra questo tipo di problemi. La meditazione è una condizione, è uno stato di vigilanza che fa capo a quella la capacità di essere un vigile spettatore anche nel lavare i piatti.  Si può anche praticare il karma yoga, dell'azione disinteressata.  In questo periodo storico si ha una maggiore difficoltà ad avere un ritmo diverso dall'abituale, siamo disabituati a rimanere in silenzio e portare l'attenzione su un solo oggetto. La tecnologia dis-educa la nostra mente e compromette la nostra capacità di focalizzazione e concentrazione. Inoltre, genera inquietudine e difficoltà; ma con pazienza e determinazione è possibile tornare ad usare la mente in un modo più sano e corretto.  Domanda:  Quale è il modo di vivere corretto in questo periodo così caotico? Non è il caos a disturbare chi ha trovato la pace e la stabilità  interiore. Spesso si è vittime dal contesto e non si è in grado di uscire dal turbinio della quotidianità. Quando si è conseguita la capacità di rimanere calmi sereni e distaccati, non c'è situazione che possa alterare la nostra condizione di pace,  se si è vittime del contesto e non si è in grado di uscire dal turbinio di questa realtà, noi consigliamo vivamente la meditazione che è il mezzo per raggiungere uno stato di quiete e una certa invulnerabilità agli eventi esterni.  Comunque, l'essere  consapevoli di essere dentro un flusso frenetico di eventi, è il primo passo verso il cammino e uno stimolo al cambiamento. Inoltre, se decidessimo di intervenire cambiando le nostre abitudini saremo sulla buona strada.  Domanda: Quale è il modo migliore per fare avvicinare i bambini alla meditazione. Ogni stagione  della vita deve essere rispettata e vissuta correttamente. I bambini si evolvono con la pratica del gioco, pertanto, volendoli incamminare sulla via della meditazione, dovremmo strutturare la pratica sotto forma di gioco. Inoltre, l'esempio è il miglior mezzo per educare, i bambini assorbono tutto come spugne, pertanto, dobbiamo dare loro informazioni e valori corretti; ciò è fondamentale per il loro cammino anche spirituale, Dobbiamo mostrarci moderati e comprensivi, e insegnare loro il rispetto per loro stessi, gli altri e la natura che li cerconda, aiutarli a scoprire che c'è una realtà esteriore ed interiore. Questo può essere fatto attraverso la scoperta del respiro, da dentro e da fuori di noi, e proporre esempi semplici che possano stimolare la loro curiosità.  Domanda: Da quando pratico, è cambiato il mio modo di operare nel mondo in modo positivo, ed è cambiata anche l'alimentazione. Come si può spiegare questo? E' scientificamente provato che la meditazione potenzia la chiarezza mentale, le qualità mentali e la capacità discriminativa. Così aumenta anche la chiarezza nell'alimentazione. La qualità della vita si alza quando operiamo le giuste scelte.  La  pratica della meditazione può portare a compiere scelte diverse. L'alimentazione è molto importante  in quanto esiste una correlazione tra ciò che si mangia e ciò che si è.  Si deve perseguire il giusto, non solo quello che piace;   a volte le due cose coincidono, ma non sempre.

Podcast Parliamo di Meditazione con il Maestro Amadio Bianchi - Parte 2 - pratiche di meditazione

Fonte:  Podcast Parliamo di Meditazione di Pietro D'Ettole.  In questo Podcast Parliamo di Meditazione, il Maestro Amadio Bianchi insieme a Pietro D'Ettole, cercherà di rispondere a tutte le domande che potrebbe avere una persona che si voglia affacciare a questa pratica. Vedi link: https://podcasts.apple.com/it/podcast/parliamo-di-meditazione/id1668125206 

Interventi del Maestro Amadio Bianchi.

Episodio 5. Sessione pratica. Esempio di pratica di meditazione. Chiudete gli occhi con dolcezza, il corpo assume una posizione comoda e confortevole, viaggio di consapevolezza, nominerò delle parte del corpo e cercate di diventarne consapevoli. Dai piedi fino alla sommità del capo. prendiamo consapevolezza di tutto il corpo e seguiamo il respiro, l'aria che entra e l'aria che esce dalle narici. Seguiamo il suono del respiro. Assomiglia alla sillaba Soh in fase di inspirazione e alla sillaba Ham nella fase di espirazione, restiamo all'ascolto per qualche istante di questo suono.  Corrisponde in sanscrito a "Io sono".  Meditiamo su queste parole Soh Ham, "Io sono". Poi ritorniamo al nostro corpo, alla nostra realtà fisica. Cominciamo a muovere alcune parti del corpo spontaneamente, e  prepariamoci ad affrontare la vita con dolcezza e consapevolezza come abbiamo fatto durante la pratica. Hari OM Tat Sat.   Om si riferisce al Supremo Brahman. Tat si riferisce a  'tutto ciò che è'.   Sat si riferisce alla verità assoluta, l'unica e sola realtà.

Episodio 7. Meditazione sulla disidentificazione. Sedetevi in modo confortevole, diventate consapevoli delle varie parti che costituiscono il vostro corpo, dai piedi fino alla sommità della testa. Risalendo dal basso verso l'alto diventate consapevoli di ogni singola parte e rilassatela. Quando, percorso l'intero organismo, diventate consapevoli del corpo come un insieme. Diventate spettatori del vostro corpo, avete questa facoltà, poichè colui che osserva non è il corpo, non state guardando attraverso i vostri occhi fisici, ma attraverso gli occhi dello spettatore che sta dentro di voi. Fate questa esperienza ed affermate "Io non sono il corpo, io sono anche il corpo", rimanere in questo grado di consapevolezza per tutto il tempo che desiderate. Poi spostate la vostra attenzione sul respiro, e sviluppate la coscienza che state respirando, siete consapevoli dell'ispirazione e dell'espirazione, l'aria entra ed esce dalle narici, continuate fino a quando non diventate consapevoli di questo processo. E potete quindi di nuovo affermare "Io non sono il respiro, ma sono anche il respiro". Poi diventate consapevoli delle emozioni, prendere atto delle emozioni presenti in voi, in questo momento, rimanete distaccati, non identificatevi con le emozioni, fate da spettatori alle vostre emozioni.  Poi potrete dire "Io non sono le emozioni, sono anche le emozioni".  Continuate fino a quando vi fa piacere. In seguito prendete coscienza dei vostri pensieri e del contenuto della vostra mente. Dovete solo contemplare il contenuto della vostra mente, divenite consapevoli dei vostri pensieri, senza però identificarsi con essi. Dopo essere arrivati alla consapevolezza della disidentificazione, potrete affermare "Io non sono la mente, io sono anche la mente". Il grado successivo è diventare consapevoli di essere consapevoli. Fino a poter dire "Io non sono la consapevolezza, io sono anche la consapevolezza". Fate questa esperienza. Colui che sta facendo questa affermazione è il testimone che è dentro di voi. Il testimone è una qualità del vostro sè, riconoscete il vostro sé, riconoscete il sé e ripetete "Io sono il sé, io sono il sé, io sono il sè". Lasciate vibrare queste parole dentro di voi, per il tempo che desiderate. Continuate fino a quando sentirete il momento di uscire dalla meditazione. Fatelo con cautela, dolcezza e gradualità, sciogliete la posizione e terminate la vostra pratica.

Episodio 10.   Sessione pratica. Meditazione guidata di purificazione.  E' una tecnica  per fare sorgere le qualità necessarie e propedeutiche alla meditazione,  sdraiatevi sul tappetino, in shavasana. Cercare di rimanere immobili fino alla fine della pratica, chiudete gli occhi e adattate il corpo, immaginate di essere in un luogo di mare magnifico, siete sdraiati sul bagnasciuga, e percepite la voce del mare, il suono della risacca, che è simile a quello del vostro respiro, magari con una respirazione Ujjayi (che viene spesso tradotta anche come “il respiro del vittorioso”),  i vostri piedi sono rivolti verso il mare e la testa verso la terra ferma, immaginate di essere voi stessi a guidare il moto del mare, quando inspirate il mare si avvicina ai vostri piedi, quando espirate si allontana, respirazione dopo respirazione il mare si avvicina sempre di più alle piante dei piedi, ora inspirate e l'onda viene verso di voi, arriva alla caviglia, quando espirate il mare si allontana. ad ogni inspirazione il mare sale sempre di più e raggiunge le vostra ginocchia, poi arriva fino all'inguine, poi all'addome, provate una sensazione di fresco, di pulito di lavato, anche negli organi interni, poi sale fino alla parte alta dell'addome,  il mare è arrivato alle spalle, il mare arriva alla base del naso, e quando espiriamo si ritira, proviamo una sensazione di purificazione, poi arriva alle sopracciglia, agli occhi, poi espirando ritorna indietro, arriva alla sommità del capo, tutto l'intero corpo è sommerso dall'acqua, e quando espirate liberate il corpo ed il mare ritorna indietro, l'intero corpo immerso nell'acqua, provate una sensazione di fresco e pulito,  il sole riscalda il vostro corpo, dandovi una sensazione piacevole, e una sensazione di infinita purezza pervade tutto il vostro essere; per qualche istante godetevi questa sensazione. Quando vi sentite pronti, fate dei piccoli movimenti col corpo, le dita dei piedi, le dita delle mani, ruotate la testa a destra e poi a sinistra, lasciatevi andare a qualche movimento spontaneo, quando vi sentirete pronti, vi portate seduti con calma, Pronunciate il mantra AUM per tre volte, poi il mantra Shanti per tre volte, e poi il mantra  Hari Om tat sat.  Infine, il mantra Sarva Mangalam Bhavatu.      Il significato delle parole in sanscrito del mantra Sarva Mangalam Bhavatu è riportato nella famosa versione di George Harrison e Ravi Shankar: https://www.youtube.com/watch?v=9cjD9lrtpdw

"Oṁ sarveṣāṃ svasti bhavatu sarveṣāṃ śāntir bhavatu sarveṣāṃ pūrnaṃ bhavatu sarveṣāṃ maḍgalaṃ bhavatu"    -  che tradotto significa:   "Oṁ, possa la benedizione essere su tutti, possa la pace essere per tutti, possa la piena “realizzazione” essere per tutti, possa la prosperità essere per tutti".

Episodio 12. Sessione pratica. Meditazione guidata sui colori. Sdraiatevi completamente rilassati, in totale abbandono, la mente rimane attiva e sveglia,  pensate al vostro colore preferito, il colore che vi rappresenta, l'aria che respirate è di questo colore, distribuite questo colore in tutto l'addome, in forma di spirale si muove in tutto il corpo, espiro spingo l'aria verso il basso e un po' verso l'alto, il colore ha pervaso tutto l'intero corpo, saturo dal colore scelto. L'aria arriva al plesso solare, spingo in basso e alto, adesso l'aria colorata esce dai pori, questa aria colorata sta spingendo fuori tutte le negatività, sia fisiche che mentali, il colore rappresenta il sano che c'è in voi, butta fuori tutte le negatività. I pensieri positivi sostituiranno quelli negativi, vi sentite purificati, vi sentite bene, e beneficiate di questa sensazione, rimanete in shavasana tutto il tempo che desiderate.

Episodio 14. Sessione pratica. Meditazione guidata di focalizzazione. Sdraiatevi sul tappetino, durante la pratica occorre rimanere immobili, adattate il corpo al pavimento, punte dei piedi verso l'esterno, il palmo delle mani rivolto verso l'alto, il mento leggermente più vicino allo sterno, ora con la vostra consapevolezza andate 10-15 centimetri dopo e oltre il capo,  cercate di percepire un reale punto, che per la scienza moderna, è il luogo dove si trova  il polo positivo dell'energia elettrica del corpo umano, adesso spostate l'attenzione e la consapevolezza oltre i piedi, tra i piedi, 10-15 cm oltre i piedi avvertite un altro punto, questo è il luogo del polo negativo dell'energia elettrica del corpo umano, dovrete muovere il respiro tra questi due punti, il corpo si rilassa sempre di più, anche la mente, e la consapevolezza è sempre presente. Immaginate che l'aria entri dal punto oltre il capo, e termina sotto i piedi e l'espirazione andrà dal questo punto fino ad oltre il capo. Fate in modo che l'inspirazione abbiamo la stessa lunghezza dell'espirazione; per portare equilibrio e armonia, per farlo dovete mentalmente contare quanto dura la vostra inspirazione e la vostra espirazione, sommare i tempi e dividerla per due, e trovate la misura per creare equilibrio. Adesso  immaginate che l'inspirazione è calda e l'espirazione è fresca,  introducete un colore, un colore oro dal capo fino ad arrivare ai piedi, espirando è un flusso colore argento, non dimenticatevi di contare, l'inspirazione è di colore oro e di natura calda, l'espirazione è di colore argento e fresca, e devono essere della stessa lunghezza. I colori oro e argento sono colori calmanti. Adesso concentratevi sul respiro per alcuni minuti. Adesso stiamo per giungere al termine della meditazione, sostituisco al colore oro il colore rosso e al colore argento il colore blu, il rosso e il blù sono colori attivanti e li utilizzo per ritornare nella mia realtà fisica. Interrompo di contare, abbandono i colori, abbandono le sensazioni di fresco e caldo, e ritorno al mio corpo, alla mia realtà fisica, mando un messaggio al mio corpo che a breve dovrà muoversi, ma lo farà quando io manderò un messaggio, quando il rilassamento termina faccio dei piccoli movimenti, muovo i piedi dolcemente, le dita delle mani, muovo la testa a destra e a sinistra, ritorniamo al respiro, facciamo due o tre respirazioni profonde che mi aiuteranno a  ritornare alla mia realtà fisica, poi lascerò il corpo fare dei movimenti spontanei, percepite cosa vuole fare il corpo e lasciatelo fare. Quando mi sentirò pronto mi alzerò per sedermi, con calma, lascerò gli occhi chiusi per qualche istante ancora e poi aprirò gli occhi e ritornerò nella realtà, quella realtà presente, tenendo unita parte fisica e non fisica, corpo, respiro, consapevolezza e coscienza.  Hari Om Tat Sat

Episodio 16.  Sessione pratica. Meditazione sul loto del cuore.  Occupatevi inizialmente della vostra realtà fisica, del vostro corpo, assicuratevi  che abbia le migliori condizioni possibili, adesso intraprenderemo un percorso di consapevolezza, con l'aiuto del nostro spettatore profondo, proveremo ad essere consapevoli della parte bassa del corpo, dei piedi, delle caviglie, dei polpacci, delle ginocchia, delle cosce, della parte bassa dell'addome, della parte alta dell'addome, del torace, delle spalle, scenderemo lungo le braccia  poi mani, polsi, avambracci, braccia, spalle, collo, della mandibola inferiore, della mandibola inferiore con le labbra chiuse, mandibola superiore, guancia destra e sinistra. orecchio destro e sinistro, e naso,  narice destra, sinistra  zigomo destro, sinistro, occhio destro, occhio sinistro, tempia destra, tempia sinistra, sopracciglia destra, sinistra, fronte, cuoio capelluto, la sommità del capo, andiamo oltre la sommità del capo, 10-15 cm oltre il capo, come se uscissimo dal corpo, proviamo ad essere spettatori del nostro corpo in generale, come se ci vedessimo dall'esterno, nella posizione della meditazione, adesso ci rendiamo conto che il corpo respira, seguiamo il respiro naturale e libero seguiamo l'inspiro ed l'espiro, inspiro ed espiro, ed ora proviamo ad essere spettatori delle nostre emozioni, essere spettatori delle emozioni presenti in questo momento, e poi provate ad essere spettatori dei vostri pensieri, spettatori disidentificati dai pensieri,  Ecco ora siamo pronti per questo viaggio di oggi, ci porteremo all'altezza del petto, all'altezza del quarto chakra, e proveremo ed indirizzare il respiro in questa zona, inspiro e espiro,  inspiro e espiro, sono consapevole di essere a contatto con il mio piano emozionale, la respirazione si muove al centro del petto, inspiro e espiro, dove visualizzo un loto del mio colore preferito, inspiro e il loto si chiude, quando espiro il loto si apre, si apre ai raggi del sole, si carica di energia, - inspiro, e i 12 petali di chiudono,      -  espiro, e i 12 petali si aprono, inspiro il loto si chiude, espiro i petali si aprono uno alla volta,      - inspiro conto 1- 2- 3- 4- 5- 6- 7- 8- 9- 10- 11- 12 e il loto si chiude completamente,         - espiro il loto si apre petalo dopo petalo 1- 2- 3- 4- 5- 6- 7- 8- 9- 10- 11- 12  e  il loto si chiude; e si apre quando espiro. Dopo alcune respirazione aggiungo un mantra di 12 sillabe, e i petali si apriranno e si chiuderanno in armonia con queste sillabe, il mantra è Om Na mo bha ga va te de va de va ya,  ...  alterno inspirazione ed espirazione per qualche tempo. Poi  ritorno gradatamente nella mia realtà fisica, nel mio corpo, mi esteriorizzo sempre più, prendo contatto con la realtà esterna, piano, piano con piccoli movimenti; Poi sciolgo la posizione con calma. La nostra piccola esperienza termina qui.   

Episodio 18: Meditazione sugli Yantra dei Chakra. Questa è una pratica di focalizzazione. Iniziamo seduti nella abituale posizione di meditazione, prendiamo consapevolezza della realtà fisca, del corpo, occorre dare al corpo conforto e stabilità, prendiamo il tempo che serve, quando siamo pronti per il viaggio interiore, spostiamo l'attenzione alla base della colonna sul primo chakra, che ha una connessione con la terra, e il senso dell'olfatto, il simbolo è un quadrato, visualizzate un quadrato e meditate sul quadrato, tutti i lati sono uguali, si ha la sensazione di stabilità e la mente si calma, si calma concentrandosi su questa forma, al centro del quadrato c'è un puntino, da dove scaturisce l'inspirazione, dirigiamo il respiro sul primo chakra, quando espiriamo di nuovo il quadrato si riprensenta, inspiriamo si dissolve,  continuiamo per alcuni istanti, diamo vita ad una sensazione di stabilità. Poi spostiamo l'attenzione sul secondo chakra, all'interno del quadrato, visualizziamo un cerchio che sfiora le pareti del quadrato, al centro un punto, questo chakra è la sede dell'acqua e del gusto, il cerchio è un'immagine perfetta che calma la nostra mente, piano piano lasciamo che la mente si calmi. Inspiro attraverso il puntino, e l'immagine si dissolve e quando espiro la ricreo, faccio questo tipo di esercizio per alcuni istanti. Poi salgo al terzo chakra (all'altezza dell'ombelico) che è un luogo speciale, la sede dell'elemento del fuoco e del senso della vista, visualizzo lo yantra: un quadrato, all'interno il cerchio, e al'interno del cerchio un triangolo con la punta verso l'alto (nella tradizione di solito è verso il basso), vogliamo rivolgerci all'energia solare, meditiamo su questo yantra che si sta formando, inspiro la forma si dissolve e quando espiro la forma si ricrea fuori di me, continuo per alcuni istanti, poi passo al quarto chakra,  che è la sede dell'elemento aria e del senso del tatto. Lo yantra è formato dal quadrato (stabilità), cerchio (perfezione),  triangolo (maschile)  e adesso aggiungo un triangolo verso il basso (femminile), due triangoli sovrapposti nella perfezione più assoluta,  l'unione perfetta tra maschile e femminile,  inspiro e lo yantra si forma dall'esterno all'interno, quando espiro proietto la forma all'esterno a una distanza che varia a seconda della lunghezza del respiro, Generiamo  buoni sentimenti all'interno, buoni sentimenti all'esterno, non ci sentiamo separato dal resto, nel cuore provo un sentimento di compassione verso l'esterno, verso gli altri, ci sentiamo uno: dentro  e fuori, continuiamo il percorso, facciamo da spettatori a tutti quei sentimenti che stimo risvegliano nel quarto chakra: benevolenza, amore, altruismo, compassione, ecc,  Continueremo fino a quando riteniamo di poterlo fare, poi riportiamo l'attenzione sulla nostra realtà fisica, nelle condizioni idonee per poterci muovere e ritornare al nostro dharma, ai nostri doveri. Importante è prendersi cura di noi stessi in modo pieno e integrale.   

 La vita dopo una certa età cambia. 

La vita dopo una certa età cambia.  Non si ha più voglia di drammi, di conflitti, di spiegazioni.
Si comincia una sorta di "selezione". Si sceglie di circondarsi sempre di meno persone, spesso si comincia a scegliere il silenzio.

Si approfondisce il rapporto con la natura, ci si immerge nello studio, nei libri, ci si dedica allo yoga e alla meditazione. 

Si comincia a vedere le cose per come sono, e sempre meno di come sembrano.  

La parte migliore di te, cominci a preservarla solo a chi sa andare in profondità. 

Su tante cose impari a tacere; su tante cose impari a lasciar andare. -

Si fa una selezione tra "utile ed inutile". Alla fine dei conti, tutto ciò che è inutile, non ti serve. Ci si sbarazza di tante cose: parole, persone, oggetti.  Tieni stretto a te, tutto ciò che ti rende migliore.

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 «Ho vissuto molto, e ora credo di aver trovato cosa occorra per essere felici: una vita tranquilla, appartata, in campagna. Con la possibilità di essere utile alle persone che si lasciano aiutare, e che non sono abituate a ricevere. Un lavoro che si spera possa essere di una qualche utilità; e poi riposo, natura, libri, musica, amore per il prossimo. Questa è la mia idea di felicità. E poi, al di sopra di tutto, tu per compagna, e dei figli forse. Cosa può desiderare di più il cuore di un uomo?»   (Lev Tolstoj - Felicità familiare, 1859) 

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Fai solo quello che ti nutre davvero..  Il resto abbandonalo. Non perdere tempo con attività per te noiose, con persone che non riescono ad arricchirti, con situazioni fastidiose.  Stai perdendo il tuo tempo. E con esso anche le energie. Le tue preziose energie vitali. Dedicati alle amicizie e alle situazioni che ti permettono di evolvere, di crescere, di comprendere.

Segui ciò che ti appassiona, ciò che ti ricarica, quello che non ti stanca e tutto ciò che ti rapisce completamente e amorevolmente.  Senza sensi di colpa, senza ragionamenti, senza alcun tipo di paura.

Il mondo ha bisogno di persone vive, creative, vere. Non farti distrarre da notizie, eventi o persone che vogliono bloccare la tua vitalità imprigionandoti nella paura, nella vergogna o nella disperazione.

Svegliamoci e andiamo nel mondo fieri, vigili ed entusiasti. Fai solo quello che ti nutre davvero. In modo spietato. Senza se e senza ma.  Questa è la vera rivoluzione, dentro e fuori di noi.                    

Testi del grande Maestro Sivananda scaricabili gratuitamente

In questo sito  https://www.cyswamivishnu.com/letture-consigliate potete scaricare gratuitamente alcuni importanti testi del Maestro Sivananda. 

Citazioni prese da libri

Dal Viaggio in Inghilterra - un film di Richard Attenborough. Tratto dal romanzo di William Nicholson. Con Anthony Hopkins, Debra Winger. 

Leggiamo per sapere che non siamo soli;       Amiamo per sapere che non siamo soli;    Perchè amare, se perdersi fa così male? 

Due volte, durante la mia vita mi è stato dato di scegliere: da bambino e da adulto.  Il bambino sceglie la sicurezza, l'uomo sceglie la sofferenza.

Il dolore di oggi fa parte della felicità di ieri, bisogna accettarlo!    

Dal Simposio di Platone. Ordunque, allorchè la forma originaria fu tagliata in due; ciascuna metà aveva nostalgia dell'altra e la cercava, e così, gettandosi le braccia intorno e annodandosi l'una all'altra per il desiderio di ricongiungersi nella stessa forma, morivano di fame e anceh di inattività, poichè l'una non intendeva far nulla separata dall'altra.

Dalle Affinità elettive di Goethe.  Ogni essere, così come ha un rapporto con se stesso, deve anche avere una relazione con gli altri. E tale relazione  sarà diversa a seconda delle diversità degli esseri;    si incontreranno subito come amici, come vecchi conoscenti, quelli che legano in fretta, che si uniscono senza modificarsi a vicenda, come il vino si mescola con l'acqua. Altri invece, pur trovandosi vicini continueranno a restare estranei e non ci sarà verso di legarli...

Nulla è più sicuro dell'arte per sfuggire al mondo e  nulla è più sicuro dell'arte per unirsi a esso. Non è quando gli altri vengono da noi che li conosciamo, siamo noi che dobbiamo andare da loro, per scoprire quel che veramente sono

Dal Piccolo trattato delle grandi virtù - André Compte Sponville. Essere fedeli alle proprie idee non vuol dire, per fortuna averne una sola, essere fedeli in amicizia non implica che si abbia un solo amico; fedeltà in questi campi non è esclusività; perchè dovrebbe esserlo in amore? In nome di cosa si può pretendere il godimento esclusivo dell'altro? La verità è un valore più alto dell'esclusività e l'amore mi sembra meno tradito dall'amore che dalla menzogna.

Da Così è, se vi pare di Pirandello                      Sono colei che tu mi credi

Da La morte nell'anima.  Giudizi sull'opera di Sartre. Matthieu non è l'eroe di una storia edificante, ma uno di quegli eroi problematici, di cui parlava Lukas; gettati in un mondo opaco, alla disperata ricerca di vederci chiaro, scrupolosi all'eccesso, impegnati sulla via della contestazione infinita, e che un bel giorno si fermano, non perchè si siano finalmente imbattuti nel diamante irresistibile della verità, ma perchè non scorgono più niente da bruciare, più niente da contestare. Hanno sparso i detriti imputriditi di tutti i valori , il bene, il bello, l'uomo, e non avendo trovato un valore nuovo hanno interpretato tutti i moti del mondo come quelli di una gigantesca pantomina, hanno ritrovato la sublime formula di Rimbaud "la vie est la farce a mener par tous" e grazie alla chiaroveggenza del loro sguardo devastante hanno poturo infine esclamare "Sono libero!".  

Dal film Il danno di Louis Malle con Jeremy Iron e Juliette Binoche.  Occorre un tempo straordinariamente breve per isolarsi dal mondo.    Ho viaggiato fino ad arrivare ad una vita tutta mia. Quello che ci fa diventare quello che siamo è inafferrabile, va oltre il nostro sapere.   Ci abbandoniamo all'amore perché ci dà un qualche senso di gioia di ciò che è inconoscibile. Niente altro conta. 

Da La donna del soldato. Crying Game.  Ognuno ha una propria natura, la storia dello scorpione e la rana. Lo scorpione doveva attraversare il fiume e chiese alal rana di portarlo sull'altra riva. A metà tragitto lo scorpione piunse la rana ed entrambi morirono. Mentra l a rana stava per morire chiese allo scorpione perchè lo aveva fatto; e lo scorpione rispose "é la mia natura".

L'amicizia. Gli uomini sono egoisti ed individualisti. Gli amici dovrebbero essere sempre presenti, solidali, confidenti , altruisti, sempre disposti ad ascoltarci, degli angeli!  Tu credi negli angeli?!

Liebnitz sul caso.  In una cittò dell'oriente, un giovane ufficiale al mercato incontra la morte; ritorna al palazzo del Visir e chiede il cavallo più veloce per andare a rifugiarsi a Samarcanda. Poi anche il Visir incontra la morte e gli chiede perchè aveva spaventato il suo giovane ufficiale; la morte rispose "nonvolevo spaventarlo, mi sono solo meravigliato che era qui, perchè avevo appuntamento con lui questa sera a Samarcanda. 

Antinomia del pensiero. Un cretese dice: "Tutti i cretesi mentono"; il cretese ha mentito o ha detto la verità?

Dall'Identità di Kundera. Quando ero adolescente, l'amicizia era intesa come il valore supremo.  Ormai non ci sono più occasioni per mettere alla prova l'amicizia, a nessuno può più capitare di andare a prendere l'amico ferito sul campo di battaglia, difenderlo dall'aggressione di qualcuno, ecc...   Già perchè al giorno d'oggi l'amicizia svuotata del suo contenuto originario, si è trasformata in un contratto basato sullo scambio di riguardi, insomma una specie di patto di cortesia. Ora chiedere ad un amico qualcosa che potrebbe creargli dei fastidi è interpretato come un segno di scortesia.

Immaginavo la vita che mi appariva davanti, e la chiamavo l'albero delle possibilità. Solo per un tempo brevissimo ci è stato dato di vedere così la nostra vita. Ben presto essa ci appare come una strada segnata una volta per tutte, come un tunnel da cui non possiamo più uscire.  Eppure la vecchia immagine dell'albero ci rimane dentro sotto forma di una insopprimibile nostalgia.

La Laicità.  Io la vedo come un triangolo, il primo lato è il rispetto della libertà di coscienza e di culto, il secondo lato è la lotta contro tutte le forme di dominazione della religione sullo Stato e sulla società civile, il terzo lato è l'uguaglianza delle religioni e delle convinzioni, perchè sono incluse altre scelte spirituali, compreso il diritto di non credere. Gli attori privilegieranno un lato piuttosto che un altro, il credenti avranno la tendenza ad appoggiarsi sul primo lato. Al contrario nella società secolarizzata gli agnostici si appoggeranno sul secondo lato. La laicità d'intelligenza permette di riuscire a tenere i tre estremi del triangolo, e questo vieta qualsiasi posizione arrogante e perentoria.

Satyananda Saraswati

Satyananda Saraswati (1923-2009), era un Sanyasi, insegnante di yoga e guru sia nella sua nativa India che in Occidente. Era uno studente di Sivananda Saraswati, il fondatore della Divine Life Society, e ha fondato la Bihar School of Yoga nel 1964.

La tradizione del Satyananda Yoga (o Bihar Yoga) è il sistema di yoga sviluppato, esposto e trasmesso da Swami Satyananda Saraswati e dal suo successore Swami Niranjanananda Saraswati, basato sui testi e sugli insegnamenti delle tradizioni di Samkhya, Vedanta, Yoga e Tantra che giungono attraverso l’antico lignaggio di sannyasa.

Il Satyananda Yoga è una scienza completa per una vita armoniosa, adatta a tutti, indipendentemente da età, genere, condizione mentale e livello di forma fisica. Rivolgendosi alla persona nella sua interezza, il Satyananda Yoga offre un metodo sistematico di integrazione di mente, corpo e spirito e un procedimento di sviluppo delle facoltà fisiche, mentali, emozionali e spirituali nella vita; integrando la profonda essenza delle diverse forme di yoga si rivela utile nella vita quotidiana e appropriato per i bisogni della società moderna.

Questa tradizione include i sistemi classici di hatha, raja, karma, bhakti, gyana, mantra, kriya e kundalini yoga, e di altre branche dello yoga. La conoscenza o gyana, l’azione o karma e la devozione o bhakti non sono separati uno dall’altro e non si può ottenere uno sviluppo integrale se uno di questi aspetti della personalità viene trascurato. L’ideale dello yoga è divenire armoniosamente equilibrati in tutte queste direzioni.

Lezioni di Satyananda Yoga sono attualmente condotte in differenti parti del mondo, negli ospedali, scuole, università, centri sociali, centri di cura, uffici governativi, istituzioni sportive e prigioni. Tramite la pratica regolare, gli allievi possono fare esperienza di una maggiore stabilità, pace, forza, salute e benessere. Stress, preoccupazioni ed ansia spesso sono il risultato di uno stile di vita focalizzato su eventi passati o futuri ed ampiamente privo di contatto con la realtà presente.

Satyananda Yoga non richiede alcun credo politico o religioso e fornisce a chiunque, indipendentemente dallo stato sociale, gli strumenti per lo sviluppo della personalità così da divenire stabili e sicuri in se stessi.  Il Satyananda Yoga è un sistema olistico che promuove uno sviluppo ottimale del potenziale umano a tutti i livelli: fisico, mentale, emozionale, psichico e spirituale. 

Gli insegnamenti del Satyananda Yoga offrono un sistema olistico adatto al modo di pensare della moderna umanità e alla sue necessità. È importante sapere che non è necessario cambiare il proprio stile di vita per praticare yoga, ma è sufficiente solo introdurlo nella propria vita quotidiana per generare un cambiamento armonioso.  Lo yoga ci insegna che per poter scoprire e risvegliare il nostro potenziale interiore latente, abbiamo bisogno di comprendere le differenti dimensioni della nostra personalità che sono:

  • Dinamica/fisica: istintiva, dinamica, energetica, ecc. interagisce con il corpo, i sensi e l’ambiente;
  • Mentale/razionale: riflessiva, pensierosa; contemplativa, intellettuale, logica, analitica, razionale, focalizzata, ecc.
  • Emozionale: sensibile, premurosa, affettuosa, gentile, empatica, compassionevole, tenera. ecc.
  • Psichica: vuole scoprire la natura e il potenziale interiore latente, le dimensioni nascoste della coscienza, la relazione fra vita individuale ed esistenza, ecc.
 Una lezione comprende la pratica delle posizioni (asana), tecniche per lo sviluppo della respirazione e per l’energia vitale (pranayama), rilassamento guidato (yoga nidra) e tecniche di concentrazione e meditazione, ponendo l’accento sullo sviluppo della consapevolezza.
Satyananda Yoga per il sostegno di persone affette da fibromialgia:   https://www.satyanandaitalia.net/yoga-nel-sociale/satyananda-yoga-per-il-sostegno-di-persone-affette-da-fibromialgia/ 

Il mantra Om Namah Shivaya

Il mantra Om Namah Shivaya è uno dei più conosciuti, recitati e, per questo, famosi, il cui significato è il seguente: “Mi inchino con profondo rispetto; salute a te, Shiva!”
(Namah in sanscrito significa abbandonarsi, arrendersi; Shivaya fa riferimento a Shiva, il Dio della dissoluzione, più che della distruzione, è il simbolo della fine e del corrispondente nuovo inizio).

Il mantra dedicato a Shiva è composto da sei sillabe (le più importanti secondo il pensiero filosofico indiano): Om, Na, Mah, Si, Va, Ja.

  • Om è la sillaba sacra, il suono originale da cui tutto ebbe inizio.
  • Na appresenta la Terra, le radici (che corrispondono alle nostre gambe che supportano il corpo)
  • Mah rappresenta l’elemento Acqua, corrispondente allo stomaco e, quindi al mondo manifesto.
  • Si è il Fuoco, che troviamo nel nostro corpo nella zona delle spalle, corrisponde anche a Shiva Nataraja, il signore della danza.
  • Va è l’elemento Aria, che trova corrispondenza nella zona della bocca.
  • Ja, o Ya è lo spazio, il simbolo dell’anima individuale.

Questa che lega le sillabe agli elementi, non è però l’unica interpretazione. Infatti, ne esiste un’altra, collegata alla danza del “Dio Shiva”, la Tandava, dove troviamo un gesto corrispondente ad ogni sillaba.

  • Na è il potere della distruzione, simboleggiato dalla mano sinistra che tiene in fuoco.
  • Ma invece è lo svelamento, che corrisponde al piede destro che schiaccia la testa del nano simbolo dell’ignoranza, Avidya.
  • Si è la creazione, la mano destra che fa suonare il tamburo.
  • Va è considerato la grazia, ovvero il piede sinistro, sospeso a mezz’aria, tra cielo e terra.
  • Ya corrisponde al mantenimento (Sthiti) mano destra davanti in Abhaya mudra, il gesto che allontana le paure.

Queste sillabe, sono quindi considerate miracolose e permetterebbero di attivare i centri energetici del nostro corpo, in modo da abbandonare tutto ciò che è superfluo e abbracciare la nostra vera identità spirituale.Shiva è il simbolo del ciclo distruzione-rinascita, per fare spazio al nuovo è necessario che il vecchio soccomba. Questo è uno dei tanti insegnamenti dello yoga, legato al non attaccamento (ai beni materiali, al lavoro, alle altre persone). Non attaccamento, però, non significa essere totalmente indifferenti a questi aspetti (lo Yoga ci insegna, anche l’arte dell’attenzione e della cura), ma esprime il concetto di non concedere a niente e nessuno di renderci infelici se una di queste cose ci viene sottratta.

Recitando il mantra Om Namah Shivaya chiediamo a Shiva di eliminare inquietudini, dubbi, distrazioni, ignoranza dal nostro cammino. Shiva, è l’Eternamente benevolo, portatore di felicità. Quindi possiamo recitare i l mantra dedicato a Shiva per liberarci dalle negatività, dalle illusioni e per ritrovare la gioia.


Perché il mantra sia efficace (questo nello specifico, così come qualsiasi altro mantra), non dev’essere recitato in modo sporadico, è infatti necessario per vederne i benefici recitarlo per 30 minuti al giorno, ogni giorno (anche dividendo le recitazioni in 2, 3 momenti) per 42 giorni, senza interruzioni. Se la pratica viene interrotta, sarebbe bene ricominciare da capo.


I benefici della recitazione del mantra sono innumerevoli, a livello fisico:

  • – Respirazione diventa calma e profonda
  • – Le tensioni diminuiscono
  • – Viene stimolato il sistema immunitario (grazie alla respirazione più approfondita, alle cellule arriva più ossigeno)
  • – Si verifica una notevole riduzione dello stress

A livello sottile:

  • – Aumenta la concentrazione
  • – Attiva la produzione di endorfine, quindi ci sentiamo più felici!
  • – Riduce rabbia e paura

Per la crescita spirituale:

  • – Dissolve il vecchio Karma
  • – Aiuta a liberarci dall’attaccamento
  • – Porta maggior equilibrio interiore

Quando meditiamo o recitiamo un mantra con passione e grande concentrazione può capitare di ritrovarci a oscillare e a cullarci e questo movimento aiuta anche a lasciare andare lo stress. Ritroviamo quel movimento calmo, rilassante, ritmico tipico del rapporto madre-bambino, che naturalmente ci dona amore, pace, conforto.
Oltre alla recitazione del mantra se vogliamo liberarci da qualcosa di negativo, che sentiamo il bisogno di dover lasciar andare possiamo rinforzare il nostro proposito con un semplice rituale.
Dopo aver purificato l’ambiente bruciando del palo santo o della salvia bianca possiamo scrivere su un foglietto ciò di cui vogliamo liberarci. Andremo poi a bruciare il foglio (in sicurezza) e potremo spargere la cenere nella terra, in giardino o in un vaso.

Sulla critica - Krishnamurti

 𝗦𝘂𝗹𝗹𝗮 𝗰𝗿𝗶𝘁𝗶𝗰𝗮 -  𝗞𝗿𝗶𝘀𝗵𝗻𝗮𝗺𝘂𝗿𝘁𝗶.

 𝗗𝗼𝗺𝗮𝗻𝗱𝗮: Che ruolo svolge la critica nella relazione? Qual e' la differenza tra critica costruttiva e distruttiva?    

𝗞𝗿𝗶𝘀𝗵𝗻𝗮𝗺𝘂𝗿𝘁𝗶: Anzitutto, perche' critichiamo? E' per capire? Oppure si tratta semplicemente di farlo per dare noia? Se vi critico, vi comprendo? La comprensione viene attraverso il giudizio? Se intendo comprendere, se voglio capire meno superficialmente, ma in profondita', l'intero significato del mio rapporto con voi, comincerò col criticarvi? Oppure saro' consapevole di questa relazione tra voi e me, osservandola in silenzio: non proiettando le mie opinioni, le mie critiche, i miei giudizi, le mie identificazioni e condanne, ma osservando silenziosamente cio' che accade? E se non critico, che cosa accade? Si e' li' li' per addormentarsi, non e' cosi'? Il che non significa che non ci si addormenti quando si dà noia agli altri. Forse diventa un'abitudine, e ci mettiamo a dormire per abitudine. Esiste un intendimento piu' profondo, piu' ampio, della relazione, che abbia luogo attraverso la critica? Non importa se la critica sia costruttiva o distruttiva: senza alcun dubbio cio' e' irrilevante. Percio' la domanda e': "Qual e' la condizione mentale, e del cuore, necessaria a capire la relazione?". Qual e' il processo del comprendere? In quale modo comprendiamo qualcosa? Come comprendete vostro figlio, se vi interessate di lui? Lo osservate, non e' cosi'? Lo osservate mentre gioca, lo studiate nei suoi diversi modi, umori; non proiettate su di lui la vostra opinione. Non dite che dovrebbe essere questo o quello. Siete vigili, all'erta, non e' vero? Siete attivamente consapevoli. Allora, forse, comincerete a capire il bambino. Se lo criticate ininterrottamente, se introducete ininterrottamente la vostra propria particolare personalita', le vostre idiosincrasie, le vostre opinioni, decidendo il modo in cui il vostro bambino debba o non debba essere, e cosi' via, ovviamente creerete una barriera in quel rapporto.      Sfortunatamente molti di noi criticano per configurare, per interferire; troviamo un certo piacere, un certo compenso nel configurare qualcosa: il rapporto col marito, con un bambino o con chichessia. Vi si avverte un senso di potenza, si e' il padrone, e cio' offre una remunerazione straordinaria. Senza dubbio, in tutto questo processo non vi e' alcuna comprensione del rapporto. Vi e' pura imposizione, vi e' la brama di modellare gli altri secondo lo schema particolare della vostra idiosincrasia, del vostro desiderio, della vostra volonta'. Tutto cio' impedisce la comprensione del rapporto, non vi sembra?

Poi vi e' l'autocritica. Criticare se stessi, condannare e giustificare se stessi: cio' comporta la comprensione di se'? Quando comincio a criticare me stesso, non limito forse il processo della comprensione, dell'esplorazione? L'introspezione, che e' una forma di autocritica, disvela il se'? Che cosa rende possibile il disvelarsi del se'? Essere costantemente analitici, timorosi, critici, certamente non comporta tale disvelarsi. Cio' che lo comporta in modo che si cominci a comprenderlo e' la consapevolezza costante di esso, senza alcuna condanna, senza alcuna identificazione. Occorre una certa spontaneita' non si puo' stare continuamente ad analizzarlo, a disciplinarlo, a configurarlo. Questa spontaneita' e' essenziale per capire. Se non faccio che limitare, controllare, condannare, blocco il movimento del pensiero e del sentimento, non e' cosi'? Ed e' nel movimento del pensiero e del sentimento che compiro' scoperte, non nel puro controllo. Quando si compiono scoperte, e' importante scoprire anche in qual modo agire. Se agisco secondo un'idea, secondo una certa norma, secondo un certo ideale, allora costringo il se' entro uno schema particolare. In cio' non vi e' alcun intendimento, non vi e' trascendenza.

Cosi' potra' darsi intendimento soltanto quando la mente sara' sileziosamente consapevole, quando osservera'; il che e' arduo, perche' noi ricaviamo piacere dall'essere attivi, inquieti, critici, dal condannare e giustificare. E' questa la nostra intera struttura; e, attraverso lo schermo delle idee, dei pregiudizi, dei punti di vista, delle esperienze, delle memorie, cerchiamo di capire. E' possibile liberarci da tutti questi schermi e capire, cosi' direttamente? Senza dubbio lo facciamo quando il problema e' assai vivo: non passiamo attraverso tutti quei metodi, lo affrontiamo direttamente. La comprensione della relazione si ha soltanto quando tale processo di autocritica viene compreso e la mente si calma. Se mi ascoltate e cercate di seguire, senza troppo sforzo, quanto tento di comunicarvi, allora esiste una possibilita' di comprenderci l'un l'altro. Ma se continuerete a criticare senza tregua, introducendo le vostre opinioni, quel che avete imparato dai libri, quello che qualcun altro vi ha detto e cosi' via, allora voi ed io non ci troveremo in rapporto, perche' fra noi si frapporra' quello schermo. Se ambedue ci sforziamo di trovare le soluzioni del problema, che si trovano entro il problema stesso, se ambedue siamo ansiosi di andare al fondo della questione, di scoprirne la verita', di scoprire che cosa essa e', allora ci troviamo in relazione. Allora la vostra mente e' nello stesso tempo vigile e passiva, osserva per scorgere quale sia, in tutto cio', la verita'. Percio' la vostra mente deve essere straordinariamente docile, non deve ancorarsi ad alcuna idea o ideale, ad alcun giudizio, ad alcuna opinione che abbiate consolidato attraverso le vostre esperienze particolari. La comprensione giunge, senza dubbio, quando vi e' quella docile pieghevolezza tipica di una mente che sia passivamente consapevole. Allora essa e' capace di recepire, allora e' sensibile. Una mente non e' sensibile quando e' gremita di idee, di pregiudizi, di opinioni, di pro o contro.

Per intendere la relazione occorre una consapevolezza passiva, il che non distrugge la relazione. Al contrario, rende il rapporto assai piu' vitale, assai piu' significativo. Allora esiste, in quella relazione, una possibilita' di affermazione reale; vi e' calore, vi e' senso di vicinanza, che non e' puro sentimento o sensazione. Se potremo accostarci cosi', o trovarci in una consimile relazione con qualsiasi cosa, risolveremo facilmente i nostri problemi: i problemi della proprietà, del possesso, poiche' noi siamo cio' che possediamo. Chi possiede denaro e' denaro. Chi si identifica con la proprieta' e' la proprieta', o la casa, o il mobilio. Similmente con le idee o con la gente; quando vi e' possesso, non vi e' relazione. La maggior parte di noi possiede perche', se non possiede, non ha altro. Siamo gusci vuoti se non possediamo, se non riempiamo la nostra vita di mobili, di musica, di conoscenza, di questo o di quello. E quel guscio fa un sacco di rumore, e quel rumore lo chiamiamo vivere; e di cio' siamo soddisfatti. Quando vi e' rottura, quando cio' si frantuma, allora vi e' angoscia, perche' improvvisamente si scopre come siamo fatti: un guscio vuoto, senza molto significato. Essere consapevoli dell'intero contenuto della relazione e' azione, e in quell'azione vi e' una possibilita' di relazione vera, la possibilita' di scoprirne la grande profondita', il grande significato, e di sapere che cos'e' l'amore.

𝗝𝗶𝗱𝗱𝘂 𝗞𝗿𝗶𝘀𝗵𝗻𝗮𝗺𝘂𝗿𝘁𝗶 (𝘓𝘢 𝘱𝘳𝘪𝘮𝘢 𝘦𝘥 𝘶𝘭𝘵𝘪𝘮𝘢 𝘭𝘪𝘣𝘦𝘳𝘵𝘢').

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ci...