giovedì 7 dicembre 2023

Rapporto tra spiritualità, religione e ateismo

In questo articolo cercherò di affrontare il complesso rapporto tra spiritualità e religione e ateismo, e proverò a mettere in evidenza i tentativi fatti da grandi personaggi per trovare un punto in comune tra i vari percorsi spirituali.

Partiamo da una citazione di Andrè Comte Sponville, un noto filosofo francese che io adoro: “Non possiamo fare a meno della comunione, della fedeltà, dell’amore, ma nemmeno della spiritualità. In Occidente, la spiritualità si è socialmente identificata durante i secoli con una religione (il cristianesimo), e si è finito per credere che religione e spiritualità siano sinonimi”      ( André Comte_Sponville, Bernard Feillet, Alain Rémond, A-ton-besoin d’une religion?, Les Editions de l’Atelier, 2003).

Innanzitutto, la spiritualità può essere definita come un cammino interiore che aiuta il praticante a trovare il vero e profondo Sé, ovvero a ritrovare il rapporto perduto con il Tutto, l’Assoluto, con l’Essere supremo (se siamo credenti), con tutti gli altri esseri viventi e manifestare la natura divina che esiste eternamente in noi.
La spiritualità è qualcosa di diverso dalla religione. La spiritualità si riferisce a esperienze mistiche, stati di coscienza non ordinari e queste esperienze hanno caratteristiche svincolate totalmente dalle società e dal tempo in cui si manifestano. Il cuore del percorso spirituale è il bisogno dell’io di andare oltre se stesso, di trascendere i propri limiti. La religione istituzionale, invece, è il tentativo sistematico e interessato di spiegare queste esperienze e le spiegazioni sono sempre date tramite metafore o concetti circoscritti in un certo tempo e in una certa cultura.  

Le religioni dovrebbero unire le persone dando a ciascuno una sensazione di eguaglianza al di là dello stato sociale di appartenenza e dovrebbero  aiutarle a superare la paura della morte. Hanno anche un grande potere politico e sociale sulle persone che ha spesso generato guerre, astio e dissensi fra le persone e la spiritualità non ha niente a che vedere con le fazioni e le differenze di punti di vista. Il percorso spirituale può essere aiutato dal credo religioso, ma allo stesso tempo può essere deviato poiché l’enfasi sulle credenze porta ad una spropositata crescita dell’ego, nonché ad un senso di superiorità (credendo di essere detentori di verità) rispetto alle altre persone annullando il sentimento della compassione in senso buddhista che è alla base della evoluzione personale e spirituale. Quello che è necessario sono delle regole di vita e una direzione da seguire.

La spiritualità è universale ed ha una dimensione personale, la religione no.

Lo scopo di una religione è far sì che una comunità religiosa abbia un rapporto con la divinità. Il fondatore della religione specificherà quali strumenti (dogmi, luoghi speciali, danze, libri, preghiere, riti, cerimonie, droghe, ecc. ) usare per avere delle esperienze spirituali e con quale linguaggio comunicarle e condividerle. Spesso i grandi mistici non fanno ricorso a questi strumenti. E’ per questo che le istituzioni religiose, il più delle volte, non amano i loro mistici. I mistici intraprendono la loro ricerca interiore in totale libertà e indipendenza e, non avvertono minimamente il bisogno di una religione.

Come precisa Padre Antonio Gentili,  "se approfondissimo veramente il significato di religione scopriremmo che non c'è molta differenza tra percorso spirituale e religione e che per 'religione' (in latino, relìgio: rilego), si deve intendere l’esperienza del legame che unisce l’umano con il Divino; un’esperienza che implica una rilettura (latino: relègere, rileggere) del proprio vissuto, una più profonda scelta di vita (latino: reelìgere, scegliere di nuovo) e infine la coltivazione di un’attitudine improntata a 'devozione' verso la Divinità (latino: rèligens)"  (Frasi di Padre Antonio Gentili, Yoga Yournal del luglio 2016).
Quindi, non bisogna confondere “la religione” con l’assetto istituzionale, dogmatico che l’accompagna e determina l’appartenenza a una determinata “confessione”.
In questo contesto tutte le discipline tendenti allo sviluppo delle capacità umane finalizzate all’auto-realizzazione favoriscono l’apertura al sacro, al Divino. Anche il praticante yoga, dopo aver eliminato l’ego, raggiungendo il silenzio mentale si abbandona al Divino. Questi aspetti sono le premesse e i pilastri stessi di un’autentica religiosità. La ricerca spirituale non deve necessariamente accompagnarsi all’idea di Dio, religione o illuminazione.

Adesso proviamo a vedere il rapporto tra ateismo e cammino spirituale. Sempre Andrè Comte Sponville scrive: “Troppo spesso la religione istituzionale ha prodotto e alimentato il conflitto tra l’intelligenza e la fede, finendo, con un’insistenza plurisecolare, per fornire di esse un’immagine che appare inevitabilmente antitetica”. Il dogma diventa antitetico a qualsiasi puro spirito di ricerca spirituale ed ha prodotto come reazione l’ateismo.
Tutti, anche i non credenti e gli atei possono rivendicare una propria dimensione spirituale. Il grande mistico indiano Ramakrishna, insegnò che persino l’ateismo può essere, per alcuni, un passo verso l’illuminazione e far parte, quindi, dell’evoluzione spirituale di un individuo: “Se un ateo è sinceramente convinto di svilupparsi attraverso un grande impegno e sforzo personale, consapevole di essere un ricercatore della verità, allora come l’aria fresca passa attraverso una finestra aperta, così la verità si rivela alla mente lasciata aperta da un sincero spirito di ricerca”. L’unico ostacolo al progresso è il chiudere l’entrata della comprensione “con le imposte dell’egocentrismo”.
 “La storica antitesi fra religione e scienza, fede e ragione, spiritualità e ateismo - in cui l’Occidente sembra essersi imprigionato come in una trappola culturale - può certamente trovare una via di uscita nel momento in cui si pone la seguente domanda: siamo sicuri che l’oggetto d’interesse della ricerca spirituale debba necessariamente accompagnarsi all’idea di Dio nel modo in cui questa è abitualmente espressa in Occidente?" -  David Donnini

La spiritualità, quindi, non è necessariamente associata a una religione o a un Dio. Basta dare uno sguardo in Oriente, al buddhismo o al taoismo, per scoprire che esistono immensi spazi di spiritualità che non hanno niente a che vedere con la fede in un Dio trascendente, personale e creatore. 

Il cuore del percorso spirituale e della meditazione è il bisogno dell’io di andare oltre sé stesso, di trascendere i propri limiti, perdere il senso di dualità (sé stesso – mondo) e arrivare a un senso di pienezza, al cuore dell’essere, al cuore del mistero dell’essere. 

Del resto, lo stesso XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso afferma: “non credo che la religione sia indispensabile per la vita spirituale ”.  Per il buddhismo la spiritualità consiste anche nello sviluppo della pratica contemplativa e dello sviluppo intenzionale di qualità interiori come la compassione, la gentilezza, l’attenzione e la calma mentale. 

Nel 1966 Thich Nhat Hanh, il monaco zen recentemente scomparso,  fonda l’Ordine dell’Interessere per sottolineare quanto tutti noi siamo collegati e interdipendenti.  E' importante sviluppare le nostre qualità innate come l'altruismo disinteressato e la benevolenza, creare una rete di relazioni basate sulla compassione reciproca estendendola  anche alla natura e a tutto ciò che ci circonda, coltivare "l'interessere", un ben preciso senso di interconnessione con tutto l'universo.  Thich Nhat Hanh, in piena sintonia con il pensiero teosofico e con quello gandhiano, sostiene che nessuna singola tradizione religiosa  può ritenersi depositaria del monopolio dell’intera verità. “Dobbiamo cogliere -dice - i valori migliori delle diverse tradizioni e lavorare insieme per rimuovere le tensioni fra le tradizioni stesse: solo così potremo offrire un’opportunità alla pace".
La via che viene insistentemente proposta (e praticata) è quella del dialogo, attraverso il quale i credenti di varie tradizioni potranno riconoscere somiglianze e differenze.
Ovviamente, affinché possa crearsi un prezioso rapporto di dialogo costruttivo, capace, al contempo, sia di indurre a comprendere e ad amare maggiormente le proprie radici, sia di assaporare ed anche assimilare le cose migliori delle altre fedi e dottrine, dovranno essere abbandonate le pretese di primato e di monopolio, come quella espressa da Giovanni Paolo II nel suo Varcare la soglia della speranza, che, presentando il Cristianesimo, secondo la consolidata tradizione cattolica, come “l’unica via di salvezza”, renderebbe, di fatto, impossibile qualsiasi sincero dialogo, fomentando, altresì, discriminazione  e intolleranza.

Molti grandi mistici indiani come ad esempio Ramakrishna e Swami Yukteswar (maestro di Yogananada), ben prima di Papa Francesco e del Dalai Lama, sottolinearono che che "esiste una armonia e un'unità di fondo tra tutte le religioni".   

Swami Yukteswar (maestro di Yogananda) nel testo La Scienza Sacra mostra "che solo pochi esseri particolarmente dotati riescono a sottrarsi all'influenza del proprio credo e a scorgere l'identità perfetta delle verità sostenute da tutte le grandi religioni.  Tra gli insegnamenti spirituali orientali e quelli occidentali non solo non esistono reali divergenze, ma neppure vere contraddizioni. Spesso, invece, le varie religioni innalzano barriere quasi insormontabili che minacciano di dividere per sempre il genere umano".   

Ramakrishna,  insegnò che Dio può essere visto in vari modi e che "l’essenza della religione è la realizzazione di Dio". Dimostrò con la sua vita che Dio è una Realtà che può essere sperimentata non solo da pochi eletti, ma da tutti gli uomini di buona volontà, a prescindere dalle differenze di razza, religione o stato sociale. L’accettazione di tutte le religioni denota un’attitudine illuminata che è il risultato di un confronto serio con sentieri spirituali diversi. L’armonia non deve significare non seguire nessuna religione in particolare, perché ciò sarebbe altrettanto inutile del fanatismo. E’ necessario seguire la via verso cui ci si sente più portati e seguirla con zelo. 
Se non si è in grado di comprendere, almeno a livello intellettuale, il valore delle altre vie spirituali, è certo che non si sarà in grado di comprendere pienamente nemmeno la propria. 
E’ l’esperienza che rende l’opinione conoscenza e l’intellettualismo saggezza.  
Lo stesso Buddha disse “non dovete accettare i miei insegnamenti, dovete investigare su quello che vi dico. Non accettate le mie parole come vere, verificate tutto”. 

Ramakrishna disse che "la Realtà è Una e sempre la stessa, la differenza sta solo nel nome e nella forma. È come l'acqua, che nelle diverse lingue è chiamata con nomi diversi, tipo 'jal', 'pani' e così via. In un lago ci sono tre o quattro pontili. Gli indù che attingono acqua ad uno di essi la chiamano 'jal'. I mussulmani, che la attingono a un altro, la chiamano 'pani' e gli inglesi, ad un terzo, la chiamano 'water'. Si tratta sempre della stessa cosa chiamata con tre nomi diversi. Allo stesso modo, alcuni chiamano la Realtà col nome di 'Allah', alcuni la chiamano col nome 'Dio', alcuni col nome 'Brahman ', alcuni con 'Kali', ed altri ancora con 'Rama', 'Gesù', 'Durga' e 'Hari'".

A me sembra che la religione cristiana, e cattolica in particolare, non cambi molto nel corso dei tempi e che non ci siano aperture verso altre spiritualità. Papa Francesco, ha sottolineato più volte il primato della fede. Insomma, qualche esperienza metodologica proveniente da altri universi religiosi potrà pur essere accolta all’interno della pratica della preghiera cristiana, ma ciò non dovrà minimamente introdurre diverse prospettive dottrinali, né insinuare dubbi teologici, né contaminare o illanguidire i contenuti del Credo cattolico dogmaticamente definiti. . “Il cristiano, quando prega, – ha detto – non aspira alla piena trasparenza di sé, non si mette in ricerca del nucleo più profondo del suo io.”  Questo perché la “preghiera del cristiano è anzitutto incontro con l’Altro, con l’Altro ma con la A maiuscola: l’incontro trascendente con Dio.”  E a guidarci, come si afferma già nel Catechismo della Chiesa cattolica, sull’unica via della preghiera rappresentata da Gesù, dovrà essere lo Spirito Santo, senza il quale, nessuna meditazione o percorso autenticamente cristiano sarebbe possibile. (Vedi le parole di Papa Francesco quando si è trovato ad affrontare il tema della meditazione nell’Udienza Generale del 28 aprile 2021, dedicata alla Catechesi sulla preghiera).

Per poter creare un prezioso rapporto di dialogo costruttivo, capace, al contempo, sia di indurre a comprendere e ad amare maggiormente le proprie radici, sia di assaporare ed anche assimilare le cose migliori delle altre fedi e dottrine, dovrebbero essere abbandonate le pretese di primato e di monopolio, come quella espressa da Giovanni Paolo II nel suo Varcare la soglia della speranza, che, presentando il Cristianesimo, secondo la consolidata tradizione cattolica, come “l’unica via di salvezza”, renderebbe, di fatto, impossibile qualsiasi sincero dialogo.

Bisogna evidenziare che recentemente alcuni teologi cristiani hanno provato a  costruire un ponte tra le varie spiritualità tentando di elaborare una definizione di sacro più ampia, sottolineando l'anelito verso il divino da parte dell’essere umano. L'Archetipo del monaco, un testo del 2022 di Antonio Dorella, evidenzia come varie forme dell'attuale religiosità provino a incontrarsi su un terreno comune:  la "spiritualità individuativa", che è uno spazio del sacro, contemporaneamente laico e confessionale, un raccordo fra i due mondi.  L'autore presenta, in questo libro, il pensiero e le vicissitudini di cinque ricercatori spirituali:  Raimon Panikkar, Hans Küng, Matthew Fox, Eugen Drewermann e Leonard Boff che sono gli apripista di un nuovo, affascinante modello di umanità.  Per questi tentativi di universalizzare ed allargare la visione spirituale, questi autori sono stati in vari modi, per periodi brevi o lunghi,  emarginati e allontanati dalla Chiesa Cattolica. 

Oggi è chiamata in causa non una particolare forma di religione; ma la religione in se stessa e solo il movimento ecumenico tra le religioni e lo sforzo di ciascuna ad accettare e apprezzare la verità e santità che si trova nelle altre religioni, può rispondere al bisogno di religiosità dell’uomo moderno.” (Bede Griffiths: Matrimonio tra Oriente e Occidente, p.30, pubblicato negli anni '80).   Bede Griffiths ( 1906, 1993) nato Alan Richard Griffiths e conosciuto anche alla fine della sua vita come Swami Dayananda, era un prete cattolico di origine britannica e monaco benedettino che visse in ashram nel sud dell'India e divenne un noto yogi. Griffiths faceva parte del movimento Christian Ashram

Altri tentativi di incontro tra Occidente e Oriente, in modo particolare tra yoga e religione cristiana, sono stati fatti da grandi personaggi come Padre Anthony Elenjimjttam (padre domenicano e monaco buddhista) ; Padre Antonio Gentili, Padre Mariano Ballester (ideatore della meditazione profonda e autoconoscenza MPA) e il monaco Axel Bayer.  Il grande Maestro yoga Giorgio Furlan (uno dei fondatori della federazione yoga italiana e morto nel 2021)  organizzava tutti gli anni una conferenza dal titolo "Incontro Oriente - Occidente".

Il pensiero di Padre Anthony Elenjimjttam si fonda sull'assoluta uguaglianza tra la filosofia orientale e quella occidentale, a partire dalla filosofia indo-vedica, a quella greca, fino al pensiero occidentale legato al cristianesimo. Ciò che cambia è il linguaggio, le parole che vengono utilizzate, ma permane una similitudine di fondo".   Ha ideato anche il "Mandala degli 8 sentieri" chiamato anche "Mandala Cosmico".   J.B. Sparks lo costruì con l'idea che tutti gli uomini potessero unirsi in un unico modo di sentire e concepire la spiritualità. In questo mandala troviamo rappresentati il "Cristianesimo", l'"Umanismo filosofico", il "Taoismo e Confucianesimo", il "Zoroastrismo o Mazdeismo", il "Buddhismo", l'"Induismo Yoga", l'"Islam" e l'"Ebraismo".

Axel Bayer (1970 -) , è un monaco benedettino dell'Eremo di Camaldoli. È laureato in lingue, lettere e teologia, pratica yoga e meditazione da 20 anni ed è insegnante dell' Himalayan Yoga Institute, fondato da Swami Rama. Dopo essersi diplomato, ha trascorso un periodo di approfondimento e di pratica intensa a Rishikesh in India. Da molti anni propone corsi di meditazione e iniziative che mettono in dialogo la tradizione cristiana con la sapienza dell'Oriente.

Padre Antonio Gentili (1937- ) è un religioso barnabita, con licenza in teologia e laurea in filosofia. Preparato conoscitore delle religioni e delle spiritualità orientali ma profondamente radicato nella tradizione cristiana, pratica yoga e guida di corsi di meditazione e preghiera profonda, aperti a ogni categoria di persone. Per lui, la meditazione è un prezioso strumento per avvicinarsi a Dio. Padre Gentili cerca – anche attraverso numerose pubblicazioni – di ravvivare, senza travisamenti, una fede che in questi ultimi decenni mostra segni di crisi sempre più evidenti. Propone un’apertura mistica del cuore, la contemplazione, una vita ascetica e sacramentale autentica.
Padre Gentili fa, spesso, una correlazione tra i precetti morali dello yoga (yama) che governano le nostre interazioni con gli altri, ahimsa (la non violenza), satya (la verità), asteya (il non rubare), bramacharya (la moderazione) e aparigraha (la non possessività), con i Comandamenti cristiani. Tutte le grandi tradizioni sapienziali e spirituali dell’umanità hanno come finalità di promuovere un’autentica qualità delle vita. E quindi ad alimentare nel cuore dell’uomo pace, gioia, amore, compassione e speranza.

Aleyamma o Suor Infant Tresa “La yogi di Cristo” (1951-), nasce nel nel Kerala (regione nel sud dell’India), uno degli Stati indiani in cui il cattolicesimo è molto presente e diventa suora a 19 anni. Nel 1985 – iniziò a fare yoga perchè aveva un terribile mal di schiena che l'obbligava a portare un corsetto speciale. Incontrò un maestro di yoga presso l’università dove studiava che gli consigliò una serie di esercizi da fare e  dopo poco tempo il problema alla schiena era scomparso. Da allora la preghiera mattutina di suor Infant Tresa comincia con Padre nostro e namasté (il saluto dello yoga), dimostrando che non vi è contraddizione alcuna tra la vita da religiosa cattolica e lo yoga che diventa un'estensione della sua vita religiosa. Per trent’anni ha praticato yoga e in età da pensione ha deciso di diventare insegnante di yoga. Gestisce e supervisiona due centri di yoga nel Kerala.

«All’inizio – racconta – alcuni erano perplessi che una suora insegnasse yoga, ma non mi sono mai fatta scoraggiare dai dubbi delle persone». «Spesso i cristiani sono perplessi per i mantra che si recitano durante la pratica, ma questo non è un fatto centrale: io per esempio durante la seduta di yoga recito preghiere cristiane». «Non c’è niente di contraddittorio con la fede cristiana; –. È per ignoranza che una parte dei cristiani si oppongono allo yoga, dicendo che appartiene all’induismo.  Lo yoga non è legato a nessuna religione, ma è un contributo dell’antica India al resto del mondo. È una pratica olistica che unendo fisico, mente, intelletto, emozione e spirito fa sentire meglio l’uomo, gli regala la pace e lo avvicina a Dio. Inoltre, cambia la mentalità: aiuta ad essere meno materialisti e a liberarsi dal consumismo. Ecco perché le persone oggi lo praticano indifferentemente da religione, lingua e comunità di appartenenza». La pratica aiuta tutti a sperimentare la pace che Gesù ci ha promesso ».  Suor Tresa afferma: “Non andrò mai contro la chiesa se mi chiedesse di lasciare lo yoga, ma sono assolutamente certa che la chiesa non chiederà mai a me o a nessuno di rinunciare allo yoga; poiché esso non ha nulla che contraddica la fede o gli insegnamenti cristiani, visto che con lo yoga tutti possiamo diventare esseri umani e cattolici migliori" Anzi il mio vescovo, la mia congregazione, i miei superiori e tutti i miei colleghi mi sostengono e incoraggiano.  Oggi, con l'aiuto dei media e della consapevolezza, le persone sono meglio informate e stanno realizzando i valori nello yoga.  "Lo yoga, una pratica che – sostiene  suor Infant Tresa – non solo non è in contraddizione con la vita da religiosa e col cristianesimo ma aiuta ad essere cattolici migliori".. 

Padre Mariano Ballester (1935 - 2021), gesuita spagnolo, direttore spirituale del Collegio Internazionale del Gesù, ha messo a punto negli anni '70 un metodo di “meditazione silenziosa” che ha chiamato MPA, Meditazione Profonda e Autoconoscenza. Questo metodo si avvale largamente di esercizi basati sul respiro; è un metodo di evoluzione personale che coniuga introspezione e silenzio. 
Ha creato, inoltre, l'associazione senza fini di lucro "Meditazione Profonda e Autoconoscenza (MPA)”, che si propone di diffondere la pratica della MPA attraverso incontri di formazione e di valorizzazione umana e spirituale della persona con la finalità di guidarla verso la sorgente dell'essere. Ogni persona, nessuna esclusa, è portatrice spesso inconsapevole, di un “seme spirituale”. Questo seme, il centro dell’Essere, non può essere disatteso perché la sua non apertura limita la realizzazione più profonda dell'essere umano.  “L'uomo è un ricercatore, nel senso di colui che ricerca qualcosa che non riesce a comprendere e che i fedeli chiamano Dio. Attorno alla meditazione profonda, infatti, si riuniscono soprattutto gli scettici, gli atei, non credenti in generale: ricercatori provenienti dalla strada che cercano qualcosa. Questa ricerca passa attraverso la conoscenza profonda di se stessi e si conclude solo grazie ed attraverso lo spirito.”

 In Occidente c’è il problema di conciliare le proprie tradizioni spirituali con le offerte che provengono dall’Oriente. Negli anni trenta, Carl Gustav Jung pubblicò un libricino Lo yoga e l’Occidente, in cui asseriva che "lo yoga è il metodo più adatto a fondere insieme corpo e spirito, una delle più grandi invenzioni mai create dallo spirito umano". Però raccomandava: “studiate lo yoga, imparerete tantissime cose, ma prima di iniziare a praticarlo dovete conoscere voi stessi”, perché “non sappiamo chi pratica lo yoga. Non ci conosciamo".  "L'Occidente deve trovare il suo yoga".

Il sogno di tutti i grandi saggi e maestri, dal neoplatonismo di Ammonio Sacca all’umanesimo di Pico della Mirandola, dalla teosofia di  Madame Blavatsky al pensiero nonviolento di Aldo Capitini e di Thich Nath Hanh è il seguente: le diverse scuole religiose,  impegnandosi con grande serietà  in un dialogo fiduciosamente aperto e animato da  spirito di autentico ecumenismo, potranno, nello stesso tempo, riscoprire gli aspetti più preziosi della propria dottrina e apprezzare ed apprendere fruttuosamente gli elementi di maggior valore presenti in ciascun credo. 

martedì 5 dicembre 2023

Presentazione on line del testo Adagia di Erasmo da Rotterdam

Letture luminose 2023-2024, quinto incontro incontro Erasmo da Rotterdam: Adagia

Mercoledì 6 dicembre 2023, h. 18.30 (accesso dalle 18.15) su piattaforma Zoom

Erasmo (1466-1536j) è stato un intellettuale raffinatissimo, la penna più stimata a livello internazionale nell’ambito dell’intero clima umanistico-rinascimentale. Un intellettuale sapiente quanto indipendente, sempre libero e severo nel giudicare e rimproverare i vizi e le jatture del suo mondo, stracolmo di ipocrisia e di contraddizioni.
Le sue opere sono gioielli di eleganza stilistica e di nitore argomentativo. Ne sono uno splendido esempio gli Adagia o Adagi, libro che contiene più saggi, ispirati ad antichi proverbi.

Oggetto della nostra lettura sarà quello più terribilmente attuale: “Chi ama le guerra, non l’ha vista in faccia.”   L’incontro sarà condotto da Roberto Fantini, in dialogo con Francesco Pistolato.

Per poter partecipare all'incontro contattare Francesco Pistolato alla seguente e-mail       fpistolato@yahoo.it

Per capire meglio Erasmo da Rotterdam è consigliato di leggere il testo di Stephen Zweig.  

venerdì 24 novembre 2023

Riassunto del libro Lo yoga spiegato a mia figlia

L'autore del testo è Cesare Maramici. Vedi: https://www.edizioniefesto.it/collane/theoretika/677-lo-yoga-spiegato-a-mia-figlia   Se qualcuno è interessato al testo può contattarmi per e-mail:  maramicicesare4@gmail.com       

Lo yoga è uno solo e significa “unione” e l'uomo occidentale è riuscito a frammentarlo in mille rivoli. “Affermo che uno e indivisibile è lo yoga anche se oggi ci appare in tante forme e con tanti nomi”. Amadio Bianchi, il presidente della Federazione Europea Yoga (pag. 143)..

Pratico yoga e meditazione da circa 30 anni, cercando di conciliare, come dice il Maestro Antonio Nuzzo, l’immanente e il trascendente nella mia quotidianità. Qualche tempo fa, dopo una lezione di yoga con mia figlia, lei mi pose la seguente domanda “Che cosa è effettivamente lo yoga?” La risposta a questa domanda è stato il punto di partenza di questo libro. 
Questo breve saggio "Lo yoga spiegato a mia figlia. Tutto quello che dovreste sapere per fare yoga con consapevolezza" cerca quindi di spiegare, usando un linguaggio volutamente semplificato sotto forma di dialogo, cosa sia lo yoga ed illustra gli elementi imprescindibili da conoscere prima di iniziare questo cammino. Spesso c’è molta confusione nel mondo della yoga, e si sceglie un percorso senza nemmeno documentarsi sul contesto sapienziale di riferimento. Questo libro ha l’obiettivo di fare un po’ di chiarezza tra le miriadi di proposte e se il lettore avrà voglia di approfondire, ha a disposizione degli approfondimenti su vari argomenti. Inoltre, potrà avvalersi di una breve spiegazione, delle vere e proprie pillole, dei principali testi che sono stati citati nei dialoghi ed una ricca bibliografia. 
Lo yoga può dare un contributo significativo per riformulare una nuova etica, estremamente necessaria oggi, per ottenere un mondo migliore. Questo testo è stato scritto per orientarsi sul cammino dello yoga, concordando nello spirito di Carlo Patrian: «Diffondete ogni cosa, sempre, non tenete segreti né nulla solo per voi. Lo yoga vive nello spirito della condivisione, aiutate gli altri a capire».

Che cosa è lo yoga? Per me lo yoga è una bellissima armonia tra corpo, mente, respiro e energia. E’ la nota di colore della mia giornata. Bisogna mettersi sul sentiero dello yoga senza aspettative, sapendo che il sentiero sarà lungo. Importanti nello yoga sono la disciplina e il ritiro progressivo dei sensi che sono le due ali dello yoga. Si deve semplicemente iniziare a praticare, e poi lo yoga ti prenderà e ti coinvolgerà.

Per iniziare il percorso yoga occorre un’etica di fondo, il rispetto dell’altro, e praticare la non violenza; senza queste basi (che nello yoga corrispondono a yama e niyama) è meglio non iniziare il percorso.
Ci sono due tappe fondamentali in questo percorso: la prima è quella di riuscire ad essere in armonia con se stessi e con il mondo che ci circonda e diventare un miglior essere umano. La tappa seguente è arrivare ad elevati stati di coscienza, a cui pochi arriveranno ( come dice Krishna nella Baghavad Gita: "molti vengono a me, ma solo uno su un milione mi troverà"). Importante è conciliare studio e pratica, e seguire un vero Maestro.

Lo yoga e la filosofia indiana sono immensi come il cosmo e la coscienza. Trenta secoli di filosofia ne fanno un tesoro inesauribile. 
 
Questo saggio oltre che illustrare cosa è lo yoga, 
- illustra le tappe fondamentali dell’incontro tra Oriente ed Occidente: nel 1929 lo scrittore Romain Rolland (1866-1944), premio Nobel per la letteratura nel 1915, scrive La vita di Ramakrishna e La vita di Vivekananda. Gustav Jung (1875-1961) nel 1936 scrive Lo yoga e l’Occidente, un bellissimo libricino in cui elogia la disciplina dello yoga, ma mette in guardia gli occidentali dal praticarla,
- affronta il rapporto tra scienza e spiritualità, il rapporto tra religione e spiritualità e ateismo (pag. 59-61), 
- illustra i tentativi fatti da monaci e teologi cattolici per favorire l’incontro e il dialogo con la spiritualità indiana e lo yoga (pag. 47). Sono presentati, quindi, vari personaggi cattolici che praticano a vario titolo lo yoga e la meditazione (pag. 48 - 49) come Suor Infant Tresa “La yogi di Cristo” che ha creato degli ashram nel Kerala (pag. 48). Il Maestro Giorgio Furlan (morto nel novembre 2021), uno dei pionieri dello yoga in Italia, organizzava un festival denominato “Incontro tra Oriente e Occidente” e lì, ho conosciuto Padre Anthony Elenjimittam (1915-2011) e Padre Mariano Ballester (1935-2021) e al festival yoga di Roma ho conosciuto Padre Antonio Gentili (1937- ). 
- viene anche illustrato il periodo in cui lo yoga ha cominciato a diffondersi in Italia (Nel 1974, sotto l’impulso pionieristico di pochi insegnanti, si costituisce la Federazione Italiana Yoga (pag. 55)).
- si è cercato, inoltre, di chiarire il rapporto tra yoga e buddhismo, tra yoga e tantrismo, e che cosa è la famosa kundalini. In un testo del 1970, Kundalini, l’energia evolutiva dell’uomo di Gopi Krishna, è riportato il racconto dell’esperienza di questo stato psichico ritenuto quasi irrealizzabile: il risveglio di kundalini.
- sullo sfondo viene riportato il percorso fatto dall'autore in questa nobile disciplina. 

Inizialmente l’ortodossia in India era costituita dal dominio spirituale di una casta, quella dei brahmani, e il sistema teologico era ricondotto a due elementi: 
• i Veda, un corpo inalterabile di scritture; 
• il sacrificio, l’elemento di gran lunga più importante. 
Poi c’è stato un lungo e continuo periodo di trasformazione e grazie alle equiparazioni mitiche, rituali o religiose, tutta la complessità culturale, mistica e autoctona è stata assorbita dall’ortodossia e i Veda sono stati continuamente reinterpretati. Questa continua reinterpretazione ed assimilazione si è sviluppata su due direttrici: 
• gli dei ariani sono stati sostituiti da dei autoctoni come Shiva, Visnu, Krishna che poi avrà la sua consacrazione nella Bhagavad Gita; 
• c’è stata la sostituzione della ritualità e dei sacrifici con la conoscenza e la gnosi e ciò ha aperto la via alle Upanishad e agli altri sentieri filosofici come il Vedanta e lo Yoga. Nei Brahmana, che sono dei testi vedici, si trova la seguente frase: “Quel mondo, il mondo degli dei appartiene solamente a coloro che sanno”. Nella Mundaka Upanishad si trova il seguente verso: “I sacrifici sono simili alle piroghe che navigano in mezzo all’oceano, in ogni momento possono andare a fondo”.

Nel V secolo d.C. circa, in India inizia il movimento della bhakti, basato sulla devozione e sulla personificazione della divinità. Si sviluppano così il culto del dio Shiva (shivaismo) e il culto del dio Vishnu (vishnuismo). Nel Pantheon indiano si afferma la trimurti, la parte manifesta della divinità suprema che si fa in tre per presiedere ai differenti stati dell’universo. Il dio della creazione Brahmâ, Vishnu il dio della conservazione e Shiva il distruttore. Dal culto di Shiva prende origine la corrente dello shaktismo e la Shakti, l’energia femminile viene raffigurata come la moglie di Shiva. Per la prima volta nella storia spirituale dell’India ariana, la Shakti, che rappresenta la madre divina e la forza cosmica, acquista una posizione predominante. A partire dal X secolo, le sette tantriche ispirate dallo shaktismo si concentrano sull’aspetto energetico. Nel tantrismo, la sessualità è considerata importante ai fini della disciplina spirituale e viene elevata a oggetto di grande rispetto, considerandola un veicolo privilegiato per condurre l’uomo alla comprensione di sé stesso e del suo ruolo nel mondo. Nel tantrismo si evidenzia una tendenza antiascetica e si avverte una certa insofferenza verso la speculazione filosofica e una certa avversione anche alla pratica meditativa che avrebbe un potere ipnotico sul praticante.

Tuttavia tra lo hatha yoga e il tantrismo ci sono molti punti in comune: le tecniche di purificazione del corpo, il controllo del corpo e del respiro e il risveglio dell’energia. L’importanza data dallo hatha yoga e dal tantra al corpo è unica nella storia della spiritualità: il corpo è considerato uno strumento affidabile per arrivare alla vita eterna ed è considerato essenziale in questo percorso. Anche Patanjali considerava la malattia un ostacolo al percorso yoga. Lo hatha yoga è sinonimo di salute fisica e, successivamente, diventa una tecnica per curare le malattie. Nel tantrismo, a differenza dello hatha yoga, viene illustrata l’unione sessuale rituale che è una tecnica mistica e un acceleratore per arrivare alla coscienza superiore.

Le persone, ad una certa eta, cominciano a porsi domande sulla vita interiore e sull’esistenza che non è un mero fenomeno transitorio e naturale. “Non può esservi dubbio che perseguire seriamente l’ideale yoga sia un compito difficile, che non può intraprendersi come puro passatempo, né per evadere dall’angoscia e dalla tensione della vita quotidiana. Potrà intraprendersi soltanto in base alla comprensione più piena della natura della vita umana e del mistero e della sofferenza che ad essa ineriscono, nonché all’intendimento ulteriore del fatto che l’unico modo per porre fine a questa ininterrotta miseria e sofferenza è di scoprire la verità racchiusa in se stessi, mediante l’unico metodo disponibile: precisamente la disciplina yoga”. Dal libro La scienza dello yoga di I.K. Taimni

Lo yoga non è una pratica per il benessere o antistress, ma un percorso spirituale che ha per scopo il ricongiungimento del sè con il Sè, l'eliminazione della sofferenza e il raggiungimento della beatitudine. Lo yoga è una disciplina millenaria che comprende una serie di pratiche fisiche e mentali utilizzate per pervenire alla conoscenza spirituale e a percepire la manifestazione del Divino in noi. Tutti gli studiosi sono concordi nel ritenere che il termine yoga indichi le diverse “vie” indiane per l’unificazione o la trasformazione della coscienza che è la vera essenza dell’individuo.

Perchè praticare yoga? Praticate lo yoga se volete conoscere l'essenza di ciò che siete, lo yoga è un percorso che permette di agire contemporaneamente su corpo e mente, e cerca la percezione della totalità, cerca di ridimensionare l'influenza dell'ego e migliorare la qualità dell'osservazione. Quale è la mia essenza, la mia identità, se scarto tutte le manifestazioni esteriori? Noi soffriamo perché in realtà non sappiamo chi siamo. Il vero Sé esiste solo quando scarto tutto quello che Non sono.

Definizioni dello yoga
 • Lo yoga è uno straordinario viaggio interiore che porta ad un grande equilibrio psichico e fisico. 
• Lo yoga è la scienza della spiritualità, è un cercare di arrivare in una dimensione in cui convivono passato, presente, futuro e ad una coscienza liberata dalle fluttuazioni della mente. 
• Lo yoga è una pratica che ci mette in relazione con l'inconscio, nel costruire la stabilità della posizione si costruisce la stabilità interiore e un nuovo modo di affrontare la vita. 
• Lo yoga è conoscenza sperimentale, non si può acquisire niente senza agire e senza praticare l'ascesi. 
• Lo yoga si manifesta solo attraverso lo yoga. 
• Per ottenere dei risultati occorre una pratica continua (abhyasa) e un certo distacco (vairagya).  
• Lo yoga è un cammino che aiuta a tuffarsi dentro se stessi e percepire il “Sé essenziale, che in realtà è l’unica cosa che esiste. Il mondo, l’anima individuale e Dio sono apparenze al suo interno”. 
• E’ soprattutto un lungo percorso per trascendere i limiti della realtà fenomenica e percepire i più alti stati di coscienza ed arrivare al samadhi, uno stato particolare di consapevolezza. 
• La descrizione della tecnica psicofisica e dello stato alterato di coscienza raggiunto fanno sì che lo yoga abbia molto in comune con le discipline psicologiche e, in particolare, con la psicoterapia. 
 
La coscienza è la vera essenza dell’individuo ed è una delle più grandi scoperte dell’India. Per gli yogin sviluppare una coscienza superiore non vuol dire isolarsi dal reale, ma esattamente il contrario. Ossia, vuole dire vivere intensamente e concretamente la vita in un eterno presente, a livelli inaccessibili al profano. Gli asceti indiani e gli yogin conoscono quattro modalità della coscienza: 
• coscienza di veglia o diurna dove si vivono esperienze ordinarie; 
• coscienza del sonno con sogni; 
• coscienza del sonno senza sogni dove la coscienza è annullata; 
• coscienza pura o turiya in cui si può sperimentare la verità ultima o la coscienza cosmica. Lo yoga è quindi un lungo percorso per scoprire la nostra vera essenza, la pura coscienza. 
 
Quello che sono io, questa sorgente misteriosa da cui viene il mio sguardo sul mondo, quello che vede tutto, quello che percepisce tutto è l’Atman e coincide con tutto quello che appare, con il fondamento della realtà (il Brahman), io non sono solo questo corpo, questa mente, io sono l’universo intero.

I sentieri dello yoga. Esistono parecchie vie e nessuna è indipendente dalle altre, ma si intrecciano più o meno strettamente tra di loro. Possiamo paragonare lo yoga a un albero i cui rami nascono dalla medesima radice. Abbiamo i seguenti sentieri: 
- hatha yoga, 
- laya yoga (diviso in bakthi, shakti, mantra, yantra), 
- dhyana, 
- raja (diviso in jnana, karma, kundalini, samadhi).                                
Lo yoga sadhana, la pratica spirituale dello yoga, è un cammino yogico che unisce i vari sentieri dello yoga: 
• hatha, lo yoga dello sforzo, 
• karma, lo yoga dell’agire senza aspettative, 
• bhakti, lo yoga della devozione, 
• jnana, lo yoga della conoscenza, 
• raja, lo yoga regale della meditazione.
 
Il Dio Krishna dice a Arjuna: "Sii uno yogi, Arjuna, perché lo yogi è superiore a coloro che seguono solo il sentiero dell’ascetismo, o della conoscenza, o dell’azione". Bhagvad Gita cap. VI, .46

Le basi dello Hatha yoga sono: • Shaṭkarma (purificazioni), • Asana (posture), • Prāṇāyāma (controllo del respiro), • Mudrā: (“sigillo”) un gesto simbolico che viene usato per ottenere benefici sul piano fisico, energetico e/o spirituale, • Bandha (chiusure): contrazioni fisiche volontarie che coinvolgono determinati gruppi di muscoli e tendini, servono a canalizzare il respiro e l’energia vitale.

Oggi, purtroppo, lo yoga è considerato una pratica promotrice di benessere e di progresso in tutto il mondo. Nel 2014, su richiesta di Narendra Modi, il primo ministro indiano, l'ONU istituisce la giornata internazionale dello yoga che viene celebrata tutti gli anni il 21 giugno.

Il Maestro Antonio Nuzzo sottolinea: «Lo yoga non è uno sport, né un’attività, ma una disciplina millenaria che noi uomini del XX secolo abbiamo reinterpretato. Per comprendere lo yoga si dovrebbero studiare gli antichi testi, comprenderli e applicarli alla pratica che dovrà essere adattata alla nostra epoca».

I testi indispensabili per comprendere lo yoga sono i seguenti: • Yoga sutra di Patanjali, • La Bhagavad-Gita, • Yoga tattva e le altre Upanishad che illustrano lo yoga. • HathaYoga Pradipika, • Gheranda Samitha, • Shiva Samitha
 
Lo yoga, come sistema a sé, indica un cammino speculativo e un sistema salvifico indiano che si fonda su un testo, gli Yoga sutra di Patanjali che data tra il II e VI secolo d.C. Sulla base di questo testo nasce una scuola a sé che si chiama yoga. Gli Yoga sutra sono il risultato dell'enorme sforzo fatto da Patanjali per esaminare e strutturare l'enorme patrimonio spirituale dell'India esistente fino a quel momento costituito da pratiche ascetiche e di norme contemplative. Patanjali NON pensa che la conoscenza metafisica possa portare alla liberazione. La gnosi prepara il terreno, ma liberazione deve essere conquistata per mezzo della tecnica ascetica (tapas) e meditativa descritta negli Yoga Sutra. Gli Yoga sutra descrivono dettagliatamente il Kaivalya, la liberazione, la trance estatica che è il vero scopo dello yoga. • La trance estatica è uno stato alterato di coscienza e di pura beatitudine in cui si sperimenta il Sat-Chit-Ananda, la coscienza di pura esistenza. Sintesi pag. 88.

Nella Bhagvad Gita, il capolavoro della spiritualità indiana, lo yoga esposto da Krishna non riguarda lo yoga classico di Patanjali, nè il complesso delle pratiche ascetiche che erano presenti quasi ovunque nei testi indiani e nel Mahabharata. Qui l'azione e la devozione sono metodi entrambi validi per arrivare alla salvezza. L'uomo non godendo dei frutti dell'azione trasforma l'azione in sacrificio e può così continuare a partecipare alla vita sociale e ad attività profane. Lo yoga dell'azione costituisce l'originalità della Bhagvad Gita e ciò porterà questa opera ad un successo senza precedenti in India. Nella Gita lo yoga è superiore all'ascesi (tapas), superiore alla scienza (jnana), superiore al sacrificio. Il discorso di Krishna è il trionfo completo delle pratiche yoga e la convalida dello yoga di fronte all'induismo. Costituirà la base della letteratura yoga successiva. La Bhagavad Gita è il riassunto delle Upanishad ed é il cuore della scuola Vedanta e nello stesso tempo rappresenta un testo di riferimento della società ario-Brahmanica. Infatti, ribadisce costantemente il concetto di dharma, ossia l’adempiere nel modo più corretto dei propri doveri di casta. Ciò porterà alla evoluzione karmica e alla liberazione finale. Sintesi pag. 81.

Hatha Yoga Pradipika (1300-1400 d.C.) è il primo testo di hatha yoga viene attribuito a Swatarami. E’ un trattato che sottolinea l'importanza della pratica delle asana per raggiungere il samadhi (il fine ultimo dello yoga). Gheranda Samhita (1675-1700 d.C.) è uno dei principali testi di haṭha yoga (insieme alla Śiva Saṃhitā) ad opera di Gheraṇḍa e del suo discepolo Chandakapali.

Malattia. La maggior parte delle malattie che affliggono l’umanità oggi ha origine psicosomatica. Le malattie sono il risultato di una non armonia con la vita e con noi stessi. Per recuperare lo stato di salute e benessere è necessario recuperare quest’armonia perduta e tornare a riconsiderare il nostro stile di vita e le nostre credenze.

Mondo accademico e praticanti. Per me è stata una grande scoperta, capire che il corpo è pervaso da una misteriosa coscienza interiore ed energia, e che lo yoga possiede un linguaggio che, attraverso le posizioni, le respirazioni, le meditazioni, permette di comunicare con questa coscienza e questa energia. Il mio auspicio è che il mondo accademico entri in contatto con la comunità dei praticanti per creare una sinergia tale, da diffondere in modo corretto questa nobile disciplina. Al di là delle differenze tra Oriente e Occidente, religione, spiritualità, ateismo e laicità, si dovrebbe cercare di riformulare una nuova etica per ottenere un mondo migliore alla quale, credo fortemente, lo yoga possa dare un contributo significativo. Il passaggio dall’illuminazione alla liberazione si ottiene, solo quando questa presa di coscienza viene messa in pratica e cioè trasferita nella pratica quotidiana. Nel caso dello yoga, la liberazione si ottiene mettendo in pratica la consapevolezza che noi e gli altri siamo davvero la stessa entità, il che si traduce, con il mettersi al servizio degli altri in maniera altruistica e disinteressata.

Citazioni.il saggio, avendo intuito che l’origine dei sensi è diversa da quella della coscienza, e avendo appurato che i sensi sorgono e spariscono indistintamente dalla coscienza, non ha più paura. Quando i cinque sensi e la mente cessano la propria attività, la mente non opera più, allora si dice che è stata raggiunta la meta più alta. Questo fermo dominio dei sensi è chiamato yoga”.

Il risveglio di kundalini è la manifestazione di un processo evolutivo attivo nell’essere umano tendente a trascendere i confini della mente e all’acquisizione di uno stato di coscienza superiore”.

L’essenza delle Upanishad è espressa nei mahavakya ossia i grandi detti, i quattro aforismi vedici: Io sono il Brahman (Aham Brahmasmi); - Tu sei quello (Tat Tvam Asi); - L’atman (l’essenza di ogni essere vivente) è il Brahman (Ayam atma brahma); - La coscienza - conoscenza è il Brahman (Prajnanam Brahman).

Andrè Comte Sponville, un noto filosofo francese che io adoro, dice: “Non possiamo fare a meno della comunione, della fedeltà, dell’amore, ma nemmeno della spiritualità. In Occidente, la spiritualità si è socialmente identificata durante i secoli con una religione (il cristianesimo), e si è finito per credere che religione e spiritualità siano sinonimi” (pag. 58)

Scegliere fra le tante proposte di yoga potrebbe non essere, tutto sommato, così difficile. Basterebbe applicare due semplici criteri: 
- “Lo yoga è oltre la forma”. Il che significa che lo yoga non è il pilates o mero esercizio fisico, quello che conta è l’intenzione del perché si fa yoga: se siamo proiettati alla ricerca del Sé superiore siamo nello yoga, altrimenti siamo nel pilates. Fondamentale è esserne consapevoli. 
- “Denaro e spiritualità sono inconciliabili”. Ciò significa che il praticante, frequentante lezioni a 35 euro in ambienti eleganti, non è pronto per la rinuncia e il ritiro dei sensi a cui lo yoga ci invita. (pag. 64)

Il grande mistico indiano Ramakrishna, insegnò che persino l’ateismo può essere, per alcuni, un passo verso l’illuminazione e far parte, quindi, dell’evoluzione spirituale di un individuo: “Se un ateo è sinceramente convinto di svilupparsi attraverso un grande impegno e sforzo personale, consapevole di essere un ricercatore della verità, allora come l’aria fresca passa attraverso una finestra aperta, così la verità si rivela alla mente lasciata aperta da un sincero spirito di ricerca”. L’unico ostacolo al progresso è il chiudere l’entrata della comprensione “con le imposte dell’egocentrismo” (pag. 60)

Lo stesso XIV Dalai Lama, Tenzin Gyatso afferma: “Non credo che la religione sia indispensabile per la vita spirituale” (pag. 61)

Carl Gustav Jung si domanda: “Cosa succede a sollecitare un profondo lavorio della coscienza quando l’inconscio occupa ancora parti preponderanti della personalità? ”. (pag. 62)

"Lo yoga è l’unione dell’anima individuale con il Signore Supremo. Quando lo yogin si disconnette dal mondo esteriore e si dissolve completamente nel Sé universale, egli si consacra a Dio. Egli raggiunge l’autorealizzazione divenendo uno con Dio. Questa unione è yoga”. Kabir (pag. 75).

Nel Capitolo 15, verso 15 della Bhagavad Gita, Krishna dice ad Arjuna: “Sono nel cuore di ogni essere e da Me viene il ricordo, la conoscenza e l’oblio. Il fine di tutti i Veda è quello di conoscerMi; in verità, Io sono Colui che ha composto il Vedanta, e Io sono Colui che conosce i Veda”. (pag. 116).

"Ma cos’è che stai cercando? Non c’è niente, c’è solo il processo della ricerca, la tua vita è solo il tuo esistere, il mondo oggettivo è fatto di dualità, nel mondo oggettivo c’è soltanto dipendenza. Solo la coscienza è indipendente, ed è solo un minuscolo granello, ma tutto questo vasto mondo illusorio nasce da essa”. Nisargadatta Maharaj (pag. 133)

Per capire la vera natura dello Yoga, come un percorso di realizzazione spirituale, è necessario avere una visione dei sei sistemi filosofici indiani ortodossi (darshana), ossia tollerati dal brahmanesimo, che sono i seguenti: Nyaya (Logica), Vaisesika (Fisica), Mimamsa (Ritualistica), Samkhya (Filosofia), Yoga (Psicologia), Vedanta (Teologia). Vedi approfondimento 7 (pag. 112).

Riassunto del libro I mille volti della meditazione

Gli autori del testo sono Roberto Fantini e Cesare Maramici. vedi link: https://www.edizioniefesto.it/collane/lumen/665-i-mille-volti-della-meditazione   Se qualcuno è interessato al testo può contattarmi per e-mail:  maramicicesare4@gmail.com       

Oggi le discipline orientali sono molto diffuse in Occidente, tra queste lo yoga e la meditazione. Il testo è la risultanza degli incontri che gli autori hanno avuto con grandi meditanti, con molti dei quali hanno seguito dei corsi.

Spesso c’è molta confusione nel mondo della meditazione, e si sceglie un percorso senza nemmeno documentarsi sul contesto sapienziale di riferimento. Questo libro ha l’obiettivo di provare a fare un po’ di chiarezza tra le miriadi di proposte.

Essenzialmente ci sono due tipi di percorsi: un percorso molto serio in una tradizione ben strutturata, con cerimonie di iniziazioni, discepolato, ecc. o l’altro percorso un po’ più leggero, in cui attraverso la meditazione si cercano attimi di pace e serenità, e soprattutto benessere. Oggi, è proprio il culto del benessere che si sta instaurando nella nostra società, il benessere a tutti i costi e per tutte le borse.

Il libro si articola soprattutto intorno alle tre proposte di meditazione più diffuse in Occidente, la meditazione buddhista tibetana (vedi il Dalai Lama), la meditazione yoga (che è una tappa del percorso) e la meditazione Mindfulness (la meditazione laica, depurata dagli aspetti esoterici e i cui risultati sono comprovati dalla ricerca scientifica).  


I personaggi intorno a cui si sviluppa il testo sono: Matthieu Ricard (uno dei monaci buddhisti più conosciuti in Occidente), Christophe Andrè (uno dei psichiatri più conosciuti in Francia) e Amadio Bianchi (il Presidente della Federazione Europea di Yoga che ha collaborato alla stesura del libro). Il libro inizia proprio con le loro interviste dove rispondono ad una serie di domande sulla meditazione. 

Poi c’è un colloquio simulato tra un esperto meditante e un sincero ricercatore; attraverso una serie di domande e risposte si cerca di guidare il lettore nel mondo della meditazione. Che cosa è, quali tecniche di meditazione sono più conosciute, ecc. 

I meditanti di cui si parla nel testo sono ancora, quasi tutti, in vita (molti fanno parte dell’universo italiano e francese) e potrebbero essere un punto di riferimento per iniziare un cammino. Sono riportate anche personalità che hanno provato a trovare un punto d’incontro tra i vari sentieri spirituali (vedi pag. 111).  Tra queste personalità abbiamo presentato Padre Anthony Elenjimittam, Padre Mariano Ballester e Padre Antonio Gentili.

Sua Santità il Dalai Lama esorta in continuazione di sperimentare un percorso e scegliere quello a cui ci sentiamo più vicini, e soprattutto ricorda che per avere dei risultati occorre disciplina e perseveranza. Gli occidentali gli chiedono spesso quale sia la forma di meditazione che permette di ottenere risultati in breve tempo e soprattutto a poco prezzo (pag. 60). Il Buddha stesso ha detto ai suoi discepoli: “Prova una via e vedi che cosa succede, se per te funziona usala, altrimenti scartala e cerca qualcos’altro”. Tutte le ricerche hanno confermato che per ottenere dei risultati occorre praticare per lunghi periodi. Le ricerche hanno anche confermato che il nostro cervello possiede una proprietà fantastica chiamata neuro-plasticità: la capacità, cioè, di cambiare forma e funzionamento anche in tarda età. Questi studi ebbero inizio con il famoso caso di Phineas Gage, un operaio a cui un incidente aveva distrutto l’area prefrontale del cervello (nel 1848).

Fu Matthieu Ricard, che aveva ottenuto un dottorato in biologia molecolare, a creare un ponte tra la meditazione buddhista e la ricerca scientifica, accettando di sottoporsi ad una serie di esperimenti scientifici a partire dal 2000 (pag. 43) con Richard Davidson.

Quali sono i benefici della meditazione? I risultati di questi studi sono i seguenti: il meditare produce una maggiore attivazione della corteccia prefrontale sinistra, quella associata alle emozioni positive, alla resilienza e al benessere. Rafforza le risposte del sistema immunitario - dimostrando una relazione tra cervello e sistema immunitario. Riduce l’attività della corteccia prefrontale destra, collegata alle emozioni negative. Altre ricerche hanno dimostrato che la meditazione aiuta a sviluppare qualità come l’attenzione focalizzata, l’empatia e la compassione, che sono le caratteristiche della meditazione buddhista (pag. 43). 

Per Matthieu Ricardla meditazione non è un vuotarsi la testa, ma diventare a poco a poco un miglior essere umano. Occorre praticare la meditazione per individuare le cause e le tossine mentali che ci perturbano, per liberarsi dai conflitti interiori”  (pag. 71).

Altro aspetto importante è che tutte queste tecniche, un tempo considerate esoteriche, come  meditazione, ipnosi, respirazione olotropica, ascolto di suoni e mantra, riti o psicologia sciamanica, tecniche che combinano respiro, musica evocativa, lavoro corporeo focalizzato al rilascio energetico, espressione artistica e integrazione di gruppo, sono oggi accettate in ambienti medici scientifici. La meditazione e l’ipnosi sono spesso proposte a pazienti malati di tumore o depressi, e spesso accompagnano il paziente nella fase di convalescenza. Jon Kabat-Zinn e Christophe André usano tecniche mindfulness negli ospedali da molti anni. Il controllo della mente ha un effetto sul corpo e un impatto favorevole sulla salute ed è per questo che oggi, nella società occidentale, la meditazione è stata integrata alle cure mediche. Inoltre, negli ultimi decenni è stata introdotta nelle scuole, nelle carceri, nelle aziende, in quanto apporta un miglioramento sul piano emozionale. La meditazione rallenta l’invecchiamento. E' stato scientificamente provato l’effetto positivo della meditazione sui telomeri, che sono tappi di protezione alle estremità dei cromosomi che diventano più brevi ad ogni divisione cellulare.

Le tappe importanti nello sviluppo del rapporto tra scienza e meditazione sono: - la creazione dell’istituto Mind and Life, - Matthieu Ricard ha fatto da cavia alle prime scannerizzazioni del cervello, - un altro monaco esperto meditante, Yongey Mingyur Rimpoche, è stato sottoposto a controlli per  circa 15 anni (pag. 45). Questo studio, che è stato pubblicato da Live Science nel 2020, ha rivelato che il cervello di Mingyur Rinpoche sembrava rallentare nel suo invecchiamento. -  La comunità europea ha stanziato circa 7 milioni di euro per un progetto chiamato Sylver Santé per verificare, con dati attendibili, se la meditazione può ritardare il processo di invecchiamento.

"La parola meditare è spesso usata impropriamente; per l'occidentale meditare si riferisce a mens, al mentale e alla sua attività. Invece, per l'orientale, la pratica è rivolta in altre dimensioni, per superare il mentale, per arrivare a stati superiori di coscienza e contemplazione, degli stati di coscienza diversi dal comune per entrare in contatto con la parte più spirituale dell'essere, al nostro vero Sé. L'uomo vive identificato con i contenuti della mente, creati soprattutto dalle emozioni, è un'esperienza ricolorata dal mentale, si producono così immagini distorte scambiate per realtà e ci si allontana dalla visione oggettiva". - Amadio Bianchi.

Per prima cosa occorre suddividere le meditazione in due tipi: di suggestione e di conoscenza, sono di suggestione la maggior parte delle meditazioni praticate in Occidente e non sono il linea con la meditazione orientale. Queste meditazioni guidate e accompagnate da suoni sono considerate propedeutiche, favoriscono le condizioni, per eventualmente andare oltre e possono aiutare a far sorgere le qualità necessarie per la meditazione di conoscenza. In questa meditazione il meditante è solo, nemmeno con un maestro. I sensi sono totalmente annichiliti, e si utilizza l'unico strumento idoneo che è la coscienza, per andare a conoscere quella realtà che il nostro Sè.  Occorre diventare spettatori del corpo, del respiro, delle emozioni,  e acquisire consapevolezza dei pensieri e del contenuto della mente. 

Gli insegnamenti buddhisti e la meditazione buddhista hanno come obiettivo di dimostrare l'impermanenza, il non sé (o l’inconsistenza del sè) e arrivare al nirvana (eliminazione della sofferenza o dukkha). Qualsiasi insegnamento che non rechi questi tre sigilli non può essere considerato un insegnamento buddhista. Nulla ha un'esistenza separata o un sé separato. Ogni cosa deve interagire con tutte le altre.
Nirvana significa estinzione, soprattutto estinzione delle idee - le idee di nascita e morte, esistenza e non esistenza, andare e venire, sé e altro, uno e molti. Tutte queste idee ci fanno soffrire.

Nel buddhismo ci sono due tappe: quella del rilassamento o calma mentale (samatha), attraverso la quale si può accedere ad uno stato di visione profonda (vipassanā),  per entrare così in contatto con la vera realtà, senza mediazioni, e dunque comprenderla e accettarla per quello che è. Entrambe si basano sull’attenzione e sul controllo del respiro. All’inizio la mente osserva la respirazione o i movimenti del corpo, poi  diviene un tutt’uno con questi.

Alcune citazioni riportate nel testo. 

"La meditazione è un percorso per entrare in contatto con il sacro, la nostra parte divina, con il nostro vero Sé".

Meditare è una grande occasione, una porta aperta verso infinite possibilità e potenzialità. Qualcosa, peraltro, che è alla portata di tutti, giovani e vecchi, colti e meno colti, sani o meno sani che siano. A tutti la meditazione porta benefici, a livello fisico, mentale, spirituale. Attraverso la meditazione è possibile ritrovare se stessi, recuperare armonia e cimentarsi in un ben preciso cammino di auto realizzazione”. Paola Giovetti (pag. 9)

Alla fine del Ventesimo secolo la meditazione era una bella addormentata: si praticava solo nel silenzio e nel segreto dei monasteri, o in gruppetti di iniziati o di esaltati. Oggi, nel terzo millennio, è cambiato tutto: la meditazione è diventata un fenomeno alla moda e un fatto sociale. Si pratica sotto gli occhi di tutti, in ospedali e scuole, in aziende e circoli artistici o politici ”. Christophe André (pag. 12)

Il più delle volte, la nostra ricerca istintiva e maldestra della felicità si basa su inganni e illusioni, piuttosto che sulla realtà, e così ci sfianchiamo nel tentativo di modellare il mondo per farlo combaciare con le nostre fantasticherie, o alteriamo artificialmente i nostri stati di coscienza. Non sarebbe meglio trasformare la nostra mente?Matthieu Ricard (pag. 15)

Non dimenticate mai che la vostra vita passa così veloce, come un lampo nel cielo d’estate o come un segno della mano. Ora che avete la possibilità di praticare, non perdete un istante. Consacrate tutta la vostra energia al cammino spirituale”. Dilgo Khyentsé Rinpoche (pag. 31)

La meditazione o altre discipline permettono all’uomo di accedere, tappa dopo tappa, alla Via, alla sua vera natura, alla natura di Buddha, e attraverso questo percorso l’uomo può liberare il suo vero Essere. È una via verso lo stato più elevato di coscienza a cui l’uomo può arrivare, e attraverso il quale si apre al contatto con l’Assoluto vivente nel suo nucleo essenziale. E’ attraverso una severa disciplina e un’azione umilmente ripetuta senza sosta che l’uomo diviene poco a poco permeato dell’Essenza vivente di tutte le cose nella profondità incosciente del suo sé individuale e si prepara alla Grande Unione col Tutto”. Karlfried Graf Durckheim (pag. 34)

“La consapevolezza dell’interconnessione del tutto col tutto, non potrà che portare ad una profonda e compassionevole responsabilità civile e sociale”. “Nella meditazione non ci deve essere separazione tra soggetto ed oggetto, tra dentro e fuori. Quindi, quando sediamo in zazen, siamo già dentro, non c’è un dentro e un fuori, e ci riconosciamo Uno con il tutto”. Dario Doshin Girolami (pag. 90)

Che il nostro messaggio sia la nostra stessa vita.” “Mindfulnees è la piena consapevolezza del momento presente ”. “La meditazione non è un’evasione ma un incontro sereno con la realtà Thich Nhat Hanh (pag. 93)

In realtà, tu sei anche i tuoi pensieri, il tuo credo, ecc., ma non solo quelli: sei soprattutto la coscienza in cui appaiono. Tu sei Tutto: l’osservatore e l’osservato, ciò che cambia (i pensieri, le percezioni, le sensazioni) e ciò che non cambia (la coscienza), tu sei il mare e le ondeMauro Bergonzi (pag. 118)

Per Papa Francesco, meditare significa “andare all’incontro con Gesù, sempre però guidati dallo Spirito Santo”. Insomma, qualche esperienza metodologica proveniente da altri universi religiosi potrà pur essere accolta all’interno della pratica della preghiera cristiana, ma ciò non dovrà minimamente introdurre diverse prospettive dottrinali, né insinuare dubbi teologici, né contaminare o illanguidire i contenuti del Credo cattolico dogmaticamente definiti. (pag. 111)

"La meditazione è la medicina della mente, una tecnica per tornare dallo stato artificiale (la mente che mente) allo stato naturale" (pag. 120).

L’obiettivo della meditazione è arrivare ad uno stato di risveglio, a percepire la realtà in modo diverso e ad un’esperienza conosciuta come illuminazione, che comporta una visione perfettamente chiara delle cose.  

Nel presentare i vari meditanti, oltre che inserirli in un contesto di riferimento, abbiamo cercato di far emergere le varie sfumature della meditazione.

Personaggi come Tony Parsons, uno degli esponenti più radicali del non dualismo, hanno un messaggio semplice, chiaro e diretto: non esiste nessuno all’interno del corpo-mente chiamato “me”, non esiste l’individuo, ma esiste un unico Sé che vive attraverso diverse forme (pag. 122).

Per Eckhart Tolle l’’obiettivo della meditazione è questo: ri-scoprire la Presenza, la luce della Presenza in noi, nella nostra realtà interiore. Ciò ci permette di vedere in modo distaccato pensieri, sensazioni, ecc, «di essere consapevoli, che siamo consapevoli» (pag. 138).

Abbiamo anche parlato del ruolo del maestro nella meditazione, del rapporto tra meditazione e scienza e tra buddhismo e scienza, del rapporto tra la meditazione e la morte.

La meditazione ci aiuta sicuramente ad affrontare la morte in quanto ci esorta a vivere pienamente la vita, sia se siamo giovani, sia se siamo anziani. Quello che conta veramente nell’esistenza è utilizzare il tempo che ci resta nel modo più fruttuoso possibile, per il nostro bene e quello degli altri. Nel libro è riportato il pensiero di Gampopa, un saggio buddhista: “All’inizio si dovrebbe essere perseguitati dalla paura della morte come un cervo che sfugge a una trappola; a metà strada non si dovrebbe avere nulla da rimpiangere, come il contadino che ha lavorato il suo campo con cura. Alla fine, si dovrebbe essere felici come chi ha portato a termine una grande impresa” (pag. 53).

Il punto d'incontro tra buddhismo e scienza è dato dal fatto che hanno come cardine principale la sperimentazione. Diceva Richard Feynman: “Il principio della scienza è il seguente: Il testo della conoscenza è l’esperimento; è il solo giudice della verità scientifica”. Ed ecco come il Dalai Lama gli fa eco: “Quando si pone il problema della validazione della verità di una certa asserzione, il buddhismo pone l’autorità più grande nell’esperienza, poi nella ragione, e per ultimo nelle Scritture” (pag. 163).

Molti grandi fisici e premi Nobel del ventesimo secolo hanno posto la coscienza come fondamento del mondo, la considerano un qualcosa che ingloba tutto.

La conoscenza assoluta è un’esperienza della realtà totalmente non intellettuale, un’esperienza che nasce da uno stato di coscienza non ordinario, che può essere chiamato uno stato meditativo o misticoFritjof Capra.

"Dobbiamo assumere l’esistenza di una mente cosciente ed intelligente. Questa mente è la matrice di tutta la materia.John Hagelin.

Considero la coscienza come fondamentale e la materia come derivata dalla coscienza. Non possiamo andare oltre la coscienza e tutto ciò di cui parliamo, tutto ciò che consideriamo esistente, postula la Coscienza”.  Max Planck.

La coscienza è il recipiente che contiene tutto, assolutamente tutto quanto avviene nell’universo, e al di fuori del quale non esiste nulla”. David Bohm.

La coscienza è il fondamento dell’esistenza al di là del cervello e di qualsiasi cosa possiamo immaginare, ipotizzare o intuire”. Erwin Schrödinger.

La felicità per swami Sivananda

Il segreto dell’amore è fare quotidianamente qualche piccola azione per fare felice la persona che ami: un’azione servizievole o un piccolo regalo, una parola di apprezzamento o un affettuoso, inaspettato, sorriso.” – Swami Shivananda     

Swami Shivananda (o Sivananda 1887-1963), il cui nome completo era Swami Shivananda Saraswati  è stato un medico, filosofo e grande yogi.  Nato il 8 settembre 1887 a Pattamadai, nel Tamil Nadu, in India, Shivananda era originariamente conosciuto come Kuppuswami. 

Da giovane, si laureò in medicina e si dedicò alla pratica della professione medica  per dieci anni nella  Malesia britannica.  Lo studio della filosofia e delle religioni lo portarono ad abbandonare il suo lavoro di medico e per questo nel 1923 tornò in India in un lungo viaggio attraverso Varanasi e Nashik, fino a giungere a Rishikesh dove incontrò il suo maestro Swami Vishwananda ( oppure Visvananda) Saraswati che lo iniziò alla meditazione. 

Trascorse molti anni a Varanasi, uno dei luoghi sacri dell’India, dedicandosi alla meditazione, allo studio e all’insegnamento degli insegnamenti spirituali del Vedanta. Swami Shivananda fu noto per la sua semplicità, umiltà e compassione. Era amato dai suoi discepoli e da coloro che cercavano la sua guida spirituale.
Swami Shivananda si impegnò attivamente nel servizio sociale e fu un sostenitore dell’assistenza sanitaria e dell’educazione per tutti. Promosse l’apertura di ospedali, cliniche, scuole e collegi  e creò nel 1932 una sua scuola a Rishikesh dove affluirono numerosi studenti.  Successivamente nel 1936 fondò la "Società della vita divina" (Divine Life Society) e nel 1948 fondò la "Accademia di Yoga Vedanta" (Yoga-Vedanta Forest Academy).

 Scrisse quasi 300 libri su varie tematiche spirituali nelle quali enfatizzò sempre l'importanza della pratica rispettto alla teoria: "Un grammo di pratica vale piu’ di una tonnellata di teoria"   Trascorse gli ultimi anni della sua vita a Calcutta e morì il 20 febbraio 1963.

La fig.ra di Swami Shivananda è considerata una delle figure spirituali più importanti dell’India moderna. La sua vita e i suoi insegnamenti riflettono gli ideali di compassione, servizio disinteressato e ricerca della verità spirituale.   

La vita di Sivananda fu molto disciplinata, e allo stesso modo insegnava anche lo yoga, in maniera disciplinata e severa.  I  dodici  esercizi principali spesso vengono praticati in una sequenza scambiando piegamenti in avanti e all'indietro. La parte animica-spirituale, ('interiore', 'psichica', 'emotiva')  nella pratica si deve intuire attraverso la loro composizione. Lo scambio tra apertura e chiusura indica un ritmo, similmente al ritmo di giorno e notte (apertura con attività e chiusura, rigenerazione) o della respirazione (inspirazione ed espirazione). Per Swami Sivananda era importante inserire nello yoga tutti gli aspetti della vita: una delle sue intenzioni era quella di sviluppare il ritmo attraverso la pratica yoga e poi riconoscerlo, crearlo e viverlo nella vita quotidiana. 

Il libro “Bliss Divine – il libro della beatitudine divina” è il capolavoro di Sivananda. In questo libro spiegò come la vita è divina nella sua origine, nel suo contenuto e nel suo significato. In ognuno di noi c'è una scintilla divina. La beatitudine è realmente la nostra natura essenziale. Gli ostacoli alla beatitudine e alla natura divina sono nella mente. L'ignoranza è essere schiavi della mente. Pertanto, niente può condurre alla beatitudine se non la conquista della mente. Se si conduce una vita divina alla ricerca della propria innata divinità, allora sarà possibile raggiungere la beatitudine. "Il diamante prezioso è dentro di voi, ma voi correte invano dietro ai pezzi di vetro. Analogamente, l'oceano della beatitudine è dentro di voi, la fontana della gioia è dentro di voi, eppure correte avanti e indietro alla loro ricerca. Il sole dei soli splende sempre dentro di voi, ma i ovstri occhi ciechi non riescono a vederlo. Il suono eterno trilla dentro di voi, ma le vostre orecchie sorde non riescono a sentirlo."

 --- Sivananda parla di un linguaggio spirituale universale che non può essere catalogato in nessuna religione specifica, per lui la vera religione è la religione del cuore e dell'amore che è per sua natura rivolta a tutti. Egli auspico sempre l'unità delle religioni intorno all'ideale di vita "alzare il caduto, guidare il cieco, dividere con gli altri ciò che si ha, portare sollievo all'afflitto, rallegrare il sofferente, amare il prossimo" ulteriormente riassunto nel motto "servi, ama, dona, purifica, medita, realizza". Nel 1953 Sivananda indisse un "Parlamento Mondiale delle religioni". 

Oggi il suo insegnamento ispira migliaia di persone in tutto il mondo, che appartengono a tutte le nazionalità, a tutte le religioni e a tutte le fedi.  Vishnudevananda Saraswati è stato un suo discepolo ed è stato il fondatore dei centri e degli ashram internazionali Sivananda Yoga Vedanta.

Fonti:

  • pp 43-44 dal libro Il cerchio della farfalla.
  • https://www.yogapedia.it/index.php?title=Swami_Sivananda
  • https://premasai.it/it/sivananda-sarasvati
  • https://belurmath.org/past-presidents/swami-shivananda/
  • https://www.sivananda.eu/it/lo-yoga-sivananda/i-maestri/swami-vishnudevananda.html

La meditazione per Matthieu Ricard.

Il più delle volte, la nostra ricerca istintiva e maldestra della felicità si basa su inganni e illusioni, piuttosto che sulla realtà, e così ci sfianchiamo nel tentativo di modellare il mondo per farlo combaciare con le nostre fantasticherie, o alteriamo artificialmente i nostri stati di coscienza. Non sarebbe meglio trasformare la nostra mente? - Matthieu Ricard                  

Per Matthieu Ricard, uno dei monaci buddhisti più conosciuti in Francia, "è il pensiero che crea la realtà". Nato nel 1946, è figlio di un noto filosofo, Jean-François Revel e della pittrice surrealista Yahne Le Tourmelin. Diventato specialista di genetica cellulare, abbandona la ricerca scientifica per la ricerca spirituale in Himalaya e diventa monaco buddhista e poi l’interprete di sua Santità il Dalai Lama, intraprendendo un cammino che l’ha reso uno dei più importanti esponenti in Occidente del buddhismo tibetano. Nel 1997, scrive con il padre il libro Il monaco e il filosofo e, con l’enorme successo di questo libro, diventa ricco e celebre e ne approfitta per fondare nel 2000, una associazione chiamata Karuna-Shechen per lottare contro la povertà e per costruire una società più altruista ed inclusiva in Asia.
Ha pubblicato una trentina di libri, anche di fotografia, che hanno avuto tutti un grande successo di pubblico. I diritti di autore vanno interamente all’associazione i cui beneficiari, nel campo dell’educazione, salute e servizi sociali, sono circa 400.000 persone in Nepal, Tibet, India.

Cos’è la meditazione per Matthieu Ricard.
La parola sanscrita per meditazione, “bhavana”, significa “coltivare” e la parola tibetana “gom” significa “familiarizzare”. Così, in un certo senso, la meditazione si riferisce all’allenamento della mente, coltivando qualità positive come la presenza attenta e l’amore altruistico, e in un altro modo si riferisce al diventare più familiare con il funzionamento della nostra mente e, infine, con la vera natura della mente, che è sia consapevole che priva di esistenza intrinseca. Si possono anche distinguere due tipi principali di meditazione: analitica e contemplativa. La prima si usa per esempio quando si de-costruisce la nozione di un “sé” indipendente, unitario e duraturo o quando si medita sull’impermanenza e l’interdipendenza di tutti i fenomeni; la seconda è quella di riposare nella natura ultima della mente, nell’unione di apparenza e vuoto.

Quando sono andato per la prima volta in India nel 1967, il mio obiettivo principale era quello di incontrare uomini e donne di saggezza notevoli che potessero ispirare la mia vita e darmi un senso di direzione, in modo da utilizzare l’esistenza umana nel miglior modo possibile. Grazie ai miei maestri spirituali, ho poi gradualmente studiato e praticato il sentiero del buddhismo, che comprende effettivamente ciò che la gente chiama “meditazione”, tra gli altri mezzi utili per aiutare il discepolo a passare dall’illusione alla saggezza, dall’essere impigliato nella sofferenza e nelle sue cause alla libertà finale.

Senza i miei maestri, i loro insegnamenti e tutti gli altri insegnamenti che costituiscono il tesoro di trattati, commenti e consigli spirituali che si trovano nella letteratura tibetana, non sarei andato da nessuna parte nella mia pratica. Perciò devo tutto a loro e ai maestri del lignaggio spirituale che risale al Buddha stesso.

La pratica contemplativa è al centro della mia vita, ma come ho detto quello che ordinariamente si chiama meditazione è solo un aspetto della mia pratica, che comprende molti esercizi spirituali, visualizzazioni, ecc. Ma tutto questo dovrebbe essere fatto all’interno dello spazio della consapevolezza, che è la meditazione definitiva oltre la meditazione.

La crescita interiore potrebbe essere intesa come l’eliminazione di tutte le nostre tossine mentali e il portare al loro punto finale tutte le qualità interiori - libertà interiore, pace interiore, saggezza, compassione, resilienza, e non attaccamento alle preoccupazioni mondane (guadagno e perdita, piacere e dolore, lode e critica, fama e anonimato).

Combinare la pratica meditativa con l’essere parte attiva nella vita quotidiana è possibile, ma dipende da come facciamo la pratica. Se la nostra mente corre in modi del tutto ordinari, non ha senso dire che “Le attività quotidiane sono la mia meditazione”. È solo un modo per prendersela comoda e rimanere in uno stato ordinario di confusione. Un meditante esperto, invece, dovrebbe essere in grado di portare nelle attività quotidiane la qualità dell’esperienza acquisita attraverso l’addestramento meditativo e sperimentare tutto all’interno della pura consapevolezza. Questo è il frutto della pratica, ma ci vuole tempo per arrivarci!
A coloro che desiderano praticare la meditazione consiglio di cercare una fonte autentica che sia ben radicata e di lunga tradizione e che sia ancora viva oggi.
Inoltre, consiglio di non mettersi nelle mani di persone non qualificate. Se non potete incontrare un autentico maestro spirituale, almeno trovate qualcuno che sia capace, compassionevole e che voglia solo aiutare gli altri, non promuovere i propri interessi egoistici.

Vedi i seguenti link:     

  • https://www.youtube.com/watch?v=0FAz5XF6s78&ab_channel=Inspiration-Zen
  • https://www.youtube.com/watch?v=GUh-C5Cln-w&ab_channel=Karuna-Shechen

mercoledì 22 novembre 2023

Moi, Bouddha

"Il buddhismo: molto più che una religione, è una attitudine di fronte alla vita, alla morte, di fronte agli altri".   

 Il testo Moi, Bouddha scritto nel 2004 da José Frèches ricostruisce la via del Buddha, dall'inizio della sua ricerca della Verità, all'Illuminazione. Grazie al talento di José Frèches, per la prima volta Buddha ci racconta la sua vita. 

José Frèches ha iniziato una ricerca spirituale che lo ha portato a studiare gli antichi testi in cui il Buddha si esprime in prima persona. E ha deciso di osare descrivere la vita di Buddha in prima persona, utilizzando proprio le sue parole, pensando che fosse il modo migliore per condividere il destino straordinario di quest'uomo con il maggior numero di persone possibile.

Pensiamo di conoscere Buddha, ma conosciamo soprattutto il buddismo. Eppure, all'inizio di questo grande movimento che ha appassionato intere civiltà, come sempre, c'è un uomo.

Un ragazzino indiano coccolato, erede di un'illustre famiglia di guerrieri, nato nel II secolo a.C., che cresce circondato dalla tenerezza e dal lusso, imparando a cacciare e scoprendo l'amore. Il suo nome è Siddharta Gautama. Ma Siddharta si rende presto conto della realtà della vita in India: le caste, la miseria, l'ingiustizia... E si ribella alla sua esistenza dorata, così lontana dalla condizione dei suoi simili. Così lasciò tutto, la sua famiglia, la sua fortuna e i suoi servitori. Scandalo... Vestito come un mendicante, si mette in cammino per incontrare i poveri e i saggi. Di giorno in giorno, sperimenta rifiuti e avventure, dapprima da solo, poi affiancato dai discepoli più inaspettati, progredendo a poco a poco lungo il sentiero della conoscenza. Il suo carisma e il suo discorso, al tempo stesso esigente e generoso, travolgono chi lo incontra. Improvvisamente, il buddismo nacque da quest'uomo solo.

In queste memorie immaginarie, José Frèches rivela la vera vita e le parole del Buddha, un uomo affascinante, commovente e, alla fine, molto vicino a noi.      

José Frèches, nato nel 1950, è un sinologo e romanziere storico francesee  ha scritto molti romanzi ambientati in Cina. E' stato responsabile del Museo Guimet e del museo del Louvre.

Libri consigliati per conoscere il Buddha e il buddhismo. 

  • Amstrong Karen, Le Bouddha, 2003
  • Bareau André, Les Religions de l'Inde, 1966
  • Brosse Jacques, Le Bouddha, 2001
  • Conze E., Le bouddisme, 1971
  • Grousset René, Sur les traces de Bouddha, 1991
  • Dictionire du bouddhisme, 1999

Il buddhismo.   Molto più che una religione il buddhismo è una filosofia, ma ancora meglio, un'attitudine di fronte alla vita, un approccio morale e fisico - che costituisce un'immensa sfida per gli esseri umani avidi di piacere e di felicità, che temono il dolore e il malessere, invitati ad abbandonare i beni materiali per proiettarsi in un mondospirituale dove, finalmente, l'essere umano può sfuggire alla sua condizione umana. 

Alla realità duale di piacere/sofferenza,   felciità/infelicità, vita/morte, caldo/freddo, il Buddha propone il superamento di questa condizione: il nirvana. Un mondo ideale dove tutte le sensazioni sono sparite e dove regano la pace, il vuoto, il nulla. La volontà del Buddha è quella di liberare l'essere umano dai gioghi spirituali e materiali che lo tirano verso il basso, e sostituisce la divinità, il Dio, al centro dell'universo con l'essere umano.  La salvezza e la liberazione dipendono solo da lui.  Deve essere capace, poco a poco, di liberarsi di quello che riteneva prezioso, dalle sue catene per scoprire i veri valori.

Di fronte ai dolori del mondo gli esseri non sono soli, e questo porterà a svilupare il concetto di compassione che è al centro dei rapporti umani e il rispetto dell'altro (il busddhismo è la sola corrente spirituale/religiosa a aver sempre rifiutato di fare ricorso alle armi).  Questo umanismo profondo porterà questa filosofia a svilupparsi in tutta l'Asia e attualmente in Occidente.  Il buddhismo è la quintessenza dello spiritualismo. Grazie alla meditazione, la mente finisce per trovare la via della liberazione dalla consizione umana. Le discussioni intorno al vuoto, il nulla, e la mancanza di un "sè" portano l'adepto ad una percezione analitica della realtà del mondo e lo guidano verso un sentiero in cui l'ultima tappa è quella del nirvana: un semplice altrove dove l'essere umano, infine liberato di tutto, non soffre più, perchè, semplicemente, non ha più una ragione di essere.

Quale è il ruolo dei maestri yoga?

 A volte gli insegnanti di yoga, perdono l'orientamento, non sanno se il loro ruolo sia quello di intrattenere delle persone per farle divertire, dei G.I. (gentili intrattenitori), fare le guide turistiche in paesi esotici, essere dei consiglieri della salute, degli educatori al sorriso e alla risata, dei diffusori di sentimenti amorevoli, degli inventori di posizioni e pratiche originali, dei creativi del movimento, degli esperti per snellire i corpi degli allievi, dei terapisti della postura, degli educatori delle buone maniere, organizzatori di soggiorni in 'location' meravigliose e alberghi a 5 stelle. 

Insomma sarebbe bello sapere, quale è il loro vero ruolo?  - Antonio Nuzzo. 

Perchè un insegnante di yoga sente il bisogno di abbinare il suo insegnamento con:
Ginnastica, fitness, pilates, stretching, un sottofondo musicale, bagni sonori di gong, campane tibetane, suono del tamburo sciamano, trattamenti shiatsu, risata e yoga, yoga e qualche azione terapeutica, mindfulness, zen, rituali induisti, meditazioni buddiste, counseling, rebirthing, tarocchi, costellazioni familiari, training autogeno, corso di danza indiana, terme e bagni nel ghiaccio, corsi di difesa personale, il vela yoga, Kalaripayat, ecc.? 

Oggi la certezza è questa: Chiunque si iscrive ad un corso di yoga, non sa mai cosa gli verrà veramente propinato!  Questa cosa non succede a nessuna altra professione o attività sportiva.

Forse perché si cerca di arricchire lo yoga, oppure tutte queste pratiche non si potrebbero fare altrimenti, perché non riuscirebbero a sopravvivere da sole?  - Antonio Nuzzo

Il Maestro Antonio Nuzzo, è docente del Centro Studi Yoga Roma, ex presidente della Federazione Italiana Yoga e membro della Federazione Mediterranea Yoga.

Frasi di Thay

Qui di seguito sono riportate alcuni frasi di Thich Nhat Hanh (1926- gennaio 2022). Maestro e monaco Zen, conosciuto in tutto il mondo per i suoi insegnamenti sulla consapevolezza, l’etica globale e la pace. E' stato candidato al Nobel per la Pace.

 

  • “La mattina quando vi alzate, fate un sorriso al vostro cuore, al vostro stomaco, ai vostri polmoni, al vostro fegato. Dopo tutto, molto dipende da loro"
  • “Il regalo più prezioso che possiamo fare a qualcuno è la nostra attenzione.”
  •  “La felicità è possibile solo con il vero amore. Il vero amore ha il potere di guarire e trasformare la nostra condizione e può dare alla nostra vita un significato profondo.”
  • “Se nella nostra vita quotidiana possiamo sorridere, se possiamo essere in pace e felici, non solo noi, ma tutti ne trarranno giovamento. Se noi sappiamo davvero come vivere, quale miglior modo di iniziare la giornata che con un sorriso? Il nostro sorrisoafferma la nostra consapevolezza e determinazione di vivere in pace e gioia."       Dal libro: Il dono del silenzio
  •  “Come possiamo godere dei nostri passi se la nostra attenzione è rivolta a tutto quel chiacchiericcio mentale? È importantediventare consapevoli di cosa sentiamo, non solo di cosa pensiamo. Quando tocchiamo il terreno con il piede dovremmo riuscire a sentire il piede che entra in contatto con esso.     Dal libro: L'arte di comunicare
  •  “Riconoscere le nostre emozioni senza giudicarle o respingerle, abbracciandole con consapevolezza, è un atto di ritorno a casa.”
  •  “Ho guardato nel mio corpo in profondità,  e ho trovato una montagna,  la vetta altissima nascosta da nebbia e nuvole,  ho trovato un fiume che scorre giorno e notte verso il mare, ho trovato una galassia   che si muove silenziosa, con milioni di stelle.”
  •  “Diventare vegetariani è il modo più efficace di combattere il riscaldamento globale. I praticanti buddisti hanno praticato il vegetarianismo nel corso degli ultimi 2000 anni. Noi siamo vegetariani con l’intento di nutrire la nostra misericordia verso gli animali. Ora sappiamo anche che mangiamo vegetariano per proteggere la terra.” 
  •  “Per educare il popolo alla pace, possiamo usare parole o possiamo parlare con le nostre vite"    Dal libro: Il dono del silenzio
  •   “Quando finiamo invischiati in pensieri negativi e preoccupazioni è facile generare malinteso e ansietà. Quando fermiamo il pensare e calmiamo la mente creiamo maggiore spazio e apertura. Dal libro: Il dono del silenzio
  •   “Camminare è un modo magnifico di sgombrare la mente senza tentare di sgombrarla. Non dici: «Ora sto per praticare la meditazione!» o «Ora mi accingo a non pensare!». Ti limiti a camminare e, mentre ti concentri sul camminare, gioia e consapevolezza arrivano naturalmente.”  Dal libro: Il dono del silenzio
  • “La vera solitudine giunge da un saldo cuore che non si lascia trascinare dagli strattoni della folla né da dispiaceri riguardo al passato, preoccupazioni riguardo al futuro, o eccitazione o stress riguardo al presente.”  Dal libro: Spegni il fuoco della rabbia
  •  “Quando ti arrabbi, ritorna a te stesso e prenditi molta cura della tua rabbia. Quando qualcuno ti fa soffrire, ritorna a te stesso e prenditi cura del tuo dolore, della tua collera.”   Dal libro: L'arte di comunicare
  • “Quando inspiri, torni a te stesso. Quando espiri rilasci ogni tensione.”
  •  “Vivere in piena coscienza, rallentare il proprio passo e gustare ogni secondo ed ogni respirazione, questo è sufficiente.”
  • “La meditazione non è un'evasione ma un incontrosereno con la realtà.”
  •  “Ogni settimana, abbiamo bisogno di un giorno di pigrizia.”  Dal libro: L'arte di comunicare
  •  “Se la sofferenza continua, è perché noi continuiamo a nutrirla". Dal libro: L'arte di comunicar
  •  “Con l’inspirazione e l’espirazione, il nostro respiro consapevole, cominciamo a riordinare la nostra casa.” 
  •  “La vita non è un luogo particolare o una destinazione - la vita è un viaggio" Dal libro: L'arte di comunicare
  •  “So che stai soffrendo, questo è il motivo per cui sono qui per te". Dal libro Spegni il fuoco della rabbia
  •  “Se una persona si esprime con rabbia è perché sta soffrendo profondamente".
  •  “Il momento presente è il solo momento di cui disponiamo, è la porta di ogni momento.”
  •  “Se non puoi essere compassionevole verso te stesso, non potrai esserlo verso gli altri.”
  •   “Al mio risveglio, al mattino, io sorrido. Ventiquattr'ore tutte nuove si presentano davanti a me.” Dal libro: Il dono del silenzio
  •  “Se vogliamo essere maggiormente connessi con gli altri non dobbiamo mandare loro più SMS, ma dobbiamo ascoltarli di più.”
  •  “Le cose sono dinamiche e vive mentre i nostri concetti sono statici.”  Dal libro: L'arte di comunicare
  •  “Per tornare a casa è sufficiente mettersi seduti e stare con se stessi, accettare la situazione com’è."    Dal libro: Spegni il fuoco della rabbia
  •  “Con il metodo del respiro consapevole, il metodo della camminataconsapevole, il metodo dell’abbraccio della rabbia, quello dell’osservazione profonda della natura delle nostre percezioni e quello dell’osservazione profonda dell’altro ci rendiamo conto che anche lui soffre e ha bisogno di aiuto.”
  • “Con l’inspirazione e l’espirazione, il nostro respiro consapevole, cominciamo a riordinare la nostra casa". 
  • “Abbi piena coscienza che tutto ciò che è accaduto e tutto ciò che accadrà si trova in ogni tuo passo. Che sempre crescano fiori e frutti nei luoghi che i tuoi piedi hanno toccato.”  Dal libro: Spegni il fuoco della rabbia
  •  “Se la pratica è corretta, se la pratica è buona, per generare una trasformazione e una guarigione non occorrono cinque o dieci anni, possono bastare anche poche ore. Dal libro Spegni il fuoco della rabbia
  •  “Ascolta con un solo scopo: permettere all’altro di esprimere se stesso e di trovare sollievo dalla sua sofferenza. Mantieni viva la compassione per tutto il tempo dell’ascolto". Dal libro: Il dono del silenzio
  • “Noi siamo i nostri pensieri, ma allo stesso tempo siamo ben più dei soli nostri pensieri. Siamo anche i nostri sentimenti, le nostre percezioni, la nostra saggezza, felicità e amore. Quando sappiamo di essere più dei nostri pensieri possiamo decidere di non consentire al nostro pensare di assumere il controllo e dominarci.”    Dal libro: Il dono del silenzio
  •  “Ognuno di noi ha una preoccupazione ultima che non ha nulla a che vedere con questioni materiali o affettive. Cosa vogliamo fare con la nostra vita? Questo è il punto. Siamo qui, ma perché siamo qui? Chi siamo, ognuno di noi individualmente? Sono domande a cui di solito non abbiamo (o non troviamo) il tempo di rispondere.”   Dal libro: Il dono del silenzio
  •  “Siamo quello che sentiamo e percepiamo. Se siamo arrabbiati siamo la rabbia. Se siamo innamorati siamo l’amore. Se guardiamo un innevato picco di montagna siamo la montagna. Mentre sogniamo siamo il sogno.”     Dal libro: Il dono del silenzio
  • “Il silenzio è essenziale. Abbiamo bisogno di silenzio tanto quanto abbiamo bisogno di aria, tanto quanto le piante hanno bisogno di luce. Se la nostra mente è affollata di parole e pensieri, non c’è spazio per noi.”    Dal libro: Il dono del silenzio
  •  “Per esperire pienamente questa vita come esseri umani tutti noi abbiamo bisogno di entrare in comunione con il nostro desiderio di realizzare qualcosa di più ampio del nostro sé individuale. Questa può essere una motivazionesufficiente per modificare le nostre abitudini in modo da potere trovare sollievo dal rumore che riempie la nostra testa.”    Dal libro: Il dono del silenzi
  •  “Un giorno senza il cibo sensoriale di email, video, libri e conversazioni è un’occasione per schiarirci la mente e liberarci dalla paura, dall’ansia e dalla sofferenza che possono introdursi nella nostra coscienza e accumularvisi.”    Dal libro: Il dono del silenzio
  •  “Se ascoltiamo dalla mentesilenziosa, ogni canto di uccello e ogni sussurro dei rami di pino nel vento ci parleranno.”       
  •  “La vita è lo strumento con il quale sperimentiamo la verità.” Dal libro: Spegni il fuoco della rabbia
  •  “Qualunque cosa tu dica o faccia quando sei arrabbiato potrebbe danneggiare ancora di più la tua relazione con l’altro".
  • La nostra vera casa è "l’ora". Vivere l’istante presente è un miracolo".        
  • “Meditare è guardare in profondità nel cuore delle cose".

Dharamsala

Dharamsala è il posto dove gli Occidentali vogliono andare e il posto da dove i tibetani sognano di partire.

Dharamsala è una borgata indiana nei contrafforti dell'Himalaya, alla frontiera nord del Pendjab nel distretto di Kangra, Himachal Pradesh, India.  Sopra questa borgata, a circa 10 km,  ci sono una serie di costruzioni attaccate alla montagna,  che costituiscono McLeod Ganj che è  il luogo per eccellenza del buddhismo tibetano (nel 2015 ci abitavano circa 12.000 tibetani).  Nel 1947 dopo l'indipendenza dell'India McLeod Ganj era un villaggio fantasma, abitato solo da un coppia di persi di religione zorastriana, i Nowrojee, che avevano preso in gestione l'intero Paese.   Quando nel 1960 il Dalai Lama trova rifugio a Mussoorie in India, un luogo troppo esposto al pericolo cinese, il signor Nowrojee propone al Governo indiano di far trasferire i rifugiati tibetani in questo posto a titolo quasi gratuito nelle vecchie case che i vecchi proprietari gli avevano lasciato in gestione. 

E così  McLeod Ganj diventa la sede del Dalai Lama e di un governo senza Stato reale, dove trovano rifugio migliaia di tibetani in esilio da un Paese, il Tibet occupato dalla Cina. In basso ci sono gli edifici amministrativi e la biblioteca, più in alto la residenza del Dalai Lama, e ancora più in alto le residenze dei tibetani con negozi e hotel per turisti. Poi sui fianchi della montagna si estende il villaggio dei bambini tibetani gestito dalla sorella del Dalai Lama.

Nel 1960, Il Tibet, regno del buddhismo vajarayana, è diventato una provincia cinese e la sua cultura rischiava di sparire. Scacciati dai templi e dai monasteri, le autorità religiose hanno attraversato l'Himalaya e per impedire che la Cina distruggesse completamente la civiltà tibetana, hanno fatto di Dharamsala un santuario dove questa cultura tibetana potesse essere preservata e svilupparsi.  A Dharamsala sono state costruite delle biblioteche dove sono conservati i manoscritti inestimabili che sono stati salvati dalla distruzione. 

Tra i tibetani che vengono ad approfondire le loro conoscenze, ci sono molti occidentali che assistono ai corsi e agli insegnamenti tenuti dal Dalai Lama e altri maestri.  I primi, con lo spirito di conservare la loro cultura, i secondi con il desiderio di trovare un equilibrio interiore. 

Qui a Dharamsala alcuni giovani tibetani facenti parte del  Tibetan Youth Congress, non condividono pienamente la posizione del Dalai Lama che prova a instaurare un dialogo con la Cina e propone un'autonomia del Tibet più che l'indipendenza.  Sopra la porta del Community Center c'è il nome di Thupten Bgodup, il monaco che ha lasciato gli abiti religiosi per combattere contro i cinesi e nel 1998,  si è immolato con il fuoco per far conoscere all'opinione pubblica la situazione del Tibet. 

Le famiglie che arrivano dal Tibet (ormai cinesizzato)  sono accolte e formate alla lingua e alla cultura tibetana, alla storia del Tibet e al buddhismo vajrayana.  Le scuole sono finanziate congiuntamente dal Governo indiano e tibetano, dall'Alto commissariato per i rifugiati e dalle offerte di numerosi occidentali. Oggi più di 160000 tibetani vivono fuori dalle frontiere del loro paese d'origine. Molti sono rifugiati in India, Nepal e Bhutan, molti altri in Europa (Svizzera e Francia) e Canada. I religiosi e i Lama viaggiano di monastero in monastero, in Asia e in Europa per insegnare il buddhismo tibetano o lamaismo.

Nel 1961 si tenne la prima seduta del governo del Tibet in esilio. Dal 1960 per gestire il flusso di rifugiati, le autorità hanno creato un'organizzazione chiamata Central Tibetan Administration (CTA) che non è però riconosciuta dall'ONU e da nessuno Stato.  Nel 1991 è promulgata la nuova costituzione da parte dell'Assemblea dei deputati.  Il governo tibetano è costituito da otto membri di cui due donne e un monaco. Le decisioni sono ratificate dall'assemblea dei deputati e devono essere confermate dal Dalai Lama che detiene il diritto di veto.  Le leggi sono promulgate dal consiglio dei ministri (Kashag) nominato dall'asemblea dei deputati (Chetui Lhenkhang). I suoi 46 parlamentari sono eletti a suffragio universale. Tutti i tibetani di più di 25 anni possono votare, sia se vivono in Tibet o all'estero. Nel 1992 una corte di giustizia è stata instaurata che regola le controverise tra i rifugiati tibetani, 350 funzionari lavorano nei minsieri per preservare e trasmettere la cultura tibetana

Oggi la montagna verdeggiante è scomparsa, a causa della deforestazione massiccia di questi ultimi decenni, ed è stata sostituita da un dedalo di viuzze, da casette minuscole, una sopra l'altra,  attaccate ai costoni della montagna, dove c'è spazio solo per un altare, un letto e una televisione; Con accompagnamento di  inquinamento sonoro, inquinamento ambientale e fango.  Scimmie, vacche e cani randagi lottano sulle strade fangose, in mezzo agli imbottigliamenti di camion, taxi, autobus occupati da  mendicanti indiani e viaggiatori occidentali in cerca di spiritualità. I giovani hanno cominciato a sostituire i loro costumi tradizionali con vestiti occidentali. I Lama sempre più disturbati dai turisti, per trovare pace e tranquillità  hanno cominciato a partire da Dharansala per andare in Ladakh o Sikkim.

I tibetani sono per il 98,9 % buddhisti e i rimanenti sono di religione islamica sunnita e i 20000 rifugiati suniti hanno trovato rifugio nel Cachemire indiano, dove il 90% della popolazione è mussulmana. Gli israeliani sono la terza nazionalità più rappresentata a Dhramsala dopo tibetani e indiani. Esiste anche uan piccola comunità cristiana composta da una ventina di fedeli, ma il prete indiano della chiesa di Saint John non celebra più la messa...

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ci...