martedì 1 ottobre 2024

LETTURE LUMINOSE 2024-2025.

Riprende da questo mercoledì 2 ottobre alle ore 18,30  l'iniziativa   LETTURE LUMINOSE 2024-2025.  

La nostra iniziativa è ormai al quinto anno. Con il tempo ci è sembrato sempre più evidente che incontrarsi e conversare partendo da un testo di ispirazione sia un’attività particolarmente preziosa in un’epoca in cui non solo i valori e la cultura, ma addirittura il buon senso, si stanno progressivamente sgretolando. 

L'iniziativa, totalmente GRATUITA, prevede un incontro ON LINE su piattaforma ZOOM ogni due settimane, sempre di mercoledì alle 18.30, per la lettura di un testo, seguito da un sereno dibattito tra di noi.

 

Per iscriversi occorre mandare una mail a fpistolato@yahoo.it con la dicitura: CICLO LETTURE LUMINOSE 2024-2025. Il link di accesso verrà fornito alla vigilia di ogni incontro, che verrà registrato e inviato poi a tutti gli iscritti, i quali potranno seguire comunque il ciclo, qualora non sia stato loro possibile partecipare alla diretta.
CALENDARIO degli incontri:
02.10.2024 Danilo Dolci, Comunicare, legge della vita, a cura di Francesco Pistolato
16.10.2024 Trilussa, Poesie, a cura di Roberto Fantini
30.10.2024 Norberto Bobbio, Etica e politica, a cura di Francesco Pistolato
13.11.2024 Giuliano Pontara, L’antibarbarie, a cura di Francesco Pistolato
27.11.2024 Tiziano Terzani, La fine è il mio inizio, a cura di Cesare Maramici
11.12.2024 Lev Tolstoj, Antologia dal pensiero, a cura di Roberto Fantini
08.01.2025 Federico Faggin, Oltre l’invisibile, a cura di Francesco Pistolato
22.01.2025 Francesco Oliviero, Benattia, a cura di Francesco Pistolato
05.02.2025 Bruno Patino, La memoria del pesce rosso, a cura di Cesare Maramici
19.02.2025 Roberto Fantini, Vivi o morti, l’autore in dialogo con Francesco Pistolato
05.03.2025 Gregg Braden, Human Matrix, a cura di Francesco Pistolato
19.03.2025 Italo Calvino, Tutto in un punto (da Le Cosmicomiche), a cura di Francesco Pistolato
02.04.2025 Thorwald Dethlefsen, Il destino come scelta, a cura di Francesco Pistolato
16.04.2025 Mario José Cereghino, Giovanni Fasanella, Il golpe inglese, a cura di Francesco Pistolato
30.04.2025 Aldo Capitini, Il potere di tutti, a cura di Roberto Fantini

Profili dei conduttori del ciclo 

  •  Francesco Pistolato si è a lungo occupato di insegnamento della lingua tedesca e di promozione culturale, in particolare nell’ambito della pace e della nonviolenza. Intende il ciclo Letture luminose come parte del processo di sviluppo della consapevolezza personale e collettiva.
  • Roberto Fantini ha felicemente insegnato Filosofia e Storia al liceo per oltre 40 anni, desiderando invano di proseguire per almeno altrettanti. È impegnato nella Educazione ai diritti umani, scrittore e giornalista freelance. 
  • Cesare Maramici ha insegnato informatica e ha fatto il formatore per docenti sull'uso consapevole delle nuove tecnologie. Pratica yoga e meditazione da 30 anni. Ama i viaggi, l'Oriente e le filosofie orientali. Svolge attività di volontariato da tantissimi anni.

Riassunti degli ultimi libri sullo yoga e la meditazione che ho pubblicato

Questi sono i riassunti degli ultimi libri che ho pubblicato:

Un libro sul monaco zen Thich Nhat Hanh

- https://maramici.blogspot.com/2024/03/riassunto-del-libro-thich-nhat-hanh-un.html

Un libro sui vari tipi di meditazione praticati oggi in Occidente

- https://maramici.blogspot.com/2023/11/riassunto-del-libro-i-mille-volti-della.html

Un libro sullo yoga

- https://maramici.blogspot.com/2023/11/riassunto-del-libro-lo-yoga-spiegato.html

Un libro che raccoglie le interviste di meditanti e la loro visione della meditazione

- https://maramici.blogspot.com/2022/07/esperienze-di-meditazione-roberto.html

https://www.edizioniefesto.it/component/abook/author/102-cesare-maramici

sabato 28 settembre 2024

Maria Montessori - Maestra di pace.

Maria Montessori - Maestra di pace. La straordinaria attualità del suo messaggio pedagogico e filosofico.  Articolo di Roberto Fantini  

Maria Montessori, in una conferenza del 1937,  ci descrive l’uomo contemporaneo, come un uomo “male sviluppato”, generato da un sistema sociale e scolastico autoritario e deresponsabilizzante,  una sorta di “omuncolo” immerso in un mondo in cui dominano confusione e contraddizioni, all’interno del quale non sa neppure “se è ricco o povero, se è sano o malato”.  In lui regna l’ansietà, o addirittura l’angoscia propria del malato: la cosiddetta “ansia della vita”, ovvero, l’assillante interrogativo del “Come vivrò?”.

“Per questo fine ansioso, che ripete l’ansia dei nevropatici” - prosegue la pedagogista -  l’uomo è disposto anche a tutto sacrificare. E, mentre gli uomini del passato, di fronte agli enigmi del vivere, si rifugiavano nel “Dio provvede”, e nel loro mondo “c’era ancora spazio per l’uomo povero in mezzo ad uomini poveri, e l’individuo era pronto a sacrificare se stesso per il bene di un suo simile”, nel nostro tempo l’ansia divorante di vivere sarebbe simile alla “disperata volontà di salvarsi da un incendio”. Pur di soddisfare la propria ansia di vita, l’uomo dei nostri giorni sarebbe pertanto  pronto a rinunciare segretamente a qualunque cosa, anche a mettere in soffitta i propri principi, anche ad assassinare la propria coscienza, fino a dare le “dimissioni” dalla stessa dimensione umana. 


Vittime di un’organizzazione socio-culturale che idolatra il successo, la competitività e l’arrivismo, gli “uomini di oggi vanno pel mondo inariditi e isolati” e dalla loro unione non può scaturire nessun vero progresso né tantomeno una qualsiasi “elevazione morale”. Essi sono come granelli di sabbia nell’immensità del deserto: “tutti ammassati  e tutti separati”. Ognuno rinchiuso nella propria dimensione egoica, e, nello stesso tempo, parte indistinta di una massa sterile e anonima, indifesa di fronte all’azione della furia dei venti. La vera minaccia incombente sull’umanità – ci dice, a pochi mesi dall’inizio del secondo conflitto mondiale – è costituita dalla ”disperata aridità” interiore.

E il vero pericolo dell’umanità è rappresentato da quello che efficacissimamente viene definito “il vuoto delle anime”. Perché la natura non tollera il vuoto e perché le anime vuote, di conseguenza, in tutti i tempi, sono destinate a venire facilmente riempite, senza opporre resistenza, dalle ideologie più irrazionali, dai sentimenti più perversi, dagli impulsi più folli e distruttivi.

Da grande educatrice e da terapeuta dell’anima, le sue parole non si limitano, però, ad una allarmistica diagnosi, intrisa di pessimismo schopenhaueriano e velata da sussulti nostalgici: questa umanità passiva, pavida e malata può essere curata, guarita, liberata.  Se il problema è l’aridità del suolo, infatti, quello che occorre è “un po’ d’acqua spirituale” capace di far crescere “un poco di vita”: perché grazie ad essa la sabbia potrà sempre trasformarsi in terreno fertile.

Nella Formazione dell’uomo (opera apparsa dopo il suo importantissimo soggiorno in India, negli anni terribili della guerra, presso la sede internazionale della Società Teosofica in Adyar), Montessori riprende questo tema, con rinnovata fiducia nell’avvenire.

La diagnosi di partenza sulle condizioni dell’umanità si riconferma dolorosamente cupa: “La schiavitù – scriveva crescendo rapidamente e prende forme che non emersero mai nel passato e  la condizione di 'impotenza umana' ha raggiunto livelli massimi". 

“Nessuno ha sicura la vita: può essere intimata una guerra assurda dove tutti – uomini giovani e vecchi, donne e bambini – sono in pericolo di morte. Si bombardano le abitazioni e le genti devono rifugiarsi in sotterranei, come gli uomini primitivi si rifugiavano nelle caverne per difendersi dalle belve feroci. L’alimento può sparire e milioni di uomini morire di fame e di pestilenza. (…) Le famiglie si dividono, si spezzano; i bambini restano abbandonati e girano a torme come selvaggi. Questo - sottolinea - non è solo per i popoli vinti nella guerra: è per tutti.  E’ l’umanità stessa che è vinta e fatta schiava.”

Ma ad una realtà in cui l’immoralità, la viltà e la violenza sono divenute “forme consuete dell’ esistenza” è pur sempre possibile ribellarsi, mettendo da parte rassegnazione e illusioni consolatorie.

L’umanità è chiamata (forse destinata?) a liberarsi, “guarendo dalla sua follia e diventando conscia del suo potere.” “Bisogna – scrive – che l’uomo raccolga tutti i suoi valori vitali, le sue energie, che le sviluppi, si prepari alla sua liberazione. Non è più il tempo di combattersi gli uni con gli altri, di cercare di sopraffarsi; si deve guardare all’uomo solo con lo scopo di elevarlo, di spogliarlo dei legami inutili che si sta creando e lo spingono verso l’abisso della demenza.

 La forza nemica sta nell’impotenza dell’uomo rispetto ai suoi stessi prodotti, sta nell’arresto di sviluppo dell’umanità.” Quello che ci può salvare, è l’avvento di una vera e propria “rivoluzione universale”.

“Come si aiuta un malato nell’ospedale, perché ritrovi la salute e possa continuare a vivere, così oggi si tratta di aiutare l’umanità a salvarsi. Noi dobbiamo essere degli infermieri in questo ospedale, vasto come il mondo.” Due strade - ci spiega - sono possibili: quella dell’uomo che possiede e quella dell’uomo che ama.  La prima è quella dell’uomo schiavo del desiderio di possesso e dell’odio.  La seconda è quella dell’uomo che ha conquistato la sua indipendenza interiore e che ha imparato ad associarsi con gli altri in modo armonioso, coltivando il sentimento d’amore verso tutti gli esseri viventi, facendo vivere dentro di sé speranza e luce.

L’umanità dell’inizio del nuovo millennio, dopo quasi un secolo, non sembra ancora molto diversa da quella descritta dalla meravigliosa maestra di Chiaravalle. Forse, soltanto facendoci tutti noi consapevoli e volenterosi “infermieri” capaci di seminare e coltivare amore nel grande corpo malato del mondo, sarà possibile salvarlo dal precipitare nell’ “abisso della demenza”.

Un’evoluzione pacifica della società umana potrà scaturire soltanto dall’affermarsi nella coscienza collettiva del sentimento dell’armonia cosmica e dalla fiducia nell’esistenza di quello che, nella sua esperienza indiano-teosofica degli anni ‘40, Montessori chiamerà l’ “occulto comando che armonizza il tutto”  e che “tende a creare un mondo migliore”, basato sulla “collaborazione di tutti gli esseri, animati e inanimati” (dal testo Educazione per un mondo nuovo).

A suo avviso, nonostante la drammaticità della situazione del mondo contemporaneo, già nel suo tempo era possibile scorgere segni evidenti dell’avvento di una nuova umanità: “dalle tenebre del dubbio e della paura che gravano sul genere umano, ormai s’intravede la luce che le dissiperà perché è già iniziata la società nuova.”

Impossibile non augurarsi che, al di là delle apparenze oltremodo inquietanti,  la “nuova umanità”  e il “nuovo mondo”, annunciati da Maria Montessori nei suoi ultimi anni di vita terrena, siano davvero realtà viventi oggettivamente in costruzione e non soltanto il sogno nobilissimo della sua personale evoluzione mistica, non soltanto la generosa proiezione del suo luminoso sperare.

---------  Per approfondire:
    - Paola Giovetti, Maria Montessori. Una biografia, Mediterranee, Roma 2009.
    - Maria Montessori, Educazione per un mondo nuovo, Garzanti, Milano 2018.
    - Roberto Fantini, Maria Montessori, Teosofica maestra di Pace, Efesto, Roma 2020.

giovedì 26 settembre 2024

Storia del Buddhismo - 1

Gli studi sul buddhismo in Occidente sono iniziati a partire dalla seconda metà dell’Ottocento, negli ultimi cinquant’anni sono progressivamente cresciuti gli studi socio-antropologici sul buddhismo. basati su scienze sociali – storia culturale, antropologia, sociologia e teoria sociale.     

L’inizio dell’interesse occidentale per il buddhismo può essere tracciato sul finire del XVI secolo, quando le missioni gesuite di Matteo Ricci (1552-1610) e Francesco Saverio (1506-1552) in Cina e in Giappone cominciarono a portare nel Vecchio Continente le prime informazioni sulle tradizioni e sulle pratiche buddhiste. 
Viene istituita la prima cattedra di sanscrito presso il Collège de France nel 1814, affidata ad Antoine-Léonard Chézy (1773-1832), L'ungherese Sándor Csoma de Kőrös (1784-1842) inizia ad esplorare il Tibet e il danese Rasmus Kristian Rask (1787-1832) Sri Lanka. Eugène Burnouf (1801-1852) fonda la  Société Asiatique parigina nel 1822 e redige l’Essai sur le Pali (1826) e, soprattutto, scrive Introduction à l’Histoire du Bouddhisme Indien (1844), testo con il quale si inaugura più propriamente il campo di quella che venne chiamata buddhologia.     
A partire dalla fine del XVIII secolo, con la fondazione della Asiatic Society of Bengal a opera del filologo britannico William Jones (1746-1794) si inizia a studiare la lingua sanscrita.
Comincia la vasta tradizione di studi filologici che si concentra tanto sulle relazioni storiche e strutturali tra le lingue indo-europee, e inizia la tendenza a romanticizzare la letteratura indiana come farà Arthur Schopenhauer (1788-1860) nella sua elaborazione filosofica.

L’orientalista inglese Rhys Davids fondò la Pali Text Society nel 1881, tra i cui obiettivi rientrava la traduzione dei testi theravada che lo studioso aveva avuto modo di analizzare nello Sri Lanka e la preservazione dei testi scritti su foglie di palma.  

Si costituisce la International Association of Buddhist Studies negli anni 1970, il cui l’indirizzo filologico-linguistico ha permesso un dialogo tra aree geografiche e disciplinari diverse. A titolo di esempio, si pensi all’attenta traduzione inglese del Dhammapada curata da John Carter e Mahinda Palihawadana (2000).
L’Oriente veniva considerato come la culla spirituale dell’umanità che avrebbe potuto rispondere alle grandi questioni esistenziali dell’Occidente razionalista. Come suggerisce Florinda De Simini (2013), lo studio occidentale delle dottrine buddhiste è stato caratterizzato da un “metodo scientifico imperfetto”, vale a dire da una ricerca basata su fonti di seconda mano e su una tendenza a decontestualizzare idee e dottrine disponendole in una diversa cornice ideologica.  

Durante la prima metà del secolo, molti studiosi ritenevano il buddhismo una tradizione il cui corredo simbologico e ascetico attraverserebbe, sostanzialmente inalterato, tutta la storia dell’umanità. In questa prospettiva, si devono almeno ricordare Hinduism and Buddhism (1943) di Ananda Coomaraswamy (1877-1947) e Peaks and Lamas (1940) di Marco Pallis (1895-1989), autori che portarono René Guénon (1886-1951) a rivedere la sua impostazione che vedeva nel buddhismo una deviazione dall’ortodossia tradizionale induista. 

Altri testi importanti da ricordare sono: The Life and Teaching of Naropa di Herbert Guenther (1963) e What the Buddha Taught di Walpola Rahula (1974), il dettagliato A Millenium of Buddhist Logic di Alex Wayman (1999) o The Path to Awakening di Shamar Rinpoche (2009).

Negli anni '70 iniziano studi e ricerche in una prospettiva inter-disciplinare più ampia e più incentrata sulle scienze sociali. Buddhism and Society (Spiro 1970) è il primo testo a utilizzare metodi propri dell’antropologia e della sociologia nello studio del buddhismo Theravada. Nell’anno seguente viene pubblicato Precept and Practice (Gombrich 1971), che esamina la pratica buddhista in Sri Lanka.

Sempre in quell'anno viene pubblicato Buddhism and the Spirit Cults in North - east Thailand (Tambiah 1970). In Living Buddhism (2015), Julia Cassaniti esplora la maniera in cui concetti centrali della dottrina buddhista come impermanenza, non attaccamento e intenzione vengano tradotti nell’agire sociale quotidiano nella Thailandia contemporanea. 

Uno dei testi di riferimento per studiare il buddhismo è Buddhism in the Global Eye (Harding, Hori e Soucy 2020).   Il buddhismo oggi non emerge solo dall’incontro tra Oriente e Occidente ma anche dagli incontri e scambi tra diversi “orienti” e diversi buddhismi. Il sociologo inglese Philip Mellor (1991) sottolinea come in Inghilterra l’adozione di forme religiose buddhiste non comporti una rottura radicale con le strutture e le influenze occidentali.

Le religioni e le filosofie (in particolare quelle orientali) all’interno delle società occidentali, sono progressivamente assoggettate a dinamiche di mercato, consumo e privatizzazione della relazione con il sacro. Una ricerca riflessiva sul buddhismo contemporaneo non può prescindere dallo studio del ruolo e delle influenze del capitalismo nella formazione delle istituzioni e delle rappresentazioni del buddhismo nelle società orientali e occidentali.  Un testo di riferimento di questo filone di ricerca è Buddhism under Capitalism (Payne e Rambelli 2022). 

L’origine del termine Engaged buddhism risale a una pubblicazione del monaco e attivista civile Thich Nhat Hanh (1926-2022) del 1964, anche se Hanh sostiene di avere sviluppato l’idea di buddhismo impegnato già negli anni cinquanta (crea i "Piccoli corpi di pace" inizi anni '60).  Thay propone che le cause della sofferenza non si trovino solo all’interno della mente, ma anche nella società, nell’oppressione politica e nella disuguaglianza sociale. Robert Fuller (2021) definisce Engaged buddhism come una trasformazione personale e sociale che implica anche l'ambiente.
Di particolare importanza all’interno dell’Engaged buddhism così definito è la sua alleanza con l’universo ambientalista ed ecologista (Darlington 2016; Gregory e Samah 2008). I tre pilastri delle diverse concettualizzazioni di Engaged buddhism sono azione, interdipendenza e compassione (Fuller 2021).  La sociologia buddhista, cerca di fornire una comprensione più etica e giusta del mondo sociale” (Marotta 2017).

Il cosiddetto “buddhismo secolare” è un tentativo di ripensare completamente il dharma dalle sue fondamenta per affrontare il mondo contemporaneo. Questa de/ri-costruzione del buddhismo in chiave laica e secolare è utilizzata da Winton Higgins (2012) per descrivere le nuove comunità buddhiste emergenti. Per Batchelor questo “buddhismo 2.0” o “aggiornamento secolare” si discosta da qualsiasi scuola o sistema dottrinale che operi all’interno della visione soteriologica dell’India antica.  Batchelor utilizza il  termine “secolare” nel campo buddhista riferendosi a tre sue dimensioni, le quali si sovrappongono tra loro: (1) nel senso popolare, per indicare ciò che è in contrasto o in opposizione al “religioso”; (2) nel senso etimologico facendo riferimento alle radice latina della parola saeculum, che significa “questa età”, per sottolineare la preoccupazione e la volontà di vivere al meglio il tempo e il mondo presente; e (3) in senso storico-politico, riconoscendo i processi storici occidentali che hanno portato al trasferimento del potere politico dalla Chiesa allo Stato, per indicare il principio di laicità. 
La nuova forma di buddhismo che sta prendendo forma in Occidente non abbandona i testi canonici del buddhismo, ma (nelle sue derive) sostituisce l’ideale soteriologico del nirvana con l’obiettivo secolare della prosperità, del benessere e della realizzazione umana in questo mondo. Questo progetto di riforma del buddhismo va ben oltre i suoi processi di psicologizzazione che stanno sviluppandosi in Occidente, come quelli centrati sulle potenzialità della pratica meditativa che hanno dato vita alla cosiddetta “mindfulness”.
Ci sono molti studi che esaminano, direttamente o più marginalmente, le conversioni al buddhismo nei Paesi occidentali, interrogandosi sulle ragioni del successo di questa religione. 
Ci sono anche delle ricerche più specifiche sul caso del buddhismo italiano. Mathé Thierry (2010) individua similmente tre principali causalità nell’incontro dei convertiti italiani con il buddhismo: (1) il vissuto di una situazione traumatica e la mancanza di risposte nella religione cattolica, ovvero la ricerca di una “religione compensativa” capace di offrire migliori “strumenti” per gestire le emozioni e affrontare problemi personali; (2) l’impossibilità di un contatto intenso con il sacro attraverso le pratiche del cattolicesimo;  un’insoddisfazione quest’ultima che può derivare anche dall'ignoranza dei suoi insegnamenti che vengono ridotti a costrizioni o dogmi; (3) la ricerca spirituale da parte di ex attivisti politici e/o  sindacali che trovano nel buddhismo un impegno sociale ri-orientato verso una nuova religiosità dopo il fallimento delle grandi ideologie del Novecento e del loro progetto di cambiamento sociale. 
Un aspetto importante è la capacità del buddhismo di non avere rapporti conflittuali con  il mondo scientifico, anzi grazie all'interessamento del Dalai Lama che ha creato l'Istituto Mind and Life nel 1991, il buddhismo ha cercato di trovare dei punti di contatto con la scienza.
Altro aspetto importante è il passaggio delle spiritualità da una definizione teologica, a una sociologica quale ricerca di una relazione con il trascendente costruita a partire dal Center for the Study of Global Christianity (Zurlo, Johnson e Crossing 2023).

Storia del Buddhismo 2

L’interesse per il buddhismo in Italia, in questi ultimi anni, è un fenomeno in continua crescita, che ha attirato l’attenzione degli studiosi interessati alla comprensione dei processi di cambiamento culturale  e ai mutamenti spirituali che avvengono nella società contemporanea.               

Una delle principali motivazioni dell’interesse per il buddhismo in Italia è la crisi della religiosità tradizionale, che ha portato molte persone a cercare alternative spirituali. In particolare, la crescente secolarizzazione della società italiana ha portato alla diminuzione dell’influenza della Chiesa cattolica (Garelli 2020), aprendo la strada alla ricerca di nuove forme di spiritualità e di senso (Palmisano e Pannofino 2021). In tale contesto, il buddhismo – con i suoi insegnamenti basati sulla meditazione e sulla ricerca della pace interiore – sembra rispondere a questo bisogno di ricerca spirituale, fornendo un’alternativa al modello di religiosità tradizionale. 

La diffusione del buddhismo in Occidente ha portato alla trasformazione dell’antica tradizione buddhista in una nuova forma adattata alla cultura occidentale; un fenomeno che andrebbe di pari passo con l'“orientalizzazione” dell’Occidente. La crescita costante dell'interesse  del buddhismo si osserva soprattutto tra i giovani, gli studenti universitari e i professionisti (Prebish e Baumann 2002). Un altro fattore che ha contribuito all’interesse per il buddhismo in Italia è la sua filosofia incentrata sulla tolleranza e sulla non-violenza, comprensione reciproca e solidarietà. La pratica della meditazione e della mindfulness sono diventate strumenti sempre più popolari per migliorare la salute mentale e per sviluppare una maggiore capacità di concentrazione e di equilibrio interiore. 

Secondo l’ultimo report statistico annuale sul pluralismo religioso e spirituale in Italia del CESNUR (2022), quanti manifestano un’identità religiosa diversa dalla cattolica nel nostro Paese sono circa 2.248.000 unità se si prendono in esame i cittadini italiani, e circa 6.239.000 unità se si aggiungono gli immigrati non cittadini. Quindi il 4,2% degli italiani manifesta un’identità religiosa diversa dalla cattolica in Italia. Di questi 4,2 % , gli Ebrei sono 1,6% Cattolici “di frangia” e dissidenti l' 1,1%,  Ortodossi il 18,5% Protestanti il 17,1% Testimoni di Geova (e assimilati) il 18,7% Mormoni (e assimilati) il 1,2%.

I buddhisti si attestano attorno alla cifra di 217.000 persone, il 9,7% delle minoranze religiose, fra i cittadini italiani. Questo dato tiene conto di 100.000 praticanti dell’area concettualmente rappresentata dall’Unione Buddhista Italiana, 96.000 membri dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai, e 21.000 buddhisti di altre tradizioni.  Se si considerano anche persone che lo praticano pur senza identificarsi –  e i buddhisti stranieri residenti in Italia (125.000), nel nostro Paese ci sono attualmente circa 342.000 praticanti di tradizione buddhista, pari allo 0,6% della popolazione residente

La presenza buddhista in Italia è figlia della presenza buddhista in Occidente, dove si considerano presenti circa 6.000.000 di occidentali praticanti. Per Martin Baumann (1996) – il praticante percorre tre diverse fasi. La prima è caratterizzata dall’interesse, puramente teorico, per il buddhismo. In una fase successiva, circoscritta attorno alla fine del secolo XIX, cominciano a verificarsi in Occidente vere e proprie “conversioni” al buddhismo.. La terza fase del buddhismo occidentale, con la nascita di vere e proprie comunità, comincia dopo la Prima guerra mondiale. Questi sviluppi preannunciano la quarta fase, che si manifesta anche in Europa dopo la Seconda guerra mondiale ed è caratterizzata dal contatto sempre più frequente fra maestri orientali, e “buddhisti occidentali”. 

Accanto alle componenti tradizionalmente radicate in Occidente – la scuola Theravada e quella Zen – cominciano a essere conosciute forme di buddhismo giapponese della tradizione di Nichiren e di quella esoterica Shingon. L’invasione cinese del Tibet, nel 1950, e la repressione del tentativo di rivolta del 1959, portano a una fuga verso l’Occidente di numerosi lama tibetani, e fanno del XIV Dalai Lama – Tenzin Gyatso (1935-) – una figura di grande notorietà internazionale. 

Si assiste inoltre a un’esplosione d’interesse per lo Zen negli anni 1960 e 1970 – favorito non da ultimo dagli ambienti della controcultura –, seguito dal grande successo del buddhismo tibetano a partire dagli anni 1980. Questo successo passa anche per la letteratura e il cinema, dal Siddhartha (1922) di Hermann Hesse (1877-1962) al film come Piccolo Buddha (1993, diretto da Bernardo Bertolucci (1941-2018)), Sette anni in Tibet (1997, diretto da Jean-Jacques Annaud) e Kundun (1997, diretto da Martin Scorsese). Questi spunti letterari e cinematografici, insieme con la notorietà del XIV Dalai Lama, hanno sicuramente favorito la diffusione del buddhismo in Italia.  Un italo-americano, Salvatore Ciuffi (“Lokanatha”, 1897-1966), è diventato una figura nota e rispettata in Birmania e in India come monaco itinerante. Occorre anche ricordare la figura del professor Giuseppe Tucci (1894-1984), insigne studioso e divulgatore, sulla base di un interesse personale, del buddhismo tibetano in Italia. 

 Altra importante figura è Chogyal Namkhai Norbu (1938-2018), guida spirituale dal 1980 della Comunità Dzogchen, con sede ad Arcidosso (Grosseto), dopo essere stato per molti anni docente di Lingua e letteratura tibetana e mongola presso l’Istituto Orientale di Napoli. Importante è l'opera di divulgazione dello storico della filosofia buddhista presso l’Università di Padova, Giangiorgio Pasqualotto (2002). 

Negli anni 1960, viene fondata a Firenze dell’Associazione Buddhista Italiana e con la pubblicazione – dal 1967 – della rivista Buddismo Scientifico. Negli anni 1970 e 1980 la presenza buddhista cresce, sia con l’influsso di maestri di scuola Vajrayana profughi dal Tibet, sia con la diffusione dello Zen, che si affianca alla già esistente presenza Theravada. Per vie autonome, arrivano in Italia anche gruppi di tradizione Nichiren. Nel 1981 Vincenzo Piga (1921-1998) fonda la rivista Paramita. Quaderni di Buddhismo per la pratica e per il dialogo.  Nell' aprile 1985 si perviene a Milano alla formale costituzione dell’Unione Buddhista Italiana (UBI) con la partecipazione di 9 centri di diverse tradizioni: saranno già 18 nel 1986 e sono 64 nel 2023  – oltre ad altri 8 in attesa di affiliazione.  I 64 centri buddhisti di tradizione Theravada, Mahayana, Vajrayana e Interbuddhista sono così suddivisi per tradizione d’appartenenza: 37 Vajrayana, 15 Zen, 6 Theravada, 2 Nichiren, 1 Chan, 1 Interbuddhista, 1 Seon, 1 Tendai. 

Esistono molteplici centri buddhisti che hanno gli stessi lignaggi di centri associati all’UBI – e che quindi condividono una medesima visione del buddhismo –, ma che per varie ragioni non hanno fatto richiesta di adesione.  Per una lista aggiornata al 2023 dei centri di pratica, cfr. la pagina Internet https://8xmilleunionebuddhista.it/       e       http://www.buddhism.it/centri 

Nel 2022 l’Assemblea dei centri dell’UBI ha eletto il Consiglio Direttivo per il quinquennio 2022-2027, nominando quali componenti: Filippo Scianna (tradizione Vajrayana), Stefano Davide Bettera (tradizione Theravada), Carlo Tetsugen Serra (tradizione Zen), Elena Seishin Viviani (tradizione Zen), Giovanna Giorgetti (tradizione Vajrayana), Rita Nichele (tradizione Vajrayana) e Aldo Marzano (tradizione Vajrayana). Successivamente, il 30 aprile 2022, il Consiglio Direttivo ha confermato Filippo Scianna – che già rivestiva questo ruolo, dal 2019 – nel ruolo di Presidente dell’UBI e Giovanna Giorgetti ed Elena Seishin Viviani nel ruolo di Vice Presidenti. 

Per norma dello statuto, l’UBI non rappresenta alcun gruppo buddhista particolare, ma sin dalla sua origine si è posta come un’unione di centri e si propone di sostenere e rappresentare l’insieme del movimento buddhista nel rispetto di tutte le tradizioni storiche. Le finalità sono infatti principalmente quelle di riunire e assistere i diversi gruppi buddhisti, contribuire alla diffusione degli insegnamenti e delle pratiche della dottrina buddhista, sviluppare la collaborazione fra le diverse scuole buddhiste, favorire il dialogo con le altre comunità religiose, con i centri d’impegno spirituale e con istituzioni culturali e accademiche su argomenti di interesse comune, coltivare rapporti con l’Unione Buddhista Europea (EBU) – fondata nella sua forma attuale nel 1975, ma attiva fin dagli anni 1930.

Dal 24 settembre 2023 il Presidente dell’EBU è un componente del Consiglio Direttivo dell’UBI, Stefano Davide Bettera. Il 3 gennaio 1991, con un decreto presidenziale successivamente modificato il 15 giugno 1993, l’UBI ottiene il riconoscimento giuridico come ente di culto. Con l'accordo del  4 aprile 2007, unitamente a quello con l’Unione Induista Italiana, lo Stato italiano ha avuto come interlocutore una religione che non proviene dal solco della tradizione ebraico-cristiana. 

L’Intesa dell’Unione Buddhista Italiana con lo Stato si sviluppa su linee guida comuni alle altre già stipulate: l’assistenza spirituale assicurata negli istituti ospedalieri, nelle case di cura e di riposo e negli istituti penitenziari; l’istruzione religiosa; il riconoscimento degli enti; la partecipazione alla ripartizione della quota dell’otto per mille dal gettito IRPEF (in vigore dal 2014); la possibilità di dedurre dal reddito imponibile delle persone fisiche fino a 1.000 euro all’anno per erogazioni liberali a favore dell’UBI. Il riconoscimento della festività del Vesak, fissata convenzionalmente all’ultimo sabato e domenica del mese di maggio di ogni anno. 

 A grandi linee – nel nostro Paese si possono distinguere: (a) praticanti dell’Unione Buddhista Italiana; (b) praticanti buddhisti di altre tradizioni; (c) membri dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai. Per una visione più completa vedi: Enciclopedia delle religioni in Italia, che sembra costituire la raccolta più completa di queste realtà (Introvigne e Zoccatelli 2013). 

Tra il “buddhismo non-UBI” troviamo i discepoli italiani del famoso monaco buddhista Zen, poeta e attivista vietnamita per la pace Thích Nhất Hạnh (1926-2022), che sono raccolti sotto le sigle InterEssere, Community of Mindful Living ed Essere Pace – associazione legalmente costituita in Italia nel 1996 – e i cui gruppi di pratica si radunano in case private in svariate città della penisola. Nel 2023 è sorto presso la Harvard T.H. Chan School of Public Health dell’Università di Harvard il Thich Nhat Hanh Center for Mindfulness in Public Health

Altre presenze sono quella del buddhismo tantrico –, tramite la scuola Shinnyoen  e quella del buddhismo Nichiren, ovvero l’insieme di scuole buddhiste Mahayana giapponesi che fanno riferimento alla figura e agli insegnamenti del monaco buddhista Nichiren (1222-1282), vissuto in Giappone nel secolo XIII. 

Fondata nel 1930 da due educatori giapponesi convertiti al buddhismo Nichiren – Tsunesaburo Makiguchi (1871-1944) e Josei Toda (1900-1958) – come “Società educativa per la creazione di valore”, la Soka Gakkai si riorganizza nel Secondo dopoguerra con un’attitudine particolarmente incentrata sui laici, perseguita dal terzo e attuale presidente, Daisaku Ikeda (1928-). Le prime presenze in Italia risalgono al 1961. Dall’Assemblea Generale dell’Unione Buddhista Europea (EBU) del 2022, svoltasi in Francia, anche la Soka Gakkai, come già l’Unione Buddhista Italiana, è membro ufficiale dell’EBU.  

Per concludere, il crescente interesse per il buddhismo in Italia può essere interpretato come un segno dei cambiamenti culturali e sociali in corso nella società italiana contemporanea. La diffusione del buddhismo in Italia può essere vista come parte di un più ampio evento di “globalizzazione religiosa”, che sta cambiando il volto della religione e della spiritualità in tutto il mondo.

giovedì 19 settembre 2024

Il mese dello yoga alla Biblioteca Laurentina, dal 5 al 25 settembre 2024

Il mese dello yoga a Laurentina.   Dal  5 - 25 settembre 2024 alla Biblioteca Laurentina - Roma
Per info e contatti:  06 454 6070    laurentina@bibliotechediroma.it      

Le lezioni pratiche di yoga sono aperte a tutti. Si consiglia di portare con sé un tappetino.

Lezioni di yoga GRATUITE  e presentazione  libri
Un mese interamente dedicato allo yoga e ai temi ad esso più strettamente correlati a Laurentina con una serie di appuntamenti che ospiteremo in biblioteca dal 29 agosto al 25 settembre e che coinvolgeranno il pubblico sia con lezioni pratiche che con dibattiti e presentazioni di libri. 


Le attività si svolgeranno secondo il seguente calendario:

- giovedì 5 Settembre ore 17:30 lezione di yoga tradizionale.

- giovedì 12 Settembre ore 16:30 lezione di yoga tradizionale.  A seguire, alle ore 17:30,  presentazione del libro "Maria Montessori. Teosofica maestra di Pace" di Roberto Fantini (Efesto, 2020), con   l'intervento dell'autore.
A 150 anni dalla nascita, con 65.000 scuole ispirate al suo metodo presenti in ben 145 Paesi, potrebbe sembrare che di Maria Montessori tutto sia stato indagato...ma la sua complessa personalità continua a presentarci aspetti ancora poco esplorati. In questo libro si è cercato di richiamare l’attenzione su quello che sembra essere il cuore autentico dell’opera filosofico-pedagogica montessoriana: la ricerca di un nuovo modello educativo in vista di una umanità radicalmente liberata dalla tirannia di ogni violenza e, quindi, chiamata ad edificare un mondo di vera Pace..

- sabato 21 Settembre ore 10:00  lezione di yoga tradizionale.  A seguire, alle ore 11:15, presentazione del libro "Lo yoga spiegato a mia figlia. Tutto quello che dovreste sapere per fare yoga consapevolmente" di Cesare Maramici (Efesto, 2023), con l'intervento dell'autore.
Lo yoga è accessibile a tutti...ha il pregio di coinvolgere mente e corpo in ogni singola posizione. Il praticante, dopo aver seguito un insegnamento appropriato, può inserire lo yoga nel programma della sua giornata, nel tessuto della propria esistenza... Per quanto la vita odierna possa essere frenetica, la pratica quotidiana dello yoga offre spazio per una riflessione sui propri valori e obiettivi e sul senso della propria vita, apre una finestra di pace e serenità...

- mercoledì 25 Settembre ore 16:30 lezione di yoga tradizionale.  A seguire, alle ore 17:30, presentazione del libro"Thich Nhat Hanh. Un sentiero tra le stelle" di Roberto Fantini e Cesare Maramici (Efesto, 2024), con l'intervento degli autori.
Il monaco vietnamita Thich Nhat Hanh, uno dei maggiori esponenti del pensiero buddhista contemporaneo, rappresenta uno di quei rari straordinari Maestri di Saggezza capaci di illuminare, con il proprio insegnamento e con il proprio impegno di vita, un’intera epoca, seminando un messaggio di Amore, Gioia e Compassione, rivolto a credenti e non credenti, in vista di un mondo rifondato sui valori della Consapevolezza, del Dialogo, della Nonviolenza e della Pace…

Vedi: https://www.bibliotechediroma.it/opac/news/yoga-tradizionale/34288  

mercoledì 18 settembre 2024

José Mujica

José Pepe Mujica (1935-  ) è stato Presidente dell'Uruguay dal marzo 2010 al marzo 2015, poi ha assunto il ruolo di senatore.   Dal 2005, dopo una lunga convivenza, si è sposato con Lucía Topolansky, senatrice e storica leader del MPP (Frente Amplio Movimiento de participacion popular). Nel 2020, con le dimissioni dal Senato, ufficializza il suo ritiro a vita privata. Mujica è noto per il suo stile di vita di volontaria semplicità. Ha annunciato in conferenza stampa del 2024 di avere un tumore all'esofago. E' stato prigioniero politico per 13 anni durante la dittatura degli anni 70 e 80.           

L'ex presidente dell'Uruguay ha sempre portato avanti una vita sobria e semplice rinunciando a buona parte del suo stipendio (quasi il 90%)  ad associazioni e organizzazioni benefiche, vivendo in una piccola fattoria dove riceveva i capi di Stato durante la sua presidenza. Dalle sue visite istituzionali all’estero, più che regali di rappresentanza, amava portare a casa semi da piantare in giardino.

Per chi crede in un mondo più equo, più sostenibile e più etico è una figura fondamentale, non tanto per i risultati politici ottenuti, quanto per l’esempio che egli stesso fornisce, improntato su uno stile di vita sobrio, sincero e a contatto con la Natura.

Uno degli aspetti su cui ha sempre insistito di più è quello della qualità del tempo che trascorriamo, che si rivela il bene più prezioso e che spesso è dilapidato in attività inutili e dannose: «Stiamo perdendo la battaglia contro il consumo inutile e la banalizzazione della vita», ha affermato. «Se potessi scegliere qualcosa da lasciare alle nuove generazioni sarebbe questo: la capacità di destinare più tempo alla vita vera».
Voleva fare dell’Uruguay un “paese esempio”. Fra le riforme più rivoluzionarie possiamo ricordare la depenalizzazione dell’aborto, la legalizzazione del matrimonio fra omosessuali e la regolarizzazione della vendita di marijuana attraverso lo Stato.  La sua crociata contro l’opulenza rimane uno degli insegnamenti più grandiosi. Lottò per anni contro i privilegi, soprattutto economici, della “casta” ed è ricordato per il suo impegno per l'energia rinnovabile.

Refrattario alle cerimonie, non si curava più di tanto neanche della sua sicurezza, che veniva in secondo piano rispetto alla tranquillità domestica. E non ha mai nascosto la sua vera natura e il suo carattere schivo e poco espansivo. La rivista Monocle lo ha incoronato “miglior Presidente del mondo” nel 2012 .         Frasi celebri:

  •     “Per vivere hai bisogno di lavorare, giusto? E se non stai lavorando, stai vivendo alle spalle di qualcun altro. E la vita di un parassita non è dignitosa, allo stesso tempo però non puoi vivere solo per lavorare e basta. E’ semplice. Perchè la cosa più gloriosa che uno ha è la vita. E anche se è così elementare, troppo spesso ce ne dimentichiamo. Ma ce lo fanno dimenticare la cultura, l'ambiente in cui viviamo e soprattutto quella violenza della società del consumo, che ci fa sembrare che se non saliamo su quel treno, moriremo.”
  •     “Sostengo uno stile di vita moderato, perchè per vivere devi avere la libertà, ed avere libertà significa avere tempo. Quindi sono moderato per avere tempo, perchè quando vai a comprare qualcosa, non lo stai comprando con i soldi, ma con il tempo della tua vita che hai sprecato per guadagnarli.”
  •     “Vale la pena vivere con intensità, puoi cadere una, due, tre o venti volte, ma ricordati che puoi alzarti e cominciare da capo. Gli sconfitti sono quelli che smettono di combattere, i morti sono quelli che non combattono per vivere.”
  •     “Quello che alcuni chiamano crisi ecologica del pianeta è una conseguenza dell'immenso trionfo dell'ambizione umana: è il nostro trionfo, ma anche la nostra sconfitta.”

Meditazione - Yongey Mingyur Rinpoche

Ricorda, la meditazione non riguarda la soppressione dei pensieri, ma il processo di far riposare la mente nel suo stato naturale ed essere completamente aperti all'accettazione e naturalmente consapevoli di pensieri, emozioni e percezioni sensoriali mentre sorgono. La mente è come un fiume e, poiché è come un fiume, non ha senso cercare di fermare il flusso del fiume.

Non importa quanti pensieri ti attraversano la mente quando mediti. Se cento pensieri ti attraversano la mente in un minuto, allora hai cento condizioni per la meditazione.

Quando ti ritrovi a lottare con molte distrazioni, puoi effettivamente fare buon uso di ogni distrazione come oggetto di meditazione. In questo modo, queste distrazioni non sono più distrazioni, ma diventano un aiuto per la tua meditazione.

Il processo di osservazione dei pensieri è così: un pensiero è seguito da un intervallo, un intervallo è seguito da un altro pensiero e poi da un altro intervallo. Se continui a praticare, gradualmente questi intervalli diventeranno sempre più lunghi e la tua esperienza di stabilizzare la tua mente così com'è diventerà sempre più diretta.  Pertanto, la mente ha due stati di base, uno con pensieri e l'altro senza pensieri, e questi due stati sono anche condizioni utili per la meditazione.    

Yongey Mingyur Rinpoche (1975 - )  è un Maestro del buddismo tibetano e autore di molti bestseller. Fin da giovane è stato attratto da una vita di contemplazione ed ha trascorso molti anni della sua infanzia in un severo ritiro. Ha creato la Tergar Meditation Community, una comunità di meditazione buddhista. Vedi link:   https://tergar.org/      https://tergar.org/about/mingyur-rinpoche/

lunedì 16 settembre 2024

La memoria del pesce rosso - Bruno Patino. parte 1

 La civilisation du poisson rouge. Petit traité sur e marchè e l'attention scritto da Bruno Patino nel 2019  è stato tradotto in italiano nel 2020 con il titolo La memoria del pesce rosso: Come cavarsela in un mondo dove il tempo è la nuova moneta.

Bruno Patino (1965 - ) è il direttore editoriale della rete televisiva Arte France e dirige la scuola di giornalismo di Sciences PO (Institut d’études politiques) di Parigi. Esperto di dinamiche mediatiche e digitali, ha partecipato allo sviluppo dell’informazione in Internet fin dalle origini. Ha pubblicato diversi libri sullo stato dei media in Francia e in Europa, La memoria del pesce rosso è il suo primo bestseller.

Estratti del libro: https://books.google.it/books/about/La_memoria_del_pesce_rosso.html?id=nbX_DwAAQBAJ&source=kp_author_description&redir_esc=y    Condividete le vostre esperienze sul sito www.sortirdubocal.fr

Già bestseller assoluto in Francia, La memoria del pesce rosso ci insegna a capire i meccanismi segreti della comunicazione digitale, come sta cambiando il nostro cervello, e come salvarci dalla dipendenza da Internet e social media, recuperando la libertà di gestire il nostro tempo.  Il tempo della lotta è arrivato, non dobbiamo rigettare la civiltà numerica, ma trasformarla, e ritrovare l'ideale umanista che motivava i primi utopisti alla comparsa di Internet.

Bruno Patino ci spiega attraverso questo libro perché hai la memoria corta ma anche come funziona il mercato dell'attenzione, che fa fatturare triliardi ai colossi del web. ci spiega i meccanismi adottati dai social media per rubare il nostro tempo, mostrandoci tutti i rischi e i danni indotti dalla dipendenza digitale.  
C'è chi dice che i big data sono il nuovo oro nero, ma c'è una merce che vale ancora di più nel terzo millennio: l'attenzione. Cala vertiginosamente, nell'era digitale, la capacità di esercitarla. Gli ingegneri di Google hanno calcolato che la durata massima dell'attenzione di un millennial è di 9 secondi, pericolosamente vicina a quella di un pesce rosso: 8 secondi. Cinque ore al giorno davanti ai nostri smartphone, sottoposti a centinaia di messaggi, sollecitazioni, informazioni, rumori, foto, video, ci hanno trasformato in pesci rossi prigionieri di una boccia digitale. 
Oggi il mercato dell'attenzione - nato in America negli anni Venti dalla necessità da parte dei media che vivevano di pubblicità di catturare l'attenzione delle persone - non ha più limiti grazie alla connessione permanente ai dispositivi digitali: le imprese del Web non si limitano a conoscere i nostri gusti ed emozioni per meglio attirare la nostra attenzione, ma arrivano a saccheggiare il tempo destinato alla nostra vita intellettuale, culturale, famigliare, al nostro sonno. Patino propone una ricetta per contrastare questa deriva individuale e sociale: costruire una nuova cultura dell'attenzione, affinché il cervello possa riconquistare il tempo per riflettere, sognare e ricostruire relazioni non avvelenate dalla dipendenza digitale.
 
Pag. 20.  Uno studio del Journal of social and clinical psychology valuta a 30 minuti il tempo massimo di esposizione ai social media e agli schermi di Internet, oltre questo tempo diventa pericoloso per la salute mentale restare sui social.  E' da riflettere se anche Tim Berner Lee, l'inventore del WEB, dichiara che l'utopia digitale, ossia l'avvento di Internet visto come un'estensione del sapere, della democrazia, e come una agora unviversale sia finita. E adesso per lui è il tempo dei rimpianti, e sta cercando di creare una nuova rete che possa contrastare il WEB. 

Internet è diventato un nuovo progetto economico, una nuova forma di capitalismo, il capitalismo della sorveglianza come lo definisce la professoressa Shoshana Zuboff  in un libro del 2019. Gli algoritmi sono diventati i nuovi strumenti di questa economia. L'economia dell'attenzione distrugge poco a poco tutti i nostri riferimenti: il deregolamento dell'informazione, le false notizie, la censura applicata dai giganti del web mettono in pericolo la nostra democrazia. 
Il tempo medio quotidiano passato su smartphone o computer è raddoppiato negli ultimi anni fino ad arrivare ad una media di 5 ore al giorno nei vari Paesi. Secondo la fondazione Kaiser Family i giovani americani passano 5 ore davanti ai videogiochi ed arrivano a un totale di 8 ore quotidiane. Il tempo della connessione assorbe le esistenze.  La nostra epoca è rappresentata da una foto, fatta girare nel web e presa in una stazione, in cui una trentina di persone, vestite in modo diverso, di tutte le età ed estrazione sociale erano chine verso i loro smartphone, come pietrificati in una posizione di sottomissione universale.
Sono cominciate ad apparire anche le prime patologie come la nomophobia (no mobil phone phobia), ossia il panico  di fronte all'allontanamento del portatile. 
 
Pag. 23 Un'altra patologia è stata definita phnubbing, ossia la consultazione ostentata e continua del portatile o samrtphone quando si sta con familiari, amici, amanti. Altra mania è quella di postare sui vari social i differenti momenti dell'esistenza con la paura di sparire dallo sguardo e dal giudizio elettronico degli altri e sentirsi così abbandonati (l'athazagoraphobie). Molti assumono varie identità, varie maschere  nel web che non sanno più quale privilegiare nella vita reale.  
Pag. 24. La società digitale assomiglia a un popolo di drogati ipnotizzati dallo schermo.
 
Pag. 27.  Nel 2020, ogni minuto 500.000 tweets alimentavano la piattaforma Twitter, 2,4 milioni di snaps sono pubblicati su Sanphchat, un milione di persone si collegavano a Facebook. 38 milioni di messaggi inviati, 18 milioni di sms, 1,1 milioni di swipes su Tinder, 4,3 milioni di video visti su YouTube;  187 milioni di e-mail.   
Tutti questi contenuti messi sul web o consultati vengono esaminati da algoritmi delle varie piattaforme per comprendere il comportamento umano e monetizzarlo. Si cerca di capire quali sono le preferenze individuali, le abitudini, le reazioni per catturare l'attenzione, magari anche mettendo a punto sistemi di ricompense aleatorie. Queste piattaforme ti propongono materiale di tutti i tipi, dal serio al ridicolo, dall'utile al derisorio, e l'utilizzatore tra tutto questo enorme flusso di materiale proposto, ogni tanto, trova qualcosa che lo interessa, e l'obiettivo è quello di aumentare il tempo che l'utilizzatore passa davanti al video. 
Nello stesso modo funziona l'intelligenza artificiale di Tinder, che ti propone profili vicini al tuo, suscettibili di interesse, e nello stesso tempo profili totalmente distanti dal tuo interesse.  
 
Pag. 35.  Si tratta di proporti materiale con un dosaggio sottile, soddisfare l'utilizzatore per farlo rivenire su quel sito e nello stesso tempo frustarlo in modo limitato e piano, piano si passa così dall'abitudine alla dipendenza. Lo stesso è l'obiettivo delle funzione Autoplay, quando cerchiamo un film, o un'informazione, al termine del film, te ne propongono automaticamente un altro. 
 
Pag. 35.  Con, ogni volta, l'obiettivo dichiarato di accrescere il tempo passato dall'utilizzatore, nella speranza che questo abbandoni il controllo di questi tempi.  Rimaniamo per ore davanti ai vari video cercando di trovare l'informazione utile, o un film interessante.
 
Pag. 42.  Uno dei testi fondamentali dell'utopia digitale è La dichiarazione di indipendenza del cyberspazio del 1996 redatta da John Perry Barlow (morto nel 2018), un mondo che è ovunque e da nessuna parte, senza territorio nè realtà fisica, e animato dal principio della libertà d'accesso e di espressione senza limitazioni.  
Questi adepti della libertà digitale, hackers, pensatori si opponevano ad ogni intervento che avrebbe potuto limitare l'esercizio della libertà collettiva.  Anche i sognatori legavano lo sviluppo digitale all'apparizione di una umanità migliore. Pag. 44.  Una delle frasi ricorrenti era: "Noi creeremo una civiltà della mente, della coscienza nel cyberspazio. Possa essere più umana e più giusta del mondo uscito dai vostri Governi".
Purtroppo, questa dichiarazione, dopo 20 anni assomiglia alla luce di una stella morta, testimone di qualcosa che brilla ma che non ci sarà più.

Pag. 45. Teilhard de Chardin ( 1881-1955) annunciò la progettazione di una forma di coscienza universale e planetaria che mettesse in relazione tutti i campi della conoscenza. A livello planetario la Noosfera nasce dall'interconnessione dei cervelli umani, si sovrappone a altre forme di organizzazione per fondare la mente dell'universo o della terra.  

Per Perry Barlow e i suoi discepoli che credevano nell'utopia digitale questa Noosfera era Internet. La sua creazione avrebbe stravolto le sorti dell'umanità. e le avrebbe permesso di arrivare a una tappa supplementare nella sua evoluzione. L'uguaglianza totale associata alla libertà assoluta per arrivare ad una saggezza universale. Questa convinzione di mettere a disposizione dell'umanità una informazione illimitata è restata quella di una minorità.

La memoria del pesce rosso - Bruno Patino. parte 2

Pag. 47. La mano invisibile del mercato ha sostituito la rete. L'utopia iniziale sta morendo sostituita dai nuovi mostri: il potere economico nato dall'accumulazione e la rabbia collettiva nata dalle passioni individuali.  Molti ex-dirigenti di Google e Facebook, da alcuni anni, hanno inizato a fare dichiarazioni allarmanti. 

Pag. 50. Sean Parker dichiara pubblicamente: "Dio solo sa, quello che stiamo facendo ai nostri figli" e rivela che i social approfittano delle debolezze psicologiche dei più giovani.  In questo convengono sia Chamath Palihapitiya, e Justin Rosenstein, il creatore del pulsate Like. 

Pag. 50. Tristan Harris scrive sul giornale 1843 pubblicato dall'Economist : "Il vero obiettivo dei giganti della Tech è di rendere le persone dipendenti approfittando della loro vulnerabilità".    Anche Kevin Systrom e Mike Krieger, i fondatori di Instagram, riacquistato da Facebook nel 2012, hanno lasciato Facebook, e la loro partenza potrebbe provocare uno shock nel mondo della Silicon Valley. D'altronde i dirigenti delle Big Tech, più precisamente delle big five – Meta-Facebook, Alphabet-Google, Amazon, Microsoft ed Apple, “MAAMA” secondo l'ennesimo acronimo coniato da The Economist,  mettono i loro figli a studiare  in scuole non connesse al web e impediscono loro di usare le loro invenzioni.


Pag. 51. Il pù emblematico dei nuovi oppositore alla deriva del web e anche uno dei più attivi è proprio il padre del web, colui che l'ha inventato: Tim_Berners-Lee.  Ha creato anche una fondazione la World Wide Web Foundation per sostenere la sua azione e dichiara: "Il Web doveva servire l'umanità, ma sappiamo che ha fallito. (...)  La grande centralizzazione del Web mette in pericolo l'umanità intera, e questo è stato fatto senza un'azione deliberata di coloro che hanno fondato questa piattaforma".  

Pag. 53. Il Web è stato costruito sul duplice principio dell'accesso universale gratuito e della collaborazione degli utilizzatori per farlo crescere e migliorare. Tutti avrebbero dovuto accedere a questa informazione decentralizzata, e ciascuno sembrava avere la stessa dose di potere.  Oggi, ci sono quelli che spiano e quelli che sono spiati, l'uguaglianza perfetta ha generato uan asimmetria inedita.  (...) Google, Facebook, Amazon sono in grado di controllare, manipolare, e spiare tutti in modo incredibile. 

Pag. 54. Anche il co-creatore del Web Winton Cerf dopo aver lavorato con Google dichiara: "Lo spazio collettivo che avevo immaginato, oggi si è privatizzato, alcuni pionieri stanno espropriando i loro simili per fare di questo nuovo continente il loro regno". 

Pag. 54.  Tim Berners-Lee, non ha abbandonato il suo progetto utopico e sta portando avanti il progetto Solid, un sistema dove piccoli gruppi di informatici tentano di costruire delle soluzioni collaborative, senza passare per le piattaforme che ormai regolano le nostre vite. 

I libertari hanno organizzato una resistenza. La domanda che si pongono è:  accettare la dipendenza o rifiutare totalmente il digitale. (...) Tutti hanno sognato o sognano ancora di un'agora aperta che rinforzerebbe il dibattito democratico, e promuoverebbe un'economia di condivisione solidale. Ma purtroppo oggi si sta sostituendo la società dello scambio paritario con la giungla dell'accumulazione, le comunità collaborative sono sotituite dalle società della sorveglianza, con la dominazione della società da parte del tecno-capitalismo, del capitalismo della sorveglianza e dell'economia dell'attenzione. L'utopia iniziale è stata abbandonata e tradita.

L'impero dei dati si trova nella Silicon Valley da ormai tre decenni, la Stanford università si trova vicino a san Francisco, e qui nel 1998 è stato creato da B.J. Fogg il Persuasive Technology Lab, il laboratorio delle tecnologie della persuasione. 

Pag. 58. Fogg ha presentato una tesi sugli ordinatori carismatici, evidenziando il legame complesso che unisce l'umano allo schermo del computer, che è molto più complesso che quello che mette in relazione l'essere umano a un semplice strumento.

Pag. 59. Il nuovo Guru della Silicon Valley dichiara che il suo scopo è di "cercare di scoprire come i computer possano cambiare quello che le persone pensano, e come i computer possano produrre questo cambiamento in modo autonomo".  Il Peersuasive Lab ha inventato il termine "la captologie" ossia l'arte di captare l'attenzione dell'utilizzatore, indipendentemente se questo lo voglia o meno.   Il legame tra l'attrazione delle piattaforme e l'assorbire l'attenzione degli utilizzatore è la psicologia.  (...)         Gli ingegneri sviluppano le interfacce sulla base di tre fattori: 1- la motivazione, 2- l'abilità di portare avanti un'azione e 3- l'elemento di attivazione (attraverso le sfide on line, comparare le abilità con altri secondo la teoria della comparazione sociale di Leon Festinger).

Un'altra motivazione è espressa dall'acronimo FoMO; Fear of Missing Out, la paura di mancare qualcosa, di sentirsi escluso dal cerchio dei pari se non si attuano determinati comportamenti.  

Pag. 60. Il campo di attività della "captologia" sono le HIM, interfacce uomo-macchina e i risultati sono misurati dal tempo di attenzione o di presenza davanti allo schermo. (...)  Il numero di connessioni, la loro durata, il numero di interazioni, sono i parametri oggettivi.  Questi grafismi sono gli strumenti numerici di conquista del tempo umano.

Pag. 61. Anche la grafica UX Design è un'arma di attrazione, il dark design, il disegno oscuro, che provoca una forma di pirateria del cervello - the brain hacking.

Un altro pentito della tech, Bill Davidow  spiega in un articolo apparso in The Atlantic, "Exploiting the Neurosciences of Internet Addiction" che le grandi imprese del web arrivano a piratare le neuroscienze per aumentare la loro parte di mercato e fare immensi profitti. 

Pag. 62.  Il capitalismo numerico sarà un data-capitalismo; basato sui dati personali per comprendere meglio il comportamento degli utenti, (...) per prevederlo e influenzarlo con due obiettivi: 1- la sorveglianza da parte di Governi o altri enti, 2- la conquista del tempo per l'economia liberale dell'attenzione.  

Pag. 63. L'universo digitale è in costante crescita ma non il tempo disponibile. Almeno in teoria. Il tempo è diventato una merce rara ed è la risorsa più domandata e quella su cui si costrusice la crescita economica attuale.  

Pag. 64. L'economista Renaud Vigne in un articolo su The Conversation dichiara: Il tempo individuale e sociale è una frontiera che non è più inaccessibile;  (...) rappresenta una risorsa vitale per la forma moderna di tecnocapitalismo.  

Pag. 65.   I tre  "V" necessari allo sfruttamento dei dati sono: 1- la velocità, 2- il volume e 3- la varietà. Le Big tech si impadroniscono del tempo dei loro utilizzatori per meglio venderlo, ai pubblicitari da una parte e ai servizi digitali dall'altra  attraverso la creazione di piattoforme e servizi che ci incollano allo schermo. 

Gli algoritmi dell'intelligenza artificiale programmano e simulano la nostra azione davanti agli schermi. 

Pag. 67. Il filosofo Eric Sadin definisce l'intelligenza artificiale come una forma di razionalità tecnologica che cerca di ottimizzare ogni situazione.  La situazione diventa paradossale quando si cerca di catturare il tempo degli utilizzatori facendo credere loro di guadagnarlo. Questo fenomeno viene spiegato dal filosofo Chul Han, nel suo libro Dans la Nuée parlando di auto-asservimento.

Nel 2008 Mark Zuckerberg assume Sheryl Sandberg (proveniva da Google), che ha messo a punto la pubblicità mirata, con la vendita delle parole chiave. 

Pagg. 71-72. I due colossi, Google e Facebook dal 2010, utilizzano lo stesso modello: la pubblicità automatizzata legata ai dati personali strutturati, gestiti da un algoritmo. Oggi le due Big Tech assorbono circa l'80% di tutta la nuova pubblicità. Il 98% dei 40 miliardi di entrate di Facebook provengono dalla pubblicità mirata.  

Le Big tech hanno uno strumento esclusivo, ed è la capacità di conoscere l'identità, il comportamento degli individui grazie ai dati e ai siti che utilizzano. Il Service for data, servizio contro dati, permette a Google e Facebook di conoscerci rapidamente, sapere cosa facciamo, cosa amiamo, ecc,  gusti rapidamente sfruttati per la pubblicità. Più servizi ci offrono, più ci conoscono. 

Pag. 76.  Il filosofo Yves Citton ha distinto quattro categorie di interazioni: 1- i messaggi o allert, 2- la proposte di ricompense varie, 3- lo sviluppo di messaggi divertenti, scioccanti o seri, 4- la paura di mancare l'immancabile (la FoMo).  (... )  Oggi Internet fornisce in continuazione stimoli rapidi e superficiali che nutrono le pulsioni e le emozioni, riempono il vuoto e la solitudine degli utilizzatori.  Le Big Tech cercano di guadagnare del tempo sul tempo che gli utilizzatori dovrebbero dedicare ad altre attività, bombardandoli di sollecitazioni. 

Nel 2018 gli americani dedicavano 12 ore al giorno agli schermi, ai media e al digitale. Una metà della vita commerciabile, una metà della vita commercializzata.  

Su Youtube gli algortirmi di raccomandazione ci suggeriscono una versione più intensa del video precedente, e ci spingono all'estremizzazione. Nel campo della politica e del sociale portano gli utilizzatori nella galassia di contenuto estremista o complottista. 

I video devono catturare l'attenzione nei primi tre secondi perchè molti utilizzatori lasciano il video dopo quattro secondi.  Anche su Spotify i responsabili sanno che per poter continuare ad esitere un pezzo musicale deve colpire entro i dieci secondi. Su Netflix si utilizza la tecnica dell'incatenamento automatico proponendo un episodio dopo l'altro per creare dipendenza. Blockbuster propone agli adolescenti filmati sempre più brevi con effetti visuali sempre più impressionanti.  Solo il libro resiste, ma il tempo  consacrato alla lettura da parte dei più giovani si riduce notevolmente.

Le Big tech in una situazione di monopolio, si stanno con continuità appropriando dei nostri dati personali, e l'inquietante è non sapere che uso ne faranno. ma è sicuro che condizioneranno la nostra vita.  

Pag. 82. Per riprendere la dichiarazione di Bernard Stiegler, "Il tempo che ci è stato rubato, e quello della mancanza, e quindi del desiderio. Quello dell'amore, dell'altro, e dell'assoluto".   Bernard Stiegler è stato un filosofo francese che ha esplorato i temi della tecnologia e di come questa influenzi da sempre l'umanità e il lavoro. Morì suicida.

L'universitaria Shoshana Zuboff  ha messo a punto il termine "Capitalismo della Sorveglianza" che è anche il titolo del libro pubblicato nel 2019, la sorveglianza delle nostre vite è l'estensione naturale della pubblicità mirata.  (...) Il capitalismo di sorveglianza è una logica economica parassita nella quale la produzione delle merci e dei servizi è subordinata a una nuova architettura globale della trasformazione comportamentale degli individui e delle masse. Questo percorso indicato è la materializzazione degli algoritmi, che in permanenza ci guidano nei nostri percorsi e nelle nostre decisioni: seguirli ciecamente credendo alla loro promessa di ottimizzazione ci ha trasformato in sonnambuli. 

pag. 84.    L'economia dell'attenzione ha spinto le piattaforme a creare degli ambienti che corrispondono alle nostre esigenze.  

Pagg. 86-87. Eli Parisier ha svilupapto il concetto di "bolle di filtraggio" nel suo libro The Filter Bubble, apparso nel 2011. Denunciava la selezione dei dati operati dagli algoritmi di personalizzazione delle piattaforme quando selezionano l'informazione con la quale l'utilizzatore è confrontato.  (...) Per Parisier, "gli algoritmi imprigionano l'utilizzatore nella sua bolla di informazione, che lo chiude nella sua propria visione del mondo e lo indottrina con le sue stesse opinioni, e falsano il suo rapporto con la realtà". Come lo precisa Eric sadin, si tratta di creare una realtà che ci sia conforme, con lo scopo di farci entrare il più tempo possibile e di maniera più ripetuta possibile in questo universo. 

Pag. 88. Lo scrittore Philip K. Dick trova la definizione di assurdo: "La realtà è qualcosa che scompare quando voi cessate di credere in essa".  Ma la realtà è prima di tutto personale. Noi siamo gli attori della nostra stessa propaganda.  

Pag. 90. Neil Postman metteva a confronto le tesi esposte in 1984 di Orwell e Il migliore dei mondi di Aldous Huxley, per concludere dell'attualità delle tesi sostenute nel secondo libro a scapito del primo. Orwell nel libro 1984 descriveva un'oppressione imposta da un potere esterno, sostituendo l'informazione con la propaganda, un mondo dove i libri sono vietati, dove la verità è dissimulata, e i vincoli imposti con la forza. Huxley annunciava una civiltà sedotta, alimentata da un torrente di contenuti,  resa schiava e come sonnambula dal piacere che si infligge. In questa distopia, non c'è più ragione di leggere un libro, in quanto nessuno vuole più leggerlo. L'informazione disponibile è annegata in un flusso di assurdità.  Questo flusso debordante, non ci arriva in modo casuale, ma è organizzato da un'economia predatrice. 

(...) Il capitalismo dell'attenzione, la fabbrica delle realtà individuale comincia  a produrre segni di stanchezza, e  ha cominciato a produrre un impero del falso. 

Pag. 91. Falsi umani, falsi startistiche, falsi conti, falsi siti si coniugano per ottenere dei veri dollari. La maggior parte degli studi valutano l'attività umana a meno del 60% dell'attività totale di Internet. Il resto è prodotto da robots o da esseri umani il cui mestiere è produrre falsa informazione. Le fabbriche del click (come preferenze, ecc ) si moltiplicano nel mondo, e in particolare in Cina. (...) Ci lavorano dei giovani, ognuno responsabile di decine di telefoni o di siti. Il loro lavoro è connettere ogni telefono allo stesso video, per gonfiare le cifre dell'audience. 

Facebook e Youtube hanno dichiarato che il tempo di visione dei video potrebbe essere sopra-stimato del 60 - 80%.  Youtube ha creato degli strumenti tecnologici per individuare i falsi ascolti nati dai robots che si fanno passare per umani.   -  Robots contro robots. 

Pag. 93.  Paradossalmente i contenuti prodotti dagli umani essendo minoritari sono considerati falsi.  Il giornalista Max Read (il suo Blog Life in Pixels) nel 2018 dichiara che c'è una via di uscita:  "Questo modello di predazione umana non sarà più sostenibile economicamente nel tempo". (...)  L'economia dell'attenzione genera e si nutrisce di recite frammentarie. 

Pag. 97. Quello che la Rand Corporation chiama la Truth decay, la decadenza della verità, è in effetti una moltiplicazione di vie, di convinzioni, e di contesti di interpretazione. La filosofa germano-americana  Hannah Arendt distingueva due tipi di verità, la verità scientifica, che si può provare e dimostrare con l'esperienza e il sapere, e la verità del fatto, che risulta dalle testimonianze intorno ad un evento. Il destino delle due verità non è identico. La solidità della prima, difficile a falsificare, la protegge. La seconda, invece, possiede un carattere relativo che spiega la sua fragilità.  

Pg. 98. In linea e nei social, esistono diverse versioni della stessa notizia, diverse versioni di un stesso effetto scientifico, diverse versioni di uno stesso episodio storico. False notizie, falsa scienza, falsa storia, sui social, partecipano a questa bolla con diverse sfaccettature narrative. (...) La tecnica dell'aggiunta di narratori contraddittori è molto più antica dell'avvento dei social.

Pag. 99.  Non esiste più una recita unica possibile. E allora una versione unica dei fatti diviene illusoria. L'espressione del celebre sociologo e uomo politico Daniel Patrick Moynihan, utilizzata nelle scuole di giornalismo, postula che "tutti hanno diritto alla loro opinione ma non ai loro fatti". Questa esppressione sembra ormai colorata di un inesorabile rimpianto. 

Nella sua opera The Death of Truth, la morte della verità, la critica letteraria americana Michiko Kautani sottolinea il legame tra la perdita di fiducia generalizzata nelle istituzioni e la perdita di fiducia nelle narrazioni che producono, legami che si sviluppano come un cerchio vizioso, una sfiducia alimenta l'altra. 

(...) L'economia dell'attenzione ha permesso di democratizzare l'economia del dubbio, rendendola tecnicamente accessibile a tutti, e conferendogli un modello economico molto più redditizio e più generalizzato dell'economia della verità.  (...) Un modello economico che ha trasformato una agora possibile in un caledoscopio di credenze in guerra gli uni contro gli altri, per il grande profitto di questi mercanti di armi che sono i mercanti dell'attenzione. 

Pag. 106. Poi le correlazioni tra fatti più disparati danno risultati esilaranti.  Il sito Spurious Correlations e il Decoduers del giornale Le Monde hanno elaborato dei generatori aleatori di comparazioni assurde, dei piccoli algoritmi che metteno in relazione degli eventi indipendenti gli uni dagli altri. (...) uno dei più grandi successi di Spurious mostra il parallellismo assoluto, anno dopo anno, tra il numero di annegati nelle piscine degli Stati Uniti e il numero dei film in cui recita l'attore Nicolas Cage.  Statisticamente è impeccabile: l'indice di correlazione è del 66% (r=0,666004), come per caso, aggiungeranno i complottisiti.   Questo fa riflettere sulle molte assurdità e correlazioni che ci hanno proposto in questi ultimi anni oscuri. 

Gerald Bronner, nel libro La Démocratie des crédules dice: "nell'immensità del contenuto disponibile su Internt, si finisce sempre di trovare quello che si cerca, ogni richiesta finisce sempre per essere soddisfatta". Aiutandoci ad avallare le nostre credenze, come ad esempio che la Terra è piatta. Si produce così un'asimmetria a favore dei più determinati e dei più attivi nel ricercare notizie. 

Twitter dimostra ogni giorno che Internet è una democrazia dove certi votano una volta e altri mille.

Pag. 108. Arrivare agli scambi estremi e alla polarizzazione dello spazio digitale tra convinti e irriconciliabili, è la conseguenza logica.  (...)  Il giurista e filosofo Cass Sunstein spiega e dettaglia, in Going to Extremes, a che punto il desiderio di essere approvato dai pari spinge l'utilizzatore a accentuare l'aspetto estremo di quello che afferma e posta sui Social, il suo atteggiamento ad oltranza agisce come una specie di salvacondotto in un gruppo ben strutturato.

David Dunning e Justin Kruger in un articolo appparso nel 1999 nel Journal of Personality and Social Psychology, evidenziano un legame tra il grado di ignoranza di un individuo e il grado di autostima. Più uno è ignorante, più cerca di guadagnare consensi.    

Meno si sa, più si afferma, e più si afferma, più si è visibili sulla struttura simmetrica dei Social. 

I Social sommergendoci di notizie seminano dubbi. L'economia del dubbio ha creato un impero di credenze, diventato poi il terreno dei complotti.  (...) Nella nostra epoca digitale, la credenza di ciascuno finisce per strutturare la realtà diventando una verità che si immagina condivisa. 

Pag. 117.  Oggi, essendo tutta l'informazione disponibile in linea, la stampa non è più percepita come l'ente che pubblica le notizie, ma come quello che nasconde le notizie. E' accusata di farlo obbedendo a dei criteri di scelta che non sarebebro più disinteressati e indipendenti, ma dettati dai poteri politici o economici. Il gatekeeping assomiglia a una censura mascherata, Quanto all'agenda setting, è ancora peggio: i giornalisti riprodurranno solo soggetti a cui sono interessati come casta sociale omogenea nelle sue convinzioni, nelle sue pratiche culturali e nei suoi luoghi di vita (Spesso l'agenda setting è dettata dal Governo in carica).  In questo modo si mette in discussione la stessa esistenza della stampa e dei giornalisti. 

Pagg. 118-119. La rivoluzione digitale, per il giornalismo, era la promessa di una conversazione universale e con i cittadini nella  quale la stampa avrebbe giocato un ruolo centrale e riconosciuto fornendo i fatti, i loro contesti e la loro spiegazione.   La conversazione si sarebbe dovuta basare sul commercio libero delle idee, evocato da John Milton e enunciato da John Stuart Mill, che avrebbe permesso alla verità di affinarsi e di affermarsi. Venti anni più tardi, tutto è cambaito.

Pagg. 120.121. Purtroppo le conversazioni disorganizzate sul web sono animate da cattivi attori. Ethan Zuckerman, direttore del center for Civic Media al MIT, ha distinto quattro categorie di questi cattivi attori: 1- gli agenti di disinformazione, potenze straniere, gruppi di interessi economici o politici,  2- gli annunciatori di notizie (dark ads) per discreditare la concorrenza o per ingannare il consumatore, 3- i complottisti e altri illuminati, 4- i Robot che adottano una identità di un utilizzatore per falsare una conversazione.  La rete agisce come un frullatore che unisce queste quattro famiglie agli altri messaggi.

Facebook rivendicava di aver chiuso un milione di profili falsi al giorno nel 2019, cifra che lascia intravedere l'entità del fenomeno.

Le politiche di validazione o di ritiro del contenuto sono più pericolose perchè riguardano il contenuto e non si limitano agli attori (...)  ciò può portare a forme di censura.

Pag. 123. 1- Universalità dell'accesso, 2- profitto economico, 3- qualità e diversità dell'informazione prodotta       formano i tre lati di un triangolo difficilmente equilatero.

Nel passaggio al digitale e ai Social l'informazione è trattata come gli altri contenuti, secondo la sua efficacità economica. (...) In questo mercato disequilibrato l'informazione seria è seriamente  sfavorita.

Pag. 125. Gli algoritmi di Facebook sono determinati da quattro fattori. La disponibilità, i segnali emessi per ciascun contenuto, le reazioni previste e il punteggio finale compongono il cocktail matematico che distribuisce e assegna una gerarchia ai messaggi, per ciascun individuo. (...) La politica del meaningful interaction (le interazioni che hanno senso), enunciata nel 2018 dal fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, dà la priorità ai contenuti che danno vita a delle reazioni e smorzano le conversazioni. Le informazioni professionali diventano contenuti di secondo piano.  (...)  Il gatekeeping si è invertito: tutti possono entrare nel sistema, ma l'utilizzatore non ha accesso a tutte le informazioni...  L'agenda setting, è ormai costruita dagli algoritmi, non per la collettività, ma per ciascun utilizzatore in funzione dell'efficacità passionale del messaggio, che provoca una reazione e contribuirà ad animare la rete. 

Pag, 127.  I media hanno delle difficoltà a percepire cosa succede sulla rete: è impossibile per loro avere uan visione panoramica di quello che è costituito da un insieme di micro-spazi personalizzati. Quanto allo spazio delle piattaforme social, non esiste in quanto tale: ciascuno ha la propria versione di Facebook, di YouTube o di Twitter.

Pag. 129-130.  Ray Kurzweil, 70 guru spiritualista, dirige all'interno di Google "la Singularity University" che gli serve come posto di comando ai suoi sogni di demiurgo. I transumanisti coniugano le tecnologie digitali, le nanotecnologie, la biologia e le scienze cognitive (riunite nell'acronimo NBIC) per costruire degli strumenti che permettono a quelli che ne dispongono di scappare alla fatalità della condizione umana. Ogni individuo si appartiene integralmente, e è dunque libero di "aumentarsi e potenziarsi" senza che alcun limite, oltre quello scientifico, gli si possa essere opposto. La malattia, la vecchiaia, e la morte, sono delle frontiere superabili e presto sorpassate. 

Il quadro del trasumanismo è completato dalle paure nate dallo sviluppo dell'intelligenza artificiale (I.A.) e del settore legato al Machine Learning, le macchine che apprendono. (...)  Le applicazioni sono ancora limitate ma il transumanesimo già le annuncia: "verrà un momento in cui i super-computer, messi in rete, supereranno l'umanità e prenderanno in carica l'organizzazione di una nuova civiltà fondata sull'intelligenza delle macchine". Kurzweil chiama questo momento "La singolarità" e annuncia il suo avvento per il 2045...

Nel 2019, una catena di alberghi giapponese ha dovuto chiudere i suoi hotel gestiti da robot a causa dei troppi errori commessi dai robot.

Pag. 133. Accettare la potenza attuale delle piattaforme, riconoscere loro una capacità di scrivere un futuro transumanista condanna all'immobilità, e nasconde la lotta che si deve portare avanti. Questa concezione fa il loro gioco. Ci priva di spazio: gli Stati sono condananti all'impotenza a causa di organizzazioni trans-nazionali senza territorio, e gli individui alla dipendenza dell'auto-asservimento: Ci priva di tempo: il futuro è scritto, tutto è già scritto. Fare dei giganti digitali i protagonisti (i mostri) di una generazione nuova significa conferire loro un potere normativo sulle economie, sulle società e sulle nostre vite. 

E' possibile cambiare, ponendo dei limiti al modello pubblicitario legato ai dati personali. (...) Lottare contro la dominazione dell'attenzione che ci proietta nella dipendenza non è un rifiuto della società digitale.

Pag. 141. Una nuova saggezza, un nuovo modo di apprendere la libertà si profila. (...) si tratterà di avere non l'accesso alla connessione, ma alla de-connessione. L'accesso non alla musica ma al silenzio, non alla conversazione ma alla meditazione, non alla informazione immediata, ma alla riflessione voluta.  I seminari di disintossicazione tecnologica si moltiplicano. I ritiri spirituali nei monasteri hanno cambiato di natura: prima bisognava scappare dal mondo per trovare Dio, oggi ormai bisogna scappare dagli stimoli elettronici per, semplicemente ritrovarsi. Essere tagliati dai social per, infine, essere di nuovo nel mondo.

E' quello che fanno gli imprenditori della Silicon Valley, che mettono i loro figli in scuole Tech Free (senza tecnologia).

Si può anche proporre una semplice regola di correttezza, un apprendimento in famiglia per deporre lo smartphone prima del pranzo e dei momenti di condivisione. Dopo tutto, lo schermo del portatile è lo schermo dell'intimità, e non è anormale di non imporlo a quelli che ci circondano. La limitazione del portatile a scuola sta diventando realtà, vedi  L'Università di Stanford...

Pag. 143.  Facebook ha dovuto riconoscere, nel 2018, che le applicazioni continuavano a succhiare dati degli utilizzatori, anche quando questi erano disconnessi.  Ma anche in questo caso il peso degli utilizzatori può essere determinante.

La riconquista delle nostre esistenze passa dalla nostra capacità di definire dei momenti senza connessione, e soprattutto senza interazione sociale digitale.

La riconquista del tempo, di momenti di silenzio senza interruzioni e stimoli elettronici permetterà di abbozzare un circolo virtuoso. (...) Le iniziative come  quelle SQL (Si On Lisait), che promuovono una mezz'ora quotidiana di lettura obbligatoria alla scuola, stanno uscendo dalla fase di sperimentazione per diventare degli strumenti collettivi.  

Pag. 147. Ultima pagina. L'idea difesa da questo libro: la dipendenza che si sviluppa, gli effetti della bolla di informazioni, di squilibrio, di disseminazione di false notizie e di contro-realtà sono anche e soprattutto una produzione intrinseca del modello economico delle piattaforme digitali. E questo modello può essere corretto. Bisogna impegnarci per correggerlo, e in fretta. 

C'è una via possibile tra la giungla assoluta di un Internet libertario e l'universo carcerario delle reti sorvegliate. Questa via è possibile, è la via in società. Ma noi non possiamo lasciare a queste piattaforme la cura di organizzare questa via da sole, se noi speriamo che non sia popolata da umani con lo sguardo ipnotico che, incatenati a lori schermi, non sanno più guardare verso l'alto. 

Articoli, documentari e cifre:

  • I was devasted. di Tim-Berners-Lee.
  • Pour une technologie plus humaine, les repentis de la Silicon valley s'organisent. 2018
  • L'intelligence artificielle ou l'enjeu du siècle, 2018
  • Dopamine di Leo Favier, Arte,       
  • Genération écran: Genération malade? di Elena Sender e Rapjhael Hitier, Arte
  • Monthly active users of select social platforms, giugno 2018
  • Smartphone Addiction Tighens Its Global Grip, maggio 2017
  • 14 Things you'll Want to Know About the future of Media, novembre 2017
  • What happens in an Internet Minute?, maggio 2018.

C'è del marcio in Occidente - Piergiorgio Odifreddi

C'è del marcio in Occidente. I peccati che pesano sulla coscienza di un bianco italiano, europeo e occidentale è un libro scritto da Piegiorgio Odifreddi e pubblicato nell'aprile 2024.  

Piergiorgio Odifreddi è un matematico, logico e saggista italiano. Oltre che di matematica, nelle sue pubblicazioni si occupa di divulgazione scientifica, storia della scienza, filosofia, politica, religione, esegesi, filologia e saggistica varia. Odifreddi, come molti italiani nati nel dopoguerra, è cresciuto nel mito degli Stati Uniti e dei soldati americani “liberatori”: sono stati loro, d’altra parte, ad aver salvato suo padre e suo nonno, entrambi deportati dai nazi-fascisti. Eppure, a partire dalla guerra del Vietnam, il suo rapporto con gli Stati Uniti inizia a cambiare. Ci studia per due anni, e ci insegna per venti. Viaggia in tutto il mondo, ed esplora in lungo e in largo il continente americano. Scopre come gli Stati Uniti hanno assunto il ruolo di gendarme del mondo: sfruttamento economico, embargo commerciale, occupazione militare…

In questo libro Odifreddi riflette sull’arroganza dell’Occidente. Riporta famosi interventi critici verso l'Occidente di Josè Saramago, romanziere portoghese, di Edward Said, intellettuale palestinese, di Al Gore, vice presidente degli U.S.A. e ambientalista, di Julian Assange, il giornalista australiano, di Pepe Mujica, presidente dell'Uruguay, di Wole Soyinka, il drammaturco nigeriano, di Subrahmanyam Jaishankar, diplomatico indiano.   Riporta anche gli ultimi interventi di Putin e Xi Jinping prima della guerra in Ucraina, di Papa Bergoglio subito dopo l'invasione; e la lettera diffusa da Osam Bin Laden dopo l'attentato alle torri gemelle a New York nel 2001.  Nonostante le ampie divergenze geografiche, culturali e politiche fra gli autori citati, che spaziano dagli europei agli asiatici, dai letterati agli scienziati, dai pacifisti ai terroristi, dagli uomini di stato ai papi, tutti esprimono critiche convergenti nei confronti dell’Occidente, anche e soprattutto nel nuovo millennio.

Il libro analizza, inoltre, le dieci categorie che caratterizzano la civiltà occidentale che corrispondo ai nostri dieci peccati capitali: occidentalismo, cristianesimo, colonialismo, militarismo, razzismo, classicismo, idealismo, capitalismo, populismo, mediaticità. E ci invita a non farci alleviare la coscienza dall’illusione che, forse, gli altri possono persino essere peggio di noi.

Sono stati gli scritti di Russell e Einstein, e gli insegnamenti di Rotblat e Atiyah, a introdurre Odifreddi all’utopia matura di un mondo senza chiese, senza stati, senza possessi e senza armi […].

Alcune frasi contenute nell'ultimo capitolo: "Le recenti guerre in Ucraina e in Palestina non hanno invece influito sulla mia visione, e si sono limitate a confermare una posizione che avevo già maturato negli anni. Una posizione di avversione per il modello autoreferenziale, giudaico-cristiano, colonialista, militarista, razzista, classicista, idealista, capitalista, antidemocratico e illiberale di un Occidente che mi appare sempre più come un insopportabile bambino capriccioso ed egoista, o uno scostante adolescente immaturo e presuntuoso".

"Oggi, gli occidentali infantili o adolescenziali credono che un mondo senza dèi, senza frontiere, senza multinazionali e senza atomiche sia solo una pia o un’empia illusione. Forse un giorno gli occidentali maturi si accorgeranno che altrettanto illusorie apparivano le nazioni ai tempi delle città-stato, le confederazioni o gli imperi ai tempi degli stati nazionali, e le superpotenze prima della Guerra Fredda".

"Purtroppo, come le nazioni si sono costituite con guerriglie fra le città, le confederazioni e gli imperi con guerre fra le nazioni, e le superpotenze con la Prima e la Seconda Guerra Mondiale, anche il nuovo ordine mondiale si costituirà con una Terza Guerra Mondiale, combattuta tra l’Occidente e il resto del pianeta. La Quarta, come disse Einstein, si combatterà poi tra bande armate di pietre e bastoni. […] ".

"In realtà, ci sarebbe anche una soluzione alternativa: che l’Occidente ammettesse le proprie secolari malefatte, compensasse gli enormi danni provocati, rinunciasse a dominare l’intero pianeta, e concordasse insieme al resto dell’umanità un governo mondiale democratico. Sarebbe la soluzione razionalmente più sensata, eticamente più equilibrata, moralmente più giusta e politicamente più pacifica, ma non rientra nel carattere aggressivo, arrogante e prevaricatore dell’Occidente, come questo libro ha cercato di dimostrare. E dunque, non verrà scelta spontaneamente".

"Comunque chi sopravviverà, vedrà. Ma scommetto che non sarà una bella visione, comunque andrà".

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi.  Nel Blog ci sono ci...