venerdì 22 ottobre 2021

Cervello e meditazione - di Matthieu Ricard e Wolf Singer.

 Vi presento il libro  Cervello e meditazione - di Matthieu Ricard e Wolf Singer.                                      "E’ sempre la nostra mente che crea la nostra esperienza del mondo e la traduce in benessere o sofferenza".  - Matthieu Ricard.

Matthieu Ricard è un monaco buddista da quarant'anni ed è un meditatore esperto che viene regolarmente chiamato dalle università di tutto il mondo per condurre esperimenti sul cervello. Wolf Singer, neurobiologo e direttore emerito del Max Planck Institute for Brain Research, è uno dei maggiori specialisti mondiali del cervello. Per otto anni, hanno condiviso le loro conoscenze e si sono interrogati insieme su come funziona la mente. La meditazione cambia i circuiti neurali? Come si formano le emozioni? Quali sono i diversi stati alterati di coscienza? Che cos'è l'io? Esiste il libero arbitrio? Cosa possiamo dire sulla natura della coscienza? Su ogni tema, Matthieu Ricard e Wolf Singer confrontano due tradizioni di pensiero. Una, la filosofia buddista, è una conoscenza in prima persona, frutto delle pratiche millenarie dei monaci tibetani. L'altra, la neuroscienza, è una conoscenza in terza persona, il risultato di esperimenti di laboratorio. I due approcci sono radicalmente diversi, ma spesso portano alle stesse conclusioni. Per sviluppare una vera "scienza della mente", è essenziale riunirli, come è stato delineato negli ultimi anni. Questo è ciò che propone questo libro: un dialogo approfondito tra le scienze contemplative e le scienze moderne per penetrare i misteri della mente umana. 

Lo scopo della meditazione è coltivare senza distrazioni uno stato della mente particolare. Non bisogna ridurre la meditazione all'opinione comune che l’associa a vuotare la mente o rilassarsi. Nelle lingue asiatiche ci sono due parole per tradurre meditazione: il termine sanscrito bhavana: che significa coltivare e sviluppare e il termine tibetano gom: che significa familiarizzare con le qualità e le prospettive associate ad un nuovo modo di essere. La meditazione quindi è un processo estremamente attivo.

Spesso siamo talmente assorbiti dal contenuto dei nostri pensieri che ci identifichiamo totalmente con essi. Uno degli scopi del buddhismo non è di essere privi di emozioni, ma di imparare a gestirle, non esserne schiavi, vederle sorgere e sparire senza creare perturbamenti emozionali. Quando le emozioni conflittuali come la collera invadono la nostra mente dovremmo riuscire a dissiparle. Dobbiamo essere sempre vigilanti e cercare di Non essere coinvolti dalle perturbazioni emozionali e provare a raggiungere una grande stabilità.

Si giudicano i praticanti quando sono confrontati alle avversità, è in questi momenti che si valutano realmente i cambiamenti che si sono prodotti nelle nostre attitudini. Quando siamo in faccia a qualcuno che ci critica e che ci insulta, se non esplodiamo, ma riusciamo a trattare questa situazione con calma mantenendo la nostra pace interiore, questo significa che noi abbiamo raggiunto un autentico equilibrio emozionale e una reale libertà interiore.

Nella meditazione è imperativo di mantenere una continuità e di meditare quotidianamente. Sia presto al mattino, sia prima di dormire. Il profumo della meditazione apporterà una fragranza particolare alla giornata.  Spesso gli eremiti e i meditanti sono accusati di egoismo e indifferenza. Invece, spesso il ritiro è una tappa fondamentale nell’evoluzione interiore, ci si ritira per diventare più forti, altrimenti saremo troppo vulnerabili per aiutare gli altri e se stessi. Per sviluppare una attitudine occorre tempo e concentrazione. Ho lavorato nel modo umanitario da diversi anni e ho constatato che i problemi maggiori (corruzione, conflitto di ego, debolezza di empatia e scoraggiamento) che sono presenti in questo mondo provengono da una mancanza di maturità delle qualità umane. E’ indispensabile acquistare una forza interiore, sviluppare la compassione, avere un bon equilibrio interno prima di impegnarsi ad andare in aiuto ad altri. Bisogna aver raggiunto un certo grado di saggezza per riconoscere che siamo sufficientemente maturi per aiutare realmente gli altri. Dobbiamo provare sinceramente di diventare un essere migliore. "Cambia te stesso per poter cambiare il mondo".

Perchè ci sia un conflitto occorrono due protagonisti. Per riprendere un proverbio tibetano “Non si può applaudire con una sola mano”.  Matthieu Ricard, nel testo, riporta un esperimento a cui ha partecipato in prima persona, con Paul Ekman e Robert Levenson a Berkeley.  Mi hanno messo a confronto con un una persona con un carattere molto difficile, e il dibattito si preannunciava riscaldato, la persona è subito entrata nel vivo del soggetto ed ha cominciata ad agitarsi, io cercavo di restare calmo e fornirgli le risposte sensate con un tono amichevole e cominciavo a prendere piacere nello stare in quella situazione. Dopo qualche tempo la persona ha cominciato a calmarsi e dopo dieci minuti ha dichiarato ai ricercatori: “Non posso litigare con quest’uomo, tiene delle argomentazioni sensate e sorride tutto il tempo”. 

L’antidoto consiste nell'essere cosciente del desiderio o della collera, invece di identificarsi con essi. Non possiamo fare esplodere la collera a discapito di quelli che ci circondano e della nostra pace interiore e nemmeno la possiamo reprimere. Il vero amore deve essere altruista, per essere una sorgente di benessere reciproco. La natura universale dell’altruismo fa sì che deve applicarsi a chiunque entra nel nostro campo di attenzione. Come il sole brilla nello stesso modo per tutti gli esseri e in tutte le direzioni; tuttavia nella vita ci sono delle persone che si trovano più vicine al sole della nostra attenzione. 
Conoscere la pace interiore e l’equanimità non significa che si cessa di fare esperienza del mondo in tutta la sua profondità, questo non implica il ridurre la qualità del nostro amore, della nostra affezione, della nostra apertura verso gli altri, né la nostra gioia. In realtà essere nel momento presente, ci rende più presenti agli altri e al mondo. Se ci sono onde enormi o la superficie dell’acqua resta liscia come uno specchio la profondità dell’oceano resta la stessa.  A scuola occorrerebbe sviluppare il coraggio e l’equilibrio emozionale.Oggi c'è la necessità di eliminare le principali afflizioni mentali che sono: attaccamento, collera, ostilità, arroganza, la confusione mentale e sostituirle con la serenità, la compassione, la libertà interiore. La maggioranza dei problemi che ci affliggono sono delle costruzioni mentali che sovrapponiamo alla realtà e che potremmo facilmente decostruire, infatti come è stato già detto è sempre la mente a fare esperienza del mondo.

L’individuo può fare evolvere la società e le istituzioni, le ricerche sulla epigenetica e la neuroplasticità hanno dimostrato che gli individui possono cambiare.

E’ possibile riconoscere la vera natura delle cose? Abbiamo due sorgenti di conoscenza: la prima l’esperienza soggettiva attraverso l’interazione con l’ambiente e la seconda è la scienza. Con i cinque sensi assimiliamo il mondo ordinario. E’ difficile immaginare qualcosa che a secondo il modo di osservazione ci appare un’onda o una particella. Investigando sulla natura ultima della realtà, si scopre che quelle entità sono un insieme di fenomeni interdipendenti privi di ogni esistenza propria e non si limitano mai ad una causalità lineare. La costruzione mentale dipende da due evoluzioni: la lenta evoluzione genetica e la più rapida, il cambiamento culturale.

Secondo il buddhismo l’aspetto più profondo, il più fondamentale della coscienza, è questa presenza risvegliata simile al sole. Ci sono numerosi esempi che dimostrano che il modo in cui le cose appaiono non corrisponde alla realtà. La percezione produce una cognizione non valida. Noi non vediamo mai un fenomeno in tempo reale, e noi lo deformiamo inevitabilmente in un modo o nell’altro. Per Ignoranza o confusione mentale. La saggezza discriminante è la visione profonda, che comprende la natura ultima delle cose e dei fenomeni senza la sovrapposizione delle costruzioni mentali. Il mondo che noi percepiamo è inestricabilmente legato al modo di funzionamento della nostra coscienza, il solo mondo che noi conosciamo è la relazione tra il nostro tipo di coscienza specifica e il mondo fenomenico. Le particelle sono delle onde di probabilità che si sviluppano da un vuoto quantico.

Riconoscere che l’universo non è costituito da entità solide e distinte, ma che consiste di un flusso dinamico d’interazioni tra innumerevoli fenomeni fluttuanti permettono di comprendere correttamente l’impermanenza. Il buddismo decostruisce le nostre percezioni. Il mondo fenomenico è un normale flusso di eventi interdipendenti e dinamici e quello che noi percepiamo è il risultato delle interazioni della nostra coscienza e dei fenomeni. Esiste solo un sistema di relazioni interdipendenti che il buddismo chiama realtà.  Essere consapevoli di questo ridurrà l’attaccamento. Riducendo l’attaccamento si acquisterà la consapevolezza di una più grande realtà interiore. Dovremmo quindi perfezionare il nostro telescopio interno per comprendere il mondo esterno. Se ci è impossibile di conoscere il risultato finale dei nostri atti, noi possiamo sempre verificare il senso delle nostre motivazioni, si tratta di una motivazione egoista e una motivazione altruista?  Rabindranath Tagore dice: “noi decifriamo male il mondo e diciamo che ci tradisce”.

La causa della nostra percezione erronea della realtà è l’attaccamento di un sé distinto e autonomo che sarà il centro del nostro essere e della nostra esperienza. La forza interiore viene da una libertà interiore.

Molti pensano che al centro di questo flusso di esperienze, c’è una entità singola, distinta, il nostro vero sé. Se noi esaminiamo questo concetto vediamo che è difficile designare questo sé, mentre è facile constatare che questo nostro attaccamento ad un sé distinto perturba la nostra vita.   Visto che è difficile trovare il sé nel corpo possiamo pensare che il sé è associato alla coscienza, che non è altro che un flusso di esperienze. Ma è pragmatico considerare il Sé come convenzionale, una etichetta mentale apposta sull’associazione del corpo e della coscienza. Questo è funzionale in quanto noi non siamo questa entità immaginaria alla quale ci identifichiamo, ma un flusso dinamico di esperienze. L’autentica libertà è liberarsi dai diktat di questo Sé. Una persona che non è preoccupata dall’immagine di se stessa, dall’affermazione del proprio io, ha più fiducia in se stessa. 

La differenza tra un io forte e una mente forte. Un Io forte si accompagna ad un egocentrismo smisurato, una mente (uno spirito) forte si accompagna ad una mente resiliente, libera e sagace. La situazione ottimale sarebbe quella di un IO debole ed uno spirito forte. Importante capire l’interdipendenza fondamentale del sé, degli altri e del mondo. Un praticante capace di restare libero dal sé, imperturbabile, non è in nessun caso indifferente agli altri né tagliato dal mondo esterno, e può contare sulle sue risorse interiori che sono sempre là. La fiducia in se stesso non ha bisogno di essere rinforzata da fattori esterni. Una forte personalità ha une grande fiducia in se stesso, mentre essere egocentrici e vulnerabili di fronte alle critiche sono dei segnali che indicano una fiducia in se stessi limitati e un io debole.

Rimuginare sul passato, sul futuro è il flagello della pratica meditativa e della libertà interiore. Non bisogna confondere il rimuginare con la meditazione analitica che serve a decostruire il concetto di un sé indipendente. Non deve essere nemmeno confusa con l’osservazione vigilante che permette di riconoscere un’emozione negativa e smorzarla al momento che sorge. La pratica meditativa deve tradursi con dei cambiamenti reali, progressivi e durevoli nel nostro vissuto interiore e nel nostro rapporto con il mondo. Il Buthan, è uno dei pochi Paaesi al mondo, forse l'unico,  ad incorporare principi buddhisti nella costituzione con lo scopo di equilibrare i doveri con i diritti. 

Nel Buddhismo non è ammessa la violenza e il Dalai Lama lo ha affermato più volte: "Niente nel buddhismo giustifica la violenza".   Quindi ha condannato senza esitazione gli episodi accaduti in Birmania, dove un movimento di monaci buddhisti capeggiato da Ashin Wirathu ha incitato i contadini birmani a perpetrare degli orribili massacri sulle minorità mussulmane. Nel Tibet quando c'è un contrasto , il caso è spesso sottomesso al giudizio di un lama, che convocati i protagonisti fa promettere loro di interrompere il ciclo di rappresaglie.

Il buddhismo considera diversi aspetti della coscienza. La prima, la coscienza di base, la coscienza dei cinque sensi, e l'ultimo livello invece è la coscienza mentale che assegna dei concetti astratti agli altri livelli. Il buddismo considera un ulteriore livello, delle emozioni negative (rabbia, cupidigia, ) che alterano la realtà. Il dibattito su corpo e mente non ha senso in quanto entrambe non sono dotate di esistenza estrinseca. Quando perdiamo di vista l’unità della coscienza e del mondo si instaura una visione dualistica tra sé e non sé, e il mondo dell’ignoranza e del sansara si manifesta. La concezione buddhista differisce totalmente dal dualismo cartesiano tra realtà materiale e coscienza immateriale. 

Nel buddhismo il dualismo è assente ed afferma che la vacuità è la forma e la forma è la vacuità. Non esiste una realtà intrinseca. In assenza di coscienza è impossibile affermare che il mondo esiste. Il tempo e lo spazio sono cominciati con il Big Bang. Noi non possiamo mai situarci fuori dalla coscienza. Che cosa determina che siamo coscienti di noi stessi? Noi siamo lo stesso coscienti del nostro sé cosciente? La coscienza è un cervello iscritto in un corpo situato in un ambiente e queste tre istanze sono indissolubili. Gli stati di coscienza sono vuoti di contenuto. La Coscienza è non duale perché non c’è più distinzione tra il soggetto e l’oggetto.

Nel testo si parla anche del ricordo delle vite precedenti: uno dei casi più famosi è quello di Chanti Deva nata a Delhi nel 1926. Gandhi in persona è venuto a trovare la ragazzina che raggiunta la città di Mathura, ha riconosciuto tutti i membri della sua famiglia, il marito e la sua casa. Era sposata ed è morta mettendo al mondo un figlio. Shanti Deva, secondo i buddhisti,  era la reincarnazione di Lungi Deva.

Nel testo si parla anche di Esperienze di morte imminente (EMI), dove tutte le persone che hanno vissuto tale esperienza hanno conosciuto una esperienza di felicità, hanno avuto una visione di una luce all’estremità di un tunnel, l'impressione di fluttuare nell’aria sopra il proprio corpo, e  queste esperienze si erano manifestate nella camera d’ospedale quando erano in coma. Si erano manifestate anche esperienze di dissociazione e confusione, da parte dei pazienti nella percezione di spazio e tempo. Nello spazio di tempo che precede l’attacco di epilessia si hanno le stesse esperienze EMI. Esiste un rapporto stretto tra il funzionamento neuronale del cervello e quello che il buddhismo chiama l’aspetto grossolano della coscienza. Con la meditazione, si assiste alla crescita dell’ampiezza dell’attività oscillatoria su una banda di frequenza di 40Hz, la celebre frequenza gamma. A riguardo vengono citati i lavori di Richard Davidson e Antoine Lutz.  Vengono trattati anche i lavori di Paul Ekman sulle microespressioni facciali delle emozioni.

La psicoanalisi conferma che ruminare costantemente è uno dei principali sintomi di depressione e che gli stati conflittuali, che hanno per origine l’egoismo, accrescono il fossato tra sé e gli altri, ma anche tra sé e il mondo.  Peer superare queste derive, l’essere umano ha a disposizione la sua mente, una pepita d’oro, un nucleo di purezza e di qualità positive. I pensieri sono la manifestazione della pura presenza risvegliata, come le onde che si alzano dall’oceano. La presenza aperta è uno stato di coscienza estremamente chiaro e positivo. Nel buddhismo non esiste un compito difficile, occorre solo dividere il compito in piccoli compiti più facili. 

 La meditazione fa ringiovanire corpo e mente.  Il testo riporta anche lo studio di un team di scienziati del Center for Healthy Minds dell’Università del Wisconsin-Madison che ha seguito per 14 anni lo sviluppo del cervello di Yongey Mingyur Rinpoche, un monaco buddhista e insegnante di meditazione. I ricercatori hanno analizzato il cervello di Mingyur Rinpoche quattro volte usando la risonanza magnetica strutturale per vedere i cambiamenti nel cervello nel tempo. Lo studio che è stato pubblicato da LiveScience nel 2020, ha rivelato che il cervello di Mingyur Rinpoche sembrava rallentare nel suo invecchiamento per oltre un decennio. https://www.livescience.com/buddhist-monk-meditation-brain.html               “Il grande passo avanti è che il cervello di questo monaco tibetano, che ha trascorso più di 60.000 ore della sua vita in meditazione formale, invecchia più lentamente del cervello del gruppo di controllo“, ha affermato Richard Davidson, ricercatore e professore di psicologia e psichiatria all’università.  Mingyur Rinpoche era il soggetto perfetto per testare gli effetti a lungo termine della meditazione sul cervello umano a causa della sua straordinaria vita. Credendo di essere la settima incarnazione di Yongey Mingyur Rinpoche, maestro dei lignaggi Karma Kagyu e Nyingma del buddismo tibetano, Mingyur Rinpoche guida altri praticanti buddisti senior nei metodi della meditazione buddhista fin dall’adolescenza.  Questa scoperta sembra aggiungere prove all'ipotesi che la meditazione influisca sullo sviluppo del cervello e  fornisce un qualche tipo di beneficio per la salute del corpo.    Altri ricercatori ritengono che il cervello dei nati in alta quota, in Tibet, come Mingyur Rinpoche, possa naturalmente invecchiare più lentamente a causa dell’ambiente. C’è anche la possibilità che lo stile di vita buddhista – praticando una dieta sana e vivendo nell’area a basso inquinamento delle montagne tibetane – possa aver contribuito ad avere un cervello “giovane”.

Sua Santità il Dalai Lama spiega "Le quattro nobili verità"

Sua Santità il Dalai Lama ha tenuto un insegnamento su Le Quattro Nobili Verità (denpai shi) e Le Due Verità (denpai nyi) su richiesta dell'Unione Buddhista Italiana (https://unionebuddhistaitaliana.it/​) il cui presidente é Filippo Scianna. All'incontro on line dell'aprile 2021, era presente anche Ron Eichhorn presidente dell'Unione Buddhista Europea.    Vedi link:  https://www.youtube.com/watch?v=69XeQJBrtzo

Il Buddha Dharma (l'insegnamento di Buddha)  ha due traduzioni: una in  Pali e una in Sanscrito,  fatta dall'università di Nalanda e poi portato in Tibet da Śāntarakṣita.    Śāntarakṣita, il cui nome si traduce in  "protetto da Colui che è in pace", fu un importante e influente filosofo buddhista indiano della scuola Madhyamaka (Mādhyamika che è una delle principali scuole del Buddhismo indiano, fondata dal maestro buddhista Nāgārjuna (150-250) nel secondo secolo d.C.).  Fu il fondatore di Samye, il primo monastero buddhista in Tibet.

Il Buddhismo si basa sull'Investigazione logica, Il Buddha infatti esortava i discepoli ad analizzare e mettere in discussione tutto quello che asseriva. Alla base del buddhismo c'è il ragionamento. Oggi in Occidente,  nella comunità scientifica, c'è un nuovo interesse per La scienza della mente.

Le Quattro Nobili Verità (denpai shi), il fondamento del buddhismo, sono: l'esistenza della sofferenza, l'origine, la cessazione, il sentiero per superare la sofferenza.

Gli esseri non vogliono soffrire, dobbiamo investigare il perchè e cercare di capire quale è l'origine della sofferenza. Se si cerca di capire la sofferenza, e se si guarda  profondamente, ci si accorge che non c'è niente, non c'è niente da comprendere, tutto è vacuità. E' possibile allora abbandonare la sofferenza, le afflizioni mentali, le emozioni distruttive. La vacuità è l'antidoto. La Vacuità dell'esistenza estrinseca dei fenomeni è sperimentabile. Se riuscissimo a provarla si avrà un cambiamento emotivo profondo. 

Dal testo La radice della saggezza della visione della via di mezzo:

Ciò che sorge da dipendenza e relazione: questo è spiegato essere la vacuità
che è una designazione dipendente ed è essa stessa la via di mezzo.

Poiché non esiste nulla che non sia sorto dipendendo,
non esiste nulla che non sia vuoto.

C'è uno strano parallelismo tra il buddhismo e la canzone di Battiato Niente è come sembra (2007) dove troviamo i seguenti versi: «Niente è come sembra / niente è come appare perché niente è reale». 

L’Essenza del Tathagata o la Natura di Buddha indica la dottrina, fondamentale nel Buddhismo Mahāyāna, secondo la quale tutti gli esseri senzienti sono già, nella loro natura autentica, dei Buddha.
Tale essenza splende in tutti gli esseri senzienti corrispondendo alla loro unica autentica natura, nonostante sia stata ricoperta, nascosta, dalle afflizioni (kleśa) quali: passioni, rabbia, opinioni erronee, brama, ignoranza, dubbi.
Gli esseri senzienti sono costretti dai kleśa a vagare nel doloroso saṃsāra (ciclo di rinascite), finché, liberatisi da questi fattori disturbanti, recuperano la loro vera natura e splendono come Buddha.

ll Buddha girò la Ruota del Dharma per la prima volta nel Parco dei Cervi, a Sarnath, vicino a Varanasi e insegnò le Quattro nobili verità, ai cinque compagni che insieme a lui avevano trascorso un lungo periodo di vita ascetica. Le Religioni che provengono dall'India sono basate non solo su concetti ma soprattutto sulla logica, e si riflette sul significato generato dalle parole. Occorre dibattere con le emozioni distruttive nella nostra mente per generare la saggezza. Il Dalai Lama ha fatto inserire lo studio della Scienza della mente nelle scuole tibetane in India. Il Dalai Lama prefigura l'armonia di tutte le religioni, il buddhismo accetta anche le diverse predisposizioni personali del fedele: chi si sente in grado di seguire il monachesimo lo fa, altrimente c'è l'impegno nella società moderna. Siamo animali sociali, l'affetto e l'amore sono il fondamento della nostra vita. L'obiettivo è arrivare a  manifestare benevolenza, altruismo e rispetto per l'altro.  

Nel secondo giro della ruota del dharma,  Vedi link ) la realtà è chiara luce e non composita, nella mente si manifestano negatività provvisorie e provenienti dall'esterno, ancorate ai tre veleni dell'uomo che secondo il Buddhismo sono: 1. La cupidigia · 2. La rabbia · 3. L'ignoranza.  Tutte le emozioni distruttive, che sono pervase dall'ignoranza che sostituisce il vero, vengono eliminate solo con l'antitodo della chiara luce della mente.  L'ignoranza pervade tutte le emozioni distruttive, ma se realizzi che l'oggetto della rabbia non c'è, l'odio scompare. I fenomeni ci appaiono come esistenti,  ma spesso non sono come appaiono, i fenomeni esterni sono una produzione della mente. La sofferenza è il risultato dell'egoismo e delle azioni passate, assumersi queste sofferenze diventa il sentiero dell'umiltà che è un elemento importante per lo sviluppo del boddhicitta. La compassione è l'altruismo saranno i frutti del percorso.  ____________________________________

Il primo passo verso l'Illuminazione  è la concentrazione e la visione speciale che porta all’abbandono delle emozioni distruttive.  Ci vuole una lunga preparazione per arrivare alla comprensione della vacuità. Il bodhisattva è chiamato distruttore del nemico quando, arriva a lasciare per sempre le emozioni distruttive e infine, è pronto ad aiutare tutti gli esseri senzienti. 

Bisogna cercare il seme della Buddhità e per arrivare alla comprensione della vacuità, bisogna indagare, investigare!
Quando vediamo la realtà come altro da noi, separata e distinta, non appare l’interdipendenza ma la realtà intrinseca.  La realtà appare in un modo,  ma esiste in un altro. Il fenomeno duale è falso. Sorgono le varie coscienze errate, ma con l’estinguersi delle azioni ed emozioni distruttive si raggiunge la comprensione. Le proiezioni mentali che noi abbiamo su degli oggetti, come qualità positive attribuite, generano l’attaccamento, e quelle che abbiamo su qualcosa di diverso da noi generano odio ecc. Il Dalai Lama racconta di un suo amico scienziato che gli ha detto che i disturbi emotivi e psichici tipo violenza, rabbia… sono al 90% proiezioni mentali. Si crea così la cosiddetta attenzione mentale sbagliata. 

Commento al testo La preziosa ghirlanda della visione della via di mezzo.  Come esiste il fenomeno? Una persona non è reale così come non lo sono i suoi componenti.
I fenomeni delle forme sono solo nomi, anche lo spazio è solo un nome. senza gli elementi, come potrebbero esistere le forme? Perciò, perfino il solo nome non esiste. Dall’ignoranza si forma un’attenzione mentale sbagliata rispetto alla realtà, con emozioni distruttive, odio, attaccamento, ignoranza.

Bisogna andare contro gli estremisti, contro il permanentismo e il nichilismo, contro il dualismo esistente/non esistente, contro il rapporto causa - effetto, cioè che una causa ha molti effetti o che molte cause hanno un solo effetto. I fenomeni non esistono per se stessi.
Il dipendente e l’indipendente sono direttamente contraddittori: o è l’uno o è l’altro. Se tutto fosse dotato di realtà intrinseca, la mente non potrebbe esser cambiata, non potrebbero essere eliminate le emozioni distruttive. Questo è frutto di una visione errata che nasce da due errori: la sovrapposizione di una realtà errata e la negazione, deprecazione della realtà. Il sorgere dipendente elimina tali errori. C’è il seguace della fede e invece il seguace della ragione, che ha bisogno di ragionare su quello che studia.  Se comprenderai che la vacuità appare come causa ed effetto, non sarai più preda delle visioni estremiste.

I tre aspetti del sentiero sono la rinuncia, l’illuminazione e la vacuità.  Senza una perfetta rinuncia, non vi è modo di pacificare il desiderio della felicità nell’oceano del samsara.  Se, avendo meditato in tal modo, non nasce alcun desiderio per i piaceri del samsara, e sempre, giorno e notte, sorge un’aspirazione alla liberazione, allora in quel medesimo istante è nata la vera rinuncia.

Il Sutra del cuore della vittoriosa perfezione della saggezza recita in questo modo: La forma è vuota, la vacuità è forma, la vacuità non è altro che forma e la forma non è altro che vacuità. Tutti i fenomeni sono vacuità; sono privi di caratteristiche intrinseche.

Lode all’interdipendenza: L’ignoranza è la vera radice di tutti i problemi di questo mondo transitorio. ed essi si eliminano proprio comprendendo quel sorgere dipendente che ci hai rivelato. Per tale motivo, come potrebbero mai coloro dotati di intelligenza non capire che il sentiero del sorgere dipendente è l’essenza del Tuo insegnamento?

Una mente che non conosce – produce l’ignoranza. L’antidoto è la mente opposta, che comprende. L’oggetto osservato è lo stesso. Qualsiasi cosa dipenda da condizioni è vuoto di un’esistenza intrinseca.

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Intervento di sua Santità il Dalai Lama Tenzin Gyatzo a Milano, ottobre 2016. Vedi link                      Riassunto di alcune domande e risposte: 

un ragazzo: Cosa succede nella morte?
Dalai Lama: Nella morte vengono meno, via via, i livelli più sottili della mente.

una donna: Come possiamo risolvere la sofferenza? Cosa posso fare quando vedo un bambino soffrire?
Dalai Lama: La sofferenza va approfondita, quindi non dobbiamo “preoccuparci” di quelli che crediamo più deboli… dobbiamo abbracciare tutti gli esseri viventi. La compassione è il segreto: non sopportare le sofferenze degli altri. Generare un sentimento genuino su di te per liberartene definitivamente e completamente e poi applicarlo sugli altri.

un bambino: Che cos’è la vita?
Dalai Lama: Ci sono esseri senzienti e non. I fenomeni sono fatti di particelle. I fiori sono organismi viventi ma non senzienti. Le rocce, l’ambiente, a livello molecolare sono simili ma cambia se il livello molecolare diventa la base per la mente, allora diventa vita senziente. L’esempio dal punto di vista scientifico è il concepimento. Ci vuole la salute del potenziale padre e della potenziale madre, ma non c’è la garanzia, ci vogliono tre condizioni, anche una continuità di coscienze. Perché la coscienza è diversa dalla continuità mentale.

una donna con alle spalle tentativi di suicidio: La volontà di suicidio è una regressione positiva o negativa?
Dalai Lama: Paure e sofferenze le hanno tutti, ma è il modo di pensare diverso sullo stesso problema, che conta. Importa la scienza della mente. Non bisogna avere una mentalità claustrofobica e poco lungimirante, con paure… ma una mentalità rilassata. Anche il Dalai Lama ha avuto difficoltà nella vita. Ma concentrarsi solo dal punto di vista del problema sarebbe da suicidarsi!!!, senza esserne travolti.

un uomo: Come si raggiunge la vacuità?
Dalai Lama: La saggezza viene dall’ascolto e dall’apprendimento. E poi bisogna adattare la riflessione Non sulla base di una scrittura o testo ma di più scritture o testi e visioni filosofiche. Analizzandone il significato e il confronto si generano certezze e delle inferenze, poi questa cognizione valida e stabile devi inserirla nella meditazione. Ci vuole un’esperienza iniziale, poi uno sforzo continuo e  l’esperienza deve venire spontaneamente.

Francia, rapporto Sauvé: 216 mila casi di pedofilia

Francia, (05 Ott 2021) pubblicazione del rapporto Sauvé: 216 mila casi di pedofilia tra il 1950 e il 2020 nella Chiesa cattolica. 

Tra il 1950 e il 2020 in Francia sono stati 216 mila i casi di pedofilia nella Chiesa cattolica. È quanto emerge dal rapporto Sauvé, elaborato dopo due anni e mezzo di lavoro condotti dalla Commissione indipendente sugli abusi sessuali nella Chiesa (Ciase). Il numero delle vittime sale a “330 mila se si aggiungono aggressori laici che lavorano in istituzioni della Chiesa cattolica”, si legge nel rapporto. I risultati dell’inchiesta sono stati consegnati all’episcopato francese, in presenza delle associazioni delle vittime. E' triste constatare dal rapporto, che gli abusi e le violenze sui minori avevano carattere sistemico.
Il presidente della Conferenza dei vescovi di Francia, Eric de Moulins-Beaufort, ha chiesto scusa alle vittime di violenze sessuali dopo la pubblicazione del rapporto ed ha incoltre espresso la “sua vergogna” per quanto accaduto. Il Santo Padre ha espresso alle vittime “ il suo grande dispiacere, per le loro ferite, e gratitudine, per il loro coraggio nel denunciare".

 La Ciase presieduta da Jean-Marc Sauveè è giunta a una conclusione unanime: «La Chiesa cattolica non ha saputo vedere, non ha saputo sentire, non ha saputo captare i segnali». E ciò che è peggio, è che le gerarchie francesi hanno manifestato «un’indifferenza profonda, e anche crudele nei confronti delle vittime» della pedofilia al suo interno, ha affermato Sauvé. Dal 1950 al 2000, chi denunciava non veniva creduto, ascoltato - evidenzia il presidente.  Sauvé ha anche lanciato un appello alla Chiesa a fornire «riparazioni» finanziarie.

«La responsabilità delle gerarchie della Chiesa è totale». Va però all’attacco François Devaux. Il fondatore dell’associazione "La Parole Liberée".  Quanto accaduto in Francia merita interventi, una volta per tutte. «In questi anni abbiamo scritto al Papa, e non abbiamo ricevuto mai risposta». Adesso le cose però dovranno cambiare, anche se non sarà affatto scontato. «Non si possono condannare la masturbazione, l’omosessualità e le nozze gay e non questo. È il tradimento del messaggio originale» di Cristo e delle Scritture, «non c'è niente di cattolico in questo». Devaux chiede «una coalizione mondiale che si faccia carico di tutto questo» ed un intervento dell’Unione europea. Se nessuno si farà carico del problema «lo faremo noi, faremo in altri Paesi quanto fatto in Francia». «Prima di oggi c’erano stati altri scandali, ma non mai è successo niente".

Infatti se andiamo a vedere nel passato c'erano stati casi eclatanti, come ad esempio nell'arcidiocesi di Filadelfia dove i casi di pedofilia riguardano circa 35 preti negli ultimi cinquant'anni. Proprio quando il Vaticano chiudeva il vertice straordinario sulla pedofilia nella Chiesa cattolica, a Filadelfia veniva aperta un'inchiesta sui presunti abusi sessuali di preti cattolici nell'arcidiocesi.

Anni fa è apparso anche Spotlight, il film sulla pedofilia di Tom McCarthy, che ricostruisce con cristallino rigore un memorabile esempio di giornalismo d'assalto. Quello del "Boston Globe", che dall'indagine su un prete locale accusato di abusi sessuali sui giovani parrocchiani, lunga 30 anni, ha scoperchiato lo scandalo pedofilia Usa.  E' stato subito scontro frontale contro la potentissima Chiesa Cattolica di Boston. Inizia una lunga marcia per stanare omertà, connivenze, insabbiamenti degli alti prelati e sistematici risarcimenti in danaro per comprare il silenzio delle vittime. Esplode anche in questo caso uno 'scandalo pedofilia' documentato da 600 articoli nel corso del 2002, che porta alla luce violenze commesse da centinaia di sacerdoti in tutti gli Stati Uniti, e l'impresa di Spotlight ottiene nel 2013 il Premio Pulitzer.  "La campagna del "Boston Globe" riuscì tra l'altro a provocare le dimissioni del potente arcivescovo di Boston, Bernard Law, trasferito a Roma nel 2002. Appena insediato, Papa Francesco lo ha rimosso dalla Basilica di Santa Maria Maggiore. In queste denunce di abusi non c'è nessun attacco alla religione, anzi ciò che addolora  è vedere che questi scandali allontanano tanta gente dalla Chiesa.  Tutti sperano che questo Papa, che ha tolto le limousine a vescovi e cardinali e sta disgregando una "società clericalista autoreferenziale", possa riuscire a mettere fine, o attenuare questa piaga. Purtroppo  i vescovi, ancora oggi, sono quelli che più resistono al cambiamento.
 
 Ma anche il buddhismo, purtroppo,  non è esente da questo fenomeno.  Nel luglio 2017 è scoppiato uno scandalo tra i buddhisti: per anni, il lama Sogyal Rinpoche ha agito impunemente, non solo nel suo centro di ritiro nell'Hérault (Francia), ma anche altrove in Europa e nel mondo. Nonostante la sua posizione a capo di un'associazione buddhista internazionale (Rigpa), nessuna delle massime autorità buddhiste aveva denunciato gli abusi sessuali di cui il tibetano era stato accusato. La pubblicazione di una lettera firmata da otto dei suoi discepoli più vicini, ha rivelato dettagli inediti e agghiaccianti sulla violenza delle pratiche del maestro.  
Matthieu Ricard ha dichiarato "I comportamenti descritti nella lettera e in altre testimonianze passate sono chiaramente inaccettabili dal punto di vista della morale ordinaria, per non parlare dell'etica buddhista, soprattutto perché i comportamenti in questione hanno causato tanta sofferenza".Matthieu Ricard nega categoricamente che il Dalai Lama abbia taciuto per proteggere il buddhismo. Secondo lui, l'unico ruolo di un maestro spirituale è quello di "servire da riferimento insegnando e incarnando chiaramente ciò che si dovrebbe o non si dovrebbe fare per essere un degno praticante del buddhismo".
 
Anche Sri Sathya Sai Baba, il famoso guru indiano, conosciuto per i miracoli, la sua eccentricità e i milioni di seguaci, è stato accusato  di pedofilia, anche se queste accuse non sono mai arrivate in tribunale. 
 
Anche la pedofilia di Charles Webster Leadbeater, della società Teosofica, non era un mistero per nessuno. Nel 1906 Leadbeater venne accusato di costringere adolescenti, alunni sotto la sua istruzione, a masturbarsi.  Più volte Annie Besant, presidentessa della società teosofica era dovuta intervenire con le autorità e i giornali per evitare che Leadbeater, poi diventato vescovo, finisse in galera.

giovedì 21 ottobre 2021

Matthieu Ricard presenta il suo ultimo libro "Carnets d'un moine errant, Mémoires"

 Matthieu Ricard presenta il suo libro Carnets d'un moine errant, Mémoires a Sagesse Buddhiste, vedi i link sotto riportati

 https://www.youtube.com/watch?v=2ZWXHW3yf4I

 https://www.youtube.com/watch?v=cuFJ96JFKP8

https://www.youtube.com/watch?v=hxEkvQ1ILB4

Nel sito https://www.himalayanart.org/   si trovano le foto dei reperti buddhisti fotografati da Matthieu Ricard.

Altre interviste, vedi link  https://www.youtube.com/watch?v=XU5gAjZIxU0

28 minutes, le magazine d'actualité   https://www.arte.tv/fr/videos/097405-037-A/28-minutes-samedi/

Sagesses bouddhistes   va in onmda alle 8.30 - 8.45 (ogni domenica) su France-2  https://www.france.tv/france-2/sagesses-bouddhistes/
Sagesses bouddhistes vuole essere un luogo di riflessione per presentare il buddhismo come una delle grandi correnti spirituali dell'umanità attraverso la diversità delle sue tradizioni, nella sua unità e oltre la sua apparente diversità.  

Sotto ci sono le copertine di due testi tibetani, di grande valore spirituale, tradotti da Matthieu Ricard.  


mercoledì 20 ottobre 2021

Usa: il team di Trump lancia una nuova piattaforma social "Truth Social"

In questo periodo siamo veramente arrivati alla frutta se è Trump a difendere la libertà di parola e Cina e Russia ad accusare di censura i colossi del web che decidono arbitrariamente quali contenuti oscurare.

Il team dell’ex presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, ha annunciato (20/10/2021  su USA Today) di lanciare a breve una nuova piattaforma di social media, un’alternativa ai siti dei colossi tecnologici Usa, anche noti come “Big tech”. Si tratta dell’alternativa a lungo promessa dall’ex presidente ai suoi sostenitori dopo essere stato bandito dalle principali piattaforme social come Twitter, Facebook e Instagram in seguito all'assalto del Campidoglio durante la rivolta del 6 gennaio. YouTube ha detto che il suo divieto sarà revocato dopo che il "rischio di violenza" diminuirà, Facebook ha detto che Trump potrebbe tornare sulla piattaforma al più presto nel 2023 e Twitter ha detto che il suo divieto sarà permanente.

La missione di questa piattaforma di social media chiamata Truth Social, sarà quella di “combattere la cultura dell’annullamento (cancel culture), promuovere il buon senso, difendere la libertà di parola, sfidare i monopoli dei social media e creare un vero mercato di idee”.

In un comunicato stampa, il Trump Media and Technology Group ha detto che è entrato in una fusione con Digital World Acquisition Corp. per diventare una società quotata in borsa, con Trump come presidente.  "Sono entusiasta di inviare la mia prima TRUTH su TRUTH Social molto presto. TMTG è stata fondata con la missione di dare voce a tutti", ha detto Trump nella dichiarazione.
La piattaforma sarà disponibile attraverso un'app sull'Apple Store come versione beta per la prova da parte di "ospiti invitati" a novembre e l'azienda si aspetta un rollout completo nel primo trimestre del 2022.
Trump Media and Technology Group prevede anche di lanciare un servizio di video on demand, TMTG+, per presentare contenuti "non svegli".

sabato 16 ottobre 2021

Il Buddhismo secondo Christophe André

 Christophe André, è un psichiatra francese, è stato uno dei primi a introdurre in Francia, l'uso della meditazione nella psicoterapia. E' un grande amico di Matthieu Ricard (monaco buddhista e per molti anni traduttore del Dalai Lama) con il quale è stato coautore di diversi libri. In questa intervista,  che puoi trovare al seguente indirizzo:  https://www.youtube.com/watch?v=isbgREIuiF4 , parla della sua visione del buddhismo e quello che il buddhismo apporta all'essere umano e alla medicina.

Dall'intervista emerge che pur non abbandonando il cristianesimo, ha incominciato ad interessarsi al buddhismo e alla meditazione leggendo vari testi, tra cui Il Monaco e il filosofo e Il libro tibetano dei morti; poi ha incontrato Mathieu Ricard con cui ha condiviso molti anni di amicizia.  Ha letto anche molti testi scritti da buddhisti occidentali e americani, tra cui Rimpoche. 

Il  Buddhismo è,  per Christophè Andrè, una fonte di ispirazione continua; quello che colpisce in questa filosofia è la pace interiore, la benevolenza verso gli altri, la ricerca della saggezza che nel cristianesimo è sostituita dalla fede. Sottolinea anche, la differenza tra cristianesimo e buddhismo nel loro rapporto con la sofferenza. La sofferenza nel cristianesimo ci permette di essere più vicini a Dio, mentre per il buddhismo, aiuta gli umani a comprendere la natura della sofferenza e come andare oltre.

Per un medico è difficile accettare questo concetto cristiano della sofferenza, ed è più facile relazionarsi con il Buddha che con Gèsù.  Gesù è una specie di super eroe che impone le mani e fa miracoli, Gesù ha un lato inquietante predicando "lasciate tutto, seguitemi, credete in me ..." e bisogna veramente avere una fede enorme per seguirlo.  Buddha invece è più rassicurante, utilizzava il metodo sperimentale, predicava che solo applicandosi in maniera costante e ripetitiva si possono fare progressi come essere umano.

Christophe André, durante l'intervista dichiara di praticare regolarmente e dice "sarebbe il colmo parlare di meditazione senza praticarla, pratico per 20-30 minuti il mattino, più i minuti di pausa durante il giorno, in più faccio attività di piena coscienza come marciare, ascoltare qualcuno". Dice di essere lontano dai grandi meditanti come Mathieu Ricard e i monaci tibetani che meditano ore e ore ogni giorno, ma in ogni caso le ricerche dimostrano che, dopo qualche decine di ore di meditazione, comincia a succedere qualcosa, in quello che percepiamo, quello che comprendiamo, nel funzionamento della nostra mente e delle nostre emozioni, ed è un piccolo messaggi di speranza. In questo caso la meditazione va ad impregnare la nostra maniera di essere e fare.

Dichiara: "Sono un ansioso con tendenze depressive, dovute ad una serie di fattori genetici e biografici, e per questo che ho scelto di essere psichiatra; tutto quello che ho proposto ai miei pazienti l'ho applicato su me stesso. Quale che siano le angosce che ci abitano, dobbiamo restare in un'attitudine contemplativa di piena coscienza, di piena presenza, e restare là, fino a quando non passano".

"Mi ha aiutato molto nel mestiere di medico la meditazione, per migliorare l'attenzione e la presenza a noi stessi e agli altri. Mi ha fatto diventare un medico migliore, perchè mi ha permesso di migliorare le mie facoltà di ascolto del paziente, anche alcuni concetti come l'impermanenza, la vacuità ultima dei fenomeni e la loro interdipendenza, mi hanno aiutato nella pratica psicoterapeutica".

Christophe André illustra in questo modo la mindfulness: La meditazione di piena coscienza consiste nel portare l'attenzione al momento presente, non fare altro che essere là, in mezzo alla natura è più facile. E' caratterizzata da:

  • approccio laico,
  • approccio validato da numerosi scienziati,
  • è il tipo di meditazione più semplice. Anche se semplice è molto importante.

Poi parla, durante l'intervista della spiritualità e della religione. Per il Dalai Lama la spiritualità è un bisogno fondamentale dell'essere umano. La religione è un modo di vivere la spiritualità in forma codificata. Attraverso la piena coscienza i credenti riscoprono la loro dimensione meditativa.

La meditazione può aiutare a ridurre l'ansia e lo stress che aggravano le malattie e creano fragilità, i problemi di ansietà e depressione in stati moderati. Gli esercizi di yoga hanno gli stessi effetti e sono più rassicuranti per alcuni pazienti.  Importante nella meditazione è l'osservanza, meditazione significa guarire, dare un medicinale che funziona però, solo se l'assorbi ogni giorno.

Il problema più grande dei nuovi praticanti è la regolarità. Tutti i praticanti laici immersi nella vita quotidiana incontrano problemi di continuità. Ciò è normale, come è normale che in alcuni periodi della nostra vita meditiamo di meno. Importante è conservare il rapporto con la meditazione, anche magari attraverso delle pratiche informali durante la giornata nei momenti di attesa. In quei momenti di attesa cerchiamo di sentire cosa stiamo vivendo, cosa proviamo in quegli istanti.

Tutte le religioni hanno incoraggiato a rispettare la natura. Nel Buddhismo è difficile stabilire la differenza tra noi e la natura, tra noi e l'altro, la meditazione ci rende consapevoli che siamo solo un piccolo pezzo di questa natura, da questa veniamo e a questa ritorniamo, con la meditazione stabiliamo un'appartenenza al mondo che ci circonda.

Osho

"Di solito le religioni sono state molto distruttive, hanno mutilato l'intera umanità. Il trucco è questo: prima fanno sentire in colpa le persone,  che diventano paurose, spaventate, oppresse, esse vivono in un inferno; poi le aiutano a uscirne, insegnando loro cosa fare per liberarsi".  Osho


Chandra Mohan Jain (1931 - 1990), conosciuto come Raineesh Osho, è stato un mistico indiano, guru e insegnante spirituale. Raineesh era uno studente brillante e un grande oratore, divenne un anti-teista, si interessò all'ipnosi e fu associato al socialismo..

Dopo aver conseguito una laurea in filosofia,  nel 1953 all'età di 21 anni, disse di aver avuto un'illuminazione e ed essere spiritualmente illuminato.  Cominciò a fare conferenza in tutta l'India e nel 1970 si stabilì per un periodo a Bombay assumendo il ruolo di maestro spirituale. Poi si trasferì a Pune nel 1974 e fondò un ashram, dove potevano essere offerti ai visitatori strumenti di trasformazione individuale. Nel 1981, Rajneesh si trasferì negli Stati Uniti, dove i suoi seguaci stabilirono una comunità vicino ad Antelope in 'Oregon. Nel 1985 Rajneesh venne accusato di vari reati, in virtù di un patteggiamento non fu arrestato ma fu costretto a soggiornare in vari Paesi, prima di tornare a Pune, dove morì nel 1990.

Gli insegnamenti di Osho, non sono stati presentati in un contesto accademico, ma intervallati da battute, paradossi e  contraddizioni. Si dilettava nell'impegnarsi in comportamenti apparentemente in contrasto con l'immagine tradizionale di un individuo illuminato giustificando questo comportamento, come "una tecnica di trasformazione" per spingere le persone ad andare "oltre la mente". Le esperienze umane di separazione, dualità e temporalità sono viste come una danza (o un gioco) della coscienza cosmica in cui tutto è sacro, ha un valore assoluto ed è un fine in se stesso. Secondo Osho, ogni essere umano ha la capacità di illuminazione, è capace di amore incondizionato e di rispondere (piuttosto che reagire) alla vita, sebbene l'ego di solito lo prevenga, identificandosi con il condizionamento sociale e creando falsi bisogni e conflitti e un senso illusorio di identità che è una barriera ai sogni. 

Osho vedeva la mente come un meccanismo di sopravvivenza, che replicava strategie comportamentali che avevano avuto un successo nel passato. Il richiamo della mente al passato priva gli esseri umani della capacità di vivere autenticamente nel presente, inducendoli a reprimere le emozioni genuine e a chiudersi alle esperienze gioiose che sorgono naturalmente quando si abbraccia il momento presente: "La mente non ha una capacità intrinseca di gioia ... Pensa solo alla gioia". Il risultato è che le persone si avvelenano con nevrosi, gelosie e insicurezze. Sosteneva che la repressione psicologica (spesso sostenuta dai leader religiosi) fa riemergere i sentimenti soppressi sotto un'altra forma, e la repressione sessuale porta a società ossessionate dal sesso. Invece di reprimersi, le persone dovrebbero fidarsi e accettarsi incondizionatamente. Questo non deve essere compreso solo intellettualmente, poiché la mente può assimilarlo solo come un'informazione in più; è necessaria anche la meditazione.

Osho presentò la meditazione non solo come una pratica, ma come uno stato di consapevolezza da mantenere in ogni momento, una consapevolezza totale che risveglia l'individuo dal sonno delle risposte meccaniche condizionate da credenze e aspettative. Impiegò la psicoterapia occidentale nelle fasi preparatorie della meditazione per creare una consapevolezza dei modelli mentali ed emotivi.

Osho ha suggerito un centinaio di tecniche di meditazione. Le sue tecniche di "meditazione attiva" sono caratterizzate da fasi di attività fisica che portano al silenzio. La più nota di queste è la Meditazione Dinamica, che è stata descritta come un microcosmo della sua visione. Eseguita ad occhi chiusi (o bendati), comprende cinque fasi (quattro delle quali sono accompagnate da musica). In primo luogo, il meditatore si impegna in dieci minuti di respirazione rapida attraverso il naso. I secondi dieci minuti sono per la catarsi: "Lasciate che qualsiasi cosa stia accadendo accada ... Ridi, grida, urla, salta, scuoti - qualunque cosa tu senta di fare, falla!" Poi, per dieci minuti si salta su e giù con le braccia alzate, gridando "hoo" ad ogni atterraggio. Nel quarto stadio (silenzioso) il meditatore smette di muoversi, rimanendo immobile per quindici minuti mentre vede tutto quello che succede. L'ultimo stadio della meditazione consiste in quindici minuti di danza e di festa.

Osho sviluppò altre tecniche di meditazione attiva (come la meditazione Kundalini "shaking" e la meditazione Nadabrahma "humming") che sono meno animate, sebbene includano anche attività fisica. Le sue terapie meditative successive richiedevano sessioni per diversi giorni; Mystic Rose comprendeva tre ore di risate ogni giorno per una settimana, tre ore di pianto ogni giorno per una seconda settimana e una terza settimana con tre ore di meditazione silenziosa. Questi processi di "testimonianza" permettono un "salto nella consapevolezza". Osho credeva che tali metodi catartici fossero necessari, poiché era difficile per le persone moderne sedersi ed entrare in meditazione. Una volta che i metodi avessero dato un assaggio della meditazione, le persone sarebbero state in grado di usare altri metodi senza difficoltà.

Un altro ingrediente chiave era la presenza di Rajneesh come maestro: "Un Maestro condivide il suo essere con te, non la sua filosofia ... " Egli non fa mai nulla al discepolo. L'iniziazione che offriva era un altro di questi espedienti: ... se il tuo essere può comunicare con me, diventa una comunione ... È la più alta forma di comunicazione possibile: una trasmissione senza parole. I nostri esseri si fondono. Questo è possibile solo se diventi un discepolo. "Come  guru  Rajneesh decostruì la sua autorità, dichiarando che il suo insegnamento non era altro che un "gioco" o uno scherzo. Sottolineava che qualsiasi cosa poteva diventare un'opportunità per la meditazione.

Rajneesh enfatizzava la libertà interiore e la responsabilità verso se stessi, chiedendo non cambiamenti superficiali di comportamento, ma una trasformazione interiore più profonda. I desideri dovevano essere accettati e superati, piuttosto che negati. Una volta che questa fioritura interiore avesse avuto luogo, gli appetiti come quello per il sesso sarebbero stati abbandonati. Rajneesh si definiva "il guru dei ricchi",  È stato fotografato mentre indossava abiti sontuosi e orologi fatti a mano e, in Oregon, guidava ogni giorno una Rolls-Royce diversa. 

I dieci comandamenti di Osho:

  1. Non obbedire mai al comando di nessuno, a meno che non provenga da dentro di te.
  2. Non c'è altro Dio che la vita stessa.
  3. La verità è dentro di te; non cercarla altrove.
  4. L'amore è la preghiera.
  5. Diventare il nulla è la porta della verità. Il nulla stesso è il mezzo, la meta e il raggiungimento.
  6. La vita è ora e qui.
  7. Vivi in modo illuminato.
  8. Non nuotare-galleggiare.
  9. Muori ogni momento in modo da poter essere nuovo ogni momento.
  10. Non cercare. Ciò che è, è. Fermati a vedere.

Osho è generalmente considerato uno dei leader spirituali più controversi emersi dall'India durante il XX secolo. Il suo messaggio proponeva la liberazione sessuale, emotiva, spirituale.  Rajneesh mirava a creare un "uomo nuovo", che non sarebbe più stato intrappolato in istituzioni come la famiglia, il matrimonio, le ideologie politiche e le religioni. In questo senso, le idee di Rajneesh sono molto simili ad altri guru della controcultura. Osho cercava di trovare una via di mezzo tra scienza e spiritualità e pensava che molti dei mali della società potessero essere risolti con mezzi scientifici. 

Osho era un leader carismatico, un brillante conferenziere e le sue presentazioni avevano un profondo effetto sul suo pubblico. Osho è stato descritto come  "il pensatore più originale che l'India abbia prodotto: il più erudito, il più lucido e il più innovativo";  un "agnostico dal pensiero libero" che poteva spiegare concetti astratti in un linguaggio semplice (illustrato con aneddoti spiritosi), che si prendeva gioco di dei profeti, scritture e pratiche religiose e che dava una nuova dimensione alla religione.

Ha parlato delle principali tradizioni spirituali (giainismo, induismo, tantrismo, taoismo, cristianesimo e buddhismo), di una varietà di mistici orientali e occidentali e di scritture sacre come le Upanishad e il Guru Granth Sahib. Osho ha anche attinto ad una vasta gamma di idee occidentali. La sua visione dell'unità degli opposti ricorda Eraclito, mentre la sua descrizione dell'uomo come macchina, condannato all'agire impotente di schemi inconsci e nevrotici, ha molto in comune con Freud e Gurdjieff.  La visione di Osho dell'uomo nuovo, che trascende i vincoli delle convenzioni, ricorda Nietzsche; le sue opinioni sulla liberazione sessuale sono paragonabili a D. H. Lawrence, e le sue meditazioni "dinamiche" ricordano Wilhelm Reich.        


Il Dhammapada

 Dal Dhammapada, I Versi gemelli.   Dal capitolo 1

1. Siamo ciò che pensiamo. Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente. Ogni parola o azione che nasce da un pensiero torbido è seguita dalla sofferenza, come la ruota del carro segue lo zoccolo del bue...

 2. Siamo ciò che pensiamo. Tutto ciò che siamo è prodotto dalla nostra mente. Ogni parola o azione che nasce da un pensiero limpido è seguita dalla gioia, come la tua ombra ti segue, inseparabile.

Il Dhammapada, il 'Cammino del Dharma', è  un testo del Canone buddhista conservato sia nel Canone pali, sia nel Canone cinese, sia nel Canone tibetano. Il Dhammapada è il testo più noto del Buddhismo Theravada e viene letto anche da molti buddhisti appartenenti a scuole Mahayana. Dai tempi antichi fino ad oggi, il Dhammapada è stato considerato l'espressione più sintetica della dottrina Buddhista. Nell'intero vastissimo canone delle scritture buddhiste, non c'è nulla che possa essere attribuito con certezza al Buddha. Molti testi, scritti parecchio tempo dopo la morte del Buddha, riflettono lo sforzo fatto dai discepoli diretti, di tramandare il più fedelmente possibile le parole del Buddha. Molti testi cominciano con le parole: «Così ho udito ... » É una locuzione che esprime insieme lo sforzo di fedeltà e l'umiltà di chi riferisce. Non 'così ha detto Buddha', ma 'così ho udito'.
Il Dhammapada è dunque un 'così ho udito'. É una raccolta, compilata parecchi anni dopo la morte di Buddha (probabilmente tra il I e il IV secolo a.C.), di aforismi tramandati e ricordati come parole del maestro. Contiene 423 versi, che sono stati raccolti in 26 categorie o temi (la violenza, la vecchiaia, la consapevolezza, la mente, la gioia, il piacere, l’ira, ecc.). Spesso questi 'temi' sono a volte espressi con metafore.  Non è una raccolta veramente organica e, a volte, si suppone che ci siano state sovrapposizioni successive di concetti. Ciononostante, questa piccola raccolta contiene un tesoro inestimabile, contiene il cuore del buddhismo e dell'insegnamento del Buddha che sembra stia parlando a noi direttamente, per 'ammonirci, guidarci, distoglierci dall'errore'. Ed è probabilmente questa qualità che ha fatto di questo libricino, forse il più amato e il più letto dell'intero canone buddista.

Il primo e fondamentale di questi concetti è proprio quello del risveglio, della bodhi, illuminazione o liberazione. 'Risveglio' presuppone un sonno: il sonno, di cui qui si tratta, non è altro che lo stato della nostra coscienza ordinaria. La concezione sottostante, è che la nostra ordinaria percezione di noi stessi e del mondo sia fondamentalmente 'illusione'. Viviamo in un mondo di miraggi e di fantasmi, agiamo in un nostro teatro interno di sogni e di proiezioni.

Questo stato di cose è descritta dalle cosiddette 'quattro nobili verità. Esse sono: l'esistenza è sofferenza; questa sofferenza ha un'origine; essa ha anche una fine; il cammino che conduce al risveglio porta alla fine della sofferenza. Cioè: l'illusione di esistere separatamente, ci pone in conflitto con l'effettivo essere-così delle cose e ci pone perciò in una situazione cronica di sofferenza. Questa sofferenza ha la sua origine nell'ignoranza, nel desiderio e nell'avversione. Perciò chi va al di là di ogni desiderio e di ogni avversione, chi si risveglia dal sonno dell'ignoranza, trascende ogni sofferenza. Non è più identificato con il proprio corpo e, anche se il corpo muore, la sua coscienza vive in tutto l'universo. Ma, la sua coscienza, non è più questo frammento che si è illuso di esistere separatamente e che ha viaggiato di corpo in corpo: essa è semplicemente la coscienza, la coscienza dell'universo, la coscienza del tutto.

Al centro di questo mondo c'è l'illusione dell'esistenza di un 'sé', l'illusione che ci fa credere di esistere come qualcosa di individuato e separato dal tutto. É un po' come se un'onda credesse di esistere separatamente dal mare. Le onde si raccolgono, si frangono, si rimescolano nel mare. L’acqua stessa che le forma non è mai la stessa. L’idea sottostante a questo concetto è quella di karma, secondo cui ogni azione lascia delle tracce sottili nella coscienza di chi la compie, tracce, che a loro volta facilitano il prodursi di certe azioni e di certe circostanze nella vita della persona.

La vita del nostro corpo e della nostra coscienza è un flusso costante: in un certo senso moriamo e rinasciamo ogni momento. E ogni momento rinasciamo portando con noi le tracce del nostro passato, il nostro karma, istante per istante. In questo senso il Dhammapada è un invito a concentrare tutta la nostra attenzione, tutta la nostra energia, tutta la nostra consapevolezza, tutta la nostra capacità di risveglio in ogni attimo di vita.
Praticare il Buddhismo non è rinunciare alla vita, ma è viverla in maniera consapevole. Nel buddhismo Zen c'è una curiosa serie di dieci immagini, detta 'Dei dieci tori Zen', in questa sequenza un contadino dopo l'illuminazione ritorna al mercato e alla vita quotidiana, ma in modo totalmente diverso e più consapevole.   Vedi post

Il più sottile attaccamento, l'ultimo ostacolo, sembra essere proprio il desiderio dell'illuminazione. Perciò, dice l'ultimo capitolo del Dhammapada: 'il bramino non desidera nulla, né in questo né nell'altro mondo'.

Dei 423 versi,  ne ho riportati alcuni:
verso 12 Riconoscendo l'essenziale come tale e l'inessenziale come tale ritrovi la tua vera natura e arrivi all'essenza.

35. La padronanza della propria mente, ribelle, capricciosa e vagabonda, è la via verso la felicità.

 43. Una mente disciplinata è un'alleata preziosa. Nessuno, né tua madre, né tuo padre, né i tuoi amici, può esserti di altrettanto aiuto.

20. Ma se, pur conoscendo solo una piccola parte delle scritture, pratichi il dharma, abbandoni le passioni, l'odio e le illusioni, coltivi la saggezza e la serenità, non hai desideri né in questo mondo né nell'altro, allora veramente sei partecipe della vita dello spirito.

 62. L’inconsapevole è roso dall'ansia per i suoi figli, per i suoi beni. Ma come possono i figli o i beni appartenergli? Lui stesso non si appartiene.

70.  Ma nessuna pratica ascetica vale un sedicesimo di un attimo di comprensione del dharma.

83. Il saggio non desidera nulla e non parla a vuoto. Qualsiasi cosa gli accada, nella fortuna e nella disgrazia, va per la sua strada senza attaccarsi a nulla.

90. Ha portato a termine il suo viaggio. E’ andato al di là della sofferenza. Ha spezzato ogni vincolo e vive in piena libertà.

159. Pratica ciò che predichi. Prima di cercare di correggere gli altri fa una cosa più difficile: correggi te stesso.

160. Tu sei il tuo solo maestro. Chi altro può guidarti? Diventa padrone di te stesso e scopri il tuo maestro interno.

183. L’insegnamento di coloro che si sono risvegliati è: evita il male, fa il bene, purifica la tua mente.

190. Prendi rifugio nel Buddha, nella legge eterna, nella comunità dei ricercatori. Comprendi le quattro nobili verità:

191. la sofferenza, l'origine della sofferenza, la cessazione della sofferenza e il nobile ottuplice cammino che porta alla cessazione della sofferenza.

 211. Non attaccarti a nulla. La perdita di ciò a cui sei attaccato è sofferenza. Chi non nutre attaccamento, né avversione, è libero.

 277.  Ogni cosa esistente è impermanente. Comprendendo ciò, vai al di là della sofferenza. Questo è il cammino della purezza.

278. L’esistenza è sofferenza. Comprendendo ciò, vai al di là della sofferenza. Questo è il cammino della purezza.

279. Nessun essere è dotato di un sé.

337. Perciò vi esorto, voi tutti che siete qui raccolti: sradicate il desiderio.

 374. Contemplando il sorgere e lo svanire degli elementi dell'esistenza fenomenica, gioisci realizzando l'eterno.

375. Questi sono i primi passi del cammino: padronanza dei sensi, semplicità, pratica degli insegnamenti, coltivare amicizie pure, virtuose, attive.

 391. Non ferire con le tue azioni, con le tue parole e con i tuoi pensieri. Sii padrone di te sotto questi tre aspetti.

 412. Al di là dell'attaccamento al merito e al demerito, al di là delle passioni, al di là della sofferenza, al di là di ogni impurità.

413. In lui, la sete dell'esistenza si è spenta. E puro, sereno, imperturbabile,

 421. Non possiede nulla e non ha bisogno di nulla. Per lui non c'è più passato, presente o futuro.

422. É il saggio, il vittorioso, l'eroe senza macchia che ha trasceso la paura e il desiderio, il risvegliato.

423. Ricorda le sue precedenti dimore, conosce il cielo e l'inferno. La sua saggezza è perfetta. É giunto alla fine del viaggio. Ha fatto tutto ciò che doveva fare. É divenuto uno con la totalità dell'esistenza.


Wild Wild Country - La vera storia di Osho

La vera storia di Bhagwan Shree Rajneesh, detto Osho (1931 - 1990). La storia di un predicatore indiano con 93 Rolls-Royce e centinaia di migliaia di seguaci.

A ricostruire per la prima volta la storia degli adepti del guru indiano Bhagwan Shree Rajneesh, con dettagli e testimonianze dirette, è un documentario appena uscito su Netflix, “Wild Wild Country”, diretto da Maclain e Chapman Way e prodotto da Juliana Lembi.  Siamo a metà degli anni Ottanta, e Rajneesh parla un inglese semplice e comprensibile, ha una personalità magnetica, e attraverso un sofisticato equilibrio tra misticismo orientale e pragmatismo capitalista occidentale attira decine di migliaia di adepti in tutto il mondo e costituisce un gruppo dedito al Rajneeshismo – la setta “degli arancioni”.  

La storia di Osho inizia in India, dove era un professore universitario, e un brillante e irriverente oratore. Nel 1970 raccontò di avere ricevuto un’illuminazione e si stabilì in un appartamento di Mumbai per diventare un mistico e dedicarsi alla meditazione e all’insegnamento ai suoi discepoli, che continuavano ad aumentare. Quattro anni più tardi Rajneesh e i suoi discepoli comprarono un’ampia proprietà a Pune, una città a circa duecento chilometri da Mumbai, dove iniziarono a vivere in comunità. La proprietà disponeva di vari alloggi e di un grande parco costantemente affollato di discepoli, che Rajneesh chiamava sannyasin – allo stadio più realizzato dell’esistenza, secondo l’induismo – e a cui consigliava di vestire di rosso, per celebrare l’alba del sole.   Rajneesh predicava la sua filosofia  del “nuovo uomo” e la meditazione dinamica, un misto tra meditazione e danza energica. Rainesh, all'epoca trentenne, istruisce i suoi seguaci a indossare le vesti arancioni degli asceti indù, facendo suoi, allo stesso tempo, i precetti del capitalismo e definendosi a capo degli “spiritualisti capitalisti”—motivo per cui, tra le altre cose, davanti casa aveva una ventina di Rolls-Royce.  Le sue idee radicali, che promuovono la “liberazione sessuale” e attaccano le istituzioni del matrimonio, gli procurano migliaia di adepti e la rabbia dei conservatori. Rajneesh «li faceva sentire come se appartenessero a una élite di pensatori liberi, che guardavano oltre il bigottismo e le consuetudini sociali di tutti gli altri».  

Attorno alle predicazioni di Rajneesh iniziò a formarsi una struttura gerarchica gestita dai fedeli più devoti, tra cui Ma Anand Sheela, che diventa segretaria e portavoce di Osho.   Le “sedute di gruppo” che prevedevano dei momenti in cui sfogarsi fisicamente ed emotivamente cominciarono ad impressionarono molte persone e ad attirare molte critiche. Osteggiato dall’India ultrainduista e guardato con sospetto dal governo di Indira Gandhi, la setta del santone indiano decise di lasciare il quartier generale di Pune e di trasferirsi altrove. 

Sheela nel 1981 convinse Rajneesh e il gruppo dei suoi discepoli più fedeli a comprare un enorme ranch in Oregon negli Stati Uniti, in mezzo al nulla che sarebbe diventato la nuova comunità di nome Rajneeshpuram, che avrebbe ospitato i sannyasin e furono messe in piedi una serie di attività  per rendere autosufficiente la comunità. Sotto la guida di Sheela gli affari vanno alla grande, la comunità, grazie al lavoro gratuito degli adepti, cresce enormemente: non è più solo un centro di culto ma una vera città. Sia Rajneesh sia Sheela ottennero una villa privata dove vivere per conto proprio. La città fu abitata da centinaia di seguaci di Rajneesh, provenienti da tutto il mondo occidentale, che si guadagnavano da vivere facendo piccoli lavoretti per sostenere la comunità. Rajneesh aveva smesso di parlare in pubblico. Il suo silenzio durò fino al 1985. Il suo unico contatto con la comunità era una sfilata di alcuni centinaia di metri che faceva ogni giorno a bordo di una delle sue molte Rolls-Royce.  La comunità riuscì ad attrarre migliaia di persone, soprattutto giovani borghesi occidentali, affascinati dall'orientalismo e delusi dalla società che si stava consolidando in Europa o negli Stati Uniti.

La comunità entrò in conflitto con gli abitanti di Antelope, il piccolo paese più vicino a Rajneeshpuram, soprattutto pensionati, persone semplici, religiose e dalle idee conservatrici, si attivarono da subito per contrastare quella che consideravano un’invasione della loro contea.  Antelope divenne controllato politicamente dai sannyasin, che dopo aver vinto le elezioni, cambiarono da subito il nome della città in Rajneesh e rinominarono le sue vie. Nel frattempo, soprattutto grazie alla riluttanza di Rajneesh ad apparire in pubblico, Sheela grazie al suo carisma e al suo inglese, diventò il capo e portavoce della comunità. Quella dove abitava Rajneesh non era l’unica comunità sannyasin nel mondo. All’inizio degli anni Ottanta si diffusero in tutta Europa: come ad esempio nel 1981 a Margarethenried, in Germania. 

In Oregon le ostilità verso la comunità di  Rajneeshpuram continuarono, e i seguaci di Osho guidati da Sheela,  decisero che avrebbero provato a vincere le elezioni della contea, previste per il 1984. Fu forse la scelta che causò la fine del Rajneeshpuram. Qui si narra della leggenda che i sostenitori di Osho avessero deciso di  diffondere il batterio della salmonella per non far andare le persone a votare ed ottenere così la maggioranza ai seggi.  Inoltre avevano invitato presso la comunità molti senzatetto a cui fu data la residenza per poter votare.  Nonostante tutto, il  piano per vincere le elezioni era fallito, la comunità era sempre meno unita – anche per via dei nuovi arrivati – aumentarono le tensioni all’interno e all’esterno della comunità. Rajneesh aveva iniziato a circondarsi di gente molto diversa rispetto ai primi sannyasin. Molti del suo nuovo circolo ristretto erano benestanti signori statunitensi.

Sheela era cominciata a diventare sempre più sospettosa e paranoica. A un certo punto organizzò un piano per uccidere l’avvocato federale per l’Oregon, e il procuratore generale che stavano indagando su di loro. Infine organizzò di uccidere il nuovo medico personale di Rajneesh.  Il tentativo fallì e Sheela fuggì a bordo di un aereo. Era il maggio del 1985. Rajneesh, un po’ a sorpresa, poco dopo la fuga di Sheela, riprese a parlare e la accusò di tutte le macchinazioni degli ultimi anni. Poi, in una serie di discorsi, proclamò che la sua dottrina non doveva essere racchiusa in una religione e ordinò che fossero bruciati tutti i suoi libri che si trovavano nel Rajneeshpuram, circa cinquemila.

Ad ottobre 1985, una giuria federale accusò lui e altri leader della comunità di avere violato le leggi sull’immigrazione: fra le altre cose fu accusato di avere obbligato i sannyasin americani a sposare dei membri stranieri, per agevolare il loro soggiorno negli Stati Uniti. Rajneesh e alcuni dei suoi collaboratori provarono a scappare ma furono arrestati in North Carolina. Rajneesh patteggiò una sentenza di dieci anni – poi sospesa – e l’obbligo di non tornare negli Stati Uniti prima di cinque anni.

Rajneesh tornò in India e nel 1987 si stabilì definitivamente a Pune, dove riprese a parlare ogni giorno ai suoi discepoli. Fu in quegli anni che iniziò a farsi chiamare Osho, una parola di origine sanscrita che significa “maestro”. Morì nel 1990 a 58 anni, e fu sepolto a Pune. Sulla sua tomba si legge: «Osho / mai nato / mai morto / ha soltanto visitato il pianeta Terra fra l’11 dicembre 1931 e il 19 gennaio 1990».

Anziché diminuire, la fama di Osho è aumentata dopo la sua morte. Alcuni “centri di meditazione” seguono ancora la sua dottrina, anche in Italia. I libri con i suoi insegnamenti vendono ancora parecchio – in Italia li pubblica Mondadori – e una fondazione organizza corsi ed eventi legati alla dottrina sannyasin. Il Rajneeshpuram viene considerato una spiacevole parentesi nella sua storia personale. Il terreno del Rajneeshpuram ritornò di proprietà dello Stato che lo ha donato all’organizzazione giovanile evangelica Young Life. Oggi si chiama Washington Family Ranch, e d’estate ospita campi per giovani.

Il nuovo misticismo - Mauro Bergonzi

Il testo Inchiesta sul nuovo misticismo è stato scritto da Mauro Bergonzi e pubblicato negli  anni ottanta ma il contenuto è ancora molto attuale.       La nostra civiltà non reprime soltanto gli istinti e la sessualità ma anche ogni forma di trascendenza.  Ronald Laing. ..

 
Negli ultimi decenni si assiste al risveglio di una nuova sensibilità spirituale nonostante che il razionalismo positivista consideri l’interiorità come qualcosa di irreale e soggettivo. Questa tendenza è spesso frutto di uno sperimentalismo selvaggio, ci si avvicina senza nemmeno conoscere i rudimenti del contesto sapienziale di riferimento. I movimenti filo orientali si mostrano in genere critici nei confronti della società e della religione ufficiale.   Spesso, questo porta ad una sorta di settarismo, ad una netta separazione tra noi e loro, il rifiuto di aprirsi al nuovo, ossia a qualsiasi trasformazione dei punti di vista. Il proprio gruppo religioso diventa allora l’unica vera chiesa, il gruppo è vissuto come alternativa alla famiglia e come una ricerca di protezione dal mondo. Si assiste anche alla tendenza di integrare le pratiche spirituali nelle strutture del consumismo. L'Astrologia, I king e lo yoga vengono utilizzati nei modi più disparati: per dimagrire e per rilassarsi. Emergono anche vari settarismi e il fascino per il guru.

Questi fenomeni possono essere divisi nelle seguenti categorie:

  •  la prima, i sistemi filosofico orientali sono trapiantati in occidente senza subire grosse mutazioni, come ad esempio lo zen con la sua freschezza e semplicità, il buddhismo tibetano, dopo il viaggio di David-Neel in Tibet e l'invasione del Tibet da parte della Cina nel 1950.
  •  la seconda, le filosofie hanno subito rilevanti modificazioni. Si verifica un assorbimento da parte della cultura occidentale: gli esercizi meditativi ridotti a pre-tecniche,  mercificazione e degradazione del sacro, Maharaj-ji ha creato un vero impero finanziario. 
  • la terza, sono stati fatti molti tentativi sincretici di unificazione Oriente – Occidente, come da parte della società Teosofica e da Osho Raineesh. Rainesh ha tentato una mediazione anche a livello delle tecniche. 
  • Molte persone sulla scia di Khrishnamurti si sono disidentificati da ogni  cultura codificata.

Molte religioni orientali hanno un carattere antropocentrico, secondo cui l’uomo può entrare in contatto con l’Assoluto attraverso una appassionata ricerca nelle profondità del proprio essere, in quanto la dimensione del sacro risiede in ognuno. In Occidente questa ricerca è spesso stata offuscata da egocentrismo, attaccamento, avversione. Decongestionare la mente significa svincolare la mente dall’incapsulamento in un falso concetto dell’Io, inteso come un’entità solida, permanente e separata dal resto dell’universo. Il che implica relativizzare l’ordinaria percezione dualistica della realtà basata sulle distinzioni, io/altro, soggetto/oggetto ecc. L’ordinaria percezione della realtà è maya, avidya.

I principali  movimenti spirituali nati in quegli anni sono:

Nel 1966 A.C. Bhaktivedanta Swami Prabhupada fondò gli Hare krsna. I mezzi di liberazione sono essenzialmente due: lo yoga della devozione o bhakti yoga, o lo yoga dell'azione o karma yoga. Il fine della pratica spirituale consiste nell’abbandonarsi completamente a Dio, cercando di restare consapevoli della sua presenza ad ogni istante. Qui c'è una convergenza con la tradizione cristiana di un Dio personale, con la credenza di un’anima individuale eterna, abbandonarsi alla grazia divina, unica depositaria della verità. Cantando il nome di Dio, Hare Krsna, Hare Rama le nostre qualità spirituali si risveglieranno. Hare = energia, Krsna= infinitamente affascinante, Rama= fonte di beatitudine.

Maharishi Mahesh Yogi fondatore della TM (meditazione trascendentale) diventa guru dei Beatles. La realtà è vista come molteplici livelli stratificati: dal manifesto all’immanifesto, in corrispondenza degli strati di coscienza che vanno dalla superficie alla profondità dell’Essere. La continua vibrazione acustica di un mantra diventa un veicolo capace di condurre la mente verso strati sempre più profondi e rarefatti della coscienza. Con la meditazione si arriva al Campo della Trascendenza, dove la mente possiede la massima espansione e la minima attività, il massimo riposo e la consapevolezza più totale. La meditazione porta ad una maggiore partecipazione alla realtà, perché maggiore è la partecipazione del reale. La meditazione fornisce all’individuo un riposo superiore alla tensione accumulatasi.

Le scuole di Yoga che fanno riferimento al testo Gli yogasutra di Patanjali. Uno dei maestri di riferimento in quel periodo è starto il Maestro Kaushik. Il Dottor R. P. Kaushik è stato un filosofo nel senso originale del termine, un ricercatore della verità. L'assunto fondamentale dei suoi insegnamenti era che la realtà costituisce qualcosa di vivo e dinamico, che non si può racchiudere in una formula.  L’esperienza di liberazione è intesa come il trascendimento di ogni dualismo, queste pratiche non sono fughe dalla realtà, ma permettono all'unomo di vivere la realtà  nella sua totalità e di sperimentarla in tutta la sua pienezza. Perciò la vera spiritualità è proprio un tuffo nella realtà. Bisogna mantenere un certo spirito critico e libertario dentro di sé. Lo yoga parte dal presupposto che esista uno spirito universale (paramatma) di cui una scintilla è presente in ognuno di noi (jivatma). Ricongiungere il jivatma con lo spirito universale è lo scopo dello yoga. Lo yoga è un sistema di auto realizzazione che può essere praticato da chiunque,  credente o ateo. La realtà dell’uomo è vivere nella sua totalità e di sperimentarlo in tutta la sua pienezza. Perciò la vera spiritualità è proprio un tuffo nella realtà. Tutto ciò che si percepisce come divisione è illusorio, c’è una sola ed unica realtà, esiste una unica energia che permea tutto il creato. Il succo del Vedanta si trova nel mantra “aham brhman asmi” ossia “Io sono il Brahman”. Il Raja yoga è il percorso più complesso, dentro di te esiste la luce, guarda dentro di te per trovare questa luce, si rivolge a persone introspettive, le vie per guardare dentro se stessi sono: 

  • il mantra-yoga, recitazione di suoni, 
  • il purna yoga ossia lo yoga integrale di Aurobindo, 
  • il laya yoga, ascolto di suoni, 
  • il kundalini yoga o risveglio dell’energia. 

L'illuminazione o samadhi, ossia l'essere consapevole di essere Brahman” e di tre tipi: 1- savikalpa samadhi con seme in cui si mantiene un contatto con la realtà e la percezione dell'oggetto osservato, 2 - nievikalpa samadhi in cui scompare l’oggetto osservato per brevi periodi, 3 -sahaja samadhi, ossia  l'unione continua tra individuo e Assoluto. Il vero maestro non impone nulla, risveglia l’intelligenza dell’allievo e lascia che quest'ultimo trovi la propria strada.

Gli arancioni di Raineesh (1931-1990) è un movimento ispirato ad un forte sincretismo in quanto ingloba anche le tecniche di Gurdjeff  ed è caratterizzato da un rigetto dell’ascetismo. Secondo Rainesh la via della ricerca interiore non ammette alcuna disciplina, nè alcuna repressione, la ricerca deve avere un carattere gioioso per sciogliere i blocchi interiori. Rajneesh ha elaborato una quantità enorme di esercizi pratici (meditazione dinamica, kundalini, ecc.) e parallelamente proponeva un lavoro psicoterapeutico di gruppo. L'obiettivo è quello di arrivare ad una esplosione interiore dove l’ego possa essere trasceso. Il motto di questo movimento può sintetizzarsi in questo modo: Prima volevo modificare gli altri, e così facendo pensavo di modificare anche me stesso: adesso punto molto di più su di me, perché mi sembra che solo volendo bene interamente a me stesso, riesco ad aprirmi agli altri. Ha creato a Poona (vicino a Mumbai) un ashram di ampie dimensioni con il nome Osho International Meditation Resort.

Gli amici del Dott. Kaushik.  Kaushik fa parte di quella esigua schiera di orientali che hanno preferito rinunciare ad ogni tradizione codificata. Come dice Khrishnamurti la "Verità costituisce qualcosa di vivo e dinamico, qualsiasi sforzo per raggiungerla è destinato a fallire". Chi si muove nella sfera mentale deve essere ben consapevole di non poterla trascendere. Se riesce ad attraversare questa notte oscura dell’anima in cui tutto è vano ed insignificante, alla fine la mente rinuncia a ogni sforzo, si placa e da quel silenzio scaturisce un’energia incommensurabile, al di là dell’ego, carica di amore e consapevolezza.    Kaushik a differenza di Krishnamurti consiglia in qualche modo una forma pratica di meditazione: mettersi seduti prestando completa attenzione a ciò che avviene nel momento presente. Lasciandosi andare spontaneamente al flusso della realtà senza fuggire al passato o futuro, poi la mente arriverà ad uno stato di silenzio. Questo tipo di meditazione presenta molte affinità con le tecniche della vipassana o dello zen. Solo attraverso un assiduo esercizio è possibile creare l’occasione propizia per l’emergere spontaneo di un silenzio della mente. L’insegnamento consiste in due parole: abbandono e amore. Non ci si può appoggiare a niente, siamo completamente soli. Bisogna coltivare l’Arte di osservare. A volte ti accorgi che tra un pensiero ed un altro c’è un momento di pausa, che i pensieri non sono mai continui, quando ci si rende conto della meccanicità dei pensieri, questi si fermano ed emerge l’inconscio. Ogni volta che sia ha un’aspettativa o un’immagine di un’altra persone è difficile comunicarci. Tra maestro e discepolo non c’è separazione, sono una persona unica. Se la vita non ti porta a contatto con un maestro va bene così: allora vuol dire che non hai bisogno di un maestro.

Il Buddhismo. In Italia si è sviluppato soprattutto lo zen e il vajrayana tibetano. Il buddhismo punta allo sviluppo di una conoscenza salvifica e trasformativa capace di bruciare ogni forma accumulata di attaccamento. Nella pratica, sono collegate insieme posizioni fisiche (mudra e asana), formule vocali (mantra) e visualizzazioni al fine di attivare ogni energia disponibile a livello di mente, parola e corpo. Nell’impostazione tantrica si sottolinea il carattere sacrale anche di ciò che sembra profano come il sesso. I mandala sono strumenti rituali capaci di indurre profonde mutazioni degli stati di coscienza. 

Lo zen è l’adesione all’attimo presente, al di là di ogni infrastruttura concettuale. I maestri si adoperano di smantellare nel discepolo ogni aspettativa, ogni tentativo di incasellare in schemi precostituiti il flusso mutevole e variegato della vita. La comune esperienza umana si carica in questo modo di intensa sacralità. I monasteri diventano dei semplici luoghi di lavoro e meditazione. Lo zen ha due filoni: 

  • lo zen Soto,
  • lo zen Rinzai.  
Il tiro con l’arco, la cerimonia del thè, l'ikebana, ecc venivano concepite come vie per realizzare lo Zen attraverso uno sviluppo della consapevolezza e della concentrazione. Lo zen è il mezzo e il fine in se stesso. Lo zazen (meditazione) è tra l’altro un metodo terapeutico con cui si ottiene l’equilibrio fisico, respiratorio e mentale. Lo zen è la natura di Buddha che agisce in ogni nostra azione, nel Rinzai viene usato il koan per arrivare al satori. Il satori, nella pratica del Buddismo Zen indica l'esperienza dell'illuminazione, del risveglio inteso in senso spirituale, nel quale non ci sarebbe più alcuna differenza tra colui che si "rende conto" e l'oggetto dell'osservazione. Con lo zen si diventa capaci di affrontare ogni difficoltà, di stare tra la gente, vivere liberamente. Per il Buddha non c’è nulla da cambiare, basta vedere la realtà, ossia come le cose sono realmente. Il nuovo è in ogni momento, Krishnamurti dice: non vivete nel futuro, né nel passato: vivete nel presente, nel presente c’è l’Eterno. Il satori è l'equivalente e si realizza quando si riesce a vedere la vita istante per istante, ossia vivere nell’Eterno.  In Italia negli anni ottanta era molto conosciuto il Monastero Rinzai di Scaramuccia – vicino ad Orvieto.   Un altro centro importante era il Centro Soto Milano. Nello zen Soto c'è un maggiore adattamento all’Occidente. Cìè una maggiore dimensione di consapevolezza: non fare e lasciar essere, cercando di vivere l'esperienza dell’attimo presente. Uno dei maestri più conosciuti in Occidente è il Maestro Shunryu Suzuki. 
Shunryu Suzuki era un monaco e insegnante Zen Sōtō che aiutò a diffondere il buddismo Zen negli Stati Uniti, ed è rinomato per aver fondato il primo monastero buddhista Zen fuori dall'Asia.

Il buddhismo tibetano in Italia ha due filoni: 

  • rNin ma pa del gruppo Nankai Norbu, grande maestro tantrico Padmasambhava, 
  • dGe lugs pa o berretti gialli ( XIV e XV secolo) del riformatore Tsong-kha-pa. In Italia è stato creato l'Istituto Lama Tsong Khapa a Pomaia vicino Pistoia. 

Norbu arriva in Italia nel 1960 e collabora con il grande orientalista Giuseppe Tucci. Se un occidentale è interessato a cercare lo spirito dell'Oriente troverà la risposta e quando l’avrà trovata non si potrà allineare con nessuna determinata tradizione o filosofia o scuola, non deve arrivare ad una scuola ma deve arrivare a se stesso.  Gli dGe lugs pa insistono sulla gradualità della via, sulle pratiche meditative preliminari prima di poter accedere senza rischi ai segreti tantrici dell’iniziazione. Le visualizzazioni su certe precise iconografie e su determinati mantra hanno un grande valore perché posseggono un tipo di energia spirituale ad esse immanente. Meditare equivale a fuggire dalla realtà?    Di fatto si medita per essere più capaci di vivere nella realtà, in modo coerente ed equilibrato: meditare significa cercare di conoscere meglio se stessi per smettere di continuare a farsi del male e a far del male agli altri.

Sempre negli anni ottanta, facendo riferimento, a volte in modo completamente inappropriato, alla Società Teosofica si sono formati gruppi e gruppuscoli che hanno incrementato la ricerca del magico e del soprannaturale. La Società Teosofica è un'organizzazione internazionale fondata nel 1875 a New York, dedita allo studio e alla divulgazione della teosofia e delle scienze esoteriche in generale. La teosofia sostiene che tutte le religioni hanno un'unica origine e cerca di condurre l'uomo alla verità tramite una conoscenza esoterica della divinità.

Nuova sinistra ed Oriente. C’è da chiedersi come la generazione dell’antiautoritarismo abbia finito per ricreare altre autorità. Come Rainesh-Osho a Puna, o Aurobindo a Pondicherry. In più veniva recuperato un fattore sociale importante: la creazione di comunità. Per molti giovani del 68 e 77, la Chiesa ha significato proprio la perdita di una qualsiasi autentica tradizione spirituale. Alcuni studiosi ritengono questa ricerca della spiritualità in Occidente una fuga dalla realtà, anche se negli stili di vita occidentali esistono ben più macroscopiche strategie di fuga dalla realtà come tv, droga, viaggio organizzati, ecc.  

Per iniziare un percorso spirituale occorre il coraggio di abbandonare le vecchie certezze e una continua disponibilità al cambiamento. Spesso la ricerca del Guru è stato un pretesto per deresponsabilizzarsi. Mentre nel buddhismo non ci sono guru, c'è il maestro, che in questa tradizione è l’amico spirituale, il  kalyanamitta, ed il maestro indica soltanto la via. Krishnamurti, un'altra figura spirituale molto seguita negli anni ottanta asseriva: la verità non ha sentieri. Importante nel percorso spirituale, il passaggio dal guru esterno al guru interno, si deve diventare maestri di se stessi. Se incontri un Buddha fuori di te uccidilo.

In Occidente si è creato un consumismo spirituale, una banalizzazione della ricerca, una riduzione a slogan, ad una ipersemplificazione dei problemi connessi con la ricerca interiore. Invece occorre un notevole coraggio per aprirsi all’ignoto, per confrontarsi con aree dolorose di sé. In molti casi prima di iniziare il percorso occorrerebbe un personale trattamento psicoterapeutico. L’apertura alla dimensione trans personale è spesso come una fuga dal personale. Il salto nella dimensione spirituale può avvenire in maniera proficua, solamente quando la dimensione personale abbia messo profonde radici nell’humus della vita, così come un saldo senso di identità personale può permettere una vera apertura al rapporto con gli altri e col mondo. Spesso si usano le pratiche orientali come strumento di repressione e controllo delle energie interiori e si instaura una falsa maschera di calma e posatezza. Il prezzo che si paga è il disseccarsi di ogni creatività e spontaneità. La vera calma meditativa si ha quando c’è una viva consapevolezza del propria essere, attraverso cui i conflitti inconsci possono essere riconosciuti, accettati e trasformati. Spesso le frasi “tutto è illusione, tutto è mente“ diventano vuoti slogan in nome dei quali adottare una deresponsabilizzazione nei rapporti col mondo. L’Oriente viene usato spesso come anestetico. Sono sviluppati modelli di derivazione cristiana atti a denigrare i valori della carne per esaltare quelli dello spirito. Se da una parte molti movimenti presentano tendenze ascetiche, molti si propongono proprio il superamento di queste dicotomie. Essere e Non Essere sorgono simultaneamente.

Nel Buddhismo si usa dire: ridere senza lasciarsi alle spalle alcuna traccia di riso, piangere senza che poi resti traccia di lacrima, godere senza che alcunché di quel godimento resti indietro, questo è una stato di leggerezza.  Il buddhismo usa come modalità di conoscenza l'intuizione e il paradosso. Il concetto buddhista di anatmata si basa sulla constatazione empirica, attraverso lo strumento meditativo, che non è possibile percepire direttamente alcuna entità separata e permanente definibile come un “Io”. Il conflitto e la sofferenza nascono quando ci si identifica con questo Io. Occorre trasferire la consapevolezza del mutamento continuo (anityatvam) dal livello intellettuale a quello esperienziale. Un’esperienza intuitiva capace di trascendere i limiti egoici e l’attaccamento porta il meditante ad una dimensione di armonia con la totalità dell’esistenza. Nel Buddhismo si cerca di arrivare ad un decondizionamento e sviluppare la tendenza a relativizzare ogni certezza. La meditazione consiste proprio nell’abbandonare gli schemi precostituiti ed aprirsi alla totalità dell’esperienza attraverso l’intensificazione della consapevolezza. 

Un'altra corrente spirituale molto conosciuta negli anno ottanta è il Taoismo.  Il Taoismo è una dottrina filosofica, che ha origini in Cina ed enfatizza il concetto di vivere in armonia con il Tao, cioè la via. Nel taoismo il Wu wei è un particolare tipo di azione, in cui l’individuo assume una posizione di vigile ricettività.  Per Alan Watts il taoismo rappresenta l'arte di veleggiare, di scorrere spontaneamente, senza attrito, in sinergia con l’universo intero, abbandonandosi con intelligenza alle correnti della vita. La via è la meta, che è anche un libro di Watts.  Il Tao non fa nulla e tuttavia non vi è nulla che non sia fatto.

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