sabato 9 ottobre 2021

La meditazione per J. Krishnamurti

 Per Jiddu Krishnamurti, possiamo essere alla ricerca di qualcosa di cui conosciamo i contorni, i colori, ecc. ma nella meditazione qualsiasi ricerca deve finire.   vedi: https://www.youtube.com/watch?v=xpqC24LxWus

La meditazione è la comprensione della totalità della vita in cui ogni forma di frammentazione viene a cessare.  Khrisnamurti



Per gettare le fondamenta della meditazione dobbiamo osservare il disordine. Se vogliamo parlare di meditazione dobbiamo capire che cosa è l’ordine e il disordine. Se non c’è ordine non c’è virtù,  e la mente è obbligata a vivere in contraddizione. Non bisogna intellettualizzare e si deve incontrare quella strana cosa chiamata amore e senza paura. Altrimenti meditazione diventa autoipnosi. Dovete prendere coscienza di voi stessi, delle illusioni. Bisogna applicare la disciplina interiore che significa imparare. Imparare osservando cosa avviene voi stessi. Se osservate secondo uno schema non c’è autoconoscenza. Questo implica consapevolezza. e ci sono molte scuole che insegnano come essere consapevoli.

Non unitevi a nulla, nessun gruppo, nessuna organizzazione. Vi propongono un Talismano in forma di parole. Invece a voi serve una mente che sia in grado di stare in piedi da sola. L’illuminazione non arriva tramite un maestro ma dalla comprensione di ciò che è e di ciò che è in voi. Bisogna avvicinarsi alla meditazione con gioia e felicità, senza sperare di raggiungere qualcosa. La mente deve chiedere il massimo altrimenti scivolerà nel comodo.  C’è differenza tra osservazione e esperienza. Qualche monaco venuto dall’oriente vi avrà proposto di fare meditazione e voi lo seguite per avidità. Ma purtroppo ogni formula o sistema diventa meccanico e ripetitivo. Se praticate diventate quello che il metodo offre, che non è la verità.

La verità è una cosa vera, il metodo è meccanico.
Da una parte ci siete voi che praticate e dall’altra il metodo, quindi c’è divisione e conflitto. LoOsservazione è un apprendere, esplorare è un accumulo di conoscenze.Perchè vogliamo fare migliaia di esperienze? Perché la nostra vita e miserevole, e volete trasferirvi in una altra dimensione. Come può una mente simile sperimentare altro che le sue proiezioni e attività?  Fuggire da cosa, da ciò che si è?  Dovete solo riconoscete l’esperienza, non c’è nulla di nuovo.

Che cosa è meditazione? Gli Yogi insegnano a meditare. Tutta l’Asia parla di meditazione, si mettono dieci minuti seduti, si concentrano, fissano un’immagine e meditano. Lottano per controllare la mente, è questa la meditazione?

La mente deve essere molto tranquilla, attenta, silenziosa, per osservare. La mente deve essere assolutamente quieta e se voi cercate di controllarla, è una cosa assurda. La mente che osserva non cerca esperienz,e osserva soltanto, libera da qualsiasi rumore, quieta. L’atto dell’ascolto è attenzione, la consapevolezza della disattenzione è attenzione. Non lottate contro la disattenzione. Il silenzio della mente è bello per se stesso, ascoltate in completo silenzio.

Quel silenzio non è possibile se il vostro corpo non è tranquillo, deve essere completamente fermo, senza un movimento, senza muovere gli occhi. Fatelo per soli due minuti e in quei due minuti tutto si rivelerà, se sapete come osservare.


Il corpo ha una propria intelligenza che la mente e l’intelligenza hanno distrutto indulgendo nel cibo, nel sesso, nelle medicine. Per avanzare nella meditazione avrete bisogno di grande sensibilità del corpo, poi subentrerà l’amore e la gioia.Corpo, mente, cervello, e il cuore che si suppone sia l’amore devono essere in totale armonia.

Quale è il senso di questa vita, cosa c’è di buono in questo mondo?  Che senso ha tutto questo?          Non ha alcun senso.

Ma se nella vita si manifesta questa cosa straordinaria che è l’amore allora tutto assume un senso, diventerete un maestro, una nuvola nel cielo, ecc,

Se la mente è stata attenta durante il giorno alla bellezza dell’osservare, non sarete perturbati, non avrete più sogni.  Per questo la meditazione diventa straordinariamente importante e preziosa.

Oltre questo qualsiasi forma di descrizione, non è la cosa descritta. Quindi non ne parliamo. Nessuno può nominare ciò che non si può nominare, sia che si tratti del tutto o del nulla. Chiunque lo descriva non lo conosce. Chi dice di sapere non sa.

In tutto il mondo, i cosiddetti uomini santi hanno spesso sostenuto che guardare una donna è qualcosa di totalmente sbagliato, dicono che non ci si può avvicinare a Dio se si indulge nel sesso, quindi lo mettono da parte pur essendone divorati. Ma negando la sessualità hanno spento i loro occhi e tagliato la loro lingua perché negano tutta la bellezza della terra. Hanno affamato i loro cuori e le loro menti; sono esseri umani disidratati; hanno bandito la bellezza perché la bellezza è associata alla donna. L'amore può essere diviso in sacro e profano, in umano e divino, o esiste solo l'amore?

"Ci è stato detto che tutti i sentieri portano alla verità - tu hai il tuo sentiero come indù e qualcun altro ha il suo sentiero come cristiano e un altro come musulmano, e si incontrano tutti alla stessa porta - il che è, quando lo si guarda, così ovviamente assurdo. La verità non ha vie, e questa è la bellezza della verità, è viva".  J. Krishnamurti

Gli otto passi dello yoga

 La pratica dello yoga è un'arte e una scienza dedicata a creare l'unione tra corpo, mente e spirito, a raggiungere stati di coscienza elevati. La pratica aiuta a creare equilibrio e equanimità per vivere in pace, in buona salute e in armonia con l'universo e tutto ciò che ci circonda. Quest'arte di vivere correttamente è stata perfezionata e praticata in India migliaia di anni fa e le basi della filosofia yoga sono state riportate nel testo Yoga Sutra di Patanjali ( scritto tra 200 a.C. - 200 d.C.). Questo testo sacro descrive il funzionamento interno della mente e fornisce un programma in otto passi per controllare la sua irrequietezza in modo da godere di una pace duratura.

Il nucleo dello Yoga Sutra di Patanjali è un sentiero a otto membra che forma il quadro strutturale della pratica dello yoga. Praticando tutte le otto membra del sentiero diventa evidente che nessun elemento è gerarchicamente superiore ad un altro. Ognuno di queste parti porta completezza all'individuo e gli permettono di trovare la connessione con il divino. Poiché siamo tutti diversi, una persona può enfatizzare un ramo e poi passare ad un altro, ecc.  Gli otto passi dello yoga, sono i seguenti:
  •     Yama: moralità universale
  •     Niyama: osservanze personali
  •     Asanas :  posture del corpo
  •     Pranayama: esercizi di respirazione e controllo del prana
  •     Pratyahara: controllo dei sensi
  •     Dharana : concentrazione e coltivazione della consapevolezza percettiva interiore
  •     Dhyana: devozione, meditazione sul Divino
  •     Samadhi : unione con il Divino

I primi due passi che Patanjali descrive sono i precetti etici fondamentali chiamati yama e niyama. Questi possono anche essere considerati come moralità universale e osservanze personali. Yama e niyama sono i suggerimenti  su come dovremmo comportarci con le persone intorno a noi e quale  atteggiamento tenere verso noi stessi. L'atteggiamento che abbiamo verso le cose e le persone al di fuori di noi è yama, come ci relazioniamo con noi stessi interiormente è niyama.
  I. Yama (Moralità universale) sono suddivisi in cinque aspetti. Più che una lista di cose da fare e da non fare, ci dicono che la nostra natura fondamentale è compassionevole, generosa, onesta e pacifica:

  • 1. Ahimsa - Compassione per tutti gli esseri viventi, La parola ahimsa significa letteralmente non violenza, occorre non manifestare crudeltà o violenza verso qualsiasi creatura o persona, in qualsiasi modo. Ahimsa è, tuttavia, più di una semplice mancanza di violenza. Significa anche gentilezza, cordialità e considerazione premurosa delle altre persone e cose. Ha anche a che fare con i nostri doveri e responsabilità. Ahimsa implica che in ogni situazione dovremmo adottare un atteggiamento premuroso e non fare danni.
  • 2. Satya - Impegno alla sincerità, Satya significa "dire la verità", ma non è sempre auspicabile dire la verità in tutte le occasioni, perché potrebbe danneggiare qualcuno inutilmente. Dobbiamo considerare cosa diciamo, come lo diciamo e in che modo potrebbe influenzare gli altri. Se dire la verità ha conseguenze negative per un altro, allora è meglio non dire nulla. Satya non dovrebbe mai entrare in conflitto con i nostri sforzi di comportarci con ahimsa. Questo precetto si basa sulla comprensione che la comunicazione e l'azione onesta costituiscono il fondamento di qualsiasi relazione, comunità o governo sano, e che l'inganno deliberato, le esagerazioni e le falsità danneggiano gli altri. 
  • 3. Asteya - Non rubare, Steya significa "rubare"; asteya è il contrario: non prendere nulla che non ci appartenga. Questo significa anche che se siamo in una situazione in cui qualcuno ci affida qualcosa o si confida con noi, non approfittiamo di lui o di lei. Non rubare include non solo prendere ciò che appartiene ad un altro senza permesso, ma anche usare qualcosa per uno scopo diverso da quello previsto, o oltre il tempo consentito dal suo proprietario. La pratica di asteya implica non prendere nulla che non sia stato dato liberamente. Ciò include anche di non abusare del tempo altrui.
  • 4. Brahmacharya - Controllo dei sensi, Brahmacharya è usato soprattutto nel senso di astinenza, in particolare in relazione all'attività sessuale.  Brahmacharya non implica necessariamente il celibato. Piuttosto, significa un comportamento responsabile rispetto al nostro obiettivo di muoverci verso la verità. Praticare il brahmacharya significa che usiamo la nostra energia sessuale per rigenerare la nostra connessione con il nostro sé spirituale. Significa anche che non usiamo questa energia in alcun modo che possa danneggiare gli altri.
  • 5. Aparigraha - Neutralizzare il desiderio di acquisire e accumulare ricchezza, Aparigraha significa prendere solo ciò che è necessario, e non approfittare di una situazione o agire con avidità. Dovremmo prendere solo quello che abbiamo guadagnato; se prendiamo di più, stiamo sfruttando qualcun altro. Lo yogi sente che la raccolta o l'accaparramento di cose implica una mancanza di fede in Dio e in se stesso per provvedere al proprio futuro. Aparigraha implica anche il lasciar andare i nostri attaccamenti alle cose e la comprensione che l'impermanenza e il cambiamento sono le uniche costanti.

       Lo Yoga Sutra descrive cosa succede quando questi cinque comportamenti sopra descritti diventano parte della vita quotidiana di una persona. Così, gli yama sono le virtù morali che, se seguite, purificano la natura umana e contribuiscono alla salute e alla felicità della società.

II. Niyama (Osservanze personali).  Niyama significa "regole" o "leggi".  Queste sono le regole prescritte per l'osservanza personale. Come gli yama, i cinque niyama non sono esercizi o azioni da studiare semplicemente. Rappresentano molto più di un atteggiamento. Rispetto agli yama, i niyama sono più intimi e personali. Si riferiscono all'atteggiamento che adottiamo verso noi stessi mentre creiamo un codice per vivere con l'anima. I cinque Niyama sono:

  • 1. Sauca - Purezza, Il primo niyama è sauca, che significa purezza e pulizia. Sauca ha sia un aspetto interiore che esteriore. La pulizia esterna significa semplicemente tenerci puliti. La pulizia interiore ha a che fare tanto con il sano e libero funzionamento dei nostri organi corporei quanto con la chiarezza della nostra mente. La pratica delle asana o del pranayama sono mezzi essenziali per occuparsi di questa sauca interiore. Le asanas tonificano tutto il corpo e rimuovono le tossine, mentre il pranayama pulisce i nostri polmoni, ossigena il nostro sangue e purifica i nostri nervi. "Ma più importante della pulizia fisica del corpo è la pulizia della mente dalle sue emozioni disturbanti come l'odio, la passione, la rabbia, la lussuria, l'avidità, la delusione e l'orgoglio".
  • 2. Santosa - Contentezza, Un altro niyama è santosa, la modestia e la sensazione di essere contenti di ciò che abbiamo. Essere in pace con se stessi e contenti del proprio stile di vita, trovando soddisfazione anche mentre si sperimentano le difficoltà della vita, perché la vita diventa un processo di crescita attraverso tutti i tipi di circostanze. Dovremmo accettare che c'è uno scopo per tutto - lo yoga lo chiama karma - e coltivare la contentezza "per accettare ciò che accade". Significa essere felici con quello che abbiamo piuttosto che essere infelici per quello che non abbiamo.
  • 3. Tapas - Uso disciplinato della nostra energia, Tapas si riferisce all'attività di mantenere il corpo in forma o di affrontare e gestire le pulsioni interiori senza manifestazioni esteriori. Letteralmente significa riscaldare il corpo e, così facendo, purificarlo. Dietro la nozione di tapas c'è l'idea che possiamo dirigere la nostra energia per impegnarci con entusiasmo nella vita e raggiungere il nostro obiettivo finale di creare l'unione con il Divino. Il tapas ci aiuta a bruciare tutti i desideri che si frappongono a questo obiettivo.  Un'altra forma di tapas è prestare attenzione a ciò che mangiamo. Attenzione alla postura del corpo, attenzione alle abitudini alimentari, attenzione ai modelli di respirazione - questi sono tutti tapas.
  • 4. Svadhyaya - Studio di sè, Il quarto niyama è svadhyaya. Sva significa "sé", adhyaya significa "indagine" o "esame". Qualsiasi attività che coltivi la coscienza autoriflessiva può essere considerata svadhyaya. Significa trovare intenzionalmente la consapevolezza di sé in tutte le nostre attività e sforzi, fino al punto di accogliere e accettare i nostri limiti. Ci insegna ad essere centrati e non reattivi alle dualità, a bruciare le tendenze indesiderate e autodistruttive.
  • 5. Isvarapranidhana - Celebrazione dello spirituale,  Isvarapranidhana significa "deporre tutte le tue azioni ai piedi di Dio". È la contemplazione di Dio (Isvara) per entrare in sintonia con Dio e la sua volontà. È il riconoscimento che lo spirituale permane ogni cosa e attraverso la nostra attenzione e cura possiamo sintonizzarci con il nostro ruolo come parte del Creatore. La pratica richiede che mettiamo da parte del tempo ogni giorno per riconoscere che c'è una forza onnipresente più grande di noi che sta guidando e dirigendo il corso della nostra vita.

III. Asana (posture del corpo)   Asana è la pratica delle posture fisiche. È l'aspetto più comunemente conosciuto dello yoga per coloro che non hanno familiarità con le altre sette arti dello Yoga Sutra di Patanjali. La pratica di mantenere le posture ha molti benefici; tra questi i più importanti sono il miglioramento della salute, della forza, dell'equilibrio e della flessibilità. Ad un livello più profondo la pratica di asana, che significa "stare" o "dimorare" in sanscrito, è usata come uno strumento per calmare la mente e muoversi nell'essenza interiore dell'essere. La sfida delle posizioni offre al praticante l'opportunità di esplorare e controllare tutti gli aspetti delle loro emozioni, la concentrazione, l'intento, la fede e l'unità tra il corpo fisico e quello eterico. Infatti, usare le asana per portare una persona in armonia con tutti gli elementi del suo essere, le forze che modellano le nostre vite attraverso le nostre risposte al mondo fisico. Asana diventa quindi un modo per esplorare le nostre attitudini mentali e rafforzare la nostra volontà mentre impariamo a rilassarsi e a muoverci nello stato di grazia che deriva dalla creazione di un equilibrio tra il nostro mondo materiale e l'esperienza spirituale.         Quando si pratica l'asana si favorisce la quiete della mente, quindi diventa sia una preparazione alla meditazione, che una meditazione sufficiente in sé e per sé. Rilasciarsi al flusso e alla forza interiore che si sviluppa, porta ad una profonda spiritualità radicata nel corpo. La fisicità delle posture yoga diventa un veicolo per espandere la coscienza che pervade ogni aspetto del nostro corpo. La chiave per favorire questa espansione della consapevolezza e della coscienza inizia con il controllo del respiro,  -  o Pranayama. Patanjali asserisce che le asana e le pratiche di pranayama porteranno allo stato di salute desiderato; il controllo del respiro e della postura armonizzeranno il flusso di energia nell'organismo, creando così un campo fertile per l'evoluzione dello spirito. "La pratica delle asana è semplicemente uno dei modi più diretti per incontrare se stessi e vivere una vita guidata dall'innegabile saggezza del corpo. A questo B.K.S. Iyengar aggiunge: "I bisogni del corpo sono i bisogni dello spirito divino che vive attraverso il corpo. Lo yogi non guarda verso il cielo per trovare Dio, perché sa che è dentro di lui". 

IV. Pranayama (controllo del respiro)   Il Pranayama è la misurazione, il controllo e la direzione del respiro. Il Pranayama controlla l'energia (prana) all'interno dell'organismo, al fine di ripristinare e mantenere la salute. Quando il respiro in entrata viene armonizzato ed unito al respiro in uscita, allora si realizza il perfetto rilassamento e l'equilibrio delle attività del corpo. Nello yoga, ci occupiamo di equilibrare i flussi delle forze vitali, per poi dirigerli verso l'interno del sistema dei chakra e verso l'alto fino al chakra della corona, che si trova sulla sommità della testa.         Il pranayama, o tecnica di respirazione, è molto importante nello yoga. Va di pari passo con le asana. Nello Yoga Sutra, le pratiche di pranayama e asana (anche se non sono illustrate nello specifico)  sono considerate la più alta forma di purificazione e autodisciplina per la mente e il corpo, rispettivamente. Le pratiche producono l'effettiva sensazione fisica di calore, chiamata tapas, o il fuoco interiore di purificazione. Questo calore fa parte del processo di purificazione delle nadi, o canali nervosi sottili del corpo. Questo permette alla mente di diventare più calma .Quando lo yogi segue i corretti schemi ritmici di respirazione lenta e profonda "gli schemi rafforzano il sistema respiratorio, calmano il sistema nervoso e riducono il desiderio. Quando i desideri e le voglie diminuiscono, la mente si libera e diventa un veicolo adatto alla concentrazione. 

V. Pratyahara (controllo dei sensi)   Pratyahara significa ritrarsi o ritirarsi. La parola ahara significa "nutrimento"; pratyahara si traduce come "ritirarsi da ciò che nutre i sensi". Nello yoga, il termine pratyahara implica il ritiro dei sensi dall'attaccamento agli oggetti esterni. Può quindi essere visto come la pratica del non-attaccamento alle distrazioni sensoriali mentre ritorniamo costantemente sul sentiero della realizzazione del sé e del raggiungimento della pace interna. Significa che i nostri sensi smettono di vivere delle cose che stimolano; i sensi non dipendono più da questi stimoli e non sono più alimentati da essi.       Nel pratyahara si recide questo legame tra mente e sensi, e i sensi si ritirano. Quando i sensi non sono più legati a fonti esterne, il risultato è il contenimento o pratyahara. Ora che le forze vitali fluiscono di nuovo verso la Sorgente interna, ci si può concentrare senza essere distratti dalle cose esterne o dalla tentazione di conoscere le cose esterne.        Pratyahara avviene quasi automaticamente quando meditiamo perché siamo totalmente assorbiti dall'oggetto della meditazione. Proprio perché la mente è così concentrata, i sensi la seguono; non accade il contrario.        Non funzionando più nel loro modo abituale, i sensi diventano straordinariamente acuti. In circostanze normali, i sensi diventano i nostri padroni invece di essere i nostri servi. I sensi ci spingono a sviluppare desideri per ogni sorta di cose. Nel pratyahara avviene il contrario: quando dobbiamo mangiare, mangiamo, ma non perché abbiamo un desiderio di cibo. Nel pratyahara cerchiamo di mettere i sensi al loro posto, ma non di escluderli completamente dalle nostre azioni. Gran parte del nostro squilibrio emotivo è una nostra creazione. Una persona che è influenzata da eventi e sensazioni esterne non potrà mai raggiungere la pace e la tranquillità interiore. Questo perché lui o lei sprecherà molta energia mentale e fisica nel tentativo di sopprimere sensazioni indesiderate e di aumentare altre sensazioni. Questo alla fine si tradurrà in uno squilibrio fisico o mentale e, nella maggior parte dei casi, in una malattia. Patanjali dice che questo processo è alla radice dell'infelicità e del disagio umano. Quando le persone cercano lo yoga, sperando di trovare quella pace interiore che è così sfuggente, scoprono, che è sempre stata loro. In un certo senso, lo yoga non è altro che un processo che ci permette di fermarci a guardare i processi della nostra mente; solo in questo modo possiamo capire la natura della felicità e dell'infelicità, e quindi trascenderle entrambe.

VI. Dharana (Concentrazione e coltivazione della consapevolezza percettiva interiore)         Dharana significa "concentrazione della mente". L'idea essenziale è di mantenere la concentrazione o il fuoco dell'attenzione in una direzione.  "Quando il corpo è stato temprato dalle asana, quando la mente è stata raffinata dal fuoco del pranayama e quando i sensi sono stati messi sotto controllo dal pratyahara, il sadhaka (ricercatore) raggiunge il sesto stadio, dharana. Qui egli è concentrato interamente su un singolo punto o su un compito in cui è completamente assorto. La mente deve essere calma per raggiungere questo stato di completo assorbimento ".         In dharana creiamo le condizioni affinché la mente concentri la sua attenzione in una direzione invece di andare in molte direzioni diverse. La contemplazione profonda e la riflessione possono creare le giuste condizioni, e l'attenzione su questo unico punto che abbiamo scelto diventa più intensa. Incoraggiamo una particolare attività della mente e, più intensa diventa, più le altre attività della mente vengono meno.        L'obiettivo di dharana è di stabilizzare la mente concentrando la sua attenzione su qualche entità stabile. L'oggetto particolare selezionato non ha nulla a che fare con lo scopo generale, che è quello di impedire alla mente di vagare - attraverso i ricordi, i sogni o il pensiero riflessivo - tenendola deliberatamente concentrata su un oggetto apparentemente statico. B.K.S. Iyengar afferma che l'obiettivo è di raggiungere lo stato mentale in cui la mente, l'intelletto e l'ego sono "tutti trattenuti e tutte queste facoltà sono offerte al Signore per il Suo uso e al Suo servizio". Qui non c'è nessun sentimento di 'io' e 'mio'.         Quando la mente è stata purificata dalle pratiche yoga, diventa capace di concentrarsi efficacemente su un soggetto o un punto dell'esperienza. Solo così possiamo liberare il grande potenziale interiore. 

VII. Dhyana (Devozione, Meditazione sul Divino)         Dhyana significa adorazione, o meditazione religiosa profonda e astratta. È la meditazione perfetta. Implica la concentrazione su un punto di attenzione con l'intenzione di conoscere la verità su di esso. Quando si concentra la mente su un oggetto, la mente si trasforma nella forma dell'oggetto. Quindi, quando ci si concentra sul divino, si diventa più riflessivi e si conosce la propria vera natura. "Il corpo, il respiro, i sensi, la mente, la ragione e l'ego sono tutti integrati nell'oggetto della sua contemplazione - lo Spirito Universale.        Durante il dhyana, la coscienza viene ulteriormente unificata combinando chiare intuizioni sulle distinzioni tra gli oggetti e tra gli strati sottili della percezione. "Impariamo a distinguere tra la mente di chi percepisce, i mezzi di percezione e gli oggetti percepiti, tra le parole, i loro significati e le idee, e tra tutti i livelli di evoluzione della natura ".        Man mano che affiniamo la nostra concentrazione e diventiamo più consapevoli della natura della realtà, percepiamo che il mondo è irreale. "L'unica realtà è il sé universale, o Dio, che è velato da Maya (il potere illusorio). Man mano che i veli vengono sollevati, la mente diventa più chiara. L'infelicità e la paura - anche la paura della morte - svaniscono. Questo stato di libertà, o Moksha, è la meta dello Yoga. La meditazione diventa il nostro strumento per vedere le cose chiaramente e percepire la realtà al di là delle illusioni che offuscano la nostra mente.

VIII. Samadhi (Unione con il Divino)   Il passo finale nell'ottuplice sentiero dello Yoga è il raggiungimento del Samadhi. Samadhi significa "riunire, fondere". Nello stato di samadhi il corpo e i sensi sono a riposo, come se dormissero, ma la facoltà della mente e la ragione sono vigili, come se fossero svegli; si va oltre la coscienza. Durante il samadhi, ci rendiamo conto di cosa significhi essere un'identità senza differenze, e di come un'anima liberata possa godere della pura consapevolezza di questa pura identità. La mente cosciente cade di nuovo in quell'oblio inconscio da cui è emersa la prima volta.        Così, samadhi si riferisce all'unione o al vero Yoga. C'è una fine alla separazione che è creata dall'"io" e dal "mio" delle nostre percezioni illusorie della realtà. La mente non distingue tra sé e non sé, o tra l'oggetto contemplato e il processo di contemplazione. La mente e l'intelletto si sono fermati e c'è solo l'esperienza della coscienza, della verità e della gioia indicibile.        Il raggiungimento del samadhi è un compito difficile. Per questo motivo lo Yoga Sutra suggerisce la pratica delle asana e del pranayama come preparazione a dharana, perché queste influenzano le attività mentali e creano spazio nell'affollato programma della mente. Una volta che dharana è avvenuto, possono seguire dhyana e samadhi.

       Questi otto passi dello yoga indicano un percorso logico che porta al raggiungimento della salute fisica, etica, emotiva e psicospirituale. Lo yoga non cerca di cambiare l'individuo; piuttosto, permette che lo stato naturale di totale salute e integrazione in ognuno di noi diventi una realtà.


 Fonti:

  • Holistic On  Line   http://www.holisticonline.com/Yoga/hol_yoga_home.htm
  • Yoga Mente, Corpo e Spirito, di Donna Farhi
  • Luce sullo yoga, di B.K.S. Iyengar
  • Yoga Mente & Corpo, Centro Yoga Vedanta Sivananda
  • L'essenza dello Yoga, riflessioni sugli Yoga Sutra di Patanjali, di Bernard Bouanchaud
  • http://www.expressionsofspirit.com/yoga/eight-limbs.htm   

Manuale delle teologie induiste

 Manuale delle teologie induiste di José Pereira. Questo testo molto impegnativo, presenta il quadro completo sulle teologie e filosofie presenti in India. Ho cercato di prendere per ogni filosofia gli aspetti fondamentali e ne ho tratto un piccolo bignami che ho riportato di seguito....

L'autore, inizialmente presenta un quadro storico, filosofico dove inserire la trattazione sulle teologie e filosofie induiste, facendo un continuo parallelismo tra Occidente e Oriente: 

  • L'Età moderna comincia con la rivoluzione copernicana,
  • Nell'Idealismo gli oggetti fisici esitono solo in relazione ad un soggetto sperimentante, Berkley e Hegel XIX secolo, buddhisti IV secolo d.C.
  • Nel Materialismo ogni conoscenza di cose soprasensibili è priva di significato, In Grecia Democrito, In India Uddalaka nel IX  secolo a.C.
  • Lo Scetticismo è stato introdotto in Occidente da Pirrone (Alessandro Magno), e  in India da Nagarjuna II secolo d.C.
  • La Non anima: il Sé ha una fascia di percezioni ed è privo di sostanza, ed è un concetto proposto dal buddhismo e da Hume.
  • L'eliminazione della cosa in sé, come oggetto conoscibile, anche questo concetto  viene trattato dal buddhismo e  Kant
  • La realtà viene vista come un flusso, il divenire è la forma universale della realtà. Eraclito, Buddha, nel VII secolo d.C. Kamakasila e  Rousseau
  • La non-violenza, si basa sull'archetipo gianista, ed è stata portata avanti soprattutto da Gandhi.
  • La realtà presentata come bipolare. In alcune Upanishad che datano il IX secolo a.C. viene introdotto il concetto di Brahman mortale e immortale, statico e mobile, formato e non formato, ecc.
  • Per Spinoza i cambiamenti sono gli aspetti di qualcosa immutabile.
  • Superare  il condizionamento dell'essere è la base della ricerca yogica.
  • L'energia come pervadente l'universo è soggetta al controllo umano mediante la retta conoscenza.
  • Interiorità yogica si basa sulla convinzione che il sé possa essere sperimentato immediatamente, attraverso il controllo del corpo e della mente. La psicologia del profondo che gli yogi avevano sperimentato nel VIII a.C. viene trapiantata in Occidente da parte di Jung nel XX secolo, l'Anima immortale dell'uomo fuori dal tempo e dello spazio può essere sperimentata.
  • Oggi c'è difficoltà a sostenere valori religiosi non aperti all'esperienza personale. Quindi diventa difficile seguire le religioni tradizionali.
  • Oggi, soprattutto in Occidente, le parole o le proposizioni sono inadeguate a descrivere l'assoluto, si cerca pertanto l'esperienza diretta, e un approccio pluralistico. Nicola Cusano, cardinale, teologo, filosofo e astronomo tedesco del 1400 sosteneva l'esistenza di un'unica fede in forme diverse.

Nell'Induismo esistono due principali correnti teologiche che fanno riferimento a Shiva e Visnu. Shiva rappresenta eros e thanatos, mentre Visnù rappresenta la dolcezza, incarna il sacrificio del fuoco ariano attraverso il quale si controlla l'energia che pervade l'universo. 

Le sei scuole vedanta. Alla base di queste scuole c'è il concetto di Nirvana e Brahman. I mezzi per raggiungere l'illuminazione sono: le opere (karma), la conoscenza (jnana), la devozione (bakthi). Possiamo dividere lo svuiluppo di queste filosofie in tre epoche:

  • La fecondazione da 1300 a 600 a.C.
  • La germinazione da 600 a.c. A 1000 d.C.
  • La fioritura a partire dal 1000 d.C.

I principali sentieri filosofici ortodossi indiani (darshana) sono sei: Sankhya, Yoga, Vedanta, Mimansa, Vaisesika, Nyaya. Sono detti ortodossi perchè accettano l'autorità del Veda che sono i principali testi sacri dei popoli ariani che invasero intorno al XX secolo a.C. L'India. Il termine veda in sanscrito significa sapere, saggezza, conoscenza.Ognuno di questi sei sentieri porta ad una visione della Realtà diversa.  Le tradizioni indiane, vedica e tantrica, accettano la trasmigrazione delle anime e i concetto della liberazione da questa continua rinascita. Il tantrismo inizialmente non ammetteva né le caste, né i Veda. Ha le proprie scritture: gli Agama o Tantra. Accentua la bipolarità maschile-femminile.

La liberazione", "affrancamento", "emancipazione", "salvezza" in sanscrito mokṣa è uno dei cardini delle dottrine religiose e spirituali dell'India, comune a tutte le correnti e tradizioni dell'induismo, al giainismo, al sikhismo, e affine al nirvāṇa del buddhismo. La liberazione, variamente interpretata e diversamente conseguibile a seconda del contesto, è principalmente intesa come salvezza dal ciclo delle rinascite (saṃsāra), ma anche quale conseguimento di una condizione spirituale superiore.  La tradizione vedica  si basa:

  •  Sui quattro veda (Ṛgveda, Sāmaveda, Yajurveda e Atharvaveda);
  • Sui quattro scopi della vità di un uomo nell'induismo che sono: vita sociale affrontata secondo valori morali (dharma), il lavoro con conseguente benessere economico (artha), il piacere (kama) e la liberazione (moksa). 
  • Sulle e quattro caste principali che sono: i Brahmani ( i sacerdoti ); Kshatriya ( i guerrieri e nobili); i Vaisya (gli agricoltori, commercianti e artigiani ) e i Shudra ( mezzadri e servi);
  • Sulle  quattro fasi della vita secondo l'età che sono: Brahmācarya (studente), Grihastha (padre di famiglia), Vanaprastha (ritirato) e Saṃnyāsa (rinunciante).

1- Il Sankhya. Per questa filosofia l’universo è costituito dal purusha, eterno, immodificabile, privo di causa (composto da anime individuali) attirato dalla prakrti (la materia, la natura naturante) che è il sostrato di tutto, ed è costituita a sua volta dai tre guna (sattva, rajas, tamas).Nell'energia-materia è presente una certa capacità vitale, cosciente, anche se in forma ridotta e spesso potenziale, nel senso che per manifestarsi necessita dell'intervento del purusha. 

Tutto questo si svolge nei cicli del samsara (rinascite). Si mette in evidenza la distinzione tra anima, psiche e intelletto (buddhi). Alla base del Samkya quindi abbiamo: lo spirito (purusa) o anima trascendente, la materia (prakti), l'istinto - mente (buddhi), l'egoismo - l'anima fenomenica (ahankara), l'evoluzione (sarga). Questa base è simile allo schema formulato da Plotino dove c'è Uno, materia, mente, anima , mondo sensibile. Il Sankhya è la dottrina dei due Sé: uno nel suo stato puro e l'altro nello stato egoico e dimostra l'esistenza dello spirito per mezzo del cogito. Questa polarità fù poi trasformata in Brahman-ignoranza. L'origine dell'uomo cosmico data il X secolo a.C. Poi ristrutturato nel 460 d.C. Nel sankhya classico. Il principale referente di questa filosofia è stato il saggio Kapila, che dice siamo assaliti dal triplice dolore: interno esterno e sovraumano; Solo il samkhya fornisce i mezzi per superare il dolore.

La materia agisce per liberare lo spirito. Solo la materia trasmigra. Il Sè esiste, non essendoci prove del contrario ed è distinto dal corpo. Eliminato il dolore si consegue il fine ultimo, lo scopo della vita è duplice (la ricerca della felicità e scampo del dolore). La mente vuota di un oggetto è in meditazione. La materia colora lo spirito, questo colore è eliminato da pratiche come meditazione, controllo, disciplina, distacco. La materia si evolve nell'interesse dello spirito, la varietà dell'evoluzione deriva dalla varietà del karma, quando la liberazione è realizzata la materia non riprende più a evolversi, come accade nella vita di tutti i giorni.  Anche quando la materia si associa agli altri sé (in un nuovo ciclo di evoluzione), i sé liberati non sperimentano più, poiché manca la causa per tale esperienza (la non-discriminazione).

L'unico Sè (indivisibile e universale) è reso multiplo dall'associazione con un limitante casuale (materia). Non c'è conflitto con la non-dualità. Il mondo è reale perchè non esistono prove del contrario.L'egoismo o il desiderio è l'agente,  non lo Spirito. Il Sè è omnipervadente, trova il tempo e il luogo della sua esperienza soltanto attraverso l'associazione con un limitante casuale. La realizzazione delle opere dipende dall'egoismo, non è dipendente da Dio e non esistono prove che lo sia. Senza inizio è il rapporto tra possessore e posseduto, tra seme e germoglio, esso è prodotto dal karma. Oppure dalla non-discriminazione (dal corpo sottile). Non importa come sia prodotta, la separazione del rapporto è l'obiettivo dello Spirito.

2- Lo Yoga.Metafisicamente lo yoga è il sankhya, si crede che la coscienza sia luminosa di per sé, ma contaminata dal mondo esterno, che la invade sotto forma di sentimenti e concetti. La tendenza della mente verso il mondo esterno può essere controllata. Concentrandosi, la coscienza è rivolta alla chiara luminosità della sua natura originale. Fra la pluralità degli spiriti vi è uno spirito (il signore supremo che non è una causa), che non è mai vincolato dalla materia e non ha bisogno di essere liberato. Il contemplatore si sforza di sperimentare il proprio spirito mediante la disciplina, la meditazione e l'estasi.  Il sankhya, invece, segue il percorso della discriminazione intellettuale.

Noi abbiamo dei condizionamenti psicologici e sociali, altri più profondi nell'inconscio, condizionamenti prodotti dalla materia nel tempo. Lo yoga cerca di annientare il tempo e liberare l'uomo, e controllare l'inconscio. I principali fautori, tra storia e leggenda, di questa disciplina sono stati Patanjali (III - IV secolo d.C)  e Vyasa (V - VI secolo d.C).

I praticanti Yogi sono classificati in nove specie: se seguono metodo dolce, medio, severo, ognuno diviso in intensità dolce, media e severa. Solo i seguaci del metodo severo conseguono la concentrazione e i suoi risultati. Lo yoga è la soppressione degli stati mentali. Il testimone dimora nella propria natura, altrove si identifica con gli stati mentali che sono: conoscenza valida, errore, finzione verbale, sonno e memoria. Gli yogi che seguono un metodo di severa intensità conseguono la concentrazione che deriva da fede, forza, meditazione e saggezza. La pratica è lo sforzo per realizzare la calma indisturbata. La concentrazione si consegue anche con la devozione al signore supremo, OM è il suo simbolo. La calma mentale si consegue coltivando sentimenti amichevoli, compassione e contentezza, in tale calma la comprensione intuitiva è soltanto un sostegno di verità. Quando gli stati mentali sono stati tutti soppressi, si consegue una concentrazione che è la consapevolezza indifferenziata (non conoscente, non conosce alcun oggetto). Arrivando così alla Consapevolezza della propria differenza dallo Spirito.   

Lo yoga e il Samkya mettono in discussione l’efficacia dei riti dei Veda. Entrambi questi due sistemi postulano l'esistenza di due aspetti della realtà: della coscienza inattiva e immutabile (purusha) e della materia sempre attiva (prakrti). La materia ha livelli diversi di intensità ed anche i nostri pensieri sono materia sottile. La manifestazione più perfetta della prakrti è chiamata buddhi o intelletto, ed è l'elemento che, in particolari condizioni, può facilitare il processo della liberazione. Fin dall'epoca delle Upanishad si è cercato di dissociare lo spirito dalla materia e cercare di far emergere il vero Sé libero, eterno, inattivo che soggiace al mondo manifesto ed arrivare così alla liberazione dalla quotidianità costituita da malattia, sentimenti, sofferenza e morte. Non è una visione pessimistica ma è un continuo stimolo al saggio e all'asceta di ritirarsi dal mondo, staccarsi dai beni e dalle ambizioni ed arrivare alla liberazione. Il Samkhya cerca di arrivare alla liberazione attraverso la gnosi e la conoscenza metafisica, mentre per lo yoga la conoscenza non è sufficiente, sono indispensabili un'ascesi e una tecnica meditativa.

3- Mimansa. Per questa filosofia l'indagine sulla rivelazione vedica ha un duplice oggetto:  il rito e il Brahman. I fautori di questa filosofia sono Jaimini e Badarayana. Per questa filosofia i veda sono di origine impersonale, hanno profondi significati, esprimono cose trascendenti, esistono nell'eternità. Un altro importante filosofo che fa riferimento a questa filosofia è Kumarila Bhatta (VII d.C.)

Atomismo o Vaisesika. La base di questa filosofia è l'atomismo. Per l'atomismo la realtà è costituita da particelle immutabili che si dispongono e ridispongono variamente senza alterarsi mai. Uno dei fautori di questa filosofia è  Uddalaka nel IX secolo a.C.

Nel secolo successivo si sviluppa la teoria atomista dei quattro elementi: aria, acqua, fuoco e terra. Fu ripresa da Democrito in Grecia, e fu ridotta a sistema in India da Kanada (I secolo a.C.) Gli atomi devono essere combinati da una mente per dare origine alla complessa struttura del mondo visibile. Occorre una Mente ordinatrice cosmica quindi Dio. Dio è l'artefice della ssoluzione e creazione del mondo. L'Atomismo viene unito al logicismo nel XI secolo d.C da Udayana. Nella creazione gli atomi si combinano con tutte le anime mediante il karma. Combinando gli elementi si crea un grande uovo, e in esso il signore supremo crea Bhrama. Brhama comandato dal Signore supremo crea gli esseri mentali, dei, saggi, antenati fornendoli di facce, braccia, cosce e piedi e le quattro caste e poi secondo il karma li associa con le qualità del merito, della conoscenza, passione e potere.

Il Logicismo o Nyaya. Questa filosofia proclama la liberazione attraverso il ragionamento. (un'idea senza paralleli nel pensiero religioso). Postula una rivelazione di origine personale con Dio come suo autore. Uno dei caridni di questa filosofia è l'uso del sillogismo.  Con proposizione, ragione, esempio.  Con questa filosofia, si assiste alla fine dell'Assoluto impersonale e all'inizio del dio personale, adorato con suprema devozione.

Nel ragionamento esiste un Soggetto conoscente, una norma, una cosa conosciuta, e si produce conoscenza. Attraverso la logica possiamo provare l'esistenza dell'onnisciente, imperituro Dio. Cose come la terra devono avere una causa, perchè sono effetti. Il mondo è una combinazione di atomi con differenti gradi di complessità. Asserisce l'esistenza delle capacità umane come arti e scrittura; l'esistenza della conoscenza autorevole, l'esistenza della rivelazione. Io sono la sorgente di tutto: tutte le cose si evolvono da Me, i saggi lo sanno e, pieni di emozione mi adorano. Un uomo che stabilisce gli insegnamenti dei saggi sulla Legge, mediante una logica non discordante dalla Rivelazione e dalle scienze sacre, Soltanto quell'uomo, e nessun altro, conosce quella legge.

Vedanta dualista o Dvaita Vedanta. Nel V secolo a.C. le tradizioni sacre induiste vengono unificate da Badarayana,  poi Madhva (1238-1317) propose un modello diverso. Per questa filosofia Non c'è un Dio creazionista, ogni anima dipende dalla sua causalità e intrensicamente da azioni buone o cattive.   I nemici del Vedanta dualista sono il Logicismo e Nondualismo. Visnu si manifestò come il saggio Vyasa e produsse l'insuperabile scienza conosciuta come la suprema saggezza. Tutto è Brahman, neti, neti, Non è questo, non è quello. Vengono rivalutati i mantra. Il mantra OM è l'espressione di Brahman. Un altro mantra molto conosciuto è il Gayatri mantra, o l'inno al sole. Le tre esclamazioni rituali sono durante la recita di questo mantra sono: bhuh pienezza, bhuvah causalità dell'esistenza, svah possesso della gioia. La liberazione si raggiunge con la conoscenza che nasce dall'indagine teologica. Senza Dio non c'è liberazione. A parte il Brahman tutto è irreale. Se il Brahman indifferenziato è autoilluminante, come può l'ignoranza nasconderlo? Questa filosofia critica il ritualismo.

Ortodossia Saiva. Teologia dell'identità. Il problema che il Nondualismo deve affrontare è quello della differenza. Alla base c'è il Sè, e questa filosofia impiega una complessa dialettica per eliminare ogni molteplicità che ritiene il prodotto dell'illusione e l'ostruzionismo che impedisce la visione del Sè. La Metafisica alla base è fornita dal grande Mandana Misra con il testo La prova di Brahman, che utilizzando la polarità spirito-materia del Sankhya, ridusse lo Spirito ad un unico essere: il Brahman e trasformò la stessa materia reale sankhya in uno spettro (che non era né essere, né non essere).

Diverse scuole Nondualiste aderiscono al commento di Sankara sugli aforismi di Badarayana. Quello su cui convengono è, che le categorie basilari della loro teologia sono il Sè e il non-Sè, che il secondo è sovrapposto al primo dando origine a un'illusoria molteplicità, causata dalla trasformazione del Sè. Questa trasformazione è non reale. La schiavitù è l'effetto dell'ignoranza, Ma non sono d'accordo sul concetto di ignoranza. Il Brahman nell'essenza è conoscenza, e non può essere toccato dall'ignoranza. L'ignoranza è diversa dal Brahman, ma non è un'altra cosa altrimente il NonDualismo cadrebbe.

Le sei scuole NonDualiste o Advaita.

  1. Non dualismo indiviso Gauda Pada e Sankara
  2. Limitazionismo il vaso sembra limitare l'etere, quando il vaso è distrutto il limite sparisce, la perfezione dell'imitabilità si trova solo in Dio.
  3. Riflessionismo metafora della luna nell'acqua, e della faccia nello specchio. Le immagini riflesse non sono distinte dall'oggetto che riflettono anche se apre che lo siano.
  4. Apparizionalismo l'ignoranza con il suo potere diversificante, produce apparizioni della realtà fondamentale del Brahman, Suresvara.
  5. NonDualismo idealista, una teologia della differenza nella identità, Prakasananda.
  6. Non dualismo sincretista. Madhusudana, aveva sempre creduto nella fondamentalità della conoscenza quale mezzo salvifico, ma in quel periodo prevaleva la teologia della devozione, e anche lui trasformà il sistema gnostico in un sistema di devozione. 

Il proclama del NonDualismo (si trova nella Mandukya Upanishad, con commenti di Gauda Pada) "Conoscere la realtà differentemente da quello che è, è sognare, non conoscerla affatto è dormire, quando si eliminano entrambi questi errori si entra nello stato Indifferenziato". Quando l'anima messa a dormire dall'illusione che non ha origine, si sveglia, diventa consapevole della NonDualità, del non nato, del non addormentato, del non sognante. Se il mondo dovesse realmente esistere indubbiamente sparirebbe. Infatti la dualità che percepiamo è mera illusione, mentre la NonDualità è la sola verità suprema.     In qualunque forma il Sè si manifesti è la forma che si percepisce, diventando effettivamente quella forma, il Sè protegge il percepiente, il quale possedendola, la realizza. È attraverso questi esseri, non separati da lui, che il Sè è appreso come separato. Quando si conosce il Sè si può continuare a vivere la propria vita nel mondo come se si fosse privi di sensi, fuggendo la lode, i saluti, l'esecuzione di riti in onore degli antenati, l'asceta dovrebbe vivere di ciò che gli offre il caso.

Attacchi al Sankhya. Viene messa in discusssione la causa materia; l'argilla è identica all'effetto vaso. Come provare il rapporto causa - effetto? Nulla è prodotto, né da se stesso, né da un altro.

La legge Vedica è duplice, dell'Azione dell'Inazione ed è la causa della stabilità del mondo. L'Essenza eterna pura, saggia e liberata divenne incarnata, fu spinto dalla misericordia verso la legge ed insegnò la legge ad Arjuna.  Vyasa nei 767 versi della Gita compilò quella legge esattamente come il Signore l'aveva insegnata. La Gita è la quintessenza di tutta la conoscenza Vedica. La suprema meta dell'esistenza è la cessazione del mondo della trasmigrazione condizionata da causa ed effetto. Ciò si compie in virtù di una conoscenza del Sè accompagnata dall'abbandono di tutta l'attività.

La legge permette di percepire il significato della parola Brahman. L'individuo che offre la sua opera al Brahman, evita l'attaccamento e continua ad operare, non è macchiato dal peccato come un loto non è macchiato dall'acqua. Lo yogi opera con il corpo, la mente, l'istinto e perfino con i sensi indipendenti, evitando l'attaccamento per assicurare la purezza della mente.La rivelazione nega che il Sè (Brahman) sia vincolato.  La Brhadaranyaka Upanishad recita così: "In un solo modo quell'essere inconoscibile può essere percepito, è il Sè immacolato, al di là dell'etere, mai nato, il grande, l'eterno".  La Katha Upanishad esprime il Sè in questo modo: "Il Sè non nasce e non muore, viene dal nulla e diventa nulla. È il non-nato, l'eterno, l'antico. Non è ucciso quando il corpo viene ucciso". La rivelazione parla della condizione effettuale, ma soltanto senza l'abbandono della natura originaria, insegna la metamorfosi, una posizione perfettamente ineccepibile.

Come spiegare l'indivisibilità del Brahman?  Se le parti e l'intero sono entrambi autoilluminanti, nessuno dei due può essere l'oggetto della conoscenza dell'altro, per definizione è consapevolezza senza oggetto.Perciò il Brahman non può sperimentare la indivisibilità del proprio Sè.

Differenza nella identità é la corrente principale della teologia induista. Il suo archetipo fondamentale è la natura bipolare della realtà, espressa nelle seguenti dicotomie: sostanza-modi, essenza-attributo, indifferenziato-differenziato, mortale-immortale, universale-particolare, intero-parte, causa-effetto, ecc. Mentre le energie sono molte, l'essenza è una.

Le scuole si dividono in due gruppi, non-confessionale che è principalmente vedico, e il confessionale professante devozione a Visnu, Siva o Sakti(energia) che poi si trasformò in  tantrismo.

La metafisica dell'assolutismo sonico è una teologia del linguaggio, energista e evoluzionista. Formulata nel libro delle frasi e delle parole di Bharr Hari che dichiara "Inadeguatezza dei sistemi umani nell'esprimere l'assoluto, ed affermano di conseguenza l'intrinseca giustezza della parola. Tutte le  Idee sono  incorporate nel mitico monosillabo OM. La vera conoscenza, conosciuta come purezza, si acquista in una sola parola. Senza che ciò si opponga a nessuna credenza, essa è proclamata nella parola OM. Da OM creatore dei mondi, derivano le varie scienze con le loro divisioni principali e secondarie. Esse sono le sorgenti della conoscenza salvifica e del rito purificatore. Le forme collegate alla parola sono: rivelazione, tradizione, logica e grammatica.

L'Antico Vedanta o Puratana Vedanta. Badarayana probabilmente è stato il primo teologo sistematico del mondo e parte dal presupposto che la teologia sia la ragione sistematica che tenta di comprendere il messaggio della Rivelazione.

I primi Aforismi sul Brahman datano il l secolo a.C.  Nella ricerca del Brahman, il Sè deve essere visto, se ne deve udir parlare, deve essere pensato e meditato. Il Brahman è l'oggetto della teologia: è da dove provengono gli stati di creazione, mantenimento e dissoluzione del mondo. Il Brahman non è esprimibile, perchè è un oggetto della conoscenza. La Rivelazione dichiara che un uomo che si affida a lui consegue la liberazione. Il Brahman è la luce, il respiro, l'etere, l'inquilino del sole ( attraverso il Gayatri mantra si manifesta devozione al sole).  Il Sè si raggiunge attraverso la discriminazione, l'assenza di passione, la disciplina, il rito, la virtù, l'assenza di tristezza e l'assenza di gioia. Si può ottenere la purezza fisica grazie a cibo senza difetto.La liberazione puà essere realizzata direttamente in questo corpo e la liberazione assoluta o assorbimento nel Brahman dopo la morte.

Differenza nell'identità condizionata. E' una  Teologia della negazione o apofatica, che poi divenne la base della chiesa ortodossa.

Baskara. In principio c'era soltanto questo essere, unico, senza un secondo. Ma altri dicono che in principio c'era soltanto il non-essere, unico, senza un secondo, e che dal non-essere sorse l'essere. Come è possibile? Si risponde che in principio c'era soltanto questo essere. Il Brahman ha due forme, l'incarnata e la non incarnata. Se un uomo riconosce il Brahman non esistente, è come se lui stesso fosse non-esistente.

Nondualismo indivisibile o Avibhagadvaita. Nel XVI secolo la tradizione tantrica trionfava sulla tradizione vedica.

Vijnana Bhiksu unico fra i seguagi delle teologie di devozione, proclamava una liberazione mediante la conoscenza (senza devozione) consistente nell'identità con un Assoluto impersonale, libero dalla gioia e dal dolore. Dinanzi ad un vedanta vittorioso dichiarava che lo yoga era il primo fra tutti i sistemi e che il sankhya possedeva un mezzo superiore per ottenere la liberazione.

In questo periodo avviene anche l'elaborazione definitiva del sankhya, la sistematizzazione dello yoga, la sintesi tra sankhya, yoga e vedanta.  Si deve aderire alla logica che stabilisce l'esistenza del Signore, quale è enunciata nel Vedanta, nel Logicismo e nell'Atomismo. Illustri yogi e gli stessi maestri sankhya non vedono il Grande Signore, il Brahman senza principio né fine. Sia Lui il vostro solo rifugio.

Nondualismo differenziato o Visistadvaita. E' la prima teologia vedantica di devozione. La devozione appare nelle tarde Upanishad e nella Gita, e la sua espressione fu soprattutto popolare.

I due grandi filosofi e maestri  Yamuna ( 918- 1038) e Ramanuja (1056-1137) fanno riferimento al Vedanta antico, basato su misticismo ardente, meditazione sulle glorie di Dio, sulla sua trascendenza ed accessibilità. Dio è una persona e il più alto rapporto che Egli ha con la Sua creatura è quello di amore e sollecitudine. Dio verrà chiamato anche nella Gita la Persona Suprema. Questo misticismo si dividerà in due scuole, la prima affermava che Dio è l'autore della salvezza e bisogna arrendersi totalmente a lui. La seconda afferma il bisogno dell'uomo di cooperare con Dio.  Il devoto deve manifestare la devozione per Krisna, incarnazione di Visnu, o  la devozione per Rama anche lui un'incarnazione di Visnu.  Yamuna  suggerisce di leggere i Pancaratra dove viene manifestata la veracità di Dio. Ramanuja diceva: "creando l'intero mondo a tutti i suoi livelli, dal dio Brahma agli oggetti immobili, Egli dimora nella sua natura, inaccessibile alla contemplazione e all'adorazione degli dei e degli uomini". Abisso sconfinato di compassione, benevolenza, tenerezza, e generosità, non abbandono la Sua natura, quando trasformò la Sua essenza in una natura come la loro, essendosi incarnato in mezzo a creature diverse, fu adorato in mezzo a loro. La metà dell'uomo è quintuplice: dovere sociale, lavoro, piacere di questo mondo e dell'altro mondo, esperienza dell'anima ed esperienza di Dio.  La metà suprema dell'uomo è la liberazione, che è uno stato in cui si dimora nella propria natura eternamente deferente. I mezzi per arrivare alla liberazione sono cinque: attività rituali, consocenza, devozione, resa totale a Dio e venerazione per il maestro.Un altro approccio filosofico è l'innata differenza-nella-identità o Svabhavikabhedabheda. 

venerdì 1 ottobre 2021

Come Facebook, decide quale post vada rimosso e quale reintegrato

Chiunque si veda rimosso un post su un social e non sia d'accordo con la decisione può normalmente fare ricorso contro la decisione. Di solito la piattaforma, e in questo caso Facebook esamina nuovamente il contenuto - normalmente entro 24 ore - e, se ritiene di aver commesso un errore, lo comunica all'utente e ripristina il post.

 
Il controllo di solito, viene affidato agli algoritmi delle macchine settate da Facebook che sorvegliano il social in tempo reale, o alla soggettività malpagata di pochi moderatori umani. 
Dal novembre 2020 Facebook ha introdotto un nuovo sistema, basato pesantemente sull'intelligenza artificiale e sul machine learning per far sì che i contenuti potenzialmente più pericolosi vengano revisionati per primi. I tre criteri su cui si basa il nuovo ordine sono viralità, gravità e probabilità che stiano infrangendo le regole. Le macchine utilizzano il riconoscimento visivo per identificare intere categorie di contenuti potenzialmente nocivi - che si tratti di capezzoli o cadaveri, pistole o droghe - oppure cercano di abbinare i contenuti a una lista di elementi vietati compilata in anticipo da esseri umani.  Queste tecniche sono utilizzata per sbarazzarsi del materiale illecito più evidente; cose come video di propaganda di organizzazioni terroristiche, materiale pedopornografico e contenuti protetti da copyright. Ciò può comportare la rimozione automatica del post o del commento o addirittura il blocco di un intero account. 

Se TikTok assume direttamente i propri moderatori di contenuti e piattaforme come Reddit o Nextdoor si affidano quasi del tutto a un enorme numero di volontari, Facebook - come anche Twitter e YouTube - hanno optato per la strada dell'esternalizzazione. Spesso precari e oberati di lavoro, i revisori di contenuti non sono nemmeno lontanamente sufficienti per controllare la massa di segnalazioni che ricevono.  Spesso molti social utilizzano lo shadowbanning. Lo shadowban altro non è che una sorta di penalizzazione inflitta dai vari social ad un account. La penalizzazione comporta ovviamente dei disagi per chi la subisce, in particolare in termini di visibilità rispetto ad altri utenti.

Dal 2020 - ci si può appellare ad un organismo indipendente e autonomo un "Oversight Board" (OB), un Comitato di controllo, una Corte Suprema della libertà di parola digitale, nata su inizativa dello stesso Zuckerberg.
Il Board è purtroppo, finanziato dallo stesso Facebook con 130 milioni di dollari attraverso una fondazione che ne dovrebbe garantire l'autonomia ed è lo stesso Facebook, il social più diffuso al mondo che possiede anche Instagram e WhatsApp, che sceglierà i giudici ( tra i giudici c'è Helle Thorning-Schmidt è stata la prima donna a guidare la Danimarca fra il 2011 e il 2015). 
Le decisioni di questo Board cercheranno di coniugare l'enorme spazio compreso tra gli standard della community di Facebook e i principi dei diritti umani. È una forbice enorme, che non considera tutto quello che c'è nel mezzo. L'OB dovrà "supportare il diritto alla libertà di espressione delle persone" ed  intervenire sui casi in cui il social ha cancellato un post, ma senza averne il diritto o in assenza di presupposti.

Il gruppo di esperti dell'OB  ha il compito di selezionare pochi casi ad alto valore simbolico e di particolare complessità destinati a diventare "giurisprudenza" interna al social, confermando o revocando decisioni di rimozione dei post normalmente assunti dai sistemi di controllo automatizzati predisposti da Facebook. In modo tale da mettere al riparo i top manager di Facebook dalle continue polemiche, e delle troppe responsabilità, che inevitabilmente accendono sul social, le dinamiche dell'informazione, della censura, della violenza, dell'hate speech. "Il Comitato si avvale del proprio giudizio indipendente per supportare il diritto alla libertà di espressione delle persone e assicurarsi che tali diritti siano adeguatamente rispettati", si legge nella dichiarazione di intenti dell'Oversight Board. " 

Mark Zuckerberg, dopo gli scandali scoppiati a partire dalle elezioni presidenziali americane del 2016, ha prima negato l'impatto della propaganda politica sulle sue piattaforme, per poi correre ai ripari e ammettere gli errori fatti. Davanti al Congresso americano e in seguito in audizione al Parlamento Europeo, si è scusato. Era del resto il 2018, l'anno dell'affaire Cambridge Analytica. L'Oversight Board venne concepito poco dopo, per evitare che certi passi falsi non si ripetessero. Zuckerberg si era reso conto della propria inadeguatezza e di quella dei suoi manager nel maneggiare materie complesse e dai risvolti politici potenzialmente planetari, come il tentativo russo di condizionare le presidenziali che portarono alla Casa Bianca Donald Trump.  

Dal momento in cui è diventato operativo, dicembre 2020, il Comitato ha giudicato 16 casi controversi. Altri tre sono in esame, ma le richieste di intervento sono nell'ordine delle 500mila. "Siamo in venti nel Consiglio e interveniamo solo su una piccola frazione dei casi che le persone ci sottopongono", spiega Thorning-Schmidt. "Scegliamo quelli più rappresentativi in modo che possano funzionare come precedenti ai quali poi fare riferimento". Sono state prese 16 decisioni, una ad una, saltando da un continente all'altro, dando conto anche del background culturale del Paese in cui quel post nasce.   Sulla pandemia e l'infodemia che ne è stata la conseguenza, abbiamo visto tutti un flusso continuo di informazioni e contenuti falsi o (peggio) sul crinale scivoloso della manipolazione. Gli esperti del Comitato nei due casi esaminati si sono schierati dalla parte della libertà di parola.

 L'Oversight Board non è stato particolarmente efficace, inoltre non appare del tutto indipendente (molti membri del comitato sono americani)  e fino ad ora non è riuscirto ad avere un quell'approccio globale. Dal punto di vista di chi studia il rapporto tra mondo digitale e società civile, diritti umani e libertà d'espressione, il Board è stato poco più di un inizio, incompleto e deludente. Esito forse inevitabile. Nel suo primo anno di vita si è trovato ad affrontare disinformazione sanitaria e razzismo, nudi e religione. E la spinosa questione del "deplatforming", della cancellazione dai social, dell'ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump, su cui si è andata a scontrare forse tutta l'inadeguatezza della sua struttura. "Faccio fatica ad immaginare che un Comitato del genere, anche sotto l'ombrello delle Nazioni Unite, possa davvero elaborare una serie di standard legali che soddisfino tutti, ovunque".  Una vicenda emblematica (dibattuta a livello planetario) sui limiti della libertà d'espressione di uno degli uomini più potenti al mondo (il presidente degli Stati Uniti) sulle piattaforme digitali e, in ultima analisi, dei rapporti di forza e di potere tra i leader digitali mondiali e i leader politici di peso altrettanto mondiale. 

Il primo silenziamento di Trump fu deciso da Facebook all'indomani dei traumatici eventi del 6 gennaio 2021, quando centinaia di sostenitori dell'ex presidente presero d'assalto il Congresso Usa eccitati dai messaggi incendiari e dalle false accuse di truffa elettorale lanciati da Trump dopo la vittoria di Joe Biden nel voto del 4 novembre 2020. Subito dopo, Facebook, come anche Youtube e Twitter, avevano deciso di sospendere (a tempo indefinito) l'ex presidente dai loro siti. Dopo le polemiche e le accuse di "censura" da parte di molta stampa, governi, osservatori in tutto il mondo, Facebook aveva rinviato la decisione all'Oversight Board, il comitato indipendente di "saggi" istituito da Mark Zuckerberg per valutare le decisioni della piattaforma. Il Board ha confermato nel maggio scorso la decisione presa dal social network, ma lo ha fatto con un verdetto pieno di sfumature, che ha rimandato la decisione nel campo di Zuckerberg. Comunque Trump non potrà tornare su Facebook per almeno i prossimi due anni.
Il bando di Trump ha sollevato le proteste di molti governi, e numerosi appelli alla regolamentazione delle piattaforme. Ma quando i governi intervengono per giudicare e regolamentare la Rete, il rischio è che si metta mano troppo presto su una materia ancora tutta da plasmare. Soprattutto ci sono molte resistenze da parte delle leadership di questi enormi colossi digitali.

  La libertà di parola è un diritto universale e deve valere ovunque senza differenze nell'applicazione. Ciò presenta molti problemi e a volte qualche opportunità:  grazie all'ampiezza delle piattaforme come Facebook, Twitter, Youtube, sono riuscite ad emergere voci che non erano finora state ascoltate sui mass media. Come Black Lives Matter o il MeToo, la testimonianza dell'uccisione di George Floyd, ecc.    

Shoshana Zuboff, accademica della Harvard Business School e autrice de Il capitalismo della sorveglianza, si è espressa in questo modo, all'indomani del caso Trump: "Mark Zuckerberg e i suoi colleghi dovrebbero smettere di raccogliere dati sulle persone e bisognerebbe bloccare gli algoritmi che mettono mano alle bacheche degli utenti promuovendo il peggio delle discussioni e portandole al centro del dibattito pubblico. Bisogna cambiare 'l'ingegnerizzazione che è alle spalle di tutto e che ha portato a realizzare profitti economici enormi in maniera del tutto illegittima".

Media & Regime, YouTube cambia le regole.

YouTube cambia le regole e ha annunciato che vieterà contenuti no vax che “contraddicono il consenso degli esperti delle autorità sanitarie locali” o dell’Organizzazione mondiale della sanità. Il sito di proprietà di Google ha specificato che rimuoverà qualsiasi video che sostengono, ad esempio, che i vaccini non riducono la trasmissione o la contrazione della malattia, o che causano l’autismo, il cancro e l’infertilità.  Peccato però che spesso quello che sostiene l'OMS è contraddetto dall'AIFA o viceversa, oppure da prestigiose riviste internazionali. 

Il nuovo regolamento vieta anche la promozione di “rimedi o cure pericolosi: contenuti che affermano che sostanze o trattamenti dannosi possono avere benefici per la salute”. Si tratta di un ampliamento della politica di Youtube, che aveva già bandito la disinformazione sui vaccini anti Covid e che adesso  mette al bando i video di disinformazione su tutti i vaccini. Inoltre, saranno cancellati gli account di diversi attivisti no vax diventati popolari su YouTube, come Joseph Mercola e Robert F. Kennedy Jr, nipote di Jfk.   Il nipote dell’ex presidente americano è da sempre sostenitore di tesi che collegano i vaccini a una serie di patologie infantili come l’autismo. E nell’agosto 2020 Kennedy e la Children’s Health Defense hanno avviato una causa contro Facebook per aver contribuito a «censurare discorsi validi e veritieri», chiedendo un risarcimento di 5 milioni di dollari. A febbraio Instagram ha escluso Kennedy dal social network per aver violato la policy di Instagram. Anche se rimane attivo il suo profilo su Facebook e quello su Twitter.

Anche Facebook non scherza con la censura, ha recentemente (25/9/2021) cancellato la pagina ufficiale del cantautore Giuseppe Povia (cantautore e vincitore di san Remo 2006)  in quanto l’artista avrebbe violato le policy della comunity relative ai vaccini anti-covid.  La pagina, che contava oltre 300 mila followers, è così improvvisamente scomparsa dal social più diffuso al mondo. Secondo il cantautore, Facebook ha deciso di cancellarlo per via dei suoi video in favore della libertà di scelta sulla vaccinazione, una posizione contro la  linea governativa che l’artista ha espresso chiaramente nel suo ultimo singolo autoprodotto intitolato per l’appunto ‘Liberi di scegliere’.  Povia ha ripetutamente espresso perplessità e dubbi riguardo ai nuovi vaccini contro il Covid-19 tramite i suoi canali social, criticando aspramente il Green Pass e sottolineando le incongruenze nelle dichiarazioni rilasciate nel corso del tempo da autorità sanitarie, scienziati e dalla stampa. Inoltre, il cantante ha parlato ripetutamente delle reazioni avverse presumibilmente legate alle vaccinazioni anti-covid, un tema tabù per Facebook.     Guardetevi questo video di Povia di qualche anno fa  https://www.youtube.com/watch?v=K-ecOmENIhM

In effetti non è un mistero che Facebook proibisca e censuri attivamente un ampio numero di contenuti relativi al Covid-19 e al vaccino, come quelli elencati nella sua lunga e apposita policy. Un problema fondamentale di queste policy è che la stessa idea di ‘verità’ muta nel tempo. Emblematico il caso del ‘virus prodotto dall’uomo o modificato in laboratorio’, un’affermazione che fino al maggio del 2021 era bandita da Facebook in quanto ritenuta teoria complottista, salvo poi essere riabilitata dal social per via delle ultime informazioni rilasciate dal governo statunitense a riguardo.

Recentemente Youtube ha oscurato anche i canali in lingua tedesca di Russia Today.  La reazione di Mosca è stata abbastanza dura, dichiarando che questa è una vera e propria censura: “La Germania ci dichiara guerra mediatica”.

Una domanda viene spontanea. Solo per Mosca, decidere arbitrariamente quali contenuti oscurare, è  censura? 


Influencer nello yoga

 Influencer nello yoga: così la meditazione e lo yoga diventano prodotti da vendere bene. Come nascono i guru star su Youtube e Instagram.    Articolo di  di Irene Scalise  pubblicato su Repubblica    Vedi link:

E' sempre più insidioso il confine tra yoga spirituale e yoga “materialissimo”. Lo sottolinea il Financial Times prendendo in considerazione il crescente numero di insegnanti “influencer” sui social. La rivista Yoga Magazine ha stilato una lista dei Top yoga influencer Vedi link     Vedi link - 2

Secondo uno studio dell’università di Cambridge: "Una pratica meditativa e spirituale si è trasformata in un prodotto certificabile ed economico promettendo un’immagine positiva del corpo, tra fitness e sollievo dallo stress".  I circa 10 mila insegnanti di yoga del Regno Unito, che guadagnano tra 10 e 20 sterline l’ora,  hanno anche formato un sindacato per sollecitare una paga migliore.

Uno studio ha preso in esame 40 anni di numeri di Yoga Journal, la rivista statunitense nata nel 1975. Nei primi numeri si citavano con reverenza guru che spiegavano come "usare lo yoga per la pratica fisica non va bene, non serve a niente e c’è solo tanta sudorazione". Ma poi il flusso di articoli anticapitalisti sullo Yoga Journal si sarebbe ridotto a zero, sostituito da copertine su come ottenere "corpi forti e tonici". Di più. La lunga e costante pratica che permetteva negli anni di diventare insegnanti esperti e consapevoli è stata brutalmente sostituita da corsi che in 200 ore on line promettono la trasformazione in guru dei social.  Corsi che hanno sdoganato molti insegnanti certificati, ma solo pochi hanno il carisma e la fortuna di trasferire con successo le lezioni online e crearsi un pubblico virtuale. Intanto, gli studi in presenza hanno chiuso. 

E così le star dello yoga di YouTube e Instagram sono soprattutto donne belle e fascinose.  Il fenomeno dello yoga online, era già in voga molto prima del dilagare della pandemia:  le yoga influencer, molte delle quali, da insegnanti e blogger, sono diventate vere e proprie icone sui social network e sui canali YouTube, proprio nei mesi in cui il Covid ha costretto tutti a rivedere la propria pratica in versione home yoga o outdoor yoga.  Le più conosciute sono  Sara Bigatti, milanese, 42 anni, creatrice della Scimmia Yoga (www.lascimmiayoga.com), l'insegnante milanese Martina Sergi e la sua amica e collega Martina Rando. Denise Della Giacoma, con la Yoga Academy online ha coniato il motto "Inspira, Esplora". Shanti Brancolini, invece, è l'anima del blog www.passioneyoga.it e del canale YouTube omonimo.   Vedi link  

Di Da inizio pandemia, la meditazione, come supporto per alleggerire l'ansia e la paura, è esplosa. La crescita di neofiti in Italia conferma l'impatto del lockdown sulle condizioni psicologiche. Fermarsi un momento, respirare e ascoltare le nostre emozioni: è il cuore della meditazione. La mindfulness è uno strumento efficace per alleviare ansia e stress generati dal lockdown. E possiamo farlo anche on line. Lo conferma una ricerca appena pubblicata sulla rivista Global Advances in Health and Medicine. Uno studio nato negli Stati Uniti, ma ispirato dal lavoro della neurologa italiana Licia Grazzi dell’Istituto Besta di Milano, che da anni usa queste tecniche per aiutare chi soffre di emicrania cronica, cefalea tensiva e altre condizioni di dolore cronico. Durante il primo lockdown sono stati proposti percorsi di mindfulness on line aperti a tutti.

Chiunque può praticare questo tipo di meditazione, che ci aiuta a controllare ansia e stress”, spiega la responsabile dello studio, Rebecca Erwin Wells della Lake Forest School of medicine, ”e la nostra ricerca mostra che una piattaforma on line è uno strumento efficace per farlo”. Tra marzo e agosto,  i ricercatori americani hanno proposto ad oltre 200 soggetti - in gran parte digiuni di meditazione - una pratica di mindfulness on line della durata di 15 minuti, sottoponendoli a un questionario pima e dopo l’esperienza per valutarne lo stato d’animo. I dati raccolti mostrano che l’89 % dei partecipanti ha trovato utile la meditazione, l’80 % ha riferito di sentirsi meno stressato e una percentuale poco minore di essere meno ansioso. “Abbiamo visto che i partecipanti non solo si sentivano meglio, ma mostravano anche una maggiore disponibilità verso gli altri, un dato che mostra come sia possibile trovare elementi positivi anche nelle circostanze più difficili “.  I ricercatori hanno verificato che le ricerche on line su “mindfulness e Covid”, tramite motori di ricerca, sono aumentate del 52% durante il lockdown.

E in effetti, le esperienze di meditazione on line si sono moltiplicate, in tutto il mondo e anche in Italia. “Durante il primo lockdown abbiamo cominciato a fare ogni mattina Mindfulness on line per noi di MindfulSicilia (www.mindfulsicilia.it), per offrirci un momento di serenità e di consapevolezza tra colleghe, spiega Laura Bongiorno, psicologa psicoterapeuta e istruttrice Mindfulness, “poi l’abbiamo aperto ai nostri contatti, il gruppo è cresciuto, sono nate delle amicizie”. Grazie alla mindfulness, “o più semplicemente alla scelta di trascorrere un momento con quello che c‘era, di accogliere le nostre emozioni”, prosegue la psicologa. “La mindfulness ci permette di trovare comodità nel disagio, e rende più facile gestire i momenti di crisi”. La meditazione on line permette di annullare le distanze e lo schermo non impedisce di creare connessioni profonde.  Ovviamente è diverso rispetto a un incontro in presenza, ma non meno ricco. E la meditazione on line è un’opportunità per chi ha problemi di movimento, o semplicemente vive in un piccolo centro. Meditare da casa può essere impegnativo, ma offre anche l’opportunità di costruire un piccolo spazio per sé.

In questo periodo per ricominciare a respirare dopo il Covid, è stato sperimentata anche la Forestaterapia o medicina forestale, che non è una branca medica, ma un tipo di medicina complementare che arriva dal Giappone, chiamata Shinrin-yoku, che letteralmente significa “bagno nel bosco”. Non è una passeggiata in un bosco, non è un trekking, ma un metodo codificato e scientifico e che ha già accumulato delle evidenze, tanto che in Scozia viene utilizzato in alcune persone con depressione, diminuendo il ricorso agli psicofarmaci.

La mindfulness rilassa mente e corpo. E fa progredire nelle relazioni con le persone e con i nostri animali. Meditare fa bene anche al nostro cane, gli animali sono spugne emotive, che assorbono le nostre sensazioni.  Vedi link

mercoledì 29 settembre 2021

Condivisione dell’essere, SAT-SANG con Mauro Bergonzi

Condivisione dell’essere, SAT-SANG con Mauro Bergonzi giugno 2020, vedi: https://www.youtube.com/watch?v=Lxs1NPeW2-g

Ho seguito con piacere, per quasi tre anni, questi incontri con Mauro Bergonzi, ed è uno dei pochi relatori in grado di esprimere a parole la "Non dualità". 

Mauro Bergonzi è stato docente di Religioni e Filosofie dell'India presso l'Università degli Studi di Napoli “L'Orientale” ed è socio analista del Centro Italiano di Psicologia Analitica (C.I.P.A.) ed è l'autore del bellissimo libro Il sorriso segreto dell'essere.


Secondo Mauro le nostre azioni quotidiane sono dettate dalla paura o dal desiderio (di emergere, di fare carriera, di migliorare la posizione sociale) e sono collegate al dolore (fisico o mentale) o al piacere. Paura e desiderio sono collegate, appaiono sempre insieme, non sono due cose, sono parte di un qualcosa, sono una l’ombra dell’altra, legate al pensiero e al tempo. La paura si genera dalla memoria del dolore, il desiderio si genera dalla memoria del piacere.  Cerchiamo attraverso la conoscenza di superare questa dicotomia e la conoscenza, in questo caso, diventa fonte di  potere.

La coscienza appare con il suono, con la forma, col pensiero, appare e scompare. Quando c'è un’osservazione c’è una coscienza A che si accorge dell’apparire e scomparire delle varie osservazioni della coscienza B, che è effimera, nasce e muore con l’esperienza.

La coscienza A include sia l’osservatore e l’osservato, percepisce l’apparire e lo scomparire della coscienza B. La coscienza A ha come punto di origine il senso di esserci, la presenza consapevole, il punto di partenza perché le esperienze appaiano o scompaiano.

Nisargadatta Maharaj usa una metafora: "quando il sole sorge, le infinite gocce di rugiada cominciano a splendere e, in ognuna di esse compare un puntino luminoso che è il riflesso del sole su ciascuna goccia di rugiada che sembra contenere questo puntino luminoso".

Se consideriamo le gocce come mente – corpo, quella coscienza di esserci, è il riflesso sul corpo-mente di una luce senziente che alcuni chiamano consapevolezza, la quale non ha una localizzazione. Senza una goccia quel puntino non appare, la goccia è necessaria ma non sufficiente. Quando la goccia evapora, per la luce del sole non fa nessuna differenza, quel puntino riflesso fa da ponte tra infinito e finito, da un lato è l’esserci e dall’altro è il testimone, è la luce che permette a questo senso di esserci, di essere cosciente; da quel puntino si dispiega tutto il mondo del conosciuto, ma la conoscenza non può conoscerlo. Si può conoscere il senso di esserci ma non si può conoscere la luce senziente che lo produce.

Noi sappiamo di esserci, se vi chiedete "Io ci sono"? Come fate a negarlo? Per negarlo dovete esserci, è la cosa più evidente che ci sia, ma quando ci mettiamo ad osservare. possiamo avere solo esperienze limitate.  L’occhio vede all’infinito e le forme più varie, ma non può vedere se stesso, ma è innegabile che l’occhio ci sia.

Io posso conoscere un’infinita di cose, anche il fatto di esserci. Cartesio asseriva: "se mi inganno vuol dire che ci sono". Questo esserci viene dalla luce senziente che noi siamo, che non ha limiti e non ha confini. La domanda che possiamo porci è:  “Che cosa posso conoscere? E scartare tutto ciò che conosco perché non è il Tutto, ma è solo un aspetto del tutto.

La paura di diventare nulla dipende da quale grado di identificazione che c’è tra quella luce senziente e  mente - corpo; può diventare nulla, solo ciò che diviene, la paura di morire è la paura di diventare nulla. David Loy, dice che è una paura o una fobia. In psicanalisi, la fobia viene dal fatto che la paura è stata rimossa, è un compromesso tra la vera paura del passato e la coscienza che non vuole conoscerla.

La paura della morte è la fobia per allontanare una paura più grande, quella che non ci siamo nemmeno adesso. Io sparirò fra vent’anni ed ho paura, ma adesso io ci sono, ma questo io è un miraggio. Nasce dall’identificazione della luce senziente con un determinato corpo - mente. E’ solo l’organismo che inserito nel tempo diviene, nasce e muore, ciò di cui è fatto rimane nell’universo, come l’onda del mare, quell’onda particolare svanisce, così le forme appaiono e scompaiono.

L’io separato non esiste nemmeno adesso, appare come un miraggio, ma non c’è separazione con il resto dell’universo, la coscienza che si riflette sulla mente ed appare come un io e che sa di esserci, che ha il senso di esistere, è l’io sono, è il sé. L’io è la falsa identificazione della coscienza,  soltanto con un corpo – mente (la persona).

Quando invece percepisci in maniera più evidente, il tuo esserci, l’io sono, è una evidenza. Ti accorgi chequesto senso di esserci non ha confini, è lui che da origine alla coscienza dentro cui appare il corpo e il mondo. Questo sé comprende tutto il conoscibile, tu ci sei, questo sé va e viene quando dormi, e sparirà questo senso di esserci quando il corpo non ci sarà più, per apparire ha bisogno di quel corpo, ma come coscienza comprende tutto che resta quando sparisce il corpo-mente. Diventi nulla rispetto a quell’io che credi di essere.

Se non sei identificato soltanto con il corpo mente ma con il senso di esserci, quella luce senziente è oltre l’esserci e il non esserci (ed è totalmente inconoscibile). Il corpo-mente è qualcosa di conosciuto quindi non è quella luce senziente.

Nisargadatta dice "tutte le cose sono visibili alla luce del giorno, ma la luce del giorno non è visibile". Il sé che osserva l’io, è qualcosa legato alla manifestazione, il sé senziente non è il nulla. E' il sé che osserva le cose, è il testimone di questo e di quello.

Il sé che intuisce sé stesso, è l’essenza dell’essere, questo sé è il riflesso della luce senziente sulla mente, quando smette di essere testimone. "Dove va l’udito quando non c’è rumore nella stanza?"

La luce senziente non va da nessuna parte, non sta nello spazio - tempo, forse possiamo definirla nulla, è sempre qui e adesso,  è l’Essere.

Essere e nulla possono essere usati indifferentemente, non c’è bisogno di arrivare al nulla, basta vedere che le nostre conoscenze sono false. Utili per manipolare la realtà e vivere. Scarti tutto quello che è falso, quello che resta è quello che veramente sei. Non c’è bisogno di conoscere l’essere perché "Noi siamo l’essere".

Ramana Maharshi dice: "Una delle cose più strambe è, che noi essendo la realtà, cerchiamo la realtà, e un giorno rideremo di tutto questo, e quello che ci sarà quel giorno, c’è anche adesso".

Leggendo attentamente il testo Io sono quello di Nisargadatta, si scopre che contiene dei dialoghi contraddittori, questo perché Nisargadatta rispondeva in funzione a chi stava di fronte a lui.

Per Toni Parsons, un altro grande teorico del Non dualismo, "Non c’è una via, un maestro ti dirà che non c’è differenza tra te e lui, le cose accadono, e tu non hai nessuna scelta. Non puoi cercare la realizzazione perché sei già un realizzato".

Un discepolo chiese a Nisargadatta "Se l’io è illusorio e le cose accadono, perché allora proponi questi incontri in cui tu parli e cerchi di spiegarci alcuni concetti?" e  Nisargadatta rispose: "Finché noi ci troviamo a questo livello di realtà del corpo-mente bisognerà pure passare il tempo in qualche modo".

Noi cerchiamo la liberazione, ma la libertà non può essere condizionata, non può essere causata. Tutto quello che tu farai per raggiungere la libertà avrà una conseguenza che non sarà libera, ma sarà condizionata da quello che tu hai fatto. Il vero incondizionato non lo puoi raggiungere.

Ramana Maharshi dice: "Ogni esperienza nuova che tu puoi avere, che non c’era prima, finirà". L’idea di fare un percorso verso la liberazione è contro natura, la natura ci dice: tutto quello che puoi raggiungere lo perderai, quello che nasce muore, quello che puoi costruire si distruggerà.

Nisargadatta dice: "Invece di cercare quello che non hai, trova quello che è sempre con te, se è sempre con te qui e adesso, cosa si deve fare per raggiungerlo? Se mi metto in un percorso, e quello è già qui, non mi accorgo che la felicità è già qui. È assurdo praticare o mettersi in un percorso spirituale per qualcosa che è già qui. Ad esempio se qualcuno ha praticato per molti anni e gli è capitato di aprirsi alla Non dualità, allora può facilmente ingannarsi e pensare che questa percezione l’ha avuta grazie ai molti anni di meditazione che ha fatto. Allora quella persona andrà ad insegnare agli altri dicendo: "se mediterete per molti anni,  come me arriverete all’illuminazione". Dandogli una causalità che non ha.

Un altro, che non ha mai meditato, sdraiato sulla spiaggia al sole arriva a percepire questa completezza e allora dirà: "non meditate, è una cosa spontanea". Questa apertura è sempre qui e non c’è niente che può attivarla.Tutte queste azioni danno per scontato che ci sia un Io sono. Le cose accadono, non c’è libero arbitrio, né determinismo. Solo con un Io separato,  può esserci libero arbitrio o determinismo.

Secondo Thich Nhat Hanh, maestro buddhista vietnamita, l’agire morale è l’autostrada per la liberazione. La morale, in generale, ha senso in relazione con gli altri, ed è utile per regolarizzare i rapporti impersonali. La chiarezza della mente diventa comprensione e riduce un’enorme massa di sofferenza, la comprensione, non è associata alla sensibilità, ma può aiutare a diventare sensibile.

Per Thich Nhat Hanh i precetti sono come una stella polare, un precetto può essere un’occasione per indagare sulla nostra libertà. Capendo l’interconnessione, si può arrivare a vedere che le cose sono tutte in rapporto con le altre. Quando non c’è più separazione l’unica risposta che accade è l’amore.

Esempio del barcaiolo nella nebbia, lungo il fiume vede una barca contromano che gli sta venendo addosso, il barcaiolo comincia ad insultare il conducente della barca, poi si accorge che non c’è nessuno su quella barca, e la rabbia sparisce.

La coscienza si manifesta quando siamo svegli con diversi tipi di contenuti: sensi, mondo, corpo, mente. Si manifesta anche quando dormiamo e sogniamo, e quando dormiamo e non sogniamo.

Nisargadatta asserisce: "L'Io identificato con corpo e mente, è infinitamente piccolo e contenuto nel Tutto, che è Dio, Dio contiene l’Io".  Dio lo vediamo come qualcosa di diverso da noi ed è il Tutto che ci contiene.  Allora cerchiamo di conoscere il Tutto, ma il compito è impossibile anche utilizzando i concetti più astratti, essere o non essere, ecc.  Spesso quando pensiamo al Tutto lo associamo a Dio. Noi rappresentiamo la realtà in base a come noi pensiamo noi stessi, così noi vediamo il Tutto.

Se mi vedo come un piccolo io separato, identificato con corpo e mente, quando penso al Tutto, lo penserò come Non me, come qualcosa che mi trascende, cercherò di raggiungere una fusione e una contemplazione con questo Tutto spesso associato a Dio. Ma io e Dio, siamo due maschere di questa realtà non separabile. Quando cade l’idea di Io anche il concetto di Dio cade, quello che resta è inseparabile, è indivisibile.

Introduzione al Blog

Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...