sabato 20 novembre 2021

Centri di formazione yoga

 

Per fare chiarezza su certificazioni, accreditamenti e riconoscimenti nel campo dello yoga dai un'occhiata al seguente link  https://www.yogaitalia.org/certificazioni-accreditamenti-e-riconoscimenti-facciamo-un-po-di-chiarezza/

Sotto sono riportate varie scuole di formazione e centri yoga:  

L'università Bihar Yoga Baharati che ha sede nel Ganga Darshan, Fort Munger, Bihar, in India. Prima università dello Yoga nel mondo interamente dedicata allo yoga, è stata riconosciuta come Università dal governo dell'India nel giugno del 2000. Frequentare i suoi corsi significa poter scegliere tra un corso di Laurea in Filosofia dello Yoga, Psicologia dello Yoga, Applicazione della Scienza dello Yoga ed Ecologia dello Yoga. Le lezioni sono in inglese e per iscriversi  occorre superare i test di ingresso di cultura yoga. Vedi link

Federazione Europea Yoga - Il presidente della Federazione è il Maestro Amadio Bianchi. L'EYF, attraverso il suo Comitato Pedagogico, tenendo conto delle caratteristiche e dei requisiti delle diverse tradizioni e scuole d'Europa, ha stabilito un programma fisso minimo standard per la formazione degli insegnanti di yoga che sarà obbligatorio per tutte le scuole per ottenere la certificazione dalla Federazione Europea di Yoga.       Vedi link 

Federazione Mediterranea yoga - Il presidente della FMY è Wanda Vanni. Obiettivo fondamentale  della Federazione Mediterranea Yoga è quello di diffondere la disciplina dello yoga nel rispetto della tradizione. Da più di 15 anni la FMY è impegnata nella diffusione dello yoga attraverso convegni, seminari di specializzazione e corsi di formazione. Essa ha scuole di formazione per insegnanti yoga di grande prestigio con programmi equiparati a livello europeo a Milano, Roma e Catania con docenti italiani e stranieri di rinomata esperienza trentennale.E’ membro associato dell’Unione Europea di Yoga ed ha il Patrocinio del Dipartimento di Scienze Umanistiche dell’Università di Catania per l’eccellenza delle sue Scuole di formazione. I suoi corsi di formazione hanno durata quadriennale e si fondano sugli aspetti più importanti espressi dai testi della tradizione e sulla loro applicazione. Vedi link

Centro studi di yoga  -   Il Centro Studi Yoga Roma nasce nel 1981 su iniziativa di Barbara Woehler, i responsabili del centro sono Barbara Woehler e il Maestro Antonio Nuzzo.
Sin dalla sua fondazione il Centro ospita tavole rotonde e seminari con alcune delle personalità più importanti e influenti del mondo dello yoga e con esperti e studiosi delle tematiche della maternità e della gestazione.
Dal dicembre del 2000 hanno inizio i corsi quadriennali residenziali di formazione insegnanti yoga tenuti da Antonio Nuzzo attraverso l’Advaita Yoga Sangha.  Barbara Woehler conduce il corso di specializzazione su Yoga e Donna e parto per insegnanti yoga ed operatori del settore.                Vedi link

Accademia yoga 1969  - I responsabili sono il Maestro Giorgio Furlan ed Elisabetta Furlan. L'Accademia Yoga nasce nel 1969 ed è la prima scuola di Yoga e cultura orientale a Roma.  Fondata e diretta dal Maestro Giorgio Furlan allo scopo di diffondere la millenaria Scienza dello Yoga nel mondo occidentale, secondo gli antichi insegnamenti dei Maestri realizzati (Rishi) dell'India.  Vengono perciò insegnati e praticati tutti i vari sentieri e metodi dello Yoga con lo scopo di favorire il  benessere, la crescita personale e la spiritualità più profonda, in linea con le antiche tradizioni dell'India. All'Accademia Yoga fanno capo molte altre iniziative, alle quali gli associati possono partecipare.    Vedi link

Il Centro Yoga Sivananda Vedanta di Roma -  Fa parte degli International Sivananda Yoga Vedanta Centres, la più grande organizzazione di Yoga al mondo fondata per Swami Vishnudevananda, con oltre 50 centri ed Ashram (luoghi di ritiro Yoga).  Il Centro propone l’insegnamento dello Yoga classico, così come è stato insegnato daSivananda e il suo discepoli Swami Vishnudevananda.  Lo scopo dello Yoga è quello di trovare la pace interiore. I Centri Internazionali Yoga Vedanta Sivananda sono un’organizzazione senza scopo di lucro diffusa in tutto il mondo. Vedi link

L'Ashram Joytinat di Corinaldo (Ancona)  è un Ayurveda Ashram tradizionale, un luogo immerso nella natura, ideale per rilassarsi e rigenerarsi. Guidato dal Maestro Swami Joythimayananda, Acharya (Maestro di Yoga) e Vaidya (Sapiente Ayurvedico).  Organizza corsi di Formazione Yoga tradizionale per la crescita interiore: un percorso "Gurukulam" del Maestro Swami Joythimayananda.  Vedi link

Casa Yog. L'ashram è guidato dal Maestro indiano Gyanander, che vive da molti anni a Perugia. “Casa Yog”, così è stato chiamato l’antico casale situato nel cuore dell’Umbria, a pochi minuti dal centro storico di Perugia, immerso nel verde delle campagne umbre lontano dai ritmi veloci delle metropoli e dall’inquinamento.  Casa Yog non è un vero centro di formazione in quanto non rilascia certificati, ma è un vero centro yoga dove questa disciplina viene insegnata seguendo una tradizione millenaria. Gyanander è venuto in Italia nell'86 per il grande meeting organizzato dalla rivista "Astra" sulle rive del Gard. Si fece seppellire sotto terra, dove rimase per quattro giorni. Era in "Samadhi", uno stato di trascendenza e di beatitudine, una condizione in cui vengono sospese tutte le funzioni del corpo, il livello più alto dello Yoga.   Vedi link

Federazione Italiana Yoga.  La FIY, fondata nel 1974, è la più antica e prestigiosa associazione di insegnanti di Yoga attiva in Italia. Il Presidente Onorario FIY, Antonietta Rozzi, unica donna in occidente, ha ricevuto il prestigioso Yoga Award 2019, premio internazionale ricevuto dal Primo Ministro Indiano Modi per il suo grande impegno, competenza e serietà nella divulgazione dello Yoga. La scuola di formazione per aspiranti insegnanti di yoga adotta il P.B.E. (il Programma Base Europeo) che regolamenta e garantisce uno standard elevato nella formazione degli insegnanti Yoga.  Per iscriversi all'Albo Insegnanti Yoga é necessario possedere un diploma ottenuto presso gli Istituti di Formazione della FIY o da questa riconosciuti, frequentare almeno un corso di aggiornamento l'anno ed essere iscritti, da almeno due anni, alla Federazione.    Vedi link

L'Accademia di Cultura Orientale con sede a Roma, ha attivato un corso triennale il quale sviluppa un vasto programma: dall'anatomia allo studio dei testi classici dello Yoga, dalla fisiologia delle tecniche Yoga allo studio degli altri Dharshana e delle religioni dell'India. Per accedere al corso è necessario avere già acquisito i fondamenti della pratica tramite la frequentazione (attestabile dall'insegnante) di un corso Yoga nella propria città di provenienza.

La Scuola di Yoga Satyananda Ashram Italia è un’Associazione Culturale che non persegue fini di lucro, fondata in Italia, a Torino, nel 1982, allo scopo di diffondere ed insegnare lo Yoga. Tiene corsi di Yoga a tutti i livelli, anche per aspiranti insegnanti; il corso di formazione per istruttori, della durata di due anni, segue il metodo Satyananda Yoga sviluppato dalla Bihar School of Yoga e dalla Bihar Yoga Bharati (Bihar Yoga University) Munger, Bihar, India.  Vedi link

Centro Yoga Swami Vishnu, Centro di Pratica Yoga, Filosofia e Meditazione stile Sivananda a Spinaceto, presso l'Ass. Culturale Spinaceto Cultura nasce nel 2009. La fondatrice e direttrice è Roshni Sekhar, che è stata allieva diretta di Swami Vishnudevananda.  Lo Yoga che si insegna è lo Yoga classico che fa riferimento agli  ‘Yoga Sutra’ e ‘Hatha Yoga Pradipika.  Oltre alle regolari lezioni di Hatha Yoga si tengono seminari di approfondimentosull’aspetto filosofico e spirituale dello Yoga. Regolarmente fanno interventi in alcuni Licei, cercando di spiegare ai ragazzi cos’è lo Yoga.  Propongono yoga nella sezione femminile del carcere di Rebibbia.  "Health is Wealth, Peace of Mind is Happiness, Yoga shows the Way!" - Swami Vishnudevananda.   Vedi link

Yogabile promuove la coesione sociale, lo sviluppo culturale e intellettuale, attraverso l'offerta di corsi e conferenze, presentazioni di pubblicazioni che hanno come tema la diffusione della millenaria disciplina dello Yoga Tradizionale. E' impegnato nel preservare e diffondere lo Yoga Classico, seguendo la tradizione di Svami Sivananda di Rishikesh e dei Maestri Andrè Van Lysebeth e Gerard Blitz. Il responsabile del centro, Gian Piero Carezzato.   Vedi link

Ganapati  Scuola di Yoga di Vicenza - il responsabile è Claudio Fabris, si inspira all'insegnamento del Maestro Sri Sri Sri Satchidananda Yogi, lo Yogi silente di Madras, che ha codificato  una sequenza di 10 posizioni classiche   Vedi link

I cinque kosha per la fisiologia yogica

La maggior parte di noi considera il corpo solo come una struttura fatta di pelle, ossa, muscoli e organi interni. Per lo yoga questo è l’involucro più esterno, che racchiude altri 4 corpi più interni e più sottili chiamati kosha. Secondo la filosofia Vedānta, l'essenza spirituale dell'uomo è rivestita da cinque involucri o guaine, chiamati Kosha. Essi sono i corpi di cui è composto l'"io" fenomenico, che separano la coscienza dal Brahman indifferenziato.  Quando questi involucri sono in disarmonia proviamo un senso di smarrimento. Questi involucri contigui sono rispettivamente:

  •     Annamaya kosha o corpo di cibo,
  •     Pranamaya kosha o corpo energetico,
  •     Manamaya (o Manomaya) kosha o corpo mentale,
  •     Vijnanamaya (o Vigyanamaya)  corpo astrale o psichico,
  •     Anandamaya kosha o corpo di beatitudine.  

Per poter conseguire un'armonia, una realizzazione spirituale è necessaria una comunicazione tra l’interno e l’esterno e quindi tra questi involucri. Per poter armonizzare questi kosha dobbiamo seguire l'ottuplice sentiero di Patanjali.   La realizzazione spirituale si concretizza proprio nel modo in cui interagiamo con gli altri esseri umani, e la sfida più grande si trova nel continuare a vivere nel mondo, riuscendo a mantenere l’autocontrollo e l’equilibrio interiore nella vita quotidiana. Uno yogin deve iniziare dall’esplorazione del mondo naturale fino ad arrivare al nucleo più impercettibile che è l'atman. 
Il viaggio nello yoga inizia quindi con ciò che è più tangibile che è il corpo fisico attraverso gli asana.
Il corpo fisico  è il tempio dal quale possiamo intraprendere il viaggio interiore verso il centro del nostro essere. Solo così possiamo comprendere il nostro corpo sempre più in profondità, capire la nostra mente e raggiungere la nostra anima, man mano che perfezioniamo gli asana ci liberiamo dai disturbi emotivi e dalle distrazioni mentali, e  iniziamo il viaggio interiore.
Il benessere fisico, mentale e spirituale sono profondamente correlati.
La salute inizia con la solidità del corpo, diventa più profonda con la stabilità emotiva. Dopodiché si arriva alla lucidità intellettuale, alla saggezza e infine alla rivelazione dell’anima..

All’inizio non si è consapevoli di questi aspetti della pratica, quando si sperimenta uno stato di benessere non si tratta solo di un effetto esterno, ma anche dell’effetto psicologico e fisiologico esercitato dalla pratica.

Meditazione Profonda e Autoconoscenza - MPA

Meditazione Profonda e Autoconoscenza  è un testo scritto da Padre Mariano Ballester (1935 - 2021) un gesuita spagnolo, in cui viene illustrato questo metodo di meditazione..

Padre Mariano Ballester, gesuita, direttore spirituale del Collegio Internazionale del Gesù, nella sua lunga esperienza di guida di preghiera e di meditazione che è dura almeno cinquanta anni, ha messo a punto negli anni '70 un metodo di “meditazione silenziosa” che ha chiamato MPA, Meditazione Profonda e Autoconoscenza. Questo metodo si avvale largamente di esercizi basati sulla meditazione del respiro;  è un metodo di evoluzione personale che coniuga introspezione e silenzio.  Vedi il video di Mariano Ballester  https://www.youtube.com/watch?v=on-t3QjcYuQ

Ha creato inoltre l'associazione senza fini di lucro "Meditazione Profonda e Autoconoscenza (MPA)" costituita nel 2009 da un gruppo di guide formate secondo i suoi insegnamenti. L'associazione si propone di diffondere la pratica della MPA attraverso incontri di formazione e di valorizzazione umana e spirituale della persona e  guidarla verso la sorgente dell'essere.    Il sito dell'associazione è il seguente:  https://www.mpa-net.it/   

Ogni persona, nessuna esclusa, è portatrice spesso inconsapevole di un  Seme Spirituale:
...“Ecco, sto alla porta e busso”.
Questo Seme, il Centro dell’Essere, non può essere disatteso perché la sua non apertura limita la realizzazione più profonda dell’uomo. Il caos delle grandi metropoli, il lavoro frenetico, l’inquinamento, il chiasso, i nostri problemi personali, ecc… tutto questo rumore quasi ci fa dimenticare che portiamo dentro di noi questa nostalgia d’armonia, quasi un richiamo d’amore: la voce silente del  Sé.
Ecco nascere allora la necessità di una purificazione (
attraverso meditazioni guidate, danze, tecniche di rilassamento, giochi e proiezioni video )  dei 3 livelli di percezione attraverso cui facciamo esperienza del mondo.  Questi 3 livelli sono:

  •     Il livello delle Forze legato al corpo e alle molteplici energie dell'inconscio.
  •     Il livello delle Emozioni legate al presente ma anche e forse soprattutto, al passato.
  •     Il livello della Mente legato al mondo del pensiero. 
La persona acquisirà una maggiore Autoconoscenza e risveglierà uno stato di Presenza, per poi inoltrarsi sul cammino della vera e propria Meditazione Profonda. Con questa pratica si potrà sperimentare nella vita di tutti i giorni la consapevolezza di rimanere connessi con la voce interiore del Sè pur vivendo nel caos della vita quotidiana.

Ogni energia emessa attira energia simile e uguale. La Fisica quantistica asserisce che tutto è energia, ed ogni oggetto attrae oggetti simili, ad esempio suonando una chitarra vibrerà la corda dell'altra chitarra appesa alla parete. Questo principio viene putroppo molto usato anche nella pubblicità e nella politica. 

La MPA utilizza il "Principio di attrazione" della fisica quantistica per spiegare che l'individuo attira energia per migliorare se stesso, liberare energia per far cadere gli involucri ed arrivare ad una autoconoscenza.  L'individuo diventa quindi, una manifestazione del suo stato interiore.  La critica alla MPA sostiene che l'individuo è immerso in un subconscio individuale e collettivo, e anche quando manifesta un desiderio cosciente, è sempre influenzato dal subconscio e i risultati possono essere imprevedibili.

Dobbiamo liberare le energie in noi, attirare altre energie per migliorare noi stessi, per arrivare al mistero divino.  «Tu sei ciò che è il tuo desiderio più profondo. Com’è il tuo desiderio, così è la tua intenzione. Com’è la tua intenzione, così è la tua volontà. Com’è la tua volontà, così è la tua azione. Com’è la tua azione, così è il tuo destino.»  Dalla Brihadaranyaka Unpanishad.  La persona  diventa manifestazione del suo stato interiore. La legge di attrazione si manifesterà anche nel karma.

La legge individuale inizia con un pensiero,  penso qualcosa (intenso e continuo), lo credo, lo immagino ed è ciò che attiro dal grande magazzino dell’universo.

La coscienza quando si sveglia, sa cosa di cosa ha bisogno ed influisce sul tuo destino.

Vedi l'articolo su Padre Ballester  http://www.gianfrancobertagni.it/materiali/meditazione/ballester.htm

Figure spirituali

Introduco oggi,  alcune personalità nel campo della spiritualità che ho incontrato sul mio cammino negli anni passati. Sono solo delle piccole note che possono essere approfondite individualmente.

Mariano Ballester, Meditazione profonda dell’autoconsapevolezza (MPA). E' un gesuita spagnolo, cattolico. Alla base del MPA c'è l' Upanishad Brivinaya che recita così: “Tu sei ciò che è il tuo desiderio più profondo, come è il tuo desiderio, così è la tua intenzione, così come è la tua volontà è il tuo destino, la tua vita”.  Altra caratteristica della MPA è il "Principio di attrazione" che si basa sulla fisica quantistica dove tutto è energia. Nella MPA ogni energia attrae energia simile ed uguale.  Anche l'individuo attira energia per migliorare se stesso, liberare energia per far cadere gli involucri ed arrivare ad una autoconoscenza.  L'individuo diventa quindi, una manifestazione del suo stato interiore.  La critica alla MPA sostiene che l'individuo è immerso in un subconscio individuale e collettivo, e anche quando manifesta un desiderio cosciente, è sempre influenzato dal subconscio e i risultati possono essere imprevedibili.

Enrico Tomei, Meditazione Trascendentale (MT).  Nella meditazione trascendentale dopo un'intervista con il maestro, al ricercatore spirituale viene assegnato un mantra (suono primordiale) secondo le proprie caratteristiche ed esperienze.  L' individuo pronunciando questo personale mantra riesce a trascendere la realtà e ad arrivare all’origine dei pensieri, e a fare un tuffo nelle profondità dell’essere. Da questo tuffo nella profondità dell'essere si esce sempre bagnati, si entra dentro di noi per vivere la vita e per ritornare a se stessi, alla massima bellezza di se stessi. Quindi si arriva a Vivere la vita non pensando a cose negative.  Ci sono diverse esperienze di MT nelle scuole che sono proposte e finanziate dalla fondazione David Lynch, e dall'Università di Maharishi.  .

Jeff Foster,  il non dualismo e il presente.  Uno dei suoi testi più conosciuti è Life without a Centre.  Dopo un periodo di depressione, si è votato alla spiritualità, con il fine di trovare la verità ultima dell'esistenza. La sua ricerca spirituale lo ha portato a riconoscere la natura non duale della realtà, e alla scoperta dello straordinario all'interno dell'ordinario. E' giunto alla conclusione che  dietro la sofferenza umana c'è sempre l'illusione, e alla comprensione della necessità di vivere il momento presente con amore. Guida, attraverso dei corsi, le persone di tutto il mondo ad accettare il momento presente, a scoprire la loro vera essenza, scevra da tutte le sovrastrutture e dai giudizi.  E' riconosciuto come una delle 100 persone più influenti nel campo della spiritualità, ha scritto diversi libri e il suo ultimo libro La profonda accettazione è stato pubblicato in lingua inglese nel 2012. "Il mio guru è il presente, la mia famiglia è il presente, il mio percorso spirituale è il presente. E la mia casa è il presente."


martedì 16 novembre 2021

Articolo sullo yoga di Gian Piero Carezzato

 "Andare al di la della Forma, per viaggiare in Sè Stessi".

Gian Piero Carezzato  (1969 -)  pratica yoga da 30 anni  ed è Insegnante di yoga diplomato presso la Federazione Italiana Yoga. Segue il Maestro Antonio Nuzzo. E' responsabile del centroYogabile di Milano. Il centro promuove la diffusione della millenaria disciplina dello Yoga Tradizionale. E' impegnato nel preservare e diffondere lo Yoga Classico, seguendo la tradizione di Svami Sivananda di Rishikesh e dei Maestri Andrè Van Lysebeth e Gerard Blitz. https://www.yogabile.it/    info@yogabile.it 

Ha pubblicato un articolo su Yoga Journal, che ha come tema la sua esperienza personale con lo Yoga, visto come elemento di trasformazione.  L'articolo è il seguente.

Lo Yoga è un valido strumento contro lo stress quotidiano e la sua pratica regolare ci dona maggiore tranquillità e benessere, riportandoci verso una nozione di ritmo più naturale. Assicura benefici a tutto l'organismo, aumentandone la vitalità. Migliora il funzionamento del sistema cardiocircolatorio, aiuta la normalizzazione del ritmo sonno-veglia, favorisce il potenziamento del sistema immunitario. Stimola il drenaggio linfatico ed il deflusso venoso. Lo Yoga è riequilibrio posturale ed è un valido rimedio per contrastare patologie quali mal di schiena e dolori cervicali. 

La sua pratica costante rende il nostro corpo più leggero e flessibile, ma al tempo stesso più tonico. Scioglie tensioni muscolari superficiali e profonde, mantiene efficienti le articolazioni. Migliora il coordinamento e l'equilibrio. Lo Yoga è rieducazione respiratoria, elemento fondamentale per il nostro benessere. Sviluppa una corretta respirazione che tende a sfruttare a pieno la capacità polmonare, passando da una respirazione superficiale ad una respirazione ampia e profonda che fa della respirazione diaframmatica-addominale, completa in tutte e tre le sue fasi, il suo fulcro. Questa respirazione influisce positivamente sul piano mentale, calmandolo, e su tutto il nostro organismo, in particolare sul sistema nervoso. 

Le sedute di Yoga riducono nel tempo l’iper-attività mentale, rendendo più stabile la nostra mente, cosa che migliora la nostra capacità di concentrazione. Caratteristica dello Yoga è l’aspetto non agonistico della disciplina, il cui elemento fondamentale è la progressione, unita al rispetto del proprio limite, attraverso la consapevolezza del movimento, sviluppato nella piena presenza del respiro.  Questa consapevolezza si sviluppa attraverso la pratica e ci insegna a utilizzare meglio il nostro corpo, migliorando la nostra autostima. Lo Yoga ci aiuta a gestire meglio le emozioni, che tanto peso hanno nel nostro quotidiano, consentendoci di acquisire il giusto distacco dagli eventi, rendendoci più stabili e forti. Il respiro, o soffio vitale, unito al movimento ci guida nello stabilire una migliore relazione con il momento presente e favorisce lo sviluppo del potenziale esistenziale e creativo presente in ciascuno di noi, liberando le nostre capacità.         Lo Yoga risveglia la Presenza, l'Osservazione e l'Attenzione.

domenica 14 novembre 2021

Alta fedeltà - Nick Hornby

 Nick Hornby (1957 - ) è uno scrittore, sceneggiatore, paroliere, critico musicale e critico letterario britannico. Alta fedeltà è un romanzo pubblicato nel 1995 dello scrittore inglese Nick Hornby. Nel 2000 il libro è stato adattato per il grande schermo nel film omonimo di Stephen Frears, e nel 2006 è stato adattato in un musical per Broadway.

Un giovane proprietario di un negozio di dischi a Londra, riflette sulla sua relazione. Quelle che seguono sono delle frasi prese dal libro.

Spesso si ha paura di perdere qualcuno, ma l’alternativa è quella di non vivere

Io vedo le coppie che vengono al negozio, quelle che vedo, al pub, sul bus e attraverso la finestra. 

Alcune coppie che parlano, discutono, ridono sono nuove e queste non contano, perché sono all’inizio di una relazione e va sempre bene. Quelle che interessano a me sono quelle che hanno iniziato ad andare incontro alla vita fianco a fianco.

La persona con la quale pensi di poter passare la vita è quella con cui ti senti cosi disperato senza di lei, che non vale la pena di pensare ad altre alternative.

Spesso nella coppia non c’è tempo per pensare, si è sempre occupati, o si lavora o si fa sesso.

Si va la cinema, al ristorante ed è cosi che la gente concepisce una relazione.

E' duro abituarsi all’idea che la visione giovanile e romantica di cenette al lume di candela non ha nessuna base nella realtà.

Ci sono quattro categorie di persone: coppie felici, coppie infelici, singoli, disperati

Le coppie felici sono quelle, in cui non è l’uno o l’altra che conta, in cui è bellissimo osservare l’unità, il modo in cui si trattano rispettivamente, il modo in cui ti fanno sentire al centro del mondo.

giovedì 11 novembre 2021

Parallelismo tra i Vangeli e la Bhagavad Gita di Padre Anthony Elenjimittam

Il parallelismo tra i Vangeli (Nuovo testamento) e la Bhagavad Gita fatto da Padre Anthony Elenjimittam (1915 - 2011). Padre Antony che può essere definito un universalista che ha cercato di conciliare il cristianesimo e il messaggio della Bhagavad Gita che corrisponde al Vangelo indiano. 

Il Nuovo Testamento, è composto dai quattro Vangeli (Marco, Matteo; Luca e Giovanni), dalle lettere dell'Apostolo Paolo, dalle Lettere cattoliche, dagli Atti degli Apostoli e dall'Apocalisse, per un totale di  27 scritti.

Ci sono molte analogie tra gli insegnamenti fondamentali della Gita e il Nuovo Testamento,  e somiglianze tra la dottrina religiosa della Gita e quella del cristianesimo. Le similitudini e le analogie sono da attribuirsi, come asserisce Padre Anthony, all’incontestabile esistenza di un’unica natura umana illuminata da un’unica e universale Luce-Logos “che illumina ogni uomo” che viene in questo mondo.  Padre Anthony ammette comunque, che il cristianesimo e l'induismo si sono profondamente influenzati a vicenda a partire dal I secolo sino ad oggi e la Gita ne è una prova convincente. L’induismo, per sua natura, è in grado di assimilare all’interno del suo credo correnti di pensiero di varia provenienza e di realizzare un sincretismo o un compromesso armonioso con altre religioni.  

La Gita afferma che c’è un Essere assoluto, esistente in se stesso e per se stesso, che non ha rapporti necessari con l’universo creato: “Illuso dalle tre influenze materiali (guna), il mondo intero ignora chi sono Io, l’Inesauribile, che trascende ogni influenza materiale” (Gita, VII, 13).  “Tu sei il Brahman supremo. Dio onnipervadente reggitore dell'universo. Tu sei il Padre di questo mondo, movente e immoto, e il suo adorabile e glorioso maestro. Tu non hai eguali: come potrebbe esserci qualcuno più grande di Te nei tre mondi, o Essere onnipotente e senza pari? Perciò, con obbedienza mi prostro ai tuoi piedi e imploro la tua grazia, o adorabile Signore. Come un padre verso il figlio, un amico verso l’amico, un amante verso l’amata, sii clemente con me, o potente Dio di tutti” (Gita, XI, 43). “Il mio spirito, che è la fonte di tutto, sostiene tutte le cose, ma non risiede in esse. Io sostengo permanentemente l’intero universo con una semplice scintilla della mia persona” (X, 42).   

Non solo per ciò che concerne la natura e gli attributi di Dio, ma anche per quanto riguarda l’origine del mondo, la Gita contiene insegnamenti molto simili a quelli del cristianesimo: “Dio è il padre dell’universo” (VII, 6); “I progenitori del genere umano nacquero dalla mente divina” (X, 6); “Egli è il creatore di tutte le cose, Egli è la fonte di tutto e tutto proviene da lui” (X, 6).

 Le somiglianze dottrinali tra i Vangeli e la Bhagavad-Gita sono costituite da affermazioni della verità religiosa che hanno impressionanti analogie o sono quasi identiche. A titolo esemplificativo ecco alcuni passi della Gita e del Vangelo di Giovanni messi a confronto:

Vangelo secondo Giovanni: Tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste (1,3).
Bhagavad-Gita: Tutte le cose scaturiscono da me. È da me che l’universo è stato creato (VII, 6-7). 

Giovanni: E il mondo fu fatto per mezzo di lui, eppure il mondo non lo riconobbe. Venne tra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto (1, 10-11).                                                                                    Gita: Gli stolti non conoscono la mia natura trascendente. Quando scendo in questo mondo nella forma umana non mi rendono onore (IX, 10-11). 

Giovanni: Chiunque crede in lui ha la vita eterna (3, 15).Gita:  Chi crede in me non morirà (X, 31). Colui che mi adora verrà a me (IX, 25). 

 Giovanni: Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me (6, 45). Se un uomo osserva la mia parola, non vedrà mai la morte (8, 51). Chiunque vive e crede in me, non morirà in eterno (11, 26).  Gita: Coloro che credono in me e si rifugiano in me scampano agli anni e alla morte (VII, 29). Io amo coloro che mi sono devoti. Come si abbandonano a me, in proporzione io li ricompenso (IV, 11). 

Giovanni:  Chi mi ama anch’io lo amerò (14, 21); voi in me e io in voi (14, 20).                                        Gita:    Discendo di era in era per proteggere i buoni, per distruggere i malvagi e per ristabilire i principi della religione (IV, 8).

Giovanni; Per questo io sono nato e per questo io sono venuto nel mondo: per rendere testimonianza alla verità… perché il mondo si salvi per mezzo di lui (18,37; 3,17).                                                     Gita:   Chi conosce me, il Signore del mondo, è libero da ogni peccato e ottiene la vita (XIV, 2). Io sono la via… il rifugio, la vita e la morte (IX, 18).     Vangelo secondo Giovanni:  Questa è la vita eterna: che essi conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo (17, 3). Io sono la via, la verità e la vita (14, 6). 

Giovanni 12 :45. "Io ho visto il Signore e voi avete visto me. Così anche voi avete visto il Signore".
La Gita spiega che chi conosce il Signore tramite il Maestro, vede anche il proprio Sé.

Giovanni 8 : 12.  "Sono la luce del mondo; chi seguirà me non rimarrà nel buio e riceverà la luce nella propria vita".
La Gita spiega queste parole dicendo che il buio, di cui parla Giovanni, è la tenebra dell'illusione e che la luce è rappresentata dal conoscere se stessi. Chi seguirà il Maestro non sarà più al buio.

Giovanni 9 : 4-5. "Ognuno esegue ciò per cui è stato mandato sulla terra, finché è giorno, finché è notte e non si può fare niente. Fino a quando sarò sul mondo, sarò la luce del mondo".
La Gita spiega il senso di queste parole, dicendo che si crea karma finché si è in vita e che quando si muore, non lo si crea più, ma si è sotto  l'effetto del buono o del cattivo karma che si è prodotto in vita. 

Giovanni 14 : 6-7.    "Io sono l'unica strada, la verità e la vita; senza di me nessuno può arrivare al Padre. Se voi conoscerete me, potrete conoscere anche il Padre. Fatto ciò, conoscerete lui ed avrete visto".
La Gita spiega il significato di queste parole del Vangelo, dicendo che l'uomo può conoscere solo tramite il Maestro.  Solo il Maestro è la strada e solo il Maestro può insegnare a camminare su questa strada. Chi conosce il Maestro, conosce anche il Signore.  Chi conosce il Maestro, conosce anche colui che lo ha mandato sulla terra. 

Giovanni 16 : 28.  "Sono una manifestazione del Padre; sono venuto nel mondo.  Quando lascerò il mondo, tornerò al Padre".
La Gita spiega che Dio è l'oceano e che ogni singola anima è come una goccia d'acqua; quando la goccia giunge all'oceano, tutto diventa oceano.

Giovanni 17 : 12.   "Quando ero sulla terra, ho connesso loro al Tuo nome.  Il compito che mi hai assegnato nei loro confronti, non è rimasto incompiuto".
La Gita spiega che quando Gesù era sulla terra, ha fatto conoscere Dio alle anime che erano a lui destinate e che Gesù non le ha lasciate nell'illusione.

Vangelo secondo Matteo 11: 25.   "Oh Signore, padrone di tutto l'universo, io ti ringrazio per aver nascosto questo segreto alle persone dotte e per averlo rivelato, invece, solo ai bambini".
La Gita spiega ciò dicendo che questo segreto rimane nascosto alle persone mondane ed intellettuali e che viene rivelato solo ai puri e ai senza furbizia.

Matteo 11 : 28. Gesù dice:"Voi che svolgete un duro lavoro, siete gravati dal suo peso. Venite da me ed io vi darò la pace".
Secondo la Gita, Gesù dice ciò riferendosi a coloro che sono gravati dal peso del karma e dai samskara e dice che li libererà dalla legge del karma, conferendo loro la pace.

Matteo 15 : 14. "Se un cieco segue un altro cieco, cadranno entrambe nel pozzo buio. Se uno dorme, non può svegliare l'altro che dorme".
Ciò, secondo la Gita, significa che solo un Satguru può salvare colui che è risvegliato. Satguru è un Santo commissionato per insegnare il sentiero interiore ai ricercatori della Verità

Vi sono, inoltre, somiglianze tra la vita di Cristo e di Krsna. È probabile che gli abitanti dell’India settentrionale conoscessero le antiche comunità cristiane della Battriana – (dove è storicamente provato che il Vangelo fu predicato sin dai tempi apostolici) e che molte regioni vicine dell’Asia centrale, tenessero il cristianesimo in grande considerazione, ammettendo che i suoi seguaci possedevano una bhakti più perfetta della loro. È possibile, e forse probabile, che l’adorazione di Krsna bambino fosse un adattamento locale dell’adorazione di Cristo bambino introdotto in India dal nord-ovest, così come il rituale della festa della nascita di Krsna fu certamente presa a prestito dal Natale cristiano. Ma fu nell’India meridionale che il cristianesimo esercitò la maggiore influenza sull’induismo. Sebbene il concetto di paternità di Dio e la bhakti fossero originari dell’India, ricevettero un fortissimo impulso dalla fede delle comunità cristiane.  Nel Kerala (India del sud) il cristianesimo è la terza religione per numero di aderenti, rappresentando il 18% della popolazione. Rappresenta la popolazione cristiana proporzionalmente più alta di tutta l'India.

Riferimenti:  Hasting J., “Devotional Paths”, in Jacobi H., Encyclopedia of Religions and Ethycs. Tratto da “Mukti – La liberazione nella filosofia indiana” di Anthony Elenjimittam.

Sulla paura - Jiddu Krishnamurti

L'essere umano per cercare di attutire il dolore provocato dalla paura usa delle strategie, ricerca certe situazioni, la ricchezza, la forza, gli amici, la fama, ecc,  per non curarsen., Far finta che non ci sia,
non guardarla è una strategia per fuggire.
-  Aristotele 

Dove c'è l'esperienza non c'è paura - Kabir     

Il  modo migliore per venirne fuori e sempre buttarsi dentro - Robert Frost

Quando si è nel vedere, che si sia solo nel vedere, immerso totalmente nell'esperienza,  senza dialogo interiore - frase zen

Quando l'oggetto è totalmente immerso nell'esperienza, nel momento presente, il momento fa piazza pulita di qualsiasi altra realtà, e come dice Krishnamurti di qualsiasi spazzatura mentale, emotiva, quella spazzatura che chiamiamo paura. 

Paure di cui non ero consapevole, paure inconsce emergono nella quotidianità al mio ascolto, al mio guardare.  Se ho paura della solitudine, metto in atto una serie di attività nevrotiche, mi cerco un guru, ecc.    Se ho paura di non essere, mi identifico con qualcosa, mi attacco ad un modello.
C'è la possibilità di far finire tutto questo, eliminare la paura alla radice?  Per esplorare i vari rami delle paure non mi basterà una vita.  Non posso fare niente, in quanto è proprio l'io che ha creato la paura.

Prima portavo avanti strategie per sfuggire alla paura, e le energie andavano in molte direzioni, ora con la mente, uso questa grande energia nella pratica dell'osservazione, sono davanti alla paura senza analizzarla, non devo fare null'altro.  Osservo e basta senza porre domande coscientemente.
Vedo il movimento della paura senza pensiero,  è un osservare senza osservatore,
l'osservatore è l'io che ha creato la paura.
Se accolgo la paura, la faccio entrare, non c'è più separazione, non c'è più distanza,  in quel momento non c'è più la paura, la paura si nebulizza, l'esperienza brucia il soggetto che fa l'esperienza,
allora immerso nella realtà, senza giudizi, senza protezione, vivo l'esperienza suprema.

Jiddu Krishnamurti (1895-1986) è stato una delle più grandi figure spirituali del XX secolo, ha ispirato migliaia di persone in ogni parte del mondo. Purtuttavia è sempre vissuto rifiutando l'etichetta di guru, per incoraggiare la ricerca della libertà e della comprensione interiore. Sosteneva che la verità è una "terra senza sentieri" e non la si può raggiungere attraverso un sistema istituzionalizzato, sia questo una religione, una filosofia o un partito politico. "Per ottenere la libertà bisogna fuggire dal conosciuto". Affrontava questioni cruciali come: la morte, la malattia, la libertà, l'amore, la meditazione, la paura, dio, la natura. Restano di lui, oltre a molti libri pubblicati in vita, pagine e pagine di trascrizioni di discorsi tenuti in Europa, India e America, oltre che video, diari, lettere e altro ancora. 

In questo video Krishnamurti parla della paura, in tutte le sue forme, e di come vincerla.  https://www.youtube.com/watch?v=M3BJoU-utzE

Ci sono paure fisiche e psicologiche, psicosomatiche,
si può avere del buio fisicamente, della propria moglie o marito,
di quello che uno dice in pubblico,
di quello che uno fa, del senso di solitudine, della noia della vita
paura di una vita priva di significato,
del futuro, del domani,
della morte,  della fine della propria vita,
ci sono forme di paura, nevrotiche e razionali, se mai la paura può essere razionale,
ma la maggior parte di noi è intimorita dal passato e dal futuro,
da problemi di salute e il desiderio di non dover ripetere l'esperienza della malattia,
si ha paura del tempo di invecchiare, dipendere da un altro,
quindi c'è la paura del tempo del passato e del futuro,
paura di non essere in grado di farcela,
di non diventare qualcuno in questo stupido mondo. 

Ci sono molte paure,
ci sono paure coscienti, paura ignote e inesplorate,
paura delle cose che si sono fatte,
incertezza e insicurezza psicologica e fisica del domani,
paura della solitudine e come sfuggire alla solitudine,
il problema è come affrontare le paure coscienti e quelle che sono nascoste,
la paura è fuga, sfuggire da ciò che realmente è,
il movimento, l'allontanamento porta alla paura,
nessuno di questi problemi possono essere risolti con la volontà dicendo non ho paura,
ciò non ha senso.

Come si è arrivati a questo?
il ricordo provoca la paura, pensando al dolore provato ieri, pensando,
il pensiero provoca la paura, genera la paura,  inoltre il pensiero coltiva il piacere.
per capire la paura dovete capire il piacere, che sono in relazione,
il piacere è l'altra medaglia della paura.
e non potreste riprovare il piacere domani, il pensiero genera paura.
se è il pensiero che genera tutto questo,  
il pensiero ha separato l'analizzatore dall'oggetto analizzato,

la paura come mezzo di evasione, il piacere è un prodotto della mente
è diverso dalla gioia,  la gioia non è prodotta dal pensiero,
la gioia è qualcosa da cui si ricava il piacere.
il pensiero è responsabile del piacere, del dolore e della paura,    
Il pensiero ha creato un centro che si chiama IO
, le mie opinioni, il mio paese, il mio Dio, la mia esperienza, ecc.

L'io è il centro dal quale voi agite, pensate,  ma quel centro divide,
quando la vostra opinione è contro quella di qualcun altro c'è divisione,
il centro divide sempre,
se osservate da quel centro create paura.
dovete superare quel centro.
può la mente osservare la paura senza darle un nome?,
nel momento in cui si nomina qualcosa si crea divisione, conflitto, paura.

Bisogna osservare senza nominare la cosa che si presenta: la paura.
Tutto questo richiede una straordinaria disciplina,
la parola disciplina significa imparare da qualcuno,
dovete imparare da voi stessi,   
per osservare tutto questo con attenzione, concentrazione,  e sentimento,
allora la mente sta osservando senza divisione, senza il centro, senza divisione,
allora c'è la fine della paura sia conscia che inconscia,
la verità è qualcosa che dovete vedere subito,
in questo caso dovete mettere il vostro cuore e la vostra mente, tutto il vostro essere.

Il Sé esiste o non esiste?

 L'argomento del sè o di chi sono io è un argomento molto dibattuto in filosofia, i grandi mistici indiani come Nisargadatta Maharaj e Ramana Maharshi i cui libri  "Chi sono io?" , e "Io sono quello"  minano qualsiasi certezza. Anche il buddhismo con il secondo insegnamento di Buddha, il primo è stato quello sulle quattro  nobili verità, tratta l'argomento del  Non-sè.

Per il buddhismo al centro di questo mondo c'è l'illusione dell'esistenza di un 'sé', l'illusione che ci fa credere di esistere come qualcosa di individuato e separato dal tutto. É un po' come se un'onda credesse di esistere separatamente dal mare. Le onde si raccolgono, si infrangono, si rimescolano nel mare e l’acqua stessa che le forma non è mai la stessa.  
Alla base di questa illusione primaria c'è l'ignoranza: uno stato di offuscamento in cui non siamo in grado di percepire la vera realtà delle cose.  Perduti in questo ciclo del samsara, dell'esistenza illusoria, gli esseri si trascinano di vita in vita.   Tutto ciò che esiste è privo di sé, è vacuità (la vacuità ultima dei fenomeni intrinsechi),
Quindi l'unico modo che abbiamo per annullare tutto ciò, è quello di ottenere la comprensione dell'impermanenza e vacuità o 'Emptiness", che è la realtà ultima. Nāgārjuna, asserisce che, poiché nessun fenomeno possiede una natura indipendente, si può dire che tutto ciò che esiste è vuoto. L'esperienza della vacuità è la via che porta al "Risveglio". Perciò, bisogna capire bene l'origine dipendente. 
L'obiettivo del buddhismo è quindi arrivare al  risveglio, alla bodhi, all'illuminazione o liberazione. 'Risveglio' significa superare lo stato della nostra coscienza ordinaria.  La nostra ordinaria percezione del  mondo è  fondamentalmente 'illusione' come è  illusione l'esistenza di un 'sé', come qualcosa di individuato e separato dal tutto.
Il Dhammapada, il 'Cammino del Dharma', uno dei testi fondamentali del buddhismo conferma ciò ai seguenti versi:
 277.  Ogni cosa esistente è impermanente. Comprendendo ciò, vai al di là della sofferenza. Questo è il cammino della purezza.
278. L’esistenza è sofferenza. Comprendendo ciò, vai al di là della sofferenza. Questo è il cammino della purezza.
279. Nessun essere è dotato di un sé.

Bisogna fare un'importante distinzione tra due modi diversi di cercare di capire l'idea del Non-Sé.      Uno è il modo che potremmo chiamare intellettuale, cercando di arrivare ad un'idea sul sè attraverso la ragione.  L'altro è una comprensione esperienziale. Cioè, sedersi e meditare, e alla fine, forse arrivare a percepire la verità della dottrina, vedere la verità del non sé, convincersi che non c'è nessun sé in noi. 

Il buddhismo considera l'essere umano composto di cinque aggregati (skandha): forma, sensazioni, percezioni, formazioni mentali e coscienza. Il termine Anatman (sanscrito) o Anatta (pali) è usato come aggettivo, specificando l'assenza di un sé permanente e immutabile o di un'anima in ciascuno dei costituenti dell'esistenza empirica: i cinque aggregati (skandha)

Il Buddha dice che il sé non è costituito da nessuno dei 5 aggregati.  Il sè non è né coscienza (vijnana), né forma (o immagine materiale, impressione) (rupa), né le nostre sensazioni o sentimenti (vedana), né le nostre percezioni (samina), né la nostra attività mentale, formazioni mentali o emozioni (sankhara) perché tutti i cinque aggregati sono impermanenti.   Se eliminiamo tutti gli aggregati, cosa rimane in un individuo?
E quindi possiamo dedurne che, il Buddha deve aver pensato che il sé abbia una proprietà all'incirca opposta all'impermanenza. Quando noi pensiamo al sé, in un modo comune, sensitivo, pensiamo a qualcosa di solido, una specie di essenza che dura nel tempo. Ma non è quello che i buddhisti  asseriscono.  Il sé potrebbe riguardare il controllo, essere in un certo senso, una sorta di nucleo solido che persiste nel tempo. E ciò manca in tutti gli aggregati. Questo potrebbe significare che c'è anche un controllore all'interno del sé. Ciò che Buddha dice nel sermone, non lo esclude.
La mia posizione è che esiste qualcosa che va al di là dei cinque aggregati, ma non lo chiamerei Sé individuale, è una parte del tutto, un'onda del mare, o l'atman che è la scintilla del Brahman indiano.  Come direbbe Ramana Maharshi "La mente proietta il mondo fuori di sé e lo risolve di nuovo nel Sé. Quando la mente esce dal Sé, appare il mondo. Pertanto, quando il mondo appare, il Sé non appare; e quando il Sé appare, il mondo non appare."   ...      Per arrivare a sperimentare la felicità, il Sè superiore, si dovrebbe conoscere se stessi. Per raggiungere questo obiettivo, il mezzo principale è il sentiero della conoscenza, la ricerca, l'indagine nella forma di "Chi sono io?".     "Non sono il corpo, non sono i cinque organi di senso, non sono i cinque organi di azione, non sono le cinque energie vitali. Non sono nemmeno la mente che pensa, né la memoria. Dopo aver negato tutto questo, rimane solo quella Consapevolezza: Quello sono io. Immortale coscienza".

lunedì 8 novembre 2021

I Chakra - 2

La crescita spirituale è alla base del concetto di chakra. E' fondamentale incanalare l'energia inferiore verso quella superiore. E' importante praticare le tecniche di purificazione e il risveglio dei chakra, attraverso pratiche basilari  come la meditazione mantrica, e visualizzazioni.  Chakra è un termine che significa "centro", "ruota", "diagramma simbolico". Mandala e Yantra, i diagrammi simbolici, usati per la meditazione si riferiscono ai chakra. In questi centri è situata l'energia vitale o prana. Il prana per poter viaggiare in ogni parte dle corpo, si serve di canali energetici chiamati Nadi.  L'energia che si accumula nei sette chakra ci consente di avere un'attività intellettuale, emotiva e spirituale. Aprire un chakra significa attivare il tipo di energia che si può sprigionare dal singolo centro. Nelle tradizioni orientali, il corpo umano è composto da molti livelli di energia, sia fisici che “sottili”, oltre il corpo grossolano abbiamo anche un corpo sottile chiamato “corpo di vajra” (vajrakõya), regolato da flussi di energia sottile distribuiti lungo canali (nadi) e dentro centri energetici (chakra).
Aprire un chakra significa attivare il tipo di energia che si può sprigionare dal singolo centro. La meditazione, le posizioni yoga, i mantra sono le vie attraverso cui un chakra può aprirsi. Esiste anche una tecnica che consiste nel concentrarsi sul singolo chakra e visualizzare il colore associato. Scopriamo, uno per uno, i sette chakra.    Vedi articolo - 1      Vedi articolo - 2

1° chakra, muladhara o “chakra della radice”
Posizione: nella parte inferiore del bacino, tra coccige e pube, e situato sotto l’osso sacro.
Colore: rosso.    Significato: è la stabilità psichica nelle diverse situazioni della vita, la capacità di governare gli istinti; poiché ha solo un polo, tende ad essere un po' più grande degli altri chakra. È il chakra con cui vengono assorbite le energie della Terra. Questo centro, formato da quattro petali è posto al di fuori della colonna vertebrale e a livello fisico corrisponde al plesso pelvico, che si occupa di tutte le nostre escrezioni, compresa l’attività sessuale. Sebbene la Kundalini passi solo attraverso gli altri sei chakra, il Muladhara chakra supporta la Kundalini nel momento del suo risveglio. L'eccessiva attenzione e indulgenza verso il sesso indebolisce questo centro. Il Muladhara chakra risvegliato porta innocenza e saggezza.  In India, la deità con la testa d’elefante, Shri Ganesha, è considerata come l’essenza dell’innocenza e della saggezza. Egli ha il corpo di un bambino, che simboleggia l’innocenza, e la testa di un elefante, che simboleggia umiltà e saggezza.

2° chakra, svadhistana o chakra sacrale
Posizione: metà inferiore del ventre
Colore: arancio.  Significato: è chiamato anche chakra dell’ombelico, è connesso al cibo, alla gioia di vivere, alla sessualità e al corpo. È in relazione all’elemento acqua e al gusto.
Se questo chakra è equilibrato, stabile e vitale favorisce un buon rapporto con il Sé, con il proprio corpo e con la sessualità, con tutte le conseguenze positive sullo sviluppo interiore. Stimola creatività, sicurezza di sé e vitalità. Dal punto di vista fisico aiuta a prevenire i disturbi mestruali, le malattie degli organi sessuali, i dolori ai reni, l’impotenza. Collegato al sangue e alla linfa, il chakra sacrale dà energia a tutte le funzioni corporee ed è essenziale per il benessere generale dell’organismo. Quando il chakra svadhistana è in grave disequilibrio può dar luogo a gelosie, paure, desideri inappagati e ossessivi, impotenza e frigidità.  Meditare sul secondo chakra ci incoraggia a capire noi stessi nella nostra unicità, a sviluppare il nostro potere creativo, la capacità di amare, si acquista la capacità di vedere e comunicare con il mondo astrale.

3° chakra: manipura o “chakra del plesso solare”
Posizione: metà superiore del ventre, due dita circa sotto l’ombelico
Colore: giallo.   Significato: è la capacità di agire energicamente, rappresenta la volontà, l'autostima e l'autonomia personale. In senso spirituale è l'essenza attiva di cui siamo stati dotati. Se questo chakra è attivo si sviluppa la determinazione e la volontà per affermare le proprie scelte rispetto al mondo.  Qui ha la sede la nostra determinazione nel raggiungere un obiettivo.  “Io voglio, io posso” è l’affermazione di questo chakra. Il nome sanscrito Manipura significa “la città della gemma rilucente”.  L’elemento che richiama e che è ad esso collegato è il fuoco il giallo dell’apice di una fiamma, alla cui base c’è il colore rosso del primo chakra, a salire l’arancione del secondo.  Manipura controlla il potere di digerire e trasformare non solo gli elementi concreti come il cibo, ma anche, a livello sottile, la nostra vita. . Questo terzo chakra è rappresentato da un fiore di loto che ha dieci petali gialli in cui sono scritte dieci lettere e a questo chakra sono collegate dieci nadi. Al centro del fiore c’è un triangolo rosso simbolo del fuoco con la sillaba RAM e un ariete, animale messaggero del signore del fuoco o Agni.  È importante per l’accumulo dell'energia cosmica. È importante anche come centro di diffusione, perché è proprio da qui si diramano le migliaia di canali energetici chiamati nadi, che servono a trasportare l’energia cosmica (o prana) ovunque nel corpo energetico e stimola il risveglio dell’energia kundalini.  La vista è l’organo di senso governato da manipura: c’è infatti un diretto collegamento tra fegato e occhi.
Quando non vi è equilibrio, c’è il rischio di nutrire un Ego smisurato, che ci impedisce di far salire l’energia verso il chakra del cuore, tenendoci prigionieri della parte più materiale di noi stessi. Per questo viene anche chiamato il chakra del guerriero spirituale. 

4° chakra, anahata o “chakra del cuore”
Posizione: zona pettorale del corpo
Colore: verde. Significato: è la capacità di amare emotivamente, provare cioè un sentimento che non parte tanto dalla mente, quanto dal cuore. Occorre ricordare che, nella tradizione yoga, amore e ascolto sono in stretta relazione. Il centro è composto da dodici petali e si trova dietro l’osso dello sterno e corrisponde al  plesso cardiaco. Controlla il respiro regolando il funzionamento di cuore e polmoni. Quando la Kundalini attraversa questo centro, la persona diventa estremamente sicura, moralmente responsabile ed emozionalmente bilanciata. Una persona del genere è benevolente, ama l’umanità disinteressatamente. Nel chakra del Cuore risiede il Sé, lo Spirito, detto Atma in sanscrito. Lo Spirito si manifesta quando il nostro Cuore si apre e a quel punto noi percepiamo la pura gioia dell’esistenza, il senso e lo scopo del nostro posto nella creazione. La qualità del chakra del Cuore è amore puro e incondizionato.

5° chakra, vishuddha o “chakra della gola”
Posizione: nella metà inferiore del collo e a livello delle clavicole
Colore: azzurro. Significato: è la creatività, la comunicazione, la spiccata percezione estetica. Gli artisti sono persone nelle quali il vishuddha è ben sviluppato. In senso spirituale, infatti, rappresenta la connessione con con dimensioni cosmiche.   Il centro d’energia è composto da sedici petali e regola il funzionamento delle orecchie, del naso, della gola, del collo, dei denti, della lingua, delle mani, della gestualità, ecc. Esso è responsabile della comunicazione con gli altri, perché attraverso questi organi noi comunichiamo con le persone. A livello fisico, regola il funzionamento delle ghiandole tiroidee. Il fumo, comportamenti aggressivi e sensi di colpa bloccano questo centro. Quando la Kundalini attraversa questo centro, la persona diventa estremamente sincera, delicata e dolce nella comunicazione, diventa molto diplomatico nel gestire le situazioni, l'ego scompare. Si affronta la vita con leggerezza.

6° chakra, adjnia o “chakra del terzo occhio”
Posizione: grande chakra che si trova al centro della fronte
Colore: indaco.    Significato: è la mente razionale. In senso spirituale è il terzo occhio, come qualità della persona è la fiducia in se stessi. Questo centro dai due petali controlla le ghiandole pituitaria e pineale a livello fisico, manifestandosi nelle due strutture dette ego e super-ego. Dato che questo centro governa i nostri occhi, un impegno visivo esagerato come il computer, la televisione, l’eccessiva lettura, etc. indebolisce questo centro.  L'intellettualizzazione conduce ad un blocco di questo centro e sviluppa la propensione ad esaltare il prioprio Io, ovvero il proprio ego. Quando la Kundalini attraversa questo centro la persona diventa compassionevole, capace di perdonare, arriva a  percepire un meraviglioso senso di pace e sollievo.

7° chakra, sahasrara o “chakra della corona”
Posizione: sopra il cranio
Colore: viola. 
Significato: in senso spirituale è la comunione con il Divino, in senso individuale è l'autorealizzazione. Questo centro dai mille petali è il centro più importante ed è situato nell’area limbica del cervello. I mille petali corrispondono al migliaio di nervi che terminano nell’area limbica e sono sistemati in una struttura a forma di fiore di loto, ogni nervo corrisponde ad un petalo. Quando la Kundalini sale e attraversa questo centro, illumina ogni centro nervoso e la persona  sperimenta la Realizzazione del Sé, l'Unione con l'energia cosmica, con il Divino.  La persona accede ad una nuova dimensione di consapevolezza passando dal relativo all’assoluto. Va oltre il passato, il presente e il futuro in uno stato senza tempo e sperimenta la gioia interiore e la beatitudine del Divino. 

Le sette ghiandole che corrispondono ai sette chakra sono la pineale, la pituitaria, la tiroidea, la para-tiroidea, il timo, il pancreas, le ovaie e i testicoli. La pratica dei chakra stimola queste ghiandole portando il benessere.

Le Nadi

 Nadi è una parola sanscrito che può essere tradotta come  "canale" o "flusso". Si riferisce alla rete di canali attraverso i quali l'energia viaggia attraverso tutto il corpo. Il numero di nadi che si ritiene che il corpo contenga varia a seconda della tradizione, ma tutte le tradizioni confermano che ci sono tre nadi principali che attraversano il midollo spinale e toccano i sette principali centri di energia (chakra).

Nelle tradizioni orientali, come l'Ayurveda, tutti gli esseri viventi funzionano grazie all'energia vitale conosciuta come prana, che circola nel corpo attraverso i percorsi sottili noti come nadi. Il prana può circolare solo quando le nadi sono aperte. Quando questi canali energetici sono bloccati, il prana non può fluire liberamente e la salute fisica e mentale di una persona viene compromessa, e le malattie sono associate a dei blocchi energetici. Uno dei principali obiettivi dell'Hatha yoga è l'equilibrio delle nadi,  le asana, gli esercizi di respirazione (pranayama) e il suono sono tra gli strumenti utilizzati per aiutare a far circolare il prana attraverso le nadi. Uno dei metodi più efficaci per riequilibrare le energie è una forma di pranayama chiamata nadi shodhana, o respirazione alternata delle narici.

I principali canali energetici sono tre: 

  • Il Canale Sinistro (ida nadi);
  • Il Canale Destro (pingala nadi);
  • Il Canale Centrale (sushumna nadi).

Il canale sinistro (ida) corrisponde al nostro passato, alle emozioni, ai desideri ed al nostro attaccamento agli altri. Il canale sinistro  è anche detto canale lunare. La sua terminazione è il superego, che è il deposito di tutti i nostri ricordi, le abitudini e i condizionamenti.  Inizia nel chakra muladhara (radice), scorre verso sinistra e passa nei chakra prima di finire nella narice sinistra. Questa nadi rappresenta l'energia mentale.

Il canale destro (pingala) corrisponde alle nostre azioni, al nostro pianificare e alla nostra attività fisica e mentale. La sua terminazione è l’ego, che ci da l’idea dell’Io, il senso di essere separati dal mondo. Il canale destro è anche chiamato il Canale Solare. Quando la richiesta di energia da questo lato è troppo grande, allora il lato sinistro risulterà indebolito. Inizia nel chakra della radice, ma scorre verso destra, tessendo dentro e fuori dai chakra in un'immagine speculare dell'ida nadi e terminando nella narice destra. 

Il canale centrale è il canale dell’ascesa. E’ il potere che sostiene la nostra evoluzione spirituale e ci guida, consapevolmente o inconsapevolmente. Attraverso il sistema nervoso parasimpatico, di fatto il canale centrale regola tutte le attività involontarie del nostro sistema.  Inizia dal chakra radice, scorre dritto lungo la spina dorsale e attraversa tutti i chakra verso una più alta consapevolezza, fino ad arrivare al Sahasrara (il chakra più in alto).

La Realizzazione del Sé avviene quando la Kundalini viene risvegliata nel sistema sottile, comincia a salire e arriva fino al più elevato dei centri sottili del nostro corpo – il Sahasrara che si trova sulla sommitù della testa ed é la porta he collega l'energia individuale e l'energia cosmica. Si avverte la Kundalini come una brezza fresca emanata sulla sommità della testa e al centro delle mani. Questa esperienza iniziale può essere arricchita e rafforzata attraverso la meditazione quotidiana e la pulizia dei chakra così che la Kundalini possa fluire più agevolmente. Quando meditiamo, la Kundalini comincia a pulire i nostri chakra. I condizionamenti, che sono dannosi per la nostra salute e creano stress e malessere dentro di noi, vengono gradualmente rimossi. Come risultato, noi ci sentiamo più in pace e sereni nella nostra vita quotidiana.

Quando meditiamo, gradualmente diventiamo consapevoli delle vibrazioni sulle nostre mani e nel nostro corpo e cominciamo a percepire calore. Per aumentare la consapevolezza del nostro corpo sottile, e dei punti di energia si può usare  regolarmente la meditazione per almeno 10 o 15 minuti al giorno. La meditazione regolare ci permetterà di essere più rilassato, più sereno ed in pace.  

Esercizi.  Le tecniche riportate di seguito servono per percepire le vibrazioni energetiche. Siediti, ma non in posizione rigida, con le gambe incrociate sul pavimento. Se decidi di sederti su una sedia, metti i piedi un po’ distanziati l’uno dall’altro e senza le scarpe. Poni le tue mani ben aperte, con i palmi verso l’alto, sul grembo. Questa tecnica è molto utile per allenarsi ad andare oltre la nostra mente.   Fa’ un respiro profondo, trattieni il respiro per un paio di secondi e rilascialo. Non avere fretta. Prendi il tuo tempo e ripeti per 7 volte. Nel frattempo, poni la tua attenzione sul respiro. Dopo di ciò, metti la tua mano destra 3-4 centimetri al di sopra della tua testa con il palmo rivolto verso la testa stessa e verifica se percepisci una qualche brezza fresca o calda sul palmo della mano. Cambia la mano e prova a fare lo stesso esercizio con la mano sinistra.   Mantieni la tua attenzione sulla testa e prova a rimanere in questo stato senza pensieri per un paio  di minuti. Potrebbe essere difficile all’inizio, ma sii paziente. Non seguire i tuoi pensieri se arrivano, ma osservali come se fossero davanti ai tuoi occhi e non dentro di te. Dopo un po’ riuscirai a raggiungere questo stato “senza pensieri”. 

Pulizia del canale sinistro.  Mettete la mano destra sul pavimento (o verso terra se state seduti su una sedia) e il palmo sinistro rivolto verso l’alto sul ginocchio. Per un paio di minuti, portate la vostra attenzione sulla mano sinistra e prestate attenzione se sentite fresco o caldo sul palmo. 

Pulizia del canale destro. Portate la mano sinistra sul pavimento (o verso terra se state seduti su una sedia).  Tenete la mano destra sul ginocchio con il palmo rivolto verso l’alto. Per un paio di minuti tenete la vostra attenzione sulla mano destra e prestate attenzione se sentite fresco o caldo sul palmo della mano destra.

I Klesha - Antonio Nuzzo

Articolo sui klesha ripreso da Yoga Journal,  del Maestro Antonio Nuzzo  vedi link: https://www.yogajournal.it/klesha-nodi-della-mente/    .
Lo stress, l’agitazione, il nervosismo, l’ansietà, l’insonnia sono il risultato della goffa abitudine di voler nascondere le nostre debolezze ostentando l’esatto opposto. È necessario scoprire un delicato senso di abbandono alla vita, essere consapevoli dell’incertezza e permettere alla ricerca yoga di visitare quella parte del cuore dove si nasconde l’amore, la tenerezza, l’umiltà, la vulnerabilità, la fiducia, il silenzio.

Coltivare con dedizione quella capacità che permette ad ogni praticante di vivere l’istante con una consapevolezza che non può essere turbata dai preconcetti sul passato o dalle proiezioni sul futuro che il pensiero porta con sé. L’insegnamento e la pratica dello yoga sono un’arte raffinatissima che richiede la conoscenza e lo studio accurato di alcuni testi tradizionali che non devono essere considerati semplici conoscenze intellettuali da sfoggiare nei salotti, ma servire a individuare la modalità giusta per incidere in modo profondo sulla propria pratica quotidiana di yoga e più specificatamente di hatha-yoga. L’introduzione della pratica in Occidente, e in particolare in Italia, è ancora troppo recente e la comunità di yoga non può ancora abbracciare l’immensa dottrina tramandataci dagli antichi Maestri: è come un bambino di pochi mesi che si appresta a camminare.
Inevitabilmente, i suoi primi passi saranno incerti e, presumibilmente, affrettati poiché non si è ancora acquisito equilibrio e stabilità. Così, noi occidentali ci affrettiamo ad apprendere le tecniche fisiche, cercando di esibire movimenti perfetti, come se si trattasse di danza o di ginnastica, per essere giudicati bravi dagli altri, senza aver appreso e applicato l’insegnamento in tutta la sua profondità.

Purifica la mente. Lo yoga innesca un processo di purificazione che non si limita alla semplice pulizia interna ed esterna del corpo attraverso le pratiche fisiche, ma queste assumono il valore di un gesto, di un messaggio simbolico che incita l’individuo a procedere verso una purificazione ben più vasta, verso uno stato di consapevolezza non reattiva, per raggiungere una vera apertura e un fiducioso e totale abbandono alla vita. È importante capire che la pratica di hatha-yoga è solo un’eccellente occasione per imparare con tanta pazienza a osservare, con una coscienza elevata, e comprendere lentamente col tempo, nel rigoroso silenzio della mente, quale testimone, la totalità del processo della vita.
All’inizio del secondo capitolo degli “Yoga Sutra” di Patañjali, dedicato alla sādhanā (pratica), il testo rivela che all’origine dei vortici della mente (le vrtti) ci sono cinque matrici che ne condizionano l’orientamento. Queste matrici si chiamano kleśa  e inducono sofferenza e condizionano le azioni, le scelte di vita e l’orientamento degli stessi processi mentali. Esaminiamole insieme.

Liberati dall’ego. Avidyā è la prima delle cinque afflizioni; è una parola sanscrita composta, che significa condizione interiore di non conoscenza, comunemente tradotta con la parola “ignoranza”. A questo termine non va attribuito il significato che oggi riveste nel linguaggio comune, quello di mancanza d’istruzione, di cultura, o ancora, di mancata acquisizione di una perfetta conoscenza delle supreme e più alte verità filosofiche e religiose. In questo contesto, il termine “ignoranza” indica la diffusa abitudine di non saper collocare gli aspetti prioritari, dal punto di vista della ricerca yoga, rispetto alle priorità derivanti da una visione comune che tende a soddisfare prevalentemente l’ego. Tanto è vero che in sanscrito esiste il termine bhoga, utilizzato dallo stesso Patañjali, che designa esattamente l’azione che ha come priorità quella di soddisfare soltanto il proprio ego, il proprio piacere concreto, materiale, affettivo e psichico.
Con questa affermazione non si vuole indicare che il praticante non dovrà effettuare più nessuna azione che porti al piacere o al proprio vantaggio, ma che dovrà imparare ad attribuire il giusto valore a questo genere di piacere, coltivando parallelamente la priorità assoluta di colui che si sente un vero seguace dello yoga. Applicare questo principio nello hatha-yoga, significa in pratica imparare a individuare, con l’aiuto del proprio istruttore, tutor o maestro, nel procedere della ricerca, tutte le motivazioni che emergeranno in funzione delle varie pratiche sostenute, il vantaggio personale, che sia esso fisico, salutistico o di altro genere. Controllare il livello di interesse che parallelamente si coltiva in funzione della elevata finalità, in modo tale da ridurre il peso di avidyā. Avidyā è rappresentata da Patañjali come un campo dove nascono piante spontanee.   In questo campo vivono gli altri quattro kleśa che rispondono ai nomi di: asmitā, rāga, dvesa, abhinivesha. Essi si espandono, talvolta, al punto tale da sviluppare ossessioni, paure, timori, incertezze, ansie, da un lato, ed effimere gioie, piaceri, soddisfazioni e gratificazioni, dall’altro. Si può imparare a coltivarle in maniera equilibrata e a contenere la loro espansione e la loro crescita. La scelta del modo in cui nutrirle solitamente non è consapevole, ma in chi pratica correttamente lo yoga lo diventa.

La tentazione dell’onnipotenza. Asmitā è uno dei figli di avidyā, il primogenito, è quella matrice che nasce dalla profonda confusione, dal guardare, con la mente condizionata da avidyā, all’io cosciente come a un’identità soprannaturale. Questa credenza porta alla sopravvalutazione di se stessi, all’egocentrismo, all’egoismo, condizione che preclude una visione equilibrata, serena e chiara. Il percorso dello yoga, che si basa sullo sviluppo della consapevolezza e della chiara visione, viene notevolmente inficiato e spesso si entra in un tunnel scuro senza sbocco.

L’illusione del piacere. Rāga e dvesa sono le matrici che fanno emergere le vrtti che affondano le loro profonde e ramificate radici nelle aree più nascoste dell’inconscio, da dove emerge quel desiderio pressante di voler raggiungere a tutti i costi il piacere, la gioia, il divertimento, il benessere, la passione, l’amore e nel contempo di evitare con repulsione, disgusto, ripugnanza tutto ciò che porta dolore, sofferenza, malattia. Ricercare e preferire solo alcuni aspetti della vita e cercare di allontanare illusoriamente gli aspetti che giudichiamo dolorosi e negativi, di cui abbiamo paura e terrore.

L’ultimo ostacolo: la grande paura.  Abhinivesha, l’ultimo dei cinque kleśa, significa letteralmente “gusto che si ha di se stessi”. Potremmo definirlo anche “istinto di conservazione” oppure ancora “testardo attaccamento alla vita” come forza radicata in ogni essere vivente. Abitualmente alla parola abhinivesha si attribuisce il significato più comune: paura della morte.

Abbandonati alla vita.  Da qui si può capire quanto sia inopportuno praticare lo yoga con meccanicità e con false finalità oppure applicare tecniche, anche le più raffinate, con dovizia di particolari tratti dalla fisiologia articolare e dall’anatomia, con informazioni accurate sui benefici e vantaggi, per poterli coltivare nel tempo, come se si volesse, direbbero gli Yogi, sostenere e nutrire i kleśa e le vrtti. Questa potrebbe essere l’ennesima errata strategia messa a punto per distrarre, illudere o velare a noi stessi la paura ed esibire invece l’esatto opposto: il senso di onnipotenza, di forza, di vitalità, di immortalità. Forse tutto ciò rende l’uomo capace di inibire la paura e di vivere eludendola, come se non l’avesse ma, al tempo stesso, lo rende più debole e impreparato, non più nei confronti della paura, ma sicuramente di fronte alla tangibile esperienza della vita.

Al Sutra 2.3 del Secondo Libro Gli Yoga Sutra: Sadhana Pada  – La Via della strategia, Patanjali presenta i cinque Klesha, o afflizioni, indicandoci la necessità del controllo della mente e dei pensieri per poter accedere all’introspezione e all’assorbimento al centro di noi stessi. Ci mostra come il nostro mentale influenzato dai Klesha, le afflizioni, sia condizionato da uno stato di distrazione e ignoranza (Avidyâ).
2.3 –  "Avidya asmita raga dvesa abhinivesah klesah",  -   L’ignoranza, l’egoismo, l’attaccamento, l’odio, e l’eccessivo amore per la vita, sono questi ostacoli che producono dolore. Sono le cinque sofferenze; sono i cinque legami che ci tengono stretti alla vita terrena
  • Avidyâ è il risultato di un accumularsi azioni  che ripetiamo meccanicamente quasi ciecamente per anni, è lo stato d’ignoranza. E’ ciò che ci impedisce di conoscere la realtà poiché preferiamo vederla così come vorremmo che fosse. Ci identifichiamo ai fenomeni impermanenti dell’esistenza, vediamo il tempo che passa, gli esseri e le cose cambiare. vediamo ciò che abbiamo, ciò che perdiamo, ciò che vorremmo. Questo stato, viene chiamato ignoranza, nella filosofia indiana, nasce la mancanza di fiducia in noi stessi, con la conseguenza di generare dolore e identificazioni erronee. Avidyâ è la fonte dell’altro Klesha, Asmitâ.
  • Asmitâ, avendo perduto la fiducia in noi stessi non possiamo fare altro che cercare di proteggerci da ciò nasce il senso di IO, che ci fa confondere l’assoluto che è in noi con il mondo-manifesto. La verità ultima della filosofia indiana è nell’unità nell’UNO, siamo l’UNO, OM, TAT ecc.., i suoi nomi sono multipli. La confusione che ne risulta genera la coscienza, la sensazione di un’esistenza individuale ed autonoma che ci separa dall’assoluto e da origine al senso dell’EGO. C’è di conseguenza dualità tra noi e l’assoluto. Asmitâ, è la fonte di Râga.
  • Râga, l’ego deve alimentarsi per sussistere: il voler possedere, l’avidità, l’attaccamento, il desiderio, il bisogno insaziabile di sicurezza
  • Dvesha è, il rifiuto, il non amore, l’indifferenza agli altri, alla comunicazione alla vita questa sensazione è legata ad una mancanza, ad una frustrazione. Quando non gradiamo, noi rigettiamo, per proteggerci della sofferenza che ne seguirebbe: questo corrisponde al rifiuto di aprirsi a ciò che è, ed a lasciare la presa. Così, l’insoddisfazione diventa permanente.
  • Abhinivesha ad un certo punto ci si può accorgere che queste modalità non conducono in nessun luogo, nasce una frenesia irresistibile di vivere, la paura del divenire, della vecchiaia, della malattia, l’ansietà per la morte, l’attaccamento alla vita, con il suo continuo timore della morte. È la coscienza di sé che rende egoisti. E’ ciò che si nasconde dietro numerose nostre reazioni, come pure dietro a molti meccanismi di stress.  I due klesha  Râga e Dvesha, animano in modo permanente tutti i nostri comportamenti, qualificando le nostre esperienze, secondo la nostra attrazione o la nostra repulsione.

Il matrimonio - Kahlil Gibran

Khalil Gibran (1883 - 1931) fu un poeta, filosofo, pittore libanese e considerato nel mondo arabo il genio della sua epoca. La sua fama si diffuse ben presto oltre i confini del Medio e Vicino Oriente: le sue opere furono tradotte in più di venti lingue e i suoi disegni e dipinti furono esposti nelle grandi capitali del mondo. Divenne un mito per i giovani che considerarono le sue opere come breviari mistici. Gibran ha cercato di unire nelle sue opere la civiltà occidentale e quella orientale. Fra le opere più note: Il Profeta (pubblicato nel 1923) e Massime spirituali.

Tratto da “il Profeta” : Il matrimonio

Voi siete nati insieme, e insieme starete per sempre.

Voi sarete insieme quando le bianche ali della morte disperderanno i vostri giorni.

Sì, insieme anche nella tacita memoria di Dio.

Ma vi siano spazi nella vostra unione,  e fate che i celesti venti danzino tra voi.

Amatevi reciprocamente, ma non fate dell'amore un laccio.

Lasciate piuttosto che vi sia un mare in moto tra le sponde delle vostre anime.

Riempa ognuno la coppa dell'altro, ma non bevete da una coppa sola.

Scambiatevi il pane, ma non mangiate dalla stessa pagnotta.

Cantate e danzate e siate gioiosi insieme, ma che ognuno di voi resti solo, così come le corde di un liuto son sole benchè vibrino della stessa musica.

Datevi il cuore, ma l'uno non sia in custodia dell'altro.

Poichè solo la mano della Vita può contenere entrambi i cuori.

E restate uniti, benchè non troppo vicini insieme, poichè le colonne del tempio restano tra loro distanti,

e la quercia e il cipresso non crescono l'una all'ombra dell'altro.

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Il Blog è nato nel marzo 2021, in tempo di pandemia, per comunicare e condividere le mie letture e i miei interessi personali.  Nel blog c...